invenzioni Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 02 Oct 2024 08:15:44 +0000 it-IT hourly 1 Scoperta e invenzione: qual è la differenza? https://cultura.biografieonline.it/scoperta-e-invenzione-qual-e-la-differenza/ https://cultura.biografieonline.it/scoperta-e-invenzione-qual-e-la-differenza/#respond Tue, 01 Oct 2024 13:16:45 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42413 Capita che nella lingua italiana, parlata e scritta, si confondano i termini scoperta e invenzione. La linea di significato talvolta è molto sottile e non sempre di facile identificazione.

Leonardo da Vinci e Albert Einstein
Cosa accomuna Leonardo da Vinci e Albert Einstein?

Proviamo a fare chiarezza.

La scoperta

Il termine scoperta indica il momento in cui l’uomo viene a conoscenza di qualcosa di esistente in natura.

Ciò può avvenire con esperimenti mirati oppure anche in modo casuale.

L’invenzione

Si usa invece il termine invenzione quando c’è una creazione originale di dispositivi, apparecchi e tecniche.

Le invenzioni introducono qualcosa nella vita seguendo un processo di creatività e ingegno.

Esempi

La celeberrima teoria della relatività di Einstein è una scoperta: essa come principio fisico esiste in Natura, è stata intuita, descritta, teorizzata e infine dimostrata.

Il Teorema di Pitagora è un principio matematico che si apprende fin dalla scuola primaria: anch’esso è stato una scoperta.

I pianeti Nettuno e Urano esistevano già, ma qualcuno li ha scoperti; vedi gli articoli:

Il DNA esiste da quando esiste la vita sulla Terra: ma è stato scoperto solo nel 1953 da James Watson e Francis Crick.

Per ciò che concerne le invenzioni abbiamo detto che sono legate in modo stretto alla creatività e all’ingegno. E chi più di Leonardo da Vinci può essere considerato allo stesso tempo magnifico artista e inventore?

A lui si devono celebri prototipi di invenzioni quali: il paracadute, la macchina volante, il carrarmato, lo scafandro, l’argano, diversi tipi di gru e alambicchi.

Un altro celebre inventore, proprietario di 1093 brevetti, fu Thomas Edison. Di lui abbiamo parlato in riferimento al fonografo. Un suo socio invece inventò le luci di natale.

Passando a tempi più attuali, sono invenzioni anche le discipline fisiche, come il Pilates, oppure gli sport, come il basket.

Nei nostri articoli abbiamo parlato delle invenzioni di: penna a sfera, accendino, nastro adesivo e tante altre cose.

Esistono anche delle rivalità storiche su scoperte e invenzioni. La più celebre è forse quella del telefono, tra Bell e Meucci.

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Galileo e il suo telescopio https://cultura.biografieonline.it/galileo-e-il-suo-telescopio/ https://cultura.biografieonline.it/galileo-e-il-suo-telescopio/#comments Fri, 20 Oct 2023 14:30:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=365 Galileo GalileiIl 21 agosto 1609 Galileo Galilei rivoluzionò il mondo dell’astronomia: presentò al governo veneziano il suo cannocchiale. Ebbe il merito del perfezionamento e del primo uso astronomico delle lenti, che furono costruite nel 1607 da occhialai olandesi.

Lenti rivoluzionarie

Per la costruzione del suo telescopio, Galileo usò le sue mani: levigò le lenti, le combinò in modo congeniale, assemblò i vari pezzi. Costruì un tubo in legno, con due lenti di vetro alle estremità, una concava e l’altra convessa, il tutto accorpato con vari accessori. Unì quindi la consapevolezza del legame tra i suoi strumenti e il metodo scientifico, alla sua eccezionale abilità nel progettarli e costruirli. Con il risultato di riuscire a moltiplicare il potere d’ingrandimento del suo telescopio da 3x (tre ingrandimenti), fino a 8x, raggiungendo poi i 20-30 ingrandimenti.

Le lenti olandesi si trasformarono a tutti gli effetti nel telescopio galileiano.

Tramite il suo genio, fu possibile quindi osservare per la prima volta il cosmo, con uno strumento ben più potente e “scientifico” dell’occhio nudo.

Diresse il suo strumento verso il cielo e la prima cosa che osservò fu la Luna, che non si rivelò liscia come si riteneva fosse fino ad allora, ma individuò le sue montagne e crateri.

Notò le regioni chiare e quelle scure, e ottenne le prime informazioni sui moti lunari. Osservò le fasi di Venere e le macchie solari, osservò Saturno ma senza distinguere gli anelli, che scambiò per rigonfiamenti del pianeta stesso, pensando quindi che fosse un pianeta “tricorporeo”.

Scoprì la costituzione stellare della Via Lattea, con i suoi ammassi di stelle e corpi celesti, individuò i quattro maggiori satelliti di Giove (Io, Europa, Ganimede, Callisto) che chiamò “satelliti medicei”, per rendere omaggio alla famiglia dei Medici.

La scoperta di questi elementi confutavano la tesi che tutti i pianeti girassero intorno alla Terra, confermando invece la teoria eliocentrica di Niccolò Copernico, a discapito di quella geocentrica di Aristotele, che sosteneva erroneamente l’esistenza di un universo con la Terra posta al centro.

Un cannocchiale di nome Telescopio

Galileo battezzò il suo cannocchiale “Telescopio” (dal greco tele = “lontano” e skopeo = “osservo”) e le sue scoperte furono pubblicate il 12 marzo 1610 nel Sidereus Nuncius.

