inni nazionali Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 12 Feb 2024 23:07:50 +0000 it-IT hourly 1 Inno di Mameli, storia del canto degli italiani https://cultura.biografieonline.it/inno-di-mameli/ https://cultura.biografieonline.it/inno-di-mameli/#comments Mon, 12 Feb 2024 22:02:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20125 Il suo titolo è Canto degli Italiani, ma è conosciuto da tutti come Inno di Mameli. L’inno nazionale d’Italia deve la sua nascita ad uno studente ed entusiasta patriota appena ventenne di Genova, Goffredo Mameli. Il testo venne composto nel 1847 con il titolo “Fratelli d’Italia“. Fratelli d’Italia sono proprio le prime parole del testo.

Bandiera italiana
Il tricolore italiano

Successivamente a Torino Michele Novaro, anche lui genovese, trasformò in musica le parole scritte, componendo la melodia che oggi tutti conosciamo. L’Inno di Mameli è stato realizzato in pieno clima rinascimentale, in perfetto stile patriottico.

Fu composto l’otto settembre del quarantasette, all’occasione di un primo moto di Genova per le riforme e la guardia civica; e fu ben presto l’inno d’Italia, l’inno dell’unione e dell’indipendenza, che risonò per tutte le terre e in tutti i campi di battaglia della penisola nel 1848 e 49. (Giosuè Carducci)

Il contesto storico

L’Italia cominciava la dura battaglia che di lì a poco l’avrebbe condotta alla definitiva unificazione. Anche l’autore dell’Inno, Goffredo Mameli, era un giovane e fervente patriota che aveva combattuto a fianco di Garibaldi. Mameli, in uno scontro con i francesi, morì per la ferita ad una gamba, a 22 anni non ancora compiuti.

Goffredo Mameli
Goffredo Mameli

Goffredo Mameli aveva scritto la poesia che poi sarebbe diventata Inno nazionale in maniera spontanea, appassionata, ed infatti il suo componimento fu subito considerato il più adatto a rappresentare l’Italia del Rinascimento. Fervente e avida di libertà.

Una versione poco convincente

Proprio perché scritta di getto, la poesia “Fratelli d’Italia” del giovane Mameli presentava però alcune lacune stilistiche e dei limiti “artistici”. Per questo il patriota Giuseppe Mazzini, nel 1848, chiese a Mameli di scrivere una nuova composizione, che sarebbe stata completata con la musica di Giuseppe Verdi. Il risultato, però, fu davvero poco convincente, sia nel testo che nella musica. Così si ritornò alla versione originaria, che da allora non fu più modificata.

L’Inno di Mameli durante il Fascismo

Negli anni del Fascismo Il canto degli italiani fu messo un po’ da parte. Esso simboleggiava l’Italia risorgimentale, ed i fascisti preferivano che si intonassero le marce da loro realizzate.

L’ufficialità dell’Inno d’Italia

Il 12 ottobre 1946 l’inno di Mameli fu dichiarato ufficialmente Inno nazionale della Repubblica italiana. Da allora, curiosamente, per quanto la melodia sia ormai famosa e apprezzata in tutto il mondo, l’inno “Fratelli d’Italia” è considerato provvisorio.

Da quel giorno sono stati tanti i tentativi di trovare un altro inno che sostituisse quello di Mameli, poiché molti ritenevano che la musica non fosse granché e che il testo avrebbe potuto infastidire il Pontefice (sembra infatti che l’autore non nutrisse molta simpatia per il Vaticano).

Mentre durante il fascismo l’inno di Mameli era stato snobbato, i partiti di destra cominciarono ad apprezzarlo e a considerarlo un simbolo della Patria, quelli di sinistra invece non lo consideravano con favore.

