Iliade Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 11 Mar 2022 07:18:09 +0000 it-IT hourly 1 Il duello tra Ettore e Achille: spiegazione e parafrasi https://cultura.biografieonline.it/duello-ettore-achille-parafrasi/ https://cultura.biografieonline.it/duello-ettore-achille-parafrasi/#comments Fri, 11 Mar 2022 05:28:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37233 Il momento del duello tra Ettore e Achille è uno dei più importanti e rappresentativi dell’intera Iliade. Esso è incluso nel capitolo XXII in cui viene descritta la battaglia finale tra greci e troiani, che si trasforma in una sconfitta per questi ultimi.

L’eroe greco Achille fa strage di nemici e si avvicina sempre di più alle mura della città. Priamo, il re di Troia, si accorge che per il suo popolo non c’è più scampo e per questo apre le porte per far entrare gli ultimi soldati tra le mura.

Solo il coraggioso Ettore rimane fuori e decide di affrontare Achille in un pericoloso testa a testa.

Inizia così il sanguinoso duello.

Duello tra Ettore e Achille - Hector Achilles Duel
Ettore e Achille si affrontano in uno scontro corpo a corpo

E’ l’evento finale dell’Iliade.

Riassunto e trama

Il duello è strutturato in maniera corposa.

Inizia con l’avanzare dei due eroi uno contro l’altro.

Ettore dice ad Achille che, se dovesse vincere, restituirebbe il suo corpo agli Achei, così gli chiede di fare lo stesso. Achille controbatte dicendo che tra di loro non è possibile scendere a patti.

E’ quest’ultimo a scagliare per primo la lancia, ma manca il bersaglio. Prontamente la dea Atena recupera la lancia e la restituisce ad Achille, suo prediletto.

Ettore se ne accorge e scaglia la lancia: colpisce lo scudo e l’asta rimbalza lontano. Egli chiama Deifobo, suo fratello, per raccoglierla ma lui non c’è più. Ettore si rende conto così che non ha più il favore degli dei, e che Atena lo ha ingannato. Impugna allora la sua spada e si avventa contro Achille.

E’ il momento del duro combattimento corpo a corpo.

Achille colpisce Ettore sulla clavicola e lo fa cadere al suolo.

Duello tra Ettore e Achille: il testo

Qui Achille glorioso lo colse con l’asta mentre infuriava,
dritta corse la punta traverso al morbido collo;
però il faggio greve non gli tagliò la strozza,
così che poteva parlare, scambiando parole.

Stramazzò nella polvere: si vantò Achille glorioso:
“Ettore, credesti forse, mentre spogliavi Patroclo,
di restare impunito: di me lontano non ti curavi,
bestia! Ma difensore di lui, e molto più forte,
io rimanevo sopra le concave navi,
io che ti ho sciolto i ginocchi. Te ora cani e uccelli
sconceranno sbranandoti: ma lui seppelliranno gli Achei”.

Gli rispose senza più forza, Ettore elmo lucente:
“Ti prego per la tua vita, per i ginocchi, per i tuoi genitori,
non lasciare che presso le navi mi sbranino i cani
degli Achei, ma accetta oro e bronzo infinito,
i doni che ti daranno il padre e la nobile madre:
rendi il mio corpo alla patria, perché del fuoco
diano parte a me morto i Teucri e le spose dei Teucri…”

Ma bieco guardandolo, Achille piede rapido disse:
“No, cane, non mi pregare, né pei ginocchi né pei genitori;
ah! Che la rabbia e il furore dovrebbero spingere me
a tagliuzzar le tue carni e a divorarle così, per quel che m’hai fatto:

nessuno potrà dal tuo corpo tener lontane le cagne,
nemmeno se dieci volte, venti volte infinito riscatto
mi pesassero qui, altro promettessero ancora;
nemmeno se a peso d’oro vorrà riscattarti

Priamo Dardanide, neanche così la nobile madre
piangerà steso sul letto il figlio che ha partorito,
ma cani e uccelli tutto ti sbraneranno”.

