Italo Calvino Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 16 Sep 2023 13:56:35 +0000 it-IT hourly 1 Marcovaldo: riassunto e analisi del libro di Calvino https://cultura.biografieonline.it/riassunto-marcovaldo/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-marcovaldo/#comments Sat, 16 Sep 2023 13:12:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9364 Tra le pubblicazioni di maggiore spicco dello scrittore Italo Calvino, troviamo “Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città”, una raccolta di 20 novelle, pubblicata per la prima volta nel novembre del 1963, in una collana di libri per ragazzi dell’editore Einaudi.

Le 20 novelle e il legame con Torino

Le venti novelle che compongono l’opera di Italo Calvino si presentano come delle vere e proprie favole contemporanee, con uno stile ed un tono che richiamano le narrazioni orali tradizionali.

Marcovaldo, di Italo Calvino riassunto
Marcovaldo: un’immagine relativa a una copertina del libro e una foto dell’autore, Italo Calvino

Le novelle sono ambientate in una grande città imprecisata. Probabilmente Italo Calvino fa riferimento a Torino, una delle città protagoniste del boom economico degli anni Sessanta, dove Calvino ha lavorato e vissuto per molti anni.

“Le montagne ed i grandi corsi, il fiume, le colline prossime alla città”, sono tutti elementi caratteristici del capoluogo piemontese che compaiono nei racconti.

Torino diventa lo specchio di mescolanza di quotidianità mediocre mista ad invenzione creativa che per l’autore è il modello di città.

Marcovaldo: il protagonista

Attraverso le vicende del protagonista Marcovaldo, Italo Calvino si sofferma sulla minuziosa descrizione della città industrializzata italiana moderna, tutta fumo e ciminiere, figlia del miracolo cosiddetto economico, mentre il protagonista vuole evadere dalla routine asfissiante, alla continua ricerca di aria pulita e del mondo della natura. Nell’arco di venti novelle, si susseguono situazioni descritte in modo semplice e piacevole, il tempo è scandito dal passaggio delle varie stagioni dell’anno.

Il sottotitolo “Le stagioni in città”, difatti, si riferisce alla struttura dei racconti, associati ognuno ad una delle quattro stagioni dell’anno.

Il protagonista principale delle novelle è un manovale con problemi economici che lavora in una grande città industriale, presso la ditta Sbav che è il prototipo dell’azienda che sfrutta i suoi lavoratori e al tempo stesso il simbolo di una società dei consumi che non appartiene al protagonista.

Marcovaldo è un uomo sensibile, ingenuo, creativo, un po’ buffo e malinconico interessato all’ambiente.

La prospettiva della narrazione oscilla così tra picchi di realismo e di comicità.

Le avventure del protagonista ci mostrano come la società delle città moderne possa arrivare ad influenzare le persone ed il loro rapporto con la natura.

Italo Calvino nelle sue opere mette in evidenza la vita caotica della città, l’industrializzazione crescente e la povertà delle fasce più basse della popolazione, la difficoltà dei rapporti umani ed interpersonali in un’urbanizzazione senza razionalità ed ordine.

Marcovaldo in televisione

Il capolavoro di Italo Calvino, “Marcovaldo”, è stato adattato per il piccolo schermo, nel 1970, dalla Rai per la regia di Giuseppe Bennati. Nelle puntate che sono andate successivamente in onda sul secondo canale, il protagonista principale delle novelle, Marcovaldo, è stato interpretato da Nanni Loy.

Nel cast vi sono figure di spicco come: Arnoldo Foà, Didi Perego, Daniela Goggi.

La colonna sonora era a cura di Sergio Liberovici.

La sigla del teleromanzo è stata intonata da Nino Ferrer e Silvana Aliotta.

Riassunto del libro

Il libro si apre con le avventure/disavventure del protagonista Marcovaldo, un manovale che vive in un mondo spesso ostile ed indifferente, tanto che molto spesso lui si perde e si smarrisce nella città stessa, alla continua ricerca dell’illusione di trovare un piccolo paradiso terrestre in un contesto urbano che lo porta molto spesso a conseguenze perlopiù tragicomiche.

Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre. (INCIPIT)

Le prime 5 novelle

Nella prima novella “Funghi in città”, ambientata in primavera, il protagonista trova in una piccola aiuola della città dei funghi e decide di farli assaggiare ai suoi famigliari, senza farsi notare dallo spazzino Amadigi, che potrebbe sottrargli quel “tesoro”. Il protagonista rimane con un palmo di naso quando scopre che altri hanno avuto la medesima idea di raccogliere quei funghi e che la raccolta dei funghi non commestibili porta ad un ricovero collettivo in ospedale per intossicazione.

Nella seconda novella “La villeggiatura in panchina“, ambientata in estate, vediamo il protagonista stufo di vivere nella sua invivibile dimora cittadina che decide di trascorrere la notte su una panchina, pensando di trovare pace, riposo e frescura ma non mette in conto i rumori della notte, la scomodità della panchina ed una coppia che litiga a poca distanza da lui e la sua pseudo villeggiatura risulta solo stressante.

Le vicende si spostano poi in autunno e, nella terza novella, “Il piccione comunale”, Marcovaldo è alle prese nella cattura di una beccaccia, con vani risultati. Intrappola alla fine solo un piccione comunale e i panni della sua povera coinquilina.

Nella quarta novella “La città smarrita nella neve”, il protagonista è sotterrato da un carico di neve e, arrabbiato dell’accaduto, cercherà di far sparire tutta la neve dal cortile del palazzo.

Nella quinta novella “La cura delle vespe”, Marcovaldo scopre che per curare i suoi reumatismi può utilizzare il veleno delle api. I suoi figli improvvisano quindi una caccia alle api ma quando il figlio Michelino commette un’imprudenza, tutti finiscono all’ospedale per le punture degli insetti.

Altre novelle

In “Un sabato di sole, sabbia e sonno”, il dottore della mutua gli consiglia di combattere i reumatismi con la pratica delle sabbiature. Marcovaldo quindi si fa ricoprire di sabbia su una barca, che però precipita di lì a poco, dopo una rapida, su un gruppo di bagnanti.

Nella novella successiva “La pietanziera”, Marcovaldo scambia la sua pietanziera del pranzo con un bambino. Cambia le sue salsicce con il fritto di cervello ma viene denunciato dalla governante e successivamente obbligato a rinunciare al suo pranzo.

