John F. Kennedy Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 21 Dec 2021 13:04:59 +0000 it-IT hourly 1 L’invasione della Baia dei Porci a Cuba: riassunto https://cultura.biografieonline.it/baia-dei-porci-cuba/ https://cultura.biografieonline.it/baia-dei-porci-cuba/#comments Tue, 21 Dec 2021 12:01:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6854 L’invasione della Baia dei Porci, situata sull’isola di Cuba, avvenne il 17 aprile 1961. Tale invasione avvenne ad opera di 1.453 esuli cubani che avevano lo scopo di rovesciare il regime di Fidel Castro. La strategia prevedeva l’aiuto, ma non l’alleanza, del governo americano e la fusione degli esuli con i guerriglieri anticastristi presenti sull’isola al fine di creare un governo provvisorio che avrebbe dichiarato guerra a quello di Castro. A quel punto gli americani sarebbero intervenuti con tutte le loro forze.

Fidel Castro, Baia dei Porci: 16 aprile 1961
Fidel Castro tiene un discorso ai suoi militari, nel giorno che precede l’invasione della Baia dei Porci

Un fallimento durato due giorni

L’invasione della Baia dei Porci (in inglese Bay of Pigs) durò solo due giorni e si rivelò un fallimento per i ribelli, che vennero sconfitti e in parte catturati dalle truppe di Castro. Il piano era stato organizzato e approvato dall’amministrazione di Dwight D. Eisenhower, che nel marzo del 1960 aveva deciso di far cadere il governo di Cuba al cui vertice c’erano i rivoluzionari; questi, assieme a Fidel Castro e a Che Guevara, avevano sconfitto l’esercito del precedente dittatore dell’isola, Fulgencio Batista.

Quando John F. Kennedy si insediò alla Casa Bianca, nel gennaio del 1961, decise di procedere con il piano del predecessore, malgrado gran parte del suo staff, compreso lo storico John Schlesinger, che riportò quei giorni in un libro, fosse contrario. Furono le navi americane a gestire le operazioni di sbarco che si svolsero il 17 aprile del 1961.

Baia dei Porci: i fatti e i numeri

John Fitzgerald Kennedy
John Fitzgerald Kennedy

Durante le operazioni logistiche la situazione volse subito a favore dell’esercito cubano; due navi, piene di rifornimenti di apparecchiature per le comunicazioni, armi, cibo e acqua e carburante vennero affondate dall’aviazione di Castro. A questo punto i ribelli, che non avevano equipaggiamento né vettovaglie, si trovarono in una situazione senza struttura logistica all’interno della giungla; in questo luogo gli uomini di Castro erano abituati a muoversi senza difficoltà.

Il 18 aprile la situazione per gli esuli nella Baia dei Porci appariva drammatica e disastrosa. Pertanto fu ordinata la ritirata. Dei 1.453 combattenti, 1.189 furono catturati e 238 morirono durante le operazioni di cattura e guerriglia con l’esercito cubano. Solo 26 esuli furono salvati dagli americani e riportati negli Stati Uniti.

Fidel Castro
Fidel Castro

Le conseguenze di questo fallimento possono essere facilmente immaginate:

  1. in primo luogo ci fu il trionfo della politica estera cubana, che vide crescere l’appoggio dell’URSS e dei suoi Stati satelliti alle sue istanze;
  2. ci fu poi un’impennata della simpatia di altri Paesi, sia africani che europei, quest’ultimi non attraverso i propri governi, bensì attraverso i partiti politici di opposizione; questi elessero a veri e propri simboli della rivoluzione cubana le persone di Fidel Castro e Che Guevara.

Tutto questo accadeva mentre l’amministrazione Kennedy riceveva molte critiche soprattutto per quanto riguardava l’operazione logistica diretta dalla CIA.

Il presidente americano riuscì a gestire bene la crisi di immagine e ne uscì rafforzato. Nel frattempo silurò il direttore della CIA Allen Dulles e il suo vice Charles Cabell.

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Il funerale di Kennedy (foto famosa) https://cultura.biografieonline.it/il-funerale-di-kennedy-foto-famosa/ https://cultura.biografieonline.it/il-funerale-di-kennedy-foto-famosa/#comments Mon, 30 Oct 2017 19:48:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23528 È il 25 novembre 1963 quando il silenzio della città all’improvviso avvolge il feretro di John Fitzgerald Kennedy per l’ultimo saluto. È il giorno del funerale di Kennedy: tutti commemorano JFK. Presidenti, primi ministri e reali sono presenti per questa giornata di lutto nazionale. Ci sono la vedova Jacqueline Bouvier e i due piccoli figli del presidente Kennedy. Così il saluto militare del piccolo John Kennedy Jr. al passaggio della bara del padre diviene memorabile. Saluto ripreso dallo scatto di un fotografo. È un giorno terribile per la famiglia americana perché perde per sempre l’abbraccio di quell’uomo dai grandi gesti e significati, ma è anche il giorno del compleanno, il terzo, proprio quel giorno, del piccolo John.

