Gauguin Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 01 Apr 2024 14:41:29 +0000 it-IT hourly 1 Il cavallo bianco, opera di Gauguin: storia e descrizione https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cavallo-bianco/ https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cavallo-bianco/#respond Mon, 01 Apr 2024 14:11:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12306 E’ il 1898 quando Paul Gauguin dipinge “Il cavallo bianco“, un’opera che in seguito diventerà molto famosa. È il suo secondo soggiorno a Tahiti. E Gauguin ama esplorare i paesaggi selvaggi che circondano i villaggi, in cui spesso trova ristoro.

In quegli anni, Tahiti conserva un paesaggio incontaminato e lussureggiante, dove facilmente si possono incontrare animali allo stato brado, che si muovono liberi nella foresta.

Ciò che Gauguin vede e dipinge, non è solo la realtà del paesaggio o la bellezza della vegetazione, ma una sorta di visione onirica del mondo caraibico.

Il cavallo bianco (Gauguin, 1898)
Paul Gauguin: Il cavallo bianco (1898)

Il cavallo bianco: analisi del quadro

In questo quadro Gauguin dipinge immagini che evocano altre immagini ma che non corrispondono alla realtà: si tratta di una sorta di sogno che riprende però molti aspetti del paesaggio selvatico di cui era un appassionato osservatore. Non si vede il cielo ma solo un albero dai rami intrecciati con a fianco un cavallo che si disseta bevendo da un ruscello. Il corso d’acqua attraversa il dipinto partendo dall’alto e concludendo il suo viaggio in un piccolo laghetto.

Il protagonista del dipinto è il cavallo e il titolo si riferisce al colore del manto che però appare verde per via del riflesso della vegetazione. In primo piano sono visibili anche dei fiori, gigli per lo più, che insieme al disegno dell’albero rendono l’opera ancora più decorativa.

Simbolo spirituale

Il cavallo è un simbolo di spiritualità, rappresenta un passaggio fra la vita e la morte. Il bianco è un colore con importanti valenze spirituali per le popolazioni che abitano quei territori.

Il dipinto è privo di profondità e la posizione del cavallo e dei due cavalieri che cavalcano nudi sui loro destrieri, spostandosi verso l’alto del quadro, evidenziano ancora di più la verticalità dell’opera.

Un altro aspetto importante del quadro sono i colori. La scelta di Gauguin di utilizzare colori così accesi, come il verde della vegetazione e il blu dell’acqua, furono alla base del disappunto del committente dell’opera, che non gradì il fatto che il cavallo avesse un manto verdeggiante.

Invece la scelta del colore è coraggiosa perché rende l’opera ancor più decorativa ma allo stesso tempo la carica di rilevanti significati simbolici, che risaltano anche grazie alla luminosità del colore. E infatti proprio l’utilizzo di questi colori accentua ancor di più il bianco del cavallo e la carnagione dei cavalieri, che si muovono in un contesto di paradisiaca tranquillità.

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Arearea, quadro di Gauguin: descrizione e storia https://cultura.biografieonline.it/arearea-gauguin/ https://cultura.biografieonline.it/arearea-gauguin/#respond Thu, 06 Jan 2022 07:10:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13678 Arearea è un celebre quadro tahitiano dipinto da Paul Gauguin nel 1892, un anno dopo il suo arrivo a Tahiti. Come è noto a molti, Gauguin aveva deciso di trasferirsi in Polinesia per trovare radici culturali e religiose primitive, che gli permettessero di unire fantasia, tradizione, colore e magia in un’unica opera o in più quadri che, in sintesi, rappresentassero un’unica opera d’arte.

Arearea - Paul Gauguin - 1892
Arearea (Paul Gauguin, 1892)

Il suo percorso fu lungo, complesso e unico. E il dipinto “Arearea“, come altri dello stesso periodo (Due donne sulla spiaggia, Le repas, Mata Mua), fonda la realtà, come lo sono ad esempio le scene viste e rappresentate dal pittore con gli occhi di chi osserva un luogo fuori dal tempo, con la fantasia, ovvero una personale reinterpretazione di tradizioni, riti e comportamenti del popolo tahitiano.

Arearea: analisi del quadro

Se osserviamo il quadro da vicino o ingrandendolo, possiamo vedere che:

  • in primo piano ci sono due donne;
  • un albero sulla destra divide il dipinto;
  • c’è un cane di colore rosso;
  • in fondo, lontano, alcune donne stano adorando una statua maori.

