Hemingway Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 21 Aug 2024 10:02:31 +0000 it-IT hourly 1 Il vecchio e il mare, di Ernest Hemingway: riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-il-vecchio-e-il-mare/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-il-vecchio-e-il-mare/#respond Wed, 21 Aug 2024 09:18:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10639 Una delle opere più conosciute e di successo di Ernest Hemingway è il romanzo intitolato Il vecchio e il mare (titolo originale The Old Man and The Sea), pubblicato nel 1952 per la prima volta sulla rivista Life. L’autore, grazie al libro, diviene famoso e riceve il premio Pulitzer nel 1953, mentre l’anno successivo ottiene il premio Nobel per la Letteratura.

Il vecchio e il mare (Ernest Hemingway, 1952)
Il vecchio e il mare: una copertina italiana del romanzo e una copertina della rivista Life del 1952 – Il titolo originale è: The Old Man And The Sea

Si tratta di un romanzo molto intenso, nel quale lo scrittore coniuga tutti gli elementi necessari che possono incuriosire il lettore, tra cui maledizione e magia, solitudine, paura dell’abbandono, amore per la vita e per l’arte della pesca. Una favola da non perdere, per tutti gli amanti della lettura e dei romanzi.

Prefazione

“Il vecchio e il mare” è ambientato nell’isola di Cuba e nell’Oceano Atlantico, zona in cui il protagonista andava abitualmente a pescare. Il lettore si identifica nelle vicissitudini del personaggio principale, il vecchio Santiago, che con molta difficoltà cerca di portare a termine la sua missione.

Santiago è un personaggio che suscita molta tenerezza e, leggendo il romanzo, la tentazione del lettore è quella di volerlo aiutare nel raggiungere a forza il suo intento. Per fortuna, il vecchio Santiago è affiancato da un ragazzo che lo aiuta, Manolin.

Il romanzo di Ernest Hemingway ruota attorno a questi due personaggi.

Il lettore sarà incuriosito dallo loro perfetta sintonia e simbiosi. Tutti e due hanno bisogno l’uno dell’altro ed inoltre la loro cura e la loro dedizione è davvero totale.

Santiago è costantemente identificato con il mare attraverso, per esempio, i suoi occhi blu che ne riflettono la tranquillità e la potenza. Il vecchio si riferisce al mare come ad una donna, la parte complementare alla sua mascolinità di vecchio pescatore.

Incipit del libro

Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio ormai era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un’altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana. Era triste per il ragazzo veder arrivare ogni giorno il vecchio con la barca vuota e scendeva sempre ad aiutarlo a trasportare o le lenze addugliate o la gaffa e la fiocina e la vela serrata all’albero. La vela era rattoppata con sacchi da farina e quand’era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne.

Riassunto, trama e breve analisi

La storia de “Il vecchio e il mare” sviluppa sulla costa atlantica dell’isola di Cuba in un piccolo villaggio. Il protagonista è Santiago, un anziano pescatore sfortunato, che non riesce a catturare un pesce da ottantaquattro giorni.

Questo periodo così lungo di inattività porta la gente del villaggio a credere che lui sia preda di una maledizione.

Deriso dagli altri pescatori, senza famiglia e con problemi finanziari, Santiago trova un po’ di conforto solo grazie a due figure, un giovane pescatore, Manolin, un tempo suo aiutante, che andava con lui per imparare il mestiere del pescatore ma che poi ciò gli venne impedito dai suoi genitori, visto che credevano all’assurda storia della maledizione.

Questo però non frena il giovane ad aiutare Santiago nelle sue mansioni e a procuragli del cibo per sopravvivere, spinto dall’ammirazione e dalla riconoscenza.

L’altra figura di riferimento è Joe DiMaggio, una star del baseball americano, per la quale Santiago nutre una stima infinita e da cui riesce a prendere sempre il coraggio per andare avanti.

Una mattina come tante altre, il vecchio pescatore parte per la pesca, con le esche preparate da Manolin ed una piccola scorta d’acqua; una volta giunto al largo, inizia la sua attesa di pesca.

La lotta con il marlin

Ben presto alla sua esca abbocca un grosso marlin, pesce di grosse dimensioni, ma vista la grossa stazza del pesce e l’età avanzata di Santiago, non riesce a domarlo e viene così trasportato al largo nell’Oceano.