JFK - Funerale di John Fitzgerald Kennedy - JFK Funeral - 1963 - Black White
La celebre foto in bianco e nero.

Nella foto in bianco e nero si vede il bambino alla sinistra della madre, mentre avvolto nel suo cappottino a doppio petto, alza la mano alla testa, per rivolgere il saluto militare al padre, attorno a lui ci sono le autorità, uomini in divisa che fanno altrettanto.

Funerale di Kennedy - JFK Funeral - 25 novembre 1963
Un’altra foto, a colori. Il funerale di Kennedy avvenne il 25 novembre 1963 a Washington, nella cattedrale di St. Matthew

Il primo presidente cattolico

Kennedy nasce a Brookline, Massachusetts, da una famiglia ricca di origini irlandesi. L’8 novembre 1960, nelle elezioni generali per la presidenza degli Stati Uniti d’America, Kennedy, all’età di 43 anni, diventa il primo presidente cattolico e anche il più giovane presidente eletto, battendo il suo concorrente Richard Nixon, vicepresidente dell’amministrazione uscente. Al centro di critiche severe c’è la sua politica estera. Ciò dopo il fallito tentativo di invasione alla Baia dei porci e a seguire la crisi dei missili di Cuba.

Al centro della foto compare anche il fratello del Presidente, Robert Kennedy
Al centro della foto compare anche il fratello del Presidente, Robert Kennedy. Anch’egli morirà assassinato solo cinque anni dopo.

L’assassinio di Kennedy

Sono in duecentomila, tra neri e bianchi, a marciare su Washington per rivendicare i diritti legislativi e soprattutto per appoggiare le decisioni del presidente Kennedy quel giorno. Le parole pronunciate dal presidente erano un invito al rispetto e alla tolleranza tra bianchi e neri. Così Kennedy decide di partire per Dallas. È il 22 novembre 1963. È il suo ultimo viaggio perché è qui, nella Dealey Plaza, a Dallas, mentre saluta la folla a bordo della sua limousine presidenziale, alle 12.30 ora locale, che trova la morte per mano dell’esecutore Lee Harvey Oswald. Questi dalla distanza gli spara con colpi di fucile, ferendolo mortalmente alla testa. Secondo i testimoni, gli spari furono tre. Oswald era un operaio, attivista ed ex militare.

Una morte misteriosa

Kennedy è un presidente molto discusso e anche molto amato, sia in vita sia dopo la sua morte terribile e misteriosa che lo trasforma in mito. È del 21 ottobre 2017, la notizia che il presidente americano Donald Trump declassificherà gli ultimi documenti riservati sull’omicidio Kennedy. Trump ha dichiarato alla stampa:

«Pur essendo soggetto a ricevere ulteriori informazioni consentirò, come presidente, la divulgazione dei documenti su JFK, a lungo bloccati e classificati»

Il 26 ottobre è stato il giorno in cui è scaduto il termine di 25 anni, fissato dal Congresso con legge del 1992, che porta la firma dell’allora presidente George H.W. Bush. Documenti questi custoditi negli Archivi nazionali, oltre tremila file creati negli anni Sessanta e Settanta. Alcuni, una decina, invece, risalgono agli anni Novanta e sarebbero stati scritti da agenzie governative, in particolare dalla CIA, proprio dopo l’uscita nelle sale cinematografiche del film di Oliver Stone, che ha contribuito ad alimentare le teorie del complotto sulla morte del trentacinquesimo presidente americano. Film che ha acceso il dibattito sull’abolizione del segreto di stato al dossier sull’omicidio di Dallas.

La pellicola su Kennedy

Il film è del 1991 ed è intitolato «JFK – Un caso ancora aperto». Narra dei fatti immediatamente precedenti all’assassinio del presidente americano e poi le successive indagini del procuratore di New Orleans, Jim Garrison, che contrastava la versione della tesi ufficiale della commissione Warren, istituita dopo l’assassinio di Dallas, secondo cui il solo responsabile ed esecutore dell’omicidio del presidente americano è stato Lee Harvey Oswald.

