Machiavelli Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 29 Sep 2023 12:56:45 +0000 it-IT hourly 1 Il Principe, di Machiavelli: breve analisi e riassunto schematico dei contenuti https://cultura.biografieonline.it/il-principe-machiavelli/ https://cultura.biografieonline.it/il-principe-machiavelli/#respond Wed, 14 Apr 2021 07:34:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22479 Il Principe è l’opera principale di Niccolò Machiavelli. In essa l’autore vuole delineare le caratteristiche fondamentali che dovrebbe avere un sovrano ideale. Il trattato consta di 26 capitoli e il suo titolo originario è De principatibus (in latino). Venne scritto tra il luglio e il dicembre del 1513, quando l’autore si ritirò a vita privata nel suo podere dell’Albergaccio. L’opera però apparve soltanto postuma nel 1532 con il titolo: Il Principe. Originariamente doveva essere dedicato a Giuliano de Medici, figlio di Lorenzo detto il Magnifico, che però morì nel 1516. Allora l’autore decise di dedicarlo a Lorenzo, figlio di Piero e nipote del Magnifico.

Il Principe - Machiavelli - Riassunto

Machiavelli

Niccolò Machiavelli fu uno dei più importanti letterati italiani e uomini politici del Cinquecento. Egli visse a Firenze, dove ricoprì diversi incarichi di cancelleria e segreteria e fu destinatario di numerose missioni diplomatiche. Nel 1512 rientrarono però i Medici al potere della città fiorentina, eliminando così l’esperienza repubblicana tanto cara a Machiavelli. Egli venne così estromesso da tutte le funzioni pubbliche e condannato ad un anno di confino.

Niccolò Machiavelli
Niccolò Machiavelli

Durante questo momento di allontanamento dalla vita politica, si dedicò alla scrittura delle sue più grandi opere: oltre all’opera qui analizzata Il Principe, scrisse i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, La Mandragola e Belfagor arcidiavolo.

La nascita de “Il Principe”

Il Principe venne quindi scritto in un momento molto difficile della vita dell’autore e in una situazione politica drammatica per la città di Firenze e per l’Italia intera. Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, avvenuta nel 1492, l’equilibrio degli stati politici italiani si ruppe e iniziò il tormentato periodo delle guerre d’Italia che sanciranno la fine dell’indipendenza della nostra penisola.

In un clima di instabilità e incertezza, Machiavelli decise di scrivere questo trattato per dimostrare che si poteva fondare un nuovo principato solido in Italia.

Secondo lui, secondo quanto espresso, è possibile formulare delle leggi generali sia per l’agire politico che per il comportamento umano, considerato che la natura umana non cambia mai. Egli quindi, in questo trattato, non racconta solo dell’azione politica del perfetto sovrano, ma fornisce anche delle indicazioni pratiche ai principi, confrontando la sua esperienza personale con quella storica greca e romana.

Tutti gli stati, tutti e’ dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra li uomini, sono stati e sono o republiche o principati. E’ principati sono, o ereditarii, de’ quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e’ sono nuovi. E’ nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. (INCIPIT)

I contenuti

Dal capitolo I al capitolo V

Machiavelli classifica i diversi tipi di principati, che quindi possono essere ereditari e nuovi. Principati nuovi acquisiti con le armi, con la fortuna o con la virtù.

Dal capitolo VI al capitolo XI

Sono analizzate le strategie per acquisire principati nuovi. Essi possono essere conquistati con le proprie armi o attraverso le armi altrui, con la fortuna, con la virtù o con le scelleratezze.

Dal capitolo XII al capitolo XIV

E’ affrontato il tema delle milizie mercenarie, che possono essere molto pericolose, infedeli e codarde in quanto non combattono valorosamente, ma soltanto seguendo il denaro.

Dal capitolo XV al capitolo XVIII

Vi è una riflessione sui comportamenti concreti che un principe deve tenere. Deve essere liberale ma parsimonioso, crudele ma pietoso, deve saper simulare e dissimulare al momento giusto.

Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se’. (Dal Cap. XVIII)

Dal capitolo XXIV al capitolo XXVI

Nei capitoli conclusivi Machiavelli riesamina le cause che hanno condotto i principi italiani a perdere i loro domini. Inoltre esorta l’Italia a riscattarsi dalla dominazione straniera. Riflette anche sul rapporto tra agire politico e virtù-fortuna.

Lo stile

Lo stile dell’opera Il Principe di Machiavelli, è sintetico, chiaro e diretto perché vincolato dai ragionamenti logici che si susseguono. Egli si distacca dallo stile aulico rinascimentale per avvicinarsi ad una scrittura asciutta e concreta. E’ una scrittura che dimostra il suo interesse per la realtà, focalizzato solo sul suo discorso.

I concetti principali

I concetti chiave del trattato sono pochi ma fondamentali: innanzitutto il principe deve avere una serie di virtù. Soprattutto deve separare la politica dalla morale. Egli deve saper usare sia la bestia che l’uomo, deve essere consapevole che qualsiasi cosa va fatta per il bene dello stato, a prescindere dal bene e dal male individuale.

In tutto questo la fortuna gioca un ruolo fondamentale perché è la forza che può cambiare gli eventi da un momento all’altro.

Secondo Machiavelli è necessario combattere la fortuna attraverso la virtù: è l’unico modo per poter cogliere le occasioni anche quando appaiono negative. Si tratta di una visione del mondo completamente laica, che non prevede alcun disegno ed esclude il ruolo della Provvidenza. Egli sa che la sua ipotesi di realizzare uno stato unitario e senza invasori stranieri è irrealizzabile, tuttavia esalta nelle ultime pagine del trattato “Il Principe” proprio questo ideale, concludendo la sua opera con la canzone All’Italia di Francesco Petrarca.