La scena sullo sfondo è un’immagine di fantasia, mentre le donne in primo piano rappresentano un momento di riposo e tranquillità.

I colori verde, giallo e rosso rappresentano il passaggio dalla realtà alla fantasia.

Il contesto fonde entrambe le realtà e, in un certo senso, si può immaginare che la forza religiosa primitiva protegga le due donne, costruendo un ambiente pacifico e tranquillo, dove tutto è protetto dalle divinità.

Il messaggio di Gauguin

Gauguin idealizza ciò che vede con una forza espressiva notevole, che crea una sorta di mondo parallelo, diverso dalla vera Polinesia.

Il quadro Arearea, come altri dipinti dell’epoca, non fu apprezzato in Francia, tanto che la mostra realizzata un anno dopo a Parigi, nel 1893, non permise al pittore di raggiungere quel successo sperato.

In seguito, quando decise di tornare per sempre in Polinesia, Gauguin riacquistò questo quadro, perché lo considerava una delle opere più importanti del suo periodo tahitiano.

Lo scopo dell’artista non era far conoscere la Polinesia ai francesi, bensì ricostruire un periodo arcaico, primitivo e puro attraverso le sue esperienze visive e le sue fantasie surreali.

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Girasoli di Vincent van Gogh https://cultura.biografieonline.it/girasoli-van-gogh/ https://cultura.biografieonline.it/girasoli-van-gogh/#comments Mon, 12 Mar 2018 21:04:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24533 Le opere di Van Gogh sono tra le più celebri e riconoscibili dal grande pubblico mondiale. All’interno della sua vasta produzione ve ne sono alcune immortali. Capolavori che sono diventati veri e propri simboli. Per citarne uno, pensate alla Notte stellata, oggi riprodotta su ogni tipo di gadget. Tra questi capolavori, tra queste opere simboliche, si annoverano anche i Girasoli di Van Gogh. In questo articolo raccontiamo la storia e la genesi di questi quadri, contestualizzandoli nel periodo storico in cui vennero realizzati dal pittore olandese. Vediamo anche perché I girasoli siano diventati così simbolici nella storia dell’arte.

Girasoli Vincent Van Gogh

Girasoli di Van Gogh: undici quadri suddivisi in due serie

Quando ci si riferisce ai Girasoli di Vincent van Gogh, non si indica un singolo quadro, bensì una serie di undici tele. Le prime quattro furono dipinte a Parigi nel 1887 (Serie di Parigi). Mentre le successive sette ad Arles (Serie di Arles). I dipinti sono indicati in lingua inglese come Sunflowers e in francese Tournesols. Si tratta di due serie di nature morte.

La serie eseguita a Parigi raffigura i girasoli stesi a terra, appassiti e recisi. Il secondo insieme mostra invece in ogni tela un mazzo di girasoli raccolti in un vaso. Entrambe le serie hanno a che fare con il suo amico Paul Gauguin (il quale acquistò due delle versioni di Parigi). Di seguito raccontiamo la genesi di questa opera.

Arles e la costituzione di una comunità di pittori

Nel 1888 Vincent van Gogh si trova ad Arles, dove rimane incantato, fra le altre cose, della luce di questa meravigliosa cittadina francese. Dopo aver trascorso alcune settimane in un albergo, decide di prendere in affitto un appartamento di quattro stanze, dove spera di invitare e coinvolgere altri pittori in un suo progetto che alcuni – a torto – considerano folle. Vuole costituire una comunità di pittori che ad Arles costruiscano una sorta di comunità paritaria, dove condividere idee e progetti di pittura. Nessuno aderisce al suo progetto, a parte Gauguin, che dopo le insistenze di Vincent e Theo accetta di raggiungere il suo amico ad Arles. Perché l’idea di questa comunità di pittori?

Girasoli Van Gogh
L’influenza dell’arte giapponese

Van Gogh da molti anni è un amante dell’arte giapponese, la quale esercita su di lui un’influenza estetica profonda e in modo più complesso e articolato anche un’influenza culturale. Infatti il pittore olandese è affascinato dagli artisti giapponesi che gli sembrano più uomini saggi, intelligenti, equilibrati e capaci di costruire dall’osservazione di uno stelo d’erba un’intera poetica pittorica. Leggere e osservare ciò che hanno dipinto, permette a Van Gogh di ragionare sulle loro scelte stilistiche ma anche di formarsi un’idea su come vivevano fino in fondo il loro lavoro di artisti.

