Joan Miró Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 07 Mar 2022 12:14:29 +0000 it-IT hourly 1 Il Carnevale di Arlecchino, quadro di Miró: storia e interpretazione https://cultura.biografieonline.it/miro-carnevale-di-arlecchino/ https://cultura.biografieonline.it/miro-carnevale-di-arlecchino/#comments Thu, 17 Feb 2022 09:32:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12740 Dopo il periodo impressionistico, Joan Mirò si dedica al Surrealismo. Una delle opere più rappresentative di questo periodo è Il Carnevale di Arlecchino. E’ un dipinto realizzato dal pittore e scultore spagnolo nel periodo che va dal 1924 al 1925.

Si tratta di un quadro con tecnica a olio su tela, eseguito nello studio Blomet a Parigi. E’ conservato attualmente nella Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, nello stato di New York (Stati Uniti d’America).

Carnevale di Arlecchino - Joan Miró - 1925
Il Carnevale di Arlecchino è un celebre quadro realizzato da Joan Miró tra il 1924 e il 1925

Il Carnevale di Arlecchino: breve storia e analisi del quadro

Nella sua opera sono evidenti le impronte surrealiste: il pittore, dopo la Prima Guerra Mondiale, aderì a questa corrente artistica.

Il dipinto venne realizzato prima che Breton scrisse il “Manifesto surrealista” e venne interpretato come un “chiarimento del subconscio umano”.

Venne definito uno dei capolavori del movimento surrealista; ciò perché esprime gli obiettivi e i traguardi di questo movimento culturale molto diffuso nella cultura del Novecento, che nasce come evoluzione del Dadaismo.

Joan Miró
Joan Miró

Nell’opera è evidente il gusto per la vivacità cromatica e il senso del fantastico di tradizione mediterranea. L’artista non rappresenta più, come nel precedente “La fattoria”, la realtà visibile, ma solo quella del suo inconscio. Joan Miró utilizza nella sua opera uno stile sempre più marcato: si distacca dalla pittura convenzionale e mette in atto la tecnica surrealista dell’automatismo psichico; il corpo viene messo a dura prova per permettere all’immaginazione di perdersi in visioni fantastiche e surreali.

In questo modo, Miró si propone di esprimere, con la sua pittura, il reale funzionamento del pensiero o comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.

Il carnevale rappresentato da Miró è definito come un momento di baldoria che nel calendario cristiano si conclude il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri.

Il Carnevale di Arlecchino: il quadro

Nel dipinto Carnevale di Arlecchino, possiamo ammirare:

  • un gatto,
  • un tavolo,
  • un pesce,
  • una scala.

E’ anche quasi un gioco cercarli e trovarli.

Dalla finestra, si intravede un triangolo nero che emerge; esso simboleggia con tutta probabilità la bellissima Tour Eiffel.

La celebre torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia
La celebre torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia

Nel quadro, si notano anche minuscole forme in un grande spazio vuoto:

  • note musicali,
  • oggetti fantastici,
  • piccole figure indecise tra l’essere umano e l’animale;
  • infine un cerchio verde trafitto da una freccia sottile, posto su di un tavolo; questo simboleggia probabilmente un mappamondo.

Tutti questi non sono altro che elementi della realtà che si trasformano, dando origine alla visione pittorica.

Il pittore nella sua opera tende a ricreare un ambiente surreale che però non si discosta dall’ambiente reale.

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Nel dipinto compare ancora una volta la scala a pioli, ricorrente nei suoi lavori. E’ evidente che la scala simboleggia la fuga dalla realtà e rappresenta un trampolino di lancio che parte dalla realtà e va oltre: è la fantasia, il surreale.

Gli animali sono quelli che Joan ha sempre rappresentato e amato: il gatto è quello che era sempre al suo fianco anche quando lui dipingeva; il triangolo fuori dalla finestra rappresenta la Tour Eiffel (il monumento più famoso di Parigi) e la sfera che simboleggia la Terra attraverso un mappamondo.

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Paesaggio catalano (Il cacciatore), di Joan Miró: storia e analisi del quadro https://cultura.biografieonline.it/paesaggio-catalano-cacciatore-miro/ https://cultura.biografieonline.it/paesaggio-catalano-cacciatore-miro/#comments Wed, 05 Feb 2020 19:03:08 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27844 E’ l’estate del 1923 quando Joan Miró inizia a dipingere Paesaggio catalano. Il quadro è conosciuto anche come Il cacciatore. Questo suo celebre quadro rappresenta una vista della fattoria dove abitava la sua famiglia, a Montroig, in Catalogna. L’opera è un olio su tela di centimetri 66 x 92,7. Il dipinto Paesaggio catalano (in inglese: Catalan Landscape – The Hunter) è un insieme fantasioso di forme umane, animali e vegetali che sono visibili all’occhio della mente. E’ un’opera che svela l’ampia immaginazione di Miró.

