Londra Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 20 May 2024 13:40:24 +0000 it-IT hourly 1 Grande incendio di Londra: settembre 1666 https://cultura.biografieonline.it/grande-incendio-di-londra/ https://cultura.biografieonline.it/grande-incendio-di-londra/#comments Thu, 30 May 2019 10:28:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26353 Fino all’estate del 1666 per gli inglesi il “Grande incendio” era un episodio risalente al lontano 1212. Purtroppo, quel ricordo funesto fu rinnovato, nel 1666 con l’evento ricordato come Grande incendio di Londra. L’evento distruttivo colpì Londra fra il 2 e il 5 settembre.

Grande incendio di Londra 1666
Il Grande incendio di Londra del 1666 in un quadro di un artista sconosciuto

Questo appuntamento con la Storia in cui la capitale inglese vide distrutti:

  • 13.200 abitazioni;
  • 87 chiese parrocchiali e 6 cappelle;
  • 44 Company hall;
  • la Royal Exchange;
  • la dogana;
  • la cattedrale di Saint Paul;
  • la Guildhall;
  • il Bridewell palace e altre prigioni cittadine;
  • la Session House;
  • quattro ponti sul Tamigi e sul Fleet;
  • tre porte della città.

La tragedia si abbatté su una città già fortemente in crisi a causa di una forte epidemia di peste.

L’origine del grande incendio di Londra

Quel forno in Pudding Lane e i primi (mancati) interventi

La ricostruzione dell’evento colloca l’origine dell’incendio nella casa di Thomas Farrinor, fornaio di Re Carlo II, a Pudding Lane. Probabilmente, la sera del 1° settembre 1666 il fornaio non spense il forno prima di andare a letto. Si ricostruì che dopo qualche ora alcuni tizzoni ardenti diedero fuoco alla legna posta vicino al forno.

La casa prese fuoco: il fornaio e la famiglia si salvarono fuggendo da una finestra del piano superiore, la domestica, invece, perse la vita divenendo la prima vittima del Grande incendio di Londra del 1666.

A differenza della primaria valutazione del Lord sindaco Sir Thomas Bloodworth, l’incendio divenne subito importante: il forte vento, i materiali altamente infiammabili delle costruzioni del tempo (paglia inclusa) e l’architettura della città – che vedeva le case una attaccata all’altra – fecero la loro parte.

Ulteriore elemento a vantaggio delle fiamme fu la modalità di intervento delle autorità. 

London Great Fire Grande incendio di Londra 1666

La mancata circoscrizione dell’incendio

Va premesso che molte abitazioni erano disabitate, a causa della peste che aveva decimato i londinesi. Per questo motivo in moltissime case non vi fu quell’intervento di spegnimento delle fiamme tempestivo da parte degli abitanti stessi.

Si aggiunga che il Lord sindaco, preoccupato per i costi della ricostruzione, non diede subito via libera alla procedura di circoscrizione delle fiamme attraverso l’abbattimento delle case. Non diede ordine cioè di procedere con quella tecnica standard che, seppur abbia dei limiti di riuscita, crea le cosiddette “fasce tagliafuoco”. Queste sarebbero state in grado di interrompere l’avanzamento delle fiamme attraverso la creazione di un vuoto strutturale.

Infine, dove non agì l’incuria dell’amministrazione si mossero gli interessi dei nobili. Si racconta che molti Sir, Lord e londinesi titolati lasciarono alle fiamme alcune proprietà purché il fuoco avanzasse verso possedimenti di nobili concorrenti.

Cause e concause, insomma, condussero a tre giorni di fuoco incontrollato. Solo il 4° giorno, il 5 settembre 1666, il sistema di circoscrizione bloccò le fiamme: l’area distrutta dal Grande incendio di Londra andava da Whitehall fino alla Torre di Londra.

Grande incendio di Londra: i numeri del rogo

Tre giorni di fuoco

Sono circa 430 gli ettari stimati che andarono distrutti, pari a oltre l’ottanta per cento della City. Oltre 13mila le case e più di 80 le chiese divorate dal rogo.

Fra 10 e 15, invece, le persone rimaste uccise. La letteratura relativa a questo evento storico, tuttavia, spiega come nella conta furono esclusi moltissimi cittadini poveri di cui mai furono cercati né trovati i resti. La stima in denaro fu di dieci milioni di sterline.

La ricostruzione: la nuova Londra

Ciò che avvenne a seguito del Grande incendio di Londra fu una vera e propria rinascita della città.

Londra, come detto, veniva da una gravissima epidemia di peste che aveva decimato la popolazione e non dava segnali di arresto. I tre giorni di fuoco le diedero l’occasione di essere ricostruita con nuovi moduli e tenendo conto della necessità di benessere e igiene: case di mattoni, soffitti alti, pavimenti ampi e grandi finestre.

La città divenne più pulita e più luminosa, grazie alle lampade globulari che sostituirono le lanterne a candela dai primi del Settecento.

La ricostruzione fu operata a quattro mani dagli architetti Christopher Wren, nominato dal Re, e Robert Hooke, scelto dalle autorità cittadine. I due, e le loro squadre, in un primo momento, progettarono di ricostruire la città a partire dalla pianta che sarebbe stata a griglia. Le fondazioni però avevano superato bene l’incendio per cui, anche per limitare i costi, l’idea della griglia fu accantonata.

Con la tassa sul carbone, introdotta dal 1667, il Parlamento ebbe i fondi per riedificare la città sul piano stradale esistente, rinnovando il sistema viario e fognario. È per questo che oggi Londra ha un disegno di tipo medievale su cui è poi stata insediata la città moderna che conosciamo.

