intervista Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 06 Nov 2024 08:10:19 +0000 it-IT hourly 1 Ginevra Bottini: intervista all’autrice di “Ritorno a quale origine – Homing” https://cultura.biografieonline.it/ginevra-bottini-intervista-allautrice-di-ritorno-a-quale-origine-homing/ https://cultura.biografieonline.it/ginevra-bottini-intervista-allautrice-di-ritorno-a-quale-origine-homing/#respond Thu, 19 Mar 2015 23:47:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13822 Aveva 19 anni quando ha iniziato a scrivere i primi racconti, ma fino ad oggi le era sempre mancato il coraggio di farli leggere a qualcuno. Ad accompagnare Ginevra Bottini c’è stata sin da piccola una fervida immaginazione, che l’ha sempre trasportata nella scrittura. Le piace immaginare mondi diversi, dove il surrealismo e l’inconscio si fondono.

Ginevra Bottini
Ginevra Bottini

Venticinque anni appena, giovane autrice romana, dopo gli studi classici e un corso di sceneggiatura alla Scuola Nazionale di Cinema a Cinecittà, Ginevra Bottini cede definitivamente al fascino della scrittura e firma il suo romanzo d’esordio: “Ritorno a quale origine – Homing” (2015, Parallelo45, ISBN 978-88-98440-55-9).

Di seguito l’intervista a Ginevra Bottini.

Quando hai deciso di fare la scrittrice?
Non mi definisco una scrittrice, sarebbe troppo presuntuoso! Ci ho provato: penso che alla base della decisione ci sia più un bisogno di esprimere pensieri piuttosto che una scelta ragionata.

E come sei arrivata al tuo primo romanzo?
Ho avuto la fortuna di avere al liceo classico una professoressa di italiano che mi ha totalmente conquistata e fatta innamorare della scrittura come mezzo per mettere nero su bianco sensazioni, curiosità, paure e desideri nascosti che affiorano nella mia mente.

Ritorno a quale origine - Homing - Ginevra Bottini - 2015
“Ritorno a quale origine – Homing” è il romanzo di esordio di Ginevra Bottini – La vita di Andrea Miller inizia ad essere teatro troppo frequente di incontri surreali e distruttivi. Terremoti devastanti, assurde dinamiche di morte ed strani anziani dalle abilità “discutibili” non sembrano trovare alcun riscontro nelle quotidianità delle altre persone. La malattia mentale del nonno, che la giovane reporter teme di aver irrimediabilmente ereditato, e gli episodi al limite dell’umana accettazione, di cui si trova ad essere involontaria testimone, porteranno Andrea ad una crisi senza ritorno.

Da quanto tempo ci pensavi?
Ho sempre scritto per me stessa facendo leggere le prime prove a familiari e amici. Con il passare del tempo, una mia carissima amica mi ha spinto a farlo leggere e si è presentata l’occasione di poterlo pubblicare.

Cosa ti ha spinto a scriverlo?
L’idea è nata da una serie di incubi che ho fatto. Erano talmente intensi e reali che non ho potuto fare a meno di portarli su “carta”. Da quel momento la mia fantasia si è liberata

A chi lo hai fatto leggere per primo?
A mia sorella di 16 anni che è una divoratrice di libri!

Il romanzo si muove tra la dimensione onirica e il viaggio intimo, un thriller psicologico sui generis. Come lo definiresti se dovessi usare tre aggettivi?
Angoscioso, metamorfico e disorientante.

A chi si rivolge?
Penso che si rivolga molto ad un pubblico giovane: in America lo definirebbero un “Young Adult”. In ogni caso, un libro può essere letto da tutti.

A chi lo dedichi?
Ad una persona che ha sempre creduto in me, mio nonno.

Gli autori che ami di più? I tuoi modelli?
Sebastian Fitzek è in assoluto il mio preferito: la dimensione tesa che riesce a creare nelle sue pagine, mi ha molto ispirata.

C’è qualche riferimento autobiografico?
Fortunatamente no! La protagonista con i suoi sogni-visioni si trova a fare i conti con la follia. Però penso che sia normale attingere dal proprio vissuto. Specialmente con il rapporto con il nonno che è una figura fondamentale.

Cosa ti piace e cosa odi dell’essere scrittrice?
L’attesa. Ho imparato ad essere paziente, ma all’inizio è stata dura, aspettare mesi e mesi risposte dalle case editrici è stato snervante. Il piacere quindi viene dopo!

Cosa vuol dire essere uno scrittore esordiente in Italia?
E’ difficile perché non hai molte possibilità, molto spesso i manoscritti di un esordiente vengono cestinati o rifiutati: l’editoria punta di più sulle vendite sicure di uno scrittore affermato. Io non mi arrendo e così dovrebbero fare tutti coloro che esordiscono adesso.

Cosa rappresenta per te la scrittura?
Un modo per evadere dalla quotidianità. Quando scrivo vengo completamente rapita dalla mia immaginazione.

Una fotografia di Ginevra Bottini

Cosa ci sarà dopo questo libro? Hai già qualche altra storia su cui lavorare?
Ci sarà un altro romanzo! Ne sto scrivendo un altro sullo stesso genere e non vedo l’ora di finirlo!

Di cosa non puoi fare a meno?
Del sostegno delle persone che amo. Purtroppo sono una pessimista di natura e senza la loro presenza molti obbiettivi non li avrei mai raggiunti.

Cosa vuoi fare da grande?
Spero di avere la possibilità di poter lavorare sfruttando la mia passione per il cinema: riuscire a scrivere sceneggiature e naturalmente continuare a scrivere romanzi.

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System Subversion dei Methedras: energia thrash metal https://cultura.biografieonline.it/methedras-thrash-metal-intervista/ https://cultura.biografieonline.it/methedras-thrash-metal-intervista/#respond Tue, 25 Nov 2014 18:25:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12595 La scena musicale ha nicchie ovunque. La fantasia e la qualità italiane sono capaci di pervadere ognuna di queste nicchie. Non è da meno il contesto del thrash metal, un genere musicale che in Italia vede tra i protagonisti più brillanti la band dei Methedras. Nati in Lombardia alla fine degli anni ’90, oggi vantano una carriera basata su solide fondamenta, costruite mattone dopo mattone, disco dopo disco.

Andrea Bochi
Andrea Bochi, bassista, è lo storico fondatore dei Methedras • In questa foto live indossa la maglietta con la cover del disco “System Subversion

Abbiamo incontrato Andrea Bochi, bassista e fondatore del gruppo, che nell’intervista che segue ci ha raccontato della lunga esperienza della band, della maturazione musicale, del nuovo disco “System Subversion” – e degli ottimi riscontri che “System Subversion” sta avendo a livello internazionale (anche oltreoceano) – ma soprattutto della nuova line up, che vede uno straordinario nuovo chitarrista (Daniele Colombo) e una inusuale quanto sorprendente vocalist femminile (Martina L. McLean).

Il cambio del frontman in una band è sempre traumatico. Cosa è successo con il cantante precedente?

Claudio Facheris, storico frontman dei Methedras, dopo 17 anni ha preso la decisione di lasciare la band. La decisione è stata presa con rammarico; Claudio non riusciva più a seguire l’attività della band, che con la preparazione e il lancio di System Subversion sta crescendo enormemente. Gli impegni si sono moltiplicati: ci sono nuovi contratti internazionali, nuovi tour, la promozione… Così abbiamo a malincuore maturato la comune decisione di separarci. Siamo consapevoli che i Methedras perdano un grande artista e un pilastro storico. Tuttavia…

…Tuttavia la soluzione adottata appare come un grande colpo di scena! Come è avvenuta la scelta di Martina Lesley McLean, la nuova vocalist femminile dei Methedras?

Claudio, da più parti e da tempo considerato il migliore in ambito underground estremo, con una potenza vocale inimitabile, avrebbe lasciato un’eredità pesantissima a qualsiasi successore. Dopo qualche tempo passato a ricercare un sostituto “in stile” mi sono però ricordato di Martina, che mi aveva colpito in una performance live a Roma, durante il nostro ultimo tour con gli Hirax. La sua è una voce brutale tuttavia molto controllata; dal punto di vista dello spettacolo ha un’ottima tenuta scenica e una bella presenza naturale.

Martina Lesley McLean
A partire dalla fine del 2014 Martina Lesley McLean è la nuova cantante della band thrash/death metal dei Methedras

Tale scelta costituisce un azzardo per il vostro futuro?

Cambiare da un frontman maschile a un personaggio femminile, soprattutto nel nostro genere, è senza dubbio un azzardo e una scelta radicale, ma più di tutto rappresenta un nuovo inizio. In un panorama mondiale super affollato e fortemente caratterizzato da canoni e cliché, tale scelta potrebbe veramente rivelarsi un elemento innovativo vincente.

Martina Lesley McLean
Una foto dal vivo di Martina Lesley McLean

Caratterialmente Martina è una vera forza della natura, sempre con la battuta pronta, sempre scherzosa con tutti, di una vitalità unica. La sua energia e la sua forza di volontà farebbero impallidire il più agguerrito defender del panorama heavy metal. Ha aggiunto nuova luce e nuova linfa, così come ha fatto Daniele “Dani” Colombo, il nuovo chitarrista, che ha portato grande qualità.

Daniele "Dani" Colombo
Daniele “Dani” Colombo è il nuovo straordinario chitarrista dei Methedras

Hai anticipato il prossimo argomento. Daniele ha sostituito alla chitarra il già bravissimo Eros Mozzi: come è arrivato Daniele Colombo ai Methedras?

Daniele è con noi già da un anno come session man [n.d.r. musicista di ausilio in tour]. E’ tra i migliori chitarristi con cui abbia finora avuto il piacere e il privilegio di suonare. Non è un caso che abbia raccolto complimenti da personaggi del calibro di Lance Harrison (Hirax) e David Vincent (Morbid Angel).

Andrea Bochi e Daniele Colombo - Methedras
Andrea Bochi al basso e Daniele Colombo alla chitarra in un concerto dal vivo dei Methedras • Foto di Silvia Belloni

Anche in ambito compositivo – è già al lavoro insieme al batterista Daniele Gotti su nuovi pezzi spettacolari – sta portando una ventata prog aor che conferisce grande classe alla tradizionale energia thrash/death, per cui sono già famosi i Methedras. A differenza di Martina, Daniele non è per nulla un azzardo bensì un’assicurazione.