Ed è proprio nel contesto di queste riflessioni che decide di fondare una comunità, proprio come la vivevano i pittori giapponesi, cioè nella piena armonia di un’esperienza pittorica. La sua non era però un’idea originale perché già nel 1886 i pittori Émile Bernard e Paul Sérusier ne avevano fondata una in Bretagna, a Pont-Aven, alla quale aveva partecipato anche Gauguin. Lo stesso van Gogh ci aveva già provato a Parigi ma senza successo. Sono comunque i giapponesi con la loro grazia e con la loro infaticabile dedizione al lavoro ad avergli ispirato tale idea.

Girasoli protagonisti

Dunque all’inizio di maggio del 1888 Vincent van Gogh affitta per quindici franchi al mese quattro stanze nella “casa gialla” ad Arles, che anche oggi è possibile ammirare. L’idea è che sia non solo il suo laboratorio ma che ospiti anche coloro che vorranno condividere con lui questo progetto. Gauguin risponde all’appello.

Vincent non è solo contento della risposta dell’amico, ma vive i giorni prima del suo arrivo con una apprensione che lo porta quasi all’esaurimento. Decide che insieme dipingeranno una sinfonia di undici tele che avranno come protagonisti i girasoli. Le tele dei girasoli – nello specifico la serie di Arles – hanno anche un’importanza simbolica, proprio perché divennero per Van Gogh la premessa ad una futura comunità di pittori, che purtroppo non riuscì mai a costituire.

L’elenco dei dipinti

Serie di Parigi

  1. Quattro girasoli appassiti (giugno 1887)
  2. Due girasoli appassiti (agosto-settembre 1887)
  3. 2 girasoli recisi (agosto-settembre 1887)
  4. Due girasoli recisi in verde e giallo (agosto-settembre 1887)

Serie di Arles

  1. Vaso con tre girasoli (agosto-settembre 1888)
  2. Vaso con cinque girasoli (agosto-settembre 1888)
  3. Un vaso con dodici girasoli (agosto-settembre 1888)
  4. Vaso con quindici girasoli (agosto-settembre 1888)
  5. Vaso con dodici girasoli (gennaio 1889)
  6. Un vaso con quindici girasoli (dicembre 1888-gennaio 1889)
  7. Vaso con quindici girasoli (gennaio 1889)

Il dipinto N.2 (Vaso con cinque girasoli) apparteneva a una collezione privata giapponese che andò distrutta a causa di un incendio durante la Seconda Guerra Mondiale il 6 agosto 1945).

Le ripetizioni (1889)

All’interno della serie di Arles è possibile classificare un’ulteriore serie, un sottoinsieme composto da tre dipinti realizzati nel 1989 che sono ripetizioni di altri. Questi ultimi tre quadri sono probabilmente quelli più noti e riprodotti della serie.

Il significato dei girasoli

I girasoli, piante che rivolgono il loro fiore verso il sole, rappresentano per Van Gogh una tensione ideale verso la luce, fonte della quale è proprio il sole, che lui riteneva fondamentale e che nella sua idea di pittura rappresenta una presenza sfolgorante. Mentre il girasole rappresenta la sua emanazione umana, carnale e quindi mortale. Van Gogh in qualche modo si trasfigura nel girasole che anche quando si piega o appassisce contiene in sé però la forza che gli ha dato il sole. E lui stesso passa intere giornate nei campi vicino ad Arles ad ammirarlo. E infatti nell’agosto del 1888, un mese assolatissimo e molto caldo, Vincent dipinge quattro tele raffiguranti girasoli. L’idea della comunità naufragherà e anzi Van Gogh e Gauguin litigheranno violentemente, tanto che il secondo lascerà l’amico e tornerà a Parigi. Van Gogh preso dalla rabbia e dallo sconforto si taglierà un orecchio.

