Guerra di indipendenza Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 18 Mar 2022 18:26:26 +0000 it-IT hourly 1 Le cinque giornate di Milano, riassunto https://cultura.biografieonline.it/milano-cinque-giornate/ https://cultura.biografieonline.it/milano-cinque-giornate/#comments Fri, 18 Mar 2022 17:17:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6587 Le cinque giornate di Milano rappresentano una delle tappe per la conquista della libertà e dell’indipendenza del popolo italiano dalle dominazioni straniere. Si svolsero dal 18 marzo al 22 marzo del 1848 e furono combattute dalla popolazione milanese contro le truppe austriache che controllavano la città di Milano.

Le cinque giornate di Milano
18-22 marzo 1848: le cinque giornate di Milano

Il contesto

Alcuni giorni prima e più precisamente dal 16 marzo del 1848, cominciarono a girare insistentemente voci su moti rivoluzionari avvenuti in Francia, Austria, Ungheria, Boemia e Croazia che avrebbero dato vita ad una concatenazione di eventi che avrebbe portato alla Prima guerra di indipendenza. Milano era sotto la dominazione dell’impero austo-ungarico e le truppe di stanza nella città erano sotto il comando del maresciallo Radetzky.

I primi 3 giorni

Nei primi tre giorni di scontri e con vicende alterne le truppe austriache si trovarono in difficoltà, tanto che il terzo giorno, il 20 marzo del 1848, chiesero un armistizio che fu respinto dai rivoltosi, i quali costituirono un governo provvisorio. Il 21 marzo l’esercito rivoluzionario conquistò tutte le caserme, gli avamposti e le zone controllate dall’esercito austriaco. Radetzky, di fronte ai successi dei suoi nemici, decise di ripiegare ritirandosi con il suo esercito. La città era di fatto libera.

Cosa avvenne dopo le Cinque giornate di Milano

Il 23 marzo del 1848, dopo il termine delle Cinque giornate di Milano, la città era ormai in mano ad un nuovo governo, il quale decise di aprire le sue porte ai simpatizzanti che con decisione volontaria provenivano da altre città per dare man forte ai rivoltosi milanesi. Il re Carlo Alberto, considerata la vittoria degli insorti milanesi, si decise a dichiarare guerra all’Impero Austro-Ungarico.

Proclamò ai popoli lombardi e veneti che sarebbe sceso con il suo esercito in aiuto degli insorti.

Iniziava così, proprio il 23 marzo e grazie a questo proclama, la Prima guerra di indipendenza.

Il ricordo oggi

Ogni anno successivo, ad esclusione dei periodi bellici, la città di Milano celebre l’evento delle 5 giornate ponendo in braccio alla Madonnina del Duomo di Milano, la bandiera Tricolore. La tradizione dell’imbandieramento.

La Madonnina del Duomo di Milano con la bandiera d'Italia
La Madonnina del Duomo di Milano con la bandiera d’Italia

Il terzo giorno dell’insurrezione furono Luigi Torelli (valtellinese) e Scipione Bagaggi (trevigiano) ad alzare per la prima volta il tricolore accanto alla statua di Maria Assunta: il gesto segnalava alla città l’evacuazione delle truppe nemiche.

Oggi questo rito si ripete più volte durante l’anno. Si commemorano così:

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Terza guerra di indipendenza italiana: riassunto https://cultura.biografieonline.it/3-guerra-indipendenza-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/3-guerra-indipendenza-italiana/#comments Fri, 29 Jan 2016 13:39:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16305 Dopo la Seconda guerra di indipendenza, l’Italia era stata fatta ma non era completa: all’appello mancavano ancora il Veneto, il Tirolo (Trentino), Trieste – tutte e tre in mano agli austriaci – e infine Roma, che era nelle mani di Papa Pio IXVittorio Emanuele II decise di assecondare una campagna militare per annettere il Veneto invece di preoccuparsi per la Questione Romana (la controversia dibattuta durante il Risorgimento relativamente al ruolo di Roma, sede del potere temporale del papa ma, al tempo stesso, capitale del Regno d’Italia, risolta poi nel 1870 con la presa di Roma), poiché era conscio che Napoleone III non avrebbe mai assecondato un attacco a Roma.