Paesaggio catalano (The Hunter, Il cacciatore), dipinto di Joan Miró
Paesaggio catalano (Il cacciatore). In lingua inglese: Catalan Landscape (The Hunter). Dipinto da Joan Miró nel periodo 1923-1924, oggi è conservato al MoMA di New York.

Paesaggio catalano: metafore e filosofia di Miró

L’artista di questo suo dipinto ha scritto:

“Sono riuscito a scappare nell’assoluto della natura”.

Dunque l’opera è una metafora poetica che rappresenta la concezione che Joan Miró ha della sua terra natale, sfuggendo – come ha detto lui stesso – alle “malefatte dell’umanità”, che non riusciva appunto a concepire.

L’artista catalano si è ispirato nella sua creazione a una miriade di fonti. Si vedano, ad esempio, i toni attenuati e contrastanti che si rifanno ai colori degli affreschi catalani; oppure la planarità del dipinto.

Si deve a Mirò la ricerca della pittura che trae origine da quella dell’arte preistorica. Tutti esempi che ci riportano all’arte paleocristiana, dove le ali degli angeli erano coperte da piccoli occhi. Mirò riesce nella sua arte a dare un’anima all’oggetto, dandogli un aspetto vivo e magico. Negli elementi è riflessa la convinzione che ogni oggetto possiede un’anima vivente.

Descrizione del quadro

Paesaggio catalano (Il cacciatore) appare come un’opera astratta. Serve tuttavia uno sguardo attento per vedere rivelarsi un paesaggio popolato da un ricco assortimento di figure umane e animali e forme naturali che insieme compongono un’iconografia della vita dell’artista.

Il cacciatore è la figura in piedi sul lato sinistro ed è il protagonista della scena. Egli ha un corpo stilizzato, con una testa rappresentata da un triangolo.

Una pipa sporge alla destra dei suoi baffi folti; il cuore del cacciatore galleggia vicino al suo petto. In una mano tiene un coniglio appena ucciso; nell’altra mano ha un’arma, ancora fumante per lo sparo che tolto la vita al povero animale.

La figura del cacciatore è un sostituto di Miró ed appare in molte altre sue opere.

La parola “sard”

Nell’angolo in basso a destra, in primo piano, l’autore dipinge la parola “sard”. Si tratta dell’abbreviazione di “Sardana“: è la danza nazionale della Catalogna.

Questa parola, che appare troncata, fa riferimento anche alle lettere frammentate e alle parole della poesia dadaista e surrealista, da cui Miró si sentiva influenzato.

Il messaggio politico

Il “Paesaggio catalano” di Joan Miró evoca la vita nella fattoria della sua famiglia a Montroig, in Catalogna. Questa regione della Spagna è politicamente autonoma e si trova vicino al confine tra Spagna e Francia. La Catalogna ha un suo parlamento, una sua lingua, e chiaramente storia, tradizioni e cultura. Il nazionalismo catalano di fatto è stato oggetto di dibattito per oltre un secolo.

L’opera ha degli elementi che le danno una connotazione politica. Le tre bandiere, per esempio, quella francese, catalana e spagnola fanno riferimento ai tentativi della Catalogna di decentrarsi, di allontanarsi dal governo centrale spagnolo.

E’ un modo, un escamotage che utilizza Mirò per affermare la sua fedeltà alla causa catalana, quando appunto nel 1923 Primo de Rivera istituì delle pesanti misure per vietare la lingua e la bandiera catalana, e reprimere in questo modo il separatismo catalano.

La presenza delle bandiere, oltre che diversi altri simboli analoghi, si trova anche in un’altra sua celebre opera: Campo arato, a cui abbiamo dedicato in precedenza un altro articolo.

Terra Arata Campo arato - Joan Miró
Terra Arata (Campo arato) – Joan Miró (1924)

Miró e il Surrealismo

Il periodo in cui dipinge “Paesaggio catalano” e “Campo arato” rappresenta nella storia dell’arte gli inizi di quello che poi segnerà il Surrealismo, il movimento d’avanguardia nato in Francia nel periodo tra le due guerre. Il termine indica il “superamento del realismo”.

Si tratta di Un movimento che tende nell’arte a rappresentare l’automatismo psichico e il mondo dell’inconscio: tutto è frutto di una visione interiore.