“Fratelli d’Italia” negli anni ’90

Quando negli anni Novanta sulla scena politica italiana fece irruzione il partito della Lega Nord, capeggiato da Umberto Bossi, qualcuno propose di eliminare l’inno nazionale e metterci al suo posto il coro “Va, pensiero“, del “Nabucco” di Giuseppe Verdi. La sinistra, per tutta risposta, cominciò a rivalutare l’Inno di Mameli (forse per fare un dispetto a Bossi e compagni) e a cantarlo durante le manifestazioni sindacali e politiche.

Per rendere l’inno più piacevole dal punto di vista musicale, intervenne l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che affidò l’inno ad alcuni insigni musicisti, che lo diressero in modo a dir poco magistrale.

Nel 2000, quando Silvio Berlusconi era al potere, un consigliere appartenente a Forza Italia ebbe addirittura la geniale idea di proporre l’eliminazione dell’inno nazionale per farne uno personale a Berlusconi!

L’inno nazionale e gli italiani

La storia dell’inno nazionale è stata sempre alquanto controversa, tra chi ravvisa la necessità di cambiarlo e chi sostiene che gli stessi italiani non lo conoscono come dovrebbero. Ad esempio, ha fatto scalpore che, in occasione di competizioni importanti nel 1994 (quando l’Italia giocò la finale mondiale di calcio contro il Brasile), ma anche più tardi, nel 2002, i giocatori della Nazionale italiana non hanno cantato l’inno di Mameli (forse perché non era di loro gradimento, oppure perché non conoscevano il testo).

Goffredo Mameli, l'autore del Canto degli Italiani, noto anche come Fratelli d'Italia, o Inno di Mameli
Un dipinto che ritrae Goffredo Mameli

Proprio per far sì che l’inno diventasse conosciuto da tutti, tempo fa è stata presentata la proposta di rendere obbligatorio il suo insegnamento nelle ore scolastiche di educazione musicale.

Una cosa è certa: se anche l’inno nazionale non è musicalmente perfetto e il testo presenta qualche difetto stilistico, è innegabile che l’autore Goffredo Mameli fosse giovane e appassionato. Una buona ragione per apprezzarlo e cantarlo nelle varie occasioni in nome di un’Italia che, non dimentichiamolo, ha lottato per raggiungere l’unità.

Canto degli italiani

Testo completo dell’Inno nazionale d’Italia, composto da Goffredo Mameli:

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Noi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popoli, perché siam divisi. Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Uniamoci, uniamoci, l’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore. Giuriamo far libero il suolo natio: uniti, per Dio, chi vincer ci può?

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Dall’Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano; Ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano; i bimbi d’Italia si chiaman Balilla; Il suon d’ogni squilla I vespri suonò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Son giunchi che piegano le spade vendute; già l’Aquila d’Austria le Penne ha perdute. Il sangue d’Italia e il Sangue Polacco bevè col Cosacco, ma il Cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

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God Save the Queen, God Save the King: inno nazionale inglese https://cultura.biografieonline.it/god-save-the-queen-testo-traduzione/ https://cultura.biografieonline.it/god-save-the-queen-testo-traduzione/#comments Sun, 08 Jul 2018 13:48:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25053 L’inno nazionale dell’Inghilterra e del Regno Unito, sia nel titolo che nel testo, viene declinato al maschile  o al femminile a seconda del sesso del monarca regnante. Il titolo può essere pertanto “God Save the Queen” (Dio salvi la Regina) oppure “God Save the King” (Dio salvi il Re). Fin qui sono notizie che quasi tutti sanno, perché di interesse collettivo. Invece, forse, in pochi sanno che l’inno britannico è l’inno nazionale più antico al mondo. Venne scritto tra il 1736 e il 1740; entrò in uso il 28 settembre 1744.

Il regno di Elisabetta II è il più longevo della storia inglese. God save the Queen.
Il regno di Elisabetta II è il più longevo della storia inglese: un vero record per lei. E’ quasi impossibile calcolare il numero di volte in cui l’inno God save the Queen è stato intonato per la regina.

