hitler Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 01 Jul 2022 12:30:24 +0000 it-IT hourly 1 La conferenza di Wannsee e la “soluzione finale” https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-wannsee/ https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-wannsee/#comments Fri, 01 Jul 2022 11:35:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2798 La “soluzione finale” fu una formula linguistica terribile, inventata dai nazisti per elaborare un piano che prevedesse l’emigrazione, la resa in schiavitù e lo sterminio di una parte del popolo ebraico che viveva nei territori conquistati dall’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale.

La villa nei pressi del lago Wannsee dove si svolse la conferenza
La villa nei pressi del lago Wannsee dove si svolse la conferenza

Al fine di realizzare questo piano Adolf Hitler chiese al Maresciallo Hermann Göring di dare avvio all’organizzazione logistica e militare per deportare tutte le persone di origine ebraica in un luogo preposto.

Hermann Göring
Il gerarca nazista Hermann Göring

Goring ordinò a Reinhard Heydrich, alto ufficiale delle SS, capo del Reichssicherheitshauptamt  (nome per esteso della “RSHA” l’ufficio centrale per la sicurezza del Reich che svolgeva funzioni di spionaggio, di controspionaggio e di polizia nei territori del Reich) e governatore del protettorato di Boemia e Moravia di organizzare una conferenza nella quale si discutesse come avviare la soluzione finale e a questo proposito di convocare le personalità che avrebbero dovuto coinvolgere ministeri e istituzioni del Reich per realizzare il più grande esodo e genocidio della storia.

La conferenza si tenne il 20 gennaio 1942 in una villa nei pressi del lago Wannsee non molto lontano da Berlino. Vi parteciparono 15 gerarchi del governo nazista. Di seguito l’elenco.

I gerarchi nazisti

  1. Reinhard Heydrich, Capo della Polizia del Reich, Capo dei servizi di Sicurezza e dei Servizi Segreti e Governatore del Protettorato di Boemia e Moravia.
  2. Alfred Meyer, Segretario di Stato del Ministero dei Territori orientali sotto dominio del governo tedesco.
  3. George Leibbrandt, Capo del dipartimento politico del Ministero dei Territori orientali sotto dominio del governo tedesco.
  4. Wilhelm Stuckart, Segretario di Stato del Ministero degli Interni.
  5. Erich Neumann, Direttore del dipartimento per il piano quadriennale.
  6. Roland Freisler, Segretario di Stato del Ministero della Giustizia.
  7. Josef Bülher, Segretario di Stato del governatorato generale.
  8. Martin Luther, Sottosegretario Ministero degli Esteri.
  9. Gerhard Klopfer, Segretario della Cancelleria del Reich.
  10. Friedrich Wilhelm Kritzinger, Direttore generale della Cancelleria del Reich.
  11. Otto Hofmann, Capo dell’ufficio centrale per la razza e la colonizzazione.
  12. Heinrich Müller, Capo della Gestapo.
  13. Adolf Eichmann, segretario della conferenza e capo del Dipartimento B4 della Gestapo.
  14. Karl Eberhard, Comandante della Polizia e Capo dei Servizi di Sicurezza del Governatorato generale.
  15. Rudolf Lange, Comandante della Polizia e Capo dei Servizi di Sicurezza in Lettonia.
Conferenza di Wannsee - Lettera di invito da Reinhard Heydrich a Martin Luther
Conferenza di Wannsee – Lettera di invito da Reinhard Heydrich a Martin Luther

La conferenza di Wannsee

Heydrich  aprì la riunione. Fece un’ampia premessa sulle politiche e strategie organizzative adottate, fino a quel momento, dal governo tedesco per trasferire gli ebrei residenti nel continente europeo in una zona specifica. Inizialmente era stato previsto come luogo di confino il Madagascar. In seguito si cambiò  decisione. Soprattutto a causa degli sviluppi che stava prendendo la guerra. Si decise di spostare gli ebrei nei campi di concentramento e nei paesi dell’Est Europa.

Il fine era di utilizzarli come manodopera in tutte le strutture operative e industriali che servivano al mantenimento della macchina bellica. Si pensò all’impiego per la costruzione di strade soprattutto in quei paesi nell’Est Europeo dove mancavano. Si pensò alla manodopera specializzata e non specializzata nelle fabbriche e industrie dei territori occupati e del Reich.

Quest’ultimi non sarebbero stati evacuati fino a quando non fossero stati sostituiti da altra manodopera dello steso livello. Non si parla, infatti, nel verbale della conferenza (l’unico esemplare pervenutoci apparteneva a Martin Luther, Sottosegretario al Ministero degli Esteri, ma ne furono redatte 30 copie) di sterminio. Nemmeno si citano armi o metodi di soppressione delle persone. Si identifica tuttavia nella deportazione e nel lavoro forzato il metodo più efficace per operare una selezione naturale dei prigionieri.

Gli ebrei residenti in Europa erano circa 11 milioni: questa sarebbe stata la cifra della deportazione.

La “soluzione finale”

Durante i lavori della conferenza di Wannsee si discusse in quale modo, nei vari territori europei alleati e occupati dall’esercito tedesco, sarebbe stato necessario intervenire per operare nel modo più veloce l’emigrazione forzata di persone di origine ebraica: fu ripartita la presenza degli ebrei in tutti i paesi europei e fu rilevata la maggiore difficoltà nell’organizzare efficacemente l’emigrazione forzata in Romania, dove era più facile procurarsi illegalmente documenti falsi e in Ungheria, dove non era ancora stato nominato un responsabile della questione ebraica.

In Francia fu sottolineato che non c’erano grossi problemi grazie anche al collaborazionismo del governo di Vichy. Mentre la Boemia e la Moravia, governate da Heydrich, avrebbero dovuto essere i primi territori in cui applicare la soluzione finale. Anche l’Italia e la Spagna avrebbero collaborato senza difficoltà grazie al forte legame con i nazisti.

La conferenza si concluse con la richiesta, da parte di Heydrich a tutti i partecipanti, di aiutarlo fin da subito con il loro zelo e le loro conoscenze a realizzare tale progetto nel modo più rapido ed efficace.

E’ interessante notare che il lavoro forzato di persone di origine ebraica fu utilizzato anche da industrie tedesche che dopo la guerra raggiunsero uno sviluppo notevole e che cercarono di nascondere il fatto di aver utilizzato schiavi per la realizzazione dei loro prodotti.

Ci sono molti libri che raccontano quali aziende furono coinvolte e che varrebbe la pena leggere per comprendere il grado di compromissione che il popolo tedesco ebbe con il trattamento riservato dai nazisti al popolo ebraico.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-wannsee/feed/ 4
Lo sbarco in Sicilia https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-sicilia/ https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-sicilia/#comments Sun, 03 Apr 2022 07:14:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14524 Lo sbarco in Sicilia avvenne dopo la mezzanotte del 10 luglio 1943. Forze statunitensi, inglesi e canadesi sbarcarono tra Licata e Cassibile, vicino a Siracusa, invadendo 160 km di costa. Gli uomini impiegati nell’invasione della Sicilia furono 180.000. Fu il più grande sbarco mai realizzato in un solo giorno.

Lo sbarco in Sicilia
Lo Sbarco in Sicilia avvenne il 10 luglio 1943

I motivi dell’operazione militare

I motivi che spinsero gli alleati a decidere l’apertura di un secondo fronte in Europa, furono figli di un compromesso difficile. Stalin fu la causa principale di questa decisione. Il dittatore russo pretendeva, a ragione, di avere un sostegno più deciso da parte degli alleati.