L’intento dell’artista è appunto quello di trasformare la realtà in un mondo di sogno. E a tal proposito Mirò diceva:

“Il surrealismo mi ha permesso di superare di gran lunga la ricerca plastica, mi ha guidato nel cuore della poesia, nel cuore della gioia: gioia di scoprire quel che faccio dopo averlo fatto, di sentire che il senso e il titolo del quadro si gonfiano dentro di me a mano a mano che lo dipingo.”

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Terra arata (o Campo arato), quadro famoso di Joan Miró https://cultura.biografieonline.it/terra-arata-quadro-miro/ https://cultura.biografieonline.it/terra-arata-quadro-miro/#comments Fri, 19 Apr 2019 08:27:45 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26195 Il Surrealismo, termine che significa “superamento del realismo”, è un movimento d’avanguardia che prende le mosse in Francia nel periodo delle due guerre. Joan Miró aderisce al surrealismo in modo del tutto personale. Il quadro che analizziamo qui si intitola “Terra arata” (o Il campo arato, in inglese: The Tilled Field).

Terra Arata Campo arato - Joan Miró
Terra Arata (o Campo arato – The Tilled Field) – Celebre quadro di Joan Miró

Realizzato nel 1924, è un olio su tela; misura 66×92,7 centimetri ed è custodito presso il Guggenheim Museum di New York. E’ un’opera piena di forme e segni, di esseri fantastici. E’ questo l’intento che Miró si prefigge: trasformare la realtà in un mondo di sogno.

Terra Arata: analisi del quadro

Nell’opera “Terra Arata” Miró sul piano dipinto, posto sul lato destro, raffigura la sagoma del bovino e di ominidi, che sono tratti da figure rupestri. Questi elementi potrebbero riportare alla mente ricordi di pittura fiamminga con parti di animali.

Altri personaggi ancora, ritratti dall’artista in questa tela, ricordano invece le espressioni artistiche dei bambini o di primitivi.

Nel dipinto alcune forme sono molto semplificate: è il caso, per esempio, dell’essere al centro, in basso, con la bocca spalancata di profilo e l’occhio frontale, con una testa a forma di triangolo appuntita.

Terra Arata Tilled Field Joan Miro dettaglio detail
Terra Arata (Tilled Field): dettaglio

Le figure di sinistra sono poco identificabili: sembrano raffigurare pali e tralicci o segnali stradali.

Poi, come avviene nella realtà, c’è la linea orizzontale che presuppone la creazione di un piano naturale su cui poggiano questi esseri fantastici. Sul lato sinistro, in basso, un tracciato ondulante ricorda l’aratura di un campo.

L’abitazione fantastica nasce al centro dell’opera dell’artista. A sinistra della tela, nel cielo, si può osservare un sole tondo, un volo di uccellini e ancora – spostandosi verso il centro – una nuvola.

A destra domina invece un grande albero che è rappresentato con la chioma sostituita da artigli neri e con un occhio posto al centro. Davanti, in basso, ci sono una serie di animali sul suolo.

Miró e la sua ispirazione

Joan Miró per la sua arte attinge dalla quotidianità della terra catalana: dal rumore dei cavalli in campagna alle ruote di legno dei carri che cigolano lungo il tragitto. E ancora: il suono dei passi, i grilli, sono tutte fonti di ispirazione del pittore surrealista.

I colori usati da Miró

Questo quadro mostra tinte molto calde. Il cielo è dipinto con un giallo oro intenso. Mentre gli alberi e la terra sono ocra e marroni, che tendono all’arancio. Il cavallo, in centro, e le altre forme di animali sono dipinte usando il bianco.

Lo spettacolo del cielo mi sconvolge. Mi sconvolge vedere, in un cielo immenso, la falce della luna o il sole. Nei miei quadri, del resto, vi sono minuscole forme in grandi spazi vuoti.”

Nei dipinti dell’artista di Barcellona c’è sempre traccia della realtà, anche se tende a trasformarsi in una pittura astratta dalle forme fantastiche che si mescolano tra loro. Da qui si notano sulle tele una mano, la luna, il sole, un occhio. Oltre a “Terra Arata” abbiamo analizzato anche un altro quadro di Miró sul tema rurale: La Fattoria.

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La Fattoria, quadro famoso di Joan Miró: storia e descrizione https://cultura.biografieonline.it/la-fattoria-miro/ https://cultura.biografieonline.it/la-fattoria-miro/#comments Thu, 28 Jun 2018 08:45:03 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24984 Gli animali, gli attrezzi da lavoro, le piante… sono tutti elementi di realismo dettagliato. Accompagnato dalla tendenza a semplificare, questi dettagli in forme geometriche si ritrovano nel dipinto La Fattoria realizzato da Joan Miró, custodito negli Stati Uniti alla National Gallery of Art di Washington D.C. Ma prima di essere donato al museo questo celebre quadro era di proprietà dello scrittore e giornalista Ernest Hemingway. Opera lasciata poi in eredità dallo scrittore alla sua quarta moglie Mary Welsh Hemingway, e in seguito donata negli anni Ottanta al museo di Washington D.C.

