Made in Italy Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 27 Dec 2021 15:01:15 +0000 it-IT hourly 1 Italy Beer Week: la Birra artigianale celebrata in una settimana di eventi e appuntamenti https://cultura.biografieonline.it/italy-beer-week-birra-artigianale-2021/ https://cultura.biografieonline.it/italy-beer-week-birra-artigianale-2021/#respond Mon, 22 Mar 2021 15:30:06 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=33328 Cresce il numero degli italiani appassionati di birra che apprezzano in particolare il gusto e “la storia” delle tante birre artigianali che vengono prodotte nel nostro Paese, da Nord a Sud. L’Italia si caratterizza non solo per il mercato vinicolo di eccellenza, ma anche per un panorama birrario variegato e maturo.

Birra artigianale: i numeri e gli operatori

Da semplice curiosità di gusto da assaggiare in qualche circostanza, la birra artigianale è entrata di diritto tra i consumi abituali degli appassionati di questa bevanda.

La Settimana della Birra Italiana, che ha inizio oggi 22 marzo e termina il prossimo 28, è l’occasione giusta per promuovere il movimento birraio italiano ed estenderlo ad altri potenziali clienti bevitori.

Eventi e appuntamenti online a causa della pandemia

L’iniziativa coinvolge pub, birrerie, birrifici, associazioni, ristoranti, beershop dislocati su tutto il territorio nazionale. Purtroppo, come succede anche per altri eventi del genere, l’edizione 2021 della “Italy Beer Week” sarà caratterizzata dalle limitazioni e restrizioni dovute all’emergenza sanitaria.

Sarà però possibile seguire gli appuntamenti previsti in via telematica, collegandosi sulle diverse piattaforme ed “entrando” virtualmente anche all’interno di birrifici e realtà riguardanti la birra artigianale.

Sul sito www.italybeerweek.com (Eventi) è possibile consultare il programma completo degli eventi previsti fino al 28 marzo 2021.

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Moka Bialetti: storia e curiosità di un celebre prodotto di design https://cultura.biografieonline.it/moka-bialetti-storia/ https://cultura.biografieonline.it/moka-bialetti-storia/#comments Sat, 01 Aug 2020 14:47:41 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29964 La Moka Bialetti è una caffettiera celeberrima. E’ un oggetto di design storico, che ha reso il disegno industriale italiano famoso in tutto il mondo. E’ presente tutt’oggi nella collezione permanente della Triennale di Milano e anche in quella del MoMA di New York. Prima di raccontare la storia di questa macchina per il caffè, facciamo un passo indietro.

Moka Bialetti caffè
Il caffè mentre esce nel bricco della Moka

Milano e il caffè espresso

Il caffè italiano ha una sua identità precisa e generalmente quando si parla di caffè espresso si pensa all’Italia. Tuttavia il caffè è originario del mondo islamico ed è in quei luoghi esotici sono nate le leggende della sua origine. Fu però in Italia, e più specificatamente a Milano, che nacque l’espresso.

Nel 1905 il caffè espresso veniva realizzato dalle macchine a caldaia Pavoni, le quali producevano, grazie all’ intervento di esperti operatori delle dosi concentrate di caffè che venivano consumate con la proverbiale tazzina.

Questi macchinari, per quanto all’ avanguardia, non potevano essere utilizzati nelle abitazioni domestiche perché erano ingombranti e di non semplice utilizzo.

Moka Bialetti: l’idea

Alfonso Bialetti ebbe l’idea, nel 1933, di realizzare una piccola macchinetta che permettesse ad ogni famiglia italiana – e non solo – di prodursi in casa un espresso buono ed economico. Bialetti apparteneva ad una famiglia che da generazioni lavorava il metallo. Fu in Francia che Alfonso imparò a lavorare l’alluminio, apprendendo la tecnica di fusione a conchiglia.

Imparati i segreti dell’alluminio Bialetti rientrò in Italia e nel 1908 aprì un suo laboratorio.

L’alluminio si trova in grandi quantità sul territorio nazionale e grazie alle posizioni del fascismo per quanto riguardava le esportazioni, l’alluminio fu per molto tempo un materiale che poteva avere a prezzi bassi. Il progetto di Bialetti che riprendeva le forme del déco, fu geniale.