Il quadro più pagato del mondo

Il 30 marzo 1987, anche coloro che non avevano interesse per l’arte furono informati dell’esistenza della serie dei Girasoli di van Gogh. Ha fatto il giro del mondo la notizia dell’acquisto a Londra (all’asta Christie’s) di uno dei dipinti della serie (Vaso con quindici girasoli) da parte del giapponese Yasuo Goto. Il magnate delle assicurazioni all’epoca sborsò l’equivalente di quasi 40 milioni di dollari: all’epoca la cifra più alta mai sborsata per dipinto. Il prezzo era più di quattro volte il precedente record, di circa 12 milioni di dollari, pagati per l’Adorazione dei Magi di Andrea Mantegna nel 1985. Questo nuovo record fu battuto pochi mesi dopo, con l’acquisto di un’altra opera di Van Gogh, gli Iris; per questo quadro l’imprenditore australiano Alan Bond pagò quasi 54 milioni di dollari (11 novembre 1987).

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Caffè di notte ad Arles (Madame Ginoux), quadro di Gauguin https://cultura.biografieonline.it/caffe-di-notte-ad-arles-gauguin/ https://cultura.biografieonline.it/caffe-di-notte-ad-arles-gauguin/#comments Sat, 07 Jan 2017 12:21:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20901 Tra il 1888 e il 1890 ad Arles, Paul Gauguin e Vincent van Gogh lavorarono sugli stessi temi. Entrambi realizzarono dipinti del Caffè di Arles e di Madame Ginoux. Gauguin in questo quadro che andiamo a raccontare – Caffè di notte ad Arles – ha reinterpretato i due lavori di Van Gogh, Il caffè di notte e L’Arlesiana (ritratto di Madame Ginoux, proprietaria del locale di Arles). Gauguin in questa opera ha unito i due soggetti: l’ambiente del Café de la Gare e la proprietaria al bancone, Madame Ginoux.

Caffè di notte ad Arles - Night Café ad Arles - Madame Ginoux - Gauguin - 1890
Caffè di notte ad Arles (Night Café ad Arles – Madame Ginoux) – Paul Gauguin, 1890. Olio su tela, 73 x 92 cm – Pushkin Museum, Mosca

Caffè di notte ad Arles (Madame Ginoux)

All’inizio del mese di novembre del 1888 Vincent van Gogh scrisse al fratello che Gauguin stava tentando di immortalare il caffè di notte che lui aveva già dipinto. Madame Ginoux era titolare del Café de la Gare di Arles, dove Van Gogh aveva soggiornato al suo arrivo in città. Il locale era stato frequentato da prostitute, tre delle quali sono proprio raffigurato da Gauguin sullo sfondo della sua versione.

Gauguin successivamente rielaborò la tela, aggiungendo la figura al lato estremo sinistro e l’uomo che conversa con le prostitute. Queste due figure, e Madame Ginoux stessa, erano già state dipinte – come detto – da Van Gogh, in altre opere.

L’opera di Gauguin è firmata in due punti: sul tavolo di marmo e sul bordo sinistro del tavolo da biliardo.

La storia di Gauguin e dell’orecchio tagliato di Van Gogh

Fu nel mese di ottobre del 1888 che Paul Gauguin si recò a Arles, su invito dell’amico Vincent van Gogh. L’obiettivo dell’olandese era di cercare di costruire una comunità di artisti. Van Gogh aveva a lungo sognato di creare questa comunità. Gauguin arrivò il 20 ottobre. Al 25 dicembre tutte le speranze di Van Gogh erano svanite, e i piani sfumati.

Spesso si è detto che Van Gogh si mozzò un orecchio a causa del litigio con Gauguin, che avvenne proprio in quei giorni. Ricerche epistolari più recenti hanno invece scoperto una lettera – datata 23 dicembre 1888 – in cui il fratello Theo van Gogh annunciava a Vincent le proprie nozze. Colto da un attacco d’ira, il pittore olandese, che all’epoca non aveva ancora venduto nessun quadro e dipendeva economicamente dal fratello Theo, prese un rasoio e si tagliò il lobo. Sta di fatto che Gauguin fuggì senza più rivedere il suo amico, e si sentì sempre amareggiato per questo.

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L’Arlesiana, Madame Ginoux dipinta da Van Gogh https://cultura.biografieonline.it/arlesiana-van-gogh/ https://cultura.biografieonline.it/arlesiana-van-gogh/#comments Mon, 12 Dec 2016 23:33:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20589 Vincent Van Gogh realizzò la tela intitolata “L’Arlesiana” nel 1888, dopo un ricovero in ospedale. Durante la sua permanenza nel nosocomio, la donna ritratta si occupò di Van Gogh e lo accudì fino a quando venne dimesso e riportato a casa. Van Gogh soffriva spesso di crisi nervose, che potevano sfociare anche in una profonda depressione.