La tesi complottista: incendio doloso?

Le conclamate osservazioni di una città rinata e “salvata” a seguito del Grande incendio di Londra, combaciano con quelli che potrebbero essere stati gli obiettivi di chi, secondo alcuni, ha appiccato l’incendio volontariamente. Ovvero: esiste un filone di scrittori e storici che ritiene che l’incendio fu doloso.

Il colpo inferto dalla peste sulla città pare fosse stato troppo forte e, ad un certo punto, incontrollato. Ingestibile al punto che i governati scelsero di dare la città alle fiamme a partire proprio da quelle vecchie case fatte anche di paglia, assiepate l’una vicinissima all’altra. Queste teorie ad oggi non sono state confutate.

In fatto di letture alternative dell’episodio, infine, va anche citata la tesi di un presunto “complotto cattolico”. A diffonderla fu l’orologiaio francese Robert ‘Lucky’ Hubert, personaggio al quanto sopra le righe, che si smascherò come agente del Papa e attore in prima linea dell’incendio.

Hubert venne condannato e impiccato nonostante le prove contrarie alla sua tesi si fossero poi rivelate schiaccianti.

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Il Carnevale in Europa: le 9 sfilate più importanti https://cultura.biografieonline.it/carnevale-in-europa/ https://cultura.biografieonline.it/carnevale-in-europa/#comments Wed, 07 Feb 2018 07:03:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24001 Il carnevale con i suoi colori diffonde allegria ed è una festa che si svolge nei Paesi di tradizione cattolica. Si celebra nel periodo che va tra gennaio e febbraio. Il periodo varia in funzione della Pasqua. Così elementi giocosi e fantasiosi con l’uso appunto del mascheramento si manifestano attraverso le parate in pubbliche piazze. La parola carnevale deriva dal latino carnem levare cioè “togliere la carne”, come già spiegato in un articolo precedente sulle origini di questa festa, che indica appunto il banchetto che si teneva il martedì grasso. Le origini del carnevale risalgono ai riti pagani, che celebravano la fine dell’inverno per dare il benvenuto alla primavera. A livello europeo esistono varie sfilate. In questo articolo raccontiamo proprio come si svolge il carnevale in Europa con uno sguardo su alcune delle sfilate più famose. Tra queste ci sono quelle di Basilea, di Nizza, di Dusseldorf, di Malta, di Rethtymno (in Grecia), di Maastricht, di Aalborg, di Notting Hill e ovviamente il carnevale di Venezia, che è anche uno dei più celebri al mondo.

Carnevale di Venezia
Carnevale di Venezia

Il carnevale di Venezia (Italia)

In Italia è molto famoso il carnevale di Venezia. Il carnevale del capoluogo veneto è tra i più conosciuti non solo a livello europeo, ma a livello mondiale. Dalle origini antiche, si pensi che la prima testimonianza risale addirittura ad un documento del Doge Vitale Falier del 1094, dove si parla di festeggiamenti pubblici e dove viene citata la parola carnevale per la prima volta.

Quindi si passa al primo documento ufficiale che dichiara il carnevale di Venezia una festa pubblica. Si tratta dell’editto del 1296 con il quale il Senato della Repubblica dichiara festivo il giorno che precede la Quaresima. Da qui, in quest’epoca e per molti secoli, il carnevale dura sei settimane, a partire dal 26 dicembre al Mercoledì delle Ceneri, facendo cominciare certe volte i festeggiamenti già nei primi giorni di ottobre.

In pratica durante il carnevale le attività della città di Venezia passano in secondo piano, mentre i veneziani si concedono i festeggiamenti, tra divertimenti e spettacoli, allestiti in particolare in piazza San marco, lungo la Riva degli Schiavoni e nei campi di Venezia. Qui ci sono attrazioni di ogni tipo: acrobati, giocolieri, musicisti, danzatori, e ancora: spettacoli con animali e varie esibizioni per un pubblico di varie età e di ogni classe sociale.

Il carnevale moderno di Venezia

Si basa su un programma di eventi e un calendario dettagliato che riguarda la grande manifestazione. La data ha inizio in coincidenza con il sabato precedente il Giovedì Grasso e termina il Martedì Grasso. I festeggiamenti durano undici giorni. In questi giorni si svolgono, proprio come in passato, feste di piazza ed eventi adatti ad ogni tipo di pubblico.

In Inghilterra: il carnevale di Notting Hill (Londra)

Lo spettacolare Notting Hill Carnival è nato nel 1964 in uno dei quartieri più eleganti di Londra, in Inghilterra, quello di Notting Hill appunto. Esso ospita una delle parate più importanti a livello europeo, seconda del mondo del genere caraibico, dopo quelle di Trinidad e Tobago. Il carnevale a Londra si celebra in estate, verso la fine di agosto, in questo famoso quartiere della parte ovest di Londra che si trasforma ogni anno in una meta simile ai Caraibi. E’ insomma una grande appendice, dove le sue strade vengono stravolte dal giocoso rumore e dai colori del carnevale. La folla raggiunge – o addirittura supera – il milione di persone.

Questa sfilata è seconda solo a quella di Rio de Janeiro ed è diventata proprio il più grande carnevale di strada in Europa. Il percorso dei festeggiamenti si articola su cinque chilometri, snodandosi nel centro del quartiere e lungo la Ladbroke Grove.

I partecipanti, dai vestiti di colore sgargiante, ballano al ritmo di jazz, soul, hip-hop, funk o semplicemente a ritmo di percussioni e tamburi. Si articola in quattro discipline: costumi e maschere, bande di ottoni, danze calypso e Soca, cioè un mix di musiche caraibiche e africane.

