Giorgio De Chirico Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 01 Apr 2024 14:39:10 +0000 it-IT hourly 1 Le rive della Tessaglia (quadro di De Chirico) https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-rive-della-tessaglia/ https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-rive-della-tessaglia/#respond Mon, 09 Feb 2015 13:40:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13122 Tra le altre opere artistiche che si discostano dal tema del Surrealismo, nella pittura di Giorgio De Chirico troviamo il dipinto “Le Rive della Tessaglia”, realizzato nel 1926. Si tratta di un dipinto ad olio su tela delle dimensioni 93 x 73 cm. Il quadro venne realizzato durante il soggiorno parigino dell’artista che avviene tra il 1925 fino al 1931. Durante questo periodo, De Chirico si distacca dalla pittura del movimento surrealista e si dedica a nuove tematiche, superando anche la pittura della metafisica del primo decennio del Novecento, introducendo nella sua arte manichini, figure umane senza volto, cavalli in riva al mare, mobili all’aperto e gladiatori.

Il celebre quadro "Le rive della Tessaglia" (1926), di Giorgio De Chirico
Le rive della Tessaglia (1926, Giorgio De Chirico) – Olio su tela, 93×73 • La Tessaglia è una regione della Grecia

Le Rive della Tessaglia: analisi del quadro

Uno dei quadri più rappresentativi e più inquietanti di questo periodo, che introduce il soggetto del cavallo, è proprio “Les rivages de la Thessalie”. L’opera si distingue per il suo virtuosismo tecnico e rappresenta un tributo e un ringraziamento al periodo classico. Nel dipinto, De Chirico fa riferimento ad architetture essenziali, proposte in prospettive non realistiche, immerse in un clima di trascendenza e spettralità. Il pittore non utilizza nessuna coordinata spazio-temporale; infatti, nei suoi dipinti si riscontrano figure senza ruolo determinato come gladiatori, generali, centauri, pastori, palafrenieri e oggetti senza connessione logica, in un insieme di sogni, ricordi poco fedeli, suggestioni, miti e reminiscenze che sono nient’altro che echi della sua pittura.

Anche i luoghi sono metafisici nei suoi quadri e si spostano naturalmente nella loro innaturalezza come a rappresentare una forma onirica. Nel dipinto “Le rive della Tessaglia” ammiriamo, in primo piano, un cavallo e un palafreniere (che si prende cura dell’animale): i due si trovano nei pressi della spiaggia del mare di Tessaglia che fa da cornice all’opera. Il palafreniere, a detta dei critici, potrebbe essere il mitico Achille che pascola il suo cavallo e tutt’intorno il paesaggio è metafisico. Il cavallo è quasi immobile, presenta la zampa appena alzata. Solo una folta coda e una bella criniera mosse dall’impeto del vento, danno un tono di vitalità all’animale e alla composizione dechirichiana. Anche l’uomo posa praticamente immobile, vicino al cavallo.

Possiamo ammirare, lontano, un palazzo porticato con una statua presente sullo spigolo della struttura, una costruzione cilindrica dalle enormi dimensioni e dalla tonalità di colore calda e vivace che potrebbe simboleggiare un faro. All’interno dell’opera troviamo anche una massiccia ciminiera ed infine un piedistallo di una statua, probabilmente rimossa, che si trova nelle vicinanze di Achille e del cavallo.

Le muse inquietanti - De Chirico - 1917-1918
Le muse inquietanti (1917-1918) è un altro quadro di De Chirico che esprime – il titolo stesso lo sottolinea – una sensazione di profonda inquietudine.

In questo dipinto, De Chirico deforma la prospettiva, mentre gli oggetti sembrano sfuggire quasi ad ogni logica. Come sempre, l’artista tende a collocare gli oggetti in ambienti completamente diversi da quelli che sarebbero loro propri. Questo effetto lascia l’osservatore spaesato e stranito. L’atmosfera che si respira è di inquietudine, di solitudine e di immobilità, creando un senso di disorientamento e di angoscia nello spettatore. Proprio per questo, insieme a “Le muse inquietanti“, anche “Le Rive della Tessaglia” è stato nominato dai critici di quel tempo come uno dei quadri più inquietanti dell’artista italiano Giorgio De Chirico.

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Le muse inquietanti (quadro di De Chirico) https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-muse-inquietanti/ https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-muse-inquietanti/#comments Mon, 02 Feb 2015 18:17:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13049 Le muse inquietanti” è un dipinto realizzato dal pittore italiano Giorgio De Chirico in un periodo che si snoda tra il 1917 e il 1918. Si tratta di un dipinto ad olio su tela delle dimensioni di 97 × 67 cm. Secondo fonti recenti, il dipinto sarebbe situato presso la Pinakothek der Moderne di Monaco di Baviera, in Germania.