Arlesiana - Van Gogh - 1888 - Arlesienne - con libri
L’Arlesiana con libri (Vincent Van Gogh, 1888) – Olio su tela, 91.5 x 73.7 cm, Metropolitan Museum of Art, New York

Nel periodo in cui realizzò questo quadro l’artista soggiornò ad Arles dove, fra le tante conoscenze, si legò alla protagonista del dipinto, madame Ginoux. Ella era proprietaria del Café de la Gare situato nel centro di Arles. Il locale era frequentato sia da Van Gogh che da altri artisti, fra cui Paul Gauguin. Anche madame Ginoux era affetta da crisi nervose e la malattia condivisa con l’amico, la avvicinò molto a Van Gogh, il quale. E’ dopo alcuni mesi di frequentazione che Van Gogh decise di immortalarla nei suoi ritratti. Ne fece più d’uno: quello che analizziamo in questo articolo è quello del 1888 dove compaiono dei libri sul tavolo.

L’Arlesiana (1888): analisi del dipinto

Madame Ginoux indossa un abito appartenente alla tradizione provenzale, aspetto voluto da Van Gogh, il quale desiderava ritrarre un soggetto in costume. Il dipinto venne realizzato in un’ora e Van Gogh ne fu molto soddisfatto. Scrisse, infatti, al fratello Theo van Gogh di aver realizzato finalmente il ritratto di una arlesiana e di essere felice del risultato ottenuto.

L’utilizzo di colori primari e la ricerca di un ritratto che rappresentasse la personalità del soggetto, sono stati i due punti di riferimento del lavoro dell’artista, che ha ritratto madame Ginoux con un’aria meditativa e assorta.

La brevità temporale del lavoro si può ricavare anche dalle pennellate che con colori primari definiscono il dipinto “L’Arlesiana“. Il giallo dello sfondo, il verde del tavolo, il nero dell’abito e l’arancio della sedia, sembrano essere stati scelti apposta per creare contrasto. Ma anche per essere utilizzati velocemente, quasi a non voler costringere la signora ad una posa troppo duratura. I colori sono quindi un modo per evidenziare il volto di madame Giroux a cui Van Gogh dona un’aurea di saggezza e una posa di tranquilla meditazione.

Le altre versioni

Esistono altre versioni del quadro. Nella prima versione, sempre del 1888, Van Gogh disegnò sul tavolo dei guanti e un ombrello.

Arlesiana - Van Gogh - 1888 - con guanti e ombrello
L’Arlesiana con guanti e ombrello – Olio su tela, 92.5 x 73.5 cm, Musée d’Orsay, Parigi

Ci sono poi altre versioni con lo stesso titolo, L’Arlesiana, dipinte dall’artista olandese, tutte nel mese di febbraio del 1890. Il soggetto è sempre Madame Ginoux, ma la posa è differente.

Arlesiana - Van Gogh - 1890 - Otterlo Arlesiana - Van Gogh - 1890 - Roma Arlesiana - Van Gogh - 1890 - Sao Paulo Arlesiana - Van Gogh - 1890 - collezione privata

Infine, ricordiamo anche una versione di Madame Ginoux al bancone del suo Café de la Gare realizzata dall’amico Paul Gauguin. Intitolato “Caffè di notte ad Arles” (Night Café ad Arles – Madame Ginoux), fu realizzato nell’ottobre del 1888; è esposto presso il Pushkin Museum di Mosca.

Caffè di notte ad Arles - Night Café ad Arles - Madame Ginoux - Gauguin - 1888
Caffè di notte ad Arles (Night Café ad Arles – Madame Ginoux) – Gauguin, 1888
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Paesaggio bretone. Il mulino David (quadro di Gauguin) https://cultura.biografieonline.it/paesaggio-bretone-mulino-david/ https://cultura.biografieonline.it/paesaggio-bretone-mulino-david/#respond Tue, 19 Apr 2016 12:23:07 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17935 Il dipinto che andiamo ad analizzare si intitola “Paesaggio bretone. Il mulino David“, di Gauguin. Paul Gauguin non ama gli impressionisti. La sua ricerca pittorica non si limita a rappresentare la realtà e per questo non riesce a considerare i suoi colleghi, amanti della luce, al suo stesso livello. La sua visione è quella che Picasso racconterà per se stesso a Gertrude Stein nel bel libro da lei dedicatogli: Picasso (in Italia pubblicato da Adelphi), cioè che dietro a ciò che vediamo esiste un’altra realtà che va svelata e quando solleviamo il velo dobbiamo riuscire a mostrarla nel modo più chiaro possibile.