Rispose morendo Ettore elmo lucente:

“Va’, ti conosco guardandoti! Io non potevo
persuaderti, no certo, ché in petto hai un cuore di ferro.
Bada però, ch’io non ti sia causa dell’ira dei numi,
quel giorno che Paride e Febo Apollo con lui
t’uccideranno, quantunque gagliardo, sopra le Scee”.

Mentre diceva così, l’avvolse la morte:
la vita volò via dalle membra e scese nell’Ade,
piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza e il vigore.

[Iliade, canto XXII, trad. di R. Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino, 1993, vv-325-363]

Parafrasi

Qui il glorioso Achille lo colpì mentre armeggiava con la spada; la punta attraversò il morbido collo però l’asta pesante non gli tagliò la gola; infatti Ettore poteva parlare, scambiando parole. Cadde al suolo tra la polvere, Achille glorioso si vantò:

«Ettore, mentre spogliavi Patroclo delle sue armi, credevi di restare impunito: pensavi di potermi sfuggire, visto che ero lontano, animale! Ma io rimanevo sulle navi, pronto a difenderlo e molto più forte, io che ti ho fatto cadere a terra. Ora i cani e gli uccelli ti guasteranno il corpo sbranandoti, ma lui seppelliranno gli Achei».

Ettore, dall’elmo lucente, gli rispose senza più forza: «Ti prego per la tua vita, per le tue ginocchia, per i tuoi genitori, non lasciare che mi sbranino i cani degli Achei vicino le navi, accetta oro e bronzo e tutti i doni che ti daranno mio padre e mia madre: restituisci il mio corpo alla patria affinché i Troiani mi diano gli onori funebri con il rogo e la sepoltura…».

Ma Achille veloce, guardandolo di sbieco, disse: «No, cane, non mi pregare né per le tue ginocchia né per i tuoi genitori; ah! Perché la mia rabbia e il furore mi dovrebbero spingere a tagliuzzare la tua carne e a divorarla per quello che mi hai fatto, nessuno terrà il tuo corpo lontano dai cani, nemmeno se mi pesassero un riscatto dieci, venti volte infinito, e promettessero ancora altre cose: nemmeno se vorrà riscattarti a peso d’oro il capostipite dei Troiani, neanche in questo modo la tua nobile madre ti piangerà steso su un letto, ma ti sbraneranno cani e uccelli».

Ettore dall’elmo lucente rispose morendo: «Va’, ti conosco guardandoti! Non potevo convincerti, no certo, perché hai nel petto un cuore di ferro. Stai attento però, che io non sia la causa della rabbia degli dei, quel giorno in cui Paride guidato da Apollo ti ucciderà, tu ancora coraggioso, sopra le porte Scee».

Mentre diceva queste parole, la morte lo colse; la vita volò via dal corpo e scese nel mondo dei morti, addolorata per il suo destino, lasciando la giovinezza e la forza.

La conclusione dell’Iliade

Achille lega il corpo di Ettore e lo fa trascinare dal suo cocchio, riducendolo a brandelli.

Questa era secondo gli antichi greci una grandissima offesa, poiché nei combattimenti era usanza restituire il corpo ai familiari per rendere almeno onore alla sepoltura.

Questa scena cruenta e l’intero scontro sono molto ben rappresentati nell’opera cinematografica del 2004 Troy, di Wolfgang Petersen.

Brad Pitt nei panni di Achille (2004)
L’attore Brad Pitt nei panni di Achille (2004)
Eric Bana interpreta Ettore
Eric Bana interpreta Ettore

Nel vedere quella terribile scena la popolazione urla di dolore, come se tutta la città venisse distrutta dalle fiamme.

Re Priamo decide quindi di recarsi al campo acheo per riscattare il corpo del figlio: Achille si intenerisce davanti a questo povero padre che lo supplica e gli restituisce il corpo di Ettore lavato e profumato.

L’Iliade si conclude con la celebrazione dei funerali di Ettore.