Daniele Gotti
Il batterista Daniele Gotti

Parliamo del disco. Qual è il messaggio di System Subversion? E’ in atto una sovversione o c’è un sistema da sovvertire?

C’è un sistema da sovvertire: è quello odierno. Si tratta di una falsa società capace di comprarti come si fa con uno spazio pubblicitario, manipola la tua psiche. Se sei debole e se non la pensi come loro… ti fa sentire un fallito. Ti consuma secondo il proprio piacere e alla fine ti getta via come una pila esausta.

System Subversion
Uscito nel novembre del 2014, “System Subversion” è il quarto album dei Methedras • L’artwork è stato realizzato da Seth Anton Siro

L’artwork è di grande impatto e sembra piacere molto. Come e dove è nata l’idea?

L’artista è Seth Anton Siro, nostro visionario amico greco, leader dei Septic Flesh. Quando gli abbiamo chiesto di aiutarci ha subito accettato di buon grado. Ha creato per noi quelle immagini grottesche e lugubri e oggi i riscontri piovono positivi da tutto il mondo. Seth ha letteralmente centrato l’obiettivo partendo da pochi input e dal videoclip del brano “Subversion”.

YouTube Video

Il video è stato filmato e montato da uno dei migliori video maker italiani: Salvatore Perrone (Fleshgod Apolcaypse, The Modern Age Slavery, Empyrios, DGM).

Tiriamo le somme prima di salutarci. Nuovo disco, nuova etichetta, nuova formazione, nuovi obiettivi. Sembrano gli ingredienti giusti per un ulteriore balzo in avanti.

Avere firmato con un’etichetta americana (Pavement Music) che distribuirà in tutto il mondo il nuovo disco, ci riempie di orgoglio e ci apre le porte negli States.

Nella nostra carriera abbiamo avuto alcuni cambi di line-up e abbiamo sempre cercato di far evolvere il nostro sound, di portarlo ad un sempre maggiore livello di pulizia senza tralasciare però l’attitudine thrash unita a parti death un po’ più tipiche. “System Subversion” rappresenta l’apice della nostra maturazione musicale. La ricerca però non finisce e la nuova formazione ha grandi ambizioni. Miglioreremo ancora.

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Parliamo di poesia: intervista a Claudia Magnasco https://cultura.biografieonline.it/claudia-magnasco-intervista/ https://cultura.biografieonline.it/claudia-magnasco-intervista/#respond Thu, 14 Nov 2013 08:34:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8573 Si intitola SensibilMente ed è un libro che raccoglie poesie, pensieri ed aforismi di un’autrice emergente: Claudia Magnasco. Nata a Nuoro il 17 ottobre 1973, ha un passato di studi di Giurisprudenza: amante della natura e degli animali, tra le sue passioni spiccano la pittura, la lettura e la scrittura. Se dovessimo scegliere due parole per riassumere e descrivere le sue passioni, sceglieremmo senza indugi: mare e poesia.

E’ proprio intorno a quest’ultima parola che ruota l’intervista: dopo una prima esperienza letteraria che ha visto i suoi scritti entrare a far parte di alcune antologie poetiche, pubblicate e rese disponibili gratuitamente in E-book, Claudia Magnasco esordisce in cartaceo: Rupe Mutevole Edizioni pubblica nel 2013 la già citata raccolta di poesie (e alcuni aforismi sulla scrittura), di genere per lo più intimo e introspettivo, dal titolo SensibilMente, disponibile su Ibs.

Sul web potete seguirla sul suo blog: Riflessi di vita.

Claudia Magnasco
Claudia Magnasco

Claudia, come ti sei avvicinata alla scrittura?

La scrittura è la mia forma naturale di espressione e da un pò di tempo ne ho piena consapevolezza. Ho sempre scritto, fin da ragazzina, ma solo per me stessa (e non poesie), come fanno in tanti. Ero e sono spinta dalla necessità di dare un ordine al caos delle mie emozioni e degli stati d’animo per una ricerca costante di quiete. La scrittura penso sia la miglior forma di difesa da me stessa (ma non solo) e anche il modo migliore per conoscermi meglio e per metabolizzare le esperienze di vita. Mi aiuta a dare un senso anche a ciò che mi appare insensato e che se rimanesse dentro di me, prenderebbe forme poco gradevoli.

Claudia Magnasco: SensibilMente
SensibilMente, il libro che raccoglie le poesie di Claudia Magnasco

I miei aforismi sulla scrittura presenti nel libro, raccontano sinteticamente, il mio rapporto con la scrittura; scrivere è uno sfogo, soprattutto, ma negli ultimi tempi è diventato anche un piacere artistico, tanto che sto lavorando ad un secondo libro, più maturo e non solo di natura intima e introspettiva.

Nella prefazione della tua raccolta, scrivi che soffri di “claustrofobia” e che attraverso la tua poesia riesci a “volare”.

Confermo. Non è facile adeguare la propria sensibilità al mondo circostante, soprattutto quando di questo mondo non si apprezzano certi aspetti di non poco conto, come per esempio l’apparenza, ben distante, talvolta, dalla sostanza delle persone. E con ciò intendo molto, pur volendo rimanere breve nell’esprimermi. Perciò, quando scrivo riesco a distanziarmi da tutto quel che non mi va, che confesso non essere poco. Ciò che dentro me, batte a volume troppo alto, semplicemente lo afferro e gli do la forma delle parole, riempiendo queste ultime, dei miei significati interiori e quando ci riesco è come se io volassi. In altri termini, mi alleggerisco e respiro aria pura.

Hai un poeta prediletto ?

In assoluto e (in apparenza) per assurdo, Charles Baudelaire, è il poeta a cui sono più legata, perché l’ho conosciuto che ero ragazzina, ma soprattutto perché in lui ho sempre nitidamente ritrovato molto di me, come essere umano.

Poeta maledetto, capace di slegare completamente la sua anima dal proprio corpo e di dare forme divine agli aspetti più oscuri della sua personalità. Ma voglio menzionare anche Alda Merini, di cui mi sono innamorata negli ultimi anni e alla quale ho anche dedicato una poesia presente nel libro. Questi sono i poeti che più amo e tra di loro non si possono paragonare, tanto più che non amo i
paragoni. Di ciò che leggo faccio intimamente mio ciò che mi scava e mi semplifica.

Ti sei mai ispirata a qualcuno per scrivere le tue poesie?

Affatto. Tuttavia ho sempre amato leggere e certamente sono vari gli scrittori, poeti compresi, da cui ho imparato a non vergognarmi di ciò che provo e di come sono, fino al punto di non tenermi tutto per me, bensì di mostrare anche agli altri. Questo mi trasmette un profondo senso di libertà, anzitutto da me stessa..e dicendo ciò, mi ricollego al mio concetto di “anima claustrofobica“, di cui scrivo nella mia prefazione.

Se dovessi dare un consiglio ad un giovane autore di poesie, cosa gli diresti?

Per natura detesto consigliare, tanto più che io stessa sono una giovane autrice (pur avendo 40 anni). Quindi, se per ipotesi, un giovane autore dovesse chiedermi di dargli qualche dritta, mi limiterei a dirgli due cose che io considero essenziali, riguardo al rapporto con la penna.

La prima è di scrivere solo se veramente ispirato, di non bluffare con i sentimenti, altrimenti forse si può essere più portati per i racconti di fantasia. In secondo luogo gli direi di non vergognarsi di mostrarsi (come ho detto sopra), di non rinchiudersi più di tanto nell’ermetismo, perchè in base a quanto sto constatando di persona, molti lettori cercano nella poesia, qualcosa che appartenga anche a loro e in cui potersi quindi ritrovare con semplicità. E’ da un po’ che avverto nell’aria un crescente bisogno di comprensione reciproca tra le persone, di difficile applicabilità nella vita quotidiana e in una poesia per esempio, si può invece avvistare una piccola isola su cui approdare per un momento ed essere in compagnia dell’autore e magari riuscire a trarne un briciolo di giovamento interiore.

Se dovessi definire in due aggettivi il tuo libro, quali useresti?

Schietto e profumato (di mare).

Un verso poetico famoso che ti ricorda il volo dell’anima…

Non può che venirmi in mente “Elévation“, di Baudelaire: “…mio Spirito … vola via lontano da questi morbosi miasmi; và a purificarti nell’aria superiore, e bevi, come un puro e divino liquore, il chiaro fuoco che riempie i limpidi spazi… Alle spalle le noie e le vaste pene che caricano del loro peso l’esistenza brumosa, fortunato chi può, con ala vigorosa, slanciarsi verso i campi sereni e luminosi; colui i cui pensieri… prendono liberamente il volo che si libra sulla vita e comprende facilmente il linguaggio dei fiori e delle cose mute!“.

YouTube Video

Quello che segue è il testo di una poesia di Claudia Magnasco, tratta da SensibilMente. Nel video è possibile apprezzare la stessa opera letta ed interpretata.

Estro dispettoso

Fisso la penna, la afferro
e tra le mie dita frementi e bramose la stringo.
Ma niente vien fuori da me, perchè?
Eppure mi sento battere dentro.
E niente vien fuori da lei,
che pare arida d’ inchiostro,
come se io l’avessi dissanguata il giorno prima.
E’ colpa tua estro bambino!
Non ti sopporto quando giochi a nascondino
senza chiedermi se ho voglia di cercarti.
Tu! Che ti nascondi e fai capolino
da dietro un calzino,
mentre io reclamo aria
nell’ingorgo tra testa e cuore.
Ad un passo
dal tepore di quel gelido inchiostro.
Lo so! Che devo finirla!
Lo so che non devo più guastare la penna
con le mie nenie arruffate.
Ora devo solamente aspettare senza cercarlo,
quel giusto Attimo che mi farà finalmente sgorgare
sulla mia neve di carta.

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La vita attraverso la fotografia: Elisa Girelloni https://cultura.biografieonline.it/elisa-girelloni-intervista/ https://cultura.biografieonline.it/elisa-girelloni-intervista/#comments Wed, 06 Nov 2013 21:55:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8459 Elisa Girelloni nasce a Brescia il 15 aprile 1983. Si avvicina per la prima volta alla fotografia quando un amico le regala una macchina fotografica che aveva in più: da lì ha iniziato a fotografarsi ricreando ambientazioni e modificando il proprio corpo. Scopre così un nuovo modo per vedersi al di là dello sguardo ed inizia il suo percorso di auto-ritrattista abbinando a questo la sua passione per i luoghi abbandonati e desolati.