La Fattoria - The Farm - Joan Miró
La Fattoria è un olio su tela di centimetri 123,8 x 141,3, realizzato dall’artista Joan Miró tra il 1921 e il 1922

Storia del quadro

Il dipinto La Fattoria di Miró, è ispirato dal legame dell’artista alla sua terra: la Catalogna. Qui ogni estate si recava nella fattoria della sua famiglia nel villaggio di Montroig. Da questo luogo, nel 1921, arrivò la decisione di farne un dipinto, una delle opere chiave della carriera dell’artista spagnolo.

Fu proprio l’anno 1920 quando Miró si trasferì da Barcellona a Parigi, con lo scopo di partecipare all’avanguardia artistica che stava prendendo posto nella capitale francese. L’avanguardia cubista che si stava diffondendo in quegli anni e che rappresentava una vera rivoluzione dell’arte. Si trattava di un modo molto diverso di rappresentare la realtà.

La Fattoria di Miró: descrizione dell’opera

Ogni elemento del quadro è separato, descritto in modo attento e preciso. Tutto è su uno spazio, definito da un piano terra inclinato verso l’alto. Anche le forme sono inclinate nello stesso modo e sono rappresentate in maniera parallela all’immagine. Si può definire uno stile quasi naïf che ricorda lo stile e il modo in cui disegnano i bambini. È però verso la metà degli anni Venti che Mirò decise di abbandonare questo stile per affermarne uno surrealista più astratto. Ciò non toglie che gli elementi della fattoria vennero rappresentati nelle sue opere successive.

La svolta artistica si ebbe con opere che univano la pittura alla scultura, creando una sorta di collage tridimensionale, come trattato in un precedente articolo dal titolo “Miró e il surrealismo”. L’artista si lasciò ispirare dalla natura e dalla musica e si dedicò non solo alla pittura ma anche alla poesia in stile surrealista. Tanto che nelle sue opere apparirono anche le parole.

La Fattoria - The Farm - Joan Miró - dettaglio
Un dettaglio del quadro

Ma torniamo alla descrizione del quadro La Fattoria. Sulla tela è rappresentato il cielo come una tavola blu. Non ci sono nuvole, né altre perturbazioni atmosferiche. La luce è evidenziata dalla luna. C’è una contadina di spalle intenta a lavorare in un lavatoio. Poi, la pecora posta sul podio assume sembianze monumentali.

«Più del quadro in sé conta quel che esso emana e diffonde. Se viene distrutto non importa. L’arte può anche morire, ma quel che conta è che abbia sparso semi sulla terra» (Joan Mirò)

Vi è anche un albero che salta fuori da un vaso conico rovesciato al centro di un cerchio dipinto di nero. C’è inoltre la rappresentazione metafisica del terreno, con disegni geometrici. Il dipinto, con i suoi colori molto intensi e l’affollarsi degli oggetti rappresentati che attingono dalla vita dei campi, trasmette l’incanto della fiaba. Contemporaneamente dona allo spettatore felicità espressiva e serenità. E’ una rappresentazione dettata dal ricordo più che una riproduzione della fattoria colta dal vero. Questo famoso quadro di Joan Miró è un’opera capace di incantare gli adulti e anche i bambini.

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Miró e il surrealismo https://cultura.biografieonline.it/miro-e-il-surrealismo/ https://cultura.biografieonline.it/miro-e-il-surrealismo/#comments Thu, 08 Feb 2018 17:03:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24018 Il Surrealismo è un movimento d’avanguardia che nasce in Francia nel periodo tra le due guerre. Il termine significa “superamento del realismo”. L’intento infatti degli artisti è quello di contrastare il razionalismo e il naturalismo dell’arte borghese, elaborando invece un nuovo linguaggio capace di penetrare nelle regioni dell’inconscio, offrendo una visione dell’io più autentica e profonda. Così in arte il surrealismo elabora forme corrispondenti all’automatismo psichico e al mondo dell’inconscio, dalle forme realistiche o forme fantastiche, frutto proprio di una visione interiore. È questo l’intento che si prefigge Joan Miró, che trasforma la realtà in un mondo di sogno.

