lavoro Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 02 May 2023 09:02:46 +0000 it-IT hourly 1 Festa del lavoro: le origini e la ricorrenza del 1° maggio https://cultura.biografieonline.it/festa-del-lavoro-origini/ https://cultura.biografieonline.it/festa-del-lavoro-origini/#comments Fri, 30 Apr 2021 12:10:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7016 La ricorrenza del Primo Maggio è strettamente legata alla lotta di rivendicazione dei diritti dei lavoratori. Precedentemente al 1 Maggio 1886, quando a Chicago iniziò uno sciopero generale degli operai che portò ad ottenere una riduzione delle ore lavorative a otto negli Stati Uniti, gli episodi di sfruttamento sul lavoro sfuggivano ad ogni controllo da parte delle autorità.

1 maggio : Festa del lavoro
Festa del lavoro

L’istituzione del 1° maggio e della Festa del lavoro

Il 20 Luglio 1889, durante il Congresso di Parigi, viene stabilito che ogni anno verrà organizzata una grande manifestazione per ricordare gli operai che hanno lottato a Chicago e la cui rivolta viene repressa nel sangue.

Si sceglie quindi la data simbolica del Primo Maggio, che è la stessa in cui avviene lo sciopero operaio in America. Grazie a questa lotta operaia in molti Paesi viene sancito che la giornata lavorativa è pari ad otto ore.

L’evento viene commemorato come Primo Maggio, Festa dei lavoratori o Festa del Lavoro nella maggior parte delle nazioni industrializzate.

La Festa dei lavoratori in Italia

In Italia si celebra questa ricorrenza per la prima volta il 1° Maggio 1891.

Tra l’Ottocento e il Novecento la festa del Primo Maggio in Italia è accompagnata da rivendicazioni per il suffragio universale, per la partecipazione del Paese al conflitto mondiale, per l’impresa libica.

Durante il Ventennio fascista viene abolita la celebrazione della Festa dei lavoratori da parte di Benito Mussolini. La festa dei lavoratori viene spostata alla data del 21 Aprile, quando si celebra il c.d. “Natale di Roma”.

Dopo il 25 Aprile 1945, giorno della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista, si ritorna a festeggiare il 1° Maggio tra l’entusiasmo di lavoratori e partigiani uniti nella speranza della ricostruzione del Paese dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

La strage del 1947

Nel 1947 la Festa del Lavoro viene funestata dalla Strage di Portella della Ginestra, in Sicilia: il bandito Giuliano spara contro i lavoratori che partecipano al comizio, provocando la morte di circa undici persone ed il ferimento di una cinquantina.

Solo negli anni Settanta il Primo maggio torna ad essere celebrato in Italia dai lavoratori di ogni partito e tendenza politica insieme, per diventare un momento di festa e riflessione insieme sul tema del lavoro.

Concerto del 1° maggio

In particolare, sono le Confederazioni sindacali (CGIL, CISL e UIL) ad organizzare in tutto il Paese cortei, manifestazioni e momenti di aggregazione. Il Concerto del primo Maggio, che si tiene in Piazza San Giovanni a Roma, attrae giovani da ogni parte d’Italia e ogni anno offre spunti di riflessione.

YouTube Video

Sul palco si esibiscono cantanti italiani e stranieri che propongono temi sociali. Anche in altre città italiane  la musica funge da momento di aggregazione e festa per celebrare i lavoratori, come per esempio a Torino.

I Sindacati sono da sempre impegnati nella lotta per l’affermazione dei diritti dei lavoratori, ma ancora oggi, nonostante tutto, c’è ancora molta strada da percorrere. Il lavoro in Italia non c’è, e oltre alla disoccupazione giovanile, incombe lo spettro della precarietà.

