incendi Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 10 Aug 2020 20:03:58 +0000 it-IT hourly 1 Corpo Forestale dello Stato, storia e curiosità https://cultura.biografieonline.it/corpo-forestale-storia/ https://cultura.biografieonline.it/corpo-forestale-storia/#respond Thu, 08 Aug 2019 08:22:49 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26924 La compagine del Corpo forestale dello Stato nasce il 15 ottobre 1822 e, possiamo dirlo, muore alla fine dell’anno 2016. Per due secoli ha prestato servizio in termini di tutela e difesa del patrimonio forestale dello Stato italiano con una storia molto travagliata fatta di definizioni continue. Fino alla soppressione, con le funzioni e il personale redistribuiti fra gli altri corpi.

Corpo Forestale dello Stato
Corpo Forestale dello Stato: stemma

Corpo Forestale dello Stato: le origini nell’800

Per ricostruire la storia del Corpo Forestale dobbiamo andare indietro nell’Ottocento ai tempi del re Carlo Felice di Savoia. A questo regnante, infatti, è attribuito il prodromo del corpo con le regie patenti da cui il 15 ottobre 1822 crea l’Amministrazione forestale per la custodia e la tutela dei boschi nel Regno di Sardegna.

A distanza di 11 anni, Re Carlo Alberto di Savoia torna a occuparsi di gestione del territorio e riorganizza anche il corpo. Suddivide i Regi Stati di terra ferma in 21 circondari, separati, a loro volta, in distretti e mandamenti.

Ogni circondario ha il suo ispettore, ogni distretto un capo guardia. La guardia, nello specifico, si occupa di vigilare sui boschi, garantirne la conservazione e migliorare, in generale, il patrimonio forestale.

La costituzione del Regno d’Italia segna un cambiamento in tutto il Paese e anche per la storia dei forestali. Nel 1877, infatti, il Regio decreto numero 4239 si staglia come prima legge per il comparto, ponendo l’attenzione sull’importanza della conservazione del territorio e la difesa di questo dal fenomeno del dissesto idrogeologico.

Il primo 900: i forestali in guerra

La Legge Luzzatti del 2 giugno 1910 istituisce il “Corpo reale delle foreste”, all’interno del Ministero dell’agricoltura e fa salire il numero del personale fino a 3.500 unità nel 1915.

Durante il primo conflitto mondiale i forestali confluiscono nel Regio Esercito combattendo su tutti i fronti, perdendo circa 70 unità sul campo in totale. Provvedono in maniera pressoché esclusiva all’approvvigionamento del legname per le forze combattenti, e del carbone per usi bellici e civili.

Con la fine della guerra, come prevedibile, le forze sono tutte impegnate nel risanamento e nella ricostituzione dei boschi danneggiati.

Il corpo reale delle foreste durante il Fascismo e nel Secondo dopoguerra

Nel 1926 Mussolini sopprime il Corpo reale delle foreste e costituisce la Milizia nazionale forestale, dipendente dalla Milizia Volontaria per Sicurezza Nazionale (MVSN). Durante il ventennio fascista, le aumentate unità del corpo si occupano di manutenere e salvaguardare il territorio in fatto di boschi, selvicoltura, caccia e assetto idrogeologico.

Nel 1944, nella Repubblica Sociale Italiana, viene costituita la Guardia nazionale repubblicana della montagna e delle foreste. Il decreto legislativo 804 del 1948 legittima la denominazione attuale della compagine in Corpo forestale di Stato, definendolo composto da personale tecnico con funzioni di polizia.

Le leggi sul tema e i cambiamenti dagli anni Ottanta del ‘900

Nel 1981, con la legge 121, il Corpo forestale di Stato entra effettivamente nelle cinque forze di Polizia di Stato:

  • Polizia di Stato
  • Carabinieri
  • Guardia di Finanza
  • Polizia penitenziaria
  • Corpo Forestale

Nel 1995 è nelle tre forze di Polizia ad ordinamento civile (insieme a Polizia di Stato e penitenziaria).

Nel 2004 un nuova più dettagliata definizione sancisce che il Corpo forestale di Stato è:

forza di polizia dello Stato ad ordinamento civile, specializzata nella difesa del patrimonio agro-forestale italiano e nella tutela dell’ambiente, del paesaggio e dell’ecosistema.