Joan Miró
Joan Miró

Miró e il surrealismo

Il pittore, grafico, scultore catalano è molto legato alla sua terra, alla vita dei contadini, ai loro oggetti di uso quotidiano, all’arte popolare. E ancora: alle luci e ai colori del Mediterraneo, che rappresentano alcune delle sue fonti di ispirazione. Poi, i soggiorni a Parigi e la frequentazione di Picasso, così come degli esponenti del dadaismo e del surrealismo hanno delineato il suo stile, nonché le sue scelte artistiche. Il periodo surrealista di Miró è generalmente indicato negli anni compresi tra il 1924 e il 1930.

Joan Mirò e la poesia della sua terra

Miró attinge dalla quotidianità della terra catalana: il rumore dei cavalli in campagna, le ruote di legno dei carri che cigolano lungo il tragitto, il suono dei passi, i grilli sono tutte fonti di ispirazione del pittore surrealista. L’artista a Parigi, incoraggiato da Pablo Picasso, inizia a lavorare. Così si avvicina al circolo degli artisti e dei poeti dadaisti, ammirato dalla mancanza di regole e dai preconcetti nell’arte. Ma l’artista, nato a Barcellona nel 1893, lavora su una strada autonoma, fuori dagli schemi e dai condizionamenti, libero dalle richieste dei mercanti d’arte.

È dall’incontro con i surrealisti di cui apprezza l’importanza del “gioco arbitrario dei pensieri” e del sogno, che partendo dalla realtà si arriva ad associazioni di immagini che hanno un significato più profondo, proprio come ben rappresenta nella sua opera “Il Carnevale di Arlecchino”, realizzata tra il 1924 e il 1925. La sua è un’arte concettuale che si semplifica nelle forme. Segue un ordine che medita a lungo, da qui compaiono sulla tela segni e simboli, sostenendo che:

Se anche una sola forma è fuori posto, la circolazione si interrompe; l’equilibrio è spezzato.

Miró e il surrealismo: Carnevale di Arlecchino - Joan Miró - 1925
Miró e il surrealismo: il Carnevale di Arlecchino è uno dei suoi quadri più celebri, realizzato tra il 1924 e il 1925.

Le forme fantastiche di Mirò

Nei suoi dipinti resta sempre una traccia del reale, seppure tenda a diventare una pittura astratta dalle variopinte forme fantastiche accostate tra loro. Così compare un occhio, una mano o la luna. Alcune pitture di Miró lasciano pensare a cieli stellati. Mirò si ispira alla natura e non solo: anche alla musica. È nel 1936 che lascia la Spagna e si ritira a Parigi, durante la devastante guerra spagnola. Qui, a Parigi, inizia a comporre poesie di stile surrealista, rifacendosi agli stessi meccanismi adottati per la pittura.

Non è difficile vedere comparire nelle sue opere le parole, che rappresentano la loro chiave di lettura. In più, le sue opere sono influenzate dall’arte orientale, cioè dai lavori calligrafici giapponesi. Un aspetto curioso di Joan Mirò è quello che riguarda la sua abitudine di lavorare in contemporanea su più dipinti.

Sole rosso - Le soleil rouge - 1967 - Joan Miro
Sole rosso (Le soleil rouge) • Joan Miró, 1967

La tecnica: dall’olio su tela al collage

L’artista dipinge a olio su tela e non si limita a questo: utilizza infatti anche il collage, certe volte il supporto su cui dipinge sono rozze tele di juta. Negli anni che seguono la Seconda guerra mondiale inizia con entusiasmo a usare altre tecniche: la ceramica, la scultura e l’acquaforte.

Comprendere l’arte di Mirò e amarlo

La sua leggerezza, l’allegro colore che utilizza, avendo tuttavia un debole per il nero, fanno di lui uno degli autori del Novecento più apprezzato e amato dal pubblico e uno degli artisti più rappresentativi del surrealismo. Quello nei confronti di Miró e il surrealismo, non è amore a prima vista, bisogna entrare nella sua arte, che sfocia in un vero astrattismo lirico, che regala svariate chiavi di lettura. La sua arte è spregiudicata libertà espressiva.

La svolta artistica

Una svolta artistica della sua arte si ha all’inizio degli anni Venti del Novecento. In questo periodo decide di dar vita ad opere che uniscono pittura e scultura realizzando una sorta di collage tridimensionale. In pratica l’artista recupera degli oggetti in modo casuale, quelli che trova, e li trasforma in soggetti per i suoi lavori. Così si esprime Mirò:

Le forme germogliano e mutano, si interscambiano e così creano la realtà di un universo di segni e simboli.

Infine, sperimenta anche l’uso della trementina, che utilizza, dopo aver pulito i pennelli, gettandola sulla tela vergine dando vita ad una sorta di reticolato di sfondo.

