Indiani d'America Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 05 Mar 2019 16:42:17 +0000 it-IT hourly 1 Little Bighorn: la battaglia, la storia e i protagonisti https://cultura.biografieonline.it/little-bighorn/ https://cultura.biografieonline.it/little-bighorn/#respond Mon, 25 Feb 2019 09:21:13 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26027 La battaglia di Little Bighorn è un tragico episodio della storia dell’Ottocento statunitense. In particolare, fu un sanguinoso scontro fra i nativi americani delle tribù dei Lakota Sioux, con gli Cheyenne e gli Arapaho in alleanza, e il settimo reggimento della Cavalleria dell’esercito degli Stati Uniti d’America.

Oggi sul campo di battaglia di Little Bighorn campeggiano le lapidi in memoria dei caduti
Oggi sul campo di battaglia di Little Bighorn campeggiano le lapidi in memoria dei caduti

Lo scontro avvenne il 25 giugno 1876, vicino al torrente di Little Bighorn, nel Montana. In cinque ore di movimenti strategici sul campo di battaglia e soli 25 minuti di fuoco, persero la vita oltre 200 soldati statunitensi segnando la più storica vittoria – seppure successivamente pagata a carissimo prezzo – dei nativi americani.

La Guerra di Nuvola Rossa

Fra il 1866 e il 1868 i colonialisti bianchi invasero le terre abitate dai nativi indiani in Dakota del Sud, nelle Black Hills e nella Contea di Powder River. I Sioux ebbero la meglio aggiudicandosi il pieno dominio su questi territori.

Nel 1868 il Secondo trattato di Fort Laramie definì i confini della Riserva Sioux, area che andò sotto la tutela degli Stati Uniti. Parti degli stati di Wyoming, Montana, Nord Dakota e Nebraska, però, furono dichiarati territori “non ceduti” ovvero zone né appartenenti alla riserva indiana né sotto la sovranità degli Usa.

Tre anni prima dello scontro

Nel 1873, poi, i lavori per la ferrovia Northern Pacific toccarono i territori non ceduti generando la Guerra delle Black Hills. L’anno dopo, quando nelle Black Hills ovvero nella riserva Sioux fu scoperta la presenza di giacimenti di oro, numerosi cercatori invasero il territorio. L’esercito Usa intervenne da una parte per cacciare i cercatori, dall’altra per avviare una trattativa coi Sioux. In particolare, lo Stato mise sul piatto 6 Milioni di dollari (corrispondenti ad oltre 120 milioni odierni) per comprare o affittare l’area interessata dai bacini aurei. L’accordo non andò in porto.

Nuvola Rossa
Il capo indiano Sioux Nuvola Rossa

Nel 1875, quando le Black Hills contavano circa 15mila cercatori in azione, la tensione salì e gli Stati Uniti lanciarono un ultimatum: tutti i nativi americani dei territori non ceduti avrebbero dovuto riparare nella Grande riserva Sioux entro il gennaio del 1876; in caso contrario sarebbero stati giudicati “ostili”. Più di una campagna accerchiò i nativi americani, con gravi perdite da entrambe le parti.

E’ storica la disfatta Usa nella Battaglia di Little Bighorn. Precedente a questo evento si ricorda anche la battaglia di Sand Creek.

Toro Seduto contro il generale Custer

5 ore di strategia, 25 minuti di fuoco

La battaglia di Little Bighorn vide l’esercito statunitense giungere nell’area dell’omonimo torrente, nel Montana, in quattro colonne:

  • il generale George Armstrong Custer con cinque squadroni (211 uomini);
  • il generale Frederick Benteen con tre squadroni (115 uomini);
  • il comandante Marcus Albert Reno con tre squadroni (141 uomini);
  • l’ufficiale Thomas Mower McDougall con 128 uomini per scortare le salmerie.

Le truppe giunsero sul luogo il 25 giugno del 1876, alle 12. Fu Reno, alle 15, a dare l’assalto, ovvero le prima carica, mentre Custer aspettava sulle colline. Ciò che Reno si trovò davanti fu un numero molto al di sopra di quanto atteso.

