gialli italiani Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 04 Oct 2024 12:33:35 +0000 it-IT hourly 1 Simonetta Cesaroni: il delitto di via Poma https://cultura.biografieonline.it/simonetta-cesaroni-il-delitto-di-via-poma/ https://cultura.biografieonline.it/simonetta-cesaroni-il-delitto-di-via-poma/#comments Thu, 19 Oct 2023 15:38:08 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=960 Il delitto di via Poma

Simonetta Cesaroni viene assassinata nel pomeriggio del 7 agosto 1990 nell’ufficio dell’A.I.A.G di via Poma 2 a Roma presso il quale presta servizio come contabile. A provocarne la morte è il forte trauma cranico subìto. Le successive 29 coltellate inferte dall’assassino sono solo un’ulteriore testimonianza dell’efferatezza e della crudeltà del delitto. Al momento della morte la vittima ha poco più di vent’anni, e niente nella sua vita privata lascia supporre l’esistenza di frequentazioni poco chiare o pericolose.

Simonetta Cesaroni
Una foto di Simonetta Cesaroni

L’ultimo giorno di lavoro di Simonetta Cesaroni

Simonetta Cesaroni presta servizio presso lo studio di commercialisti Reli Sas che annovera tra i suoi clienti proprio l’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù. Il suo superiore, Salvatore Volponi, le propone così di integrare la settimana lavorativa recandosi presso l’A.I.A.G di via Poma il martedì e il giovedì pomeriggio.

Per la ragazza si tratta dell’ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze, e deve controllare semplicemente alcune pratiche. Durante il pomeriggio effettua un’unica telefonata alla collega, Luigia Berettini, per chiederle una password di accesso al computer. Quel pomeriggio di piena estate  è sola in ufficio, e i due portieri dello stabile, Pietro Vanacore detto Pietrino e la moglie Giuseppa de Luca detta Pina, dichiarano di non aver visto nessun estraneo varcare il portone dello stabile in via Poma e entrare nella palazzina B.

Alle 21.30 la sorella, Paola, non vedendola rientrare chiama il Volponi che non riesce a fornirle alcuna informazione utile. Paola e il fidanzato decidono di passare a prendere il Volponi per raggiungere l’ufficio, dove quest’ultimo trova il corpo senza vita della ragazza. Simonetta è nuda, l’assassino gli ha lasciato addosso solo i calzini, un top e il reggiseno.

L’autopsia rivela che l’arma utilizzata per infliggerle i colpi è probabilmente un tagliacarte. Oltre ai tagli, uno dei capezzoli presenta un segno compatibile con un morso. Le uniche tracce di sangue non appartenenti alla vittima sono maschili, e vengono rinvenute sulla maniglia della porta dell’ufficio.

Il primo indiziato: Pietro Vanacore

Il delitto sembra trovare inizialmente una facile soluzione. Tutti i sospetti si appuntano sul portiere dello stabile, Pietro Vanacore. I familiari del portiere dichiarano di essere stati in cortile dalle 16 alle 20, ma il portiere risulta assente proprio nel lasso di tempo in cui è stato commesso l’omicidio, vale a dire tra le 17,30 e le 18,30.

La situazione già delicata viene aggravata dalla scoperta di una macchia di sangue sui pantaloni dell’uomo. Ad un esame scientifico più approfondito il sangue risulterà appartenere allo stesso Vanacore, malato di emorroidi.

Gli abiti, inoltre, non presentano ulteriori tracce ematiche, indizio che scagiona definitivamente il portiere. Dopo aver commesso il delitto, l’assassino ha, infatti,  accuratamente ripulito l’ufficio ed è altamente probabile che si sia macchiato con il sangue di Simonetta. Gli abiti di Vanacore, invece, pur essendo stati indossati per ben tre giorni (dal 7 al 9 agosto) non sono stati macchiati dal sangue della vittima. Infine, anche il sangue sulla maniglia dell’ufficio non appartiene al portiere.

Le ipotesi di indagine: dal coinvolgimento del giovane Federico Valle fino al SISMI e alla Banda della Magliana.

Un caso che sembrava risolto

Il caso che sembrava, dunque, praticamente risolto finisce per complicarsi e per assumere sempre più i contorni di un giallo.