Il Carnevale di Londra, dai toni caraibici, si svolge nel quartiere di Notting Hill
Il Carnevale di Londra, dai toni caraibici, si svolge nel quartiere di Notting Hill

Danimarca: il carnevale di Aalborg

Nella città di Aalborg di circa 100.000 abitanti, che si trova nel nord dello Jutland, in pratica all’estremità settentrionale della Danimarca, il carnevale si svolge a maggio, per ovvi motivi legati alla temperatura. E’ una pittoresca città dove si fondono stili differenti che vanno dal rinascimentale al moderno. La nota caratteristica della sua sfilata è che ai festeggiamenti possono partecipare tutti. E’ sufficiente dipingersi il viso e poi partecipare alla parata insieme alle decine di migliaia di partecipanti. Il carnevale di Aalborg è il più grande di tutto il nord Europa.

Olanda: il carnevale di Maastricht

La festa a Maastricht per il carnevale dura tre giorni. Le fanfare sfilano per le strade della città a partire dalla Domenica del carnevale, dove la folla canta e balla lungo tutte le vie. I partecipanti indossano i tipici pekskes, cioè i costumi di carnevale. I bar per l’occasione restano aperti tutta la notte. Quindi i festeggiamenti si concludono il Mercoledì delle Ceneri, giorno successivo al carnevale, con un menu a base di Heering Biete, ovvero pane e aringhe.

Grecia: il carnevale di Rethymno

Proseguiamo l’articolo sulle sfilate più consigliate del carnevale in Europa, spostandoci in Grecia. Il carnevale in Grecia ha un tocco particolare sull’isola di Creta, a Rethymno, che si trova sulla costa nord-occidentale dell’isola. Qui si tengono i festeggiamenti che si articolano in sfilate, feste, costumi di fantasia, danza, musica, teatro e una enorme caccia al tesoro.

Il carnevale di Malta

A Malta il carnevale conta cinque secoli di tradizione. I festeggiamenti furono introdotti dal Gran Maestro Piero de Ponte nel 1535, proprio quando i Cavalieri Ospitalieri usarono l’isola come loro quartier generale. L’evento del carnevale si svolge nella capitale del paese, La Valletta. Qui sfilano carri allegorici con gruppi mascherati guidati dal Re Carnevale. Il programma ha inizio la settimana prima del Mercoledì delle Ceneri ed è fitto: gare di costumi, balli in maschera, oltre alla già citata sfilata dei carri.

Germania: il carnevale di Düsseldorf

A Düsseldorf, in Germania, lungo la valle del Reno, si celebrano vari festeggiamenti. È noto anche con il nome di carnevale Renano, caratterizzato dalla particolare presenza di molteplici balli in costume, feste, ricevimenti. La tipica maschera di questo carnevale è Hoppeditz: è una figura che rappresenta la pazzia, che si risveglia l’11 novembre di ogni anno per poi diventare protagonista dei festeggiamenti del mese di febbraio.

I festeggiamenti iniziano alle 11.11 dell’11° giorno dell’11° mese dell’anno, quindi l’11 novembre, giorno in cui la città viene consegnata a Hoppeditz e agli amici matti. Poi si passa ai festeggiamenti veri che precedono la Quaresima. Durante la festa c’è la tradizione dei Buetzchen, cioè i baci scambiati anche tra persone che non si conoscono. Mentre il giovedì grasso la città viene consegnata alle donne: sono le Moehnen a governare con il tipico carnevale delle donne. Si usa, alle ore 11.11, che le signore, presa in consegna la città, rapiscano il sindaco. Il sindaco riesce a liberarsi cantando melodie gioiose e offrendo alle signore bottiglie di vino.

Nel frattempo, le vie del centro vengono prese d’assalto con persone in costume che danzano e cantano. Secondo l’usanza poi, le donne devono tagliare le cravatte ai loro uomini, quindi si passa ai baci. La festa a Düsseldorf continua sino a notte inoltrata nei vari locali della città.

Carnevale Düsseldorf
Carnevale in Europa: Dusseldorf (2016) • Nella foto un carro allegorico in cui la Statua della Libertà americana, tiene in una mano la costituzione (verfassung) e nell’altra la testa del criticato presidente Donald Trump.

Il carnevale di Nizza (Francia)

Il carnevale di Nizza ha origini antichissime che risalgono al 1294. È la più importante festa invernale della Costa Azzurra. E’ una festa dove ogni anno partecipano oltre 600 mila spettatori che assistono alla famosa battaglia di fiori, alla parata del Martedì Grasso e ai fuochi d’artificio.

Durante la parata di quest’anno è in programma la partecipazione di 17 carri addobbati e automatizzati, di altezza che varia dagli otto ai sedici metri. Le sfilate si tengono di giorno e di notte. Mentre in Promenade des Anglais si tiene la battaglia dei fiori.

Il carnevale di Basilea (Svizzera)

A Basilea si svolge uno dei migliori carnevali d’Europa. Nella città svizzera si tiene il carnevale più grande del Paese dove sfilano i Fasnachtlers in costume lungo le vie della città. L’evento dura tre giorni e inizia con il Morgestraicht, ovvero il lunedì che segue al mercoledì delle Ceneri con strani personaggi travestiti che percorrono le vie della città con piccole lanterne poste sulla testa.

La particolarità della festa è data anche dalle caratteristiche lanterne che illuminano la città durante la parata, dove appunto vengono spente le luci dei lampioni. Al comando “Avanti, in marcia!”, si sentono i musicisti suonare. Incomincia così il carnevale.