Si rende conto da subito qual è la strada da percorrere, ma un professore che l’ha seguita le dà la conferma quando le fa svolgere un lavoro sulla libertà da descrivere in venti immagini. Da queste fotografie riesce a tirare fuori tutta se stessa e quando il professore, commosso, dichiara che quel lavoro è il migliore che lui abbia visto in tanti anni si convince che ha qualcosa da dire e che il miglior modo per farlo è proprio attraverso la fotografia.

Elisa Girelloni
Elisa Girelloni

Dopo gli studi di pasticceria ed un biennio (2007/2009) di marketing e fotografia presso la scuola Palco Grafico, Elisa comincia a cimentarsi con le mostre. A Brescia, nel settembre 2009 la collettiva“Geisha, donna e anima”. Un’altra collettiva, “Immagina Arte!” alla fiera di Reggio Emilia, 27/29 novembre 2009. “I look at you… You look at me…” con Manuel Colombo e Ramona Zordini, Roma, 6 marzo/6 aprile 2010. La personale “Il respiro dell’anima” Fotografia Europea – Circuito Off , Reggio Emilia, maggio/giugno 2010. Una serie di collettive,“Immagina Arte“, fiera di Reggio Emilia, 26/29 novembre 2010, “S(corpo)ro” Pinacoteca Comunale d’A.C. a Gaeta (LT), 7 maggio/12 giugno 2011, “Mag Prize 2011”, mostra dedicata ai finalisti del Mag Prize, presso SpaziArti Ungallery (MI), giugno/luglio 2011, “Quattro donne, quattro racconti”, Palazzo Avogadro, Sarezzo (BS), novembre/dicembre 2011.

Una personale, “Elisa Girelloni Autoritratti”, Ristorante vegetariano L’Arcobaleno a Brescia, febbraio 2013. Di nuovo le collettive:”3 4 5 Teatro da gustare”, Teatro degli Audaci a Roma, marzo 2013, “Diagnosi-Terapia-Autoritratto”, biblioteca del Bailo Sarezzo (BS), febbraio 2013, “Image Nation”, Officine Creative Ansaldo (MI), giugno 2013, “Message in a bottle”, Madonna del Duomo, Arezzo, settembre 2013. E’ appena terminata la personale “Concetto di espiazione”, Centro estetico ‘Tra corpo e mente’, Arezzo, ottobre 2013, ed è in corso la collettiva “BANG! – Nuove generazioni fotografiche”, Galleria 33, Arezzo, ottobre/novembre 2013.

A breve, un’altra collettiva: “The freedom”, mostra dei vincitori del concorso fotografico di Blipoint, Galleria Maxò, Barcellona, novembre/dicembre 2013. Inoltre, nel 2008 ha curato l’immagine di copertina per il brano “Dark Bright” di Raffika Dionisio, e nel 2009 per il brano “Illusion rmx” dei No Diva. Nel 2009 ha collaborato con la Naffintusi per il video”Hole (for vj division)” ispirato alle sue foto. Nel 2010 ha guadagnato il secondo posto nel concorso del Circuito Off di “Fotografia Europea” a Reggio Emilia. Nel 2011, il secondo posto al concorso fotografico Mag Prize, e nel 2012 il secondo posto nel concorso fotografico di Blipoint “Libertà”.

Elisa, la tua arte sta guadagnando spazio in un mondo inflazionato da fotografi improvvisati e tecnologie sofisticate. Come riesci ad essere ‘diversa’, distinguendoti dalla massa?

Mi sono sempre sentita diversa, diversa dagli altri bambini, dagli altri adolescenti ed ora diversa dalle altre donne e uomini… Visto che le mie immagini parlano principalmente di me e delle mie emozioni, credo sia più che naturale che si distinguano per questo da tante altre fotografie, anche se non da tutte. Non sono la sola a provare certe sensazioni e ne è conferma il fatto che tante persone capiscono chi sono guardando semplicemente le mie fotografie.

Quando hai scoperto l’amore per la fotografia e come sono stati gli inizi?

Ho sempre ammirato l’arte nelle sue varie forme, da piccola disegnavo e dipingevo moltissimo, ma mi mancava la tecnica e non poter riprodurre quello che avevo in testa era frustrante. Per un po’ ho abbandonato l’idea e mi sono limitata a collezionare fotografie trovate su giornali, riviste, cartoline…le appiccicavo per tutta la stanza finché un giorno ho pensato che forse avrei potuto fotografare anche io e ricreare così immagini solo mie.

Incontrai un fotografo, un cliente del bar in cui lavoravo, mi propose di essere fotografata da lui e dopo quell’esperienza mi regalò una compattina. Iniziai così a fotografare il mio corpo, da sempre oggetto di disagio per me, e mi resi conto che mi faceva stare meglio.

Poter evadere dai miei pensieri attraverso una foto era magnifico e liberatorio. Ho iniziato facendo nudo ed ho continuato fino a quando ne ho sentito il bisogno: ora il mio fisico non mi preoccupa più come un tempo. Mi fotografavo spesso insanguinata, deturpata da botte, tagli e screpolature. Era la paura della morte a spingermi, ma credo che a livello inconscio volessi provocare, scandalizzare, pensando così di essere notata per questo.

Riguardando le mie foto un giorno pensai che le cose troppo esplicite colpiscono al momento ma la nostra mente tende ad eliminarle. Non avevo bisogno di esagerare, non era da me, quello che volevo era il silenzio, la riflessione. Ho cambiato così il mio linguaggio cercando quello che mi potesse rappresentare al meglio ed è ciò che continuo a fare.

Qual è il tuo ricordo più bello?

Probabilmente è stata la prima personale a Reggio Emilia. Ho sempre avuto paura di essere giudicata, di non essere capita e durante una mostra è inevitabile che ciò accada. Ero timorosa e spaventata ma ho constatato con grande gioia che le persone non venivano da me per dirmi “che belle foto” o “che brutte foto” ma mi chiedevano il perché di quelle immagini…silenziosamente aspettavano di parlarmi e mi dicevano cose come: mi emozionano, mi commuovono, mi smuovono, mi rivedo nelle tue opere…le sento vicine, ti sento vicina. E’ stata una sensazione indescrivibile constatare che le mie emozioni trasudavano da una semplice carta stampata.

Come riesci a creare foto particolari?

Sinceramente credo che le mie immagini siano piuttosto semplici, forse la particolarità è proprio questa.

Un'opera di Elisa Girelloni
Un’opera di Elisa Girelloni

La fotografia è una forma d’arte e necessita di passione, talento e….?

Tanta, tantissima sensibilità.

Sei impulsiva o devi riflettere prima di metterti al lavoro?

Sono più impulsiva che riflessiva. Di rado programmo una foto o una serie, preferisco improvvisare. Solitamente parto alla ricerca di luoghi e abitazioni che possano fare al caso mio, portando con me tutto ciò che mi può servire. Non so mai cosa troverò e se troverò qualcosa, ma quando lo trovo non ho bisogno di molto tempo per capire quello che devo fare, mi baso sulla sensazione che provo e mi fondo con l’ambiente che mi circonda. Silenziosamente entro a far parte di un luogo senza tempo e quando lo lascio lo faccio sempre con un po’ di malinconia, come se avessi passato lì la mia vita.

Prediligi temi particolari?

Il tema del disagio e della solitudine sono presenti in ogni mia fotografia.

Quali sono i tuoi progetti?

Continuare a fotografare. Aver sempre qualcosa da dire. Non tradirmi mai.

Un sogno nel cassetto?

Un mio sogno sarebbe quello di fotografare i luoghi abbandonati più suggestivi e carichi di energia che ci sono in tutto il mondo.

La tua massima di vita artistica…

L’arte è ovunque, ma solo una forte sensibilità riesce ad apprezzarla.

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Intervista a Tony di Corcia, autore del libro sulla vita di Gianni Versace https://cultura.biografieonline.it/versace-tony-di-corcia-intervista/ https://cultura.biografieonline.it/versace-tony-di-corcia-intervista/#comments Thu, 01 Aug 2013 17:22:36 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7740 Tony di Corcia è nato a Foggia nel 1975, ed è giornalista professionista. Laureato in Giurisprudenza. Ha scritto di moda per le redazioni pugliesi del Corriere della Sera e di Repubblica. Dirige la testata web Viveur.it. Nel 2010 ha esordito a livello editoriale con il libro “Gianni Versace: lo stilista dal cuore elegante”, una raccolta di interviste incentrate sul grande stilista di Reggio Calabria.

Tony Di Corcia, giornalista e scrittore
Tony Di Corcia, autore di due libri sulla vita di Gianni Versace

Nel 2012 però, grazie alla casa editrice Lindau, Tony Di Corcia è tornato sul “luogo del delitto”, con una biografia molto importante sempre incentrata sulla vita dello stilista morto in circostanze misteriose nel 1997, dal titolo: “Gianni Versace. La biografia“. Ad impreziosire il libro, la prefazione dell’eterno rivale di Versace, Giorgio Armani.

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Gianni Versace – La biografia. Prefazione di Giorgio Armani

Il 31 luglio 2013, la Ares Film, società di produzione cinematografica e televisiva di cui Mediaset è socia, specializzata nella realizzazione di miniserie per la tv (l’ultima delle quali “Pupetta”, con Manuela Arcuri), ha annunciato di aver acquisito i diritti del libro, con il fine di farne un film o una fiction.

Il primo ciak è fissato a novembre 2013. In questa intervista, a pochi giorni dalla “prima” assoluta del suo secondo libro, il giornalista Tony Di Corcia racconta come ha lavorato, quali personalità ha dovuto sentire e la sua idea sulla stessa morte del grande stilista calabrese.

Intervista a Tony Di Corcia

Qual è la differenza tra questo nuovo libro su Gianni Versace e il precedente?

La tipologia di libro, sicuramente. Il primo era una raccolta di interviste, alla quale mi appoggiavo letteralmente: venticinque personaggi che hanno conosciuto, che hanno lavorato con Gianni Versace. Un racconto polifonico a più voci, il quale mi permetteva di raccontare Versace attraverso la voce di chi aveva avuto a che fare con lui. Questa volta invece si tratta di una biografia: mi sono preso la responsabilità di raccontare Versace con la mia voce. Inevitabilmente poi, ho dovuto e voluto fare qualche domanda ad alcune persone, anche per deformazione professionale. Ho sentito personaggi come Patty Pravo, Alba Parietti, o top model come Eva Herzigova, ma anche coloro i quali fanno parte dell’industria della moda: le prime imprenditrici che hanno fatto lavorare Versace come stilista, molti suoi collaboratori, amici, familiari. È nella natura di un tipo di lavoro del genere.