Telescopio di Galileo GalileiUnì scienza e tecnica, mostrando la prima applicazione del telescopio rifrattore, in cui l’immagine viene focalizzata attraverso l’utilizzo di lenti magistralmente assemblate.

Grazie a Galileo, in 400 anni la visione dell’universo si è completamente rivoluzionata.

Dove sono oggi i telescopi di Galileo

I due soli telescopi di Galileo esistenti al mondo sono attualmente conservati presso il Museo Galileo – Museo di Storia delle Scienze di Firenze.

Disse Galileo:

Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggiera, che ‘l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nissuna”.

Galileo
Galileo

Un altro esempio nella storia dell’umanità di un uomo alla ricerca della verità, che cerca una spiegazione a ciò che osserviamo, senza credere ciecamente alle teorie di chi, per ignoranza, nega qualsiasi verità che non sia “conforme” ad alcuni preconcetti.

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Storia della radio: come è nata la radio, le origini e la sua evoluzione https://cultura.biografieonline.it/radio-storia-origini-invenzione/ https://cultura.biografieonline.it/radio-storia-origini-invenzione/#comments Mon, 08 May 2023 07:13:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32675 La radio è uno strumento che ha segnato una tappa importante nel campo della comunicazione. Ripercorrere le origini e la storia dell’invenzione della radio è utile per comprendere come si è sviluppata la tecnologia fino ai giorni nostri.

La scoperta della radio è stata preceduta, un po’ di tempo prima, da quella dell’esistenza delle onde elettromagnetiche. Queste, viaggiando nell’etere, possono essere captate attraverso l’utilizzo di strumenti adatti.

L’importanza delle radiazioni elettromagnetiche era stata acclarata dagli esponenti del mondo scientifico. Nonostante ciò nessuno ancora era riuscito a scorgere l’applicazione pratica di tale scoperta.

Marconi invenzione e storia della radio
Illustrazione con Guglielmo Marconi e la sua invenzione: la radio

L’invenzione della radio: Marconi e Popov

Fino a quando due fisici, l’italiano Guglielmo Marconi ed il russo Aleksandr Stepanovič Popov, assai lontani uno dall’altro, si dedicarono entrambi alla realizzazione e messa a punto di uno strumento analogo. Che fosse cioè in grado di inviare e ricevere segnali a distanza.

Il primo a costruire un ricevitore per captare le onde radio che circolano liberamente nell’aria è stato Popov, nell’arco di tempo compreso tra il 1895 e il 1896.

Il collega Marconi, in Italia, intanto, riusciva nell’intento di potenziare l’apparecchio costruito al punto di far passare i segnali da una parte all’altra di una vasta collina.

Purtroppo in Italia le capacità di Guglielmo Marconi (così come è successo ad altri studiosi e scienziati) furono sottovalutate. Egli fu costretto a proseguire e terminare la sua invenzione in un paese estero, in Inghilterra, a Londra.

Si racconta infatti che sua madre, Annie Jameson, che era cittadina britannica, scrisse all’Ambasciatore italiano a Londra chiedendo cosa potesse fare per aiutare Guglielmo. La risposta fu di partire immediatamente e di brevettare nel capoluogo britannico le invenzioni per le quali chiedere anche i necessari finanziamenti.

Aleksandr Popov

Storia della radio: il brevetto

La presentazione del brevetto del primo prototipo della radio avvenne il 5 marzo del 1896. Guglielmo Marconi anticipò Popov solo di qualche settimana. Vinse così la sfida nella realizzazione della radio: quella che è stata ritenuta l’invenzione del secolo. (La rivalità intellettuale ci ricorda anche quella tra Meucci e Bell per l’invenzione del telefono).

L’apparecchio costruito da Marconi, però, doveva essere ancora perfezionato: quando ciò avvenne, anche i più scettici si convinsero della sua efficienza ed utilità. Basti pensare che il segnale riuscì ad oltrepassare l’Oceano Atlantico, e questo decretò a tutti gli effetti la riuscita dell’invenzione marconiana.

Per l’invenzione della radio Guglielmo Marconi ottenne il Premio Nobel (per la Fisica) il 10 dicembre 1909. Il riconoscimento fu assegnato in condivisione con il fisico tedesco Karl Ferdinand Braun (a riconoscimento del loro contributo dato allo sviluppo della telegrafi a senza fili – in recognition of their contributions to the development of wireless telegraphy).

Guglielmo Marconi

L’inizio di una rivoluzione tecnologica

La sua invenzione aveva rivoluzionato il modo di comunicare. Grazie alla scoperta della radio più tardi ve ne furono altre ad essa collegate. La più importante è stata la nascita della televisione. Avvalendosi dello strumento radiofonico le persone, anche lontane tra loro, potevano inviare messaggi vocali e accorciare notevolmente la distanza fisica.

Utilizzando la radio in mare, ad esempio, fu possibile prestare soccorso alle navi in difficoltà ed evitare molte sciagure (ad esempio l’equipaggio del Titanic riuscì a comunicare di avere un problema a bordo e chiese aiuto attraverso la radio). L’operatore addetto alle comunicazioni sulle navi è chiamato radiotelegrafista (conoscitore del codice Morse) ma anche marconista.

Altra notevole applicazione pratica della radio avvenne in ambito militare: durante la prima guerra mondiale i soldati fecero largo uso dello strumento radiofonico per comunicare e per intercettare con più facilità i nemici.

Con il tempo la radio entrò nelle case delle persone e le trasmissioni radiofoniche diventarono una piacevole abitudine. Attraverso la radio era possibile ascoltare la musica, ma anche veicolare contenuti politici: proclami e discorsi al popolo passarono da tale strumento, soprattutto durante il regime fascista.