L’imprenditore riuscì a realizzare una macchina ottagonale divisa in tre parti:

  • una caldaia per la raccolta e l’ebollizione dell’acqua;
  • un filtro;
  • un bricco in cui il caffè fluisce dopo essere stato riscaldato.
Le componenti di una Moka Bialetti
Le componenti di una Moka Bialetti

La Moka Bialetti viene tuttora venduta in tutto il mondo.

La sua fortuna è dovuta, oltre che alla genialità di Alfonso Bialetti, anche alla capacità del figlio Renato Bialetti di lavorare sull’esportazione e sulla comunicazione, pubblicità e marketing.

Bialetti: pubblicità d'epoca
Pubblicità d’epoca con l’omino coi baffi

L’omino coi baffi, simbolo storico della moka, fu un’invenzione di Paul Campani che nel 1953 lo disegnò per una campagna pubblicitaria che ha fatto epoca: è uno dei contenuti promozionali più ricordati quando si parla di Carosello. Già nel 1954 la Moka Bialetti veniva venduta in un milione di esemplari.

La storia della Moka Bialetti raccontata in un breve video

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Aceto Balsamico di Modena e aceto di vino: differenze https://cultura.biografieonline.it/aceto-balsamico-modena-igp/ https://cultura.biografieonline.it/aceto-balsamico-modena-igp/#comments Sat, 09 Sep 2017 10:16:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23298 In alcuni nostri articoli precedenti abbiamo parlato in modo generalizzato delle differenze tra i vari marchi IGP e IGT, DOC e DOP, e altri. Ora queste ci tornano utili per spiegare quali differenze ci sono tra l’Aceto Balsamico di Modena e l’aceto di vino. Ma soprattutto cercheremo di fare chiarezza su ciò che è realmente l’Aceto Balsamico di Modena (che indicheremo con ABM) e i prodotti che invece sono a base di ABM – come ad esempio condimenti e glasse.

Aceto Balsamico di Modena IGP - Botti affinamento
Alcune botti di legno in cui avviene l’affinamento dell’Aceto Balsamico di Modena IGP

Come accadde sovente per le eccellenze italiane, purtroppo, anche nel caso dell’ABM è facile imbattersi in prodotti che tentano di imitare o evocare. Per il consumatore finale è facile pertanto confondersi, sia al supermercato che nei luoghi di ristorazione.

Il vero Aceto Balsamico è presente in tre sole denominazioni registrate:

  • Aceto Balsamico di Modena IGP
  • Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP
  • Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP

Sono prodotti con caratteristiche diverse che da sempre convivono e condividono l’origine delle terre emiliane di cui portano il nome.

Quello più pregiato, quello che – per intenderci – “costa tanto” è il primo, IGP. Ed è quello nei paragrafi successivi andiamo ad approfondire.

L’aceto di vino e l’aceto balsamico

L’aceto di vino è prodotto dal vino bianco o rosso ed è il più comune tipo di aceto. Come con il vino, vi è una vasta gamma di qualità. La caratteristica organolettica principale è quella dell’acidità.

L’aceto balsamico di Modena invece è una miscela di ingredienti di cui l’aceto di vino è solo una componente. Esso è caratterizzato da un’armonia di gusto tra i sapori acido e dolce (agrodolce). L’artigianalità della produzione sta proprio nella maestria della miscelazione delle sue componenti e della successiva maturazione.

Se l’aceto balsamico viene mantenuto in botti di legno per oltre 3 anni, si definisce Invecchiato.

Come riconoscere il “Balsamico”

Secondo il disciplinare, l’Aceto Balsamico di Modena IGP è prodotto solo nelle province di Modena e Reggio Emilia, zone con un tipico microclima, capace di influenzare – in modo determinante e unico – il processo di maturazione e invecchiamento dell’aceto balsamico. Si riconosce dal contenitore e dall’etichetta.

E’ ottenuto con una particolare e tradizionale tecnologia dai mosti d’uva parzialmente fermentati, cotti e/o concentrati, ottenuti da uve provenienti esclusivamente da vitigni di Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni.