Anni 2000: nuove leggi, nuove trasformazioni del Corpo forestale

Il disegno di Legge Madia, nel 2015, dispone l’assorbimento del Corpo forestale dello Stato in un’altra forza di Polizia, rimandando agli appositi decreti delegati per definire riordino delle funzioni sui temi da sempre legati al corpo.

L’anno successivo un decreto legislativo attuativo determina che il Corpo si riorganizzi come “Comando per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare” all’interno dell’Arma dei Carabinieri, determinando come si definisce in seguito il passaggio delle unità da polizia civile a militare. Nei Vigili del Fuoco confluiscono gli agenti specializzati nell’antincendio.

Lo spegnimento di un incendio in un intervento del Corpo Forestale
Lo spegnimento di un incendio in un intervento del Corpo Forestale

Ultimo atto: la riorganizzazione col decreto legislativo 177 del 2016

Una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale, trascorsi 60 giorni, il personale e alcuni interi reparti vengono via via trasferiti.

In particolare partendo dalle competenze espresse nel servizio le singole unità trovano diversa collocazione:

  • i forestali impegnati in organizzazione formativa, sport, giudiziaria nelle Procure della Repubblica confluiscono nell’Arma dei Carabinieri;
  • quelli operativi nell’ambito di Servizio di Soccorso alpino forestale, squadre nautiche e marittime nella Guardia di Finanza;
  • gli addetti a Centri operativi antincendio boschivo, Nuclei operativi speciali e protezione civile si uniscono ai Vigili del Fuoco;
  • chi competente in materia di ordine pubblico e Direzione investigativa antimafia va alla Polizia di Stato;
  • le unità, infine, certificate Cites per il Commercio internazionale fauna e flora nell’ambito del servizio doganale vengono destinata al Ministero delle politiche agricole.

Tale distribuzione in termine di numeri ha visto, sempre nel 2016, del totale di 7.781 forestali l’assorbimento di: 7.177 nei Carabinieri, 390 nei Vigili del Fuoco, 126 nella Polizia di Stato, 41 nella Guardia di Finanza.

Curiosità: il patrono del Corpo Forestale è San Giovanni Gualberto, fondatore della Congregazione vallombrosana. Fu dichiarato patrono del Corpo forestale italiano nel 1951 da papa Pio XII, che lo dichiarò patrono anche dei forestali del Brasile nel 1957.

La fine del Corpo Forestale

Il 17 ottobre 2016, con una cerimonia, è stata ritirata la bandiera del Corpo Forestale, facendone un cimelio nel Museo storico della scuola forestale e decretando la fine di una storia tutta italiana durata ben due secoli.

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Grande incendio di Londra: settembre 1666 https://cultura.biografieonline.it/grande-incendio-di-londra/ https://cultura.biografieonline.it/grande-incendio-di-londra/#comments Thu, 30 May 2019 10:28:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26353 Fino all’estate del 1666 per gli inglesi il “Grande incendio” era un episodio risalente al lontano 1212. Purtroppo, quel ricordo funesto fu rinnovato, nel 1666 con l’evento ricordato come Grande incendio di Londra. L’evento distruttivo colpì Londra fra il 2 e il 5 settembre.

Grande incendio di Londra 1666
Il Grande incendio di Londra del 1666 in un quadro di un artista sconosciuto

Questo appuntamento con la Storia in cui la capitale inglese vide distrutti:

  • 13.200 abitazioni;
  • 87 chiese parrocchiali e 6 cappelle;
  • 44 Company hall;
  • la Royal Exchange;
  • la dogana;
  • la cattedrale di Saint Paul;
  • la Guildhall;
  • il Bridewell palace e altre prigioni cittadine;
  • la Session House;
  • quattro ponti sul Tamigi e sul Fleet;
  • tre porte della città.

La tragedia si abbatté su una città già fortemente in crisi a causa di una forte epidemia di peste.

L’origine del grande incendio di Londra

Quel forno in Pudding Lane e i primi (mancati) interventi

La ricostruzione dell’evento colloca l’origine dell’incendio nella casa di Thomas Farrinor, fornaio di Re Carlo II, a Pudding Lane. Probabilmente, la sera del 1° settembre 1666 il fornaio non spense il forno prima di andare a letto. Si ricostruì che dopo qualche ora alcuni tizzoni ardenti diedero fuoco alla legna posta vicino al forno.