La radio italiana nel XX secolo

Il 27 agosto 1924 nacque l’Unione Radiofonica Italiana, con sede a Roma. Con un regio decreto, in data 1° maggio 1924, fu definito il contenuto delle filodiffusioni: teatro, notizie, conversazioni, concerti.

Fino al 1974 non era possibile, nel nostro Paese, aprire una stazione radio (la radiodiffusione era ad esclusivo appannaggio dello Stato). Poi, nel 1974, la Corte Costituzionale decretò la possibilità per i privati di trasmettere localmente via cavo. Si trattò di una sentenza di portata storica, che diede il via libera, in molte città italiane, all’apertura di radio private via etere.

Due anni dopo, nel 1976, una seconda sentenza della Corte Costituzionale liberalizzò la trasmissione via etere in ambito locale. In casa, con gli apparecchi radiofonici, era possibile ricevere sia la Modulazione di ampiezza (AM) che quella di frequenza (FM). Tutte la radio private riuscirono a sfruttare le enormi potenzialità dell’FM.

Il funzionamento della radio

L’apparecchio radiofonico funziona captando il c.d. “canale”, ossia il segnale radio che in quella zona possiede maggiore frequenza. Catturare questa frequenza equivale a ciò che, in gergo tecnico, si dice “sintonizzarsi”. Ci sono diverse tecniche che permettono di ottenere una perfetta ricezione del segnale (c.d. “modulazione”).

Il segnale deve essere prima modulato, poi passa dal ricevitore per essere codificato, e infine viene trasmesso sotto forma di suono.

E’ ormai passato molto tempo dall’invenzione di Guglielmo Marconi, e la tecnologia ha fatto passi da gigante. Attualmente noi utilizziamo la Digital Radio (o Radio Digitale), che fu inventata negli anni Novanta e che garantisce una migliore ricezione, una perfetta qualità del suono e un azzeramento delle interferenze. La Digital Radio assicura la presenza e la condivisione di contenuti musicali multimediali.

Le Web Radio

Con l’avvento di Internet, sono nate moltissime web radio che diffondono il suono attraverso la Rete. Queste web radio non necessitano di trasmettitori per diffondere il segnale, ma arrivano in qualsiasi posto (anche il più lontano), con una semplice connessione Internet.

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Storia della pizza: napoletana e Margherita le più celebri nel mondo https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pizza-napoletana/ https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pizza-napoletana/#comments Sun, 16 Jan 2022 14:35:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7255 Una passione planetaria

Siamo tutti appassionati della pizza. Simbolo dell’italianità, con pomodoro, mozzarella e basilico simboleggia anche i colori della bandiera italiana. Gli italiani sono famosi all’estero proprio per due cose: la pasta e la pizza. Esportata in tutto il mondo, ormai la si trova ovunque perfino nel remoto sud est asiatico.

La storia della pizza ci porta in una città in particolare: se proprio la volete assaggiare come comanda la tradizione, allora si deve andare a Napoli. Lì tra i vicoli siete sicuri di assaporare il gusto originale della vera pizza che si scioglie in bocca, piegata in quattro, con pomodoro, poca mozzarella e basilico, la vera pizza detta a libretto.

La pizza napoletana a libretto
La pizza a libretto

Le origini

Quale siano le vere origini della pizza non è dato saperlo. Certamente essa nacque come focaccia al forno già all’epoca degli antichi greci e romani, semplicemente miscelando gli ingredienti base che sono acqua, farina e un pizzico di sale. Veniva poi cotta al forno ad alta temperatura e servita molto calda. Faceva parte del classico cibo venduto per strada dai venditori ambulanti, che in cambio di pochi denari vendevano questa semplicità appetitosa.

Piano piano la ricetta della nostra focaccia inizia a diventare più ricca: essa non diventa solo cibo per strada servito alla povera gente ma anche alle mense dei gran signori che non si accontentano solo di questo condimento. Essa veniva arricchita con pezzetti di formaggio, in genere provolone piccante o caciocavallo e ingrediente immancabile un po’ di strutto sciolto per migliorare il sapore. Si trattava comunque di un cibo molto semplice ma già all’epoca molto gustoso e richiesto.

La storia della pizza

La storia della pizza inizia ad evolvere con la scoperta dell’America e la diffusione del pomodoro in Italia. Da allora esso diventa ingrediente fondamentale per tantissime ricette, in primis quello della pasta condita appunto con il sugo.  Si evolve anche la ricetta della pizza vera e propria: acqua, farina, lievito ( di birra o naturale, detto anche criscito) e sale. D’obbligo è poi la cottura in un forno a legna per assicurare una morbidezza migliore.

Allora a qualcuno venne un’idea per rendere la pizza ancora più appetitosa: perché non sperimentare anche il pomodoro sulla focaccia? Nacque così la marinara, la pizza più antica condita con pomodoro, origano e aglio.

Pizza alla Marinara
La pizza Marinara

La Margherita

Esiste poi la vera storia della pizza Margherita che non possiamo tralasciare: Raffaele Esposito, il pizzaiolo dell’Ottocento napoletano più famoso, viene incaricato di far assaggiare alla Regina Margherita in visita a Napoli nel 1889 con suo marito il re Umberto I, proprio la pizza napoletana.

La leggenda racconta che egli, volendo fare bella figura, preparò tre tipi di condimenti : la classica focaccia con strutto, formaggio e basilico; la marinara con origano, aglio e pomodoro; e l’ultima variante con la mozzarella, il basilico fresco e il pomodoro per simboleggiare i colori della bandiera italiana, allora stato nascente. Essa fu appunto chiamata pizza Margherita in onore della Regina che dimostrò gradirla parecchio.

