Lazzaro Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 06 Jun 2020 10:19:52 +0000 it-IT hourly 1 Michelangelo Merisi tra la critica accademica e la Resurrezione di Lazzaro https://cultura.biografieonline.it/caravaggio-critica/ https://cultura.biografieonline.it/caravaggio-critica/#respond Mon, 01 Feb 2016 23:41:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16468 Il biografo e pittore Giovanni Baglione relegò l’oscura figura del giovane Michelangelo Merisi (conosciuto come Caravaggio) in quella di presuntuoso, inquieto e indomabile artista senza legge con queste parole:

Michelangelo Amerigi fu uomo satirico e altiero; e usciva tal’ora a dir male di tutti li pittori passati e preseti per insigni che si fussero, poiché a lui parea d’aver solo con le sue opere avanzati tutti gli altri della sua professione. Anzi presso alcuni si stima aver esso rovinata la pittura, poiché molti giovani ad esempio di lui si dànno ad imitare una testa del naturale, e non studiando né fondamenti del disegno e della profondità dell’arte, solamente del colorito appagansi, onde non sanno mettere due figure insieme, né tessere istoria veruna, per non comprendere la bontà di sì nobil’arte …

Resurrezione di Lazzaro
La resurrezione di Lazzaro (un dettaglio dell’opera di Caravaggio).

Un commento comprensibile, per quanto veritiero, da parte di Giovanni Baglione che, a quanto ci narrano i fatti, fu gravemente umiliato dallo stesso Caravaggio qualche decennio prima.

La storia racconta che nel 1603 il dipinto conosciuto come la “Resurrezione“, opera dello stesso Baglione, fu esposto nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù, a Roma. L’opera provocò grande scompiglio tra gli artisti, tanto da condurre un nutrito gruppo di pittori, compreso Caravaggio, alla stesura di una serie di poemetti satirici estremamente volgari e offensivi nei confronti del biografo romano, poemetti nella quale il pittore veniva tacciato di essere un incapace.

Resurrezione - Giovanni Baglione
Resurrezione (Giovanni Baglione, 1603) – Parigi, Museo del Louvre

Baglione rispose all’offesa con una denuncia per diffamazione; questo non pose fine al legame quanto meno artistico che legava il pittore romano alla grande influenza dell’arte naturalistica caravaggesca sulla sua produzione pittorica.

L’arrogante spirito di libertà e l’immenso senso autodistruttivo furono le armi di cui si servì Michelangelo Merisi per opporsi alla staticità dell’ambiente romano. Caravaggio affrontò gli ostacoli e i limiti del tardo manierismo e del modello culturale fortemente influenzato dalla Renovatio Urbis promulgata da papa Sisto V. Si trattava di un modello culturale cupo, frenato e condizionato dal clima controriformista. Molti pittori giunsero nella città papale in cerca di gloria, scontrandosi con immensi riferimenti artistici come le stanze di Raffaello e la Cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti.

L’ambiente culturale brulicava di artisti promettenti, ma le nuove idee stentavano a farsi sentire, fino all’arrivo del giovane pittore milanese. Dopo la “congiura” sortita ai danni del biografo e pittore romano, Michelangelo Merisi realizzò anch’egli un dipinto concernente il tema della resurrezione.

La tela nota come la “Resurrezione di Lazzaro” venne realizzata dal Caravaggio nel 1609 su commissione del commerciante genovese Giovan Battista de’ Lazzeri per la chiesa dei Padri Crociferi di Messina.

Il Bellori scrive:

“Passando egli dopo a Messina […] dipinse nella chiesa de’ Ministri dell’Infermi, nella cappella de’ Signori Lazzari, la resurrezione di Lazzaro, il quale, sostentato fuori dal sepolcro, apre le braccia alla voce di Cristo che lo chiama e stende verso di lui la mano”.

Il dipinto raffigura in una chiave quantomeno “oscura” la resurrezione di Lazzaro, richiamando il famoso episodio evangelico ispirato proprio al cognome del committente.
In questo caso, una scena che nel generale panorama artistico viene presentata come uno spettacolo di gioia e speranza, come un trionfante inno alla vita, viene posta in un registro simbolico dalla valenza opposta: Lazzaro ancora morto non esprime nulla che lasci pensare all’atto della resurrezione, anzi le sue membra scure e il suo capo chino e sofferente lasciano credere che stia ancora lottando per la sopravvivenza.

Vocazione di San Matteo (Caravaggio)
Vocazione di San Matteo (opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio realizzata negli anni 1599-1600)

Lo sguardo placido e la gestualità del Cristo ricordano in maniera molto evidente il Cristo presente nella “Vocazione di San Matteo“, mentre le tonalità brune, la luce che taglia la tela in modo trasversale, illuminando tragicamente le figure presenti sulla scena, caratterizzano tutta la produzione di Caravaggio.