Paesaggio bretone - Mulino David - quadro di Gauguin - Brittany Landscape - David Mill
Paesaggio bretone. Mulino David (Brittany Landscape. David Mill) • Opera: olio su tela, Cm 73 x 92 • Il quadro è esposto al Musée d’Orsay di Parigi

Così cerca di fare Gauguin: cerca attraverso l’esperienza visiva di astrarsi e mostrare la sua visione spirituale della realtà. E il suo peregrinare per la Polinesia alla ricerca di questa visione spirituale della realtà, lo porta ad approfondire ulteriormente la sua teoria. I contemporanei che lavorano come lui, benché su piani diversi, sono Cézanne e Van Gogh, con i quali Gauguin condivide le sue riflessioni e che mostreranno con la loro originalità tre differenti modi di distaccarsi dagli impressionisti. Gauguin chiama lo scopo della sua ricerca  appunto “astrazione“.

Paesaggio bretone. Il mulino David: analisi del dipinto

Il dipinto “Paesaggio bretone. Il mulino David, realizzato nel 1894, dopo il suo ritorno da Tahiti, è proprio un esempio della sua ricerca. Si tratta di un’opera stilisticamente semplice. Gauguin usa un disegno nitido, linee verticali e linee orizzontali per dividere in parti omogenee la scena.

La semplicità dell’esecuzione e la scelta di colori che non sono sempre aderenti alla realtà, ricordano il dipinto di un bambino. Il dipinto appare compatto e chiuso in una realtà mitica e ancestrale.

Probabilmente, la ricerca di cui si è detto parte proprio da questo: voler rappresentare una fotografia che nella sua semplicità primitiva chiede un’attenzione particolare, al fine di mostrare l’attenzione con la quale Gauguin ha ricostruito i dettagli. E la sensazione che vuole infondere allo spettatore rispecchia proprio questa necessità di guardare oltre la pura realtà di colori e luce.

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La belle Angéle (Gauguin) https://cultura.biografieonline.it/belle-angele-gauguin/ https://cultura.biografieonline.it/belle-angele-gauguin/#respond Mon, 21 Sep 2015 13:40:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15155 La bella Angéle è un celebre quadro: fu dipinto da Paul Gauguin nel 1889. Si tratta di un olio su tela che misura 92 x 73 cm. La signora ritratta è Marie-Angélique Sartre, un’ albergatrice di Pont-Aven, un paesino della Bretagna doveGauguin visse per un certo periodo della sua vita.

La belle Angele - Gauguin
La bella Angèle (1889, Olio su tela, Cm 92 x 73) – Musée d’Orsay, Parigi

All’epoca Marie-Angélique era una donna molto bella e Gauguin decise di ritrarla utilizzando una nuova sperimentazione formale. Tuttavia, il dipinto, che fu considerato da Degas un vero e proprio capolavoro, tanto che il pittore francese lo acquistò per la sua collezione nel 1891, non piacque alla donna che se ne lamentò con l’autore.

Gauguin – come è facile capire – ci rimase male, perché appena ebbe finito il dipinto, dichiarò alla stessa Marie che lo riteneva il suo ritratto più bello. E in effetti osservandolo con attenzione si vede come Gauguin abbia cambiato la prospettiva e non abbia seguito le regole basilari dello spazio ma abbia, invece, dipinto il quadro basandosi sulle regole delle stampe giapponesi.

Il busto della modella è inserito in un cerchio delimitato da un contorno nero che stacca la figura dallo sfondo decorativo. A fianco al ritratto, Gauguin disegna una ceramica peruviana, la quale ha il compito simbolico di accentuare l’incontro di generi diversi che il dipinto rappresenta.