IGP - STG
Le etichette IGP e STG: quella di sinistra compare sulle bottiglie di Aceto Balsamico

La produzione

La miscela di cui abbiamo parlato contiene una percentuale di mosto che non deve essere inferiore al 20% della massa da avviare alla miscelazione. Al mosto è aggiunto aceto di vino nella misura di almeno il 10%, oltre ad un’aliquota di aceto (di vino) invecchiato almeno 10 anni. E’ possibile (tuttavia facoltativo) aggiungere una percentuale di caramello non superiore al 2%.

Seguono poi le fasi di acetificazione (tramite l’utilizzo di colonie batteriche selezionate, oppure utilizzando altri metodi) e affinamento. Entrambe le fasi avvengono all’interno di recipienti di legno. Il periodo minimo di affinamento è pari a 60 giorni.

La certificazione

Il prodotto è infine sottoposto a un esame analitico e organolettico delegato a un panel di assaggiatori esperti. Se le analisi danno esito positivo, il prodotto viene certificato dall’Organismo di Controllo Autorizzato. Solo da quel momento potrà essere commercializzato come Aceto Balsamico di Modena IGP.

Il valore culturale dell’Aceto Balsamico di Modena

Come quasi tutti sanno si tratta di uno dei principali prodotti agroalimentari italiani del mondo. Fin dall’antichità l’aceto di vino e il mosto cotto rappresentano i condimenti per eccellenza della cucina italiana. Dalla fermentazione e dall’invecchiamento di questi ingredienti nasce l’Aceto Balsamico di Modena IGP, figlio delle terre di Modena e Reggio Emilia, zone fertili, vocate alla produzione vitivinicola.

Il valore economico

Le cifre parlano di oltre il 92% di prodotto esportato. L’ABM IGP è commercializzato in 120 Paesi del mondo. La produzione supera i 94 milioni di litri l’anno, esportata per oltre il 92%, è uno dei principali prodotti agroalimentari italiani nel mondo. Il fatturato alla produzione supera i 400 milioni di euro, e quello al consumo sfiora il miliardo. Sono cifre che collocano l’Aceto Balsamico di Modena IGP nella “top ten” del paniere delle specialità alimentari DOP e IGP italiane.
(I dati provengono dal Consorzio di tutela e si riferiscono all’anno 2017).

Due piatti raffinati realizzati con l'aceto balsamico di Modena
Due piatti raffinati realizzati con l’aceto balsamico di Modena

Il successo mondiale

Questo straordinario successo è dovuto alla sua estrema versatilità: l’Aceto Balsamico di Modena IGP rappresenta un condimento pregiato sia per gli chef di professione, sia per i semplici appassionati di cucina di tutto il mondo. La sua forza consiste nel saper armonizzare e bilanciare le caratteristiche dei singoli ingredienti, sia nelle rifiniture di piatti semplici, quotidiani e veloci, sia per impreziosire in modo fantasioso creazioni raffinate.

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Differenza tra DOP, DOC e DOCG https://cultura.biografieonline.it/dop-doc-docg-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/dop-doc-docg-differenze/#comments Thu, 25 May 2017 17:09:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22608 Parlando di prodotti Made in Italy, non possiamo non considerare tutti i marchi di qualità e le nomenclature. L’uso degli acronimi che andremo ad analizzare ha tra gli obiettivi quello di evitare truffe e danni a carico del consumatore. I consumatori che acquista un determinato prodotto enogastronomico possono così evitare lo spiacevole fenomeno della commercializzazione di “falsi” prodotti, che di italiano non hanno davvero nulla. Tra i principali acronimi usati per questa differenziazione troviamo le denominazioni: DOC, DOP e DOCG. Spieghiamo di seguito le differenze.

DOCG etichetta
Un’etichetta DOCG

DOC: Denominazione di Origine Controllata

Quando decidiamo di fare la spesa è bene accertarci delle varie certificazioni che sono garanzia di sicurezza del prodotto. Ciò per non incappare in spiacevoli situazioni. Per marchio DOC si intende la Denominazione di Origine Controllata. Si tratta di un marchio di origine italiana che viene usato nell’ambito dell’enologia per certificare la zona geografica d’origine di quel determinato vino. Di conseguenza indica le uve utilizzate per la produzione di quel vino.