Le muse inquietanti (De Chirico, 1917-1918)
Le muse inquietanti (Giorgio De Chirico, 1917-1918)

Le muse inquietanti: analisi del quadro

Il dipinto venne realizzato dal pittore proprio quando si trovava a Ferrara, durante l’inizio di un percorso che lo portò a perfezionare i canoni della pittura metafisica. Compare in questo periodo anche il suo interesse per il tema archeologico, un omaggio alla classicità reinventata però in modo inquietante. La sua opera fa riferimento alla figura del manichino, ispirandosi “all’uomo senza volto”, personaggio di un dramma di Alberto Savinio, pseudonimo del fratello Andrea, pittore e scrittore.

Il dipinto è caratterizzato dalla ricorrenza di architetture essenziali, proposte in prospettive non realistiche immerse in un clima di trascendenza e spettralità. I colori sono caldi ma fermi, la luce è statica e intensa. Nel dipinto, possiamo ammirare uno spazio aperto, una piazza dove sono collocate due statue classiche. Una statua si trova in una posizione eretta e si presume che sia la raffigurazione di Ippodamia, personaggio mitologico che durante la battaglia dei Centauri e dei Lapiti, attese l’esito dello scontro con inquietudine, mentre l’altra statua è seduta su un basamento con la testa smontata ed appoggiata ai suoi piedi. Questa testa ricorda fortemente quelle maschere africane che fornirono grandi spunti artistici a Pablo Picasso e all’ambiente parigino artistico degli inizi del XX secolo.

Le muse inquietanti - dettaglio
Il dettaglio del quadro Le muse inquietanti : le teste richiamano i manichini da sartoria; il Castello Estense (a Ferrara) è il luogo dove nacque la pittura metafisica

Entrambe le figure hanno la testa di un manichino da sartoria. Intorno, troviamo una serie di oggetti dal significato illogico come, secondo alcuni critici, una scatola di fiammiferi o scatole colorate, dove probabilmente venivano riposti i giochi, un uovo e altri oggetti che ricordano l’infanzia dei bambini, come un bastoncino di zucchero colorato. Gli oggetti sono totalmente incongrui rispetto al contesto e vengono rappresentati con una minuzia ossessiva, una definizione tanto precisa da sortire un effetto contrario a quello del realismo. In fondo, vediamo una terza statua maschile.

Sullo sfondo appare a destra il Castello Estense di Ferrara, città dove nacque la pittura metafisica, teatro del cruciale incontro di De Chirico con Carlo Carrà, che darà luogo a fondamentali riflessioni estetiche. Mentre sulla sinistra del dipinto intravediamo una fabbrica rappresentata da alte ciminiere. Possiamo notare che il castello è disabitato e le finestre sono buie, mentre la fabbrica ha le ciminiere che non fumano, segno che in realtà non vi si svolge alcuna attività lavorativa al suo interno.

Nell’opera tutto è silenzio e inquietudine. Il clima di angoscia e di disperazione lo si percepisce anche dalle figure senza occhi e dai loro volti prosciugati: destando l’immediata impressione di un silenzio stupefatto e lacerante. Secondo i critici di quel tempo, la “disumanità” de “Le Muse Inquietanti” ci riporta ad un’umanità arcaica e originaria, veggente, eroica, abitatrice di tempi lontani e misteriosi e, in questo senso, disumana.

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I fuochi sacri (Sole spento riaccende le fiamme della città) – bozzetto di De Chirico https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-fuochi-sacri/ https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-fuochi-sacri/#respond Thu, 22 Jan 2015 04:11:03 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12892 Tra i bozzetti più significativi del pittore italiano Giorgio De Chirico, troviamo il disegno a matita su carta “I fuochi sacri”, realizzato per la litografia dei Calligrammes di Apollinaire, o “Sole spento riaccende le fiamme della città”.

Fuochi Sacri - De Chirico - 1929 - bozzetto
Fuochi Sacri (bozzetto: Giorgio De Chirico, 1929)

Questo dipinto è realizzato nel 1929 e attualmente conservato ed esposto presso il Museo d’Arte di Avellino. Questo disegno presenta due versioni e due titoli, uno suggerito nel 1979 da Claudio Bruni Sakraischik, “I fuochi Sacri” ed un altro segnalato nel 1985 dal critico d’arte e collezionista italiano Maurizio Fagiolo D’Arco, “Sole spento riaccende le fiamme della città”.