Le avventure continuano e Marcovaldo con i suoi figli, nella novella successiva “Il bosco sull’autostrada”, cercano legna per ripararsi dal freddo ma una volta arrivati in autostrada, i figli confondono i cartelli pubblicitari con un vero e proprio bosco.

Nella novella “L’aria buona”, Marcovaldo e i suoi figli si recano su una collina per respirare un po’ d’aria pulita ma finiscono ahimè per rimediare solo un ricovero in sanatorio.

Poi in “Un viaggio con le mucche”, Marcovaldo durante una notte insonne si getta all’inseguimento di una mandria di mucche ma perde le tracce del figlio Michelino. Inizialmente lo invidia ma poi quando lo ritrova, il figlio gli racconta della vita campagnola dura e faticosa.

Tra le altre avventure troviamo quella del “Coniglio Velenoso”, nella quale il protagonista ruba un coniglio che era oggetto di una sperimentazione scientifica; questo incauto furto gli provocherà non pochi problemi.

Ne “La fermata sbagliata”, invece di scendere alla fermata del cinema, Marcovaldo sbaglia e scende ad una fermata che lo porta prima a bere in un pub e poi a salire su un volo diretto a Bombay.

In “Dov’è più azzurro il fiume”, il protagonista, nelle vicinanze della fabbrica dove lavora, si cimenta nella pesca ma viene subito bloccato da una guardia comunale che di lì a poco gli fa notare il colore anomalo delle acque, dovuto al forte inquinamento di una ditta di coloranti.

In “Luna e Gnac”, Marcovaldo non riesce godere della visione del cielo notturno estivo a causa della luce intermittente di un cartello pubblicitario del Cognac Spaak, così il figlio Michelino rompe il meccanismo dell’insegna e la ditta concorrente della Spaak, la Tomawak, assolda la famiglia di Marcovaldo per continuare i sabotaggi ma il risultato ottenuto non avrà gli effetti sperati.

Troviamo ancora il protagonista alle prese con una pianta che si trovava all’ingresso della Sbav, ne “La pioggia e le foglie”. Cerca di prendersi cura della pianta che però cresce a dismisura e perde le sue foglie.

Poi in “Marcovaldo al Supermarket”, dove riempie il suo carrello della spesa a più non posso ma, non avendo i soldi per pagare, dovrà lasciare il tutto.

In “Fumo, vento e bolle di sapone”, Marcovaldo e i figli tentano di arricchirsi vendendo detersivi di varie marche ma con scarsissimi risultati. Quando i finanzieri vengono a conoscenza di ciò, Marcovaldo deve liberarsi della merce, decidendo di gettarla nel fiume, con un conseguente grosso danno per l’ambiente circostante.

L’idillio sembra arrivare in estate nel racconto “La città tutta per lui” ma quando viene intervistato da una troupe televisiva e successivamente coinvolto nei lavori di allestimento per un set di riprese, finisce subito il suo sogno.

Ne “Il giardino dei gatti ostinati”, Marcovaldo viene a conoscenza di una palazzina semi abbandonata, abitata solo da una vecchietta e da mille felini, nutriti dai vicini. La donna confessa a Marcovaldo di vivere assediata dai gatti e di non potersene liberare. A primavera partono i lavori per la costruzione di un nuovo, grande condominio ma i gatti ed altri animali impediscono i lavori degli operai.

In ultimo nei “I figli di Babbo Natale”, Marcovaldo veste i panni di Babbo Natale per la ditta Sbav. Scambia il figlio di un grande industriale per un “bambino povero”, regalandogli un martello, una fionda e dei fiammiferi. Il bambino devasta quindi tutti i regali e la ditta Sbav, prendendone spunto, lancia sul mercato il “Regalo Distruttivo”.

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Colapesce: la leggenda https://cultura.biografieonline.it/colapesce-leggenda/ https://cultura.biografieonline.it/colapesce-leggenda/#comments Wed, 08 Jun 2022 21:50:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32137 Colapesce: una leggenda, tante varianti

Quella di Colapesce è una leggenda diffusa nell’Italia meridionale. Le origini di questa storia risalgono al XII secolo. Esistono alcune varianti: le più note sono quelle siciliana e napoletana.

Colapesce leggenda
La leggenda di Colapesce (Illustrazione)

La leggenda siciliana di Colapesce

La versione più celebre della leggenda di Colapesce è quella di Messina. La storia racconta di Nicola, o Cola di Messina, figlio di un pescatore. Cola passava moltissimo tempo in mare, tanto che divenne un nuotatore abilissimo nelle immersioni. Soprannominato Colapesce, quando faceva ritorno dalle sue tante immersioni in mare, si soffermava a raccontare a tutti le meraviglie viste. Qualche volta riportava sulla terra dei veri e propri tesori.

La fama del pescatore messinese arrivò al re di Sicilia ed imperatore Federico II di Svevia; il re decise di metterlo alla prova. Assieme alla sua corte si recò in mare a bordo di un’imbarcazione e buttarono in acqua una preziosa coppa. Colapesce recuperò l’oggetto facilmente. Il re gettò allora la sua corona in un punto più profondo del precedente. Colapesce si immerse e recuperò la corona. Per una terza prova il re gettò in mare un oggetto prezioso ancora più piccolo in un posto ancora più profondo: un anello. Colapesce in questa occasione non riemerse più.

La versione di Italo Calvino

Questa leggenda è stata trascritta e rielaborata da Italo Calvino. Nella versione (Colapisci) di Calvino, per il lungo tempo che passava in mare, la madre sgridava Cola:

– Cola! Cola! Vieni a terra, che fai? Non sei mica un pesce?

Un giorno la madre, stanca di riprenderlo sempre a gran voce gli lanciò una maledizione:

– Cola! Che tu possa diventare un pesce!

In questa versione l’imperatore chiese a Cola di fare un giro subacqueo della Sicilia per poi tornare a fargli rapporto. Colapesce dopo la sua esplorazione raccontò che in fondo al mare c’erano montagne, valli, caverne e pesci di tutte le specie. Aveva però avuto paura passando dal Faro, perché lì non era riuscito a trovare il fondo.