Durante gli ultimi tre anni di guerra l’Unione Sovietica aveva subito più perdite di tutti; chiedeva da tempo l’intervento di Stati Uniti e Inghilterra in Europa per alleggerire il suo impegno. Inglesi e americani non erano d’accordo su come creare un secondo fronte. I primi preferivano sviluppare una serie di battaglie per distrarre truppe e mezzi dei nazisti, mentre gli americani preferivano concentrare l’attacco su un unico luogo.

Fu scelta la Sicilia, dopo un ampio dibattito, perché lo Stato Maggiore Usa voleva conquistare l’Italia raggiungendone il nord e da lì entrare in Germania. L’Alto Comando sovietico pensava, invece, che la guerra in Italia avrebbe costretto Hitler a spostare molte truppe dal fronte orientale e l’Inghilterra riteneva che la penisola fosse un luogo non troppo importante ma ugualmente necessario per sperimentare un primo massiccio attacco in Europa.

Lo sbarco in Sicilia - soldato con guida
Lo sbarco in Sicilia: soldato con guida

La Sicilia era anche un territorio facile dal punto di vista militare perché, malgrado ci fossero circa 250.000 soldati tedeschi e italiani, le strade erano talmente dissestate che il primo sbarco non avrebbe trovato una grande resistenza e i rinforzi e i rifornimenti avrebbero impiegato troppo tempo per dare manforte alle linee di difesa. In realtà la guerra in Italia avrebbe avuto problematiche ben diverse, ritardando di molto mesi i piani alleati.

Lo sbarco in Sicilia: operazione Husky

Il nome in codice dello sbarco fu: operazione Husky. La prima parte dell’invasione avvenne dal cielo.

Furono lanciati duemila paracadutisti americani e altrettanti paracadutisti inglesi, che non riuscirono però a raggiungere, a causa delle condizioni meteorologiche, gli obiettivi che gli erano stati assegnati. Il loro scopo era neutralizzare le difese dei ponti e di alcuni punti strategici per permettere poi ai soldati, che sarebbero sbarcati sulle spiagge, di procedere verso le principali città della Sicilia.

Gli americani furono sparpagliati fra Gela e Siracusa e dovettero impiegare più tempo per raggiungere i punti che gli erano stati assegnati.

Lo sbarco in Sicilia - schema
Operazione Husky – schema

Anche gli inglesi furono presi alla sprovvista dal forte vento.

Nel loro caso esso influì ancora di più sullo spostamento dagli obiettivi, perché i paracadutisti britannici utilizzarono gli alianti per approdare in Sicilia.

L’uso degli alianti

Gli alianti, come è noto, sono aerei senza motore; essi vengono trasportati da altri aerei vicino al punto in cui devono atterrare; poi vengono sganciati per farli planare con una libertà di manovra limitata da parte del pilota.

Pertanto, il vantaggio di poter volare silenziosamente era controbilanciato dallo svantaggio di non poter controllare il velivolo. E con un vento forte il risultato fu disastroso.

Molti alianti caddero in mare e affondarono, altri non riuscirono a raggiungere gli obiettivi. Solo dodici atterrarono nei punti sensibili che gli erano stati assegnati. Uno di questi obiettivi fu il Ponte Grande sul fiume Anapo. Gli inglesi riuscirono a raggiungerlo e a conquistarlo nell’attesa che arrivassero le truppe che stavano sbarcando sulle spiagge. Mentre, infatti, i paracadutisti combattevano contro i soldati italiani e tedeschi, 2.500 navi sbarcavano 180.000 soldati.

Lo sbarco in Sicilia - soldato con mulo
Lo sbarco in Sicilia – soldato con mulo

Gli alleati, benché inferiori numericamente rispetto ai loro nemici, disponevano di un numero di mezzi nettamente superiore. Tuttavia, il forte vento aveva reso il mare mosso e lo sbarco si era complicato; inoltre, le truppe sbarcate avevano raggiunto punti errati della costa e questo aveva ritardato l’arrivo dei rinforzi che i paracadutisti stavano attendendo. A est, comunque, le truppe inglesi e canadesi riuscirono a sbarcare tutte e, dopo il caos organizzativo, riuscirono a raggiungere i paracadutisti.

A Gela, invece, gli americani trovarono una forte resistenza militare. Benché la conquista della città fu ottenuta rapidamente, le truppe italiane poste sulle colline e rafforzate dai tedeschi non si arresero facilmente. Gli italiani combatterono tutto il giorno, creando non pochi problemi alle truppe americane.

Solo alla fine della giornata, e malgrado i rinforzi tedeschi, dovettero ripiegare. A est, gli inglesi combatterono valorosamente ma furono colpiti duramente dagli italiani che, dopo un’iniziale confusione, dimostrarono un forte spirito combattivo.

Conclusioni

La sera del 10 luglio 1943 tutti gli obiettivi che gli alleati si erano prefissati furono raggiunti. Tuttavia, i morti furono molti di più rispetto a quelli che erano stati preventivati. I tedeschi dimostrarono fin da subito che non avevano alcuna intenzione di arrendersi. Già, quindi, da questa prima giornata di combattimenti fu abbastanza chiaro che la guerra in Italia sarebbe durata a lungo: molto di più di quello che avevano pianificato gli Stati Maggiori alleati.

Sbarco in Sicilia - carro armato
Un carro armato in una delle strette vie dei paesi siciliani

La Sicilia costò agli alleati 25.000 morti e l’impiego di 15.000 mezzi corazzati. La Sicilia fu conquistata dopo cinque settimane di combattimento. In seguito, si capì che questo fronte non era fondamentale per la guerra ma che, invece, fu la causa dell’arresto di Benito Mussolini e della sua sostituzione con il maresciallo Badoglio, che ordinò il passaggio dell’Italia da alleato dei tedeschi ad alleato degli inglesi e degli americani.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-sicilia/feed/ 3
Notte dei lunghi coltelli: riassunto https://cultura.biografieonline.it/notte-dei-lunghi-coltelli/ https://cultura.biografieonline.it/notte-dei-lunghi-coltelli/#respond Tue, 04 Jan 2022 12:12:16 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37818 La Notte dei lunghi coltelli è un fatto storico occorso nella notte tra il 30 giugno 1934 e il 1° luglio. Si tratta di un evento violento, che vide lo sterminio di circa 200 persone e più di 1.000 arresti. E’ stato un omicidio di massa, un’epurazione avvenuta per ordine di Adolf Hitler, che volle eliminare esponenti di spicco del partito nazista i quali si opponevano al regime.

Le vittime furono perlopiù membri delle SA, (Squadre d’Assalto) fondate nel 1921 e comandate da Ernst Röhm; questi dopo aver aiutato il futuro Führer a conquistare il potere, se ne allontanò opponendosi al suo progetto politico.

L’evento è ricordato in lingua tedesca come Röhm-Putsch (“il colpo di Stato di Röhm”, così si intitola anche un film del 1967) oppure come operazione colibrì.

Notte dei lunghi coltelli
La notte dei lunghi coltelli: immagine tratta dalla copertina del libro di Max Gallo

Il contesto

Siamo nel 1934. Hitler, non approva l’idea di far diventare le SA la base del nuovo esercito e soprattutto non vuole che Ernst Röhm divenga capo del Ministero della Difesa. Idea, approvata e condivisa anche dagli alti gradi dell’esercito che appoggiano Adolf Hitler.

L’allontanamento di Hitler da Röhm si spiega anche con la presa di potere maggiore da parte delle SS e con un loro ruolo sempre più determinante.

Uomini notoriamente odiati dalle SA, fanno progressi nelle rispettive carriere: Hermann Göring è nominato ministro degli interni e Joseph Goebbels, ministro della propaganda.

Heinrich Himmler invia a Berlino un contingente di 120 uomini delle SS, al comando dello Standartenführer Josef “Sepp” Dietrich, con il compito di guardia personale del Cancelliere.

