Grazia Deledda Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 30 Oct 2022 14:27:06 +0000 it-IT hourly 1 Grazia Deledda: le opere più importanti e la sua figura https://cultura.biografieonline.it/grazia-deledda-opere-importanti/ https://cultura.biografieonline.it/grazia-deledda-opere-importanti/#respond Sun, 30 Oct 2022 14:21:21 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40449 Grazia Deledda è stata la prima, e finora unica, scrittrice italiana a ricevere il premio Nobel per la Letteratura. Avvenne nel 1926. La sua figura è troppo spesso trascurata dalle antologie e dalla critica in generale, ma i suoi romanzi e la sua letteratura furono ben presenti e molto considerati nel periodo in cui fu più attiva.

Grazia Deledda
Grazia Deledda

Breve biografia di Grazia Deledda

Quinta di sette figli nacque a Nuoro, in Sardegna, nel 1871. A causa dei pregiudizi della famiglia legati all’istruzione femminile, fu costretta a lasciare la scuola dopo le elementari, nonostante gli ottimi risultati. Venne poi seguita da un precettore privato per qualche tempo. Tutto ciò che studiò successivamente è frutto dello studio personale e da autodidatta.

Le difficoltà economiche della famiglia e la mentalità provinciale retrograda, portarono Grazia a immergersi nel proprio mondo interiore.

Intorno al 1887 iniziò a scrivere e pubblicare le prime novelle su giornali locali:

  • Sangue sardo (1888);
  • Amore regale (1891);
  • Stella d’oriente (1891).

Si trasferì poi a Cagliari dove conobbe quello che sarebbe diventato suo marito, Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze.

Dopo il matrimonio egli lasciò il suo lavoro per diventare agente letterario della moglie; i due si trasferirono a Roma, dove condussero una vita appartata ed ebbero due figli.

Grazia Deledda
Grazia Deledda

Grazia Deledda continuò a scrivere con continuità e le sue opere vennero apprezzate anche da autori simbolo del Verismo come Luigi Capuana e Giovanni Verga. Lavorò anche come traduttrice e si confrontò con molti ambienti letterari europei.

Nel 1927 ricevette le venne conferito il Premio Nobel per la Letteratura 1926 con questa motivazione:

«per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».

La critica non accolse bene questa premiazione perché l’autrice aveva studiato da autodidatta e non frequentava i circoli letterari.

Deledda continuò a scrivere fino alla sua morte, avvenuta nel 1936. Le sue spoglie sono state trasportate poi nella sua città natale e la sua casa è attualmente adibita a museo.

Le opere più importanti e la poetica di Grazia Deledda

Le sue opere erano molto note e conosciute: nei primi anni della sua produzione si dedicò soprattutto a novelle pubblicate su giornali locali.

La fine dell’Ottocento segna la sua maturità letteraria con la scrittura di opere ambientate nella sua terra:

  • Amori fatali (1892);
  • Fior di Sardegna (1892);
  • Racconti sardi (1894) .

Dopo il trasferimento a Roma, pubblicò i suoi grandi romanzi, tra i più importanti si ricordano:

Canne al vento - libro - Grazia Deledda
Una copertina del libro Canne al vento

Negli ultimi anni pubblicò ancora una decina di volumi tra cui Annalena Bilsini (1927) e Cosima (1937), pubblicato postumo e parzialmente autobiografico.

I temi

In realtà quasi tutta la sua produzione ha tratti autobiografici: il realismo con cui descrive la sua terra sarda, i paesaggi brulli e nativi che però non vengono mitizzati anzi, vengono percepiti nei loro elementi negativi.

Molto spesso nei suoi romanzi i personaggi principali si scontrano con la realtà sarda che è legata a leggi morali che condizionano le libertà personali e il desiderio di evadere.

L’amore non è visto come una via di uscita ma come un problema, in Deledda infatti è presente anche una forte componente religiosa che reprime gli istinti dell’eros.

Tra i temi principali troviamo:

  • il fato,
  • la lotta tra il bene e il male,
  • il peccato,
  • la colpa,
  • la religione.

La critica

Molti critici la descrivono come scrittrice verista; sicuramente lo è per la rappresentazione cruda della realtà sarda di fine dell’Ottocento-inizio Novecento.

Tuttavia le opere di Grazia Deledda non sono pienamente riconducibili al solo Verismo.