Nei locali, la sera, si continua con esibizioni varie: dai versetti alle caricatura, dalle filastrocche ai commenti sull’anno precedente. Le esibizioni prendono il nome di Schnitzelbanken. Poi ci sono i Guggemuusige che sono i musicanti in maschera che si esibiscono il martedì sera. Il momento più spettacolare e bello è il cosiddetto Gassle. È il momento in cui si sviluppa lungo le vie più pittoresche la grande sfilata di partecipanti, singoli o in gruppi, tutti rigorosamente in maschera che suonano tamburi e pifferi, sino alle quattro del mattino del giovedì successivo al mercoledì delle Ceneri.

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Differenza tra Gran Bretagna e Regno Unito https://cultura.biografieonline.it/gran-bretagna-regno-unito/ https://cultura.biografieonline.it/gran-bretagna-regno-unito/#comments Wed, 22 Mar 2017 10:49:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21850 I due termini Gran Bretagna e Regno Unito spesso vengono usati in maniera errata come sinonimi. In realtà le due parole hanno significati completamente diversi. In questo articolo andiamo ad approfondire le differenze e i significati, in modo da poterli poi usare in modo corretto, con i corretti riferimenti.

Flag - Bandiera - Gran Bretagna - Inghilterra - Regno Unito

Gran Bretagna

Con il termine Gran Bretagna si vuole indicare un territorio geografico ben preciso. La Gran Bretagna è un’isola che comprende una superficie di 229.850 km². Essa è caratterizzata sia dall’isola principale che da quelle più piccole vicine come: Anglesey, l’isola di Wight, le isole Ebridi, le isole Orcadi e le isole Shetland.

La Gran Bretagna, comprende al suo interno le nazioni di: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. E’ possibile raggiungere la Gran Bretagna grazie a alla galleria ferroviaria che collega il comune britannico di Cheriton, nel Kent, con quello francese di Coquelles. La celebre galleria è il cosiddetto Tunnel della Manica. Vi sono poi svariati collegamenti sia via aria che acqua, utili per viaggiare spostandosi tra le due coste.

Le origini del nome

Il termine Gran Bretagna ha origini antiche. Si parte dalla storia del regno di James Stuart (ricordato storicamente anche come Giacomo VI di Scozia, e come Giacomo I d’Inghilterra). Egli in principio governava due regni di cui era singolo e unico monarca (Inghilterra e Scozia, appunto). Si passa poi nel 1707, con l’atto dell’unione ad un singolo Regno di Gran Bretagna. Fino ad arrivare nel 1801 al nuovo atto di Unione nel quale la Gran Bretagna insieme all’Irlanda del Nord si fusero costituendo il cosiddetto Regno Unito.

Regno Unito - Gran Bretagna - mappa politica - cartina politica
Cartina politica del Regno Unito

Regno Unito

Con il termine Regno Unito (conosciuto come Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord – in lingua originale: United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland) invece facciamo riferimento allo Stato europeo e del cosiddetto Commonwealth.

Il Regno Unito (abbreviato in inglese in UK, United Kingdom) è caratterizzato da una popolazione di circa 64,5 milioni di abitanti ed è composto da quattro nazioni. Esse sono: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Il territorio è in prevalenza collinare e pianeggiante, tanto che le sue montagne non arrivano mai a grandi altezze. Fa differenza il territorio scozzese che presenta una zona montana decisamente più alta.

Il Regno Unito è governato dalla monarchia parlamentare sotto il controllo dalla casa dei Windsor. La sua capitale e sede del governo è la città di Londra, la maggiore città del Regno con i suoi (circa) 8.700.000 abitanti.

La moneta

Il Regno Unito è uno stato che ha deciso di non aderire all’uso della moneta unica (Euro). In molteplici sondaggi, a partire dal 2005, la maggioranza degli abitanti ha espresso un giudizio contro l’entrata in vigore di tale valuta. La moneta è la sterlina inglese denominata pound of sterling silver. Essa viene riconosciuta in tutto il mondo finanziario e affiancata dal simbolo £.

Regno Unito - Gran Bretagna - Bandiere - Union Jack - Union Flag - 1606 - 1801

La bandiera

La bandiera del Regno Unito è chiamata Union Jack (nel linguaggio comune) o Union Flag. Essa venne adottata dopo l’atto di unione stipulato nel 1801. Per la realizzazione della bandiera, si prese spunto dalla versione della bandiera del regno del 1606. Quest’ultima venne realizzata incrociando la bandiera dell’Inghilterra (la croce di San Giorgio, di colore rosso su sfondo bianco) e la bandiera della Scozia (la croce decussata di Sant’Andrea, di colore bianco su sfondo azzurro). A questo incrocio venne infine aggiunta la grafica della croce di San Patrizio (Saint Patrick’s Saltire), una croce con bracci diagonali di colore rosso, su sfondo bianco.

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La Tate Modern Gallery di Londra https://cultura.biografieonline.it/tate-modern-gallery/ https://cultura.biografieonline.it/tate-modern-gallery/#comments Wed, 15 Apr 2015 09:30:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13964 Il 12 maggio 2000 è stata inaugurata a Londra la Tate Modern Gallery, galleria di arte moderna tra le più visitate al mondo. Ogni anno infatti accoglie circa 5 milioni di persone. Il complesso si trova in una struttura particolarissima: una centrale termoelettrica situata sulle rive del Tamigi. La struttura, abbandonata dal 1984 in quando i costi di gestione erano diventati troppo elevati, è stata riconvertita in museo e tutt’oggi ospita sia mostre permanenti che temporanee, quasi tutte gratuite, da qui il segreto del suo successo. Filo rosso delle esposizioni ovviamente l’arte moderna e contemporanea.