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L’ira di Achille https://cultura.biografieonline.it/ira-di-achille/ https://cultura.biografieonline.it/ira-di-achille/#comments Tue, 14 Dec 2021 14:18:21 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37416 L’episodio dell’ira di Achille è uno dei più importanti e famosi di tutta l’Iliade, nonché il filo rosso del poema. È inserito all’interno del primo canto e dà inizio alla vicenda narrata.

Il protagonista è Achille, considerato l’eroe per eccellenza, sempre pronto a combattere e a morire per la gloria. Già nel proemio dell’Iliade La sua ira è definita come funesta, cioè portatrice di dolori: essa provocò molte morti tra i valorosi guerrieri greci, e non solo.

Eroe leggendario

Achille è uno dei protagonisti dell’Iliade, eroe della mitologia greca e combattente leggendario della guerra di Troia. Molti sono i filoni narrativi che si sono sviluppati intorno alle leggende legate alla sua storia poiché era uno dei personaggi più amati per la sua personalità forte e combattiva.

Achille è un semidio, figlio del mortale re Peleo (per questo infatti viene chiamato spesso Pelide – figlio di Peleo) e della ninfa Teti.

Secondo una leggenda, la madre Teti, sapendo che il figlio sarebbe morto sotto le mura di Troia, lo immerse appena nato nel sacro fiume Stige per renderlo invulnerabile tenendolo per il tallone. Per questo motivo il tallone di Achille era l’unico punto debole.

Tallone di Achille: Achille morente, scultura di Filippo Albacini
Achille morente, scultura del 1823 realizzata da Filippo Albacini (Chatsworth House Sculpture Gallery, Inghilterra).

L’eroe ebbe un’ottima educazione e partecipò a molte imprese, ma la più importante, senza dubbio, fu la guerra di Troia alla quale prese parte insieme ai migliori guerrieri greci.

L’episodio che scatenò l’ira di Achille

Nel primo canto dell’Iliade, dopo il proemio, viene spiegato il motivo dell’ira dell’eroe: la guerra fra achei e troiani durava già da 9 anni e la città di Troia, nonostante fosse sotto assedio, continuava a resistere.

Crise, sacerdote di Apollo, si recò al campo acheo per riscattare la figlia Criseide, che era stata fatta schiava da Agamennone, capo degli Achei; Crise venne trattato molto male e respinto. Questo rifiuto di Agamennone provocò l’ira del dio Apollo, che per vendetta fece scoppiare una terribile pestilenza fra i greci.

Essi interpellarono l’indovino Calcane per trovare una soluzione: egli spiegò che la pestilenza era proprio dovuta all’ira di Apollo, causata dal rifiuto di restituire Criseide, tenuta come schiava. Quindi l’unica cosa da fare per fermare l’epidemia era quella di restituire la fanciulla a suo padre.

Agamennone prima si infuriò poi decise di cedere, a patto che gli venisse ceduta Briseide, la schiava del suo guerriero più forte: Achille.

Da qui si scatenò quindi l’ira dell’eroe.

Achille, dopo aver ascoltato la richiesta di Agamennone, pronunciò un discorso contro di lui chiamandolo ubriacone e vile, comandante di uomini da nulla.

Decise quindi di ritirarsi dalla battaglia e pronunciò una minaccia:

« verrà il giorno in cui i figli degli achei avranno bisogno di Achille sul campo di battaglia perché saranno minacciati dalla mano di Ettore omicida e tu, Agamennone, non potrai fare nulla, perché negasti l’onore al più forte dei guerrieri achei ».

Dall’ira alla vendetta

Senza l’aiuto di Achille il campo acheo sembrava subire l’avanzata dei troiani, quasi pronti a dar fuoco alle navi.

La situazione stava precipitando, ma Achille restò irremovibile: Patroclo, il suo migliore amico, decise quindi di scendere in battaglia; Achille gli donò le sue armi.

Patroclo venne scambiato per Achille da Ettore, che lo uccise.

Fu per questo motivo che l’eroe decise di tornare sul campo di battaglia e vendicare così la morte del suo amico.

Seguirà poi lo scontro cruento tra Achille ed Ettore.