Una classica pizza Margherita
La pizza Margherita deve il suo nome alla regina, moglie di Umberto I

La pizza Margherita è ormai un’istituzione, è rintracciabile in tutte le pizzerie possiamo dire del mondo ma ormai negli ultimi anni la fantasia dei maestri pizzaioli si è davvero scatenata. Basti pensare all’amatissima pizza con wrustel e patatine tanto amata dai giovani, alla pizza dolce con crema di nocciole, a quella col crocchè e la mozzarella che sta conquistando sempre più palati.

La foto di una pizza Margherita alla napoletana
Una classica pizza napoletana con mozzarella di bufala

Un prodotto tutelato

Ricordiamo che la pizza è diventata dal 4 febbraio 2010 Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea. Se siete di passaggio per Napoli vi consigliamo alcune famose pizzerie: l’antica pizzeria sita presso Port’Alba, la Pizzeria Michele presso il Rettifilo, la Pizzeria Sorbillo nei pressi del Decumano maggiore e l’Antica Pizzeria dell’Angelo, famosa per il caratteristico cornicione ripieno di ricotta. Non resta che augurarvi buon appetito!

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La macchina di Anticitera: cos’è e cosa fa? https://cultura.biografieonline.it/macchina-di-anticitera/ https://cultura.biografieonline.it/macchina-di-anticitera/#respond Tue, 14 Dec 2021 16:12:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=33455 La macchina di Anticitera è un congegno meccanico che risale ad un periodo storico individuabile fra il 250 e il 100 a.C. Prende il nome dal luogo del suo ritrovamento in Grecia. In inglese è indicata come Antikythera mechanism.

Frammento principale della Macchina di Anticitera
Frammento principale della Macchina di Anticitera

Anticitera, il luogo del rinvenimento

La macchina di Anticitera è stata rinvenuta in un relitto di Anticitera. Anticitera o Cerigotto è una piccola isola situata a sud del Peloponneso, a nord-ovest di Creta, tra Creta e l’isola di Cerigo, in Grecia. La macchina è fra quel che rimane di un naufragio risalente al primo secolo a.C. Il ritrovamento è avvenuto nel 1900. Ecco cosa avvenne.

Un gruppo di pescatori di spugne, persa la rotta a causa di una forte tempesta, si rifugiano nell’isoletta rocciosa di Cerigotto. A largo dell’isola, in un punto profondo circa 43 metri, scoprono il relitto. La nave, da studi successivi, risulta essere affondata intorno al primo secolo a.C.

Trasportava, come ci dicono i ritrovamenti, oggetti di prestigio, tra cui statue di bronzo e marmo. Tra questi preziosi, anche la macchina di Anticitera che in quella occasione viene finalmente, dopo secoli, riportata sulla terra ferma. Successivamente diventa oggetto di lunghi studi archeologici. Oggi è conservata nel Museo archeologico nazionale di Atene, insieme ad una sua ricostruzione riprodotta in tempi moderni.

Che cos’è la macchina di Anticitera

Potrebbe essere definito come il più antico calcolatore meccanico conosciuto. La sua struttura è costituita da due ruote dentate che si muovono e che ne fanno un sofisticato planetario. Attraverso la macchina di Anticitera, infatti, si scopre, veniva calcolato:

  • il sorgere del Sole;
  • le fasi lunari;
  • i movimenti dei cinque pianeti noti – secondo quanto si conosceva dello spazio nel periodo storico di riferimento;
  • gli equinozi;
  • i mesi;
  • i giorni della settimana.

Attraverso l’utilizzo della macchina di Anticitera, infine, gli antichi greci calcolavano anche le date dei Giochi olimpici.

Come è fatta la macchina di Anticitera

La macchina di Anticitera trova luce fra gli oggetti salvati da un relitto a largo dell’isola che le dà il nome. Quando viene portata al cospetto dell’archeologo Valerios Stais, però, a causa delle centinaia di anni in mare, non è che un blocco di pietra. Stais si mette al lavoro sui reperti il 17 maggio del 1902 e in quella pietra nota un ingranaggio.

La pietra scopre presto un meccanismo fortemente incrostato e corroso, con tre parti principali e decine di frammenti. Alla fine del lavoro Stais si ritrova con un’intera serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, collegate in un elaborato meccanismo a orologeria.

Schema del meccanismo della Macchina di Anticitera
Lo schema del meccanismo della Macchina di Anticitera

La macchina è di circa 30 centimetri per 15, spessa come un libro. È costruita in rame e montata su una cornice di legno. Sulla sua superficie ci sono oltre 2.000 caratteri di scrittura, decifrati al 95 per cento.

Il parere degli studiosi

Molti studiosi sin da subito si sono detti dubbiosi rispetto soprattutto alla collocazione storica della macchina di Anticitera. Il meccanismo, a loro parere, è troppo complesso per essere stato collocato nel relitto, fra statue e gioielli. Sicuramente risale invece ad un planetario e un astrolabio.

Nel 1951 il professor Derek John De Solla Price, fisico, storico e informatico inglese, inizia i suoi studi sulla macchina, facendo un’attenta esamina di ogni singola parte. Price scopre un apparecchio di altissima complessità, stila una descrizione completa del funzionamento originario. Conclude che, contrariamente a quanto si era creduto, nella Grecia del II secolo a.C. esisteva una tradizione di altissima tecnologia.