Tate Modern Gallery - London
L’edificio della Tate Modern Gallery di Londra visto dall’esterno: l’inconfondibile ciminiera si affaccia sul Tamigi

L’edificio

Il Tate Modern sorge su un sito termoelettrico Bankside Power Station. L’edificio è formato da una ciminiera alta 99 metri ed è stato costruito tra il 1947 e il 1963. Originariamente veniva utilizzato per la produzione di energia ma cadde in disuso negli anni Ottanta quando il prezzo del petrolio si innalzò e i costi superarono le entrate, per questo si decise per la definitiva chiusura nel 1983.

Nel 1995 la Tate Gallery, complesso museale statale, che contava all’epoca ben 3 strutture (Tate Britain, Tate Liverpool, Tate St. Ives), decise di acquistare l’intero sito industriale e riconvertirlo in polo museale. La direzione dei lavori venne affidata allo studio di architetti svizzero Herzog & de Meuron, gli stessi che hanno realizzato l’Allianz Arena di Monaco e lo stadio di Pechino delle Olimpiadi del 2008.

La Tate Modern è stata inaugurata nel maggio del 2000 ed è stato previsto anche un collegamento fluviale tra essa e la Tate Britain, in modo da indirizzare i turisti più facilmente.

Novità del 2012 è stata la piramide di vetro sul lato meridionale, realizzata sempre dallo stesso studio di architetti, che ha incrementato la superficie di molti metri quadrati ed è costata ben 215 milioni di sterline. L’edificio è bellissimo da visitare anche indipendentemente dalle esposizioni al suo interno: le strutture sono state conservate e migliorate per non guastare l’assetto originale.

Le esposizioni

Lo spazio espositivo è stato è diviso in 5 livelli: al secondo e al quarto piano ci sono le esposizioni temporanee, mentre al quinto e al terzo ci sono le esposizioni permanenti, organizzate per linee tematiche. Al terzo piano si trovano due linee tematiche importanti: Poetry and Dream e Material Gestures. La prima è formata da una grande sala centrale e una serie di sale laterali tutte dedicate al Surrealismo ed opere di influenza surrealista. La seconda invece è dedicata ad Espressionismo ed Astrattismo con opere di Claude Monet, Henri Matisse, Tacita Dean, Anish Kapoor, Barnett Newman, Mark Rothko e molti altri.

Il quinto piano ospita invece il tema Energy and Process, che vede come protagonisti l’Arte Povera con alcuni dei suoi più importanti artisti tra cui Alighiero Boetti, Ana Mendieta e Mario Merz. Inoltre è collocato allo stesso piano anche l’altro tema importantissimo: States of Flux. Qui è possibile trovare quadri appartenenti al periodo cubista, futurista, pop art con opere di Picasso, Andy Warhol e del fotografo Eugene Atget.

Tate Modern - Museo
Tate Modern: una foto interna del museo

Altro importante spazio espositivo del museo è la sala delle Turbine, che ospitava i generatori elettrici della centrale ed è una delle più grandi, occupando uno spazio complessivo di 3.400 metri quadri con un’altezza pari a quella di un edificio di sette piani. Viene utilizzata solo tra ottobre e marzo per ospitare delle opere appositamente commissionate ad artisti contemporanei. L’iniziativa fu sponsorizzata da Unilever, multinazionale olandese, e doveva durare solo per i primi 5 anni di vita del museo, ma ha riscosso talmente tanto successo che è stata prorogata fino al 2008.

La disposizione delle opere in ordine tematico è dovuta al fatto che ne mancano alcune di determinati periodi storici. Dal maggio 2006 c’è stato un cambiamento importante: sono stati favoriti i percorsi di alcuni movimenti del XX secolo con l’ampliamento di molte collezioni, in modo da offrire al visitatore uno spaccato ancora migliore sull’arte moderna e contemporanea.

Altri due importanti spazi da menzionare sono: il The Tanks, che si trovano al pianterreno dell’edificio ed erano gli antichi serbatoi di petrolio sotterranei , e il Project Space, una piccola galleria al lato nord dell’edificio 1. Insomma, un museo tutto da visitare e scoprire!

Le opere più importanti

Partendo dal terzo piano, si può visitare prima il settore astrattista, che ospita opere degli anni Cinquanta provenienti sia dall’Europa che dall’America. Tra questi dobbiamo annoverare le opere di Victor Pasmore, padre dell’astrattismo inglese, che elaborò collages con diversi materiali, tra cui plexiglas e tubi di metallo.

Tra gli artisti esposti nel settore Material Gestures dobbiamo annoverare Piet Mondrian, pittore olandese che aderì a movimenti avanguardistici del Novecento. Egli è famoso per aver dipinto quadri molto semplici nella loro apparenza, con quadrati e rettangoli dei colori base quali rosso, blu, giallo, bianco e nero, ma che nascondo una grande complessità di pensiero e chiamati per questo quadri non rappresentativi. In questa zona, in particolare nella sala 7, è possibile ammirare anche alcuni quadri del famoso pittore impressionista francese Claude Monet.

Nella sezione Poetry and dream invece l’attenzione si concentra sui quadri surrealisti di De Chirico nella sala 1 ed altri artisti sempre vicini a questo movimento. Il Surrealismo infatti, partendo dalle idee di Freud, voleva far emergere nella pittura il mondo del subconscio e del sogno, e l’immaginazione che procede senza freni inibitori.

Al quinto piano il settore Energy and Process guarda con interesse a come le forze della natura trasformano i materiali di ogni tipo. Nella sala centrale sono esposte per la maggior parte sculture degli anni Sessanta che non utilizzano più i materiali classici come legno e marmo ma optano per altri di tipo quotidiano, anche organici.