La casa prese fuoco: il fornaio e la famiglia si salvarono fuggendo da una finestra del piano superiore, la domestica, invece, perse la vita divenendo la prima vittima del Grande incendio di Londra del 1666.

A differenza della primaria valutazione del Lord sindaco Sir Thomas Bloodworth, l’incendio divenne subito importante: il forte vento, i materiali altamente infiammabili delle costruzioni del tempo (paglia inclusa) e l’architettura della città – che vedeva le case una attaccata all’altra – fecero la loro parte.

Ulteriore elemento a vantaggio delle fiamme fu la modalità di intervento delle autorità. 

London Great Fire Grande incendio di Londra 1666

La mancata circoscrizione dell’incendio

Va premesso che molte abitazioni erano disabitate, a causa della peste che aveva decimato i londinesi. Per questo motivo in moltissime case non vi fu quell’intervento di spegnimento delle fiamme tempestivo da parte degli abitanti stessi.

Si aggiunga che il Lord sindaco, preoccupato per i costi della ricostruzione, non diede subito via libera alla procedura di circoscrizione delle fiamme attraverso l’abbattimento delle case. Non diede ordine cioè di procedere con quella tecnica standard che, seppur abbia dei limiti di riuscita, crea le cosiddette “fasce tagliafuoco”. Queste sarebbero state in grado di interrompere l’avanzamento delle fiamme attraverso la creazione di un vuoto strutturale.

Infine, dove non agì l’incuria dell’amministrazione si mossero gli interessi dei nobili. Si racconta che molti Sir, Lord e londinesi titolati lasciarono alle fiamme alcune proprietà purché il fuoco avanzasse verso possedimenti di nobili concorrenti.

Cause e concause, insomma, condussero a tre giorni di fuoco incontrollato. Solo il 4° giorno, il 5 settembre 1666, il sistema di circoscrizione bloccò le fiamme: l’area distrutta dal Grande incendio di Londra andava da Whitehall fino alla Torre di Londra.

Grande incendio di Londra: i numeri del rogo

Tre giorni di fuoco

Sono circa 430 gli ettari stimati che andarono distrutti, pari a oltre l’ottanta per cento della City. Oltre 13mila le case e più di 80 le chiese divorate dal rogo.

Fra 10 e 15, invece, le persone rimaste uccise. La letteratura relativa a questo evento storico, tuttavia, spiega come nella conta furono esclusi moltissimi cittadini poveri di cui mai furono cercati né trovati i resti. La stima in denaro fu di dieci milioni di sterline.

La ricostruzione: la nuova Londra

Ciò che avvenne a seguito del Grande incendio di Londra fu una vera e propria rinascita della città.

Londra, come detto, veniva da una gravissima epidemia di peste che aveva decimato la popolazione e non dava segnali di arresto. I tre giorni di fuoco le diedero l’occasione di essere ricostruita con nuovi moduli e tenendo conto della necessità di benessere e igiene: case di mattoni, soffitti alti, pavimenti ampi e grandi finestre.

La città divenne più pulita e più luminosa, grazie alle lampade globulari che sostituirono le lanterne a candela dai primi del Settecento.

La ricostruzione fu operata a quattro mani dagli architetti Christopher Wren, nominato dal Re, e Robert Hooke, scelto dalle autorità cittadine. I due, e le loro squadre, in un primo momento, progettarono di ricostruire la città a partire dalla pianta che sarebbe stata a griglia. Le fondazioni però avevano superato bene l’incendio per cui, anche per limitare i costi, l’idea della griglia fu accantonata.

Con la tassa sul carbone, introdotta dal 1667, il Parlamento ebbe i fondi per riedificare la città sul piano stradale esistente, rinnovando il sistema viario e fognario. È per questo che oggi Londra ha un disegno di tipo medievale su cui è poi stata insediata la città moderna che conosciamo.

La tesi complottista: incendio doloso?

Le conclamate osservazioni di una città rinata e “salvata” a seguito del Grande incendio di Londra, combaciano con quelli che potrebbero essere stati gli obiettivi di chi, secondo alcuni, ha appiccato l’incendio volontariamente. Ovvero: esiste un filone di scrittori e storici che ritiene che l’incendio fu doloso.