I fuochi sacri: analisi dell’opera

In questo bozzetto, possiamo notare il Sole al tramonto che si cela dietro le colline e la città.

Dal Sole, parte un raggio simile ad una “corda” o “frusta”, che attraversa la collina e le case della città, alimentando il fuoco sacro situato davanti al tempio greco a tre colonne. In questa opera di De Chirico, il ritorno al classicismo è nell’aria. Il suo rapporto con il movimento surrealista tende un po’ a scemare. In questo suo bozzetto, la sua pittura restituisce un’interpretazione un po’ meno personale della realtà.

Differenze

In “Sole spento riaccende le fiamme della città”, ci sono però delle differenze sostanziali, rispetto a “I fuochi sacri”. Alcuni particolari sono più definiti e marcati, mentre il tempio greco presenta solo due colonne anziché tre. Anche i luoghi sono quelli metafisici dei suoi quadri, che si spostano naturalmente nella loro innaturalezza, come in un sogno che si sta per realizzare.

Si tratta di uno dei bozzetti più rappresentativi dell’artista. Lo stile del pittore italiano è altamente espressivo e carico di un nuovo significato.

Gli anni a Parigi

I bozzetti sono stati realizzati da Giorgio De Chirico durante il suo periodo parigino, nel momento in cui anche il mercato artistico venne coinvolto dalla grande crisi del 1929, quando il pittore si trova all’apice del successo. Negli anni parigini, De Chirico realizza anche questa opera pittorica, fondamentale per l’arte del Ventesimo secolo.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, i fratelli De Chirico si arruolano volontari e vengono inviati a Ferrara; dopo un primo periodo di disorientamento dovuto al cambiamento di città, De Chirico rinnova la propria pittura e la rende un po’ più vibrante. Questo bozzetto ne è la chiara testimonianza.

Il disegno è stato presentato per la prima volta nello stesso anno presso la galleria “Galerie des Quarte Chemins” di Parigi insieme agli altri disegni per i Calligrammes di Apollinaire e anche in diverse mostre che si sono tenute fino al 1999.

Il bozzetto ha avuto una storia piuttosto complessa e davvero travagliata. Secondo alcune testimonianze, per un certo periodo, il disegno ha fatto parte della collezione personale dell’autore, poi è stato presentato in diverse collezioni, esposizioni e gallerie, tra le quali la Galleria Arco Farnese di Roma, fino a giungere in ultimo, nel 2013 presso il Museo d’Arte di Avellino.

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Il figliol prodigo (quadro di De Chirico) https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-figliol-prodigo/ https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-figliol-prodigo/#respond Wed, 14 Jan 2015 08:25:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12823 Il figliol prodigo” è una celebre opera del pittore italiano Giorgio De Chirico oggi conservata presso il Museo del Novecento di Milano. Il quadro ha avuto una storia piuttosto movimentata: ha infatti attraversato diverse collezioni, esposizioni e gallerie, tra le quali la Galleria del Milione di Milano, per poi essere collocato solo nel 2010 nel Museo del Novecento. Si tratta di un dipinto ad olio su tela, delle dimensioni di cm 100 x 70.

Il figliol prodigo (Giorgio De Chirico, 1922)
Il figliol prodigo (Giorgio De Chirico, 1922)

Il figliol prodigo: analisi e interpretazione del quadro

Il tema “figliol prodigo” è stato ripreso dal pittore più volte nella sua carriera artistica. De Chirico, in quest’opera, si allontana in parte dall’influenza di Böcklin e si avvicina a nuove suggestioni, in particolare al pensiero di Nietzsche, mettendo in scena l’idea dell’eterno ritorno nietzschiano, in cui passato e futuro si confondono sino all’annullamento.

Nel quadro, ammiriamo una piazza, delimitata a destra da un edificio con un porticato, aperta sulla sinistra con da sfondo un paesaggio lontano. In primo piano, intravediamo un manichino senza volto, il figlio, vivacemente colorato, e suo padre, rappresentato come una rigida statua di gesso, che si abbracciano l’un l’altro. Il manichino viene visto come una sorta di un doppio inquietante dell’artista e senza dubbio rappresenta la soluzione più efficace alla tendenza dechirichiana di proiettarsi autobiograficamente in ogni suo dipinto.