L’opera “La belle Angéle“, al di là della sua bellezza formale, colpisce perché, a parer mio, è una sintesi speciale dell’amore di Gauguin per la simbologia primitiva e per il suo lavoro di semplificazione delle forme, portandole all’essenziale. In questa chiave di lettura il ritratto di Marie-Angélique diventa straordinario e la bellezza della donna appare in tutta evidenza, anche se tale evidenza non è immediata.

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L’atelier di Schuffenecker (Gauguin) https://cultura.biografieonline.it/gauguin-atelier-di-schuffenecker/ https://cultura.biografieonline.it/gauguin-atelier-di-schuffenecker/#respond Thu, 16 Apr 2015 08:16:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13970 L’atelier di Schuffenecker” (indicato anche come La bottega di Schuffenecker) è un quadro curioso, perché rappresenta l’epilogo di un’amicizia, immortalata da un dipinto che rappresenta, senza alcuna possibilità di contestazione, un giudizio radicale di Paul Gauguin sul suo amico e la sua famiglia.

Atelier di Schuffenecker - Gauguin - 1889
La bottega di Schuffenecker (Atelier de Schuffenecker) – Realizzato nel 1889 da Paul Gauguin, oggi è possibile ammirarlo presso il Museo d’Orsay di Parigi

L’atelier di Schuffenecker: breve storia

Gauguin e Schuffenecker si erano conosciuti all’inizio degli anni ’70 presso un agente di cambio dove entrambi lavoravano. Anche Schuffenecker dipingeva ma con minor talento di Gauguin. Tuttavia, aveva riconosciuto il talento enorme dell’amico e lo aveva anche aiutato nei momenti di difficoltà. Gauguin, infatti, era stato ospitato nella casa di Schuffenecker e ne conosceva bene la famiglia.

Schuffenecker aveva anche organizzato una mostra di Gauguin all’interno del Café Volpini, a Parigi, permettendo a molti altri giovani pittori di conoscerlo e di apprezzarlo. Ma verso la fine degli anni ’80, dopo questa mostra, il rapporto fra i due cambia e la loro amicizia si deteriora. Proprio in questo periodo Gauguin dipinge questo quadro che, come si può immediatamente notare, non è certo lusinghiero nei confronti della famiglia Schuffenecker.

L’atelier di Schuffenecker: il quadro

Il quadro è stato realizzato nel 1889 e si tratta di un olio su tela che misura 73×92 cm. I protagonisti sono Emile e Louise Schuffenecker che compaiono insieme ai loro figli. Louise è rappresentata come una donna severa, chiusa in se stessa, con un carattere dominatore e sicuro di sé.

Gauguin la dipinge, quindi, come una padrona di casa non piacevole e questo può essere dovuto a qualche screzio che si è manifestato fra i due, forse quando Gauguin era ospite a casa loro o forse per qualche aspetto del rapporto che lui aveva con il marito e sul quale la moglie si è intromessa.

Difficile dirlo, non sono rimaste lettere, né testimonianze di questa amicizia. Comunque sia, la donna appare come un gigante dominatore nei confronti del marito, che invece sembra piccolo e sottomesso.

Emile, infatti, appare ridicolizzato e sminuito. Indossa delle pantofole troppo grandi e appare intimidito nei confronti della moglie. Gauguin lo dipinge come un ometto insignificante. Qualsiasi motivo li abbia allontanati, ha condannato Emile ad una immortalità di dileggio. I colori utilizzati da Gauguin in questo quadro ricordano Van Gogh, soprattutto l’utilizzo dei colori primari.

L’atelier di Schuffenecker” è un dipinto minore nell’opera di Gauguin e, tuttavia, suscita una certa emozione sapere che ciò che rimane dell’amicizia fra lui ed Emile è rappresentato solo da questo quadro, testimonianza di rancore nei confronti di una persona che lo aveva aiutato nei momenti di difficoltà economica.

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Il pasto (quadro di Gauguin) https://cultura.biografieonline.it/gauguin-il-pasto/ https://cultura.biografieonline.it/gauguin-il-pasto/#comments Wed, 04 Mar 2015 15:53:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13518 Il pasto” fu dipinto nel 1891, poco dopo l’arrivo di Paul Gauguin a Tahiti. La tecnica utilizzata è olio su carta incollata su tela e misura 73×92 cm. Curiosamente non è un quadro che ritrae la vera vita tahitiana; anzi, dai volti dei bambini traspare una certa tensione ed un certo imbarazzo per il fatto di essere ritratti in quel contesto. La scena sembra costruita ed organizzata in modo premeditato e questo aspetto non toglie originalità all’opera: aggiunge invece inquietudine. E’ un quadro strano, dal significato difficile. Scoprirlo è come svelare un mistero.