Per la sua diffusione nel mondo, grazie all’estensione geopolitica del Commonwealth, è probabilmente l’inno più conosciuto: è stato infatti l’inno nazionale di diverse nazioni, tra cui:

  • Sudafrica, fino al 1961;
  • Nuova Zelanda, fino al 1977;
  • Canada, fino al 1980;
  • Australia, fino al 1984;

God Save the Queen: testo completo dell’inno

God save our gracious Queen,
Long live our noble Queen,
God save the Queen!
Send her victorious,
Happy and glorious,
Long to reign over us;
God save the Queen!

O Lord our God, arise,
Scatter her enemies
And make them fall;
Confound their politics,
Frustrate their knavish tricks,
On Thee our hopes we fix,
Oh, save us all!

Thy choichest gifts in store
On her be pleased to pour;
Long may she reign;
May she defend our laws,
And ever give us cause
To sing with heart and voice,
God save the Queen!

Traduzione italiana

Dio salvi la nostra graziosa Regina,
lunga vita alla nostra nobile Regina,
Dio salvi la Regina!
Donale la vittoria,
la felicità e la gloria,
possa regnare a lungo su di noi;
Dio salvi la Regina!

O Signore, nostro Dio, sorgi,
disperdi i suoi nemici
e falli cadere;
confondi i loro intrighi,
frustra le loro manovre disoneste,
su di te sono riposte le nostre speranze,
oh, salvaci tutti!

I regali più preziosi che conservi,
sii disposto a riversarli su di lei;
possa regnare a lungo;
possa difendere le nostre leggi
e sempre darci l’occasione
di cantare col cuore e con la voce,
Dio salvi la Regina!

Flag - Bandiera - Gran Bretagna - Inghilterra - Regno Unito
La bandiera del Regno Unito

Breve storia

Da Wikipedia:

La melodia dell’inno God save the Queen fu composta su comando di Giorgio II Hannover divenuto re di Gran Bretagna, ma essendo questi principe elettore di Hannover, l’inno divenne tale anche per la Confederazione Germanica, passando poi nel 1871 all’Impero tedesco (1871-1918) di Guglielmo II che lo adottò come inno nazionale col nome di Heil dir im Siegerkranz (Ave a te nella corona della vittoria). Rimase poi in vigore senza testo nella Repubblica di Weimar fino al 1922, quando fu adottato Das Lied der Deutschen.

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La canzone del Piave https://cultura.biografieonline.it/leggenda-del-piave/ https://cultura.biografieonline.it/leggenda-del-piave/#comments Thu, 28 May 2015 11:01:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14403 La canzone del Piave è una canzone patriottica conosciuta anche come La leggenda del Piave, talvolta ricordata con le sue prime parole “Il Piave mormorava“. E’ una delle più famose canzoni italiane in tema di patriottismo.

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio
I primi versi della canzone: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio

La canzone del Piave” fu scritta nel 1918 da E.A. Mario, pseudonimo del maestro Ermete Giovanni Gaeta (Napoli, 5 maggio 1884 – Napoli, 24 giugno 1961). Nel 1918, nella notte del 23 giugno, poco dopo il termine della Battaglia del Solstizio, in seguito alla resistenza e alla vittoria italiana sul Piave, E.A. Mario scrisse di getto sia le parole che la musica di questo brano. La “Canzone del Piave” servì a risollevare il morale dei soldati: il generale Armando Diaz inviò addirittura un telegramma per far sapere a Gaeta che la sua canzone era servita a dare coraggio ai soldati del Regno e ad aiutare lo sforzo bellico  ben “più di un generale“.

E. A. Mario - Ermete Giovanni Gaeta
E.A. Mario – Ermete Giovanni Gaeta

Nel periodo costituzionale transitorio durante la fase conclusiva per l’Italia della Seconda guerra mondiale, La Leggenda del Piave fu adottata provvisoriamente come inno nazionale italiano, prima che venisse adottato l’Inno di Mameli, nel 1946.

Il testo della canzone

Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l’esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera

Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!

S’udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell’onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
Non passa lo straniero!

Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!