Terza guerra di indipendenza italiana - Battaglia di Custoza - 1866
La fanteria italiana respinge un attacco della cavalleria austriaca durante la battaglia di Custoza – Affresco del 1880 di Raffaele Pontremoli, conservato presso la Torre di San Martino della Battaglia (Brescia).

L’Alleanza italo-prussiana

Nello stesso periodo, il primo ministro prussiano Otto von Bismarck era intento a muovere una guerra contro l’Austria per ottenere maggior presenza e visibilità negli Stati Tedeschi; egli cercava un alleato e, conoscendo la questione del Veneto, propose ad Alfonso La Marmora, capo del governo italiano un accordo di massima intesa.

Bismarck, uomo molto astuto e cinico, sapeva che sulla posizione italiana pesava molto l’opinione di Napoleone III, perciò propose a quest’ultimo un accordo d’alleanza che venne accettato; di conseguenza l’Italia fu convinta e rassicurata dalla Francia che aveva confermato il patto, il quale prevedeva che se l’Austria l’avesse attaccata, l’esercito francese sarebbe intervenuto in suo soccorso; per cui l’8 aprile 1866 venne firmato a Berlino il trattato d’alleanza fra Bismarck e La Marmora (l’alleanza portò alla Guerra austro-prussiana che sul fronte italiano prese il nome di Terza guerra di indipendenza).

L’Austria venne a conoscenza dell’accordo e immaginando che una guerra sarebbe stata catastrofica, propose il passaggio del Veneto all’Italia; gli italiani e La Marmora in primis, tentennarono davanti ad un “regalo” del genere, ma la Prussia non aspettò ed attaccò l Austria nel nord; l’Italia a sua volta, dagli accordi presi, doveva intervenire in favore dell’alleato e così il 20 giugno 1866 dichiarò guerra all’Austria.

Italia - Prussia
Una vignetta satirica dell’epoca sull’alleanza italo-prussiana – Tratta dal giornale austriaco “Humoristické listy” (9 maggio 1866). La scritta in alto è in lingua ceca e dice: “Cosa darebbero i due per vedere anche all’indietro?”; sono rappresentati Vittorio Emanuele II in barca, con il peso del Veneto, e Bismarck con il peso dei ducati danesi; entrambe precipitano verso la guerra (“Valka”) e contro la roccia delle forze unite dell’Impero austriaco.

La Terza guerra di indipendenza italiana

Il 23 giugno le truppe si prepararono all’assalto del Veneto; il 24 giugno 1866 ci fu il primo incontro fra i due eserciti che avvenne a Custoza (Verona), l’Italia attaccò sotto gli ordini di La Marmora; dopo alcune ore di battaglia l’esercito italiano fu costretto alla sconfitta e alla ritirata dietro l’Oglio e il Panaro.

In seguito a questo sciagurato inizio, scese in campo Garibaldi, che insieme ai suoi volontari, fu protagonista delle operazioni in Val Vestino (nel bresciano) e dell’invasione del Trentino.

Furono giorni caldissimi e molto accesi. I garibaldini accumulavano vittorie su vittorie e conquistavano territori, dopo la battaglia di monte Suello il 2 luglio 1866; qualche giorno dopo Garibaldi e volontari furono sconfitti nella battaglia di Vezza d’Oglio. Contemporaneamente a queste guerriglie, il 20 luglio 1866 ci fu la battaglia navale di Lissa, sul mare Adriatico, tra la marina Italiana con al comando Carlo Pellion di Persano e quella austriaca con Wilhem von Togetthoff a dirigere gli austriaci. Il combattimento ebbe come episodio principale ma, anche come epilogo, l’affondamento della Re d’Italia dopo lo speronamento subiìo dalla nave austriaca.