L’ira di Achille nell’arte e nella cultura

L’ira di Achille è stata rappresentata nella storia dell’arte da molti pittori. Tra i quadri più importanti e intensi spicca il dipinto La furia di Achille, del pittore francese Charles-Antoine Coypel, realizzato nel 1737.

L’eroe si trova al centro del dipinto. Alle sue spalle c’è la dea Atena che cerca di fermarlo, ma lui calpesta e travolge corpi per dare sfogo alla sua rabbia.

La furia di Achille, quadro di Coypel, 1737
La furia di Achille (Coypel, 1737)

Achille è l’unico ad indossare un’armatura, proprio per sottolineare la differenza tra la sua furia e gli altri personaggi nudi e disarmati.

Un’altra opera è quella di Giambattista Tiepolo.

Atena impedisce ad Achille di uccidere Agamennone. Dettaglio del quadro di Giambattista Tiepolo
Atena impedisce ad Achille di uccidere Agamennone. Dettaglio dell’opera di Giambattista Tiepolo (1757) – Villa Valmarana ai Nani, Vicenza

A teatro L’ira di Achille è un’opera in due atti di Giuseppe Nicolini, su libretto di Felice Romani. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre 1814.

Il cinema ha narrato molte volte i classici greci: tra le opere apparse sul grande schermo ricordiamo L’ira di Achille (film del 1962 di Marino Girolami) e il celeberrimo Troy (2004, di Wolfgang Petersen).

La storia di Achille è stata raccontata anche in prosa, in anni recenti, dalla scrittrice Madeline Miller nel libro La canzone di Achille (2019); il libro pone l’accento su Achille uomo e non eroe; l’autrice ricostruisce la sua vita proprio a partire dall’amore trai due giovani, Achille e Patroclo, narrato in maniera naturale e intensa.

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Ettore e Andromaca: parafrasi e riassunto https://cultura.biografieonline.it/ettore-andromaca-parafrasi-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/ettore-andromaca-parafrasi-riassunto/#comments Fri, 26 Nov 2021 16:46:21 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37070 Uno degli episodi più belli dell’Iliade

L’episodio dell’incontro tra Ettore e Andromaca è uno dei più belli e commoventi di tutta l’Iliade. In esso non emerge il fervore della guerra, ma Omero racconta con grande emozione il saluto di due sposi pronti ad affrontare la battaglia finale tra Greci e Troiani. In questo episodio emerge l’amore, l’ansia e la preoccupazione di un marito e di una moglie, che devono salutarsi prima dello scontro finale. Sono consapevoli che potrebbe cambiare per sempre la sorte della loro vita.

Ettore e Andromaca - illustrazione e disegno

La famiglia di Ettore

Ettore e Andromaca sono due sposi che si amano: egli è il figlio di Priamo e di Ecuba. E’ l’eroe più importante di tutto lo schieramento troiano.

Ettore non ama la guerra e combatte solo per necessità. Il suo scopo è difendere la sua città, assediata dai Greci, difendere i suoi genitori e, soprattutto, la sua famiglia.

Andromaca è la moglie di Ettore e madre del piccolo Astianatte. E’ una donna che mette la sua famiglia al primo posto; viene raccontata e descritta come una persona che non ha paura di esprimere i suoi sentimenti in un momento di difficoltà.

Riassunto e trama

L’episodio fa parte del canto VI dell’Iliade.

La scena dell’incontro tra i due sposi avviene proprio mentre lo scontro tra Greci e Troiani imperversa sotto le mura della città di Troia.

Ettore cerca di infondere coraggio ai suoi soldati; rientra in città per chiedere alla madre Ecuba di andare con lui al tempio di Atena per placare le ire degli dei con la preghiera. Poi si incontra con il fratello Paride e lo rimprovera perché non partecipa alla battaglia, restando invece a casa, tranquillo. L’eroe troiano decide quindi di dirigersi verso la propria casa e di rivolgere un saluto alla moglie Andromaca e al neonato figlio Astianatte, prima di recarsi sul campo di battaglia.

La battaglia prosegue duramente.