Inizia tra i due una lunga lotta per la sopravvivenza, basata però sulla lealtà e sul rispetto. Il vecchio, infatti, ammira il pesce per il suo coraggio e la determinazione nel voler liberarsi da quella lenza che lo tiene prigioniero, per vincere questa cruenta lotta e riprendere la libertà.

Il tempo passa inesorabile e la resistenza dei due comincia sempre più a venir meno, fino a quando un ultimo tentativo disperato del pesce di liberarsi non va a buon fine e lo porta alla morte.

Santiago, esausto ma ancora lucido dove ora ritornare alla baia del villaggio, ormai molto distante. Il ritorno, però, è pieno di insidie. Viene attaccato diverse volte dai pescecani, attratti dalla scia di sangue lasciata dal marlin.

Ogni attacco dei pescecani alla sua preda fa sì che man mano venga dilaniata ed il vecchio, dopo averla difesa con tutte le astuzie di pescatore, ormai privo di forze decide di lasciarla inerme in acqua in preda degli squali, continuando a dirigersi verso casa.

Foto di Ernest Hemingway
Una foto di Ernest Hemingway

Finale

I pescecani, alla fine, divorano il suo marlin e ne lasciano solo la carcassa, lasciandogli così solo il simbolo della vittoria e della maledizione sconfitta.

Il giorno seguente la baia era animata da tutte le persone del villaggio che circondavano la barca, che presentava i segni della lotta con gli squali, con accanto una carcassa di un pesce dalle dimensioni enormi.

In una capanna poco distante, il povero pescatore si riposa dalle fatiche dell’impresa ed accanto a lui Manolin lo veglia; in quel momento, il giovane decide di disubbidire ai suoi genitori e sceglie di rincominciare nuovamente e finalmente ad andar per mare a pescare con il vecchio Santiago.

Dopo questa esperienza, il vecchio pescatore stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura ed in particolar modo trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la vera giustificazione di tutta la sua vita.

La frase finale del libro:

Dormiva ancora bocconi e il ragazzo gli sedeva accanto e lo guardava. Il vecchio sognava i leoni.

Riassunti di libri dello stesso autore:

    1. Per chi suona la campana
    2. Addio alle armi

 

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Addio alle armi: riassunto e analisi del romanzo di Hemingway https://cultura.biografieonline.it/addio-alle-armi-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/addio-alle-armi-riassunto/#comments Mon, 26 Jun 2023 09:42:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11021 Importante romanzo di Ernest Hemingway, “Addio alle armi” fu pubblicato nel 1929. L’autore si ispirò direttamente alle sue esperienze e memorie personali. Egli infatti era conducente di ambulanze per la Croce Rossa Americana nel corso della Prima Guerra Mondiale. Durante questa difficile esperienza di vita, si invaghì di un’infermiera connazionale di nome Agnes von Kurowski, con la quale visse una tormentata storia d’amore.

Erbest Hemingway: Addio alle armi (1929)
Addio alle armi: una copertina del romanzo di Hemingway (1929) e la locandina dell’omonimo film (1957)

Addio alle armi: la storia del libro

Il romanzo Addio alle armi in Italia non venne pubblicato fino al 1948 perché i gerarchi fascisti lo ritenevano disonorevole per l’Italia: si narra infatti la disfatta italiana a Caporetto (24 ottobre 1917, in cui le forze italiane vengono duramente sconfitte dall’Impero austro-ungarico). Il romanzo inoltre insiste soprattutto contro il militarismo e per questo fu censurato dal regime di Mussolini. In segreto però Addio alle armi venne tradotto da Fernanda Pivano, che finì anche in carcere, e fu poi pubblicato a seguito della caduta fascista ottenendo grandissimo successo.

Tra le esperienze di Hemingway che lo portarono a scrivere “Addio alle armi” è da ricordare la sia la sua partecipazione come autista della Croce Rossa durante la “Battaglia del Solstizio“, in cui, ferito, portò in salvo altri militari colpiti, sia il suo successivo ricovero in un ospedale di Milano.