I vini con marchio DOC possono essere messi in commercio solo dopo accurate analisi chimiche e sensoriali. I prodotti sono disciplinati dal Reg. CEE 823/87, dalla Legge n. 164/92, dal D.P.R. n. 348/94 e dai relativi Disciplinari di produzione.

DOP: Denominazione di Origine Protetta

Con l’acronimo DOP invece si intende la Denominazione di Origine Protetta. Questa sigla si usa per tutti i prodotti agroalimentari le cui caratteristiche sono strettamente connesse, interamente o in parte, all’ambiente geografico in cui sono realizzati.

Le varie fasi produttive della realizzazione di un determinato prodotto avvengono esclusivamente in una determinata zona geografica. Le fasi sono strettamente connesse anche ai fattori naturali e umani di quella zona geografica che incidono in modo significativo sulla produzione di quel determinato prodotto.

DOP è anche un riconoscimento di qualità attribuito a prodotti, ad esempio i vini, che vengono realizzati in zone geografiche specifiche e recanti in etichetta delle diciture che mettono ben in evidenza la regione o la provincia di provenienza del prodotto stesso.

Vino
Bottiglie di vino senza etichetta sul collo

DOCG: Denominazione di Origine Controllata e Garantita

Esiste poi un’ulteriore differenza di acronimi, ovvero il DOCG che insieme all’acronimo DOC è ricompreso a livello legislativo nella denominazione DOP. Si tratta di un riconoscimento di qualità attribuito ai vini regolamentati quasi sempre da un disciplinare molto rigido, caratterizzati da una zona geografica delimitata, ben precisa e molto spesso contraddistinti anche da una sottozona, che deve essere rigorosamente segnalata in etichetta.

Nel caso dei vini DOCG, vengono segnalate per il prodotto tutte le informazioni necessarie tra cui: i vitigni ammessi, le caratteristiche sensoriali del prodotto, le regole per la vinificazione, la resa massima indicata per ettaro, le zone di produzione, le norme per l’imbottigliamento e la viticoltura, e le varie regole per una corretta vinificazione.

La dicitura DOCG è pertanto un’ulteriore garanzia di sicurezza del prodotto, realizzato solo ed esclusivamente in Italia. Questi vini sono disciplinati dal Reg. CEE 823/87, dalla Legge n. 164/92, dal D.P.R. n. 348/94 e dai relativi Disciplinari di produzione.

Sono una cosa ancora differente, invece, le sigle: IGP, IGT e STG.

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Dolce e Gabbana, biografie e storia dell’azienda https://cultura.biografieonline.it/dolce-e-gabbana/ https://cultura.biografieonline.it/dolce-e-gabbana/#comments Wed, 23 Mar 2016 22:43:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17770 Domenico Dolce (il cui nome completo è Domenico Maria Assunta Dolce) nasce il 13 agosto del 1958 a Polizzi Generosa (Palermo) e inizia a disegnare i primi vestiti all’età di sei anni; Stefano Gabbana, invece, nasce il 14 novembre del 1962, a Milano, da una famiglia di origini venete. Prima di arrivare alla storia dell’azienda che porta i lori nomi, Dolce e Gabbana, esempio di successo del Made in Italy nel mondo, parliamo della loro biografia.

Dolce e Gabbana Logo bianco, Dolce & Gabbana logo nero
Dolce & Gabbana (il logo dell’azienda)

Le biografie di Domenico Dolce e Stefano Gabbana

I due si conoscono, poco più che ragazzi, quando Domenico Dolce telefona all’azienda di moda per la quale lavora Stefano Gabbana; successivamente, Dolce e Gabbana, divenuti compagni nella vita, cominciano a lavorare insieme.

Domenico Dolce
Domenico Dolce

Stefano prende Domenico sotto la propria ala protettiva, avviandolo al mestiere e spiegandogli i processi di design nell’industria della moda. In seguito all’assunzione di Dolce, tuttavia, Gabbana è chiamato a svolgere, per diciotto mesi, il servizio civile in un istituto di malati mentali.