Come afferma il critico Natalino Sapegno (1901-1990), Deledda ha inserito anche molti elementi autobiografici e quindi manca dell’oggettività pienamente verista. Ella in realtà vuole porre l’accento sulla solitudine e l’incapacità di comunicare dell’uomo moderno. 

Grazia Deledda
Grazia Deledda

Qualche curiosità

  • Lo scrittore Luigi Pirandello non ha mai nascosto il suo odio verso la scrittrice, tant’è vero che affermò di essersi ispirato a lei per la stesura del romanzo Suo marito.
  • La centrale elettrica di Portoscuso, nella provincia di Carbonia-Iglesias, porta il suo nome a seguito di un concorso scolastico.
  • Dalla sua opera teatrale Cenere, venne girato un omonimo film (nel 1916, diretto e interpretato da Febo Mari) con protagonista Eleonora Duse, celeberrima amante di Gabriele D’Annunzio.

Pur essendo una figura poco studiata, bisognerebbe rivalutare l’importanza di Grazia Deledda nella letteratura italiana anche solo come scrittrice donna, in un periodo storico in cui gli autori uomini diventavano personaggi illustri.

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Riassunto di “Elias Portolu”, romanzo di Grazia Deledda https://cultura.biografieonline.it/riassunto-di-elias-portolu-romanzo-di-grazia-deledda/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-di-elias-portolu-romanzo-di-grazia-deledda/#comments Tue, 19 Jan 2021 03:51:00 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8519 Elias Portolu: introduzione al libro

Tra i romanzi di maggiore successo della scrittrice Grazia Deledda, troviamo, Elias Portolu, opera consegnata ai lettori nel 1903. Il romanzo presenta una trama colma di pathos e ricca di situazioni impreviste; esso fa rimanere il lettore in un costante stato di suspense e prelude ad un finale mozzafiato.

Elias Portolu Grazia Deledda
Elias Portolu (1903), copertina del romanzo di Grazia Deledda

Nessuno in realtà nemmeno il lettore può prevedere quale sia la decisione più giusta da prendere per il protagonista che si trova in evidente stato di difficoltà ed impotenza di fronte al fato. Il protagonista Elias comunque tocca il cuore, la sensibilità e l’animo del lettore che lo segue nelle sue vicissitudini.

Nel romanzo, Grazia Deledda è influenzata parzialmente da dettami della poetica verista del periodo, lo si nota nella particolare attenzione della scrittrice nei confronti dei costumi e delle geografie tipiche della sua Sardegna. L’autrice utilizza una scrittura con picchi densi di simbolismo in cui si avverte molto più chiaramente l’influenza del Decadentismo.

Grazia Deledda è considerata ancora oggi una delle più grandi scrittrici della letteratura contemporanea , l’unica italiana a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1926, nonostante fosse nata in un’epoca in cui le donne non avevano molto spazio per esprimersi ed erano molto distanti dall’emancipazione. Inoltre la scrittrice ha dovuto superare il contrasto con l’opinione pubblica per i temi da lei trattati: non convenzionali e poco adeguati per una donna di quel tempo.

Foto di Grazia Deledda
Grazia Deledda

La dimensione mitica e favolistica del romanzo è uno dei punti di forza dell’opera della Deledda, insieme alla trama che evidenzia come l’individuo ed in particolare, il protagonista principale “Elias”, sia completamente in balia di un fato che non può assolutamente ne vincere ne cambiare.

La figura di Elias

Elias è un uomo debole ed indeciso, travolto dagli eventi, dalla gelosia, dalla passione ma soprattutto dal senso di colpa. Il romanzo è ambientato nella Sardegna di inizio novecento, quell’isola di pastori, di grandi spazi silenziosi, di balli di paese, di uomini dalla scorza dura che tanto attrae il lettore e amata dalla scrittrice nativa di quei luoghi. Un’ opera appassionante dove il protagonista è sempre mosso dalla volontà di agire e reagire ottenendo però spesso scarsi risultati a causa del suo essere troppo debole.

La scrittrice paragona la figura dell’uomo a quella delle canne che continuando ad essere mosse dal vento non resistono alle direzioni che il destino gli pone. L’uomo, in balia degli eventi non riesce a sfuggire al destino, ne accetta le conseguenze, continuando a commettere sempre i medesimi errori.