Tra le personalità intervistate, spicca quella di Giorgio Armani, che ha firmato la prefazione al libro. Quale dei personaggi sentiti, compreso lo stesso Armani, ha lasciato maggiormente il segno nel libro?

Trovo che sia molto bello, innanzitutto, che il suo “grande antagonista” abbia deciso di rendergli onore con queste belle parole, impreziosendo addirittura il libro con una sua prefazione. Tra gli altri personaggi sentiti, penso soprattutto ai suoi collaboratori più stretti, soprattutto alla stilista Manuela Brambatti, e alcuni suoi bozzetti sono inclusi nel libro, ma anche a Bruno Gianesi, responsabile del suo ufficio stile: loro mi hanno trasferito tutto l’entusiasmo che Versace riversava nel lavoro.

Quale il momento storico che ti ha divertito di più raccontare, della vicenda legata a Versace?

Gianni Versace
Gianni Versace

Sicuramente quello vissuto in prima persona è stato divertente: agli inizi degli anni ’90 mi sono avvicinato alla moda e ho vissuto quegli anni da vero fan di Gianni Versace, sino alla sua morte.

Tuttavia, il mio periodo preferito è proprio quello che non ho vissuto: negli anni ’80 infatti, soprattutto verso la fine, Versace ha dato vita a delle realizzazioni che ancora oggi vengono copiate a tutto spiano anche dai cosiddetti stilisti di grido.

Raccontare quel periodo mi è servito per comprendere a pieno quanto fosse avanti in quegli anni: aveva previsto un modo di vestire che è quello che utilizziamo ancora oggi.

Versace nel tuo libro è intravisto nei termini di un “dionisiaco”. È questo il tratto essenziale?

Sì, è stato il vero Dioniso della moda. È stato capace di capire quanto attraverso l’abito passino molti più significati di quelli che noi vogliamo dargli: attraverso l’abito è possibile una metamorfosi importante che chiama ad una vera affermazione del sé, che viene a galla. Riuscire a fare questo attraverso un abito è raro…

Volo a Miami” diceva Versace, alla fine di ogni sfilata. Cosa è successo l’ultima volta, nel 1997? Sembra la morte di una rockstar?

È una morte molto cinematografica e a suo modo molto rock. Rimane una morte però molto tragica e nera, e a tratti misteriosa. Io credo che di fronte a questi episodi così complessi, la spiegazione sia sempre la più semplice ed evidente. Gianni Versace era un personaggio estremamente celebre, anche più di una rockstar, se vogliamo. Quando si è troppo celebri si può finire nel mirino di uno squilibrato, abitare le sue ossessioni: è possibile che accada. Io credo che sia successo semplicemente questo: Versace è rimasto vittima della sua celebrità. Io l’ho raccontata esattamente così, rispettando la versione ufficiale.

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Intervista a Walter Siti https://cultura.biografieonline.it/walter-siti-intervista/ https://cultura.biografieonline.it/walter-siti-intervista/#comments Wed, 31 Jul 2013 09:22:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7734 Walter Siti, originario di Modena, vive a Roma. È critico letterario, saggista e scrittore. Ha insegnato nelle università di Pisa, Cosenza e L’Aquila. È il curatore delle opere complete di Pier Paolo Pasolini per la pregiata collana editoriale “I Meridiani” (Mondadori). Importanti, alcuni suoi saggi su Eugenio Montale e Sandro Penna. Tra i suoi libri ricordiamo “La magnifica merce” (2004), “Troppi paradisi” (2006) e “Il contagio” (2008), di cui “Il canto del diavolo” è la naturale prosecuzione. Dal novembre del 2008 tiene sulla “Stampa” di Torino una rubrica di televisione intitolata La finestra sul niente. Da segnalare, anche la recente uscita di critica per la casa Nottetempo: “Il realismo è l’impossibile”, tratta da una celeberrima frase di Pablo Picasso.

Walter Siti
Walter Siti

Nel 2012 Walter Siti ha pubblicato, con la casa editrice Rizzoli, lo splendido romanzo dal titolo “Resistere non serve a niente”, vincitore, durante la finale del 4 luglio 2013, del riconoscimento letterario più importante e prestigioso d’Italia: il Premio Strega. In realtà, il romanzo di Walter Siti ha letteralmente trionfato a Roma, nella suggestiva cornice di Villa Giulia, avendo totalizzato la bellezza di 165 voti. Moltissimi, rispetto al secondo classificato Alessandro Perissinotto, con il suo “Le colpe dei padri” (Piemme), giunto a quota 78 voti. (soltanto un voto in più di Paolo Di Paolo, autore di “Mandami tanta vita”, edito da Feltrinelli).

Una foto di Walter Siti
Walter Siti, vincitore del premio Strega 2013

In questa intervista – colta durante una delle poche presentazioni dello scrittore modenese, soprattutto prima dell’assegnazione dello Strega – Walter Siti parla del mondo sotterraneo della finanza, del denaro, del corpo: tre elementi importanti del suo “Resistere non serve a niente”. Ma traccia anche paragoni con i suoi precedenti lavori, come il noto e apprezzatissimo “Troppi paradisi”, infine soffermandosi su cosa sia diventato, negli ultimi tempi, il desiderio, per gli occidentali in generale e per gli italiani in modo particolare.

Intervista a Walter Siti

Leggendo il suo libro, c’è una frase che dice: “L’unica soluzione è la Rivoluzione”. Tuttavia, andando a fondo dello stesso romanzo, viene fuori che forse la Rivoluzione sia stata già fatta e non dal popolo, ma da chi sta molto, molto in alto. È così?

Questa è una cosa che si è detta molte volte nella storia. Prima si è detto che la vera Rivoluzione, in Europa, sia stata quella industriale, ad esempio. Poi, in Italia, si è detto che la vera Rivoluzione l’abbiano fatta i mass media, intorno agli anni sessanta… Naturalmente, succede sempre che ci sono dei movimenti sotterranei che sono molto più decisivi delle cose che salgono in superficie. Resta il fatto che in questo momento si ha l’impressione che, anche se le cose vanno molto male, le persone hanno troppo da perdere da uno sconvolgimento totale. C’è questa specie di immobilismo superficiale sotto il quale si muovono queste correnti profonde che però bisognerebbe capire anche in che direzione vanno.

Rispetto a “Troppi paradisi”, il mondo del gossip, del glamour, è visto in maniera differente: che cosa è successo nella società italiana?

Qui è molto più marginale rispetto al romanzo citato, è vero. Se ne parla soprattutto all’inizio, quando il protagonista incontra l’autore, durante una delle solite feste d’ambito televisivo… Direi che in generale il libro rispecchia anche un cambiamento che è successo nella società italiana: mentre dieci anni fa, quando ho scritto Troppi paradisi, il mondo del glamour era nel suo periodo trionfante, adesso si può dire che è in una fase calante, come durante la “fine di un impero”…

Un esempio?

Mah, per esempio succedono cose come il matrimonio di Valeria Marini, con le persone assiepate alla scalinata che gridano offese e altre cose del genere. Insomma, si ha l’impressione che sia un mondo che in questo momento è molto, molto in decadenza.

Com’è cambiato il desiderio degli italiani, in questi ultimi anni?

Domanda molto difficile. Intanto, spero che ogni italiano ne abbia conservato una buona parte… Volendo generalizzare, ho l’impressione che spesso, al valore d’uso del desiderio, che significa desiderare una cosa per farne poi uso, si sia sostituito il valore di scambio, cioè desiderare qualcosa perché fa status symbol, perché ti mette in una certa posizione rispetto agli altri…

In altre parole?

Diciamo che è come se si desiderassero cose sempre un po’ più finte, magari, rispetto a quelle che si desideravano prima. Ma non ne sono sicuro.

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Danila Comastri Montanari, Signora del giallo storico https://cultura.biografieonline.it/danila-comastri-montanari/ https://cultura.biografieonline.it/danila-comastri-montanari/#comments Wed, 10 Jul 2013 14:59:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7622 Danila Comastri Montanari è nata a Bologna il 4 novembre 1948.

Laureata in Pedagogia e in Scienze Politiche per vent’anni insegna e viaggia ai quattro angoli del mondo. Nel 1990 scrive il suo primo romanzo, Mors Tua, e da allora si dedica a tempo pieno alla narrativa, privilegiando un genere, quello del giallo storico, che le permette di conciliare i suoi principali interessi: lo studio del passato (in particolare le civiltà antiche) e l’amore per gli intrecci mystery.

Danila Comastri Montanari
Danila Comastri Montanari

Dalle note biografiche che troviamo sui suoi libri sappiamo che è “accanita fumatrice, apprezza gli alcoolici, rifugge dalle diete, frequenta stazioni termali e scavi archeologici, legge polizieschi, saggi di storia, classici latini, greci e cinesi. È una fanatica utente di internet. Vive in una grande casa al centro di Bologna con il marito, due gatti, un pappagallo, duecento piante, diecimila libri e cinque computer.

A partire dal 1990 scrive gialli storici incentrati sulla figura di Publio Aurelio Stazio, nobile senatore della Roma di Claudio (metà I secolo d.C.). Al momento sono stati pubblicati 16 romanzi: Mors tua, In corpore sano, Cave canem, Morituri te salutant, Parce sepulto, Cui prodest?, Spes ultima dea, Scelera, Gallia est, Saturnalia, Ars moriendi, Olympia, Tenebrae, Nemesis, Dura Lex, Tabula rasa.

Oltre alla serie succitata, l’autrice ha pubblicato anche altri due romanzi gialli storici che si svolgono in epoche storiche diverse dalla classicità: La campana dell’arciprete (ambientato nelle campagne emiliane del 1824) e Terrore (ambientato a Parigi nel 1793), nonché quattro antologie personali: Il panno di mastro Gervaso, Una strada giallo sangue, Ricette per un delitto e Istigazione a delinquere. Una sessantina di altri racconti sono invece raccolti in antologie colletive.

Nel febbraio 2007 ha pubblicato il saggio Giallo antico. Come si scrive un poliziesco storico, edito da Hobby & Work, sull’argomento omonimo; in appendice sono contenuti i racconti I pirati del Chersoneso, Assassinio al tempio di Vesta e Il giallo del serpente.  Tutti i romanzi sono disponibili negli Oscar Mondadori.