Messina è fabbricata su uno scoglio, e questo scoglio poggia su tre colonne: una sana, una scheggiata e una rotta.

Il re curioso di sapere quanto era profondo il punto pericoloso del faro, spinse Colapesce a immergersi per recuperare la sua corona.
Colapesce, conscio del pericolo, chiese di avere delle lenticchie in modo che se non fosse più riemerso, sarebbero riemerse le lenticchie. E così accadde.

Colapesce sorregge la Sicilia

Un altra versione molto diffusa narra che, delle 3 colonne che sorreggono la Sicilia, una è pericolante: in una versione è pericolosamente segnata dal tempo, in un’altra ancora, la colonna è consumata dal fuoco dell’Etna. In entrambe queste storie Colapesce decise di restare sott’acqua sorreggendo egli stesso la colonna, per evitare che la Sicilia sprofondasse. Ancora oggi Colapesce si troverebbe lì a reggere l’isola e ogni 100 anni riemerge per rivedere la sua amata terra.

La variante catanese

In una variante catanese della leggenda, Colapesce vide il fuoco sotto l’isola; lo stesso fuoco che alimentava il vulcano. L’imperatore chiese una prova: Cola si tuffò con un pezzo di legno, ma non fece più ritorno. Il legno invece tornò in superficie bruciato.

La versione napoletana: Pesce Nicolò

Nella tradizione napoletana, Cola (Nicola) Pesce, o Pesce Nicolò, è un ragazzo maledetto dalla madre per le sue continue immersioni. Finisce per diventare esso stesso pesce e squamarsi. Cola cercava rifugio nel mare, usando il corpo di grossi pesci dai quali si faceva inghiottire, per uscire all’arrivo tagliandone il ventre.

Questa storia trae origine dal culto tardo pagano dei figli di Nettuno, ossia dei sommozzatori dotati di poteri magici, in grado di trattenere il respiro in apnea per poterne carpire i tesori e i segreti. Essi acquistavano tali poteri magici accoppiandosi con misteriosi esseri marini (probabilmente le foche monache) e con l’aiuto della sirena Partenope.

L’origine della leggenda è sostenuta da Benedetto Croce in Storie e leggende napoletane.

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Il cavaliere inesistente (Calvino): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-cavaliere-inesistente/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-cavaliere-inesistente/#comments Sat, 11 Sep 2021 12:22:00 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13905 Il cavaliere inesistente” è un’opera surreale dell’autore Italo Calvino, scritta nel 1959. L’autore si sofferma sulla figura del cavaliere inesistente (simbolo dell’uomo moderno) che appare privo di identità e pressoché inesistente agli occhi di tutti e del mondo che lo circonda. L’uomo del nostro tempo viene descritto da Calvino come smarrito, perso, fondamentalmente insicuro e vuoto, proprio come risulta vuota la bianca armatura indossata dal protagonista del romanzo Agilulfo.

Il cavaliere inesistente - Italo Calvino
Il cavaliere inesistente (Italo Calvino, 1959) • Il romanzo è il terzo della trilogia degli “antenati” di cui fanno parte anche i precedenti “Il visconte dimezzato” (1952) e “Il barone rampante” (1957)

Analisi

Il personaggio di Agilulfo esiste solo come figura che deve adempiere alle regole e ai protocolli di cavalleria. Il cavaliere rappresenta “il simbolo dell’uomo ‘robotizzato’, che adempie a tutti gli atti burocratici con quasi assoluta incoscienza”. Il cavaliere inesistente sopravvive solo grazie alla sua indomabile forza di volontà.

L’uomo non presenta più la dimensione dell’essere, ma comunque la sua volontà indomita lo rende un personaggio mitico. L’idea della confusione della propria identità con quella degli altri e con il mondo esterno è un tema costante della poetica di Italo Calvino e la si nota nel personaggio di Gurdulù (scudiero di Agilulfo) che non possiede una precisa coscienza di sé e del mondo, tendendo inoltre ad identificarsi con tutto ciò che gli sta attorno.

Il personaggio che meglio rappresenta “l’unione”, il “punto di incontro” tra Gurdulù e Agilulfo è Rambaldo. Il ragazzo viene descritto da Calvino da una parte come una persona razionale e dall’altra parte come un individuo che si lascia guidare dal suo cuore.

Un altro tema predominante nell’opera di Calvino è quello “dell’essere e dell’apparire”. Lo si denota nel cavaliere inesistente, in Suor Teodora e in Gurdulù.

Calvino, nella sua opera, si sofferma anche su altre tematiche, quali la consapevolezza di sé stessi, la formazione dell’essere ed infine la ricerca interiore.

Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. (INCIPIT)

Riassunto

La trama del romanzo narra le vicende di un cavaliere inesistente che si chiama Agilulfo (ricordato solo per la lucida armatura vuota) e del giovane Rambaldo di Rossignore, arruolatosi per vendicare la morte di suo padre, il marchese Gherardo di Rossignore ucciso dall’argalif Isoarre. Il giovane Rambaldo riesce nell’intento di sconfiggere l’assassino di suo padre ma viene in seguito condotto in una trappola da due infedeli. Per sua fortuna, arriva in suo soccorso un soldato che riesce a sconfiggere i due infedeli. A quel punto, Rambaldo vuole conoscere il suo salvatore scoprendo così che il cavaliere misterioso è in realtà una donna, che si chiama Bradamante e di cui si innamorerà perdutamente. La donna viene descritta come un’amazzone sempre precisa, vestita di tutto punto e infatuata del cavaliere inesistente.

Nel frattempo, l’esercito di Carlo Magno, che è pronto ad insorgere contro gli infedeli, si imbatte in un povero contadino che si chiama Gurdulù, che in seguito verrà affidato dallo stesso Carlo Magno come scudiero ad Agilulfo.

Seconda parte

La vicenda si sblocca grazie alle scioccanti rivelazioni del giovane Torrismondo, che mette in dubbio la liceità del titolo del cavaliere inesistente che anni fa aveva salvato la vergine Sofronia, figlia dei duchi di Cornovaglia da due briganti e, all’epoca, salvare una donna pura valeva la nomina di paladino. A quel punto, il cavaliere inesistente si vede così costretto a portare all’Imperatore Carlo Magno delle prove certe sulla liceità del suo titolo. Parte alla ricerca di Sofronia, seguito a ruota dal suo fedele scudiero, da Bradamante infatuata di lui e da Rambaldo (innamorato di lei). Nella stessa sera, anche Torrismondo parte alla ricerca di suo padre, ovvero uno dei cavalieri de “Il Sacro Ordine dei Cavalieri del Santo Graal”.