In questo quadro, l’autore si ispira alla tradizione biblica delle parabole; il manichino rappresenta lui stesso, il figliol prodigo, l’uomo del futuro che ha voluto cimentarsi in un percorso originale e inusuale e che avendo speso tutto ciò che possedeva, ritorna immediatamente dal padre, alla statua, alla tradizione.

Nella scena viene raffigurata la conclusione della vicenda, ovvero il perdono del padre nei confronti del figlio pentito della propria condotta. Nel dipinto, ammiriamo lontano il monumento equestre in cima alla salita e il basamento con colonna, mentre si intravede in maniera netta l’orizzonte.

L’ambientazione risulta essere priva di ambiguità prospettiche e costruita secondo i canoni quattrocenteschi: ciò lo si nota dalla linea di orizzonte bassa che mette in risalto la scena principale del padre e del figlio che si abbracciano, focalizzando la posizione centrale della coppia in primo piano.

Durante la realizzazione del dipinto “Il figliol prodigo”, l’autore si ispirò a episodi fondamentali della sua esistenza privata ed artistica come il “ritorno in patria” dopo gli anni parigini nel 1915, il “ritorno al suo mestiere” nel 1919 ed infine il “ritorno al romanticismo” nel 1924.

Giorgio De Chirico nel suo quadro rende omaggio anche all’architettura fiorentina con l’introduzione dell’edificio a destra del quadro che ricorda tipicamente i paesi della vecchia Toscana. Infine, il cielo limpido percorso solo da poche nuvole, è un chiaro richiamo alla pittura realizzata dal Mantegna e dal Bellini. Le immagini del dipinto risultano molto spesso malinconiche mentre l’atmosfera che si è venuta a creare tra il padre e il figlio è di serenità e molto familiare.

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Canto d’amore (De Chirico) https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-canto-d-amore/ https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-canto-d-amore/#respond Tue, 13 Jan 2015 21:08:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12779 Una delle opere più surrealiste di Giorgio De Chirico è “Canto d’amore”. Si tratta di un quadro realizzato dal pittore nel 1914 e conservato attualmente al Museum of Modern Art di New York.

Canto d'amore  (Giorgio De Chirico, 1914)
Canto d’amore  (Giorgio De Chirico, 1914)

Canto d’amore: il quadro

Il dipinto di Giorgio De Chirico venne definito come uno dei maggiori capolavori dell’artista dagli esponenti della critica artistica di quell’epoca. Il quadro è enigmatico ed è caratterizzato da un significato misterioso (come del resto tutte le opere artistiche metafisiche di De Chirico).

In primo piano, ammiriamo lo sfondo, rappresentato da una delle tante piazze italiane dipinte e ricorrenti nelle sue opere. Di particolare interesse possiamo notare, affisso ad un muro, un guanto di caucciù di colore rosso inchiodato ad una sorta di quinta, apparentemente inutile per il contesto architettonico del dipinto, e una grande testa in gesso che rappresenta l’Apollo del Belvedere. Sullo sfondo, intravediamo un muro in mattoni ed il fumo di una locomotiva che sbuffa vapore dal suo comignolo, mentre in basso possiamo notare una sfera di colore verde.

Apollo del Belvedere
Apollo del Belvedere, celebre statua in marmo bianco risalente al periodo post-ellenistico (seconda metà del II secolo a.C.) quando i Romani avevano conquistato tutta la Grecia. Il nome deriva dal cortile del Belvedere in Vaticano, dove un tempo la scultura era collocata.

Canto d’amore: breve storia e interpretazione del quadro

Nel quadro, tutti gli elementi rappresentati dall’artista sono spropositati, enigmatici ed ingoiati dall’oscurità delle arcate sulla destra. Il dipinto venne realizzato poco prima del periodo della Prima Guerra Mondiale.

Gli oggetti che vengono rappresentati in questo quadro, il guanto rosso, la sfera verde e la testa di Apollo di colore bianco, ricordano fortemente i colori della bandiera italiana.

La sua produzione è influenzata da una costante riflessione sugli oggetti prodotti dalla cultura classica e della loro distribuzione geometrica. Nella sua opera gli elementi perdono di credibilità, la testa di Apollo accostata all’enorme guanto di plastica non ha alcun senso, anche se viene introdotta dall’artista con assoluta naturalezza.

La sua opera suscita un’impressione di mobilità e di solitudine. Nel dipinto, si vede il ritorno dei soggetti classici che ricordano in maniera indiscussa l’antichità greca e romana ed i temi del risorgimento nazionale. La sua pittura definita “metafisica” raffigura l’inconscio e il sogno, il surreale. Anche in quest’opera “Canto d’amore”, come in un sogno, i paesaggi appaiono realistici, ma assemblati confusamente; gli elementi sono rappresentati come attori messi lì a recitar se stessi senza un copione ben definito.