Derek John De Solla Price con un modello della macchina di Anticitera
Derek John De Solla Price con un modello della Macchina di Anticitera da lui studiato e ricostruito

Dà quindi parere più che positivo sulla collocazione storica della macchina. Solo nel 2016, scansioni ad alta risoluzione con raggi X hanno permesso di leggere le iscrizioni che, si scopre, riportano il calendario di eventi astronomici, eclissi e anche le date dei giochi olimpici.

Il vero prodigio della macchina è che sia giunta a noi

Da Price in poi, superata una prima incertezza, non è difficile datare al II secolo a.C. un congegno di così alta tecnologia. L’ellenismo, infatti, vide operare molti studiosi che si dedicarono ampiamente anche alla tecnologia, realizzando macchine molto sofisticate. Parliamo di automi come la macchina a vapore di Erone, per esempio.

Pensiamo alla figura di Archimede. Cicerone descrive una sua macchina, presente a Siracusa, che era capace di rappresentare i movimenti del Sole, dei pianeti e della Luna, le sue fasi e le eclissi. Sempre in Cicerone troviamo la descrizione di un’altra macchina riferita a Posidonio di Rodi. Questa macchina, descrive Cicerone, è capace di riprodurre in maniera esatta il moto diurno e notturno del Sole, della Luna e dei cinque pianeti.

Macchina di Anticitera - Antikythera mechanism - una ricostruzione del 2007
Una ricostruzione del 2007 della Macchina di Anticitera (Antikythera mechanism)

Un velo di mistero: i manufatti fuori dal tempo

In qualche caso anche la macchina di Anticitera viene annessa alla lista degli “Out od place artifacts” (OOPart) ovvero “manufatti fuori dal tempo”. Alcuni archeologi, e appassionati della materia, ancora faticano a riconoscere in questa macchina un artefatto scientifico ellenistico. Come tutti gli OOPart anche la macchina di Anticitera resta un marchingegno che con difficoltà, da una parte della comunità scientifica, viene collocato nel tempo.

In particolare, come ha definito il padre di questa categoria di studi, il naturalista statunitense Ivan T. Sanderson, resta “anacronistico”, fuori dal tempo, impossibile da riferire all’età storica a cui è stato riferito. Questo il nesso principale dell’archeologia misteriosa o pseudoarcheologia.

Fra i casi celebri di OOPart troviamo l’antica capitale del Perù, Cusco; la “Porta del Puma” in Bolivia; le rovine di Nan Madol e altri siti in Micronesia. Alcuni restano dei misteri aperti, altri con il tempo sono stati dichiarati dei falsi OOPart.

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Chi ha inventato lo scotch? Richard Drew e l’invenzione del nastro adesivo https://cultura.biografieonline.it/chi-ha-inventato-lo-scotch/ https://cultura.biografieonline.it/chi-ha-inventato-lo-scotch/#respond Thu, 11 Mar 2021 15:47:40 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15217 Il nastro adesivo, chiamato anche con il nome commerciale scotch, è uno strumento entrato a far parte della nostra vita quotidiana. Consiste in un nastro (di plastica o di carta) a cui è applicata, su di un lato, una sostanza adesiva. Concepito inizialmente per essere utilizzato per sigillare pacchi, il nastro adesivo si rivelò ben presto efficace anche per numerosi altri utilizzi, dal confezionamento di regali a svariati impieghi in ufficio e a casa. Ne esistono vari tipi: colorato, biadesivo, trasparente, dotati del pratico dispenser stendinastro.

Scotch 3M

L’inventore del nastro adesivo

L’inventore dello scotch fu lo statunitense Richard Drew, ricercatore dell’azienda statunitense 3M (Minnesota Mining and Manufacturing Company), fondata nel 1902. Drew inventò il nastro adesivo nel 1925, ottenne il brevetto il 27 maggio 1930 (si chiamava masking tape), e successivamente fu messo sul mercato il 31 gennaio 1930. In Europa giunse sette anni dopo.

Lo scotch e Richard Drew
L’inventore dello scotch: Richard Drew (1899-1980)

Origine del termine scotch

Il nastro adesivo creato da Drew era fabbricato con colla da falegname e glicerina. Sembra però che la 3M, per risparmiare, usasse una limitata quantità di colla, cosicché qualcuno la accusò di essere “scozzese”, in riferimento al fatto che gli scozzesi sono considerati restii nello spendere. Da qui il termine “scotch”, ovvero scozzese.

La nascita del post-it

Nel 1977 nascono invece i primi prototipi del famoso post-it: l’irrinunciabile foglietto di carta colorata, con una striscia di adesivo sul retro, utilissimo per lasciare messaggi e aiutare le persone distratte. Il post-it è stato inventato da un altro ricercatore della 3M, Arthur Fry, che, utilizzando un tipo di adesivo inventato dal suo collega, Spencer Silver, creò il primo “segnalibro adesivo”. Disponibile ora in svariate forme, colori e dimensioni, il post-it fu messo in vendita nel 1980.

Arthur Fry
Arthur Fry, l’inventore del post-it, nato nel 1931

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Coriandoli di Carnevale: chi li ha inventati e perché https://cultura.biografieonline.it/coriandoli-storia/ https://cultura.biografieonline.it/coriandoli-storia/#comments Fri, 12 Feb 2021 13:54:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27913 L’inventore dei Coriandoli di Carnevale si chiama Enrico Mangili. Qui vi racconto come arrivò a pensare di utilizzare dei minuscoli dischetti di carta colorata per celebrare il Carnevale. E come partendo dalla periferia di Milano, una tradizione secolare venne sostituita in tutto il mondo dall’invenzione di un italiano.