Intervista

Danila, quando e come nasce la tua passione per la scrittura?

A quarant’anni, quando ho avuto un po’ di tempo libero: come mi piace spesso ripetere, prima avevo troppo da vivere per trovare il tempo per scrivere. Mia figlia bambina cominciò a giocare in cortile con gli amici ed io restavo sola in casa per un paio di ore al giorno, senza però potermi allontanare. Così cominciai. Non avevo mai scritto in precedenza una sola di riga di narrativa, nemmeno un diario nell’adolescenza (feci il mio primo racconto dopo aver pubblicato già due romanzi), perché, pur avendo fin dalla prima infanzia l’abitudine di inventarmi un mucchio di storie complicatissime, non sentivo mai il desiderio di metterle nero su bianco, mi bastava pensarle.

Come sono stati gli inizi? Hai avuto subito successo?

Si, sono sempre stata una persona molto fortunata: ho iniziato il primo libro, Mors tua, a dicembre, a febbraio l’ho spedito al Giallo Mondadori, ho vinto subito il premio Tedeschi, e ai primi di giugno ero già pubblicata, sei mesi in tutto. Naturalmente ho mentito spudoratamente, assicurando la redazione del Giallo di avere già pronto il seguito, per poi tornare a casa a scriverlo di corsa, sperando che la casa editrice non cambiasse idea sulla nuova proposta…

La tua scrittura attinge alla storia. È un lavoro complesso, che richiede molto studio. Come riesci ad intrecciare realtà e fantasia?

Attingo a una storia che frequento fin dall’adolescenza, anche se naturalmente ogni romanzo necessita di una ricerca specifica sulla sottocultura in cui è ambientato (ad esempio, il mondo dei ludi gladiatori in Morituri te salutant, l’ambiente della scuola e delle banche in Parce sepulto, i circoli filosofici in Cui prodest? ecc…). La correttezza dell’ambientazione mi interessa fin quasi al fanatismo, tuttavia se un giorno dovessi scegliere tra una scena efficace e una ricostruzione rigorosa, privilegerei senza dubbio la prima: a mio parere un autore deve innanzitutto coinvolgere con la trama e i personaggi, soltanto dopo divulgare o informare.

Come si sviluppa il tuo lavoro, e come nasce un tuo romanzo?

Di solito conosco l’inizio, spesso anche la fine. Dopo viene il difficile, far quadrare tutto il resto, ovvero scrivere il libro!

Il romanzo storico insieme al giallo, a partire dalla serie dedicata alla figura di Publio Aurelio Stazio, nobile senatore romano della metà del I secolo d.C. : la storia dell’antica Roma si presta a tessere intrighi e delitti, ma come mai hai scelto proprio questo personaggio?

Conoscevo abbastanza bene l’ambiente ed ero certa che un po’ lo conoscesse anche il pubblico. E poi Roma è Roma! Al mio protagonista ho dato gran parte della mia personalità e della mia mentalità, al di là delle differenze di sesso, aspetto, condizione economica e sociale, epoca e civiltà di riferimento.

Nelle tue opere, sei stata ispirata da qualcuno?

I romanzi che scrivo riflettono i libri che ho letto, i film che ho visto, i luoghi che ho visitato, le conversazioni di cui ho goduto e persino, mutatis mutandis, alcuni episodi della mia vita, di solito quelli che i lettori ritengono forse improbabili, perché troppo “romanzeschi”. In un libro però misi gli urinatores (i sommozzatori romani) dopo averne parlato a lungo con un anziano appassionato di archeologia subacquea, e in un altro feci sposare Paride, il castissimo intendente di Publio Aurelio, perché una affezionata lettrice ottantunenne mi aveva detto al telefono quanto sperava che prima o poi anche lui si sistemasse con una donna… I miei lettori sono fonti preziose di idee e spunti, nonché giudici importantissimi di tutto ciò che scrivo, gli unici della cui opinione io tenga conto.

Quali sono le tue letture preferite, manuali di storia a parte?

Narrativa di genere, meglio ancora se seriale: romanzi di indagine, polizieschi o thriller (non soltanto anglosassoni o latini, ma anche scritti in Cina, Giappone, Israele, Turchia, Islanda ecc…), gialli di ambiente (storici di tutte le epoche, o a sfondo etnologico, religioso, medico, legale ecc…), romanzi di avventura, fantascienza, spionaggio, qualche sporadico fantasy. Classici latini, greci e cinesi. Molta saggistica storica, antropologica e scientifica.

Secondo te, come è cambiato e sta cambiando il modo di fare letteratura?

Per una scelta precisa, da decenni frequento soltanto la letteratura di massa. Rarissimi sono i romanzi letti da me negli ultimi trent’anni all’interno della narrativa cosiddetta “blanche”, quindi non sono abilitata a rispondere a questa domanda.

Hai altri interessi, oltre alla scrittura?

Troppi per citarli tutti. Un tempo ero un’accanita viaggiatrice e andavo forsennatamente su e giù per il mondo intero, soprattutto nei continenti extraeuropei, con qualunque mezzo, dall’aereo al carro-bestiame, dalla nave all’autostop, dal bus alla moto, dal mulo al treno. Adesso che le mie condizioni fisiche mi permettono di spostarmi molto poco, internet ha ovviato a molti dei miei bisogni, portando il mondo a casa mia (ve l’ho detto, sono fortunata, è arrivato proprio al momento giusto!)

Amo moltissimo le piante, i gatti, il bricolage per arredamento e vestiti (senza istruttori, e senza corsi, mi piace provare e se qualcosa non viene bene butto via tutto: sono allergica a qualunque tipo di corso strutturato, lasciai la scuola superiore per studiare da privatista e nelle due diverse facoltà che ho frequentato assistetti a una decina di lezioni in tutto). Mi interessano molto la divulgazione scientifica, la didattica di varie materie, le scienze politiche in genere, compresa l’economia (che però spesso è fuori dalla mia portata, troppo difficile!), la linguistica e l’arte figurativa soprattutto fino al XVI secolo; amo svisceratamente l’antropologia e l’archeologia, soltanto per studiare e visitare i lavori altrui, però, visto che in vita mia ho scavato per un solo pomeriggio.

Infine mi piacciono gli stabilimenti termali e la cucina di tutti i paesi, nessuno escluso, da assaggiare e riprodurre. Mi piace chiacchierare, stare su Facebook, giocare a carte e a molti giochi da tavolo o da consolle. Sono un’appassionata di videogames di strategia in linea (all’ultimo, che ho lasciato pochi giorni or sono, ho partecipato per due anni e mezzo di seguito, almeno una volta al giorno). Sono una fanatica utente del web, in collegamento da mane a sera, e adoro il computer fin da quando bisognava programmarselo in basic; quello che sto usando ora è Aristarco IX: tutti i miei computer si sono sempre chiamati così in onore di Aristarco di Samo, lo scienziato greco che concepì il sistema eliocentrico 1800 anni prima di Copernico e di Galileo.

Un tempo mi piaceva molto ballare, adesso le mie condizioni fisiche non me lo consentono più: però balla mia figlia, mille volte meglio di me. Mi piacerebbe anche cantare, ma essendo stonata come una campana, non mi viene mai consentito e posso sfogarmi esclusivamente quando sono sola. Ah, sì, amo molto anche la logica, la matematica e un mucchio di altre cose, che ora non mi vengono in mente.

Puoi raccontarci un episodio curioso della tua carriera?

Potrei raccontare le figuracce che facevo ai convegni letterari, dove da tempo non vado più, perché di letteratura conosco pochissimo e di critica letteraria assolutamente niente, quindi il senso dei dibattiti di solito mi sfugge: sono soltanto una romanziera, non una letterata.

… E quello che ti ha più emozionato?

Ciò che mi emoziona sempre è vedere i miei libri scritti in molte lingue, magari con i titoli vergati in altri alfabeti o addirittura in ideogrammi: quando divenni una lettrice accanita, poco dopo i tredici anni, spesso mi domandavo come dovevano sentirsi gli autori dei romanzi che mi arrivavano tra le mani, nell’immaginare che qualcuno, dall’altra parte del mondo, stava leggendo i loro pensieri e condivideva il loro immaginario, e partecipava alla loro vita. Ora lo so: è una gioia immensa!

Che cosa non rifaresti mai, se potessi tornare indietro nel tempo?

Rifarei tutto ESATTAMENTE come prima: ho avuto una vita bellissima, interessantissima e molto felice, non la cambierai con nessun’altra!

Quali sono i tuoi progetti?

Stare su Facebook, navigare sul web, seminare piante, giocare con i gatti, guardare che cosa combinano mio marito, mia figlia e il mio primo nipote appena nato. Leggere un mucchio di romanzi altrui. E, se mi viene un’idea interessante, scriverne uno nuovo anch’io.

Una tua massima di vita…

Dolce frutto del bastare a se stessi è la libertà (Epicuro)

 

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L’Arte di far sognare: Christine Danielle Isabelle Kaminski https://cultura.biografieonline.it/christine-danielle-isabelle-kaminski-intervista/ https://cultura.biografieonline.it/christine-danielle-isabelle-kaminski-intervista/#respond Fri, 22 Mar 2013 10:32:36 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6598 «L’Arte è un veicolo dell’anima, uno strumento dell’essere. Poetizzare o scrivere, scarabocchiare o disegnare, creare, tutto può divenire Arte, se generato dal cuore, se generato per il cuore.»

Christine Danielle Isabelle Kaminski è nata a Rocourt, in Belgio, il 27 giugno 1972.
Dall’età di sei anni vive in Italia dove risiedono le origini della sua famiglia materna. Qui ha intrapreso i suoi studi primari fino alla Facoltà di Scienze Politiche, con l’intento d’intraprendere una carriera diplomatica, finché non si è trasferita nella città di Roma per seguire la sua passione artistica, iniziando a collaborare nello showroom di una stamperia d’arte contemporanea di fama internazionale, la 2RC Edizioni d’Arte.

Christine Danielle Isabelle Kaminski
Christine Danielle Isabelle Kaminski

Nel 1996 è tornata in Abruzzo, nella città in cui è cresciuta, dove ha ripreso gli studi per divenire grafico pubblicitario e web designer, ed ha avviato, dal 2001, un’attività rivolta alla comunicazione integrata.