Quarto stato, Pellizza da Volpedo, quadro dettaglio
Dettaglio del quadro Il quarto stato (1898-1901), di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Dal 1905 l’immagine è diventata un simbolo dei lavoratori
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Tirocinio e stage: differenze, significato e pronuncia corretta https://cultura.biografieonline.it/tirocinio-stage-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/tirocinio-stage-differenze/#comments Tue, 19 Jun 2018 09:34:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24622 Nell’ambito del lavoro, oppure magari tramite esperienza diretta di figli, nipoti o giovani che sono alle prese con le loro prime esperienze lavorative, avremo sicuramente sentito spesso parlare di termini come stage e tirocinio. Forse per qualcuno sono ormai lontani ricordi, ma ancora oggi, per chi muove i primi passi nel mondo del lavoro, si tratta di due realtà molto contemporanee. Sono spesso passaggi obbligati per cominciare la propria carriera. Vediamo di seguito, nel dettaglio, le principali differenze tra i due termini.

tirocinio stage differenze

Tirocinio

Per tirocinio si intende un percorso obbligatorio che permette di acquisire una maggiore esperienza e conoscenza nel campo del lavoro. Si tratta di un valido strumento che mette in contatto gli studenti e i lavoratori con le aziende e il mondo del lavoro.

Nel caso del tirocinio, non è prevista nessuna forma di retribuzione obbligatoria. I costi per la copertura assicurativa sono a carico dell’ente promotore (solitamente scuole o enti di formazione). Esistono però dei vincoli di tempo: la durata massima del tirocinio varia a seconda della condizione del tirocinante: dai 4 mesi ai 24 mesi sia che si tratti di studenti delle scuole secondarie, di lavoratori inoccupati (o disoccupati) o di studenti universitari.
Nel caso di tirocinio, l’ente promotore e quello ospitante sono tenuti a compilare il “progetto formativo” che fissa gli obiettivi da raggiungere per il tirocinante.

Definizione di Esperienza: Conoscenza acquisita mediante il contatto con un determinato settore della realtà.
Leggi anche un elenco di belle frasi sull’esperienza.

Stage

Lo stage invece è un percorso volontario che viene fatto principalmente da un soggetto che vuole entrare nel mondo del lavoro o, in altri casi, è sostenuto da enti promotori (scuole, centri per l’impiego, enti di formazione, agenzie per il lavoro) che favoriscono l’ingresso professionale verso il proprio impiego.

Durante lo stage, si viene affiancati da un tutor che fornirà le nozioni e spiegazioni necessarie per imparare a svolgere il lavoro richiesto. Gli stage hanno una durata che varia da 4 a 24 mesi a seconda che si tratta di studenti di scuole superiori, universitari, disoccupati o inoccupati. Lo stage solitamente non è retribuito; solo in alcuni casi le aziende provvedono ad elargire un rimborso spese.

La pronuncia: inglese o francese?

Il termine stage è di origine francese e significa proprio tirocinio. Pronunciato in inglese è un errore: nella lingua britannica assume il significato di palcoscenico, scena, o più in generale, fase o periodo. Pertanto, a un colloquio di lavoro, se dovete parlare di stage, per non fare brutta figura pronunciatelo in francese.

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Anno sabbatico: cos’è e come è regolamentato in Italia https://cultura.biografieonline.it/anno-sabbatico/ https://cultura.biografieonline.it/anno-sabbatico/#comments Tue, 20 Jun 2017 14:32:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22764 Che cos'è l'anno sabbatico

L’origine del termine anno sabbatico risale alla tradizione ebraica: in Italia ogni lavoratore dipendente sia pubblico che privato può farne richiesta.

Mi prendo un anno sabbatico”: quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase da parte di amici e conoscenti? L’anno sabbatico, chiamato anche “gap-year” o “career break”, rappresenta la possibilità di interrompere un lavoro per dedicarsi ad altro. Come inseguire una passione, realizzare un progetto o dedicarsi al volontariato. Potrebbe trattarsi, per molti, di un’esperienza che apre la strada ad una nuova vita.

L’origine dell’espressione: Anno sabbatico

Il nome anno sabbatico deriva dalla tradizione legata al calendario ebraico, e si riferisce per la precisione al periodo di un anno che ricorre ogni sette, durante il quale gli Ebrei erano soliti lasciar riposare la terra, condonare i debiti contratti e liberare gli schiavi. Questi erano individui costretti a lavorare per i familiari del creditore fino a quando non pagavano tutti i debiti contratti o espiavano i reati commessi.

Il creditore era però tenuto al mantenimento degli schiavi, e a versare loro una somma per tornare ad una vita normale dopo essere stati liberati. Ogni sette anni, in occasione appunto dell’anno sabbatico, avveniva la restituzione degli schiavi da parte dei creditori. Per tale motivo si riteneva particolarmente fortunato chiunque iniziava a pagare i debiti in prossimità dello scadere del settimo anno.