Agli stimati 500/800 guerrieri Sioux, infatti, si erano intanto aggiunti i “nomadi invernali” che pure si aspettavano. Tuttavia, la Cavalleria si vide parare davanti numerosi “nomadi estivi” che si erano aggiunti per cacciare nei territori “non concessi” come credevano fosse loro diritto.

Tra i protagonisti della storica battaglia si ricorda il condottiero Sioux Toro Seduto.

Toro Seduto
Foto di Toro Seduto

Gli “ostili”, fuori dalla Riserva, ad attendere le forze statunitensi erano, a quel punto, alcune migliaia. Alle 17 Custer intervenne coi suoi, dando il via a circa 25 minuti di fuoco in cui caddero 268 americani e fra i 30 e i 300 nativi (mai stimati con precisione).

Le conseguenze della battaglia di Little Bighorn

Gli americani impiegarono tre giorni per fare la conta dei caduti e raccogliere i corpi da seppellire sotto la bandiera a stelle e strisce. In breve tempo, nella Grande riserva i Lakota furono costretti a consegnare armi e cavalli. Furono, inoltre, interdetti dalla caccia in tutti i territori non ceduti.

Nell’arco di tre mesi, al termine del mese di ottobre 1876, tutti i nativi americani rientrarono nelle riserve. Nel tempo furono battuti non tanto con armi e combattimenti, ma con privazioni di mezzi di sussistenza in una politica che molto ricorda gli “embargo” di storia politica moderna.

I territori non ceduti e l’area delle Black Hills andarono agli Stati Uniti.

I massimi esponenti delle tribù protagoniste di questi scontri subirono lo stesso triste destino. Cavallo Pazzo si arrese il 5 settembre del 1877 e fu ucciso a seguire.

Toro Seduto si rifugiò inizialmente in Canada. Dopo qualche anno si arrese e tornò alla riserva di Standing Rock, fra Sud e Nord Dakota. Fu ucciso da un poliziotto in uno scontro il 5 dicembre del 1890.

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Il massacro di Sand Creek https://cultura.biografieonline.it/massacro-sand-creek/ https://cultura.biografieonline.it/massacro-sand-creek/#comments Thu, 29 Nov 2012 16:48:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5132 Noto anche come battaglia di Sand Creek o massacro di Chivington, il massacro di Sand Creek va in scena il 29 novembre 1864 durante le guerre indiane negli Stati Uniti, quando le truppe guidate dal colonnello John Chivington della milizia del Colorado colpiscono un villaggio di Arapaho e Cheyenne, uccidendo bambini e donne.

Il luogo del Massacro di Sand Creek
Il luogo del Massacro di Sand Creek (29 novembre 1864)

In quel periodo, la febbre dell’oro (iniziata alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento nelle Montagne Rocciose del Kansas) sta attirando numerosi colonizzatori in quei luoghi: un’ondata migratoria improvvisa che fa sorgere scontri tra le tribù indiane che abitano l’area e gli “invasori”. Gli scontri si traducono nella guerra del Colorado che va in scena nel 1864. Poiché il conflitto tra minatori e nativi sta mettendo in pericolo i percorsi delle locomotive lungo le pianure dell’est del Colorado, John Evans, governatore del territorio, spedisce il colonnello Chivington alla guida di un esercito di modeste dimensioni, composto da gente del posto, contro gli indiani. Il governo impone che le tribù si radunino a Fort Lyon.

Qui si presentano circa ottocento Arapaho insieme con uno dei capi Cheyenne del sud, Pentola Nera, per chiedere di sospendere le ostilità; poco dopo, essi si spostano quaranta miglia a nord, sul Sand Creek. È a questo punto che gli uomini di Chivington, appartenenti alla Terza Cavalleria Colorado (gente non proprio raccomandabile, mercenari reclutati per cento giorni con l’unico obiettivo di uccidere il maggior numero possibile di indiani) e alla Prima Cavalleria Colorado, unitamente a una compagnia di Primi Volontari del New Mexico, si dirigono verso i campi: il 29 novembre si verifica un vero e proprio massacro, benché i Cheyenne si mostrino disponibili a trattare la pace.