Si riconferma così l’assoluta fedeltà delle SS nei confronti di Hitler, contrariamente alle SA che, mostrano di essere ingestibili e che, con la presa del potere, stanno diventando sempre più violente e incontrollabili.

Il futuro Führer non agisce di impulso, medita per intere giornate, esita molto prima di prendere una decisione, ma viene spinto all’azione dai fidati Himmler, Goebbels e Göring.

La decisione di Hitler

A convincerlo all’azione è la certezza degli amici che Rohm non tarderà a tentare un Colpo di Stato.

A questo punto, ormai il dado è tratto e la Gestapo e le SS, su ordine di Hitler nelle ultime ore del 30 giugno, fanno irruzione in un hotel della Baviera, a Bad Wiessee, sede di un Raduno delle Squadre d’Assalto.

Questo è il momento, non si può arretrare neanche davanti alle estreme conseguenze; se necessario dovrà scorrere il sangue.

Adolf Hitler, 29 giugno 1934

Il massacro

I partecipanti vengono sorpresi nel sonno, e uccisi.

Inizia così un massacro che dura fino alle prime ore del 2 luglio 1934.

L’epurazione è cruenta: i vertici delle SA vengono decapitati, e uccisi anche anziani ufficiali da sempre oppositori del regime nazista. Le vittime non sono solo militari, ma anche un gran numero di civili, di cui purtroppo, è impossibile stabilire il numero esatto.

Contemporaneamente tra il 30 giugno e il 1 luglio 1934, i massacri continuano a Berlino e nelle altre città tedesche.

Le SS scatenano non solo repressioni e violenze contro i membri delle SA, ma colgono anche l’occasione per una feroce repressione per vendette personali.

Hitler concede al suo vecchio ex amico Rohm il privilegio del suicidio, ma il comandante rifiuta e viene fucilato in prigione.

Nell’epurazione di quelle notti, trovano la morte anche

  • Gregor Strasser, l’ex cancelliere generale;
  • Kurt von Schleicher: viene ucciso a letto insieme alla moglie;
  • Gustav von Kahr: aveva partecipato alla repressione di Monaco di Baviera del 1923.

Unico superstite è Franz von Papin, che miracolosamente si salva.

La notte dei lunghi coltelli: le origini del nome

Per due giorni scorre sangue a fiumi in Germania: una strage passata alla storia e ricordata come La notte dei lunghi coltelli, riferito a un inno cantato dalle Squadre d’Assalto, in cui il primo agghiacciante verso recita:

“Finché dai nostri lunghi coltelli non sprizzerà il sangue ebraico”.

Il progetto politico

Alla fine del massacro, il presidente della Repubblica Paul Von Hindenburg si congratula pubblicamente con Hitler per l’azione decisa e anche l’esercito si compiace dei risultati, ormai necessari per la difesa dello Stato tedesco.

Dopo la notte dei lunghi coltelli le SA hanno un ruolo meno che secondario.

Sempre nello stesso anno, Hitler vorrebbe unificare la carica di cancelliere e quella di presidente.

Per la Germania è un momento delicato, ma gli fa gioco il fatto che il il presidente von Hinderburg è morente; soprattutto non ha problemi a violare la Costituzione di Weimar, visto l’incondizionato appoggio dell’esercito.

Probabilmente l’epurazione del massacro delle SA trova anche una motivazione in questo progetto politico.

Appena un anno prima, nel 1933, il Partito nazionalsocialista era considerato l’unico partito tedesco: è così che si diede inizio alla dittatura nazista.

Adolf Hitler stringe la mano a Paul von Hindenburg
Nominato Cancelliere del Reich: il 21 marzo 1933 Hitler stringe la mano a Paul von Hindenburg

Paul Von Hindenburg muore il 2 agosto 1934. Hitler realizza così il suo ambizioso disegno: fonde la carica di Cancelliere con quella di Presidente del Reich. Proclama così la fine della Repubblica di Weimar e la nascita del Terzo Reich.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/notte-dei-lunghi-coltelli/feed/ 0
I becchini, recensione del libro https://cultura.biografieonline.it/becchini-recensione-libro/ https://cultura.biografieonline.it/becchini-recensione-libro/#respond Thu, 18 Jul 2019 10:35:04 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26636 Il libro I becchini. L’ultimo inverno della repubblica di Weimar è un saggio uscito in Italia per Bompiani il 10 luglio 2019. Gli autori sono Rudiger Barth e Hauke Friederichs. Il libro racconta i fatti storici e gli errori politici che permisero l’ascesa di Hitler al potere. In questo articolo ve lo presentiamo insieme a una breve critica e recensione.

I becchini. L’ultimo inverno della repubblica di Weimar
La copertina del libro “I becchini. L’ultimo inverno della repubblica di Weimar”

La Germania di Weimar prima del suo collasso

Negli anni ’30, prima dell’avvento del nazismo, la Germania è in uno stato di caos. Il presidente della repubblica è un vecchio generale con una concezione negativa della democrazia e dei suoi riti. Il primo ministro, Franz von Papen, è un monarchico e vorrebbe come il presidente della repubblica restaurare la monarchia.

Nulla di più folle in una Germania attraversata da una profonda crisi economica ed incapace di uscire un confronto politico sempre più caotico. I partiti politici cercano di trovare un accordo per sostituire von Papen con un primo ministro che sia capace di mettere tutti d’accordo. Nelle piazze avvengono gli scontri più cruenti con morti e feriti.

Il nazionalsocialismo di Hitler sta acquisendo sempre più consensi e benché la sua figura sia invisa ai più, le forze politiche non riescono a trovare un accordo per impedirgli di accedere al potere. Il presidente Paul von Hindenburg, ha già sciolto due volte il parlamento per impedire che si vada a nuove elezioni e quindi si elegga un primo ministro a lui non gradito. Ma ormai la situazione è incontrollabile.

Von Papen è costretto a dimettersi. Le sue dimissioni aprono la strada all’avvento al potere di Hitler. Da questo passaggio cruciale per la storia del XIX secolo inizia il libro “I becchini. L’ultimo inverno della repubblica di Weimar” degli autori Rudiger Barth e Hauke Friederichs, editore Bompiani.

I becchini. L’ultimo inverno della repubblica di Weimar: il libro

In questo saggio vengono raccontati gli eventi in presa diretta come se assistessimo attraverso la lettura dei giornali dell’avvento drammatico del nazionalsocialismo. Ogni fatto, incontro, riunione, passaggio politico viene descritto nei minimi dettagli.

Gli autori grazie ad una mole notevole di documenti, interviste, giornali, immagini, registrazioni, video, dichiarazioni, memorie, verbali delle riunioni sono riusciti a costruire in modo molto dettagliato gli eventi, il contesto i fatti e il ruolo dei protagonisti del 1932 e 1933.

I personaggi che popolano la commedia tragica che porta ad uno degli errori politici più drammatici del ‘900, sono reali. Magari in alcuni casi sono poco conosciuti ma hanno tutti svolto un ruolo fondamentale nei passaggi politici che hanno portato la Germania alla dittatura.

I meccanismi sono descritti non dimenticando il contesto storico in cui le formazioni politiche hanno agito e le circostanze che hanno influenzato i protagonisti. Tutti i personaggi hanno un ruolo ben definito e servono  agli autori per raccontare i gruppi che rappresentano. Anche per dare un volto a tutte le testimonianze.

Ad esempio raccontano le impressioni dell’ambasciatore Usa a Berlino che aveva sottovalutato Hitler, ma non aveva invece sottovalutato la forza del suo consenso e il pericolo che rappresentava. Vi sono anche i sindacalisti che assistono agli scontri con i partiti avversari e alla crescita di un odio politico irrefrenabile e pericolosissimo.