L’anno sabbatico in Italia

I congedi dei lavoratori dipendenti nel nostro Paese sono disciplinati dalla legge n. 53 del 2000, conosciuta anche come “legge Turco” (dal nome dell’allora ministro della Solidarietà sociale, Livia Turco). Questa normativa si pone l’obiettivo di assicurare un equilibrio tra tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione dei lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati.

Tra le forme di congedo dal lavoro previste dalla legge si colloca anche l’anno sabbatico, che corrisponde ad un periodo di interruzione di 11 mesi nella carriera lavorativa di una persona, allo scopo di impegnarsi in una particolare attività o alla realizzazione di un progetto, ai quali non ci si potrebbe dedicare se si continua a lavorare.

L’azienda, entro 10 giorni dalla richiesta inoltrata dal dipendente, è tenuta a dare una risposta, affermativa o negativa. La concessione dell’anno sabbatico resta facoltà esclusiva del datore di lavoro, che approva la richiesta solo se la ritiene compatibile con le esigenze e l’organizzazione del lavoro.

Chi può richiederlo

Può richiedere la concessione di un anno sabbatico ogni lavoratore, pubblico o privato, che abbia almeno cinque anni di anzianità. Può farne richiesta una sola volta nella vita lavorativa all’interno della medesima azienda.

Alla richiesta il lavoratore deve allegare un progetto in cui sono indicate motivazioni, obiettivi, piano di realizzazione del progetto. E’ opportuno che la descrizione di tali elementi sia dettagliata. Soprattutto nei vantaggi che l’azienda potrebbe ottenere dalla realizzazione dello stesso. Tra questi, ad esempio: crescita delle competenze professionali, acquisizione di una lingua straniera, formazione specifica in ambiti culturali diversi, realizzazione di opere di volontariato, ecc.

Il lavoratore che presenta domanda e ottiene il permesso di usufruire dell’anno sabbatico ha diritto al mantenimento del posto di lavoro al suo rientro o anche prima della scadenza del periodo richiesto, qualora venissero meno i motivi che ne hanno determinato la richiesta. Durante questo periodo il lavoratore non percepisce alcuno stipendio, non matura ferie né scatti di anzianità professionale, né contributi pensionistici. Inoltre la legge vieta in maniera categorica che il lavoratore dipendente possa svolgere altra attività retribuita durante l’anno sabbatico.

Opportunità per gli studenti

Secondo i dati diffusi dall’American Gap Association, sono in media 30-40 mila i ragazzi che ogni anno decidono, terminato il liceo, di allontanarsi dai banchi di scuola per un po’. Lo fanno per vivere un’esperienza diversa e poi riprendere il percorso interrotto. Perché staccare? Per viaggiare, visitare Paesi sconosciuti, fare volontariato, oppure mettersi alla prova con esperienze di lavoro. Comunque sia, per fare qualcosa di importante e formativo da aggiungere al curriculum.

In Italia, invece, per quanto il fenomeno risulti in crescita negli ultimi anni, l’anno sabbatico resta un’esperienza piuttosto di nicchia, contemplata soprattutto allo scopo di migliorare la conoscenza della lingua inglese.

Per i docenti universitari

Un anno intero di congedo retribuito da dedicare alla ricerca e all’aggiornamento professionale. E’ questo è l’anno sabbatico per i docenti universitari italiani. L’occasione arriva due volte ogni dieci anni nel nostro Paese. Mentre in America una ogni sette.

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La questione più che altro (libro di Ginevra Lamberti) https://cultura.biografieonline.it/la-questione-piu-che-altro/ https://cultura.biografieonline.it/la-questione-piu-che-altro/#comments Fri, 16 Oct 2015 13:37:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15362 m’anfatti sì.

non avrei mai preso, né letto, il libro di esordio di ginevralamberti, la questione più che altro – nottetempo, 2015.

avrei sbagliato.