S’udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l’onde:
come un singhiozzo, in quell’autunno nero,
il Piave mormorò:
“Ritorna lo straniero!”

E ritornò il nemico;
per l’orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora

No!“, disse il Piave. “No!“, dissero i fanti,
Mai più il nemico faccia un passo avanti!

Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l’onde
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
Indietro va’, straniero!

Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti

Infranse, alfin, l’italico valore
le forche e l’armi dell’Impiccatore!

Sicure l’Alpi Libere le sponde
E tacque il Piave: si placaron l’onde
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!

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La Marsigliese: storia dell’inno francese https://cultura.biografieonline.it/marsigliese-inno-francia/ https://cultura.biografieonline.it/marsigliese-inno-francia/#comments Thu, 25 Apr 2013 10:03:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6993 E’ uno degli inni nazionali più conosciuti nel mondo, la Marsigliese. Rouget de Lisle, l’ideatore, era un soldato dell’Armata del Reno e compose questa marcia militare per accompagnare l’entrata dell’esercito nella città di Parigi. La Marsigliese è una marcia militare di chiara matrice rivoluzionaria, inizialmente era intitolata “Canto di guerra dell’Armata del Reno”, ed era composta da sette strofe inframmezzate dal coro.

Nell’aprile del 1792, in piena Rivoluzione francese, l’armata di cui faceva parte Rouget de Lisle si trovava a Strasburgo, mentre la Francia aveva dichiarato guerra sia alla Prussia che all’Austria.

La Marsigliese nasce il 26 Aprile 1792: il canto verrà poi adottato dalla Francia come Inno nazionale. Pare che sia stato proprio il Sindaco di Strasburgo, il barone di Dietrich, a chiedere a Rouget de Lisle di comporre un marcia militare. Le personalità dell’esercito, dopo aver ascoltato il motivo la prima volta, ne rimasero affascinati, e così decisero di far distribuire copie della marcia a tutti i soldati e ai rivoluzionari.

Quadro di Isidore Pils: Rouget de Lisle canta La Marsigliese
Rouget de Lisle mentre canta La Marsigliese, da lui composta, in casa del Barone di Dietrich, Sindaco di Strasburgo. Quadro di Isidore Pils.

Di sicuro neppure Rouget de Lisle si aspettava che questo motivo sarebbe diventato così famoso da assurgere a vero e proprio inno nazionale francese! Nel Museo di Belle Arti di Strasburgo vi è un dipinto dell’artista Isidore Pils, nel quale viene immortalata la scena di Rouget de Lisle che canta la marcia in casa del Barone, ignaro del fatto che di lì a poco sarebbe diventato un inno nazionale!

Il 14 Luglio 1795 la Marsigliese viene ufficialmente dichiarata Inno nazionale di Francia: il 10 Agosto dello stesso anno i soldati entrano a Parigi intonando l’inno, tra la folla entusiasta.

Nel 1815, con la Restaurazione imposta da Luigi XVIII l’inno viene messo al bando, e così succede anche nel 1830, ad opera di Napoleone III. La matrice rivoluzionaria dell’inno è considerata un pericolo per la Francia, ed in quel periodo storico c’era un particolare fermento contro gli imperi e il potere assolutistico. Nel 1879 si sancisce in maniera definitiva che la Marsigliese è l’inno nazionale francese, e lo è tuttora.

Qual è il contenuto della Marsigliese?

Emerge subito, leggendo il testo dell’inno, che non vi è un incitamento a combattere e sacrificare la propria vita (come in genere si trova in altri inni nazionali, vedi quello italiano), ma piuttosto un invito a combattere ed essere vincitori. La Marsigliese ha subìto ritocchi nel tempo rispetto all’originale, ed è stata elaborata anche una versione orchestrale.

Durante il Secondo Impero, per esempio, la Marsigliese, ritenuta inappropriata, viene sostituita da un altro inno nazionale composto dalla madre di Napoleone III, “Partant pour la Syrie”. Alcuni studiosi ritengono invece che il vero compositore del brano in questione è stato Louis Brouet.