Si dovrà attendere fino al marzo 1992 per una nuova svolta nelle indagini.

Compare sulla scena un cittadino austriaco, Roland Voller, che racconta di una serie di conversazioni telefoniche avute con una donna, Giuliana Ferrara.

La donna è la moglie di Francesco Valle, figlio di un anziano architetto, Cesare Valle, residente nello stabile di via Poma e assistito dal portiere Vanacore.

Il Voller racconta di essere venuto a contatto con la donna a seguito di una telefonata fatta per errore. Tra i due è iniziata una sorta di amicizia telefonica, e Giuliana si è confidata con l’uomo raccontandogli che proprio il 7 agosto del 1990 il giovane figlio, Federico, è tornato a casa sporco di sangue dopo una visita al nonno Cesare.

Secondo questo racconto, Federico avrebbe commesso il delitto perché accecato dalla rabbia per la relazione del padre con la giovane Simonetta. La donna, pur ammettendo di conoscere il Voller, dichiara di non avergli mai fatto questo tipo di confidenze. La procura tenta di perseguire Federico ipotizzando che il giovane abbia avuto come complice il portiere Vanacore, chiamato dal nonno per cancellare le tracce del delitto e proteggere così il nipote.

Le analisi sul sangue rinvenuto in ufficio dimostreranno, però, l’estraneità ai fatti del giovane Federico.

Voller, un personaggio misterioso

La figura dello stesso Voller non consente agli inquirenti di battere ulteriormente questa pista. L’uomo svolge la professione di commerciante, ma è in realtà un truffatore che vende spesso informazioni alla polizia.

Nonostante queste scoperte, Voller rimane un personaggio così misterioso da corroborare un’ipotesi investigativa secondo la quale gli uffici di via Poma sarebbero una copertura per non ben precisate attività dei servizi segreti. Si ritiene, infatti, che l’uomo sia vicino a quegli ambienti, e durante una perquisizione vengono trovati in suo possesso alcuni documenti riservati riguardanti il delitto dell’Olgiata. Questi strani e misteriosi intrecci non verranno, però, mai chiariti.

Sulla scia dell’ipotesi precedente viene battuta una nuova pista investigativa fondata sul ritrovamento da parte della giovane di alcuni documenti scottanti dell’A.I.G.A comprovanti la concessione di alcuni favori a membri della Banda della Magliana con il beneplacito del Vaticano e del SISMI.

L’ipotesi prende corpo anche per la presenza di alcuni strani personaggi che dopo l’assassinio si aggirano sotto lo stabile della famiglia Cesaroni, e sembrano avere l’apparenza di agenti del SISMI. Le indagini non portano a nulla di fatto, nonostante proprio in quegli anni  si scoprano i legami realmente esistenti tra la Banda della Magliana e il SISMI.

La pista del Videotel

La difficoltà a sbrogliare l’intricata matassa fa venire alla luce improbabili piste come quella del videotel, una sorta di chat in cui Simonetta avrebbe conosciuto il suo probabile assassino.

In base a questa ipotesi, supportata dall’arrivo in procura di una lettera anonima, la ragazza avrebbe invitato lo sconosciuto del videotel a raggiungerla in ufficio proprio il pomeriggio del 7 agosto.

La pista risulterà poi infondata in quanto Simonetta non aveva un computer personale, e quello del suo ufficio non consentiva l’utilizzo del videotel.

L’accusa al fidanzato Raniero Busco

Le indagini subiscono una svolta quando vengono analizzate delle tracce di saliva rinvenute sul reggiseno e il corpetto indossati da Simonetta. Quelle tracce appartengono al fidanzato della ragazza, Raniero Busco, che viene iscritto nel registro degli indagati nel settembre del 2007.

La posizione di Busco si aggrava quando Paola Cesaroni asserisce che la sorella ha indossato quella biancheria proprio il giorno del delitto: le tracce dunque non possono essere state lasciate in un altro momento. Le ulteriori analisi sul sangue rinvenuto sulla maniglia rivelano, inoltre, la compatibilità con l’ex fidanzato della vittima. Stessa cosa accade anche per il segno del morso sul seno.