La maggior parte delle opere esposte fanno parte del movimento dell’Arte povera, che privilegiava l’emozione che bisognava suscitare nello spettatore. Tra gli artisti che dobbiamo annoverare e che trova posto al Tate troviamo Michelangelo Pistoletto, la cui Venere degli Stracci rappresenta al meglio la sua creatività ed è proprio qui esposta.

Venere degli stracci - Michelangelo Pistoletto
Venere degli stracci (Michelangelo Pistoletto)

Al quinto piano si trova sia la sala dedicata al Cubismo che quella al Futurismo, tutti movimenti d’avanguardia che cercano di rappresentare la realtà moderna del progresso nel miglior modo possibile. Presenti anche opere dell’italiano Umberto Boccioni, uno tra i più importanti esponenti del movimento futurista. Da qui si passa poi alla pop art di Warhol e di Roy Lichtenstein. Al Tate è infatti possibile ammirare il famoso Whaam (1963) che rappresenta in forma fumettistica lo schianto di un aereo ed è diventato un’icona della pop art mondiale. Consigliatissima la visita di questo grande capolavoro.

Da fabbrica abbandonata a polo museale tra i più visti al mondo: questa la trasformazione della Tate Modern Gallery di Londra.

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Il fauvismo e André Derain https://cultura.biografieonline.it/fauvismo-andre-derain/ https://cultura.biografieonline.it/fauvismo-andre-derain/#comments Sat, 10 Aug 2013 10:03:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7760 All’inizio del XX secolo i fauves realizzarono un movimento artistico fra i più innovatori del ‘900. Questo movimento era destinato a rappresentare perfettamente le istanze artistiche dell’epoca.  L’ispirazione principale e la fonte della loro cultura pittorica derivava dagli impressionisti e dai post-impressionisti. Il loro fu un movimento innovativo che interpretava l’epoca in cui vivevano avvalendosi di un uso intenso ed estremo del colore. Inoltre il fauvismo innovò l’arte pittorica dell’epoca perché utilizzò in modo originale la luce e l’atmosfera visiva riprodotta nell’opera.

André Derain e il fauvismo
André Derain

Derain e Volland

Uno degli artisti più interessanti del fauvismo fu André Derain.

Fra i suoi quadri più significativi spicca “Il ponte di Waterloo”, un capolavoro eseguito nel periodo in cui Derain era di fatto il capostipite di questo movimento.

Il quadro fu realizzato su commissione di Ambroise Volland, mitico gallerista e collezionista, che fu il mercante d’arte di Paul Cézanne, Paul Gauguin, Vincent van Gogh, Pablo Picasso, Louis Valtat, Renoir, Aristide Maillol e naturalmente di André Derain.

Volland fu anche il mecenate di Derain del quale non solo comprò tutte le opere ma gli commissionò una serie di lavori nella capitale inglese.

Derain andò a Londra fra il 1906 e il 1907 per realizzare diversi studi sulla luce e la prospettiva e dipingere alcuni luoghi di Londra.

Tre anni prima Claude Monet aveva realizzato una serie di quadri che rappresentavano alcuni scorci della capitale, come ad esempio “Londra, Il Parlamento. Effetto di sole nella nebbia.

Derain, affascinato dall’atmosfera londinese, dipinse trenta opere ognuna delle quali rappresenta un’interpretazione fauvista dei quadri di Monet.

In realtà Derain si ispirò soprattutto alla pittura di William Turner che vide a Londra, dove i suoi quadri, già dal 1904 erano stati esposti alla Tate Gallery.

Il più significativo è “Il Tamigi visto dal ponte di Waterloo”, un’ esplosione di colori che in parte ricorda il quadro di Derain.

Il ponte di Waterloo

L’opera “Il ponte di Waterloo” è attualmente esposta al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, si tratta di un olio su tela che misura 80,5 x 101 cm ed è stato realizzato nel 1906.

Rappresenta una veduta del ponte di Waterloo (la cittadina belga, storica per la battaglia che nel 1815 sancì il declino di Napoleone) con accanto il Parlamento inglese.

Il ponte di Waterloo, opera fauvista di Derain
André Derain: Ponte di Waterloo (Waterloo Bridge, 1906).

Entrambi i soggetti sono molto popolari nella pittura moderna e contemporanea e ci sono moltissime versioni successive che copiano e riprendono i soggetti più famosi.

Descrizione e analisi dell’opera

Derain in questo caso ha utilizzato a pieno la tecnica fauvista, dando al colore un ruolo preponderante. Sembra infatti che tutto stia esplodendo in tonalità che vanno dal blu, al viola, al giallo e al verde. Il ponte che compare colorato di blu, rappresenta la linea dell’orizzonte e l’attenzione che cattura il suo colore pone in secondo piano l’edificio del Parlamento.

In questo quadro Derain utilizza anche la tecnica del puntinismo acquisita nel 1905 a Collioure quando era ospite dell’amico Matisse (in quel periodo i due dipinsero reciprocamente un ritratto dell’altro).

La superficie del quadro è stata trattata con un bianco uniforme sul quale poi sono stati aggiunte pennellate di colore non mescolato, che ha creato un effetto mosaico.

I colori dominanti sono l’azzurro e il verde, mentre il giallo oro, che rappresenta i raggi del sole, crea un contrasto con l’azzurro dell’acqua. Il modo in cui i colori sono presentati sulla tela rappresenta una sorta di manifesto del fauvismo, il cui scopo principale era mostrare la violenza espressiva del colore affinché sfruttasse tutta la potenzialità della luce.