La questione più che altro
La questione più che altro (la copertina del libro di Ginevra Lamberti)

dicevo giusto recentemente quanto non abbia voglia di leggere di studenti che cercano lavoro, ché il lavoro a volte lo cerchi pure quando studente non sei più e hai un mutuo e delle spese e sei stanco. troppo, stanco, ma della vita intendo. non avevo voglia nemmeno di leggere il libro di una ragazza – ma dovrei dire donna – che ha un tot di anni meno di me e ha trovato il suo talento, quello di scrivere, perché io il mio talento ancora non l’ho trovato e ho paura che magari l’ho dimenticato da qualche parte. come la mia laurea che il mio ex ha trovato in un armadio a casa dei suoi, 10 anni dopo averla presa. ci ho i miei pregiudizi. già leggo pochissime donne, figuriamoci.

però c’è un mio amico che parlava bene di ginevra, e del libro, e siccome è difficile che si sbilanci in positivo su qualcosa, soprattutto su una cosa così, ho detto provo, e per fortuna.

ginevra lamberti ha scritto un libro di una sensibilità estrema. non cade nel vittimismo come succede ogni tanto, con tutte le ragioni del mondo percarità, a chi racconta il precariato o situazioni lavorative grottesche come quelle in cui si trova la protagonista.
ginevra non cade nel vittimismo nemmeno nel raccontare tragedie che peggio non so se ce ne sono. non lo fa con frivolezza o superficialità, lo fa con sentimento, e sensibilità. una sensazione particolare che sento mia quando magari sembra che me ne freghi delle cose ma ve lo giuro non è vero. io mi difendo, a modo mio.

la questione più che altro ti fa venire il magone e te lo toglie pure perché anche se succedono una due tre cinquantasette cose brutte, ci leggi la speranza o meglio la voglia di continuare.

Ginevra Lamberti
Una foto di Ginevra Lamberti – dal suo blog

poi magari io di ginevra lamberti e del libro non ho capito un cazzo ma succede dai.

*ps lei ha un blog. non da adesso, da tanto, e se lo volete leggere, si chiama in basso a destra.

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Le Stiratrici (quadro di Edgar Degas) https://cultura.biografieonline.it/degas-le-stiratrici/ https://cultura.biografieonline.it/degas-le-stiratrici/#respond Tue, 15 Sep 2015 04:00:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15022 Uno dei quadri più rappresentativi dell’interesse di Edgar Degas per il mondo del lavoro è il dipinto “Le Stiratrici“, realizzato fra il 1884 e il 1886 su una tela 76 x 81,50. L’interesse di Degas si concentra sul lavoro manuale delle donne e in particolare su quello delle modiste e delle stiratrici che ritrae in diversi dipinti.

Le stiratrici - Les repasseuses - Degas - 1884-1886
Il quadro “Le stiratrici” (titolo originale: “Les repasseuses”) fu dipinto da Degas tra il 1884 e il 1886. Oggi è conservato al Museo d’Orsay di Parigi.

Le Stiratrici: analisi del quadro

Questa tela in particolare è il frutto di tre versioni che ritraggono due donne, una intenta energicamente a stirare e l’altra in un momento di pausa mentre sbadiglia. Un soggetto semplice, che ritrae la realtà per ciò che è, ma che attira l’attenzione, con un candore quasi favolistico, verso il lavoro e la sua fatica. Il contesto storico in cui il dipinto viene realizzato è quello verista in cui, non solo la pittura, ma anche altre forme espressive stanno analizzando la condizione umana, soprattutto quella piegata e umiliata dal lavoro.

Degas guarda alla classe operaia senza sentimentalismi o facili pietismi, ma ritraendo la fatica che rende la loro vita dura e socialmente emarginata. Non c’è passione, né ardore, né eroismo nel comportamento delle due stiratrici; in un certo senso, si potrebbe pensare che il quadro sia solo una banale fotografia del reale e, invece, proprio in questo sta la sua forza, come ne “I mangiatori di patate” di Van Gogh, dove però in questo caso viene ritratta tutta la miseria del vivere quotidiano dei contadini, mentre ne “Le Stiratrici“, non c’è una denuncia sociale ma solo un’attenzione per un momento particolare della giornata delle due donne.

La tecnica utilizzata è quella della pittura ad olio. In questo dipinto, però, Degas non utilizza il suo solito stile pittorico, ma carica ogni pennellata rendendo l’impasto dei colori più spesso e quindi togliendo omogeneità alla distribuzione del colore. L’effetto irregolare rende alcune parti del quadro più intense e rende molto bene il movimento di entrambe le stiratrici.