Dopo varie peripezie che lo portano prima a cercare la donna in Scozia e poi in Marocco, Agilulfo trova finalmente Sofronia. A quel punto, Agilulfo decide di portare la donna nei pressi del campo di battaglia dei Franchi, per raccontare a Carlo Magno la verità sull’accaduto passato, ma la situazione precipita quando Torrismondo, recandosi nei pressi della caverna dove si era nascosta la sua presunta madre Sofronia, cede insieme alla donna alla passione amorosa. A questo punto Agilulfo non può più provare la verginità della donna e Torrismondo commette un grave errore che gli costerà la conseguente perdita del titolo.

Finale

Nel finale, si scopre che Torrismondo è figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine, mentre Sofronia è figlia del re di Scozia e di una contadina. I due possono vivere il loro amore felici e contenti. A questo punto, Agilulfo, convinto di non poter mai confermare la validità del suo titolo di cavaliere, decide di togliersi la vita, senza così mai venire a conoscenza della verità. Agilulfo in ultimo lascia in eredità la sua bianca armatura al giovane Rambaldo. Il finale è epico. Rambaldo si incontra con Bradamante che, scambiandolo per il cavaliere inesistente cede alle sue lusinghe, ma appena scoperto l’inganno, Bradamante decide di tornare alla vita della clausura in convento. Nel finale del romanzo, Rambaldo parte alla volta del monastero per convincere Bradamante a fuggire con lui. A narrare l’intera vicenda del romanzo è una monaca, suor Teodora, che solo nel finale confessa la sua vera identità, ovvero di essere Bradamante.

Il cavaliere inesistente al cinema

Il successo dell’opera fu evidente tanto che, nel 1971, Pino Zac realizzò un film in tecnica mista intitolata appunto “Il Cavaliere inesistente”. Lo stesso regista Sergio Leone pensò a sua volta, visto il successo dell’opera, di girarne un film omonimo.

 

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Gli amori difficili (Calvino): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-amori-difficili/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-amori-difficili/#respond Mon, 18 Jan 2016 18:57:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16296 Tra le opere più rappresentative dello scrittore Italo Calvino, tra i più importanti narratori italiani del Novecento, troviamo “Gli amori difficili”. Si tratta di una raccolta di novelle redatte nel periodo che si snoda fra il 1949 e il 1967.

Gli amori difficili - libro - Calvino
Gli amori difficili: una copertina datata del libro di Italo Calvino (a sinistra) e una più moderna (a destra)

Analisi

Nel libro, Calvino utilizza la narrazione diretta, l’uso sapiente della punteggiatura che lascia spazio a un mondo pieno di pathos ed emozioni. Il testo è diviso in due parti. La prima, intitolata “Gli amori difficili”, contiene un notevole numero di scritti. Nella prima parte, Calvino tratta il tema amoroso sottolineandone le varie dinamiche e soffermandosi in particolar modo sul concetto di “coppia” attraverso la voce dei vari personaggi di ogni novella. Secondo l’autore, non è possibile prevedere lo sviluppo successivo di una relazione; infatti, l’amore tra due persone è davvero un sentimento difficile poiché si fonda in realtà su un principio di incomunicabilità. Il sentimento amoroso viene visto come un’emozione transitoria o addirittura come una sorta di lungo viaggio, fisico o anche solo mentale, verso l’oggetto dei propri desideri. I racconti sono proposti in ordine cronologico di scrittura dallo stesso autore.

La seconda parte del volume, dal titolo “La vita difficile”, è caratterizzata da due novelle: “La formica Argentina” e “La nuvola di Smog”. Si tratta di novelle più lunghe scritte in prima persona dallo stesso Calvino che trattano del tema della miseria umana. Per fortuna, però, si apre la speranza nel finale: “Solo immergendosi nel cuore della nuvola, respirando l’aria nebbiosa di queste mattine si poteva toccare il fondo della verità e forse liberarsi”.

Gli amori difficili: riassunto del libro

Nella prima parte del volume, l’autore inizia a narrare le vicende di un soldato che si chiama Tonagra che, durante un viaggio in treno, si invaghisce di una bella donna; da lì a poco ne nasce una fugace e intensa passione.

Seguono a ruota le avventure di:

  • un bandito;
  • una bagnante piuttosto maldestra che si ritrova nuda in mezzo al mare;
  • un impiegato che racconta la sua inaspettata notte amorosa;
  • un fotografo alla ricerca della foto perfetta, nell’estremo ma fugace tentativo di trovare un senso profondo alle cose e di cogliere la giusta luce.
  • le vicende di un viaggiatore;
  • di un lettore che si trova sulla spiaggia e non sa se continuare a leggere o avvicinarsi al suo oggetto del desiderio.

Calvino narra poi le avventure amorose di un miope che decide di tornare al suo paese dopo molto tempo per cercare di fare nuovamente breccia nel cuore del suo primo amore, di una moglie che, pur non avendo tradito fisicamente il marito, si sente in colpa. Seguono i racconti di due sposi che vivono il difficile rapporto di coppia, dovuto anche a problemi lavorativi ma che riescono a trovare un punto di incontro solo quando si ritrovano a letto.

Toccante è anche l’avventura di un poeta che affronta una gita in barca ma rimane immobile davanti alle bellezze del creato, criticando fortemente tutte quelle realtà che portano a disparità sociali. Le avventure di uno sciatore ci portano invece a fare un’analisi critica sul proprio io in un mondo ormai definito dallo stesso autore caotico e, in ultimo, troviamo le vicende di un’automobilista.

Italo Calvino
Italo Calvino

Altri racconti

Nella “Formica Argentina”, Calvino racconta le vicende di una famiglia composta da marito, moglie e un bambino appena nato, alle prese con un trasloco in una nuova casa invasa dalle formiche. I vari protagonisti del racconto affrontano il problema in maniera diversa ma sono comunque infastiditi dalla presenza degli odiosi animaletti. Calvino tratta del tema del male di vivere e cita la formica argentina come il nemico, poiché è particolarmente aggressiva, poiché avrebbe infestato negli anni Venti e Trenta la Riviera di Ponente.