L’origine della musica è ancora in discussione, si denota una certa somiglianza con un’opera specifica di Wolfgang Amadeus Mozart, ma non si è arrivati ad una esatta conclusione, e si tratta soltanto di ipotesi.

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Testo de La Marsigliese: inno nazionale di Francia https://cultura.biografieonline.it/marsigliese-testo-originale-e-traduzione/ https://cultura.biografieonline.it/marsigliese-testo-originale-e-traduzione/#comments Wed, 10 Apr 2013 00:07:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6778 La Marsigliese, l’inno nazionale francese, inizia con le parole Allons enfants de la Patrie.

Originariamente composto come canto rivoluzionario (da Claude Joseph Rouget de Lisle a Strasburgo nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1792, quando la Francia dichiarò guerra all’Austria) fu ufficialmente adottato come inno nazionale il 14 luglio 1795.

Allegoria de La Marsigliese scolpita sull'Arco di Trionfo (Parigi)
Parigi, Arco di Trionfo: una allegoria de La Marseillaise scolpita

Di seguito riportiamo il testo originale de La Marseillaise in lingua francese e la traduzione in italiano, precedute da un video nel quale è possibile ascoltare il canto completo.

YouTube Video

Allons enfants de la Patrie,
Le jour de gloire est arrivé!
Contre nous de la tyrannie,
L’étendard sanglant est levé!
L’étendard sanglant est levé!
Entendez-vous dans les campagnes
Mugir ces féroces soldats?
Ils viennent jusque dans nos bras
Egorger nos fils et nos compagnes!

Aux armes, citoyens!
Formez vos bataillons!
Marchons! Marchons!
Qu’un sang impur
Abreuve nos sillons!

Que veut cette horde d’esclaves,
De traîtres, de rois conjurés?
Pour qui ces ignobles entraves,
Ces fers dès longtemps préparés?
Ces fers dès longtemps préparés?
Français, pour nous, ah! Quel outrage!
Quels transports il doit exciter!
C’est nous qu’on ose méditer
De rendre à l’antique esclavage!

Aux armes, citoyens …

Quoi! Ces cohortes étrangères
Feraient la loi dans nos foyers!
Quoi! Ces phalanges mercenaires
Terrasseraient nos fiers guerriers!
Terrasseraient nos fiers guerriers!
Grand Dieu! Par des mains enchaînées
Nos fronts sous le joug se ploieraient!
De vils despotes deviendraient
Les maîtres de nos destinées!

Aux armes, citoyens …

Tremblez, tyrans et vous perfides,
L’opprobre de tous les partis,
Tremblez! Vos projets parricides
Vont enfin recevoir leurs prix!
Vont enfin recevoir leurs prix!
Tout est soldat pour vous combattre,
S’ils tombent, nos jeunes héros,
La terre en produit de nouveaux,
Contre vous tout prêts à se battre!

Aux armes, citoyens …

Français, en guerriers magnanimes,
Portez ou retenez vos coups!
Epargnez ces tristes victimes,
A regret s’armant contre nous.
A regret s’armant contre nous.
Mais ces despotes sanguinaires,
Mais ces complices de Bouillé,
Tous ces tigres qui, sans pitié,
Déchirent le sein de leur mère!

Aux armes, citoyens …

Amour sacré de la Patrie,
Conduis, soutiens nos bras vengeurs!
Liberté, Liberté chérie,
Combats avec tes défenseurs!
Combats avec tes défenseurs!
Sous nos drapeaux, que la victoire
Accoure à tes mâles accents!
Que tes ennemis expirants
Voient ton triomphe et notre gloire!

Aux armes, citoyens …

Nous entrerons dans la carrière
Quand nos aînés n’y seront plus;
Nous y trouverons leur poussière
Et la trace de leurs vertus.
Et la trace de leurs vertus.
Bien moins jaloux de leur survivre
Que de partager leur cercueil,
Nous aurons le sublime orgueil
De les venger ou de les suivre!