Elias Portolu: riassunto

L’opera si apre con il ritorno del protagonista Elias, secondo dei tre fratelli Portolu di Nuoro nella sua casa , dopo aver scontato una condanna in un carcere del continente. Il romanzo narra la tormentata storia d’amore tra due cognati Maddalena e Elias. Il protagonista si innamora della donna che lo ricambia ma la loro storia avrà un risvolto purtroppo tragico.

Il giovane che ha scontato la pena in carcere a causa di brutte compagnie non riesce nonostante l’esperienza del carcere che l’ha profondamente segnato a non subire l’influsso di influenze esterne. La debolezza del suo carattere lo fa cedere alla passione fatale per la cognata Maddalena. Il protagonista è assalito dal senso di colpa verso il fratello, da una parte non vuole fare del male a chi è sangue dello stesso sangue e non ne vuole impedire il matrimonio, dall’altra non sa come staccarsi da Maddalena.

A causa della donna, Elias arriva perfino al delirio. Il matrimonio tra il fratello e Maddalena avviene ma la situazione precipita poco tempo dopo. Ciò avviene quando il fratello di Elias, diventa violento perché si rende conto che Maddalena non lo ama. Elias cede dunque alla passione fatale per la donna. Provando un terribile rimorso e senso di colpa decide di troncare gli incontri clandestini. Prende una decisione drastica per mettere la parola fine a quegli irrefrenabili impulsi. Decide di diventare sacerdote ma senza troppa convinzione fino a che in seguito i suoi sentimenti repressi e mai dimenticati riaffioreranno.

Cerca di purificare la sua anima, ma il male è dentro di lui. Ciò è dovuto alla sua insoddisfazione, al suo carattere irresoluto. Nemmeno l’annuncio della maternità di Maddalena che porta in grembo suo figlio, migliora la situazione di Elias.

Finale

Il fratello Pietro muore, per un’infiammazione ai reni, il bambino nasce ma viene riconosciuto come figlio di Pietro, ormai defunto ed Elias è sul punto di ricevere gli ordini di sacerdote. Decide allora di non tornare da Maddalena e di consacrarsi prete senza però poter affermare di essersi liberato dell’amore terreno per il figlio. Dopo alcuni anni, improvvisamente sopraggiunge la morte del suo figlioletto. Solo dopo tale avvenimento, Elias riscopre se stesso e si libera di un passato fatto di rimorsi e tentazioni, per elevarsi a un amore divino, sacro, l’unico a cui l’uomo dovrebbe fare riferimento.

“Figlio mio, piccolo figlio mio” gemette fra sé “tu muori ed io non ti ho amato, ed io, invece di amarti, di curarti, di strapparti alla morte, mi sono perduto in un vano rancore, in una vana gelosia… Ed ora tutto finisce, e non c’è più tempo, non c’è più tempo a nulla…”.

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Canne al vento (romanzo di Grazia Deledda): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-canne-al-vento/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-canne-al-vento/#comments Fri, 29 Jan 2016 23:32:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16354 Tra i capolavori più noti della scrittrice Grazia Deledda troviamo il romanzo dal titolo “Canne al vento”. Il libro fu pubblicato nel 1913 e ottenne un ottimo successo di critica e di pubblico; da qui nasce una notorietà e credibilità della scrittrice che la porta a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1926.

Canne al vento - libro - Grazia Deledda
Canne al vento (1913), una copertina del libro di Grazia Deledda

Temi trattati

Nel libro “Canne al vento” vengono affrontati temi come: la fragilità umana, l’amore, l’onore, la povertà e l’amara consapevolezza di un destino già segnato. Gli uomini e le donne sono visti come esseri fragili, piegati come canne al vento: sopra di noi esiste una forza soprannaturale (la sorte) che non possiamo in alcun modo contrastare e combattere. La scrittrice, in questo caso, prende spunto dal romanzo “Elias Portolu” del 1903, che già faceva notare la misera vita degli uomini, sballottati come canne al vento.

Da sfondo, troviamo il paesaggio sardo, visto come un mondo senza tempo e pervaso da una sorta di mistero. La scrittrice descrive l’amata Sardegna, soffermandosi da una parte sulla staticità delle antiche usanze di paese e dall’altra ne rileva il rapido sviluppo industriale e tecnologico. Nel romanzo “Canne al vento“, Grazia Deledda si diletta a scrivere sia in lingua italiana che in lingua sarda, utilizzando molto spesso termini dialettali.