Il colpo inferto dalla peste sulla città pare fosse stato troppo forte e, ad un certo punto, incontrollato. Ingestibile al punto che i governati scelsero di dare la città alle fiamme a partire proprio da quelle vecchie case fatte anche di paglia, assiepate l’una vicinissima all’altra. Queste teorie ad oggi non sono state confutate.

In fatto di letture alternative dell’episodio, infine, va anche citata la tesi di un presunto “complotto cattolico”. A diffonderla fu l’orologiaio francese Robert ‘Lucky’ Hubert, personaggio al quanto sopra le righe, che si smascherò come agente del Papa e attore in prima linea dell’incendio.

Hubert venne condannato e impiccato nonostante le prove contrarie alla sua tesi si fossero poi rivelate schiaccianti.

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Dalla scoperta del fuoco all’invenzione dell’estintore https://cultura.biografieonline.it/scoperta-del-fuoco-invenzione-estintore/ https://cultura.biografieonline.it/scoperta-del-fuoco-invenzione-estintore/#comments Fri, 21 Mar 2014 13:36:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10135 La scoperta del fuoco ha permesso agli esseri umani di compiere uno dei grandi passi verso la consapevolezza delle leggi della natura. Costituito da luce e calore sprigionati durante la reazione chimica chiamata combustione, il fuoco ha favorito l’evoluzione degli uomini primitivi, dal momento in cui impararono ad accenderlo e controllarlo, alimentandolo e proteggendolo per non farlo spegnere. Il termine fuoco deriva dal latino focus, ovvero il focolare, inteso originariamente come il focolare della casa, posto nell’atrio o nella sala e considerato un luogo sacro, il centro, il fuoco della famiglia.

Fuoco
Il termine fuoco deriva dal latino focus, ovvero il focolare

La scoperta del fuoco

Troviamo le più antiche testimonianze che provano l’utilizzo umano del fuoco a partire da circa un milione e mezzo di anni fa, collocate in vari siti archeologici. Nell’Africa orientale, consistono in cocci di argilla che, per essere induriti, dovevano essere stati scaldati a 400°C e in arrossamenti del sedimento dovuto ad un riscaldamento a 200-400°C. In Africa meridionale, furono rinvenute pietre bruciate in mezzo a utensili d’osso con segni di ferite da taglio, depositi bruciati all’interno di caverne, piante e tronchi carbonizzati e attrezzi di legno probabilmente induriti dal fuoco. L’accensione del fuoco da parte degli uomini primitivi fu possibile sfregando fra di loro due pezzi di legno che, scaldandosi per attrito, si incendiavano; oppure sfregando l’una contro l’altra le pietre dette selci, creando così le scintille che furono, per così dire, il primo accendino naturale.

Il controllo del fuoco e la luce che creava portarono fondamentali cambiamenti nel comportamento degli uomini primitivi: permise loro di prolungare le attività quotidiane oltre la durata delle ore di luce solare, di difendersi da alcuni mammiferi ed insetti che temevano il fuoco, di migliorare la loro alimentazione, nutrendosi di cibi cotti, più digeribili di quelli crudi, ed ampliando anche la varietà degli alimenti. Il calore prodotto dal fuoco ha permesso ai nostri antenati di scaldarsi, consentendogli di vivere anche in zone dal clima freddo, potendo così colonizzare luoghi nei quali non sarebbero potuti sopravvivere senza una fonte di calore. Il fuoco inoltre permise loro di migliorare gli utensili e le armi per la caccia, poiché le lance di legno poste sopra la fiamma si indurivano e quindi diventavano più efficaci. In seguito il fuoco permise la lavorazione dell’oro e dell’argento, e rese possibile la comparsa della metallurgia, la lavorazione del rame, dello stagno e del ferro.

Scoperta del fuoco
Il controllo del fuoco e la luce che creava portarono fondamentali cambiamenti nel comportamento degli uomini primitivi

Il fuoco è un elemento il cui simbolo è entrato nei miti e in numerose religioni o tradizioni culturali. Associato alla vitalità, alla potenza e alla passione, il fuoco, secondo la mitologia greca, fu donato da Prometeo agli uomini dopo averlo sottratto agli dei. Divenne anche uno dei simboli dei Giochi olimpici: ancora oggi, la fiamma olimpica, contenuta nella fiaccola olimpica, attraverso una staffetta viene portata al braciere olimpico della città che ospita i Giochi, dove la fiamma brucia per tutto il periodo delle competizioni olimpiche.