La strada verso il nazionalsocialismo

Mentre i fatti si svolgono, il contesto della Germania degli anni ’30 cambia, e diventa il preludio ad una rivoluzione di cui tutti sono convinti. E proprio mentre si sviluppa tutta la forza di un imminente colpo di stato, entrano in gioco personaggi ambigui, deboli, avventurieri, egoisti che riescono a cambiare gli equilibri e ad aprire la strada al nazionalsocialismo.

Infine c’è anche l’avvento di Hitler: già studiato in tutti i modi possibili, diventa in questo saggio un racconto in presa diretta.

I becchini libro copertina recensione commento

Commento e recensione al libro

I pregi del libro sono la quantità di informazioni e l’analisi storica dettagliatissima degli eventi. Possiamo immergerci in una lettura completa che ci trasporta negli uffici della cancelleria per poi catapultarci nelle piazze in cui si consumano gli scontri più cruenti.

Possiamo osservare gli errori di Hindenburg e vedere come la repubblica si sfasci sotto i colpi dell’angoscia e dell’odio.

La storia come telecronaca documentata degli eventi, grazie alla ricchezza dei documenti, diventa un’esperienza diretta e completa.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/becchini-recensione-libro/feed/ 0
Campagna di Francia: evento storico che si svolse dal 10 maggio al 25 giugno 1940 https://cultura.biografieonline.it/campagna-di-francia/ https://cultura.biografieonline.it/campagna-di-francia/#comments Thu, 16 Aug 2018 13:14:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24746 Nel contesto della seconda guerra mondiale, dal 10 maggio al 25 giugno 1940 avvenne la cosiddetta campagna di Francia. Essa è ricordata nella storiografia francese come Bataille de France (Battaglia di Francia) e nella storiografia tedesca come Westfeldzug. Durante questi eventi furono messe in atto operazioni militari da parte della Germania che portarono all’invasione di Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

Campagna di Francia - Battaglia di Francia
La suddivisione della Francia dopo la vittoria tedesca: in rosso i territori annessi al Reich. In rosa i territori occupati militarmente. In blu la zona libera (Francia di Vichy).

Premesse alla Campagna di Francia

Dopo l’invasione della Polonia, avvenuta il 1° settembre del 1939 e la sua conquista fulminea conclusasi il 6 ottobre dello stesso anno, si aprirono diversi scenari in Europa, come si è visto nell’articolo sulla “Strana guerra“. L’esercito tedesco aveva dimostrato una ferocia e un’efficacia nella sua strategia di conquista che aveva stupito tutti gli osservatori. Hitler era raggiante: la sua idea di conquistare in poco tempo la Polonia si era rivelata corretta; anzi era andata meglio di quanto si era immaginato.

A questo punto il cancelliere del Reich cercò subito di attuare la seconda fase della sua strategia; essa prevedeva la conquista della Francia. Il desiderio di Hitler era quello di piegare velocemente i francesi al fine di ottenere una pace separata con gli inglesi e poi rivolgere la sua attenzione all’Unione Sovietica. Ma i suoi generali non erano d’accordo e ostacolarono la decisione di intervenire subito. La data fu rimandata diverse volte.

Nel frattempo altre questioni si erano poste all’attenzione del Führer. Prima fra tutte l’attacco dell’Unione Sovietica alla Finlandia avvenuto il 30 novembre del 1939, evento conosciuto anche come Guerra d’inverno. Gli alleati decisero di intervenire in aiuto della Finlandia sbarcando a nord della Norvegia per poi proseguire verso il nord della Svezia; lo scopo era quello di interrompere le forniture di minerale ferroso alla Germania.

Di tali intese fra gli alleati e i norvegesi, Hitler venne informato dal capo del partito di destra norvegese, Vidkun Quisling. A questo punto il dittatore tedesco decise di dare priorità alla questione norvegese e finlandese. Mentre si accingeva ad organizzare il contrattacco, gli alleati si videro rifiutati i permessi di sbarcare in Norvegia e in Svezia dai governi dei rispettivi paesi. Il governo finlandese, considerata la situazione, decise di giungere ad una pace con Mosca che venne firmata il 12 marzo del 1940. Dopodiché Hitler decise di dare avvio alla guerra d’Occidente. Nelle sue intenzioni, come si è detto, questo significava sconfiggere la Francia e fare una pace separata con l’Inghilterra.

L’inizio della Battaglia di Francia

Il 10 maggio 1940 fu sferrato l’attacco sul fronte che si estendeva fra il mare del Nord e le Ardenne. La strategia prevedeva due tappe: la prima fase doveva portare all’accerchiamento delle truppe alleate schierate nella Fiandra. La seconda tappa prevedeva la successiva avanzata verso la foce della Somme fino alla Mosa, al fine di occupare gran parte del territorio francese.

Gli obiettivi strategici e militari di Hitler erano sconfiggere il più rapidamente possibile l’esercito francese allo scopo di trovare un compromesso con il governo della Francia; così avrebbe evitato problemi con la flotta francese e con le truppe dislocate nelle colonie dell’impero. Contemporaneamente avviare trattative segrete con la Gran Bretagna allo scopo di scongiurare uno scontro diretto con gli inglesi e permettere al governo di Sua Maestà di preservare la flotta e le colonie d’oltre mare.

Infine, dopo aver ottenuto questi due scopi, per Hitler era fondamentale convincere l’opinione pubblica americana che un intervento in Europa a fianco degli alleati sarebbe stato un errore. In sostanza per Hitler era fondamentale che passasse il concetto che l’America fosse degli americani mentre l’Europa fosse degli Europei, e in breve tempo della Germania. Questo gli avrebbe permesso di riorganizzarsi rapidamente per iniziare la sua offensiva ad oriente contro l’unione Sovietica.

Il successo dell’offensiva d’occidente superò tutte le aspettative. Il 14 maggio le forze armate olandesi furono definitivamente sconfitte. La regina d’Olanda, Guglielmina di Orange Nassau, si rifugiò a Londra insieme al suo governo, seguita dopo poco anche da Carlotta, la Granduchessa del Lussemburgo. Le truppe tedesche, come una forza inarrestabile, avanzarono attraverso le Ardenne, superarono la Mosa e si diressero verso la foce della Somme. Poi avanzarono verso nord.

L’esercito belga, le truppe francesi e i rinforzi inglesi furono accerchiati e si trovarono isolati nella Fiandra. Il 28 maggio il re Leopoldo III del Belgio si consegnò ai tedeschi come prigioniero di guerra dopo che il suo esercito era stato sconfitto e lui, come capo supremo delle truppe belghe, si era trovato vicino al campo di battaglia ad osservare come i tedeschi abbattevano ogni resistenza.

Hitler, forse per aiutare i britannici e quindi indurli ad una pace separata, ordinò alle sue truppe di fermarsi sul canale La Bassè. Era il 24 maggio. Questo permise alle truppe alleate di organizzare la loro fuga. Essa avvenne dalla spiaggia di Dunkerque fra il 26 maggio e il 4 giugno. Per quanto sconfitti, gli inglesi considerarono Dunkerque un nuovo punto di partenza.

La seconda fase

Nel frattempo le truppe tedesche iniziarono la seconda fase della loro avanzata verso Ovest. I mezzi corazzati e la fanteria avanzarono fino al confine svizzero per isolare la maggior parte delle forze francesi che erano schierate sulla linea Maginot. Un’altra parte dell’esercito fu sollecitato ad avanzare oltre la Senna e la Loira: si compiva così la strategia a falce che Churchill aveva previsto.

Il 10 giugno la Francia oramai era spacciata: Benito Mussolini, capo del governo italiano, decise di dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Probabilmente la scelta del duce irritò non poco Hitler, che benché fosse un ammiratore del fascismo italiano, considerava, a ragione, deboli le truppe della penisola e temeva di riceverne più seccature che vantaggi. Francisco Franco, invece, decise, visto anche le gravi condizioni del suo paese dopo la guerra civile (1936-39) di non entrare in guerra a fianco dei tedeschi.