Coriandoli di Carnevale
Coriandoli di Carnevale

Prima dei coriandoli

Il Carnevale si celebra da secoli, tanto che esistono numerose sfilate di Carnevale tradizionali in tutta Europa. Il Carnevale più celebre d’Italia è quello di Venezia: la prima testimonianza scritta di questa festa risale addirittura all’anno 1094.

Dal 1500 circa si cominciò a lanciare dei confetti di zucchero dai carri delle sfilate verso il pubblico e viceversa. Tale tradizione durò fino al 1875 quando vennero concepiti i coriandoli come li conosciamo oggi.

fu un illustre abitante di Crescenzago, a lui si deve l’invenzione dei coriandoli e delle stelle filanti.

Enrico Mangili, l’inventore dei coriandoli

Enrico Mangili fu un ingegnere, industriale, filantropo, insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro. Fu proprietario di una stamperia di tessuti a Crescenzago, paese della zona Nord Est di Milano. Il piccolo centro alle porte del capoluogo lombardo fu poi annesso al comune di Milano nel 1923.

L’azienda tessile del Cavalier Mangili dava lavoro a molte donne del paese. Per far funzionare i macchinari si sfruttava anche la forza idraulica della corrente del Naviglio mediante una ruota (tutt’oggi nel muro di villa Lecchi, lungo il Naviglio della Martesana, è possibile individuare i segni di dove era posizionata la ruota).

Il settore tessile a quei tempi dava da mangiare a moltissime persone nella zona della Lombardia, da Como a Milano, dove si allevavano bachi da seta per la produzione dei tessuti. Come lettiere per i bachi da seta venivano utilizzati dei fogli speciali a cui venivano applicati dei fori.

Correva l’anno 1875 quando Mangili ebbe l’idea di riciclare i piccoli dischetti di scarto di questi fogli, proprio per utilizzarli durante le sfilate di Carnevale.

Fu così che nel tempo, i tradizionali confetti di zucchero vennero sostituiti dai coriandoli di carta.

Da dove deriva il nome coriandoli?

Il nome coriandoli deriva dal fatto che nella zona di Milano, i confetti che venivano lanciati durante la festa di Carnevale, erano semi di coriandolo ricoperti di zucchero.

coriandolo semi
Semi di coriandolo. Curiosità: sono un ingrediente base per alcuni tradizionali stili di birra, come le blanche belghe

La pianta del coriandolo era molto comune in quei tempi attorno a Milano.

coriandolo foglie pianta
La pianta del coriandolo e le sue tipiche foglie verdi. Il nome latino è Coriandrum sativum. E’ chiamato anche prezzemolo cinese oppure con il nome spagnolo cilantro.

Il successo dell’invenzione di Mangili

Visto il successo iniziale della sua idea, Enrico Mangili iniziò a commercializzare i coriandoli. Di fatto contribuì a cambiare un pezzo di tradizione e di storia del Carnevale.

In breve tempo i coriandoli entrarono a far parte della tradizione del carnevale milanese per poi diffondersi a livello mondiale.

Il Cavalier Mangili fu inoltre una persona di grandi vedute e dal grande cuore: come benefattore contribuì economicamente alla fondazione dell’asilo che ospitava i figli delle donne che lavoravano per lui, le filatrici di Crescenzago.

Enrico Mangili
Enrico Mangili: il busto presente nel suo asilo

Tutt’oggi l’asilo esiste e si trova in via Padova 269, a Milano. Nel giardino dell’asilo campeggia un busto che ricorda la figura dell’ingegner Mangili.

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James Naismith e la storia della pallacanestro https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pallacanestro/ https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pallacanestro/#comments Fri, 15 Jan 2021 06:11:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2180 La nascita della pallacanestro

La pallacanestro nasce nel 1891 a Springfield (Massachusetts), esattamente il giorno 15 gennaio. L’idea fu di James Naismith, medico ed insegnante di educazione fisica. Naismith lavorava come insegnante di educazione fisica presso la Young Men’s Christian Association (YMCA) International Training School (Scuola Internazionale di Allenamento dell’Associazione Giovanile Maschile Cristiana) di Springfield (Massachusetts).

I Kansas Jayhawks nel 1899: Naismith è il primo da destra.
I Kansas Jayhawks nel 1899: James Naismith è il primo da destra.

Il capo del dipartimento di educazione fisica dell’istituto, Luther Halsey Gulick, chiese a Naismith di trovare qualcosa che potesse divertire gli studenti durante le lezioni invernali di ginnastica; ciò perché le temperature rigide li costringevano a fare lezione al coperto.

James Naismith
James Naismith (Almonte, Canada, 6 novembre 1861 – Lawrence, USA, 28 novembre 1939). Foto: Wikipedia

Gulick in particolare chiedeva un gioco in luoghi chiusi, facile da imparare, con poche occasioni di contatto, il cui costo non gravasse sulle spese della scuola.
Naismith trovò l’ispirazione da un gioco che aveva conosciuto nella sua infanzia in Canada, “Duck on a rock” (l’anatra su una roccia). In questo gioco la regola principale era il tiro a parabola di un sasso. Attinse anche da giochi più antichi, come l’azteco Tlachtli, (in cui si passava una palla cercando di non farla mai cadere a terra, e vinceva chi riusciva a farla entrare in un anello sopraelevato), ed il maya Pok-Ta-Pok. Oltre a questi analizzò gli sport più praticati all’epoca: quali il football americano, il rugby, il lacrosse ed il calcio.