Stefano Gabbana
Stefano Gabbana

Tornato alla vita professionale di sempre, crea con Dolce un’azienda di consulenza nel settore del design: dapprima i due lavorano separatamente, ma in seguito, su consiglio di un commercialista, cominciano a fatturare insieme (anche per ridurre i costi e semplificare le procedure). Nasce, così, il nome “Dolce e Gabbana“, che diventa la denominazione dell’attività di design.

Le prime collezioni

Nell’autunno del 1985 la coppia mostra la propria prima collezione durante la Settimana della Moda di Milano: non avendo denaro a disposizione per pagare delle modelle, i due chiedono supporto ai propri amici. La loro prima collezione si chiama “Real Women“, e fa riferimento proprio al fatto che per mostrarla non si è ricorsi a modelle professioniste; le vendite, in ogni caso, risultano piuttosto deludenti, al punto che Stefano Gabbana è obbligato a cancellare l’ordine di tessuto inviato in vista di una seconda sperata collezione. Quando la coppia si reca per le festività natalizie in Sicilia, è però la famiglia di Dolce a proporre di pagare la fornitura: così, al ritorno a Milano, i due si ritrovano il tessuto desiderato.

Nel 1986 danno vita a un’altra collezione e aprono il primo negozio, mentre l’anno successivo lanciano una linea di maglie.

Nel 1989 la coppia disegna una linea di costumi da mare e biancheria intima e sottoscrive un accordo con il gruppo Kashiyama in virtù del quale apre il primo negozio in Giappone, mentre l’anno seguente (1990) lancia la prima collezione da uomo del marchio.

Domenico Dolce e Stefano Gabbana
Domenico Dolce (a destra) e Stefano Gabbana (a sinistra)

Dolce e Gabbana negli anni ’90

Nel frattempo, la popolarità della coppia cresce: la collezione primavera / estate 1990 femminile viene notata per i vestiti ricoperti di cristalli, mentre quella autunno / inverno 1991 mostra medaglie in filigrana, ciondoli e corsetti decorati. Proprio nel 1991 la collezione da uomo di Dolce e Gabbana viene reputata la più innovativa dell’anno e premiata, per questo motivo, con il Woolmark Award.

Nel frattempo, i due lanciano Dolce & Gabbana Parfum, il primo profumo per donna del brand, e cominciano a collaborare con Madonna, che si presenta al Festival di Cannes con un corsetto di gemme di Dolce e Gabbana; la cantante per il suo tour Girlie Show ordina più di 1500 costumi.

Nel 1994 la casa di moda dà il nome “La Turlington” a una giacchetta a doppio petto ispirata alla modella Christy Turlington, mentre l’azienda lancia D&G, solo con le iniziali dei cognomi dei due stilisti, la seconda linea del marchio destinata ai più giovani. Intanto, viene lanciata anche la Dolce & Gabbana Home Collection (che sarà messa da parte poco prima dell’inizio del nuovo millennio).

Dopo avere recitato nel 1995 nel film di Giuseppe Tornatore “L’uomo delle stelle” – nello stesso anno in cui Dolce & Gabbana pour Homme viene nominato dalla Perfume Academy miglior profumo per uomo dell’anno – Domenico e Stefano disegnano i costumi per il film “Romeo + Juliet“, il film di Baz Luhrmann che rielabora in chiave postmoderna la famosissima tragedia di ShakespeareRomeo e Giulietta“.

Nel 1996 e nel 1997 la coppia viene nominata designer dell’anno da “FHM”, e nel 1998 lancia anche una linea di eyewear, seguita un paio di anni più tardi da una linea di orologi e da una collezione di intimo da uomo e da donna distinta rispetto alla collezione di lingerie tradizionale del marchio.

Dolce e Gabbana - Dolce & Gabbana
Dolce & Gabbana

Gli anni 2000

Nel 2001 Dolce e Gabbana propongono la linea per bambini D&G Junior e disegnano per Madonna i vestiti del Drowned World Tour, che segue la pubblicazione dell’album “Music“; due anni più tardi (nel 2003) vengono inseriti tra gli uomini dell’anno segnalati dalla rivista “GQ”.