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Donne e uccelli nella notte (quadro di Joan Miró) https://cultura.biografieonline.it/miro-donne-e-uccelli-nella-notte/ https://cultura.biografieonline.it/miro-donne-e-uccelli-nella-notte/#respond Mon, 12 Jan 2015 13:32:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12747 Tra le opere dell’artista spagnolo Joan Miró, troviamo “Donne e uccelli nella notte”. Ancora una volta la pittura di Mirò è influenzata dalla corrente surrealista, entrando in contatto con i gruppi surrealisti che si raccoglievano intorno a Breton, Aragon, Eluard, Prévert e Péret. L’arte non è una rappresentazione ma una comunicazione dell’uomo con il mondo. L’arte rappresenta l’unica espressione dell’uomo poiché essa non è soggetta alla censura della ragione: era questo uno dei motti portanti della corrente.

Donne e uccelli nella notte - Joan Miró - 1971-1975
Donne e uccelli nella notte è un’opera di Joan Miró, realizzata tra il 1971 e il 1975

Donne e uccelli nella notte: analisi del quadro

Anche nel quadro “Donne e uccelli nella notte” si nota questa dimensione surrealistica che dà grande importanza al mondo dei sogni e dell’inconscio. Sul piano tecnico, Mirò si pone in antitesi con il razionalismo architettonico e con lo sviluppo del disegno industriale. Il pittore tende ad esaltare il mito della donna, di Madre Natura e dell’uccello che viene visto come figura predominante che spicca e che simboleggia l’ascesa alla dimensione del mistero. Mirò utilizza in questo quadro colori intensi e vivaci, spesso la donna viene rappresentata come se fosse in realtà stuprata da un uccello, le tracce di nero evidenziano la violenza della pittura di Mirò, che simboleggia in questo caso il ciclo vitale e della natura.

Donne e uccelli al levar del sole - Joan Miró - 1946
Donne e uccelli al levar del sole (Joan Miró, 1946)

Il dipinto è caratterizzato essenzialmente da macchie e tracce di colore, da fondi intensi e da tonalità cromatiche vivaci. “Donne e uccelli nella notte” a differenza della precedente opera (“Donne e uccelli al levar del sole” del 1946) si differenzia per gli spruzzi di colore più intensi e il tratto non lineare, dall’accentuarsi dell’esasperazione delle linee e per le figure decisamente più deformate.

Mirò, partendo dal figurativo, semplifica le forme fino a renderle dei semplici segni. I segni diventano quindi simboli potenti di cui l’umanità s’è nutrita per decine di migliaia di anni e simboleggiano il nostro inconscio collettivo. Per questo sono evocativi e suscitano emozioni. L’intensità drammatica è enfatizzata dall’utilizzo di colori forti e dalla brutalità delle pennellate nere. Mirò predilige in questo quadro, come nei precedenti, i temi legati alla femminilità e alla sessualità rievocando la potenza misteriosa della natura in continuo cambiamento e la palpitazione oscura della notte che ci coglie impreparati.

Il pittore tende ad avere una visione poeticamente semplificata e fiabesca della realtà, rivalutando completamente il mondo interiore dell’uomo. Lo stesso pittore Matisse elogia Mirò per questa sua produzione, letteralmente affascinato dall’equilibrio compositivo e dalla capacità di pesare i colori in modo impeccabile. Nel dipinto, in oggetto, si evince come la sua arte sia intrisa di una meravigliosa assurdità. In questo quadro, utilizza spesso i colori primari e secondari così come le forme trasmettendo un gusto energico e vivace per la vita.

In assoluto Mirò dipinge, anche in quest’opera, con un’esuberanza infantile ma anche enfatizzando quella gioiosa ribellione che adotta come stile pittorico e che utilizza contro i metodi di “verniciatura” convenzionali.

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Il Sole rosso (Le Soleil rouge): quadro di Joan Mirò https://cultura.biografieonline.it/miro-sole-rosso-soleil-rouge/ https://cultura.biografieonline.it/miro-sole-rosso-soleil-rouge/#comments Sun, 11 Jan 2015 20:41:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12744 Tra le opere del pittore e scultore Joan Mirò, troviamo “Il Sole Rosso (Le Soleil rouge)“, realizzato nel 1967. Joan Mirò, in questo periodo, realizza opere sempre più astratte caratterizzate da tratti e linee di colori crudi e piatti che hanno lasciato senza dubbio un segno artistico indelebile nel panorama della pittura internazionale.