Una delegazione di indiani guidata da Orso Magro viene mandata in avanscoperta: il capo Cheyenne, però, viene ucciso immediatamente. In seguito, un rapido combattimento viene bloccato dal capo Pentola Nera, che impone ai suoi seicento guerrieri di non uccidere i volontari. La situazione, insomma, sembra essere favorevole agli indiani, ma la loro richiesta di pace non viene tenuta in considerazione da Evans. Avvicinatisi ai forti nel tentativo di capire la situazione, alcuni capi dei nativi si separano dalle altre tribù, inclusa quella di Pentola Nera, che invece muovono verso nord. L’esercito, tuttavia, non terrà minimamente conto della distinzione tra indiani con intenzioni bellicose e indiani pacifici. Il campo Cheyenne, situato in un’ansa del fiume a ferro di cavallo, è privo di sentinelle nel corso della notte, poiché gli indiani credono di non avere nulla da temere e si fidano dei colonizzatori. Nell’ansa ci sono circa seicento indiani, quasi tutti bambini e donne, visto che la maggior parte dei guerrieri si è spostata a est a caccia di bisonti per soddisfare le esigenze dell’accampamento.

I primi sentori di un possibile attacco arrivano intorno all’alba, quando si ode il rimbombo di zoccoli sulla pianura, che però viene scambiato per una massa di bisonti. Con il sorgere del sole, l’accampamento viene fatto circondare dal colonnello, in contrasto con gli accordi presi in precedenza, e a dispetto della bandiera americana issata nel villaggio (il colonnello Greenwood aveva assicurato a Pentola Nera che nessun soldato avrebbe aperto il fuoco fino a quando la bandiera avesse sventolato). Viene, quindi, comandato l’attacco contro una popolazione praticamente inerme, non in grado di opporsi. Gli indiani iniziano a uscire dalle tende, spaventati, dirigendosi verso i cavalli. Nella confusione, Pentola Nera urla alla propria gente di non temere nulla e di fidarsi dei soldati. Poco dopo, le truppe iniziano a sparare con pistole e carabine, proprio mentre donne e bambini cercano riparo sotto la bandiera. Molti uomini vengono mutilati in maniera orrenda e scalpati, le donne violentate; i bambini impiegati per orribili tiri al bersaglio. Episodi sconvolgenti e delitti atroci, accentuati dal fatto che molti soldati sono ubriachi.

Tra i Cheyenne, si registrano almeno centocinquanta morti, molti dei quali bambini, donne e anziani.

Insomma, bevute di whisky e totale assenza di disciplina contribuiscono a rendere sconvolgenti quelle uccisioni: ma, al tempo stesso, favoriscono la fuga di diversi indiani. Molti Cheyenne, infatti, riescono a scavare sotto gli argini del fiume trincee, in maniera da resistere fino all’arrivo della notte. Con il calare del buio, i superstiti emergono dalle buche, tentando la fuga verso est: una marcia durata ottanta chilometri, fino al primo campo di caccia, dove si ricongiungono ai familiari (soprattutto guerrieri).

Dopo l’eccidio, diversi indiani si uniscono alla confraternita di guerrieri “Dog Soldiers”, rendendosi responsabili di un massacro nei confronti dei residenti della Platte Valley, con oltre duecento civili uccisi.

I colpevoli del massacro del Sand Creek non verranno mai puniti, a dispetto dell’apertura di un’inchiesta nel 1865: la strage non sarà mai condannata ufficialmente, e addirittura ancora oggi una città posta non lontano dal Sand Creek porta il nome di Chivington. Quel massacro, comunque, sarà l’evento scatenante delle Guerre Indiane, durate dodici anni, che porteranno alla morte a Little Big Horn di George Custer.

A questo episodio si riferiscono Fabrizio De André nella canzone “Fiume Sand Creek” (contenuta nel disco del 1981 “Album dell’indiano”), il folk singer americano Peter La Farge nel brano “The Crimson Parson”, Emilio Salgari nei romanzi “Sulle frontiere del Far-West” e “La scotennatrice”, e il regista Ralph Neeson nella pellicola “Soldato blu”.

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