In ultimo, nella “Nuvola di Smog”, viene trattato il tema delle miserie umane e delle nostre paure. L’uomo si perde nel grigiore di una metropoli caotica e tritatutto. Il protagonista della vicenda è un intellettuale scapolo che si trova a lavorare come redattore presso la rivista dell’Epauci “La purificazione”. L’uomo si trova ben presto a fare i conti con un amore lontano che credeva ormai finito ma, come ben sappiamo, tutto può succedere. L’uomo è costretto a vivere in una sorta di gabbia che si è costruito nel tempo e di cui poi non riesce a disfarsene. Anche in questo caso, Calvino affronta il tema del male di vivere, trattando il tema dell’inquinamento e della sporcizia che pervade ogni luogo.

Il libro di Calvino “Gli amori difficili” ottenne un immenso successo: “La formica argentina” fu illustrata dal pittore italiano Franco Gentilini. Fu realizzato uno sketch cinematografico diretto e interpretato da Nino Manfredi, tratto dall’ “Avventura di un soldato”. In seguito, si realizzò anche uno sketch teatrale dalla “Avventura di un bandito” realizzato dal famoso regista e sceneggiatore Franco Zeffirelli. Dalla “Avventura di due sposi”, invece, nacque un episodio cinematografico del regista e sceneggiatore italiano Mario Monicelli e la “Canzone Triste”, al quale si ispirò l’etnomusicologo e compositore italiano Sergio Liberovici.

Altri riassunti relativi a Italo Calvino

Dello stesso autore abbiamo pubblicato riassunti delle seguenti opere.

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Il castello dei destini incrociati (Calvino): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-castello-destini-incrociati/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-castello-destini-incrociati/#comments Tue, 24 Mar 2015 15:49:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13741 Tra le opere più rappresentative di Italo Calvino troviamo il romanzo fantastico “Il castello dei destini incrociati“, pubblicato nel 1969, nel volume “Tarocchi – Il mazzo visconteo di Bergamo e New York”. L’opera venne poi ripubblicata, nel 1973, in un’edizione che contiene anche il successivo romanzo breve “La taverna dei destini incrociati”. “Il Castello dei destini incrociati” è quindi un insieme dei racconti, precisamente sedici, di tutti i commensali del castello, per la prima parte, e di una taverna affollata e rumorosa, per la seconda. Il castello comprende anche un racconto conclusivo intitolato “Tutte le altre storie”.

Il castello dei destini incrociati - Italo Calvino - 1969
Il castello dei destini incrociati (Italo Calvino, 1969)

La forza dell’eremita si misura non da quanto lontano è andato a stare, ma dalla poca distanza che gli basta per staccarsi dalla città, senza mai perderla di vista.

Il castello dei destini incrociati: riassunto

Il romanzo narra le vicende del narratore, lo stesso Calvino. Egli si trova in una foresta dall’atmosfera magica ed indefinita all’interno della quale si trova un castello dove si ferma per riposare. Il luogo viene descritto dall’autore nella sua decadente sfarzosità. Al suo interno, il viaggiatore si accorge di aver perso l’uso della parola e incontra una moltitudine di persone, tra cui prodi cavalieri, nobili signori ed infine viandanti scapestrati.

Il narratore si accorge sin da subito che, a causa di un probabile incantesimo, anche gli ospiti del maniero non riescono ad esprimersi a parole ma comunque hanno voglia di raccontare cosa li ha spinti ad arrivare in quel luogo magico e quali sono i reali motivi che li hanno condotti alla loro conseguente rovina o alla loro felicità.

Tarocchi di Bonifacio Bembo
Tarocchi di Bonifacio Bembo

L’unico modo per comunicare tra loro sono delle carte, ovvero i tarocchi, e nella fattispecie quelli di Bembo, raffinati tarocchi del ‘400. Così, finito il pasto, un commensale si alza e prende un mazzo di tarocchi ed inizia a narrare la sua storia disponendo una carta dopo l’altra, in modo da formare un racconto della sua vita. Ogni personaggio sceglie un tema e dispone una carta sul tavolo per raccontarsi. Il significato di ogni singola carta dipende dal posto che essa ha nella successione di carte che la precedono e la seguono.

Ben presto, si viene a conoscenza di storie dall’intreccio molto vario, molto intense e piuttosto drammatiche, vissute dai vari commensali che di volta in volta assumono le sembianze dei tarocchi stessi: il ladro di sepolcri che giunge in cielo un attimo prima dell’apocalisse, la gigantessa che seduce il principe appena sposato e viene esiliata e l’alchimista che vende tutte le anime di una città al diavolo in cambio dell’elisir di lunga vita. Ma, oltre al valore numerico, le carte assumono anche un significato simbolico: le spade indicano i duelli, le coppe le feste, gli ori i soldi ed i bastoni le foreste.

La taverna dei destini incrociati: riassunto

La seconda parte del libro si intitola “La taverna dei destini incrociati“. Anche qui si intrecciano storie molto simili alla parte precedente, ma cambia l’ambientazione. In questo caso il narratore si trova appunto in una taverna, un luogo più familiare e meno sfarzoso rispetto la tavola del castello. Cambiano anche i tarocchi, infatti le carte sono molto diverse da quelle di Bonifacio Bembo, usate nella prima parte del libro: qui vengono usati i tarocchi marsigliesi, diversi dai precedenti per la grafica ed inoltre riprodotti in bianco e nero.

Tarocchi marsigliesi
Tarocchi marsigliesi

I singoli personaggi scelgono un tema e dispongono come in precedenza una carta sul tavolo. In questo caso, come nel precedente, la tavola su cui le carte vengono disposte diventa simbolo dell’ordine caotico del mondo reale. S’intrecciano quindi varie storie di potenti, tra cui prodi cavalieri (Orlando, Astolfo), bellissime donne (Elena di Troia), re (Edipo), personaggi senza nome, creando sempre nuovi intrecci.