Il Primo Ministro francese Paul Reynaud chiese aiuto agli americani ma Roosevelt, presidente degli USA, poté fornirgli solo aiuto materiale, perché a causa dell’opposizione interna non aveva ancora la forza per poter dichiarare guerra ai tedeschi. Hitler quindi si trovava in una situazione molto favorevole. In Inghilterra però Churchill divenne primo ministro sostituendo Chamberlain e cercò in tutti i modi di convincere gli americani ad entrare in guerra.

Il 18 maggio 1940 Rommel costrinse i francesi a cedere Cambrai, semplicemente fingendo un attacco corazzato. Quel giorno, Reynaud inviò al primo ministro inglese un laconico telegramma:

Mister Churchill, abbiamo perso la battaglia!

Churchill cercò anche di realizzare un’unione tra Gran Bretagna e Francia che prevedesse la partecipazione delle colonie francesi e della flotta, qualora la Francia avesse dovuto capitolare. Ma il piano fu respinto dal governo francese e Reynaud fu costretto a dimettersi. Il maresciallo Philippe Pétain che prese il suo posto, avviò subito le trattative per un armistizio con i tedeschi; la resa incondizionata avvenne il 22 giugno del 1940. Pochi giorni più tardi, il 25 giugno venne firmato l’armistizio. Con questa firma, in questa data, terminò la Campagna di Francia.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/campagna-di-francia/feed/ 2
La strana guerra https://cultura.biografieonline.it/strana-guerra/ https://cultura.biografieonline.it/strana-guerra/#comments Tue, 15 May 2018 16:41:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24687 In ambito storico l’espressione strana guerra indica un periodo della Seconda guerra mondiale che fece registrare una stasi delle operazioni militari. Gli eventi che fanno da confine alla “strana guerra” sono: la fine della campagna di Polonia (6 ottobre 1939) e l’avvio delle operazioni per la Campagna di Francia (10 maggio 1940). I fatti che andiamo a riassumere in questo articolo costituiscono le premesse storiche che portarono alla Campagna di Francia.

Strana guerra

La “strana guerra” dopo la campagna di Polonia

Subito dopo la conclusione della campagna di invasione della Polonia da parte dell’esercito tedesco, la quale iniziò il 1° settembre del 1939 e terminò il 6 ottobre dello stesso anno, Hitler decise di ammassare al confine occidentale esercito e aviazione tedeschi. Gli alleati, allarmati per questo repentino cambiamento di strategia da parte dei tedeschi, decisero di contrastare immediatamente questo ammasso di truppe.

La posizione della Gran Bretagna

Nei numerosi incontri che ne seguirono, i rappresentanti militari e politici dei paesi alleati ragionarono su una serie di piani che prevedevano l’apertura di nuovi teatri di guerra per disperdere le truppe tedesche. Winston Churchill, da poco nominato ministro della marina britannica, propose con forza l’apertura di un fronte di guerra navale nello stretto del Mar Baltico. Lo scopo era quello di impedire alla marina tedesca di approvvigionarsi di materie prime scandinave.

Hitler contro la Francia e l’Unione Sovietica

L’esercito tedesco infatti era intenzionato a costruire delle basi navali in Norvegia proprio per iniziare l’offensiva contro la Gran Bretagna. Hitler però non voleva entrare in conflitto con gli inglesi. La sua strategia prevedeva invece la distruzione dell’esercito francese e la conquista della Francia, per annichilire totalmente gli alleati e giungere ad un compromesso con i britannici.

Il suo scopo era quello di attaccare l’Unione Sovietica non più tardi della primavera del 1940. Inoltre il dittatore tedesco riteneva che il fattore tempo fosse fondamentale. Attendere ancora, come suggerivano gli alti comandi tedeschi, avrebbe spinto sia gli USA che Stalin ad entrare in guerra riproponendo la stessa situazione della Prima Guerra Mondiale che avrebbe poi portato alla sconfitta definitiva dei tedeschi. Pertanto il Führer decise che il 12 novembre del 1939 le sue armate e l’aviazione avrebbero dovuto attaccare la Francia.

Il continuo rinvio dell’attacco

I capi militari tedeschi contrastarono immediatamente questa decisione. Il timore che l’offensiva potesse durare molti mesi, come del resto era accaduto durante la Prima guerra mondiale sulla Marna e che aveva comportato un sacrificio enorme in termini di uomini e mezzi, spinse molti alti generali ad opporsi strenuamente al piano di Hitler. Fra questi ci fu cui anche il Capo di Stato Maggiore dell’esercito von Brauchitsch.

Tuttavia non fu l’opposizione dei militari ad indurre il dittatore a rinviare per 29 volte l’attacco, fino a fissare l’ultima data utile per il 10 maggio del 1940, ma le inevitabili complicazioni climatiche. Questa pausa permise all’esercito tedesco di riorganizzarsi, di migliorare il suo equipaggiamento e di addestrare più soldati.

Il colpo di falce

Inoltre venne preparato un piano d’attacco completamente diverso, che venne chiamato dai tedeschi Sichelschnitt colpo di falce” e che prevedeva lo sfondamento dell’esercito nemico e il suo accerchiamento da nord. Hitler intuì che questo piano era migliore rispetto a quelli precedenti, i quali erano sostanzialmente uguali ai piani utilizzati durante la Prima guerra mondiale.

Questa intuizione fu vincente perché gli alleati si aspettavano invece l’utilizzo degli stessi piani strategici della guerra del 14-18 e avevano già iniziato a preparare una controffensiva in quella direzione. In particolare furono i francesi a pensare che si sarebbero riproposte le stesse condizioni di 26 anni prima.

Il colpo di falce invece venne migliorato e rivisto dal generale von Manstein che lo adattò alle circostanze e alle condizioni climatiche dell’epoca. Questo spostamento della data, benché meditato, fu fonte di apprensione per Hitler per i motivi già accennati. Ma anche perché permetteva all’opposizione interna di riorganizzarsi. Il Führer non ignorava la presenza di partigiani tedeschi che avrebbero voluto destabilizzarlo, ma non sapeva quanto profondo era il malessere contro la sua politica di conquista.

La guerra di inverno

E’ da ricordare un altro importante evento che accadde nel periodo della “strana guerra”. Esso fu la cosiddetta guerra d’inverno, a cui abbiamo dedicato un altro articolo. Essa cominciò con l’assalto sovietico alla Finlandia, il 30 novembre 1939.

Da Wikipedia:

L’opinione pubblica, in particolare in Francia e Regno Unito, trovò facile schierarsi emotivamente con la democratica Finlandia, e richiese ai propri governi azioni concrete in sostengo dei “prodi finlandesi”, contro l’aggressore incomparabilmente più grande, l’Unione Sovietica, in particolare perché la difesa dei finlandesi sembrava avere più successo di quella dei polacchi nei confronti dei tedeschi.

Paradossalmente, in questo contesto la Germania si trovò dalla parte dei sovietici, contro la Finlandia. Hitler impedì così ogni aiuto al paese scandinavo.

Le possibili trattative tra Germania e Gran Bretagna

La storia non si fa con i se, tuttavia è evidente che le cose sarebbero andate diversamente se l’opposizione tedesca interna, fosse riuscita a trattare con la Gran Bretagna e ad organizzare un colpo di stato. In realtà le cose andarono diversamente.