La sentenza di primo grado emessa nel 2011 dichiara Busco colpevole dell’omicidio di Simonetta Cesaroni, e lo condanna a una pena detentiva di 24 anni. Il processo di secondo grado è, invece, ancora in corso.

Nel 2009 viene anche archiviata l’indagine a carico del portiere Pietrino Vanacore, che purtroppo alla vigilia della sua testimonianza nel processo contro Busco si toglie la vita annegandosi. Lascia un biglietto in cui dichiara che vent’anni di sospetti non possono che condurre al suicidio.

Busco viene assolto in appello nel mese di aprile 2012.

La Cassazione assolve infine Busco in via definitiva il 26 febbraio 2014: il delitto di via Poma resta pertanto senza colpevoli.

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Danila Comastri Montanari, Signora del giallo storico https://cultura.biografieonline.it/danila-comastri-montanari/ https://cultura.biografieonline.it/danila-comastri-montanari/#comments Wed, 10 Jul 2013 14:59:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7622 Danila Comastri Montanari è nata a Bologna il 4 novembre 1948.

Laureata in Pedagogia e in Scienze Politiche per vent’anni insegna e viaggia ai quattro angoli del mondo. Nel 1990 scrive il suo primo romanzo, Mors Tua, e da allora si dedica a tempo pieno alla narrativa, privilegiando un genere, quello del giallo storico, che le permette di conciliare i suoi principali interessi: lo studio del passato (in particolare le civiltà antiche) e l’amore per gli intrecci mystery.

Danila Comastri Montanari
Danila Comastri Montanari

Dalle note biografiche che troviamo sui suoi libri sappiamo che è “accanita fumatrice, apprezza gli alcoolici, rifugge dalle diete, frequenta stazioni termali e scavi archeologici, legge polizieschi, saggi di storia, classici latini, greci e cinesi. È una fanatica utente di internet. Vive in una grande casa al centro di Bologna con il marito, due gatti, un pappagallo, duecento piante, diecimila libri e cinque computer.

A partire dal 1990 scrive gialli storici incentrati sulla figura di Publio Aurelio Stazio, nobile senatore della Roma di Claudio (metà I secolo d.C.). Al momento sono stati pubblicati 16 romanzi: Mors tua, In corpore sano, Cave canem, Morituri te salutant, Parce sepulto, Cui prodest?, Spes ultima dea, Scelera, Gallia est, Saturnalia, Ars moriendi, Olympia, Tenebrae, Nemesis, Dura Lex, Tabula rasa.

Oltre alla serie succitata, l’autrice ha pubblicato anche altri due romanzi gialli storici che si svolgono in epoche storiche diverse dalla classicità: La campana dell’arciprete (ambientato nelle campagne emiliane del 1824) e Terrore (ambientato a Parigi nel 1793), nonché quattro antologie personali: Il panno di mastro Gervaso, Una strada giallo sangue, Ricette per un delitto e Istigazione a delinquere. Una sessantina di altri racconti sono invece raccolti in antologie colletive.

Nel febbraio 2007 ha pubblicato il saggio Giallo antico. Come si scrive un poliziesco storico, edito da Hobby & Work, sull’argomento omonimo; in appendice sono contenuti i racconti I pirati del Chersoneso, Assassinio al tempio di Vesta e Il giallo del serpente.  Tutti i romanzi sono disponibili negli Oscar Mondadori.

Intervista

Danila, quando e come nasce la tua passione per la scrittura?

A quarant’anni, quando ho avuto un po’ di tempo libero: come mi piace spesso ripetere, prima avevo troppo da vivere per trovare il tempo per scrivere. Mia figlia bambina cominciò a giocare in cortile con gli amici ed io restavo sola in casa per un paio di ore al giorno, senza però potermi allontanare. Così cominciai. Non avevo mai scritto in precedenza una sola di riga di narrativa, nemmeno un diario nell’adolescenza (feci il mio primo racconto dopo aver pubblicato già due romanzi), perché, pur avendo fin dalla prima infanzia l’abitudine di inventarmi un mucchio di storie complicatissime, non sentivo mai il desiderio di metterle nero su bianco, mi bastava pensarle.