Non è un manifesto politico contro lo sfruttamento del lavoro manuale, ma è piuttosto un racconto di come era e di come è il lavoro manuale. Non credo sia uno dei quadri migliori di Degas e alcuni esperimenti con l’impasto del colore francamente non mi piacciono, ma è un quadro importante perché è uno dei primi passi verso l’attenzione che l’arte riserverà al lavoro, senza interpretarlo o caricarlo di significato politico ma semplicemente immortalandolo in istanti che diventano eterni.

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Lavoro a mano armata, libro di Pierre Lemaitre https://cultura.biografieonline.it/lavoro-o-mancanza-di-esso/ https://cultura.biografieonline.it/lavoro-o-mancanza-di-esso/#comments Fri, 26 Jun 2015 13:15:09 +0000 http://girolepagine.com/?p=74 sempre nella mia piccola vacanza fighissima ho letto lavoro a mano armata, di pierrelemaitre – fazi, 2013. di lui avevo già letto qualche tempo fa l’abito da sposo e avevo apprezzato, così come ho apprezzato questo.

Lavoro a mano armata
Lavoro a mano armata

presente quando, in questo periodo dove lavoro non ce ne è, si sentono storie brutte su gente disperata? questa inizia come una di quelle. il protagonista è un disoccupato che ha già un po’ di anni e ha famiglia e le figlie sono grandi e fuori casa e un po’ si arrangia e un po’ è disperato e sticazzi vorrei ben vedere. e allora gli propongono un lavoro che non è proprio ‘na roba regolare e vabbe’ succedono altre cose non ordinarie.

Pierre Lemaitre
Pierre Lemaitre

trovo che pierre lemaitre sia un eccellente scrittore noir. quel noir francese che da essere in bianco&nero, cappelli sulle ventitre, sigarette che penzolano dalla bocca, pioggia, profumo di mandarini, sedie scomodOPS mi sto confondendo.

solo che una volta quando ero boh all’inizio del liceo? mamma ci aveva iscritto a un cineforum che facevano alla sala del caminetto sul noir francese. sui film, intendo. la sala del caminetto non è un cinema, è, appunto, una sala. sì, con un caminetto. sedie normali, scomode. film di cui non capivo un cazzo, dialoghi zero. mi addormentavo sempre. e c’era sempre profumo di mandarini perché un tizio se li portava da casa e li mangiava durante la proiezione. poi un giorno io e mamma eravamo al cinema *vero*, quello di gardone, e abbiamo sentito profumo di mandarini, che flash. ci giriamo e c’era sempre lo stesso tizio.
cazzo che interessante questo aneddoto.

allora, lemaitre trasporta al giorno d’oggi il noir francese e funziona benissimo. poche cose scontate, un po’ di riflessioni, un po’ di crudeltà.

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Differenza tra permessi e ferie https://cultura.biografieonline.it/ferie-permessi-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/ferie-permessi-differenze/#respond Wed, 11 Jun 2014 21:03:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11294 Da sempre, quando parliamo in ambito lavorativo di assenze retribuite ci vengono in mente due termini: permessi e ferie. Queste giornate di riposo spettano di diritto ai lavoratori dipendenti, ma le differenze tra i due vocaboli sono evidenti.

Ferie e permessi
Ferie e permessi

I permessi

Nel primo caso, i permessi, vengono fruiti in gruppi di ore e non sono obbligatori per il lavoratore. Il numero di permessi annui (senza contare i permessi speciali) è pari al numero di ore di una giornata lavorativa.

permessi sono considerati delle ore di assenza dal lavoro, regolarmente retribuite al lavoratore dipendente. Il valore dei permessi maturati ma non fruiti può essere corrisposto in qualsiasi momento del rapporto di lavoro.

Se le ore di permesso non vengono utilizzate tutte durante l’anno, quelle che avanzano vengono retribuite, seguendo la relativa retribuzione del livello, entro il 30 giugno dell’anno successivo. Esistono diverse tipologie di permessi a seconda delle esigenze del lavoratore, tra cui quelli che vengono definiti specifici e anche quelli per il diritto allo studio.

Le ferie

Nel secondo caso, quello delle ferie, invece, tali assenze dal lavoro sono obbligatorie per il lavoratore per l’eventuale recupero delle energie psico-fisiche dell’individuo. E’ obbligatoria la loro fruizione per almeno due settimane consecutive all’anno, mentre le restanti due settimane devono essere fruite almeno nei 18 mesi successivi all’anno di maturazione.