I colloqui fra gli oppositori di Hitler e gli alleati – che coinvolsero segretamente anche il Vaticano – non portarono a nulla. L’attacco dei tedeschi contro Norvegia e Danimarca avvenne il 9 aprile del 1940; si creò il sospetto che l’opposizione non volesse davvero il colpo di stato. Mentre i dissidenti tedeschi ritennero che le trattative avviate dalla Gran Bretagna fossero troppo lente e incerte. Queste premesse portarono in seguito alla Campagna di Francia (ricordata storicamente dai francesi come Bataille de France, e dai tedeschi come Westfeldzug).

]]>
https://cultura.biografieonline.it/strana-guerra/feed/ 1
La Battaglia di Dunkerque e l’Operazione Dynamo https://cultura.biografieonline.it/battaglia-dunkerque-operazione-dynamo/ https://cultura.biografieonline.it/battaglia-dunkerque-operazione-dynamo/#comments Sat, 19 Aug 2017 12:38:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23116 Nella storia della Seconda Guerra Mondiale, Dunkerque, porto situato nel nord della Francia, svolse un ruolo importante. Rappresentò fu contemporaneamente la testimonianza della forza militare tedesca e della capacità inglese di resistere, dimostrando una notevole organizzazione logistica e una sorprendente velocità d’azione.

Battaglia di Dunkerque
Una foto del 29 maggio 1940: il traghetto dell’isola di Man SS Mona’s Queen in fumo dopo aver colpito una mina al largo di Dunkerque.

Il contesto

Il 26 maggio del 1940 truppe francesi e inglesi si ritrovarono nel porto di Dunkerque a causa dello sfondamento del fronte della Mosa ad opera delle truppe tedesche della Wehrmacht. Esse dal 10 maggio avevano sbaragliato ogni resistenza da parte dell’esercito francese. Nel quadro dell’offensiva in Occidente i tedeschi, in pochi giorni, grazie all’avanzata lampo della Panzer-Divisionen, avevano attraversato le Ardenne e superato la linea di difesa della Mosa, chiudendo in un cuneo le truppe superstiti francesi e il corpo di spedizione britannico. Quest’ultimo fu mandato a contrastare l’esercito tedesco e ad aiutare l’alleato francese fin da subito in forte difficoltà.

Tra il 26 maggio e il 4 giugno, dunque, le truppe alleate superstiti furono ammassate nel porto di Dunkerque per dare avvio alla più grande missione di salvataggio della storia: l’Operazione Dynamo. Grazie anche all’intervento della RAF (Royal Air Force) britannica che riuscì a distruggere molti aerei dell’aviazione militare tedesca, navi da flotta e mercantili britannici riuscirono a portare in salvo oltre la Manica 340.000 soldati.

Battaglia di Dunkerque: i fatti

Il 10 maggio del 1940 iniziò la prima fase dell’offensiva tedesca che aveva lo scopo di distruggere ogni resistenza da parte dell’esercito olandese, belga e francese. L’esercito tedesco utilizzò la tecnica della guerra lampo avanzando contemporaneamente da nord e da sud. Sia le truppe olandesi che belghe vennero sconfitte velocemente. La fanteria francese resistette qualche giorno per poi capitolare di fronte all’avanzata inarrestabile della divisione corazzata tedesca. Questa non aveva uguali in termini di organizzazione, velocità e potenza di fuoco.

In tre giorni i carri armati della Panzer-Divisionen penetrarono nelle Ardenne raggiungendo le rive del fiume Mosa. I francesi si ritrovarono allo sbando.

I tedeschi non si fermarono e proseguirono fino alle coste della Manica, spingendo e isolando sia le truppe francesi che le truppe britanniche che erano state inviate per aiutare gli eserciti alleati.

I comandi inglesi, belgi e inglesi cercarono di organizzare velocemente una contro offensiva, ma l’impatto con i mezzi tedeschi li aveva destabilizzati e non riuscirono a trovare il giusto coordinamento per respingerne l’avanzata. A questo punto gli alleati erano bloccati e divisi in un cuneo che avrebbe potuto essere contrastato da nord. I comandi avrebbero potuto riorganizzarsi e attaccare i tedeschi per impedire di essere chiusi in una morsa mortale. Tuttavia la debolezza e lo sfiancamento morale di francesi e belgi non permise un tale atto di forza, che avrebbe impedito i successivi accadimenti.

L’esercito tedesco aveva vinto in pochi giorni e contro tutti i pronostici.

Una pausa per i tedeschi

A questo punto i generali della Wehrmacht decisero di fermare l’avanzata da sud. Questa decisione, che permise di evitare un disastro totale per gli eserciti alleati, fu presa probabilmente per permettere alle forze in campo di riposarsi e di approvvigionarsi di carburante. Era il 24 maggio del 1940. Hitler fu entusiasta per il trionfo delle sue divisioni e ritenne la vittoria in Europa un dato di fatto. Per questo motivo impartì i primi ordini per organizzare il secondo attacco che avrebbe portato alla capitolazione della Francia.

Tuttavia, sia il Führer che il suo alto comando, sottovalutarono la capacità della marina inglese di organizzare un’evacuazione di massa, ritenendo che fosse impossibile salvare una tale quantità di uomini in così poco tempo. Fra il 24 e il 26 maggio 1940, dunque, le divisioni corazzate tedesche si fermarono, permettendo involontariamente ai comandi alleati di ammassare le loro truppe a Dunkerque, organizzando contemporaneamente la difesa del porto e delle spiagge limitrofe.

In realtà l’Ammiragliato britannico già il 14 maggio 1940 aveva svolto un’indagine per verificare la disponibilità di imbarcazioni private e mercantili, che erano attraccate sulla costa antistante a quella francese, di svolgere una missione di salvataggio. Dopo pochi giorni era evidente che l’esercito sul continente avrebbe dovuto essere evacuato velocemente. Il primo ministro britannico Winston Churchill, diede ordine all’Ammiragliato di ammassare tutti i mezzi disponibili nei porti al fine di iniziare l’evacuazione delle truppe. L’operazione venne chiamata Dynamo.

Winston Churchill
Winston Churchill

Operazione Dynamo

Dal 24 al 30 maggio 1940 i comandi alleati riuscirono ad ammassare tutte le truppe a Dunkerque. Fortificarono il perimetro e diedero ordine di distruggere tutti i mezzi a motore e tutti gli equipaggiamenti militari che non era possibile trasportare in Inghilterra. L’aviazione tedesca cercò di infliggere più perdite che poteva agli alleati. La loro azione si focalizzò su una serie di bombardamenti e di assalti alla spiaggia in cui le truppe inglesi e francesi erano state riunite.

Nel frattempo, visto che il porto era stato in gran parte distrutto dai bombardamenti, fu necessario creare dei ponti di fortuna per permettere alle truppe di salire sulle imbarcazioni. Il tempo era contato.

Operazione Dynamo Operazione Dynamo

Grazie all’abilità e al coraggio dell’aviazione britannica l’attacco degli aerei tedeschi fu contenuto. Tuttavia l’evacuazione subì, a causa della fretta e dell’utilizzo di barche private e pescherecci, oltre alle navi da guerra, rallentamenti e confusione organizzativa. Due inaspettati vantaggi permisero di limitare le perdite umane: il mare calmo e l’aviazione britannica.

Il 3 giugno 1940 gran parte dell’evacuazione era terminata. Pochi soldati erano rimasti a difendere il perimetro attorno a Dunkerque e le ultime navi arrivarono per prelevarli e portarli via. Il cacciatorpediniere Shikari fu l’ultima nave militare a salpare dal porto francese alla volta dell’Inghilterra.

L’epilogo

Quando i tedeschi giunsero a Dunkerque trovarono equipaggiamenti, armi e alcuni mezzi non ancora distrutti. Trovarono però anche 34.000 soldati che non erano riusciti a fuggire, probabilmente perché erano arrivati tardi. Per questo furono catturati e imprigionati. Il 4 giugno 1940 gli ufficiali catturati firmarono la resa totale.