Riassunto e trama

Il romanzo “Addio alle armi” racconta della storia di un giovane ragazzo, Frederick Henry, figlio di un diplomatico americano che si arruola volontario sul fronte italiano della guerra del ’13-18. Frederick parte e diventa conducente di ambulanze: il suo lavoro consisteva nel portare i feriti dal fronte fino al campo base dove venivano curati.

Egli non combatteva ma sentiva un forte spirito patriottico e di libertà. Quando però entra a contatto con la dura realtà della guerra capisce che purtroppo non è come se la aspettava.

Ma mentre vive queste disgrazie conosce una ragazza svizzera che fa l’infermiera, Catherine Barkley. Tra i due nasce prima una tenera amicizia e poi una storia passionale. Intanto la guerra dura per altri due anni e Frederick entra in contatto con molti soldati italiani, scoprendoli contrari a questo terribile massacro. Si trattò infatti di una guerra di logoramento molto dura, con morti da entrambi le parti.

Arriva la notte del 24 ottobre, giorno della disfatta di Caporetto, e il protagonista si ritrova tra alcuni soldati in ritirata, costretto a scappare. Incontra la Battle Police e per sfuggire ai poliziotti si getta in un fiume salvandosi miracolosamente. Corre alla ricerca di Catherine e i due abbandonano l’Italia perché lui  risulta ricercato.

Il tragico finale

Quando finalmente riescono ad arrivare in Svizzera, la donna partorisce il loro figlio nato morto e muore lei stessa. Invece di un lieto fine, il ragazzo si trova costretto ad affrontare l’immensa solitudine della sua condizione.

Foto di Ernest Hemingway
Ernest Hemingway

Breve analisi e commento

Il grande scrittore Hemingway aveva sempre sognato di scrivere un romanzo sulla sua esperienza di guerra e d’amore che visse nel 1918. Realizzò questo suo scopo con questo amaro romanzo; il giovane Frederick si imbatte nella dura realtà quando capisce che la guerra non è un’ideale ma che provoca solo morte e distruzione.

Il romanzo, come scritto dalla Pivano, nel suo titolo originario in inglese (A Farewell to Arms) può avere due interpretazioni: sia addio alle armi ma anche addio alle braccia (in inglese arms significa sia “braccia” che “armi”), da intendersi come le braccia della donna che il protagonista amava.

Hemingway utilizza la tecnica della narrazione per segmenti: il lettore si trova così coinvolto a pieno nelle vicende del protagonista e in tutto quello che accade nel romanzo.

Spesso definito come un banale romanzo d’amore e d’armi, in realtà rappresenta a pieno il sentimento di critica contro ogni forma di violenza e soprattutto uno sguardo consapevole sull’esistenza della morte e della sofferenza. L’uomo risulta così impotente difronte alle difficoltà della vita.

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La Battaglia del solstizio (o Seconda battaglia del Piave) https://cultura.biografieonline.it/battaglia-solstizio/ https://cultura.biografieonline.it/battaglia-solstizio/#comments Thu, 28 May 2015 05:03:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14390 La Battaglia del Solstizio, definita anche Seconda battaglia del Piave, fu l’ultima importante offensiva dell’Impero Austro-Ungarico, prima della sua resa. Fu anche una delle più importanti vittorie dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale. Ebbe luogo dal 15 al 24 giugno 1918. Combattuta nella regione delle Alpi orientali italiane, vide numerose perdite da entrambe le parti: tra morti, feriti e dispersi si contarono 90.000 persone per il Regno d’Italia e 150.000 per l’Austria-Ungheria. I militari italiani protagonisti dell’evento furono Armando Diaz e Pietro Badoglio.

Battaglia del Solstizio (Monte Grappa)
15 giugno 1918: uno schema delle forze schierate in battaglia sul Monte Grappa, all’alba della battaglia

Il termine “Battaglia del Solstizio” venne coniato in seguito da Gabriele D’Annunzio. Il termine si riferisce al Solstizio d’estate che ogni anno cade il 20 o il 21 giugno. Riassumiamo di seguito lo scenario storico-politico e lo svolgimento della Battaglia.

Premesse

Le forze in campo erano il regio esercito italiano contro l’esercito imperiale austro-ungarico. Nel giugno del 1918 l’impero austro-ungarico era allo stremo. La sua situazione militare ed economica lo aveva reso un alleato fragile per i tedeschi che oramai lo consideravano più un problema che una risorsa.