Sole rosso - Le soleil rouge - 1967 - Joan Miró
Sole rosso – Le soleil rouge – 1967 – Joan Miró

Analisi del quadro

Il pittore utilizza colori di forte impatto. Le tonalità cromatiche spaziano dal rosso, al blu, al giallo arrivando al nero. L’artista si avvicina con la sua tecnica in modo particolare al mondo della fantasia che ispira da sempre i più piccini. In quest’opera, come nelle altre, è chiaramente evidente il gusto per la vivacità cromatica e il senso del fantastico della tradizione mediterranea. La cromia è intensa, i colori sono brillanti, i segni quasi infantili stanno a simboleggiare la spensieratezza grazie alla semplicità della tecnica artistica pittorica.

Il Sole rosso (Le Soleil rouge): il quadro

Nel dipinto, sullo sfondo appare il Sole che viene visto come un enorme palla di fuoco raffigurato usando la sua tecnica surrealista, dipingendo le cose così come le vedeva la sua immaginazione. Mirò si ispira alle tematiche principali del Surrealismo: amore inteso come fulcro della vita, sogno e follia che sono considerati i mezzi per superare la razionalità e liberazione dell’individuo dalle convenzioni sociali. L’artista non rappresenta la realtà vera e propria ma come sempre quella del suo inconscio. Nel suo quadro sono predominanti gli elementi surreali che danno accesso a ciò che sta oltre il visibile. Il pittore dipinge immagini nitide e reali ma accostandole tra di loro senza alcun nesso logico.

Joan Mirò vive nel suo allucinato mondo parallelo popolato di forme geometriche colorate sospese, ricercando l’interiorità delle cose con crescente astrazione. Nel quadro viene da una parte messa in evidenza la razionalità cosciente, e dall’altra parte la liberazione delle potenzialità immaginative dell’inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo “oltre” la realtà (sur-realtà) in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo.

Un particolare interessante è costituito dal colore del Sole, che presenta un grado di luminosità molto intenso e che conferisce un carattere fantastico e soprannaturale all’aspetto dell’astro, facendo sì che esso spicchi in modo molto più accentuato sullo sfondo di quanto avrebbe consentito una resa definita più realistica. Il cielo passa in secondo piano e lo troviamo al di sotto del Sole. Tutto attorno è caratterizzato da una serie di immagini: puntini, asterischi, cerchiolini, palline che stabiliscono tra loro rapporti molto semplici e avventurosi.

Nel dipinto, l’artista ci racconta la giornata del Sole rosso, da quando nasce a quando tramonta, di una luna gelosa, dell’uccellino tutto giallo, di una stella blu innamorata e di un bambino che tenta di scalare un filo lunghissimo di aquiloni. L’importante per Mirò è non smettere di sognare mai, con la sua fantastica o fantasmatica proiezione del “sogno” e del pensiero subcosciente in una visionaria pseudo-realtà.

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Risveglio all’alba (Costellazioni), famoso dipinto di Joan Miró https://cultura.biografieonline.it/risveglio-alba-costellazioni-miro/ https://cultura.biografieonline.it/risveglio-alba-costellazioni-miro/#respond Sat, 08 Dec 2012 15:13:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5177 Risveglio all’alba è un quadro di Joan Miró, parte della serie Le Costellazioni. Si tratta di una tempera su carta che misura 46×38 cm e appartiene ad un collezionista privato di New York. Il dipinto è la seconda opera de Le  Costellazioni in cui il linguaggio artistico di Miró è profondamente influenzato dalla musica. E’ stato realizzato nel 1941, due anni dopo la fine della Guerra Civile spagnola che aveva sconvolto l’animo quieto dell’artista catalano.

Joan Miró, Costellazioni: Risveglio all'alba (1941)
Costellazioni: Risveglio all’alba (1941), di Joan Miró

La sua struttura è stata dipinta e disegnata su una superficie ruvida, la quale dopo essere stata trattata, ha subìto una raschiatura che ha permesso all’acquerello di aderire in modo irregolare.

Le figure assumono forme strane, non solo per il disegno ma anche per come è stata lavorata la carta. Le linee si connettono fra loro come in una danza. I disegni e i colori si rimandano l’uno con l’altro e ognuno di loro ha una collocazione precisa, sviluppata nel tempo di realizzazione del quadro.

Per questo motivo quando si osserva Risveglio all’ alba, dopo un’iniziale sensazione di confusione, appare sempre più evidente l’architettura del quadro, la sua precisione maniacale e il suo movimento. Miró ha raggiunto in questo, come in molti altri quadri di quest’epoca e in altri che seguiranno negli anni successivi, l’equilibrio fra la sua arte e il suo spirito.