Gauguin - Le repas - Il pasto - 1891
Paul Gauguin: Il pasto (Le repas, 1891) – Musée d’Orsay, Parigi

Il mistero del quadro “Il pasto”: analisi

Innanzitutto, non si tratta di un pasto: vi sono dei frutti e una ciotola ricolma di latte di cocco. I tahitiani non siedono a tavola per consumare il loro pasto, pertanto il quadro va visto come una doppia composizione: un ritratto dei bambini e una natura morta che riguarda la frutta, un recipiente, una ciotola e una zucca vuota posti sul tavolo.

Il coltello determina la prospettiva del dipinto. La grandezza delle banane e della ciotola attirano subito l’attenzione, sono enormi e occupano gran parte del quadro. Perché? La loro presenza dà un senso di ricchezza e di abbondanza, in contrasto con i visi dei bimbi che non sono felici di poter assaporare quei cibi.

La lettura di Gauguin, cioè la sua interpretazione, è puramente esotica e in questo dipinto manca la potenza delle opere successive. Eppure, il dipinto nasconde un mistero affascinante. Perché Gauguin decide di dipingere un quadro di questo tipo? Qual è il motivo per cui sceglie di ritrarre i tre bambini di fronte ad una natura morta? Si possono fare solo ipotesi, tuttavia il dipinto sembra contenere in sé una simbologia mistica.

L’unione fra cibo e fanciulli, in un contesto esotico, parrebbe unire l’interesse dell’autore per le raffigurazioni spirituali con l’incontro emozionante e scioccante che una nuova e diversissima civiltà, può avere suscitato in lui.

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Cristo giallo (quadro di Gauguin) https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cristo-giallo/ https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cristo-giallo/#respond Wed, 11 Feb 2015 11:47:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13021 Autoritratto con Cristo giallo” fu realizzato da Paul Gauguin fra il 1890 e il 1891, in un periodo triste e difficile per il pittore, che si apprestava a lasciare la Francia per Tahiti. Era la prima volta che Gauguin si recava in Polinesia. La decisione di partire avveniva in un momento di grande difficoltà: era disoccupato, non aveva soldi e la moglie lo aveva abbandonato da poche settimane. La sua determinazione a dipingere e a farsi riconoscere come pittore era però ancora più forte di prima. Il quadro lo testimonia.

Autoritratto con Cristo giallo - Paul Gauguin - 1890-1891
Autoritratto con Cristo giallo (Paul Gauguin, 1890-1891 – Musée d’Orsay, Parigi)

Autoritratto con Cristo giallo: analisi del quadro

Gauguin appare in primo piano con un volto deciso e serio mentre, dietro di lui, fanno da sfondo due suoi quadri. “Il Cristo giallo“, un quadro intenso, in cui il Cristo appare con il volto di Gauguin. La sofferenza del Cristo è accentuata dalla scena in cui alcune donne non visibili in questo quadro sono inginocchiate in preghiera. Il contesto è rurale ed il colore della pelle di Gesù riprende quello del grano che circonda il crocefisso. In questo dipinto, il Cristo sembra abbracciare Gauguin che, con uno sguardo truce, osserva lo spettatore.

Cristo giallo - Paul Gauguin - 1889
Il Cristo giallo (Paul Gauguin, 1889 – Olio su tela – 92,5×73 cm – Albright-Knox Art Gallery, Buffalo)

A destra, invece, possiamo vedere il Vaso autoritratto in forma di testa grottesca, un oggetto che forse era adibito a tabacchiera, e che Gauguin aveva realizzato usando argilla. Il risultato gli piaceva, perché in qualche modo raffigurava l’istinto selvaggio e primitivo del pittore, che proprio in quei giorni stava per partire per lungo viaggio verso le isole della Polinesia dove avrebbe iniziato una nuova avventura artistica.

Questo è un altro aspetto importante del dipinto che in qualche modo segna una linea di confine, un cambiamento che lo avrebbe portato ad esprimere, in un amalgama perfetto, la sua anima selvaggia e il suo desiderio di spiritualità attraverso miti primitivi e istinti primordiali.

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