Come sono stati gli inizi? Hai avuto subito successo?

Si, sono sempre stata una persona molto fortunata: ho iniziato il primo libro, Mors tua, a dicembre, a febbraio l’ho spedito al Giallo Mondadori, ho vinto subito il premio Tedeschi, e ai primi di giugno ero già pubblicata, sei mesi in tutto. Naturalmente ho mentito spudoratamente, assicurando la redazione del Giallo di avere già pronto il seguito, per poi tornare a casa a scriverlo di corsa, sperando che la casa editrice non cambiasse idea sulla nuova proposta…

La tua scrittura attinge alla storia. È un lavoro complesso, che richiede molto studio. Come riesci ad intrecciare realtà e fantasia?

Attingo a una storia che frequento fin dall’adolescenza, anche se naturalmente ogni romanzo necessita di una ricerca specifica sulla sottocultura in cui è ambientato (ad esempio, il mondo dei ludi gladiatori in Morituri te salutant, l’ambiente della scuola e delle banche in Parce sepulto, i circoli filosofici in Cui prodest? ecc…). La correttezza dell’ambientazione mi interessa fin quasi al fanatismo, tuttavia se un giorno dovessi scegliere tra una scena efficace e una ricostruzione rigorosa, privilegerei senza dubbio la prima: a mio parere un autore deve innanzitutto coinvolgere con la trama e i personaggi, soltanto dopo divulgare o informare.

Come si sviluppa il tuo lavoro, e come nasce un tuo romanzo?

Di solito conosco l’inizio, spesso anche la fine. Dopo viene il difficile, far quadrare tutto il resto, ovvero scrivere il libro!

Il romanzo storico insieme al giallo, a partire dalla serie dedicata alla figura di Publio Aurelio Stazio, nobile senatore romano della metà del I secolo d.C. : la storia dell’antica Roma si presta a tessere intrighi e delitti, ma come mai hai scelto proprio questo personaggio?

Conoscevo abbastanza bene l’ambiente ed ero certa che un po’ lo conoscesse anche il pubblico. E poi Roma è Roma! Al mio protagonista ho dato gran parte della mia personalità e della mia mentalità, al di là delle differenze di sesso, aspetto, condizione economica e sociale, epoca e civiltà di riferimento.

Nelle tue opere, sei stata ispirata da qualcuno?

I romanzi che scrivo riflettono i libri che ho letto, i film che ho visto, i luoghi che ho visitato, le conversazioni di cui ho goduto e persino, mutatis mutandis, alcuni episodi della mia vita, di solito quelli che i lettori ritengono forse improbabili, perché troppo “romanzeschi”. In un libro però misi gli urinatores (i sommozzatori romani) dopo averne parlato a lungo con un anziano appassionato di archeologia subacquea, e in un altro feci sposare Paride, il castissimo intendente di Publio Aurelio, perché una affezionata lettrice ottantunenne mi aveva detto al telefono quanto sperava che prima o poi anche lui si sistemasse con una donna… I miei lettori sono fonti preziose di idee e spunti, nonché giudici importantissimi di tutto ciò che scrivo, gli unici della cui opinione io tenga conto.

Quali sono le tue letture preferite, manuali di storia a parte?

Narrativa di genere, meglio ancora se seriale: romanzi di indagine, polizieschi o thriller (non soltanto anglosassoni o latini, ma anche scritti in Cina, Giappone, Israele, Turchia, Islanda ecc…), gialli di ambiente (storici di tutte le epoche, o a sfondo etnologico, religioso, medico, legale ecc…), romanzi di avventura, fantascienza, spionaggio, qualche sporadico fantasy. Classici latini, greci e cinesi. Molta saggistica storica, antropologica e scientifica.

Secondo te, come è cambiato e sta cambiando il modo di fare letteratura?

Per una scelta precisa, da decenni frequento soltanto la letteratura di massa. Rarissimi sono i romanzi letti da me negli ultimi trent’anni all’interno della narrativa cosiddetta “blanche”, quindi non sono abilitata a rispondere a questa domanda.

Hai altri interessi, oltre alla scrittura?