Analisi

In quest’opera, Italo Calvino vuole soffermarsi quindi sulla dimensione favolosa e fantastica, utilizzando come metafora il magico e segreto mondo dei tarocchi. Lo spunto per realizzare questa opera gli viene dopo aver partecipato ad un seminario intenzionale, avvenuto ad Urbino ad opera di Paolo Fabbri, che trattava de “Il racconto della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi”. Italo Calvino si rifà a precedenti testi letterari, primo fra tutti l’Orlando Furioso che fu a lungo oggetto di studio e di rielaborazione da parte dello stesso autore.

Lo stesso Calvino era tentato di scrivere un altro breve racconto della stessa tipologia, ambientato in un futuro post-apocalittico, in cui alcuni scampati ad un misterioso disastro narrano muti le loro storie utilizzando come ausilio visivo i frammenti di alcuni racconti a fumetti. Ma l’idea fu subito accantonata dallo stesso autore, perché la sua vena creativa per realizzare il libro si spense prima del previsto.

In ogni caso, “Il castello dei destini incrociati”, resta un’opera unica nel suo genere. Lo stesso autore, prima di realizzarla, aveva dichiarato: “Mi sono applicato soprattutto a guardare i tarocchi con attenzione, con l’occhio di chi non sa cosa siano e a trarne suggestioni e associazioni, a interpretarli secondo un’iconologia immaginaria. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla”. Secondo Calvino, il mondo è paragonato ad un labirinto di segni indecifrabili, dove predomina in maniera indiscussa il caos, dove la nostra storia non lascia quindi alcun segno. La nostra esistenza infatti si intreccia con altre storie fino a perderne la valenza.

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Il visconte dimezzato: riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-visconte-dimezzato/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-visconte-dimezzato/#comments Sat, 14 Mar 2015 14:46:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13642 Tra i romanzi più celebri di Italo Calvino troviamo “Il visconte dimezzato“. L’opera è stata scritta nel 1952 ed è ambientata in Boemia e Italia (Terralba) nel XVII secolo. Si tratta della prima parte della trilogia “I nostri antenati” che annovera anche “Il barone rampante” e “Il cavaliere inesistente”.

Il visconte dimezzato - Italo Calvino
Italo Calvino, Il visconte dimezzato. Scritto nel 1952, questo libro costituisce il primo romanzo della trilogia degli Antenati.

C’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l’aria opaca e ferma. (INCIPIT)

Il visconte dimezzato: riassunto

L’opera narra le vicende del visconte Medardo di Terralba che, insieme al suo scudiero Curzio, decide di partire alla volta dell’accampamento cristiano in Boemia per partecipare alla guerra contro i Turchi. Durante il conflitto, però, lo sfortunato Visconte viene colpito da una palla di cannone, che lo divide così in due parti. Del suo corpo, si salva solo la parte destra, quella malvagia, che il dottor Trelawney, medico del campo, riesce a fasciare e ricucire salvandogli la vita; mentre quella sinistra, quella buona, non si riesce più a trovare, forse completamente distrutta dall’esplosione.

A questo punto, Medardo torna a Terralba, ma purtroppo predomina in lui solo la parte malvagia, insita nella destra del suo corpo. L’uomo inizia a compiere numerosi atti malvagi tra cui: taglia a metà un uccello inviatogli come regalo dal suo amato padre che, rimanendo colpito dalla cattiveria del figlio, si lascia morire; poi invia a Pratofungo, il paese dei lebbrosi, la vecchia balia Sebastiana pensando che anch’essa fosse ammalata della terribile malattia.

Medardo continua imperterrito con le cattiverie, tentando perfino di uccidere il nipote, cercando di avvelenarlo con dei funghi e opprimendo con tutta la sua rabbia gli ugonotti a causa della loro religione protestante, fonte di forti dissidi con i cattolici. La situazione non cambia neanche quando Medardo si invaghisce di una contadinella che si chiama Pamela, che però non contraccambia il suo amore, allorché si vendica danneggiando e osteggiando in modo grave la famiglia della ragazza.

La svolta del romanzo avviene quando al nipote di Medardo, recatosi a Pratofungo mentre si trova a pescare, appare lo zio nelle sembianze della parte sinistra “quella buona” che, visto lo scarso risultato della pesca, offre un dono al nipote. Questo atto lascia il giovane stupito e, nel mentre cerca di capire la bontà del gesto, lo zio viene morso da un ragno velenoso sulla mano. La mano lesa è quella sinistra e lì, il giovane si rende conto d’aver dinnanzi un altro zio, perché quello che lui conosce ha solo la mano destra. Al contrario della “destra”, la “sinistra” compie sempre atti buoni e predica dottrine per i poveri e i lebbrosi. Ma per la gente la troppa bontà assilla e opprime, esattamente come la troppa cattiveria.

Anche la parte sinistra si invaghisce, come era accaduto alla parte destra, della bella contadina Pamela, ma anch’esso viene respinto ed allontanato. A questo punto, il Visconte destro architetta, mettendosi d’accordo con la madre della ragazza, di organizzare il matrimonio con la sua parte sinistra, così che di fronte alla legge avrebbe comunque sposato il visconte Medardo di Terralba. Il Buono, invece, non ci sta, visto l’inganno e decide di allontanarsi dalla giovane. Il Visconte destro a questo punto decide di sfidare la sua parte sinistra a duello ma dopo una lunga serie di fendenti e colpi, nessuno dei due riesce a uccidere l’altra parte ed alla fine entrambe le metà restano con le bende e le cuciture lacerate dai rispettivi colpi di spada.

Finale

Le due metà, a questo punto, rimangono tutte e due sanguinanti nelle rispettive parti monche e, a quel punto, non resta che l’intervento del dottor Trelawney per riunire le due metà riformando interamente il visconte Medardo di Terralba.

Ora, tutto intero e pregno sia della sua bontà che della sua cattiveria, può finalmente recarsi dall’amata Pamela per chiederla in moglie. Medardo raggiunge finalmente la sua completezza, non essendo né troppo cattivo né troppo buono ma semplicemente se stesso, e a Terralba ritorna finalmente il sereno.