Prometeo
Prometeo

Il fuoco è dunque molto utile, ma è anche pericoloso per la sua potenza devastatrice: gli esseri umani, fin dall’antichità cercarono di trovare i mezzi per contrastare gli effetti distruttivi di un incendio. Presso Ebrei, Greci e Romani erano presenti le figure dei “guardiani del fuoco”, che di notte davano l’allarme e il primo soccorso nel caso di scoppio di un incendio.

L’invenzione dell’estintore

A partire dal 1700, furono messi a punto delle apparecchiature che consistevano in pompe a mano in grado di emettere getti d’acqua. Il chimico Ambrose Godfrey brevettò, nel 1723, il primo estintore portatile, che consisteva in una botte riempita di acqua a cui aggiunse un contenitore riempito di polvere da sparo. Con un sistema di accensione, la polvere esplodeva spargendo l’acqua. Nel 1813, il capitano britannico George William Manby inventò il primo estintore a getto automatico: si trattava di un contenitore di rame contenente circa 12 litri d’acqua, carbonato di potassio, pressurizzati con aria compressa; aprendo la valvola, l’aria compressa faceva fuoriuscire l’acqua.

George William Manby
George William Manby inventò il primo estintore a getto automatico nel 1813

Il triangolo del fuoco

Per rappresentare visivamente la reazione chimica della combustione si utilizza il termine “triangolo del fuoco”. I tre elementi necessari perché avvenga la combustione, e quindi l’incendio, sono raffigurati sui lati del triangolo: il combustibile, cioè il materiale infiammabile, il comburente, ovvero l’ossigeno, e la fonte d’innesco, ovvero il calore. Qualora uno dei tre elementi venisse a mancare, la combustione non avverrebbe o, se già in atto, si estinguerebbe.

Il triangolo del fuoco
Il triangolo del fuoco

L’estintore moderno

L’estintore moderno è normalmente di colore rosso ed è costituito dai seguenti elementi: un serbatoio, che contiene l’agente estinguente; un agente estinguente, che a contatto con il fuoco permette il suo spegnimento; una manichetta (tubo flessibile), che permette di indirizzare l’agente estinguente; una valvola, che regola il flusso dell’agente estinguente; un propellente (gas), che permette di espellere l’agente estinguente; l’impugnatura, per maneggiare agevolmente l’estintore.

Gli agenti estinguenti

L’agente estinguente di un estintore è la sostanza che si utilizza per l’estinzione dell’incendio, che si può ottenere attraverso il raffreddamento della temperatura, la sottrazione del combustibile o il soffocamento dell’ossigeno. I principali agenti estinguenti sono: acqua, polvere (principalmente fosfato d’ammonio), schiuma (un composto di acqua e additivi) e anidride carbonica.

Foto di un estintore
L’estintore è normalmente di colore rosso

Classificazione degli incendi

L’agente estinguente contenuto in un estintore sarà efficace su diversi tipi di fuochi. Si distinguono infatti i fuochi di classe A, originati da combustibili solidi, come legno, carta, tessuti; fuochi di classe B, originati da combustibili liquidi, come alcol, solventi, benzina; fuochi di classe C, causati da combustibili gassosi, come idrogeno, metano, propilene; fuochi di classe D, generati da metalli come potassio, sodio, magnesio, zinco; fuochi di classe E, generati da apparecchiature elettriche sotto tensione; fuochi di classe F, generati da oli e grassi.

Incendio
Esistono diversi tipi di incendi, a seconda del tipo di combustibile da cui sono originati

Secondo le tradizioni dell’Antica Grecia, il fuoco rappresenta uno dei quattro elementi, insieme all’aria, all’acqua e alla terra, di cui sono costituite tutte le cose e gli esseri esistenti nell’Universo, nel microcosmo e macrocosmo.

“Il fuoco è sempre stato e, ragionevolmente, rimarrà sempre, il più terribile degli elementi”. (Harry Houdini)

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