 

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La Mandragola (Machiavelli): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-mandragola-machiavelli/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-mandragola-machiavelli/#comments Wed, 18 Feb 2015 10:10:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13440 Tra le opere dello scrittore Niccolò Machiavelli troviamo “La mandragola”, ritenuta il capolavoro del teatro del ‘500 e un inestimabile classico della drammaturgia italiana. L’opera è ambientata a Firenze nel 1504.

La Mandragola - Machiavelli - riassunto
La Mandragola” è una della opere teatrali più importanti di Machiavelli e della storia del teatro

Trama

La vicenda si apre con Callimaco, un gentiluomo fiorentino di trent’anni che da tempo vive a Parigi, il quale, ritornando a Firenze, si innamora perdutamente di Lucrezia, moglie dello sciocco dottore in legge denominato Messer Nicia. L’uomo decide di incontrare la donna e rimane completamente folgorato dalla sua bellezza. Così, per avvicinarla e pur di trascorrere almeno una notte con lei, l’uomo escogita un piano e, con l’aiuto del servo Siro e dell’astuto amico Ligurio, si spaccia per un famoso medico che la può aiutare a rimanere incinta. L’uomo riesce a convincere Messer Nicia che l’unico modo per avere figli sia di somministrare a sua moglie una pozione di mandragola, un’erba dalle capacità magiche (da qui nasce il titolo della commedia). L’unico problema è che il primo che avrà rapporti con lei sarà destinato a morire.

Ligurio, a quel punto, trova una geniale soluzione: a morire e a consumare il rapporto con la moglie sarà un semplice garzone, cosa che tranquillizza in modo parziale Messer Nicia, inizialmente non del tutto convinto. A quel punto, Ligurio pensa all’amico Callimaco, che da sempre ha un debole per Lucrezia. Infatti non vi sarà nessun garzone come vittima predestinata, bensì sarà lo stesso Callimaco a travestirsi da tale.

Seconda parte

La scena più divertente e più significativa è quella in cui il garzone-Callimaco viene portato a casa di Nicia e viene invitato ad andare a letto insieme alla moglie Lucrezia. Dapprima la donna è titubante, ma in un secondo momento si convince a consumare il rapporto adulterino da Fra Timoteo e dall’intervento rassicurante della madre Sostrata.

Lucrezia decide così di concedersi al garzone, vedendo il fatto come un dono piovuto dal cielo. La situazione precipita ulteriormente quando Lucrezia, venendo a conoscenza della verità e scoprendo la vera identità del garzone che in realtà è Callimaco, decide di diventarne addirittura la sua amante poiché rimane soddisfatta dalle attenzioni del giovane. La messa in scena si ripete. Il giorno dopo Callimaco continua la recita, riassumendo le sembianze del medico, ottenendo perfino dall’inconsapevole marito Nicia, ormai contento della sua futura paternità, il permesso di vivere perfino nella sua dimora facendolo tornare a proprio piacimento. Callimaco, così, tutte le volte che vuole può godere delle grazie di Lucrezia e ingannare il povero ma sciocco Nicia.

Finale

Il finale è lieto per tutti. Fra Timoteo riceve il suo lauto compenso, Messer Nicia è contento della paternità della moglie, Lucrezia si ritrova ad avere un’amante focoso, Callimaco soddisfa i suoi desideri con la donna che più desidera al mondo e l’amico Ligurio gode per aver avuto un’idea geniale e per aver attuato la beffa ai danni di Nicia. Perfino la madre di Lucrezia, Sostrata, è contenta dell’arrivo di un nipote; non importa se si sia perpetrato un inganno, tutti sono contenti di aver raggiunto i propri obiettivi, seppur a scapito della verità. Tutti i personaggi hanno violato le regole morali, sono al tempo stesso vittime e carnefici, ma ora tutti sono soddisfatti. L’opera si conclude con tutti i personaggi che si radunano in chiesa per celebrare il lieto evento.

Niccolò Machiavelli
Niccolò Machiavelli

Analisi

Il capolavoro di Machiavelli è caratterizzato da un prologo e da cinque atti. Lo scrittore utilizza il titolo “La mandragola” prendendo spunto da una pianta che si chiama appunto mandragola, alla cui radice vengono attribuite potenti caratteristiche afrodisiache e fecondative. I temi fondamentali dell’opera sono il tema del fine personale, dell’inganno e della fertilità. Secondo il pensiero machiavellico, anche la falsità ha un senso; se il fine è positivo, qualunque mezzo per ottenerlo è accettabile, perfino l’inganno. Quindi l’inganno è perfino più forte sia dell’intelligenza che della stessa religione, secondo la filosofia dello stesso scrittore. La religione è ridotta unicamente a ipocrisia: serve allo stesso prete Timoteo come un cinico paravento dietro cui ripararsi per badare meglio ai propri affari.

L’opera rappresenta in assoluto una potente satira contro la corruzione della società italiana dell’epoca, ironizzando in modo tagliente su quel mondo che ai suoi occhi appare fatiscente. L’opera è stata messa in scena in occasione delle nozze di Lorenzo de’ Medici, il duca di Urbino, nipote del Magnifico.

La Mandragola al cinema

Sono diverse le versioni cinematografiche dell’opera tra cui quella del 1965, dal titolo medesimo “La mandragola” diretta da Alberto Lattuada e interpretata da Philippe Leroy (Callimaco); la seconda, nel 2009, distribuita dalla Cines per la regia di Edoardo Sala, si è tenuta sotto la direzione di Marcello Pagliero e di Sergio Tofano.

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