La fine del conflitto

Dopo questa dolorosa sconfitta, la fine della terza guerra di indipendenza italiana era vicina, infatti poco dopo, precisamente il 12 agosto 1866 con l’Armistizio di Cormons, venne stabilita la fine delle ostilità tra Italia e Austria.

Qualche giorno prima, il 9 agosto, alle 6, il generale La Marmora telegrafò a Garibaldi che, aveva ben figurato nel Tirolo, l’ordine di ritirare le truppe e i suoi volontari. La risposta del generale provenne da Buzzecca poche ore dopo, essa fu essenziale e cinica, tanto da essere ricordata come una citazione storica tra le più celebri: “Obbedisco”.

A questi episodi seguì il trattato di Vienna, un accordo firmato il 3 ottobre 1866 da Italia e Austria con la supervisione della Francia – e quindi di Napoleone III – con il quale veniva ufficialmente dichiarata la fine della guerra; con il trattato il Veneto insieme al Friuli vennero ceduti dall’Austria all’Italia indirettamente, perché prima il passaggio avvenne dall’Austria alla Francia che a sua volta smistò il Veneto all’Italia; ciò avvenne perché l’Austria si rifiutò di avere accordi diplomatici diretti con l’Italia; il passaggio ufficiale dalla Francia all’Italia avvenne il 19 ottobre 1866. Il regno d’Italia dunque si trovò arricchito di una provincia facendo cosi un ulteriore passo verso l’unità nazionale.

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Seconda guerra d’indipendenza italiana https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-indipendenza-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-indipendenza-italiana/#comments Thu, 21 Jan 2016 15:51:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16320 Ci eravamo lasciati nel 1849 con la sconfitta del Piemonte subita dagli austriaci seguita dall’inevitabile abdicazione di Carlo Alberto, al quale subentrò il figlio Vittorio Emanuele II. In questo periodo possiamo notare l’ ascesa di un nuovo personaggio, Camillo Cavour. Cavour, aveva un sogno, quello di fare l’Italia, renderla finalmente uno stato unitario sotto la monarchia dei Savoia, perciò, serviva un’altra guerra contro l’Austria: la Seconda Guerra d’indipendenza italiana.

Seconda guerra d'indipendenza italiana: Cavour e Napoleone III nella satira dell'epoca
Una vignetta satirica dell’epoca che si rifà ai Promessi Sposi di Manzoni – La satira piemontese vedeva nella Francia un’antagonista del Piemonte nel controllo della penisola: nella rappresentazione Don Abbondio è dipinto con le fattezze di Cavour, Renzo e Lucia rappresentano rispettivamente Piemonte e Italia, e Don Rodrigo è dipinto con il volto di Napoleone III.

Cavour era ben conscio che il solo esercito piemontese non poteva bastare allo scopo, decise così di rivolgersi al Re di Francia Napoleone III.

Nel 1858 l’Italia si presentava divisa in diversi staterelli: Regno Sardo, il Lombardo-Veneto degli austriaci e tre stati indipendenti ma sotto la tutela dell’Austria ossia i Ducati di Parma, Modena e Toscana; al centro c’era lo Stato della Chiesa e al sud il Regno delle Due Sicilie, sotto i Borboni.

L’antefatto principale alla Seconda guerra d’indipendenza italiana è sicuramente l’incontro che avvenne nell’estate del 1858 a Plombiers tra Cavour e Napoleone III, che, avevano in mente di cambiare la carta d’Europa e neutralizzare l’impero austriaco; da non sottovalutare che questo era un accordo difensivo, cioè, sarebbe scattato solo in caso di aggressioni dell’Austria al Piemonte, inoltre in caso di vittoria, Cavour si impegnava a cedere Nizza e Savoia alla Francia; possiamo tranquillamente definirlo un matrimonio di convenienza fra i due.