Malgrado la sconfitta e l’avanzata inarrestabile delle truppe tedesche, i comandi alleati riuscirono a portare a termine l’Operazione Dynamo ottenendo un insperato successo. Vennero salvati 340.000 uomini. Anche se prima di imbarcarsi ne morirono circa 9.500. Considerando la cocente sconfitta e il rischio che venissero uccisi tutti, intrappolati in un cuneo mortale ad opera delle divisioni corazzate, questo salvataggio entrò nella storia per la velocità e la quantità di vite risparmiate.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/battaglia-dunkerque-operazione-dynamo/feed/ 2
Foto famose: August Landmesser che rifiuta di fare il saluto al Führer https://cultura.biografieonline.it/foto-famosa-august-landmesser/ https://cultura.biografieonline.it/foto-famosa-august-landmesser/#respond Fri, 04 Aug 2017 15:34:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23058 Per la serie di articoli dedicati ad alcune foto famose ne abbiamo scelta una molto simbolica. Si tratta di August Landmesser che rifiuta di fare il saluto al Führer, Adolf Hitler. Nella foto si vede l’operaio impassibile e a braccia conserte che nel 1936 non fece il saluto al reich durante il corteo nazista, il partito a cui lui stesso aveva aderito solo per ottenere un lavoro, ma dal quale fu cacciato dopo aver sposato la moglie ebrea.

Foto famosa August Landmesser - photo famous picture
13 giugno 1936nella foto August Landmesser appare evidenziato nel cerchio

Landmesser lavorava come operaio presso l’arsenale navale Blom + Voss di Amburgo e fu l’unico tra centinaia di operai e autorità a non fare il saluto nazista nel corso del corteo per l’inaugurazione del varo della nave scuola, la Horst Wessel, della marina militare tedesca.

Era il 13 giugno 1936. Questa foto è stata ritrovata solo in tempi recenti, nel 1991, pubblicata dal quotidiano Die Zeit. La foto si trova esposta al centro di documentazione “Topografia del terrore” a Berlino, proprio presso i luoghi della vecchia sede della Gestapo. È stato allora che le figlie hanno riconosciuto il padre, in quel gesto di protesta nei confronti del partito nazista.

Vi rimandiamo al sito principale Biografieonline.it, per approfondire la biografia di August Landmesser e nel contempo la storia di questa foto famosa.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/foto-famosa-august-landmesser/feed/ 0
I figli dei nazisti, libro di Tania Crasnianski https://cultura.biografieonline.it/figli-dei-nazisti-libro/ https://cultura.biografieonline.it/figli-dei-nazisti-libro/#respond Fri, 21 Apr 2017 16:58:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22330 Può il passato dei genitori influire sulla vita dei figli? E come reagiranno i figli di persone che hanno commesso, svolgendo il loro lavoro, i crimini più efferati quando conosceranno la verità sui loro padri? Padri che la sera mettevano a letto i figli, magari raccontandogli una favola. Dopo che avevano passato la giornata ad ordinare l’uccisione di bambini innocenti. Ma che ai loro occhi e per ordine del loro capo, il Führer – come dichiareranno al processo di Norimberga – erano solo colpevoli di essere ebrei. Come hanno reagito i loro figli una volta che sono cresciuti e hanno scoperto i crimini dei loro padri? E come hanno vissuto quando erano piccoli mentre i genitori affrontavano uno dei momenti più bui della storia del ‘900? A questi interrogativi risponde il libro di Tania CrasnianskiI figli dei nazisti”, pubblicato da Bompiani nel 2017 nella collana Overlook.

I figli dei nazisti - libro - Tania Crasnianski
Copertina del libro: I figli dei nazisti

Figli dei nazisti

L’autrice ha raccolto molti documenti d’archivio, stralci di interviste, biografie, documentari nei quali sono raccolte le testimonianze di molti figli dei gerarchi nazisti. Ragazzi che portano nomi entrati nella storia dell’orrore come Himmler, Göring, Mengele, Speer, Bormann, Hess, Frank e che quando i loro padri dirigevano il partito nazista e il Terzo Reich, erano ancora piccoli.

Sono tutti infatti nati fra il 1937 e il 1944 e hanno vissuto quel periodo in una protezione dorata, lontani dalla guerra e dalle atrocità che il Führer ha imposto all’Europa. Ma dopo che i loro genitori sono stati arrestati o sono morti, il peso del passato e delle colpe dei loro padri gli sono cadute addosso. Alcuni di loro hanno ripudiato i genitori, altri li hanno difesi, altri hanno cambiato la loro vita convertendosi all’ebraismo oppure hanno deciso di essere dimenticati. Quasi nessuno però ha deciso di cambiare nome. Hanno quasi tutti quindi conservato dei cognomi pesanti che si sono portati dietro per tutta la vita.

Il libro

Tania Crasnianski racconta con il piglio di un avvocato – questa è la sua professione – quali sono stati i comportamenti dei figli dei nazisti di fronte al peso della storia. Loro non sono entrati nella Storia, come i loro padri, perché troppo piccoli e quindi non hanno potuto condividere le loro scelte. Eppure in alcuni casi li hanno difesi. Come ad esempio il nipote di Göring, che in più di un’occasione ha dichiarato di essere fiero del cognome che porta. Oppure la figlia di Von Ribbentrop, ministro degli Esteri di Hitler, che ritiene il padre non solo un consigliere e diplomatico scaltro e intelligente, ma anche uno dei pochi ad essersi accorto quanto fosse pericoloso il comunismo.

Tania Crasnianski
Tania Crasnianski: franco-tedesca di origini russe, è nata a Grenoble, in Francia. E’ avvocato penalista presso la Corte d’appello di Parigi. Oggi vive tra Londra, la Germania, e New York. Questo è il suo primo libro.

La difesa dei padri

Gudrun Himmler, ad esempio, è arrivata a dichiarare che il padre era innocente, anche se quest’ultimo non ha potuto partecipare al processo di Norimberga. Si tolse la vita prima di entrare in aula. Sono quindi di più quelli che hanno difeso, in qualche modo, i genitori rispetto a quelli che li hanno rinnegati. Questo, forse, dipende dal fatto che nessuno di loro li ha visti come dei mostri, ma semplicemente come delle persone che svolgevano il loro dovere. Ma anche in questo caso è incredibile notare, leggendo il libro I figli dei nazisti, come la banalità del male, sia vista nella normalità del comportamento di chi si macchia di un tale crimine.

I figli dei nazisti - riassunto

Una riflessione

Primo Levi affermava che i mostri sono troppo pochi per poter creare dei problemi all’umanità, mentre le persone normali, che compiono nell’indifferenza efferatezze e crudeltà insopportabili, sono molte di più e sono davvero pericolose. In effetti ricordando il processo ad Adolf Eichmann, che si svolse in Israele e al quale partecipò Hannah Arendt – che poi scrisse il famoso libro La banalità del male –  non possiamo dimenticare la normalità scialba e la mediocrità triste dell’imputato che sembrava aver assolto al suo compito di pianificatore dello sterminio, senza aver mai riflettuto sul peso morale delle sue azioni e scaricando la colpa di quelle decisioni sui superiori.

Perché chi ha commesso atrocità talmente grandi, spesso si nasconde dietro alla sua incapacità di immaginare come le sue azioni possano incidere sulla vita delle persone. Perché non riesce e non vuole immaginare come le hanno vissute. Così i figli dei nazisti, anche quando hanno ripudiato i genitori, hanno dovuto cercare una scusa per separare il mostro dal padre, per poter accettare il proprio genitore, giustificandolo al di là di ciò che ha fatto.