In questo episodio dell’Iliade predominano sentimenti come la tenerezza, la preoccupazione e, soprattutto, l’amore. Per il lettore è un vero e proprio momento di pausa rispetto alle lunghe scene di descrizione delle varie battaglie.

Qui i sentimenti diventano protagonisti: l’amore coniugale e l’affetto paterno sono vissuti con la consapevolezza che questi sono gli ultimi minuti da vivere insieme.

Il destino tragico sta per compiersi.

Le figure di Ettore e Andromaca

Andromaca è una donna distrutta dal dolore; è una madre angosciata che trasmette al lettore il suo stato d’animo.

Ettore è al tempo stesso una figura umana e un eroe: ama la sua famiglia e soffre al pensiero che essi possano cadere nelle mani dei nemici. Tuttavia è consapevole che non può sottrarsi al suo destino e, grazie al suo senso del dovere, torna a difendere la sua patria. E’ disposto a farlo a qualunque costo.

Ettore morirà in un terribile duello contro l’eroe greco Achille. Lo scontro tra Ettore e Achille costituisce un altro episodio fondamentale dell’Iliade.

Dettaglio centrale del quadro Ettore e Andromaca (1863) del pittore russo Sergey Petrovich Postnikov
Dettaglio centrale del quadro Ettore e Andromaca (1863) del pittore russo Sergey Petrovich Postnikov

La scena commovente

Andromaca, dopo aver visto suo marito, gli corre incontro, tenendo tra le braccia il piccolo Astianatte. Supplica Ettore di abbandonare la battaglia perché presto potrebbe essere ucciso dagli Achei. Vorrebbe che lui rimanesse con lei sulla torre ma Ettore replica così:

Donna, anch’io, sì, penso a tutto questo; ma ho troppo

rossore dei Teucri, delle Troiane dal lungo peplo,

se resto come un vile lontano dalla guerra.

Né lo vuole il mio cuore, perché ho appreso ad esser forte

sempre, a combattere in mezzo ai primi Troiani,

al padre procurando grande gloria e a me stesso.

Io lo so bene questo dentro l’anima e il cuore:

giorno verrà che Ilio sacra perisca,

e Priamo, e la gente di Priamo-buona lancia:

ma non tanto dolore io ne avrò per i Teucri,

non per la stessa Ecuba, non per il sire Priamo,

e non per i fratelli, che molti e gagliardi

cadranno nella polvere per mano dei nemici,

quanto per te, che qualche Acheo dal chitone di bronzo

trascinerà via piangente, libero giorno togliendoti:

allora, vivendo in Argo, dovrai per altra tessere tela,

e portar acqua di Messeide o Iperea,

costretta a tutto: grave destino sarà su di te.

E dirà qualcuno che ti vedrà lacrimosa:

‘Ecco la sposa di Ettore, che era il più forte a combattere

fra i Troiani domatori di cavalli, quando lottavan per Ilio!’

Così dirà allora qualcuno; sarà strazio nuovo per te,

priva dell’uomo che schiavo giorno avrebbe potuto tenerti lontano.

Morto però m’imprigioni la terra su me riversata,

prima ch’io le tue grida, il tuo rapimento conosca!»

E dicendo così, tese al figlio le braccia Ettore illustre:

ma indietro il bambino, sul petto della bàlia dalla bella cintura

si piegò con un grido, atterrito all’aspetto del padre,

spaventato dal bronzo e dal cimiero chiomato,

che vedeva ondeggiare terribile in cima all’elmo.

Sorrise il caro padre e la nobile madre,

e subito Ettore illustre si tolse l’elmo di testa, e lo posò scintillante per terra;

e poi baciò il caro figlio, lo sollevò fra le braccia e disse, supplicando a Zeus e agli altri numi:

“Zeus, e voi numi tutti, fate che cresca questo

mio figlio, così com’io sono, distinto fra i Teucri,

così gagliardo di forze, e regni su Ilio sovrano;

e un giorno dirà qualcuno: È molto più forte del padre!

quando verrà dalla lotta. Porti egli le spoglie cruente

del nemico abbattuto, goda in cuore la madre!”