Canne al vento, riassunto del libro

Il romanzo narra le vicende della famiglia Pintor: padre, madre e le sue quattro figlie (Ruth, Ester, Noemi e Lia) che abitano in un villaggio sardo, chiamato Galte, poco distante dalla foce del Cedrino, sulla costa tirrenica della Sardegna. Si tratta di una famiglia di origine nobile che vive la propria vita senza particolari scossoni. Le donne si dedicano ai lavori domestici e sono costrette a sottostare alla volontà di un padre prepotente che si preoccupa solo di mantenere il prestigio e la reputazione della sua famiglia agli occhi della comunità isolana.

Solo Lia si ribella a questa condizione di mestizia malinconica nella quale sfuma perfino l’orgoglio, trasgredendo le regole imposte dal padre Don Zame, che è descritto come un uomo cupo e violento, paragonato al diavolo. Lia decide quindi di fuggire dalla Sardegna e approda a Civitavecchia. Don Zame impazzisce per il disonore e tenta invano di inseguire Lia.

L’uomo verrà trovato poi morto sul ponte all’uscita dal paese Galte. Solo più avanti, nel romanzo, si scoprirà che a provocare la morte involontaria di Don Zame è stato il servo Efix, che aveva coperto il tentativo di fuga della bella Lia alla quale era molto legato. Lia vive la sua vita, si sposa, ha un figlio di nome Giacinto, ma a breve la sua esistenza in questa vita sfuma e si ferma.

Le tre sorelle Pintor, invece, dopo la morte misteriosa di Don Zame, sono costrette a vivere in povertà e l’unico aiuto lo trovano nel loro servo Efix. L’uomo, però, spera di trovare una soluzione definitiva e sogna il rifiorire della casa e della famiglia. La loro vita poi è ulteriormente resa difficile dall’arrivo di Giacinto (figlio di Lia), segnalato con l’arrivo di una lettera. A quel punto, Noemi non vuole ospitare il nipote, Ester é favorevole al suo arrivo, mentre Ruth teme che Giacinto possa sconvolgere la loro vita. Efix cerca di stabilire la calma promettendo di occuparsi lui di Giacinto.

Ma ben presto il giovane si rivela un disastro, poiché sperpera quei pochi soldi che sono rimasti alle zie. Come se non bastasse, il giovane Giacinto si innamora di Grixenda, una donna che non appartiene alla loro classe sociale e quindi, inizialmente, il loro amore non ottiene l’approvazione delle zie. La situazione non cambia, anche se da lì a poco Giacinto trova un impiego presso l’ufficio delle dogane. Il giovane difatti non riesce a mantenere il prezioso impiego a causa di un furto da lui commesso.

Giacinto confessa il terribile errore commesso a Efix che lo rimprovera severamente per il gesto compiuto e le sorelle sono così costrette a indebitarsi sempre di più per colpa sua. La situazione precipita ulteriormente quando da lì a poco muore improvvisamente Ruth, mentre Ester e Noemi, per coprire i loro debiti, decidono a malincuore di vendere il loro podere al cugino Predu. Intanto, il giovane Giacinto continua a essere rimproverato da Efix per i suoi comportamenti irresponsabili. Ma Giacinto non sopportando più questa situazione, di lì a poco, svela a Efix di conoscere il suo terribile segreto ovvero quello di essere l’assassino Don Zame.

Finale

A quel punto, il servo Efix, in preda ai sensi di colpa, decide di abbandonare la casa della famiglia Pintor, iniziando a mendicare per poter sopravvivere. Dopo un lungo periodo di assenza dalla famiglia, un giorno Efix ritorna a Galte e incontra Giacinto, che lavora come mugnaio. Giacinto intanto ha deciso di convolare a nozze con la sua amata Grixenda. Anche Noemi, finalmente, decide di cedere alle lusinghe che da tempo le vengono proposte dal cugino Predu e convola a nozze con lui addirittura prima del nipote.

La situazione famigliare migliora ed Efix decide di farsi da parte e di trascorrere in serenità l’ultimo periodo della sua vita. Il servo, ormai provato da una malattia, prima di morire si libera di un peso e confessa al prete del paese l’omicidio involontario di Don Zame. I capitoli conclusivi sono molto toccanti. Efix si spegne in pace proprio il giorno delle nozze di Noemi con il cugino Don Predu, mentre donna Ester declama a Efix, come in una nenia funebre, tutta la sua riconoscenza per quello che l’uomo ha sempre per la sua famiglia.

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