Napoleone III
Napoleone III fu uno dei protagonisti della Seconda guerra d’indipendenza italiana

Nel Frattempo, l’Austria, era a conoscenza dell’accordo di Plombiers, anche perché il 1° gennaio 1859 ci furono le enigmatiche parole di Napoleone III all’ambasciatore austriaco:

A me duole che le nostre relazioni non siano più’ cosi’ buone come io desideri che fossero…

A ciò seguì un discorso di Vittorio Emanuele II in parlamento:

Noi non possiamo restare insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi.

La Seconda Guerra d’indipendenza italiana

Indubbiamente l’Austria si sentiva minacciata, ma il piano di Cavour rischiò di saltare perché nella primavera del 1859 le grandi potenze europee lavorarono per un congresso di pace (Francia e Austria erano presenti). Per la gioia del conte non fu cosi’, perché tra il 23 e il 24 aprile 1859 l’Austria inviò l’ultimatum al Piemonte accusandolo di continue provocazioni.

L’Austria dichiarò guerra al Regno di Sardegna il 26 aprile. Il giorno seguente iniziò quindi la Seconda Guerra d’Indipendenza che vedeva alleati la Francia con 200.000 soldati e il Regno Sabaudo, in una serie di battaglie terribili e violentissime. Vi furono già da principio alcune battaglie importanti, come quella di Magenta, nei pressi di Milano, dove l’ esercito franco-sabaudo risultò vincitore costringendo gli austriaci alla ritirata.

La conquista della Lombardia fu sancita dalle vittorie importantissime, ma anche sanguinosissime per via della perdita di innumerevoli francesi, di Solferino e San Martino, del 24 giugno 1859. Queste battaglie fecero vacillare sia l’opinione dei francesi, sia Napoleone III che, chiese la tregua, inizialmente in segreto, con l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe a Villafranca, dove era presente anche Vittorio Emanuele II, il quale sembrò accettare l’armistizio e quindi la fine della guerra.

Cavour fu indispettito, credendo che non ci si dovesse fermare proprio in quel momento: litigò aspramente con il Re dimettendosi dal ruolo di primo ministro.

Nel frattempo gli stati del centro chiesero l’annessione al Piemonte e Vittorio Emanuele non sapendo come comportarsi, decise di richiamare Cavour, perché in fondo tutti sapevano che senza di lui il processo unitario non poteva avere futuro; il conte tornò al governo nel 1860 (dopo che Alfonso La Marmora non riuscì a risolvere la situazione di stallo internazionale), periodo in cui, anche nel sud Italia vi furono numerose rivolte; così un migliaio di volontari, capitanati da Garibaldi, partì nel maggio 1860 da Quarto, territorio Sabaudo, alla volta di Marsala, in Sicilia.

Dopo diversi giorni furono conquistati dalle camice rosse garibaldine Palermo, Milazzo e Messina, che furono seguite dall’insurrezione lucana. Si arrivò dunque in Campania, ove l’ingresso a Napoli fu dei più trionfali; il Re Francesco II di Borbone fu costretto alla ritirata e abbandonò la città, le sue truppe si arresero dopo poco.

La Seconda Guerra di Indipendenza italiana durò dal 27 aprile 1859 al 12 luglio 1859.

Garibaldi incontra Vittorio Emanuele II
Un’immagine che ritrae lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e il Re Vittorio Emanuele II – L’episodio sancisce la fine della Seconda guerra d’indipendenza italiana

Con la Battaglia del Volturno, nel mese di ottobre 1860, Cavour ottenne finalmente ciò che più desiderava: Garibaldi si fece da parte e consegnò di persona al Re Vittorio Emanuele i territori appena conquistati nel famoso incontro a cavallo, a Teano il 26 ottobre 1860.

Il Re decise di intervenire personalmente con il proprio esercito per annettere l’Umbria e le Marche unendo così il Nord con il Sud; con i Plebisciti autunnali del 1860, dopo il successo della Spedizione dei Mille, i territori conquistati diventarono parte integrante del Regno d’Italia che venne dunque proclamato il 17 marzo 1861 con Re Vittorio Emanuele II.

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