La prospettiva del quadro è costruita secondo molteplici punti di fuga incongruenti tra loro, le campiture di colore risultano come sempre piatte ed uniformi. Nel dipinto vi è una totale assenza di personaggi umani, dando spazio solo a figure e scene che si svolgono al di fuori del tempo. Possiamo notare inoltre, nel quadro, il modo caratteristico di De Chirico nell’illuminare la piazza con un Sole che pur non apparendo si lascia intravedere grazie alle strane ombre che produce, creando un clima di solitudine e oscurità.

Nella sua opera Canto d’amore, tutta l’attenzione dello spettatore va verso la scena descritta, una scena immobile senza tempo, un luogo silenzioso e misterioso, un palcoscenico teatrale che non mostra mai particolari emozioni.

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Meditazione autunnale (Giorgio De Chirico) https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-meditazione-autunnale/ https://cultura.biografieonline.it/de-chirico-meditazione-autunnale/#comments Tue, 13 Jan 2015 11:10:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12754 Tra i dipinti dell’artista di origine greca Giorgio De Chirico, troviamo “Meditazione autunnale”. L’artista, nelle sue opere, è influenzato dall’arte e dalla letteratura romantica e decadente. “Meditazione autunnale” è un dipinto a olio su tela delle dimensioni di 54 x 69,8 cm. L’opera venne realizzata nel 1912 e attualmente è conservata a Milano presso una collezione privata.

Meditazione Autunnale - Giorgio De Chirico - 1912
Meditazione Autunnale (1912, Giorgio De Chirico • Collezione privata)

Meditazione autunnale: breve storia e analisi del quadro

In questo quadro, il pittore si ispira alla pittura metafisica. Negli anni parigini, l’autore realizza alcune delle opere pittoriche fondamentali per il ventesimo secolo, tra cui “Meditazione autunnale”. L’opera viene realizzata in un periodo particolare che coincide con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, dove i fratelli De Chirico si arruolano volontari e vengono inviati a svolgere il loro servizio a Ferrara.

Dopo un primo periodo di disorientamento dovuto al cambiamento di città, Giorgio si concentra e rinnova la propria pittura. “Meditazione autunnale” è il primo di una serie di quadri dedicati al tema della meditazione. Tra le altre ricordiamo due opere similari: “La meditazione del mattino” e “La meditazione del pomeriggio”. La sua pittura è riconoscibile per la distribuzione a-logica di oggetti e ambienti. Il suo tratto non descrive l’esperienza fisica ma restituisce un’interpretazione personale della realtà. Questa concezione consente al pittore di lavorare al di fuori di ogni schema logico, suscitando un’impressione di immobilità e di solitudine.

Meditazione autunnale: il quadro

Il quadro in oggetto, rappresenta una scena architettonica ed è caratterizzato da una totale mancanza di elementi umani e viventi. Le architetture sono classiche, spesso elementari. Nel dipinto Meditazione Autunnale possiamo notare due palazzi delineati semplicemente nella loro muratura e una statua che si trova più o meno al centro tra i due edifici; il palazzo a sinistra è illuminato dalla luce, mentre l’altro edificio si trova completamente immerso nell’ombra. Vicino al palazzo illuminato, intravediamo un bastone da passeggio che simboleggia il segno del passaggio o della presenza di qualcuno. In un’opera dello stesso pittore intitolata: “Il figliol prodigo”, troviamo di nuovo l’oggetto: il bastone da passeggio.

Nel quadro è presente, inoltre, una statua vista di spalle che guarda il mare e che presenta un basamento estremamente basso. Lo stesso De Chirico, nelle altre due opere rivolte alla meditazione, rappresenta sempre delle statue viste di spalle che si affacciano verso il mare circostante. Da sfondo, nel dipinto, troviamo anche un cielo limpido ed il mare.

La produzione pittorica di De Chirico è quindi caratterizzata da una costante riflessione sugli oggetti prodotti dalla cultura classica e della loro distribuzione geometrica. In quest’opera, torna prepotentemente ai suoi temi metafisici, continuando a realizzare dipinti, ritratti ed interni in costante opposizione con le tendenze dell’arte contemporanea. La sua opera rimane comunque intrisa di mistero e di incognite irrisolte e colpisce senza ombra di dubbio lo spettatore che l’ammira, ma la sensazione di profonda solitudine e malinconia, rimane.

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