Secondo la legge 66 del 2003, infatti, il prestatore di lavoro ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite che non deve essere inferiore a quattro settimane. Il lavoratore, al momento dell’assunzione, inizia quindi a maturare il periodo di ferie previsto annualmente dal contratto nazionale del lavoro.

Le ferie spettano anche durante i periodi di assenza di malattia, per infortunio, per maternità obbligatoria. Non vengono maturate ferie, invece, durante il congedo parentale, per sospensione totale del lavoro, per Cassa Integrazione, per malattia del figlio e per periodi di aspettativa non retribuiti. Le ferie sono quindi un diritto irrinunciabile.

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Differenza tra colf e badante https://cultura.biografieonline.it/colf-badante-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/colf-badante-differenze/#respond Tue, 10 Jun 2014 18:51:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11290 Nel linguaggio comune vengono spesso usati i termini badante e colf. I due vocaboli vengono usati similarmente ma hanno significati completamente diversi tra di loro.

Il lavoro della badante è quello di fornire un servizio agli anziani
La badante assiste un’anziana signora che necessita ausilio

Badante

Con il termine badante viene indicata una persona che si occupa dell’assistenza di anziani, malati e persone non autosufficienti; può anche svolgere le mansioni della colf qualora ve ne fosse necessità. La badante si occupa dell’assistenza della persona anziana a tutto tondo, l’aiuta a lavarsi, a cambiarsi, nei suoi spostamenti, accompagna l’anziano/a nelle sue commissioni o a fare passeggiate, va dal medico o in farmacia e molto spesso, in caso di persona non autosufficiente, si deve prendere cura anche della casa dell’anziano/a.

Solitamente le badanti vivono nella stessa casa della persona che accudiscono e forniscono anche un servizio di assistenza notturna per permettere all’anziano/a di vivere una vita più o meno normale in casa propria, senza dover ricorrere allo sgradito ospizio. Il lavoro della badante è per lo più praticato da donne straniere che provengono dall’Est Europa ma, dato l’evolversi dei tempi e l’attuale crisi lavorativa, anche molte italiane sono disposte a svolgere questo tipo di attività. Molte badanti, ancor oggi, lavorano in nero, anche se ormai risultano essere solo una parte minore, le restanti sono assunte con un regolare contratto di lavoro da parte di un’agenzia o da un servizio pubblico.

Una colf al lavoro mentre pulisce un ripiano della cucina
Colf: il termine deriverebbe da Collaboratrice Familiare. La colf si occupa essenzialmente di faccende domestiche come l’ordine, l’igiene e la pulizia

Colf

Il termine colf, nato dall’unione delle parole collaboratrice (o collaboratore) familiare, viene utilizzato, invece, per descrivere una tipologia di lavoratori che si occupano principalmente di faccende domestiche, ossia un’attività lavorativa prestata in modo diretto ed esclusivo al soddisfacimento delle esigenze familiari. Il lavoro della colf, o collaboratrice domestica, è quello di occuparsi delle faccende domestiche, riordinare, lavare, cucinare, collaborando dunque con la famiglia che l’ha assunta.

La legge del 2 aprile del 1958 n° 339 tutela il rapporto di lavoro domestico e indica nell’art. 1 il significato di colf. Vengono indicati come colf tutti gli addetti ai servizi domestici che prestano la loro opera, continuativa e prevalente, di almeno 4 ore giornaliere presso lo stesso datore di lavoro, con retribuzione in denaro o in natura.

S’intendono per addetti ai servizi personali domestici i lavoratori di ambo i sessi che prestano a qualsiasi titolo la loro opera per il funzionamento della vita familiare, sia che si tratti di personale con qualifica specifica, sia che si tratti di personale adibito a mansioni generiche. Se le colf sono in regola hanno diritto alle ferie, al TFR, e vengono tutelate nei casi di malattia, infortunio e maternità. Nella maggioranza dei casi sono italiane, ma molte straniere provenienti da Paesi come la Romania, l’Ucraina, le Filippine e la Moldavia assumono l’incarico di colf nel nostro Paese.

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Differenza tra azienda e impresa https://cultura.biografieonline.it/azienda-impresa-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/azienda-impresa-differenze/#respond Fri, 06 Jun 2014 10:21:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11220 Nel linguaggio quotidiano usiamo i vocaboli impresa e azienda come se fossero la stessa cosa. In realtà, i due termini, soprattutto in ambito giuridico, assumono dei significati totalmente differenti.