Aux armes, citoyens …

Traduzione de La Marsigliese in lingua italiana

Andiamo figli della Patria,
il giorno della gloria è arrivato!
Contro di noi si è alzata
La bandiera insanguinata della tirannia!
La bandiera insanguinata della tirannia!
Sentite nelle campagne
Ululare questi feroci soldati?
Vengono fino alle nostre braccia
Per sgozzare i nostri figli e i nostri compagni!

Alle armi, cittadini!
Formate i vostri battaglioni!
Andiamo! Andiamo!
Che un sangue impuro
Bagni i nostri campi!

Cosa vuole quest’orda di schiavi,
di traditori, di re congiurati?
Per chi queste ignobili catene,
questi ferri a lungo preparati?
Questi ferri a lungo preparati?
Francesi, per noi, ah! Che oltraggio!
Che rabbia deve suscitare!
Siamo noi che osano pensare
Di ridurci all’antica schiavitù!

Alle armi, cittadini! …

Che!?! Queste corti straniere
Detterebbero legge a casa nostra!
Queste falangi mercenarie
Abbatterebbero i nostri fieri guerrieri!
Abbatterebbero i nostri fieri guerrieri!
Mio Dio! Le mani incatenate
Le nostre teste di piegherebbero sotto il loro giogo!
Ignobili despoti diventerebbero
I padroni del nostro destino!

Alle armi, cittadini! …

Tremate, tiranni e voi crudeli,
l’obbrobrio di tutti i partiti,
tremate! I vostri progetti parricidi
riceveranno presto il giusto compenso!
riceveranno presto il giusto compenso!
Si è tutti soldati per combattere contro di voi,
se muoiono, i nostri giovani eroi
la terra ne produrrà di nuovi,
contro di voi saremo tutti pronti a combattere!

Alle armi, cittadini! …

Francesi, magnanimi in guerra,
sopportate o trattenete i vostri colpi!
Risparmiate queste tristi vittime,
Che malvolentieri si armano contro di noi
Che malvolentieri si armano contro di noi.
Ma questi despoti sanguinari
Ma questi complici di Bouillé,
tutte queste tigri, che, senza pietà,
lacerano il seno della loro madre!

Alle armi, cittadini! …

Amore sacro per la Patria,
conduci, sostieni le nostre braccia vendicatrici!
Libertà, cara libertà,
combatti con i tuoi difensori!
Combatti con i tuoi difensori!
Sotto le nostre bandiere, che la vittoria
Accorri ai suoi virili richiami!
Che i tuoi nemici moribondi
Vedano il tuo trionfo e la tua gloria!

Alle armi, cittadini! …

Entreremo nel cammino
quando i nostri antenati non ci saranno più
vi troveremo la loro polvere
e la traccia delle loro virtù
e la traccia della loro virtù
sopravvivere meno gelosamente di loro
che di dividere la loro bara
noi avremo l’orgoglio sublime
di vendicarli o seguirli!

Alle armi, cittadini! …

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Inno americano: testo https://cultura.biografieonline.it/inno-nazionale-americano/ https://cultura.biografieonline.it/inno-nazionale-americano/#comments Tue, 12 Feb 2013 14:09:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6246 L’inno nazionale americano si intitola The Star-Spangled Banner (La bandiera adornata di stelle). Il testo, le cui parole sono evidentemente dedicate alla bandiera degli Stati Uniti d’America i cui simboli sono proprio le stelle e le strisce, è quello del poema di Francis Scott Key intitolato The Defence of Fort McHenry e scritto nell’anno 1814.

Bandiera degli Stati Uniti
La bandiera a stelle e strisce degli Stati Uniti d’America

L’autore fu un avvocato, all’epoca trentacinquenne e poeta dilettante: il suo scritto sarebbe diventato poi un canto patriottico grazie alla musica di una popolare canzone, To Anacreon in Heaven, composta dall’inglese John Stafford Smith. Forse non tutti sanno che la musica fu inizialmente usata anche per l’inno nazionale del Lussemburgo (Ons Heemecht).