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La Scala della fuga, di Joan Miró https://cultura.biografieonline.it/scala-della-fuga-evasione-miro/ https://cultura.biografieonline.it/scala-della-fuga-evasione-miro/#comments Fri, 07 Dec 2012 17:38:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5159 La Scala della fuga (chiamata anche Scala dell’evasione) è uno dei quadri della serie delle Costellazioni. E’ stato dipinto da Joan Miró nel 1940; la tecnica utilizzata è la tempera su carta e il dipinto  misura 38×46 cm. Attualmente fa parte di una collezione privata e si trova a New York.

Joan Mirò Scala della fuga (o Scala dell'evasione), Serie: Costellazioni
Joan Mirò: Scala della fuga (o Scala dell’evasione, 1940) – Serie: Costellazioni

Storia del quadro

Dopo la fine della Guerra Civile Spagnola, Miró visse un momento di straordinaria creatività. La guerra lo aveva sconvolto profondamente, lasciandolo in uno stato d’animo di prostrazione e sconforto. Tuttavia proprio questa esperienza trasformò il suo linguaggio figurativo, rendendolo poetico e musicale. Il pittore sviluppò un dialogo con il cielo e con la musica e realizzò una serie di opere che gli permisero di viaggiare in un mondo armonioso in cui la tecnica pittorica era il mezzo per rappresentare la sua meravigliosa fuga dalla realtà.

Il pittore catalano dichiarò in seguito: “Sentivo un profondo desiderio di evasione. Mi richiudevo liberamente in me stesso. La notte, la musica e le stelle cominciarono ad avere una parte sempre più importante nei miei quadri”.

La Scala della fuga: analisi del dipinto

I segni posti sulla tela seguono un percorso musicale, la loro armonia è in proporzione con lo spazio del quadro e in qualche modo sembrano tenersi fra loro. E’ da notare la potenziale infinità dei segni che si richiamano sia per i colori che per le linee, sviluppando un dialogo fra loro che potrebbe proseguire con altri segni e colori anche fuori dal quadro stesso. Tutto è in equilibrio proprio come il cielo stellato. I quattro punti di riferimento di questo quadro sembrano essere pazienza e dinamismo, creatività vulcanica e introspezione.

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Natura morta del sabatot. Quadro fondamentale di Joan Miró https://cultura.biografieonline.it/miro-natura-morta-con-scarpa-vecchia/ https://cultura.biografieonline.it/miro-natura-morta-con-scarpa-vecchia/#respond Sat, 01 Dec 2012 06:56:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5105 Natura morta del sabatot (o con scarpa vecchia) è uno dei quadri più importanti di Joan Miró. Segnò un punto di svolta nella sua produzione artistica e nel suo modo di intendere l’arte e di conseguenza la vita. Si tratta di un olio su tela di 81,3 x 116,8 cm, attualmente esposto al Museum of Modern Art di New York. Il quadro fu dipinto a Parigi nel 1937, dopo che Mirò decise di rimanere in Francia perché la Guerra Civile Spagnola gli impediva di rientrare a Barcellona, sua città natale.

Natura morta con scarpa vecchia (1937)
Joan Mirò: Natura morta del sabatot  (1937)

La permanenza a Parigi lo costrinse ad interrompere la produzione di opere che in quel periodo lo vedevano più impegnato e di ripensare al suo lavoro. La situazione politica spagnola, infatti, lo aveva gettato in un forte sconforto emotivo e decise pertanto di dedicarsi per cinque mesi a questa natura morta. Il risultato fu straordinario e sicuramente delineò una divisione marcata fra i suoi lavori precedenti e quelli successivi.

I colori sono acidi, accesi e in contrasto fra loro. Gli elementi utilizzati come modelli appartengono alla realtà, anche se in una prima visione sono difficili da inquadrare  e capire: una bottiglia incartata, una mela e un pezzo di pane con una forchetta infilata sulla sua sommità. Gli oggetti riempiono il quadro in una visione ampia e imponente.

Joan Miró
Joan Miró

Sembra quasi una realizzazione che richiama la confusione, l’odio, la rabbia e l’impotenza che derivano dai fatti bellici che non avrebbero solo coinvolto la Spagna in una guerra distruttiva ma che avrebbero portato anche alla Seconda guerra mondiale. Gli oggetti sono evidenziati da colori caldi che li circondano ed entrano in contrasto con i colori più foschi e scuri dello sfondo.

La luce e l’ombra in continuo contrasto, mentre gli oggetti assumono una dimensione catastrofica, questo è l’elemento preponderante del quadro perché da questo momento in poi Mirò avrebbe potuto continuare su questa strada, impostando il suo lavoro in un ripiegamento verso il tragico, mentre in seguito decise di andare in un’altra direzione. Cambiò percorso, entrò in un altro mondo e ripartì da Le costellazione, una serie di quadri meravigliosi, che lo portarono ad un livello artistico più alto.

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