Lovoro e lavoratori
Azienda, impreso, lavoratori e imprenditori.

Secondo l’art. 2555 del Codice civile, viene considerata azienda quel complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa. Invece con il termine impresa si prende in considerazione la pura attività economica dell’imprenditore che ha come scopo la produzione di servizi, beni e la conseguente ricchezza per l’azienda e per i propri collaboratori. A seconda dei casi, può essere di natura agricola, commerciale o artigiana. La classificazione viene decisa dalla Camera di Commercio a seconda del Codice Ateco richiesto all’ufficio Iva, che si differenzia in base anche alla tipologia di attività svolta.

L’imprenditore

Il Codice civile introduce nell’art. 2082 la figura dell’imprenditore. Imprenditore è colui che “esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi”. Tre sono gli elementi che fanno sì che un’attività economica possa dar luogo all’esistenza di un’impresa: l’attività economica deve essere organizzata, che abbia finalità di produrre o scambiare beni e servizi e che sia esercitata professionalmente. Il Codice civile definisce la figura dell’imprenditore e non quella dell’impresa, mettendo in chiara luce la persona che esercita l’impresa e non l’organizzazione.

Lavoro
Lavoro e impresa

Inoltre viene ribadito dalla legge all’art. 41 commi 2 e 3, che l’attività dell’imprenditore “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali”.

In sintesi

Tra l’azienda e l’impresa esiste una forte correlazione. In sintesi, l’azienda è il mezzo strumentale tramite il quale l’imprenditore realizza gli scopi di un’impresa.

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Differenza tra disoccupato e inoccupato https://cultura.biografieonline.it/disoccupato-inoccupato-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/disoccupato-inoccupato-differenze/#comments Fri, 18 Apr 2014 10:36:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10630 Soprattutto in questo periodo di crisi, sul fronte lavorativo ci si chiede quale sia la differenza tra disoccupato ed inoccupato. I due termini sembrano essere due sinonimi ma, in realtà, indicano degli status ben differenti tra loro.

Per inoccupato si intende una persona che non ha mai svolto nessuna attività lavorativa, come per esempio gli studenti e tutti coloro che hanno lavorato ma solo in nero. Questa, non essendo una attività, non è riconosciuta dalla legge e per questo motivo non è conteggiata nel calcolo delle esperienze lavorative.

Il termine inoccupato è contenuto nel D. Lgs. n. 297/2002 che definisce gli inoccupati di lunga durata, le persone che non hanno mai svolto un’attività lavorativa o che sono alla ricerca di un’occupazione da più di dodici mesi, mentre per i giovani, risultano essere inoccupati coloro che cercano un lavoro da più di sei mesi.

Disoccupazione
Disoccupazione: un uomo disoccupato (o forse inoccupato?) in giacca e cravatta sostiene un cartello con scritto “Sto cercando lavoro

Arriviamo ora al termine disoccupato, con il quale si intendono tutte quelle persone che hanno perso un posto di lavoro, per scelta o licenziamento, o che hanno cessato un’attività di lavoro autonomo. Come per l’inoccupato, esiste anche il disoccupato di lunga durata.

Con questo termine si intende la persona che purtroppo ha perso il posto di lavoro o cessato un’attività di lavoro autonomo da più di dodici mesi ed è alla ricerca di una nuova occupazione, mentre bastano solo sei mesi di inattività, nel caso dei giovani tra i diciotto ed i venticinque anni o ventinove anni compiuti se in possesso di diploma universitario di laurea, per essere considerati disoccupati.

Solo in alcuni casi limite, la persona viene considerata con lo status di disoccupato invece di inoccupato. Per esempio, se il reddito, nel caso di lavoro dipendente, non supera gli 8.000 Euro annui, oppure se il reddito totale è inferiore a 4.800 Euro annui, nel caso di lavoro autonomo, sei considerato disoccupato.

Infine, il terzo caso è quello che considera i lavoratori che hanno prestato un servizio ma solo per un periodo limitato di tempo, come per esempio, se si è lavorato per otto mesi in un anno, mentre ne bastano quattro per i giovani fino a venticinque anni compiuti o se in possesso di diploma universitario di laurea, fino a ventinove anni compiuti, si è comunque ritenuti disoccupati.

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