Appassionata di lettura, nonché di musica e di arte, esprime la sua creatività attraverso il semplice disegno, fino all’elaborazione di opere artistiche in digitale, cenni di poesia, e negli anni, sin da adolescente, ha scritto numerosi romanzi, pur senza pubblicarne alcuno.

Dal 2007 ha abbandonato l’attività di pubblicitario per dedicarsi completamente al perfezionamento delle sue opere, per donare emozioni ed infondere speranze attraverso le sue narrazioni, un piccolo ma sentito contributo per restituire i sogni a chi si è perduto.
Attualmente è in previsione la pubblicazione di tutti i suoi trenta romanzi, scritti nel corso degli ultimi vent’anni, mentre continua a produrre, nuove storie e nuovi amori sognati, orientandosi anche verso il genere Fantasy, ma sempre come una favola piena d’amore.
Senza Parole è il suo romanzo d’esordio, pubblicato con Prospettiva Editrice nell’anno 2007 (di cui è stata effettuata la traduzione in francese – Sans Rien Dire – e si sta terminando quella in inglese – No Words – per essere pubblicato in Europa e Stati Uniti), ed ha poi pubblicato Manca sempre qualcosa, Paura del Buio e Un raggio di sole (nel 2008), D’un tratto lei (2009) e Kaleriya (2010), sempre con la medesima casa editrice, ed Il sogno è sempre (2010), La luce del risveglio e La sofferenza non uccide, la paura non fa vivere (nel 2011) con Lulu.com.

 

Christine, la passione per l’arte ha avuto la meglio su una probabile carriera diplomatica. Come hai capito che dovevi seguire questa strada?

Non si tratta tanto di comprendere, quanto piuttosto di seguire, assecondare le nostre naturali inclinazioni, accogliere ciò che ci attrae, portentosamente ci attrae, ciò che ci fa sentire bene, che ci piace, ci riempie, ed è assai facile in questa maniera trovare la propria strada, scoprire la propria missione, quale posto ci sia stato riservato nella vita.
La carriera diplomatica era stata una scelta logica, inizialmente, per varie ragioni, di coincidenze e condizioni, fondamentalmente sono una fatalista e non credo nel caso, pertanto avevo concluso che le stesse fossero state dei segnali, per me, un sentiero battuto e di conseguenza da intraprendere, anche ad occhi chiusi, però ad un certo punto è accaduto un qualcosa di veramente straordinario, un caso, forse… ma di certo non lo era, all’apparenza poteva sembrare un evento casuale e di bassissima rilevanza, per quanto semplice nella sua manifestazione, magari scontato, eppure era un monumentale bivio che mi ha sbarrato la strada, ed oltrepassarlo per cambiare direzione ha richiesto un gran coraggio, oltre che una certa dose di incoscienza, ero molto giovane allora e probabilmente questo mi ha aiutata, ho compiuto un salto pazzesco che mi ha condotta a mutare radicalmente indirizzo, paese, forse pianeta… non ho avuto paura di saltare, tutt’altro… nel profondo sapevo, era il “treno” della mia vita.
Così, senza più di tanto pensare, tranquillamente, mi sono lasciata trasportare, giorno dopo giorno, evento dopo evento, ed ora eccomi qui, dopo la moltitudine di anelli che hanno formato questa intricata ma così lineare catena, ‘sconvolgentemente’. Sono all’ultimo, forse, prima di chiuderla.
Rammento che quando ero poco più di una bambina, espressi tre intenzioni, in momenti ben distinti: “Da grande farò il grafico pubblicitario, da grande farò la scrittrice, da grande farò la pittrice”. Beh… due su tre, ma non è ancora finita… e sono professioni che sono “arrivate” da sole, nel tempo, dopo aver spontaneamente cambiato una marea di strade, senza neanche rendermene conto, occasioni che sono saltate all’improvviso e che ho preso al volo. Sicurezza o preveggenza? Ancora me lo chiedo.

Hai incontrato difficoltà all’inizio, sia in famiglia, che nei risultati del tuo lavoro?

Come tutti, credo, la gavetta è necessaria, dal punto di vista pratico, ma talvolta ci occorre soprattutto per individuare quale sia l’occupazione adatta a noi, quella in cui riusciamo a dare il meglio essendo totalmente noi stessi, in cui eccelliamo naturalmente, in cui può giocare il nostro talento. Emergendo nella più totale libertà può devolvere frutti davvero prodigiosi.

Tu dici che scrivere per te è come una missione, “per restituire i sogni a chi si è perduto”. Come ci riesci?

È magia… la magia del cuore. Io provo emozioni, mentre scrivo, e le imprimo in ogni mia opera perché ciascuna storia non è da me semplicemente scritta, è vissuta, sono i miei sogni espressi, le mie fantasie più pure e i miei ideali più alti, i miei desideri. Desidero che la gente continui a sognare, sempre sempre… che non si stanchi mai di sognare.

Ultimamente hai dichiarato di essere orientata verso il genere Fantasy, che va per la maggiore. Quali sono le caratteristiche del genere che ti attraggono?

Il mondo delle Fate, tutto ciò che c’è di magico nell’archetipo di Peter Pan, la bianca via magica delle Streghe. Al momento ho dato l’incipit ad una storia sull’origine delle Fate, magari sull’origine del mondo, ma non è una storia totalmente “fantastica”, se vogliamo inventata. Mi documento sempre, sulla realtà e su fatti realmente accaduti, per qualunque cosa, ed in questo caso le basi sulle quali lavoro sono rappresentate dalla mitologia celtica, il mondo astrale e, naturalmente, i sogni. Ingrediente essenziale, immancabile.

Hai dei modelli a cui ispirarti?

Mi ispiro al mio cuore, l’unico vero motore di tutta la mia “arte”. Tuttavia amo gli scrittori dell’800, soprattutto Flaubert e Dostoevskij, il primo per lo stile e la musicalità, il secondo per l’introspezione e la sua genialità nel catturare l’anima, luci ed ombre, il lato oscuro, ma adoro anche Gibran e la sua infinita dolcezza, gran parte della letteratura romantica e quella parte di letteratura che tratta la psicoanalisi ed il mondo onirico, di cui grandi fautori sono Freud, Jung e Fromm. E questo perché non narro soltanto vicende d’amore, non parlo solo d’amore, di passioni e dei desideri del cuore, quelle che scrivo sono storie dettate da una sfrenatissima fantasia ma sempre basate sulla realtà, sulla realtà umana, analizzo i miei personaggi, le paure e le angosce, entro nel loro profondo, nelle loro molteplici sfaccettature, labirinti intricati in cui a volte è facile perdersi, come del resto lo è la natura umana, un immenso labirinto che non conosce mai fine… In sintesi mescolo fantasia e realtà, entrano in simbiosi, sembrano storie vere. Le mie.
Comunque, andando indietro nel tempo un ruolo determinante lo assumono anche Shakespeare ed i filosofi latini e greci, la mitologia greca ha per me un notevole peso, su come vedo il mondo, l’alchimia e la magia, il Fato, la meditazione e l’Illuminazione.

Come nascono le tue storie?

Tempo fa mi è stata posta la stessa domanda, in un’intervista, e posso dunque riproporre la medesima risposta: “Il come non lo so, le mie storie nascono e basta, m’invadono e le riverso su carta, senza pensare, senza programmare, la storia parte da sola e finisce da sola, io sono solamente l’interprete, il tramite attraverso il quale la storia può materializzarsi sulla carta. È un input, mi è sufficiente una frase o un’immagine per scatenare la mia immaginazione, e il più delle volte non riesco a starle dietro, mi accade addirittura che mentre scrivo una storia, la mia mente ne partorisce un’altra, quasi di prepotenza, e per trattenerla, per non perderla, sono costretta ad abbandonare il romanzo attuale per memorizzare immediatamente l’altro.
Alle volte è una fatica, infatti mi è successo di desiderare, ridendoci anche su con me stessa, di avere una mente che funzioni come un computer, che possa registrare e salvare i miei pensieri prima che volino via.”

Continui ancora a disegnare e comporre opere visive?

Certo, nel tempo libero, anche se di regola non ne ho molto, a disposizione, lavoro su parecchi progetti contemporaneamente, e quel poco tempo che mi ritaglio lo impiego primariamente per tenermi in forma, per fare un po’ di movimento e meditare, dato che sono seduta, o meglio, inchiodata al PC per più di 12 ore al giorno, e ciò mi comporta anche problemi fisici, come alla schiena e alle articolazioni, di mobilità, muscoli che si atrofizzano a causa di queste posture fisse e fortemente malsane, per il corpo.

Pregi e difetti di Christine…

Qui sarebbe da scriverci veramente un romanzo… dacché ho una personalità molto complessa, anzi, più di una, varie e variegate. Ma, se dovessi dipingere un quadro generale, potrei dire che sono una persona piuttosto complicata, per certi versi enigmatica, anche se sono trasparente, come l’acqua… nei miei pensieri e nelle mie manifestazioni sono io, sempre io, Christine… sembrerebbe una contraddizione, vero? In effetti, il “problema” sorge nella mia volubilità, che mi conduce a mutare spesso umore, atteggiamento o parola, dunque non è facile inquadrarmi, come effettivamente sono, ciascun momento corrisponde ad una mia personalità, ad un mio volto, ad un mio stato d’animo, e non è semplice starmi al passo, o semplicemente comprendermi… sono lunatica, figlia della luna ne rispecchio tutti gli aspetti, gli alti e i bassi, le facce, le maree…

Una cosa però è costante e non fugge in nessun caso, la mia sincerità, degenerante molto spesso in cruda schiettezza, forse sfacciata, socialmente infatti non godo di ottima fama, in quanto dico integralmente quel che penso, o che sento in un preciso momento, e non sempre gradevole, ovviamente, considerando altresì che sono una persona facilmente irritabile, se vogliamo permalosa, e non capita di rado beccarmi con la luna storta, laddove esaspero un’opinione od un’idea, il pensiero che conservo di una determinata persona, o di una determinata situazione. Questo ad ogni modo vale anche per il positivo, che posso pensare di qualcosa o qualcuno. Per zittire una persona mi bastano due parole, e non affatto diplomatiche… in declamata antitesi con quel che era il mio progetto iniziale, professionalmente parlando.