Pallacanestro: le prime 5 regole

Dopo due settimane, Naismith formalizzò le prime cinque regole del nuovo gioco:

  1. si doveva usare un pallone rotondo, che poteva essere toccato solo con le mani;
  2. non si poteva camminare con il pallone fra le mani;
  3. i giocatori potevano posizionarsi e spostarsi ovunque nel campo;
  4. non era permesso il contatto fisico tra i giocatori;
  5. l’obiettivo era posizionato orizzontalmente, in alto.

Le 13 regole di base

Il gioco della pallacanestro vede la luce il giorno 15 dicembre 1891: Naismith tradusse questi principi in tredici regole di base. Nello stesso giorno organizzò la prima partita sperimentale della storia disputata dal cosiddetto First Team (la prima squadra): un gruppo di diciotto giocatori (gli studenti della classe di Naismith), divisi in due squadre di nove ciascuno. La partita fu giocata con un cesto di vimini, usato per la raccolta delle pesche, che venne appeso alle estremità della palestra della scuola.

Le tredici regole vennero pubblicate dal giornale studentesco “The Triangle” (Il triangolo) il 15 gennaio 1892, data ufficiale della nascita del Basketball (palla del cesto). Il 20 gennaio si svolse la prima partita dalla pubblicazione delle regole. Terminò con il risultato finale di 1-0, grazie al canestro di un certo William “Willie” Chase.

La prima partita pubblica ufficiale fu fissata da Naismith l’11 marzo 1892 fra una squadra di docenti e una di studenti: vinsero i primi 5-0. Lo sport cominciò a diffondersi presto negli Stati Uniti, proprio perché esercitato negli YMCA. Inoltre, gli allievi di Naismith, al termine degli studi, divennero missionari, e mentre portavano il messaggio cristiano in tutto il mondo, insegnavano anche ai giovani il nuovo gioco.

Nel 1904 fu disputato un torneo non ufficiale di pallacanestro durante le Olimpiadi di St.Louis. Invece nel 1936 lo sport del basketball fu aggiunto al programma delle Olimpiadi di Berlino. In questa occasione Naismith ebbe l’onore di consegnare la medaglia d’oro agli Stati Uniti, che avevano sconfitto in finale il Canada. Fu nominato presidente onorario della Federazione Internazionale Pallacanestro (FIBA), sorta nel 1932.

NBA

Nel 1946 nacque negli Stati Uniti la National Basketball Association (NBA, Associazione nazionale di pallacanestro), al fine di organizzare squadre professionistiche e rendere lo sport popolare.

Naismith comunque fu il primo allenatore della storia del basket. Guidò infatti i Kansas Jayhawks dal 1898 al 1907: in nove stagioni sedette in panchina 115 volte, vinse 55 incontri e ne perse 60. Ad oggi, il suo libro “Basketball: Its Origin and Development” (“La pallacanestro: origini e sviluppo”, uscito dopo la sua morte nel 1941) resta il caposaldo della bibliografia della pallacanestro. A lui sono stati intitolati in Canada e negli Stati Uniti riconoscimenti, Hall of Fame, statue e premi. Ogni anno il miglior giocatore della NCCA (National Collegiate Athletic Association, l’associazione atletica nazionale dei college) riceve il “Premio Naismith”.

Da allora le regole sono state perfezionate, e l’NBA mantiene delle differenze sostanziali rispetto alla FIBA, ai Campionati Mondiali e alle Olimpiadi. Questo perché negli USA si vuole rendere il gioco più spettacolare. In particolare, con la globalizzazione degli ultimi anni, sono entrati in gioco gli sponsor che creano un business pubblicitario molto elevato. Per questo la pallacanestro è diventata più fisica, a dispetto della prima regola impostata da Naismith, e dal puro divertimento si è passati al vero e proprio agonismo.

Una spettacolare fotografia di Michael Jordan durante una schiacciata
Una spettacolare fotografia di Michael Jordan durante una schiacciata

D’altronde, nell’NBA hanno figurato e figurano tuttora i più grandi nomi della storia di questo sport, da Magic Johnson a Michael Jordan, da Larry Bird a Kareem Abdul-Jabbar, da Shaquille O’Neal a Kobe Bryant a LeBron James, e gli italiani Andrea Bargnani, Belinelli e Gallinari, solo per citarne alcuni.

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Chi ha inventato le luci di Natale? https://cultura.biografieonline.it/luci-di-natale/ https://cultura.biografieonline.it/luci-di-natale/#comments Wed, 09 Dec 2020 10:47:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20565 Le luci di Natale

Il periodo natalizio porta con sé svariate tradizioni. Una di queste è quella di illuminare il nostro Natale. In questo periodo dell’anno è piacevole rimanere incantati nell’osservare le luci di Natale e i giochi che producono. Esse rendono scintillanti le nostre case, i nostri giardini, le nostre strade. Un Natale di luce e calore.

Luci di Natale
Luci di Natale

L’invenzione delle luci di Natale

Un tempo, però, gli addobbi che si utilizzavano erano costituiti da nastri, ghirlande, fiocchi, candeline e piccoli frutti. Utilizzato come pianta decorativa già molto prima dell’avvento del Natale cristiano, era anche l’agrifoglio. A questi ornamenti se ne aggiunse un altro, più… lucente.

Nel 1882, Edward Hibberd Johnson, inventore e socio in affari di Thomas Edison, ebbe l’idea di attorcigliare un filo di lampadine colorate intorno al suo albero di Natale. Erano 80 lampadine rosse, bianche e blu delle dimensioni di una noce. Era il 22 dicembre 1882 e l’albero era quello nella sua casa a New York. La storia è stata riportata nel giornale Detroit Post and Tribune da un reporter di nome William Augustus Croffut.