[ versi 440-481 del Canto VI Iliade, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino, 1993 ]

Parafrasi

Donna, anche io penso a tutto questo ma ho vergogna degli uomini e delle donne troiane se resto lontano dalla battaglia come un codardo.

Anche il mio cuore non consente di fare ciò perché ho imparato ad essere sempre forte, a combattere con i Troiani più valorosi, procurando grande gloria sia a mio padre che a me stesso.

Verrà un giorno, lo so bene questo sia nell’anima che nel cuore, che le mura sacre di Troia, Priamo e tutta la sua gente moriranno: ma io non avrò molto dolore per i Troiani, per Ecuba mia madre, per re Priamo, per i fratelli che in molti moriranno a causa dei nemici, piuttosto soffrirò per te che qualche guerriero acheo armato di corazza di bronzo trascinerà via piangente, privandoti della libertà e rendendoti schiava.

Allora andrai a vivere ad Argo, dovrai tessere la tela per un’altra padrona e portare l’acqua della fonte di Messeide o di Iperea, costretta ad ogni genere di cose: graverà su di te un triste destino. E allora qualcuno, vedendoti piangere, dirà: «Ecco la sposa di Ettore, che era il più forte dei Troiani – domatori di cavalli – a combattere per Troia!».

Allora qualcuno dirà queste parole e per te sarà un grande dolore, privata di quell’uomo che avrebbe potuto tenerti lontano i giorni della schiavitù. Ma, una volta morto, mi ricopra la terra gettata sopra il mio sepolcro prima che io possa ascoltare le tue grida e il tuo rapimento.

E così dicendo, tese le braccia al figlio ma il bambino indietreggiò verso il petto della balia e gridò, spaventato dall’aspetto del padre, dalla spada e dal pennacchio posto sull’elmo, che vedeva ondeggiare. Il padre sorrise, sorrise anche la madre e subito Ettore si tolse l’elmo scintillante dalla testa e lo posò a terra, poi baciò il caro figlio e lo sollevò tra le braccia e disse, supplicando Zeus e le altre divinità:

«Zeus, e tutte voi divinità, fate che mio figlio cresca così come sono io, famoso fra i Troiani, pieno di forze e regni su Troia; e un giorno qualcuno possa dire: “E’ molto più forte del padre” nel momento della lotta. Possa egli portare armature insanguinate del nemico ucciso e possa godere la madre nel suo cuore!».

Commento e curiosità

La scena è una delle più commoventi di tutto il poema: per la prima volta, infatti, il lettore entra in contatto con un eroe umano, che non teme la battaglia ma saluta con angoscia la sua famiglia.

L’episodio intenso e ricco di carica emotiva era molto amato anche da Giorgio De Chirico, famoso pittore italiano. Egli realizzò alcune opere – tra sculture e dipinti – dedicate a questa scena. Di seguito il dipinto più celebre del 1917 “Ettore e Andromaca”, tra i più iconici della pittura metafisica.

Ettore e Andromaca - De Chirico - 1917
Ettore e Andromaca (De Chirico, 1917)
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Iliade: parafrasi e spiegazione del proemio https://cultura.biografieonline.it/iliade-proemio-parafrasi-spiegazione/ https://cultura.biografieonline.it/iliade-proemio-parafrasi-spiegazione/#comments Fri, 05 Nov 2021 16:38:37 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=36589 L’Iliade, insieme all’Odissea, è uno dei più antichi oltre che più famosi poemi dell’epica classica, di altissimo valore letterario e morale.

Iliade è un poema in 24 canti, costituito da 15.696 versi. Ha come oggetto gli avvenimenti degli ultimi cinquantuno giorni dell’assedio della città di Troia.

Iliade Proemio Parafrasi Spiegazione

La guerra di Troia tra storia e leggenda

La guerra di Troia è stata realmente combattuta: greci e troiani erano rivali da un punto di vista sia commerciale che della conquista dell’egemonia sul Mar Egeo.