Italo Calvino
Italo Calvino

Analisi

In quest’opera, Italo Calvino mette al centro come tema quello dell’uomo dimezzato, cioè incompleto e, proprio a tal fine, il protagonista viene dimezzato secondo la linea di frattura tra bene e male. Le due metà cercano ognuno l’altra, ma solo l’unione dei due mezzi uomini, porta alla rinascita dell’uomo intero e completo anche nell’animo. L’autore utilizza una metafora su tutta la storia, che porta a simboleggiare nelle due parti dimezzate, il bene e il male, l’incompletezza dell’uomo e i possibili suoi stati d’animo.

Lo stesso autore aveva pensato che tutti ci sentiamo in qualche modo e spesso incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l’altra. L’uomo, per essere veramente felice, deve riuscire a convivere con il suo lato buono e quello cattivo al tempo stesso. In questo senso è significativo il dialogo tra Pamela e il Visconte sinistro, sull’incompletezza a cui ciascuno di noi è condannato che mette in evidenza il tema centrale dell’opera di Calvino.

Nell’opera di Italo Calvino oltre al personaggio principale Medardo spiccano i lebbrosi (cioè gli artisti decadenti), il dottore (Trelawney) e il carpentiere (Pietrochiodo), rappresentante la scienza e la tecnica che si discostano dall’umanità. L’opera, che ebbe un notevole successo, dapprima venne pubblicata da Einaudi. La vicenda viene narrata dal nipote di Medardo che vive al palazzo con Aiolfo, il padre di Medardo, Medardo e la vecchia balia Sebastiana e che racconta in modo minuzioso tutto quello che accade, perfino fatti che accadono anche in sua assenza.

Edizioni de “Il visconte dimezzato”

Le numerose altre edizioni non differiscono dalla prima e verranno pubblicate da Einaudi, Mondadori, Garzanti, Utet. Non meno importante l’edizione illustrata da Emanuele Luzzati, pubblicata nel 1975 da Einaudi nella collana “Libri per ragazzi”.

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Il sentiero dei nidi di ragno: riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-il-sentiero-dei-nidi-di-ragno/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-il-sentiero-dei-nidi-di-ragno/#comments Sun, 15 Feb 2015 23:47:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13415 “Il sentiero dei nidi di ragno” è il primo romanzo scritto da Italo Calvino. L’opera è stata pubblicata nel 1947 anche se la terza ed ultima edizione risale al 1964. La trama si svolge in Liguria all’epoca della Resistenza Partigiana e della Seconda Guerra Mondiale.

Il sentiero dei nidi di ragno
Una copertina del libro “Il sentiero dei nidi di ragno” (1964), il primo romanzo scritto da Italo Calvino

Il sentiero dei nidi di ragno: Riassunto

Il romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno” racconta le complesse vicende di un bambino di circa dieci anni che si chiama Pin, purtroppo orfano di madre e con il padre marinaio irreperibile. Le vicende sono ambientate in un piccolo paese ligure della Riviera di Ponente, Sanremo, tra valli, boschi e luoghi impervi dove la lotta partigiana irrompe a più non posso. Il bambino Pin vive in una situazione di abbandono totale. E’ sempre alla costante ricerca di amicizie tra gli adulti del vicolo, frequenta l’osteria del suo paese e viene spesso deriso a causa delle relazioni sessuali che la sorella prostituta intrattiene con i militari tedeschi.

Per arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d’arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico. Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a ciottoli, con una cunetta in mezzo per l’orina dei muli. (INCIPIT)

La situazione precipita quando gli antifascisti che frequentano l’osteria iniziano a minacciarlo. Così, pensando di ottenere la loro fiducia come prova di fedeltà, decide di rubare la pistola P38 di un ufficiale di marina tedesco di nome Flick (ovvero uno degli amanti della sorella). In seguito, per tale gesto, il ragazzo sarà arrestato e andrà in prigione. Il gesto che per lui sembrava eroico invece non viene nemmeno apprezzato dagli antifascisti. Così il ragazzo sotterra l’arma di servizio in aperta campagna, in un luogo segreto e impervio dove solitamente si trovano solo i ragni che abitualmente vi fanno il nido.

Seconda parte

Durante la sua permanenza in carcere, il giovane ragazzo dapprima si imbatte nel padrone della bottega in cui precedentemente lavorava, ovvero Pietromagro e, successivamente, si imbatte in un giovane partigiano che si chiama Lupo Rosso. Lupo Rosso, vedendo il modo in cui trattano il povero giovane, prende a cuore la sua storia e lo aiuta a uscire dal carcere ma è costretto, in seguito, per cause indipendenti alla sua volontà, a lasciare di nuovo il giovane Pin da solo.

Mentre girovaga per il bosco, Pin incontra un partigiano che si chiama Cugino che lo introduce nella banda partigiana di cui fa parte, un gruppo di balordi che combatte contro i tedeschi per la libertà. Qui il ragazzo fa la conoscenza di personaggi particolari e dalla dubbia eroicità come: Dritto il comandante, Pelle, Carabiniere, Mancino il cuciniere, Giglia la moglie di Mancino, Zena il lungo detto Berretta-di-Legno o Labbra di Bue. Il ragazzo passerà un periodo abbastanza lungo con loro affrontando parecchie peripezie e azioni di guerra. Ma nemmeno questo è il posto per lui. La situazione precipita quando, dopo un litigio col capo brigata Pelle, rivela ai tedeschi l’insediamento partigiano e quando Pin scopre e rivela la tresca amorosa tra il Dritto e Giglia. In quel momento, il Dritto tenta allora di zittire il ragazzo malmenandolo e Pin gli morde la mano scappando nel suo luogo segreto: il sentiero dei nidi di ragno.

Il ragazzo si precipita quindi dalla sorella sperando di trovare almeno un po’ di conforto ma senza i risultati sperati. La sorella infatti possiede una pistola, la P38 che lui aveva sottratto al tedesco e che aveva sotterrato nel sentiero dei nidi di ragno. Il ragazzo, arrabbiato, si riprende la pistola e fugge verso lo stesso posto.

Finale

Il lieto fine però emerge e il protagonista non si troverà più ad affrontare le peripezie della vita da solo. Infatti, Pin incontra di nuovo il Cugino. Il ragazzo è felice di aver ritrovato una figura adulta che lo comprenda e lo protegga. La scena finale si conclude quindi con i due che si tengono per mano. E’ tarda serata, si vedono le lucciole che illuminano da lontano e, da sfondo, i due amici che si allontanano per sempre e insieme nel buio della notte.