Inoltre gli stessi tedeschi avevano mostrato di disprezzarne la scarsa lealtà degli austriaci, avendo scoperto i tentativi dell’imperatore Carlo I di ottenere una pace separata con le potenze dell’Intesa (Inghilterra, Francia, Impero russo e Italia).

Contemporaneamente la Germania stava affrontando una guerra dura e difficile sul fronte occidentale e si aspettava dagli austro-ungheresi un’azione di notevole portata che le permettesse di concentrare le risorse e di riunire i rinforzi per sostenere l’offensiva sulla linea francese.

D’altra parte anche negli alti comandi imperiali e nella corte di Carlo, serpeggiava un forte malcontento sia nei confronti degli esiti della guerra, sia per il peso che rappresentava l’alleanza con i tedeschi, che non permettevano nessuna mossa o azione diplomatica affinché si potesse trovare una soluzione pacifica al conflitto.

L’alleanza degli imperi centrali si era rivelata più un peso che un vantaggio e stava creando diverse contraddizioni nell’azione militare. Molti, infatti, erano i conflitti fra austro-ungarici e tedeschi sulle scelte strategiche e molte erano anche le divergenze nell’Alto comando imperiale.

Tuttavia nel marzo del 1918 il Capo di Stato Maggiore dell’impero, l’austriaco Arthur Arz von Straussenburg, aveva annunciato ai tedeschi che i suoi comandi stavano organizzando un’importante offensiva sul fronte italiano.

L’obiettivo di questa operazione era distruggere le difese italiane, sfondare il cordone militare e conquistare la pianura padana facendo incetta di mezzi e approvvigionamenti. Dopo questa ipotetica e decisiva sconfitta, gli italiani si sarebbero arresi, permettendo agli austo-ungarici di concentrare uomini e mezzi sul fronte occidentale.

Il piano di attacco dell’Impero austro-ungarico

Il piano strutturato dall’Alto comando imperiale prevedeva tre momenti. Il primo attacco, lo sfondamento, doveva avvenire presso il Passo del Tonale. Questo attacco avrebbe preceduto di poco altri due movimenti: quello sull’Altopiano di Asiago, comandato dal generale Franz Conrad von Hötzendorf che dirigeva la decima e l’undicesima armata e quello del feldmaresciallo Svetozar Borojević von Bojna, comandante in capo della quinta e sesta armata.

La strategia nella sua semplicità era evidente, anche ai comandi italiani che già la conoscevano. Un primo sfondamento avrebbe dovuto indebolite le difese del regio esercito e i due attacchi avrebbero dovuto rappresentare la classica mossa a tenaglia, che dopo aver stritolato le truppe italiane, si sarebbe dovuta riunire nella zona di Padova.

La controffensiva italiana sul fiume Piave

Il regio esercito italiano, comandato dai generali Armando Diaz e Pietro Badoglio, era stato informato dei piani del nemico diverse settimane prima dell’attacco, tanto che furono predisposte diverse difese e controffensive, come quella dell’artiglieria posizionata nella zona del Monte Grappa, che dopo la mezzanotte del 15 giugno iniziò un bombardamento a tappeto per più di 5 ore contro la fanteria imperiale.

La mattina del 15 giugno gli austriaci avanzarono fino al paese di Nervesa conquistando il Montello. Ma si fermarono lì, perché le truppe italiane risposero all’avanzata distruggendo i ponti sul Piave e costringendo gli austro-ungarici a ripiegare.

Distrutti i passaggi per attraversare il Piave, gli austriaci si ritirano oltre il fiume per potersi riorganizzare. Molti soldati morirono durante la ritirata. Nervesa fu liberata e così il Montello.

Altri scontri ci furono nella zona di Spresiano, Grave di Papadopoli, Ponte di Piave, Candelù, Zenson e Fossalta. Gli austro-ungarici vennero respinti ovunque e ad ogni tentativo di passare il Piave trovarono sempre truppe italiane pronte a respingerli.

Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!
Celebre foto di una casa colpita dai bombardamenti durante la battaglia; la scritta patriottica recita: “Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!” – (Sant’Andrea di Barbarana, frazione di San Biagio di Callalta, Treviso)

Uno degli scontri più decisivi avvenne nella frazione di San Pietro Novello, dove il reggimento di cavalleria, comandato dal generale Augusti, ottenne un’inaspettata vittoria contro la fanteria imperiale. Lo stesso giorno i soldati italiani inondarono il territorio di Caposile, impedendo così agli austriaci di avanzare anche in quella zona.

Nel frattempo l’artiglieria, posta sulle chiatte del fiume Sile, bombardavano la zona di San Donà di Piave, impedendo qualsiasi movimento agli austriaci. L’ultimo punto del Piave in cui gli austro-ungarici vennero respinti, dopo essere riusciti ad avanzare oltre il Piave, fu Fagarè, frazione del comune di San Biagio in provincia di Treviso.

Poco dopo gli eventi venne composta la celebre “Canzone del Piave” (o “La leggenda del Piave“, spesso ricordata anche – dalle prime parole del testo – “Il Piave mormorava“).

Le armi utilizzate durante gli scontri

Gli austro-ungarici usarono massicciamente granate e proiettili a gas che però non comportarono particolari conseguenze, perché l’esercito regio italiano era dotato di maschere a gas. L’artiglieria austriaca era dotata di 6.000 cannoni che bombardarono paesi e zone abitate oltre il Piave. Fu utilizzato anche un cannone capace di sparare proiettili da 750 Kg con una gittata fino a 30 Km di distanza.

Anche gli italiani utilizzarono l’artiglieria in modo importante, distruggendo soprattutto le teste di ponte che gli austro-ungarici avevano depositato sul Piave: ciò permise di ostacolare il passaggio delle truppe e dei rifornimenti.

Arditi - militari in assalto a una trincea
Arditi: un’illustrazione mostra i militari muniti di pugnale che assaltano una trincea.

Inoltre il regio esercito utilizzò dei corpi speciali chiamati arditi, i quali erano stati addestrati al combattimento corpo a corpo e all’assalto soprattutto delle trincee. Gli arditi erano dotati di granate e pugnali e il loro compito era conquistare le trincee fino a quando non sarebbero arrivati i rinforzi. Furono utilizzati anche per gli assalti da una sponda all’altra del Piave.

La conseguenze della battaglia

La Battaglia del Solstizio fu il de profundis dell’impero austro-ungarico. L’impero già dilaniato da dubbi e lacerazioni sulla necessità o meno di continuare la guerra, e indebolito dalle difficoltà economiche che la popolazione stava affrontando, incassò male la sconfitta.

Il bilancio dei morti fu altissimo: 150.000. Il morale dell’esercito si abbassò velocemente anche perché gli alti comandi austro-ungarici capirono rapidamente che gli italiani erano un avversario difficile e che la guerra stava volgendo al termine con una pesante sconfitta.

Anche l’Italia aveva subito un duro colpo durante gli scontri con l’esercito imperiale e le sue perdite ammontarono a 90.000 uomini. Ma lo spirito e il morale erano alti, la popolazione benché stanca della guerra non aveva ancora raggiunto il livello di miseria e disperazione che stavano toccando diversi strati della popolazione austro-ungarica.

A distanza di quattro mesi dalla Seconda battaglia del Piave l’esercito italiano vinse la guerra con la Battaglia di Vittorio Veneto.

Hemingway e la battaglia

Nei giorni degli scontri, nella zona di Fossalta, tra i volontari arruolati nelle file della Croce Rossa degli Stati Uniti, c’era Ernest Hemingway, allora diciottenne, il quale prestava servizio come autista di autoambulanze. Il futuro premio Nobel per la Letteratura venne ferito dalle schegge di una bomba e da un proiettile di mitragliatrice: nonostante fosse stato colpito si impegnò nel salvare altri militari feriti (fu poi decorato con la medaglia d’argento).

Sulla base di questa esperienza sul campo di battaglia e dal successivo ricovero in un ospedale milanese, Hemingway scriverà il suo celebre romanzo “Addio alle Armi“.

Nel Sacrario di Fagarè sono sepolti numerosi militari caduti: l’unico statunitense è un tenente amico di Hemingway, caduto in battaglia lungo il Piave. A lui lo scrittore dedicò una poesia che ancora oggi è possibile leggere sulla lapide del tenente.