Sono dispettosa, talvolta capricciosa, come una bambina… ma dispettosa lo divento prevalentemente quando mi ritrovo al cospetto di persone superficiali, antipatiche e con la cosiddetta “puzza sotto al naso”, persone mendaci ed un po’ troppo superbe, o volgari, e di quando in quando posso diventare alquanto vendicativa… chi mi fa del male non sempre se la passa bene, e non per puro spirito di vendetta, non sono quel genere di persona che può covare un odio tale da giungere a vendicarsi, o ad accanirsi per restituire la pariglia, anche perché la trovo un’assoluta perdita di tempo che si potrebbe convogliare in azioni decisamente più fruttifere e senza dubbio positive, per se stessi e per gli altri, come si dice, ho di meglio a cui pensare. La mia è una mera reazione al male ricevuto, per scaricarlo, ed è automatico, nessuna malvagità di fondo, nessuna strategia o perfido intrigo, è soltanto dolore che segue il suo decorso, per morire e non pesarmi più sul cuore… come una sorta di purgatorio a sé stante, infatti con il tempo poi dimentico, dimentico persino i volti, non memorizzo i torti, cancello le persone. Una volta che il dolore è svanito.

Per pregi intenderei più che altro talenti, il talento di saper dire le cose, di saperle scrivere, di essere doviziosamente espressiva e chiara, cristallina. Sono una persona notevolmente intuitiva e sensibile, o meglio, ipersensibile, sentimenti ed emozioni sono in me, amplificati, anche il dolore… a volte presento gli avvenimenti, prevedo fatti o circostanze, comportamenti, so leggere le persone ed intuire i loro pensieri, so leggere tra le righe… ma, come in ogni cosa, sussiste un lato negativo, il rovescio della medaglia, ovvero che mi può capitare di fraintendere grandiosamente, di vedere cose che in realtà non ci sono, quando sono personalmente e profondamente coinvolta, perdo di obiettività perché “entro” troppo e posso confondermi da sola, a volte le cose sono davvero molto più semplici di quanto appaiono… ed io sono davvero tagliata per complicarle, sono una complicatrice nata.

Gioiosa e solare, amo la vita e le belle persone, il sole ed i fiori, il cielo e le stelle… sono una persona di cuore e alle persone che amo regalerei il mondo, con loro sono affettuosa e protettiva, dolce e comprensiva, forse talora un po’ soffocante ma rispetto comunque, e sempre, gli spazi altrui, non sono invadente e comprendo, quando qualcuno ha bisogno di starsene per conto suo.
Amo sperimentare, studiare, mettermi alla prova e testarmi, sfidarmi… e superarmi.

Un altro difetto è che sono piuttosto prolissa, è il rovescio della medaglia del mio saper scrivere, di circostanziare fin quasi allo sfinimento e magari ripetermi, seppur con differenti parole, sono un’ottima ricamatrice e ciò può sfociare nella petulanza, o peggio nell’offesa, al mio interlocutore che può giungere a sentirsi trattare come un idiota, che in sostanza non ci arriva, sentendosi ripetere sempre le stesse cose. Ma non è così, devo puntualizzarlo, mi piace l’uso della parola, amo la parola, parlare, e scrivere, mi piace essere chiara, spiegare, rendere le cose facili, non essere fraintesa, è probabile che io soffra della sindrome della “maestrina”… sono fin troppo precisa, quasi maniacale, a tal punto che sovente mi do addirittura fastidio da sola.

Non sono narcisa ma sono sì, un po’ vanesia, questo però credo si possa fondatamente catalogare come prerogativa femminile, curare il proprio corpo, essere attente al proprio look e alla propria immagine, estetica, ma senza appesantirla, mai, in quel caso non amo le esagerazioni, per quanto io sia esagerata in tutto il resto, se non eccessiva, sono agli antipodi, non conosco le mezze misure. L’essere moderata nella presentazione del mio corpo è l’eccezione che conferma la regola, ma ciò puramente perché rigetto qualsiasi tipo di volgarità, verbale o materiale, sono strepitosamente all’antica, parteggio per la delicatezza femminile e l’eleganza, la riservatezza e la discrezione, l’educazione ed il buongusto, li difendo a spada tratta… di fondo sono una persona abbastanza pudica e composta, in mezzo alla gente, poi nel privato amo la libertà a non finire.

Smodatamente gelosa della mia intimità, lo sono anche con i miei affetti, ma soltanto nei confronti dei “ladri” e dei defraudatori. Proteggo con smisurata e passionale grinta ciò che amo e guai a volermelo “rubare”…
Sono un’idealista, estremamente testarda e caparbia, difficilmente abbandono il campo o chino il capo, certo per quello che realmente mi interessa, che ritengo meritevole, il resto lo lascio cadere in un batter d’occhi, e sono tendenzialmente impulsiva, anche se questa è una cosa che sto tentando di correggere, l’istintività di norma non è opportuna, ed io sono veramente tanto istintiva… spesso salto a conclusioni veloci, magari gratuite, ma raramente mi sbaglio, c’è sempre l’intuito dalla mia parte.

E sono in certi casi assolutista, pianto le mie idee e non ascolto differenti pareri, ciò che penso è sacrosanto e solamente io posso decidere se cambiare opinione, detesto le forzature e l’arroganza, non ascolto nessuno sul momento magari in seguito, se ci rifletto con calma e col silenzio, posso dare per buona l’alternativa. Oppure se il caso mi dimostra il contrario, ma dev’essere davvero eclatante, in quanto la verità non è mai apparenza, forse in superficie, può essere una parte, della verità, dipende da ciò che qualcuno vuole o non vuole mostrare, guardo oltre e non sempre quel che vedo mi piace.
I miei principi sono invece saldi ed inoppugnabili, incontestabili anche da me stessa.

Che cos’è per Christine l’Amore…

L’Amore per me è il mondo, il mio mondo… è quello che muove, che dona, che perdona… è Tutto.

L’opera letteraria preferita…

Non ho preferenze, mi piace quel poco di tutto, il meglio di tutto, quindi posso spaziare dalla classica letteratura ai romanzi un po’ più leggeri, sempre di qualità e non assolutamente commerciali, leggo saggi, la storia antica mi appassiona e mi appassiona anche la filosofia antica, la mitologia, come anzidetto, ma in prevalenza leggo storie d’amore, sono un tipo esageratamente romantico…
Tuttavia se dovessi scegliere un’opera, sceglierei Madame Bovary di Flaubert, un po’ perché è stato il primissimo libro che ho letto, al di fuori dell’ambito scolastico, un po’ perché mi ha ispirato lo stile, ha stimolato in me il desiderio di scrivere e dunque rappresenta un punto d’origine, simbolicamente, ed un po’ perché ancora mi emoziona, insomma mi è rimasto nel cuore. La versione originale è davvero stupenda… non tanto per la storia in sé, probabilmente ce ne sono di migliori, anzi sicuramente, ma è proprio la musica che sento scorrendo le righe, la delicatezza, la soavità… e stiamo parlando di un uomo, un uomo che ha quella delicatezza di espressione tipicamente femminile, un’autentica rarità.

… Il pittore preferito…

Artisti contemporanei non li trovo molto attraenti, sebbene io abbia collaborato in una galleria d’arte contemporanea, hanno sempre il loro fascino, certo, la loro anima, espressa e contemplata in ogni opera, ma l’astratto non mi suscita granché emozione, soltanto l’esplosione di colore può emozionarmi, travolgermi… da questo punto di vista allora prediligo le opere nel nuovo millennio, grafiche digitali, fantastiche, magiche… mentre per gli artisti del passato un buon occhio lo riservo per Kandinsky, per la sua musicalità di colori.
Comunque un artista contemporaneo che mi piace molto è Guarienti, un ponte tra i secoli, tra il moderno e l’antico, Konstantin Vasilyev, e trovo molto affascinante il surrealismo di Vladimir Kush e di Michael Cheval.

Cosa ti piace e cosa non ti piace dell’Italia?

Dell’Italia mi piace tutto, tranne il suo governo! Ed il ladrocinio dei suoi esponenti che stanno letteralmente facendo morire la gente di fame…

Quali sono i tuoi progetti?

Progetti in cantiere tanti, innanzitutto naturalmente pubblicare tutti i miei romanzi, dei quali il prossimo è in fase di editing per essere pubblicato tra qualche mese, Chiarezza, bellezza, poi terminare la mia “favola magica” e, a tal proposito, un progetto a cui sto lavorando da più di anno e che felicemente ho quasi terminato, è un blog assolutamente pro bono, che tratta il mondo delle Fate e parla di tutto ciò che è magia (http://giardinodellefate.wordpress.com): sono ben 250 pagine ed hanno richiesto molto impegno e tanto lavoro, gratificante sempre, ma abbastanza impegnativo. Scrivo anche favole e racconti fantastici, di tanto in tanto, sulle Fate ed il Piccolo Popolo, principi e principesse, forse un giorno pubblicherò un’antologia.
Inoltre, andando un po’ più sul pratico, ho realizzato un blog che tratta l’argomento del blogging business, comunque inerente alla mia professione perché, al mondo d’oggi, è tutto telematico e bisogna tenersi al passo con i tempi, in questo blog tra l’altro si può leggere un breve riassunto della mia vita (http://lavoroadomicilioblog.wordpress.com/chi-sono).
Ed, infine, mi sono occupata di iniziative benefiche, pubblicazione di antologie i cui proventi da destinare in beneficienza, anche se purtroppo l’ultimo progetto non è andato a buon fine, non avendo raggiunto il numero di partecipanti e mi dispiace moltissimo, in quanto ci tenevo davvero (http://soltantoperamore.wordpress.com).
Questi sono i più significativi, poi gli altri sono ancora da avviare o in fase embrionale, tra i quali il primo a partire sarà la sceneggiatura di un pilot (o film, da vedere cosa succede strada facendo), voglio sperimentare e cimentarmi in qualcosa di completamente nuovo, cambio diametralmente genere, sia nel tema che nel supporto, anche nel modo di lavorare, poiché di regola preferisco lavorare da sola, anche per l’editing delle mie opere, mentre questo progetto sarà realizzato a “più mani”, e sarà a sfondo ironico, molto ironico, tendente al satirico, una sorta di parodia di Sex and the City, ambientata però a Roma, quartiere Parioli.