Italo Calvino
Una foto di Italo Calvino

Analisi e commento all’opera

Le azioni narrate sono quelle brulicanti di tedeschi, prima come alleati dell’Italia poi come nemici inferociti dall’armistizio di Cassibile, dove si verificarono purtroppo sanguinosissimi combattimenti tra partigiani e nazifascisti.

In questo testo, Italo Calvino adotta una certa attitudine per la dimensione fantastica, determinata dal fatto che gli eventi e la storia stessa vengono raccontati grazie al punto di vista del personaggio principale, un bambino di nome Pin, ma prende spunto in maniera indiscussa dalla corrente neorealista che mette in mostra la crudeltà dei fatti narrati.

Nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, lo scrittore sottolinea la necessità di una nuova cultura, aperta non solo ai vari problemi letterari, economici e sociali di quell’epoca storica, ma anche volta a riempire la grande distanza tra cultura umanistica e tecnico-scientifica. Italo Calvino ci racconta i temi:

  • della guerra;
  • dell’amicizia;
  • dell’adolescenza.

Come si evince dal testo, infatti, la condizione del personaggio principale è la stessa di quella di numerosi bambini costretti a diventare subito adulti, imbracciando armi e compiendo azioni di cui ignorano veramente gravità e significato.

Il tema della guerra invece riaffiora attraverso la morte di alcuni personaggi all’interno del testo. Ma quello più significativo è il tema dell’amicizia, che trionfa su tutto e tutti.

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Il Barone Rampante: riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-il-barone-rampante/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-il-barone-rampante/#comments Sat, 22 Mar 2014 01:56:54 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10221 Tra i libri di maggiore successo dell’autore Italo Calvino, troviamo Il Barone Rampante. Il libro fu pubblicato nel 1957 dalla casa editrice Einaudi ed è annoverato nel secondo capitolo della trilogia araldica “I Nostri Antenati”, insieme a Il visconte dimezzato (1952) e Il cavaliere inesistente (1959).

Il barone rampante
Italo Calvino, Il barone rampante: una copertina e un’illustrazione

Il Barone Rampante: riassunto e analisi

Nel romanzo “Il Barone Rampante“, Italo Calvino unisce l’ispirazione realistica che contraddistingueva il Neorealismo e la componente dell’invenzione fiabesca. L’autore ha la capacità di descrivere minuziosamente mondi surreali con razionalità. E’ originale l’intreccio della trama che si snoda tra finzione e realtà, allegoria e satira. L’autore utilizza come luogo della trama Ombrosa, un paese immaginario della riviera ligure, anche se sono continui i cambi dei luoghi durante la narrazione e alla fine ci si sposta anche in altri paesi della Liguria o addirittura a Parigi, dove il fratello del protagonista principale Cosimo, andava per affari.

L’intera vicenda prende in considerazione la vita del personaggio principale nell’epoca direttamente successiva alla Rivoluzione francese (tra la fine del 1700 e la Restaurazione). Cosimo spicca su tutti per il suo grande anticonformismo e carattere e per la sua grande avversione nei confronti delle regole del suo ceto sociale. Interessante il tema principale del libro.

L’immagine di un uomo che si arrampica sulle piante per sfuggire alla solita routine e alla solita gente rappresenta in un certo senso una valvola di sfogo per l’uomo che decide di trovare una via di scampo e di evadere, non sempre contento della vita che ha. Ma in realtà, il protagonista, che si adatta a vivere su sostegni come i rami degli alberi, si deve ricredere dato che i rami sembrano forti all’apparenza, ma si rivelano poi soggetti ad ogni genere di pericolo.

Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. (INCIPIT)

Il lettore rimane colpito e affascinato dal protagonista, lo segue nelle sue vicissitudini e si immedesima con lui. Inoltre la narrazione è semplice e scorrevole, il linguaggio è privo di lunghe descrizioni o riflessioni ed ha un imprinting umoristico che spinge il lettore a continuare la lettura. Il libro è scritto principalmente in terza persona, con un narratore interno che lascia un velo di mistero attorno alla figura del protagonista principale Cosimo.

In un paesino della Liguria, un adolescente di 12 anni, Cosimo, figlio del barone, è ormai stufo della vita fatta solo di regole e di continue costrizioni. Il ragazzo è insofferente e per tale motivo opta per una vita meno comoda e decide di andare a vivere sugli alberi e di non scendere mai più. Una vita completamente diversa dalla sua ma che si rivela non facile. Cosimo durante la sua lunga permanenza sugli alberi si adatta a questo tipo di vita. Il ragazzo cerca di procurarsi tutte le comodità anche se vive sugli alberi e si procura un caldo giaciglio, un fucile per cacciare, trovando anche il modo per potersi lavare. Incontra una bambina che si chiama Violante di cui si innamora perdutamente ma che non contraccambia il suo sentimento.

Sopravvive alla vita sugli alberi e pratica anche la caccia. La sua vita è piena di avventure, alcune anche insidiose e altre monotone: lotta contro i pirati, per passare il tempo legge molti libri e diventa un filosofo conosciuto in tutta Europa; si imbatte in pericoloso brigante Gian de Brughi, che Cosimo avvicina alla lettura, fino alla condanna a morte del fuorilegge che vede successivamente morire sulla forca. Incontra un gruppo di persone spagnole che come lui dimorano alberi, riesce a fondare una squadra di Vigili del Fuoco ed infine incontra un cane che gli tiene compagnia per molti anni, chiamato con lo strano nome di Ottimo Massimo. Anche l’amore tra lui e Violante esplode finalmente ma purtroppo, come le più belle favole d’amore, a volte non c’è scritto il tanto agognato lieto fine.

Finale

La storia tra i due finisce in malo modo e Violante riparte, sposandosi poi con un nobile inglese. Ad Ombrosa è periodo della Rivoluzione francese e di Napoleone Bonaparte. Cosimo tenta di sollevare la popolazione locale ed incontra il famoso generale rimanendone tuttavia assai deluso.

Cosimo continua la sua vita come sempre e si spegne all’età di sessantacinque anni, stanco e ormai malato, attaccandosi all’ancora di una mongolfiera in volo, lontano dagli occhi degli abitanti del suo paese per non dare compiacimento di vederlo alla fine toccare la terra.

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