Troppi per citarli tutti. Un tempo ero un’accanita viaggiatrice e andavo forsennatamente su e giù per il mondo intero, soprattutto nei continenti extraeuropei, con qualunque mezzo, dall’aereo al carro-bestiame, dalla nave all’autostop, dal bus alla moto, dal mulo al treno. Adesso che le mie condizioni fisiche mi permettono di spostarmi molto poco, internet ha ovviato a molti dei miei bisogni, portando il mondo a casa mia (ve l’ho detto, sono fortunata, è arrivato proprio al momento giusto!)

Amo moltissimo le piante, i gatti, il bricolage per arredamento e vestiti (senza istruttori, e senza corsi, mi piace provare e se qualcosa non viene bene butto via tutto: sono allergica a qualunque tipo di corso strutturato, lasciai la scuola superiore per studiare da privatista e nelle due diverse facoltà che ho frequentato assistetti a una decina di lezioni in tutto). Mi interessano molto la divulgazione scientifica, la didattica di varie materie, le scienze politiche in genere, compresa l’economia (che però spesso è fuori dalla mia portata, troppo difficile!), la linguistica e l’arte figurativa soprattutto fino al XVI secolo; amo svisceratamente l’antropologia e l’archeologia, soltanto per studiare e visitare i lavori altrui, però, visto che in vita mia ho scavato per un solo pomeriggio.

Infine mi piacciono gli stabilimenti termali e la cucina di tutti i paesi, nessuno escluso, da assaggiare e riprodurre. Mi piace chiacchierare, stare su Facebook, giocare a carte e a molti giochi da tavolo o da consolle. Sono un’appassionata di videogames di strategia in linea (all’ultimo, che ho lasciato pochi giorni or sono, ho partecipato per due anni e mezzo di seguito, almeno una volta al giorno). Sono una fanatica utente del web, in collegamento da mane a sera, e adoro il computer fin da quando bisognava programmarselo in basic; quello che sto usando ora è Aristarco IX: tutti i miei computer si sono sempre chiamati così in onore di Aristarco di Samo, lo scienziato greco che concepì il sistema eliocentrico 1800 anni prima di Copernico e di Galileo.

Un tempo mi piaceva molto ballare, adesso le mie condizioni fisiche non me lo consentono più: però balla mia figlia, mille volte meglio di me. Mi piacerebbe anche cantare, ma essendo stonata come una campana, non mi viene mai consentito e posso sfogarmi esclusivamente quando sono sola. Ah, sì, amo molto anche la logica, la matematica e un mucchio di altre cose, che ora non mi vengono in mente.

Puoi raccontarci un episodio curioso della tua carriera?

Potrei raccontare le figuracce che facevo ai convegni letterari, dove da tempo non vado più, perché di letteratura conosco pochissimo e di critica letteraria assolutamente niente, quindi il senso dei dibattiti di solito mi sfugge: sono soltanto una romanziera, non una letterata.

… E quello che ti ha più emozionato?

Ciò che mi emoziona sempre è vedere i miei libri scritti in molte lingue, magari con i titoli vergati in altri alfabeti o addirittura in ideogrammi: quando divenni una lettrice accanita, poco dopo i tredici anni, spesso mi domandavo come dovevano sentirsi gli autori dei romanzi che mi arrivavano tra le mani, nell’immaginare che qualcuno, dall’altra parte del mondo, stava leggendo i loro pensieri e condivideva il loro immaginario, e partecipava alla loro vita. Ora lo so: è una gioia immensa!

Che cosa non rifaresti mai, se potessi tornare indietro nel tempo?

Rifarei tutto ESATTAMENTE come prima: ho avuto una vita bellissima, interessantissima e molto felice, non la cambierai con nessun’altra!

Quali sono i tuoi progetti?

Stare su Facebook, navigare sul web, seminare piante, giocare con i gatti, guardare che cosa combinano mio marito, mia figlia e il mio primo nipote appena nato. Leggere un mucchio di romanzi altrui. E, se mi viene un’idea interessante, scriverne uno nuovo anch’io.

Una tua massima di vita…

Dolce frutto del bastare a se stessi è la libertà (Epicuro)

 

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