Secondo la leggenda, invece, la guerra di Troia fu causata da Paride, figlio di Priamo re di Troia. Tutto iniziò sull’Olimpo quando, durante le nozze di Peleo e Teti, la dea della Discordia lanciò sul tavolo una mela d’oro. La mela recava una scritta: “alla più bella”.

Era, Atena e Afrodite si contesero la mela ma, non riuscendo a venirne a capo, decisero di far scegliere al bellissimo Paride. Il giovane scelse Afrodite, perché gli promise l’amore della donna più bella del mondo.

Dopo qualche tempo Paride si recò a Sparta dove incontrò Elena, la bellissima moglie di Menelao: i due si innamorarono e lui la portò con sé a Troia. Per vendicare l’offesa, i greci organizzarono quindi un assedio alla città. Esso durò per dieci anni e terminò con la distruzione della stessa.

Cavallo di Troia
Il cavallo di legno è il simbolo della guerra di Troia

La struttura dei poemi epici

Col termine “poema epico” si indica una narrazione poetica in versi delle imprese straordinarie di un popolo, un eroe o una divinità.

I poemi epici tradizionali sono:

  • l’Iliade;
  • l’Odissea;
  • l’Eneide.

Essi sono caratterizzati da 3 parti fondamentali:

  1. Il proemio dell’opera. Esso è la parte iniziale, una premessa al racconto vero e proprio in cui è contenuta l’esposizione sintetica dell’argomento trattato e l’invocazione alla Musa.
  2. Lo svolgimento, ossia la narrazione dei fatti – solitamente viaggi e avventure degli eroi protagonisti, la guerra e le relazioni amorose.
  3. La conclusione, o catarsi.

Il proemio dell’Iliade

È costituito da 9 versi ed è formato dall’invocazione e dalla protasi.

Nell’invocazione il poeta Omero si rivolge a Calliope, la Musa della poesia epica, per chiederle l’ispirazione necessaria a scrivere il suo canto.

La seconda parte, la protasi o enunciazione, contiene la breve esposizione dell’argomento che verrà trattato all’interno del poema: l’ira di Achille (uno dei protagonisti) e le conseguenze scatenate da essa, sia per i greci che per i troiani.

La sua rabbia trascinerà verso la morte valorosi guerrieri; altri non avranno neppure una degna sepoltura e tutto ciò si compirà sempre per volere di Zeus.

Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.

traduzione di Vincenzo Monti

Parafrasi

Ispirami a cantare, o Dea (Calliope musa della poesia),
la rabbia piena di dolore di Achille figlio di Peleo,
che provocò infinite morti agli Achei (greci), trascinò nell’Oltretomba
molte anime nobili di eroi morti prematuramente
e abbandonò i loro corpi perché diventassero pasto orribile di cani e di uccelli – così si compiva la suprema volontà di Giove –
da quando all’inizio una lite accanita divise Agamennone, figlio di Atreo,
il re dei valorosi guerrieri achei, e il divino Achille.

Epiteti e patronimici

Molto spesso nei poemi omerici i nomi dei personaggi sono accompagnati da nomi o aggettivi, detti epiteti. Essi descrivono una caratteristica particolare del personaggio stesso. Un esempio è Achille che viene definito divo perché figlio della ninfa Teti.

Tallone di Achille: Achille morente, scultura di Filippo Albacini
Achille morente, scultura del 1823 realizzata da Filippo Albacini (Chatsworth House Sculpture Gallery, Inghilterra). Secondo la mitologia Achille era invulnerabile tranne che per il suo tallone.

Questi epiteti servivano proprio a rendere riconoscibile nell’ascoltatore il personaggio grazie ad una determinata qualità o caratteristica fisica.

I nomi dei personaggi, inoltre, molto spesso erano anche accompagnati dai patronimici cioè il nome del padre con l’aggiunta del suffisso –ide:

  • Achille diventa così Pelide perché figlio di Peleo;
  • Agamennone diventa Atride perché figlio di Atreo.

Il proemio dell’Iliade racchiude il senso stesso dell’intera opera.

Insieme al proemio dell’Odissea e a quello dell’Eneide, costituisce un modello per tutta la tradizione epica successiva.

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