The Star-Spangled Banner fu formalmente adottato come inno nazionale americano dal Congresso degli Stati Uniti il giorno 3 marzo 1931, anche se già da tempo ne era stato riconosciuto l’uso ufficiale da parte sia della Marina degli Stati Uniti (nel 1889) che dalla Casa Bianca (1912).

Traduzione italiana del testo dell’inno americano

Di’, puoi vedere alle prime luci dell’alba
ciò che abbiamo salutato fieri all’ultimo raggio del crepuscolo?
Le cui larghe strisce e brillanti stelle, nella battaglia pericolosa,
sui bastioni che sorvegliavamo, sventolavano valorosamente?
E il bagliore rosso dei razzi e le bombe che esplodevano in aria
hanno dato prova, nella notte, che il nostro stendardo era ancora là.
Di’ dunque, sventola ancora la nostra bandiera adorna di stelle
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi?

Sulla costa, appena visibile nelle nebbie del mare
dove lo sprezzante nemico è immobile in timoroso silenzio
cos’è quella cosa che la brezza, sul crinale torreggiante,
soffiando con veemenza per metà mostra e per metà nasconde?
E quel che ora coglie il riflesso del primo raggio del mattino
e che riflessa nella piena gloria ora risplende sulla battigia:
È la bandiera adorna di stelle! Che possa sventolare a lungo
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi.

Dov’è quella compagnia che vanagloriosamente ha giurato
che la devastazione della guerra e la confusione della battaglia
ci avrebbero privato sia della casa che della nazione?
Il loro sangue ha cancellato la contaminazione delle loro sporche impronte.
Nessun rifugio ha potuto salvare il mercenario e schiavo
dal terrore della fuga, o dalle tenebre della morte.
E la bandiera adorna di stelle sventola in trionfo
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi.

Così sia quando gli uomini liberi terranno la posizione
tra le loro amate case e la desolazione della guerra!
Possa la nazione liberata dal Cielo essere benedetta con la vittoria e la pace,
sia lodato l’Onnipotente che ci ha creato e protetto come una nazione.
Dobbiamo perciò prevalere quando la nostra causa è giusta
e questo è il nostro motto: “Abbiamo fede in Dio“.
E la bandiera adorna di stelle per sempre garrirà
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi!

Testo originale dell’inno nazionale americano

Oh, say can you see, by the dawn’s early light,
What so proudly we hailed at the twilight’s last gleaming?
Whose broad stripes and bright stars, through the perilous fight,
O’er the ramparts we watched, were so gallantly streaming?
And the rockets’ red glare, the bombs bursting in air,
Gave proof through the night that our flag was still there.
O say, does that star-spangled banner yet wave
O’er the land of the free and the home of the brave?

On the shore dimly seen through the mists of the deep,
Where the foe’s haughty host in dread silence reposes,
What is that which the breeze, o’er the towering steep,
As it fitfully blows, half conceals, half discloses?
Now it catches the gleam of the morning’s first beam,
In full glory reflected now shines in the stream:
‘Tis the star-spangled banner! O long may it wave
O’er the land of the free and the home of the brave.

And where is that band who so vauntingly swore
That the havoc of war and the battle’s confusion
A home and a country should leave us no more?
Their blood has washed out their foul footsteps’ pollution.
No refuge could save the hireling and slave
From the terror of flight, or the gloom of the grave:
And the star-spangled banner in triumph doth wave
O’er the land of the free and the home of the brave.

Oh! thus be it ever when freemen shall stand
Between their loved homes and the war’s desolation!
Blest with vict’ry and peace, may the Heaven-rescued land
Praise the Power that hath made and preserved us a nation.
Then conquer we must, when our cause it is just,
And this be our motto: “In God is our Trust.”
And the star-spangled banner in triumph shall wave
O’er the land of the free and the home of the brave!

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