La “Resurrezione di Lazzaro”, come tutti i suoi grandi capolavori, riflette il temperamento fortemente inquieto di Michelangelo Merisi. Ogni sguardo rivolto sulla tela desta stupore e ammirazione per un genio che scontò sulla pelle i drammi di una vita randagia e difficile, vivendo quotidianamente il peso di un carattere intenso e riottoso.

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Resurrezione di Lazzaro: dipinto di Caravaggio https://cultura.biografieonline.it/resurrezione-lazzaro-caravaggio/ https://cultura.biografieonline.it/resurrezione-lazzaro-caravaggio/#comments Sat, 20 Jul 2013 15:00:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7688 La Resurrezione di Lazzaro è un’opera molto controversa di Caravaggio, il maggior rappresentante della pittura e della storia dell’arte in generale, a cavallo tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600. Facente parte del suo ultimo periodo (solo un anno prima della sua morte), gli fu commissionata da un mercante genovese, Giovanni Battista de’ Lazzari. Caravaggio si era appena trasferito a Messina, anzi bisogna precisare che fuggì a Messina dopo essere fuggito dalle carceri di Malta, dove era stato imprigionato in seguito ad una rissa di cui l’artista fu protagonista, come era suo solito.

La resurrezione di Lazzaro, dipinta da Caravaggio (anno 1609)
Caravaggio: Resurrezione di Lazzaro (1609). Olio su tela (380 x 275 cm). Opera conservata presso il Museo Regionale di Messina.

Come si diceva precedentemente, la Resurrezione di Lazzaro è un’opera dalla storia molto controversa e ricca di aneddoti. Pare che il facoltoso mercante genovese commissionò al Caravaggio un dipinto raffigurante la Madonna con San Giovanni Battista insieme ad altri Santi. Ma sei mesi più tardi, il quadro firmato e consegnato da Caravaggio, risultò con un soggetto diverso. Difatti su uno sfondo che andava a rappresentare una chiesa, erano raffigurati Lazzaro, appena riportato alla vita, il Cristo, il quale aveva appena eseguito il miracolo e diversi spettatori che avevano assistito all’episodio miracoloso.

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Secondo alcuni biografi del tempo pare che tale dipinto avesse avuto una versione precedente, ma che fu completamente distrutta dal Caravaggio in un momento d’ira, offeso dalle critiche che aveva ricevuto sul quadro stesso. Altro aneddoto che meglio fa comprendere il difficile carattere dell’artista, è l’aver preteso ed ottenuto (peraltro con la forza) un cadavere, in uno stato già abbastanza avanzato di decomposizione, da cui prendere spunto per poter ritrarre al meglio Lazzaro. Tale cadavere, si racconta, fu tenuto in posa da alcuni facchini, minacciati da pugnali.

La Resurrezione di Lazzaro fu pagata dal de’ Lazzari ben 1000 scudi, una grossa cifra per l’epoca. Difatti tale somma è considerata dagli storici dell’arte come poco attendibile, soprattutto considerando la quotazione, ben inferiore, dei maggiori pittori del tempo. E’ anche vero che il Caravaggio aveva un urgente bisogno di soldi, ed è probabile che questa possa essere definita la “causa” del pagamento di una cifra tanto alta. Inoltre recenti ricerche hanno dimostrato come tale opera fosse stata eseguita con una fretta non usuale per l’artista. Difatti è proprio questa fretta che giustifica la scelta del Caravaggio di riempire la tela con un unico fondo scuro, le poche figure rappresentate, i veloci fasci di luce ed l’uso di materiali poveri e tipici della zona.

Analisi dell’opera

L’episodio raffigurato è quello del Vangelo di Giovanni, 11, 1-44. Caravaggio decise di rappresentare il momento in cui Lazzaro, morto, viene trasportato al cimitero. Qui avviene il miracolo. In primo piano vediamo raffigurata tutta la scena. Il fondo è scuro, si notano solo alcuni accenni di elementi architettonici, a voler rappresentare l’interno di una chiesa. Sul terreno vi sono ossa di cadavere sparse. Ecco il miracolo, l’indice di Cristo che va ad indicare Lazzaro.

Caravaggio: la Resurrezione di Lazzaro. Un dettaglio del dipinto
Resurrezione di Lazzaro: dettaglio della mano di Cristo che indica Lazzaro

Il suo corpo nella penombra, è ancora gonfio e rigido, ma già un barlume di vita lo pervade. La mano si spalanca, le braccia si allargano a voler imitare la croce.

Lo stupore del miracolo avvenuto è concentrato tutto nel volto della figura centrale, il quale, rivolto verso il Cristo, ha la fronte aggrottata e la bocca semiaperta. Come era usuale in Caravaggio, anche qui abbiamo un suo autoritratto, rappresentato dall’uomo con le mani giunte posto dietro a Gesù Cristo. Anche qui, come nelle altre sue opere, la luce ha un ruolo da protagonista. Ma, in questi suoi ultimi lavori si denota una maggiore sperimentazione della luce, più soffusa e drammatica, tanto da portare le figure quasi a scomparire.

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