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Breve storia della Royal Society https://cultura.biografieonline.it/breve-storia-della-royal-society/ https://cultura.biografieonline.it/breve-storia-della-royal-society/#comments Thu, 07 Jun 2012 12:13:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2396 La data ufficiale della fondazione della Royal Society, l’accademia nazionale inglese delle scienze, è il 28 novembre 1660. In quel giorno un gruppo di filosofi si riunì al Gresham College, e, dopo aver assistito ad una conferenza di Sir Christopher Wren (East Knoyle, 20 ottobre 1632 – Londra, 25 febbraio 1723), costituì un “Colledge for the Promoting of Physico-Mathematicall Experimentall Learning” (università per la promozione dell’apprendimento sperimentale delle scienze fisiche e matematiche).

Christopher Wren
Sir Christopher Wren

In realtà, già attorno al 1640 alcuni filosofi avevano iniziato ad incontrarsi per discutere della nuova filosofia di promozione della conoscenza del mondo naturale attraverso l’osservazione e la sperimentazione. In pratica, si cominciavano a gettare le basi di quella che oggi chiamiamo ‘scienza’, partendo dagli studi già avviati da Sir Francis Bacon (Londra, 22 gennaio 1561 – Londra, 9 aprile 1626) e dalle influenze dell’Italia rinascimentale.

Il gruppo che fondò l’accademia, oltre a Sir Christopher Wren, comprendeva anche Robert Boyle, John Wilkins, Sir Robert Moray ed il Visconte William Brouncher.

Durante gli incontri settimanali, si discutevano temi ‘scientifici’ e si portavano testimonianze degli esprimenti effettuati. Il primo a ricoprire la carica di ‘Curatore degli Esperimenti’ fu Robert Hooke. Fu Moray invece che parlò al re Carlo II di questa iniziativa e si assicurò l’appoggio e l’incoraggiamento da parte della Corona.

La prima volta che apparve per iscritto il nome “The Royal Society” fu nel 1661, e nella seconda Carta Reale del 1663 ci si riferisce ad essa con il nome di “The Royal Society of London for Improving Natural Knowledge” (la Società Reale di Londra per migliorare la conoscenza della natura).

La sede fu stabilita presso il Gresham College, e presto cominciò ad avere anche una biblioteca (nel 1661 fu presentato il primo volume), ed una specie di museo con tutti gli strumenti di interesse scientifico.
Dopo il Grande Incendio di Londra del 1666 per alcuni anni la sede fu spostata ad Arundel House, la residenza londinese del Duca di Norfolk. Ma fu solo nel 1710, sotto la presidenza di Isaac Newton, che la Royal Society ebbe la sua vera sede in due edifici di Crane Court, nei pressi dello Strand.

Isaac Newton
Isaac Newton

Nel 1662, con un decreto della Carte Reale, fu permesso alla Royal Society di pubblicare: i primi due libri furono di John Evelin (“Sylva”) e di Robert Hooke (“Micrographia”). Nel 1665 fu pubblicato da Henry Oldenbourg, Segretario della Royal Society, il primo saggio di “Transazioni Filosofiche”, che è tuttora il più antico manifesto scientifico in continuo aggiornamento.

All’inizio i membri della Royal Society dovevano essere scelti, ma non erano richiesti particolari requisiti, né conoscenze professionali e scientifiche, ed i criteri di ammissione erano molto generici. Nel 1731 una nuova regola stabilì che ogni candidato all’elezione dovesse essere proposto in un documento scritto. Tale documento doveva essere poi firmato da tutti i membri che erano d’accordo alla candidatura. Questi certificati sono ancora oggi delle preziose testimonianze, perché vi sono riportate le motivazioni della scelta di un candidato ed i rapporti tra i membri dell’accademia.

Nel 1780 la Royal Society spostò la sede a Somerset House, messa a disposizione dal Re, grazie all’intervento di Sir Joseph Banks, che fu presidente dal 1778 al 1820. Banks favorì le candidature sia di scienziati che di amanti della scienza, affinché questi ultimi diventassero in qualche modo mecenati dei primi. Questo genere di rapporto tra i membri dell’accademia diventò sempre meno popolare, e nel 1847 la Royal Society prese la decisione di eleggere i propri membri esclusivamente in base al merito del lavoro scientifico svolto. In questo modo non si trattava più di un circolo di letterati, ma di una vera e propria accademia di scienziati.

Nel 1850 il governo inglese riconobbe il merito della Royal Society e stanziò un contributo di £ 1,000 per aiutare gli scienziati. In seguito, fu istituito un vero e proprio Fondo governativo per la ricerca scientifica, che esiste ancora oggi e permette alla Royal Society di continuare a svolgere autonomamente il proprio ruolo.

Nel 1857 la sede fu spostata a Burlington House, a Piccadilly. Ma con il passare del tempo, l’accademia cresceva, i suoi membri aumentavano, e venne a mancare lo spazio. Così nel 1967 la sede si spostò a Carlton House Terrace, dove si trova attualmente.

Ingresso della Royal Society in Carlton House Terrace, Londra.
Ingresso della Royal Society in Carlton House Terrace, Londra.

Nel 2010 la Royal Society ha acquistato Chicheley Hall nel Buckinghamshire, che è stato trasformato in un centro di studi per conferenze internazionali e studi più approfonditi: ‘The Royal Society at Chicheley Hall’, sede del ‘Kavli Royal Society International Centre’.