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Per chi suona la campana, romanzo di Hemingway (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/riassunto-per-chi-suona-la-campana/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-per-chi-suona-la-campana/#comments Mon, 30 Jun 2014 16:09:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11443 Romanzo tra i più famosi dello scrittore Ernest Hemingway, Per chi suona la campana è stato pubblicato per la prima volta nel 1940. L’autore racconta, attraverso il protagonista del romanzo Robert Jordan, la propria esperienza della guerra civile spagnola come corrispondente a fianco dei repubblicani.

Per chi suona la campana
Per chi suona la campana: una copertina italiana del libro che riporta il celebre quadro “Guernica” di Picasso, e la locandina dell’omonimo film con Gary Cooper e Ingrid Bergman.

Hemingway scrisse il romanzo a Cuba nel 1939, e lo pubblicò a New York dopo un anno vendendo subito 100.000 copie. Gli venne assegnato anche il premio Pulitzer che però non fu mai ritirato a causa del secondo conflitto mondiale in atto.

Per chi suona la campana: trama e riassunto

Protagonista del romanzo è Robert Jordan, che viene incaricato dall’Unione Sovietica di distruggere un ponte conquistato dai seguaci franchisti. Nel 1939 in Spagna si svolse un lungo e duro conflitto tra i repubblicani, sostenuti dall’URSS e i fascisti di Franco, aiutati dalla Germania nazista. Obiettivo dei fascisti era quello di insediarsi al potere distruggendo la Repubblica Spagnola. Francisco Franco, comandante della falange, vinse la battaglia e conquistò il potere, detenuto fino alla sua morte nel 1975.

Il protagonista del romanzo tenta di arginare la potenza dei fascisti con dei partigiani che combattono coraggiosamente per evitare a tutti i costi l’avvento della dittatura. Egli conosce così questo gruppo di guerriglieri comandati da Pablo, un giovane molto scontroso, che porta avanti le azioni di lotta insieme a sua moglie Pilar, Rafael gitano, e Maria, una ragazza che ha subito violenze dai fascisti.

Tra Robert e Maria nasce subito un grande amore: i due si innamorano follemente forse proprio perché sanno che il futuro è incerto e quindi decidono di vivere a pieno il loro sentimento.

I guerriglieri vivono all’ interno di una caverna e ogni giorno temono di essere scoperti, per questo decidono di agire sempre in maniera nascosta. Un giorno però un soldato della falange si avvicina al rifugio e Robert lo uccide per paura di essere scoperto.

Arriva il momento dell’attentato, che non può risolvere la guerra ma certamente infastidire i fascisti: il ponte viene fatto saltare con la dinamite da Robert, che è esperto di esplosivi.

Ernest Hemingway
Ernest Hemingway

Finale

Purtroppo dopo l’azione, i guerriglieri si trovano a dover scappare in una zona completamente soggetta al fuoco nemico. Robert riesce a far scappare tutti ma resta ferito: rimane a lungo a riflettere se suicidarsi o meno ma aspetta di essere raggiunto dai nemici e spara ad un soldato della falange prima di morire egli stesso. Compie così un gesto di estremo sacrificio per gli amici.

Riflessioni

Il titolo Per chi suona la campana allude ad un verso del poeta John Donne ( «And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee» – e allora non chiedere mai per chi suona la campana, essa suona per te) che descrive il momento della morte.

Nessun uomo è indipendente dal resto del mondo. Robert questo lo sa e per questo sacrifica la propria vita. Il tema della morte e della sua accettazione è dominante nel romanzo di Ernest Hemingway.

Questo è considerato uno dei libri più belli dello scrittore proprio per il messaggio positivo che lascia: anche se si combatte una guerra, si tratta sempre di una guerra tra pari.

Hemingway non si schiera da una parte o dall’altra ma vuole far notare che la guerra è sempre sbagliata perché gli uomini uccidono propri simili. Esistono poi persone coraggiose, che non temono la morte, come Robert che è stato in grado di affrontarla a testa alta.

Inoltre il romanzo rappresenta l’eterna lotta tra destra e sinistra soprattutto attraverso l’immagine delle macchine da guerra.

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