Kennedy e Lincoln, una storia di strane coincidenze

Le coincidenze tra Kennedy e il presidente Abraham Lincoln – ucciso nel 1865 – sono davvero tante. A partire dalle modalità dell’assassinio: entrambi uccisi da un colpo alla testa da dietro, di venerdì, entrambi seduti accanto alle rispettive mogli (illese dall’agguato), e tutti e due i presidenti erano in compagnia, oltre che delle rispettive mogli, di un’altra coppia, di cui l’uomo è stato ferito dall’esecutore.

Discorso di Gettysburg - Lincoln
Lincoln durante il celebre Discorso di Gettysburg

Tra le altre coincidenze: entrambi i presidenti si sono sposati all’età di 30 anni e le rispettive mogli avevano 24 anni. Entrambi sono diventati presidenti negli anni Sessanta. E poi: entrambi hanno perso una sorella prima delle elezioni. Entrambi con nomi composti da sette lettere.

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La crisi dei missili di Cuba https://cultura.biografieonline.it/crisi-dei-missili-di-cuba/ https://cultura.biografieonline.it/crisi-dei-missili-di-cuba/#comments Wed, 02 May 2012 13:44:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1770 La crisi dei missili di Cuba ebbe inizio il 15 ottobre del 1962 e si concluse il 27 ottobre dello stesso anno con la vittoria strategica degli USA che fu in realtà un abile e tesissimo combattimento diplomatico che portò gli Stati uniti d’America e l’URSS ad un passo dalla Terza Guerra Mondiale.

L’isola di Cuba dalla fine del 1959 era uno stato indipendente con un governo comunista, le sue relazioni con gli Stati Uniti d’America erano state azzerate a causa dell’esproprio dei beni americani che il governo di Fidel Castro aveva ordinato dopo la fuga del dittatore Batista. Il governo dell’Unione Sovietica, il cui Segretario del Comitato Centrale era Nikita Sergeevič Chruščëv, stabilì una nuova strategia missilistica: avvicinare i missili con testate nucleari alla costa della California in modo tale da avere una diretta minaccia contro gli americani.

I missili, infatti, partendo da Cuba potevano raggiungere Washington in circa 20 minuti e avevano un raggio di azione di gittata media di circa 1.600 km, e questo implicava che molte basi americane, disposte nella parte sud degli USA, potevano essere colpite senza quasi avere il tempo di organizzare una risposta efficace.

Il presidente americano Kennedy autorizza la quarantena navale su Cuba
Il presidente americano Kennedy autorizza la quarantena navale su Cuba

La scelta di posizionare i missili a Cuba, il cui governo aveva scelto anche a causa dell’embargo USA di mettersi sotto l’influenza sovietica, si rivelò fin da subito azzardato sia per la quantità di missili che i governi dell’URSS e di Cuba avevano deciso di posizionare (sembra si raggiunse il numero di 140 testate) sia per la palese provocazione che avrebbe indotto il governo americano ad un intervento immediato.

Probabilmente i sovietici volevano sperimentare la determinazione degli USA nel perseguire una strategia della tensione e rispondere alla strategia missilistica americana che l’esercito USA stava sviluppando in quei mesi con l’istallazione di missili Jupiter in Italia e in Turchia che prevedevano una gittata più lunga di quelli russi.

I cubani, invece, avevano un conto aperto con gli americani perché nell’aprile del 1961 avevano subito un attacco di terra da esuli cubani foraggiati, addestrati e sostenuti dalla CIA. Tale attacco, l’invasione della Baia dei Porci, durò tre giorni e finì con la sconfitta degli esuli e la vittoria dell’esercito castrista. Fu un errore dell’amministrazione Kennedy che si era insediata alla Casa Bianca il 20 gennaio del 1961 e che si era presentata con una posizione in politica estera pacifista e orientata verso il dialogo e l’equilibrio strategico.

La crisi dei missili di Cuba: i fatti

Fra luglio e agosto decine di navi sovietiche arrivarono a Cuba cariche di materiale militare sufficiente a costruire rampe e missili in numero elevato. Il controspionaggio USA avvertì subito la Casa Bianca del tipo di trasporto ma Kennedy d’accordo con il suo staff decise di mantenere una posizione non interventista. Fra la fine di agosto e gli inizi di settembre gli aerei spie U-2 americani fotografarono in più occasioni la posa in essere delle rampe e l’arrivo sull’isola di Cuba del materiale bellico.

In ottobre vi fu un’accelerazione nella posa di rampe e nella costruzione e attivazione dei missili. A questo punto Kennedy dovette decidere una contromossa diplomatica. Riunì il suo gabinetto e decise di informare il paese della situazione, nessun alleato era stato informato e conosceva la natura del discorso del presidente.