Nel 2004, poi, vengono nominati migliori designer internazionali dai lettori di “Elle” in occasione degli Elle Style Awards. A partire dallo stesso anno iniziano a collaborare con il Milan per disegnare le tenute da gioco indossate dai calciatori rossoneri, ma anche le divise ufficiali usate dai membri della squadra e dello staff tecnico e dirigenziale, per gli eventi fuori dal rettangolo di gioco.

Sempre nel 2004, la relazione sentimentale fra i due stilisti termina, ma il proficuo e consolidato rapporto imprenditoriale prosegue.

Nel 2006 la coppia stringe un rapporto di partenariato con il colosso della telefonia Motorola per il telefono cellulare Motorola V3i Dolce & Gabbana, e lancia sul mercato una linea di accessori leopardati per donne, denominata “Animalier“, seguita nel 2007 da una collezione di valigie da viaggio per uomo in coccodrillo. Sempre in quell’anno una campagna pubblicitaria del marchio Dolce & Gabbana diffusa in Francia e in Spagna, che raffigura una donna immobilizzata a terra da un uomo mentre altri uomini assistono alla scena, è oggetto di polemiche e viene ritirata.

Dopo aver dato vita al profumo per uomo The One for Men e al profumo per donna L’Eau The One, nel 2009 Domenico Dolce e Stefano Gabbana sperimentano una linea di cosmetici colorati, di cui è testimonial Scarlett Johansson, e propongono il profumo per donna Rose the One. Nello stesso periodo, firmano un contratto con Sony Ericsson per la realizzazione di una special edition della linea di telefoni Jalou con dettagli in oro 24 carati e il marchio Dolce & Gabbana sul dispositivo, mentre Giorgio Armani li accusa di avere copiato dei pantaloni matelassè: i due rispondono piccati sostenendo di avere ancora molto da imparare, ma non da lui.

Il 2009 è un anno ricco di guai, perché Stefano e Domenico (e la loro azienda) vengono accusati di evasione fiscale ai danni dello Stato Italiano per un imponibile di quasi 250 milioni di euro.

Stefano Gabbana e Domenico Dolce
Stefano Gabbana e Domenico Dolce

Gli anni 2010

Nel 2010, comunque, la coppia sottoscrive un accordo di tre anni con la squadra di calcio inglese del Chelsea, di proprietà del magnate russo Roman Abramovich, per disegnarne le tenute fuori campo e le divise di gioco, inclusi i vestiti per le donne dello staff; inoltre, festeggia i vent’anni del marchio a Milano, con una mostra pubblica allestita nel centro del capoluogo meneghino, prima di debuttare – l’anno seguente – con una linea di gioielleria che comprende ottanta pezzi, tra collane, braccialetti e rosari ingioiellati.

Nel 2012 D&G viene fusa con Dolce & Gabbana allo scopo di consolidare il marchio. La vicenda fiscale intanto si è protratta e nel 2013 Domenico Dolce e Stefano Gabbana vengono condannati al pagamento di 343 milioni di euro per evasione fiscale e a un anno e otto mesi di carcere: nell’autunno dell’anno seguente, la Cassazione proscioglie la celebre coppia di stilisti per non aver commesso il fatto.

YouTube Video

Oltre a Madonna, fra i più celebri clienti e testimonial dell’azienda e del brand si annoverano negli anni Demi Moore, Nicole Kidman, Isabella Rossellini, Eva Riccobono, Susan Sarandon, Tina Turner, Gwyneth Paltrow, Liv Tyler, Jon Bon JoviSimon Le Bon, Monica Bellucci (che fu protagonista dello spot tv del primo profumo D&G, diretto da Giuseppe Tornatore), Kylie Minogue, Fabio Cannavaro, Gianluca Zambrotta, Andrea Pirlo, Gennaro Gattuso, Matthew McConaughey (protagonista dello spot tv per il profumo The One).

Il sito ufficiale dell’azienda di moda è: www.dolcegabbana.it. Esiste anche un canale ufficiale su YouTube.

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