Un consiglio a chi si vuole cimentare con la scrittura…

Seguire sempre il cuore, scrivere per se stessi e per donare se stessi, non per gratificare esigenze altrui o per mero narcisismo, per la fama, ancor meno per denaro, sempre che non si voglia diventare un prodotto commerciale e vendersi, io mi rivolgo ovviamente a chi ha la passione della scrittura, a chi la ama, non a chi la sfrutta. Sarebbe come sfruttare un proprio figlio, quale buon genitore lo farebbe?
In questo caso non conta il risultato finale, ma l’intenzione. O forse vale per tutto.

http://www.christinekaminski.com

http://christinekaminski.wordpress.com

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Il web di “Oggi”. Intervista a Massimo Laganà https://cultura.biografieonline.it/intervista-massimo-lagana/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-massimo-lagana/#comments Wed, 05 Dec 2012 19:36:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5242 Massimo Laganà nasce a Reggio Calabria nel 1966. Nel 1990, prima di laurearsi in legge presso l’Università Statale di Messina nel 1992, entra a far parte della scuola di giornalismo della RCS, Mario Palumbo. Dall’aprile 1991 al marzo 1995 lavora per la rivista settimanale Visto, dove si occupa di cronaca, finché, nel 1994 diventa caposervizio.

Dall’aprile 1995 all’agosto 2004 lavora per la rivista settimanale Oggi, in particolare come inviato di cronaca per quanto riguardava i principali fatti di cronaca nazionale. Dal 2001 al 2003 è stato commentatore radiofonico e televisivo di Antenna dello Stretto e Telereggio per quanto riguardava il calcio, oltre che curatore di numerosi interventi in materia di cronaca e attualità per Reggio Tv.

Dal settembre 2004 all’agosto 2011 si trasferisce presso la redazione del mensile L’Europeo come caposervizio, per tornare alla rivista Oggi dal settembre 2011 e mettere in pratica la sua spiccata propensione al lavoro di ricerca su Internet. Qui infatti cura anche il blog L’informazione dilaga e la notizia sparisce.

Massimo Laganà
Massimo Laganà

Massimo, una carriera brillante nel mondo del giornalismo legato alla RCS Media Group Edizioni. Quando hai capito che volevi diventare giornalista?

In realtà da piccolo volevo fare il giornalaio. Mi appassionava l’idea di avere a disposizione tutti i giornali, giornaletti e fumetti possibili e immaginabili. Poi, crescendo, ho pensato che sarebbe stato bello scrivere su qualcuno di quei giornali. È andata bene…

Che difficoltà hai incontrato agli inizi della tua professione?

Sono stato molto fortunato. Ai miei tempi l’accesso alla professione era relativamente semplice. Ho fatto la scuola di giornalismo della Rizzoli. E tutto è filato liscio.

Hai avuto dei mentori, o dei personaggi a cui ti sei ispirato?

Ho sempre amato Eugenio Scalfari… Ora c’è Michele Serra. E anche Massimo Gramellini.

Come è cambiato il tuo lavoro nel tempo?

Sempre più lavoro redazionale e sempre meno ricerca delle notizie per strada…

In base alla tua esperienza, quali sono le differenze tra giornalismo televisivo e quello della carta stampata?

Ho lavorato poco per la tv, ma credo che la carta stampata sia strutturalmente più adatta agli approfondimenti

Come si lavora in un settimanale con una tradizione consolidata alle spalle come “Oggi”?

Ci ho lavorato per dieci anni, dieci anni fa. È stato come tornare a casa, in famiglia. E poi adoro il web. È l’unica possibilità di sopravvivenza rimasta al nostro mestiere.

Ci puoi descrivere una giornata tipo in redazione?

Al web è molto faticosa. Si inizia alle 9 del mattino. Spesso si salta il pranzo. E spessissimo si tira tardi. Ma l’adrenalina della notizia non fa sentire più di tanto la stanchezza. E neppure la fame.

Ti occupi di nuove tecnologie, ricerche su Internet e social network. In rete il mondo è a portata di mano…

Apparentemente… Il rischio è quello di essere inondati da troppa roba… E poi ci sono tante bufale sulla Rete, bisogna vigilare sempre.

Dichiari di essere appassionato di cinema, politica e sport. Cominciamo dal cinema: film, attore e attrice preferiti (anche più di uno).

Paris, Texas e C’era una volta in America, tutta la vita! Massimo Troisi e Nanni Moretti. Juliette Binoche.

La politica è qualcosa di molto complicato di questi tempi. Il tuo punto di vista professionale sulla situazione italiana ed internazionale.

Coincidono i due aspetti. C’è un’interdipendenza che blocca tutto, la democrazia è bloccata. E il sistema rischia di implodere in nome del mercato sovrano.

E infine lo sport. Appassionato di calcio?

Tantissimo. Tengo alla Reggina e al Manchester City. Mi piace anche il basket.

Hai avuto modo di conoscere personalmente ed intervistare personaggi famosi del mondo dello spettacolo, della politica, dello sport, o semplicemente balzati agli onori della cronaca. Chi ti ha sorpreso e perché?

In realtà ho sempre fatto cronaca, pochi contatti con i cosiddetti vip. Ma mi ha colpito l’umanità di Nanni Moretti. È molto diverso da come appare…

E invece chi ti ha deluso?

Nessuno!

Puoi raccontare un episodio curioso con qualcuno di questi personaggi?

Una volta ero nel cdr della Rizzoli e ho conosciuto in aeroporto Nanni Moretti. Siamo capitati vicini anche a bordo. Io ero andato a Roma per le trattative sul contratto dei giornalisti. Lui andava a Milano per presentare un suo film con relativo dibattito. Era interessatissimo al nostro contratto. Faceva tante domande. È stato bellissimo…

Secondo il punto di vista di Massimo Laganà, quali sono le prospettive per il mondo editoriale?

Nerissime, salvo che il web non ci salvi tutti…

Ritieni che, come in altri Paesi (ad esempio gli Stati Uniti), la carta stampata cederà il passo alla lettura online?

Per forza! Mio figlio ha diciannove anni. È molto informato su tutto, ma legge soltanto on line. Il futuro è questo.

Come riesce una rivista come “Oggi” a mantenere inalterata da anni l’attenzione del pubblico?

La forza della tradizione e anche la capacità di rinnovarsi. La famiglia del 2012 non è quella degli anni Sessanta. Noi abbiamo fatto una copertina su una coppia omosessuale che ha avuto una bambina con la fecondazione artificiale. Qualcuno è rimasto choccato, ma è stato un grandissimo passo avanti per il nostro giornale.

Massimo Laganà, hai progetti o qualche sogno nel cassetto?

Prendere il posto di Serra su Repubblica. Tra una cinquantina d’anni, non ho fretta!

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Intervista a Gian Antonio Stella https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-gian-antonio-stella/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-gian-antonio-stella/#respond Wed, 05 Sep 2012 10:44:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3670 Gian Antonio Stella. “Penna” importante e ormai colonna del Corriere della Sera, dopo una lunga carriera trascorsa nella cronaca, può essere considerato da circa dieci anni uno dei più influenti giornalisti in ambito politico e, anche, di costume. Il suo nome è legato ad uno dei casi editoriali più importanti degli ultimi anni: la pubblicazione, nel 2007, del libro-denuncia “La casta”, scritto con Sergio Rizzo, il quale con oltre 1.200.000 di copie vendute e ben 22 edizioni è stato uno dei libri di maggior successo dell’anno, in grado di svelare alcuni dei meccanismi più torbidi che si celano dietro al sistema politico italiano.

Gian Antonio Stella
Gian Antonio Stella

Nel 2009 invece, ha pubblicato “Negri, froci, giudei & Co. – L’eterna guerra contro l’altro”, altra interessante indagine della società italiana.

Gian Antonio Stella
Gian Antonio Stella

Nel 2011 invece, mentre lavorava alla sceneggiatura del discusso film “Silvio Forever”, ha pubblicato un’inchiesta di stampo ambientalista, dal titolo “Vandali. L’assalto alle bellezze d’Italia”, edito da Rizzoli.

Nel corso del Festival di Legambiente di Monte Sant’Angelo, FestambienteSud 2012, andato in scena nella cornice garganica lo scorso luglio, ospite della kermesse, Gian Antonio Stella ha parlato proprio del suo libro “Vandali” e, soprattutto, del perché un paese come l’Italia, ricco com’è di bellezze artistiche e paesaggistiche, non riesca più a valorizzare le proprie attrazioni.

Di seguito, l’intervista al giornalista del Corriere Della Sera.

Un’unica domanda, per parlare sia del libro che della situazione nazionale. Chi sono i vandali?

I vandali sono tanti. Sono i cittadini che costruiscono in mezzo alla via Domiziana, o quelli della solita casa abusiva, ma anche il vigile che fa finta di non vedere, l’assessore o il sindaco che fanno dei regolamenti comunali scellerati o che fanno finta di non vedere anche loro. I parlamentari che fanno leggi sbagliate. Purtroppo c’è una molteplicità di vandali.

Quali le colpe maggiori, allora?

Il massimo colpevole è senza dubbio chi sta in alto. Perché è chi sta in alto che dovrebbe far rispettare le regole e quindi alla fine, quella è la responsabilità più grande.

In termini economici invece, quanto ci costa questo gap che sta crescendo sempre di più, a livello turistico, rispetto ad altri paesi non solo europei (proprio l’Italia, che un tempo era il primo paese in termini di turismo economico)?

Non siamo ancora gli ultimi, ma i quinti al mondo, a livello turistico. Ma eravamo i primi. Siamo scesi al settimo posto per flusso di capitali stranieri e al ventottesimo per competitività turistica. È una situazione di progressivo degrado, ed è un delitto, perché con tutte quello che abbiamo potremmo ricavare decisamente di più. Dal turismo, oggi, secondo il World Economic Forum ricaviamo il 3,2 % del pil. È una percentuale infamante e ridicola. Sta a significare che non c’è l’attenzione dovuta. È chiaro che con tutto il ben di Dio che abbiamo, è davvero assurdo ricavare solo il 3,2% dal turismo.

Quali spiragli per riprendere la marcia e riappropriarci del primato?

Credo sia necessario cambiare classe dirigente, non solo a livello politico. È una classe dirigente scarsa in tutti i settori. Capita: ci sono generazioni buone e generazioni meno buone. Questa di oggi che domina la politica, l’economia, il giornalismo e altri contesti, è una generazione non buona, mediocre, ce ne sono state migliori nel passato. Io credo che valga la pena di scommettere sui giovani e soprattutto sulle donne. Ci sono delle donne straordinarie che non vengono utilizzate ed è un dato importante il fatto che siamo ultimi nell’Europa a 27 per spazio dato alle donne: le migliori donne italiane vanno a cercarsi spazio all’estero, conquistano posizioni importanti, spesso importantissime, ed è un delitto perdere queste intelligenze.

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