Tra i suoi membri, oltre a Sir Christopher Wren, scienziato e famoso architetto (ebbe un ruolo fondamentale nella ricostruzione di Londra dopo l’incendio del 1666), Robert Boyle, John Evelyn, Robert Hooke, William Petty, John Wallis, John Aubrey, Thomas Browne, John Wilkins, John Locke, Thomas Willis, Jean Chardin. E poi, il già citato Sir Joseph Banks, Isaac Newton, Gottfried Wilhelm von Leibniz e Charles Babbage.
I più famosi tra i contemporanei sono il fisico Stephen Hawking, ed il Premio Nobel italiano Rita Levi Montalcini.

Rita Levi Montalcini
Rita Levi Montalcini

Dal 2009, anno in cui ricorrevano i 350 anni dalla fondazione, la Royal Society ha aperto i propri archivi mettendoli online.

Il motto dell’accademia è “nullius in verba” (‘niente nelle parole’ – frase latina usata da Orazio nelle “Epistulae”) : un appello a resistere al dominio di qualsiasi autorità e a verificare ogni dichiarazione attraverso degli esperimenti che mostrino fatti, in maniera scientifica.

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Storia di Scotland Yard https://cultura.biografieonline.it/storia-di-scotland-yard/ https://cultura.biografieonline.it/storia-di-scotland-yard/#comments Mon, 16 Jan 2012 10:26:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=117 Scotland Yard si potrebbe considerare un’icona più che un’istituzione perché è immensa la quantità di citazioni di cui è oggetto nei film e nei romanzi di ogni genere, non solo quelli legati a storie criminali o a romanzi polizieschi.

Molti la definiscono la polizia migliore del mondo per il suo alto livello di professionalità e per l’evoluzioni che ha affrontato negli anni, passando da polizia di quartiere ad uno dei centri meglio specializzati nella lotta al crimine. Ma qual è la storia di Scotland Yard?

New Scotland Yard
Scotland Yard

Il suo anno di nascita è il 1821 quando Robert Peel, ministro degli interni dell’epoca, decise di fondare una polizia metropolitana che avesse poteri di investigazione e di controllo del territorio. Prima, infatti, vigeva quasi l’anarchia. C’era in  realtà il codice di Winchester, emanato nel 1285, che determinava l’ordine pubblico permettendo ad ogni uomo dai 16 ai 60 anni di possedere un’arma da fuoco per la propria difesa personale.

Nel 1821, quindi, cominciò ad operare una forza di polizia cittadina che faceva capo al ministero degli interni. Aprì al pubblico come sede amministrativa del servizio il 29 settembre 1829. Gli uomini che la componevano venivano comunemente chiamati bobbies, dal nome del loro inventore, appunto Robert – “Bob” – Peel. Il primo corpo fu composto da 3.000 unità le quali indossavano un cappello a cilindro e portavano una divisa blu scuro. Nel 1842 venne istituita una sezione criminale preposta alla soluzione dei casi più efferati.

Oggi Scotland Yard si occupa solo di questo mentre il territorio viene presidiato dai bobbies, che sono diventati una divisione a parte. La sede principale è un palazzo di 20 piani collocato fra Broadway e Victoria Street vicino alla cattedrale di Westminster e al parlamento inglese.

In origine la sede era sulla Great Scotland Yard, da qui deriva il nome del dipartimento di polizia criminale, una traversa di Whitehall. La Great Scotland Yard, si suppone,  avesse questo nome perché lì si trovava l’abitazione di rappresentanza del re di Scozia, che veniva utilizzata quando veniva a Londra o mandava i suoi ambasciatori. Dall’anno della sua fondazione, Scotland Yard poteva controllare un territorio di circa10 km e vigilare su una popolazione di circa 2 milioni di individui.

Attualmente si occupa di 7,5 milioni di individui su un territorio di 1.600 metri quadrati, conosciuto come la grande Londra. La City, invece, non è sua giurisdizione ma è controllata da un corpo di polizia preposto, la City of London Police. Non fu facile per la popolazione accettare i detective di Scotland Yard che a molti apparivano più come spie del governo che tutori dell’ordine.

Tuttavia, la professionalità, l’attenzione e il rispetto per la popolazione che i rappresentanti della nuova istituzione ebbero come valori primari del loro operato accrebbe la fiducia dei cittadini sia verso l’istituzione che, soprattutto, verso alcune personalità che la rappresentavano: tra queste, uno dei primi dirigenti del corpo, il detective Charles Frederick Field che fu anche un caro amico di Charles Dickens il quale lo accompagnava a volte in alcune ispezioni notturne della città. Field ispirò anche uno dei personaggi del grande scrittore nel romanzo “Black House” (“Casa desolata”, pubblicato in Italia dall’editore Einaudi).

Naturalmente le citazioni cinematografiche e letterarie su Scotland Yard non mancano ed anche il tenente Colombo, in un suo raro se non unico viaggio oltre Oceano, ebbe a che fare con la polizia londinese verso la quale dimostrò una stropicciata e goffa soggezione.

Scotland Yard ha dovuto affrontare diversi scandali nell’arco della sua esistenza, non ultimo quello del 2011 in cui venne coinvolto uno dei suoi dirigenti nell’affaire Murdoch a proposito delle intercettazioni svolte illegalmente dal quotidiano “News of the World”. Tuttavia nulla pare possa scalfirne l’immagine e l’idea che ne hanno i britannici cioè di un un’istituzione al di sopra delle parti.

Il database criminale di Scotland Yard è chiamato HOLMES, acronimo di Home Office Large Major Enquiry System; il programma di allenamento si chiama “Elementary”. Entrambe i nomi sono dedicati al famosissimo detective Sherlock Holmes, personaggio dei romanzi di Arthur Conan Doyle.

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