I figli dei nazisti è un libro interessante perché ci permette di riflettere su come sia quasi inevitabile la rimozione, anche collettiva, del dolore e della colpa per cercare giustificazioni che portano quasi sempre all’oblio della memoria.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/figli-dei-nazisti-libro/feed/ 0
Caduta del Fascismo: la fine della Repubblica Sociale Italiana https://cultura.biografieonline.it/fascismo-caduta/ https://cultura.biografieonline.it/fascismo-caduta/#comments Fri, 26 Feb 2016 09:59:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16717 Dopo l’invasione etiopica, Mussolini si mise contro molti stati europei, deludendoli in gran parte, poiché molti di essi, nei primi anni del 1930, lo ammirarono molto. Inevitabilmente, ci fu una crisi riguardo la politica estera: il Duce aggravò la sua posizione alleandosi con Hitler (nonostante diffidò sempre di Hitler e dei nazionalsocialisti) perché credette che alleandosi con il Fuhrer avrebbe potuto ridurre il divario con gli stati più sviluppati. Hitler, tuttavia, vide Mussolini come una sorta di maestro, facendo spesso visita in Italia per vedere come un dittatore doveva comportarsi, muoversi e anche vestirsi. In questo articolo ci occuperemo di quella fase storica italiana che portò alla caduta del fascismo e alla fine della Repubblica Sociale Italiana.

Mussolini e Hitler
Una foto di Benito Mussolini e Adolf Hitler in uno dei loro incontri ufficiali

Indebolimento del regime fascista

Si ebbe un fattore dell’indebolimento fascista, quando scoppiò la guerra civile in Spagna, dove il Duce decise d’intervenire sia perché temette che, se la rivolta di Francisco Franco, sarebbe fallita, le sinistre spagnole si sarebbero unite con la Francia e avrebbero fatto blocco sull’Italia fascista, sia perché si sentì minacciato e sfidato da molti antifascisti italiani che andarono in Spagna a combattere contro Franco. Questa decisione fu influenzata da Hitler; il governo fascista non si accorse della trappola in cui si mise, perché la Germania stava utilizzando queste strategie belliche che Hitler premeditava per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Il 18 marzo 1938, Hitler arrivò in Italia e ad accoglierlo, stavolta, ci fu anche il Re Vittorio Emanuele III, rafforzando ancora di più l’alleanza che, ad ogni modo, fino quel momento non fu totale e militare; l’incontro non fu ben visto da papa Pio XI che non apprezzava Hitler, anzi lo disprezzava, accusandolo di neo Paganesimo.

Gli incontri tra i due dittatori si fecero più frequenti e diedero una svolta ancora più autoritaria al regime, annettendo delle modifiche, come il divieto di utilizzare termini stranieri, non si doveva più usare il “lei” ma solo il “tu” e il “voi” e, nel luglio 1938, venne pubblicato il manifesto degli scienziati razzisti, ove scrissero che gli ebrei non facevano parte della razza italiana; l’8 agosto il duce ordinò che tutti gli ebrei fossero eliminati dai luoghi di diplomazia. Tutto ciò non venne accolto con clamore, tra i più grandi avversi l’Italia trovò la borghesia, che stimava molto gli stati di Francia e Inghilterra.

Nel frattempo, Hitler decise di attaccare la Cecoslovacchia e Mussolini, per non esser da meno, invase l’Albania; lo storico Piero Melograni affermò che tutti questi fermenti di guerra non piacquero agli italiani, poiché il ricordo della Prima Guerra Mondiale era fresco e bruciante; gli italiani non amavano Hitler e del resto anche Mussolini non lo amava, ma agli italiani diede fastidio che Mussolini fu sottomesso alla volontà di Hitler.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la RSI

Inevitabilmente scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, la quale si rivelò molto dura per l’Italia già da subito, poiché non era affatto preparata; difatti, si manifestarono numerose sconfitte e, nel maggio del 1943, l’Italia arrivò alla disfatta, gli inglesi invasero prima Pantelleria e successivamente la Sicilia. Con i bombardamenti di Napoli, l’Italia risultò sconfitta, il Re capì che il fascismo era al capolinea; anche Mussolini lo capì e dopo un incontro con Vittorio Emanuele III, il Duce decise di uscire di scena, dimettendosi; abbandonò Villa Savoia preso in consegna dai Carabinieri.

Il nuovo capo del governo fu Badoglio. Mussolini fu portato e rinchiuso in Abruzzo; il 12 settembre fu liberato dai tedeschi e fu condotto da Hitler che era molto deluso dagli italiani.

Badoglio a capo del governo (La Stampa - 23 luglio 1943)
Badoglio a capo del governo – Le dimissioni di Mussolini accettate dal re (La Stampa – 23 luglio 1943)

Il fuhrer disse a Mussolini che bisognava procedere insieme, nonostante tutto, dunque gli disse di creare un nuovo stato, ed è proprio qui che possiamo notare il “terzo Mussolini“, come lo indicava Indro Montanelli, ossia quello patetico, che visse tra le macerie del suo sistema e impotente a tutto.

Difatti, l’ormai ex duce, non fu più quello di un tempo, fu sicuramente prigioniero dei tedeschi; il 18 settembre 1943 annunciò, dunque accontentando Hitler, la creazione di un nuovo Stato, La Repubblica Sociale di Salò. In questo governo, i tedeschi dominavano incontrastati: decisero di processare e di uccidere, a Verona nel gennaio 1944, i traditori che avevano votato contro Mussolini nell’ultimo Gran Consiglio del Fascismo.

In quel periodo vi furono molti episodi di questo genere e non solo a Salò: perciò possiamo affermare che tra la fine del 1943 e fino al 25 aprile 1945 l’Italia fu un campo di battaglia di una guerra tra eserciti stranieri ove gruppi d’italiani, Salò al nord schierata con i tedeschi e il regno del centro sud, co-belligerante con gli alleati, innescarono pure una guerra civile tra italiani.

Con la RSI si schierarono giovani (ventenni e minorenni), i quali credettero che arruolandosi a Salò rappresentavano l’onore nazionale rispettando l’alleato tedesco, altri pensarono che con Salò si poteva salvare la giustizia italiana; vi furono anche dei combattenti che non volevano mettere da parte il loro passato di combattenti e anche gente che proveniva dalla burocrazia delle regioni occupate, i quali non vollero rinunziare allo stipendio e alla carriera.

La caduta del fascismo

La guerra volse nel peggiore dei modi: Mussolini tenne il suo ultimo discorso il 15 dicembre 1944 al teatro lirico di Milano dove affermò che le forze tedesche erano ancora forti e che il Giappone non si sarebbe mai piegato agli Stati Uniti d’America, ma la realtà era diversa.

Il 13 marzo, Mussolini, tramite il cardinale Schuster, consegnò agli alleati una proposta di capitolazione chiedendo l’incolumità per lui e per i fascisti, ma gli alleati chiesero la resa incondizionata. Salò, dunque, era ad un passo dalla fine: così anche il fascismo.

Mussolini giustiziato - Giornale di Sicilia - 29 aprile 1945
“Mussolini è stato giustiziato” (Corriere di Sicilia, 29 aprile 1945)

Mussolini provò la fuga in Svizzera, fu catturato a Como e il 28 aprile 1945 fu fucilato insieme ad altri soci del partito fascista. I cadaveri furono esposti in Piazzale Loreto (lo stesso luogo dove il 10 agosto 1944 furono trucidati 15 partigiani), che per Montanelli fu un orrore, una vergogna l’esposizione dei cadaveri maltrattati, una giustizia di popolo all’italiana, ma inevitabile.

Con la caduta del fascismo e la fine della Repubblica Sociale Italiana, si chiuse dunque uno dei periodi più importanti ma allo stesso tempo uno dei più cupi della storia d’Italia.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/fascismo-caduta/feed/ 4