Kennedy il 22 ottobre del 1962 disse in televisione che il suo governo era a conoscenza di quello che stava avvenendo a Cuba e che se ci fosse stato un attacco diretto da parte dei cubani contro l’America la guerra si sarebbe estesa all’Unione Sovietica che riteneva direttamente responsabile di ciò che stava accadendo.

Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Il 25 ottobre 1962, nel pieno della crisi dei missili di Cuba, l’americano Adlai Stevenson durante una sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, incalzò il rappresentante sovietico, Valerian Zorin chiedendogli se il suo paese stesse installando missili a Cuba. Nel farlo pronunciò la celebre frase Don’t wait for the translation! (“non aspetti la traduzione!”), sollecitando una risposta immediata.

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Al rifiuto di Zorin di rispondere, Stevenson continuò dicendo che avrebbe aspettato una risposta fintanto che l’inferno fosse gelato (“I am prepared to wait for my answer until Hell freezes over”). Quando finalmente Zorin rispose negando, Stevenson con un colpo teatrale esibì prontamente le fotografie che dimostravano la presenza dei missili.

Il pericolo mondiale

A questo punto il mondo si svegliò sull’orlo di una guerra termo nucleare dalle conseguenze indefinibili. Il Presidente degli Stati Uniti decise inoltre di porre sotto quarantena l’isola per evitare altri sbarchi di materiale bellico.

Negli anni seguenti Fidel Castro dichiarò che i missili erano 140 e che chiese al leader sovietico di utilizzarli contro l’America. Chruščëv per fortuna non ascoltò il suggerimento del leader cubano ma mantenne una linea di dialogo e anche Kennedy non ascoltò il suo Stato maggiore che gli chiedeva di ordinare un’operazione militare per colpire le basi missilistiche cubane distruggendo tutti i missili.

I problemi

Sulla base del Diritto internazionale vi erano diversi problemi:

il governo cubano non stava svolgendo alcuna azione di minaccia, la sua scelta di istallare missili era legittima quanto la presenza dei missili americani puntati verso l’Unione Sovietica collocati in Italia e in Turchia.

La quarantena dell’isola era possibile nell’ambito delle acque internazionali ma diventava un atto di minaccia nei confronti del governo cubano anche se era svolta per proteggere il governo USA. E se la quarantena si fosse trasformata in un blocco navale allora l’azione da parte del governo americano poteva essere considerata un atto di rappresaglia contro Cuba.

Quest’ultima opzione però sembrò a Kennedy l’unica possibilità percorribile, al posto di un attacco militare contro Castro. La quarantena fu ufficializzata con il discorso di Kennedy in televisione il 22 ottobre. Il governo sovietico rispose immediatamente ammettendo la presenza dei missili ma considerandoli solo difensivi ed eccependo che il governo americano aveva diverse basi missilistiche collocate vicino al confine con gli stati satellite della Russia.

Il 25 ottobre ci fu una movimentata assemblea all’ONU in cui l’ambasciatore sovietico venne sbugiardato dall’ambasciatore USA che di fronte alla negazione del collega sulla presenza dei missili ne mostrò le foto. La tensione fra i due governi raggiunse l’apice e a questo punto Chruščëv propose a Kennedy un compromesso: il 26 ottobre offrì il ritiro dei missili in cambio dell’assicurazione che l’esercito americano non avrebbe invaso Cuba né la CIA avrebbe appoggiato un’ invasione organizzata da dissidenti o oppositori.

Il 27 ottobre, dopo l’abbattimento di un aereo U-2 che volava su Cuba, chiese anche lo smantellamento dei missili americani istallati in Turchia. Kennedy accettò ufficialmente la prima proposta e ufficiosamente la seconda. Il giorno dopo i missili iniziarono ad essere smantellati e il 20 novembre l’isola di Cuba venne liberata dalla quarantena.

Conclusioni

La crisi dei missili di Cuba che si concluse il 27 ottobre 1962 ebbe diverse interpretazioni. Sicuramente fu una vittoria di Kennedy che dimostrò la debolezza sovietica e l’intenzione a non volere arrivare ad una guerra atomica. Il presidente americano perse la considerazione di molti militari, anche del suo staff, che avrebbero voluto vedere risolta la situazione di Cuba in modo drastico anche perché c’erano forti sospetti, in seguito rivelatisi veri, che nell’isola ci fossero altri missili con testate nucleari. I sovietici ne vennero fuori male e Chruščëv non riuscì a raccogliere pienamente i vantaggi del suo compromesso che il PCUS vide più come un ritiro maldestro che come una vittoria tattica.

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