Edward Hibberd Johnson
Edward Hibberd Johnson, il padre delle luci di Natale

Scriveva Croffut: “Ieri sera mi avvicinai al di là della Fifth Avenue, chiamato presso la residenza di Edward H. Johnson, vice presidente della Edison’s Electric Company. C’era, nella parte posteriore dei bellissimi saloni, un grande albero di Natale, che presentava un aspetto più pittoresco e sconcertante. Era brillantemente illuminato con molte sfere colorate grandi come una noce inglese. (…) C’erano ottanta luci in tutto, racchiuse in queste uova di vetro delicate, quasi equamente divise tra i colori bianco, rosso e blu. (…) Non ho bisogno di dirvi che il sempreverde scintillante è stato un bello spettacolo, difficilmente si può immaginare qualcosa di più bello”.

Le prime luci di Natale
Foto scattata il 25 dicembre 1882 che mostra l’albero di Natale di Edward Hibberd Johnson

Le prime luci di Natale

Da quel momento in poi, le luminarie sono entrate a far parte delle tradizioni natalizie. Non solo l’albero di Natale, ma anche le strade, gli esterni e gli interni delle case, sono resi scintillanti da ghirlande di luci di ogni colore, che rendono l’atmosfera più calda e festosa. Nel 1895, il presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland sfoggiò il primo albero illuminato elettricamente alla Casa Bianca, con più di cento luci multicolori.

Le prime luci di Natale destinate ad essere commercializzate, furono fabbricate dalla Edison General Electric Company di Harrison, in New Jersey. Apparvero sulle riviste americane per la prima volta nel numero di dicembre del 1901 della rivista Ladies’ Home Journal.

Casa con luci di Natale

Grazie a Edward Hibberd Johnson, quindi, il Natale, oltre che ad essere bianco, magico, gioioso (ma per alcuni anche malinconico), è diventato anche luminoso, luccicante, scintillante!

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Bluetooth: la curiosa origine del nome e il significato del simbolo https://cultura.biografieonline.it/bluetooth-significato-simbolo/ https://cultura.biografieonline.it/bluetooth-significato-simbolo/#respond Tue, 10 Nov 2020 06:32:39 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30742 Chiunque utilizzi un device per svago o lavoro conosce la funzionalità del Bluetooth, che è ormai parte integrante di ogni dispositivo elettronico. Che si tratti di un iPhone, di un tablet, o di un pc. Anche se ultimamente sembra essere passato in secondo piano con l’avvento della messaggistica istantanea di WhatsApp o Messenger su Facebook, questo metodo è ancora apprezzato ed utilizzato dagli utenti.

Bluetooth Logo

La principale funzione del Bluetooth è quella di mettere in condivisione contenuti multimediali tra dispositivi anche diversi tra loro, attraverso la connessione senza fili (wireless). E se questo è sicuramente l’aspetto più noto del Bluetooth, non tutti forse conoscono l’origine del nome e il significato del simbolo.

Bluetooth: l’origine del nome

Se andiamo a ricercare l’origine del nome, a prima vista potrebbe sembrarci strana o forzata, ma in realtà l’inventore del protocollo tecnologico ha volutamente attribuito a tale funzione il nome di un personaggio storico influente: il re danese Harald Gormsson – noto come Harald Bluetooth, che visse tra il 911 e il 986 d.C. (conosciuto in lingua italiana con l’appellativo di Aroldo I di Danimarca).

Harald Bluetooth
Harald Bluetooth Gormsson (Aroldo I di Danimarca) – illustrazione

Il sovrano danese riuscì storicamente ad unire tra loro i popoli di Norvegia, Danimarca e Svezia sotto l’egida di un’unica religione, quella cristiana; così la tecnologia Bluetooth permette oggi di attuare la condivisione tra dispositivi di vario genere.

Il simbolo

C’è traccia di questa similitudine anche nel simbolo del Bluetooth; esso infatti rappresenta l’unione di due rune nordiche, la H e la B, che sono appunto le iniziali del sovrano della Danimarca, Harald Bluetooth. Le due rune in questione sono Hagall (grandine) e Berkanan (Betulla).

Il logo Blootooth è la composizione di due rune nordiche: H, B
Il logo Blootooth è la composizione di due rune nordiche: H, B

La storia

Circa mille anni dopo, i due ingegneri che misero a punto la tecnologia Bluetooth decisero di attribuire a questa invenzione il nome del re che aveva la fama di aver unificato sotto l’aspetto politico e religioso i popoli di Scandinavia, divisi tra loro per tradizioni e a causa di antichi e mai risolti dissapori.

I due inventori della funzionalità Bluetooth, Jim Kardach (ingegnere presso la Intel, azienda americana specializzata nella produzione di microprocessori) e Svenn Mattison (che lavorava invece alla Ericsson), si ritrovarono nell’estate del 1997 a Toronto per lavorare insieme al nuovo progetto di trasmissione dei dati.

Per caso si ritrovarono a parlare di storia, e si accorsero di essere entrambi affascinati dalla storia della Danimarca, e della figura di re Aroldo I, soprannominato “Dente Blu” (Blåtand in lingua scandinava) a causa della sua abitudine di colorarsi i denti di questo colore prima di una battaglia.

Approfondendo i racconti riguardanti questo sovrano dalla personalità assai particolare, Kardach e Mattison decisero che il suo nome era proprio adatto al progetto cui stavano lavorando, che si proponeva di unificare i dati a livello tecnologico. E così è stato.

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