Francisco Goya Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 03 Feb 2021 16:06:58 +0000 it-IT hourly 1 Il sonno della ragione genera mostri, opera di Goya https://cultura.biografieonline.it/sonno-ragione-genera-mostri-opera-goya/ https://cultura.biografieonline.it/sonno-ragione-genera-mostri-opera-goya/#comments Wed, 04 Oct 2017 15:08:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23428 Il sonno della ragione genera mostri fa parte della collezione composta da ottanta incisioni ad acquaforte intitolata I capricci, una metafora realizzata da Francisco Goya dove l’artista invita gli uomini a non perdere il controllo dell’intelletto. Tra queste incisioni c’è il disegno prodotto dall’artista spagnolo nel 1797, di dimensioni 21,6×16,2, custodito presso la Biblioteca Nacional de Espana, a Madrid.

Il sogno della ragione genera mostri - El sueno de la razon produce monstruos
Dettaglio centrale dell’opera

Il sonno della ragione genera mostri: descrizione dell’opera

L’opera in esame è il foglio 43 della serie pubblicata nel 1799. Questo lavoro rappresenta una delle opere più famose. Nel disegno al centro si vede un uomo che sta dormendo con la testa poggiata tra le braccia appoggiato su un mobile. Su questo mobile è stata fatta un’incisione e riportata la scritta: Il sonno della ragione genera mostri. Da qui il titolo dell’opera.

Alle spalle dell’uomo che dorme, sono disegnati gufi, pipistrelli, gatti e altri animali privi di dettagli che si intravedono. Sono tutti animali notturni.

El sueño de la razón produce monstruos - Il sonno della ragione genera mostri - Caprichos 43
Il sonno della ragione genera mostri (El sueño de la razón produce monstruos) – Caprichos 43

Interpretazioni

Esistono tre manoscritti che hanno dato vita all’interpretazione di questa incisione. Si tratterebbe dell’autore stesso, Goya, che sta dormendo. La folla di animali alle sue spalle rappresenterebbe il frutto della sua immaginazione. In sintesi, dormendo, viene meno la ragione e si dà vita alla creazione di mostri.

Stando a questi tre documenti, alla base della creazione esiste la fantasia che, se lavora senza la ragione, crea e dà vita ad elementi irreali. Quest’opera nasconde una questione filosofica molto più complessa. L’autore invita alla riflessione sul male che investe la società dei suoi tempi. La ragione rappresenta la vera essenza dell’uomo, che lo distingue dagli altri esseri viventi. Senza il controllo dell’intelletto, il mondo verrebbe sopraffatto da impulsi violenti e indomabili.

Altre opere della serie

Tra le opere delle 80 tavole si ricorda anche “I disastri della guerra”, dove l’artista spagnolo ha rappresentato la dura e triste realtà della guerra d’indipendenza di Spagna con molta intensità. Una testimonianza dei disastri provocati dalla guerra lasciati a testimonianza grazie alla sua arte. Questa raccolta di incisioni è rimasta inedita sino al 1863 quando, per la prima volta, dopo vent’anni dalla morte dell’autore, è stata pubblicata.

I disastri della guerra - Los desastres de la guerra - The Disasters of War
I disastri della guerra (Los desastres de la guerra)

È stata realizzata da Goya infatti tra il 1810 e il 1812, i cosiddetti anni della fame. Un’opera con cui il pittore spagnolo esprime e mette in evidenza il fallimento delle idee. Opere che l’artista dipinge dal vivo proprio nel corso della rivolta del popolo spagnolo contro l’occupazione di Napoleone. Rappresenta il sentire, mette in luce il suo stato d’animo, descrivendo – al contempo – i tempi che sta vivendo. Un’arte, una poesia d’immagini, dove l’artista si interroga e libera lo spirito con senso critico analizzando la realtà che lo circonda. Va oltre l’apparenza, resta autentico e originale.

Con la sua arte, Francisco Goya riesce a conquistare tutti: i nobili gli commissionano i ritratti, che costituiscono per l’artista fonte di guadagno. La sua arte non è circoscritta all’età illuminista, bensì anticipa i tempi, aprendosi verso il Romanticismo e il realismo.

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Il grande caprone, opera di Goya https://cultura.biografieonline.it/grande-caprone-goya/ https://cultura.biografieonline.it/grande-caprone-goya/#respond Tue, 26 Sep 2017 18:28:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23340 Il grande caprone (El gran cabròn) o “Sabba” è un quadro – olio su tela – di Francisco Goya realizzato tra il 1797-1798 su commissione. L’incarico gli è stato assegnato dai duchi di Osuna. Questo dipinto è parte di un ciclo di otto tele commissionate per la residenza di campagna dei dichi, l’Alameda, vicino Madrid. Il tema richiesto dai committenti è quello di rappresentare scene di stregoneria, esorcismo e satanismo. Va considerato che sono temi molto diffusi tra l’aristocrazia di questo periodo. Così Goya realizza il grande caprone, protagonista della tela.

Gran caprone - Sabba - dettaglio - quadro Goya
Il dettaglio centrale del quadro con il grande caprone e i volti dei personaggi.

Il grande caprone: descrizione del dipinto

Il caprone è un simbolo diabolico, che si erge sulle robuste zampe posteriori mentre attende di ricevere dalle streghe i corpi dei bambini, vittime sacrificali di quella notte o di quella mattina. Goya rappresenta in questa tela volti grotteschi e deformi, con un cielo segnato dalla presenza dei pipistrelli che danno ancora più il senso alla pittura.

La scena rappresentata è quella di un rito satanico. “Il sabba” è un’opera tra le più famose dell’artista spagnolo. E’ conservata presso il museo Làzaro Galdiano di Madrid, e misura 44×31 centimetri. Si vedono rappresentate le streghe e i due bambini che stanno per essere offerti in sacrificio.

Uno dei due bambini è in carne, ben nutrito, l’altro è scheletrico. Mentre un altro piccolo è a terra esanime, anche lui scheletrico. Gli altri sono appesi a un bastone, sorretto da una vecchia strega. Dall’atmosfera non si comprende bene se si tratta di un rito svolto durante il tramonto o all’alba.

In alto a sinistra, si intravede la luna, in posizione simbolica. Questo perché la sinistra è vista nell’interpretazione come la posizione del male, tema rafforzato dal fatto che il caprone tende in alto la zampa sinistra per afferrare il bambino che gli viene offerto. Goya si ispira nella realizzazione di quest’opera all’antica tradizione popolare spagnola e non solo. Trae ispirazione anche alle opere drammatiche realizzate per il teatro da Antonio Zamora, oppure ai racconti di Leandro Fernàndez de Moratìn.

L’animale protagonista dell’opera di Goya, Il grande caprone, è rappresentato con un mantello nero, il muso bianco e con delle corna enormi. Vi sono rametti di quercia intrecciati sulle corna. I suoi occhi sono rossi.

Goya - Il grande caprone - Sabba 1797-1798
Il grande caprone (o Gran caprone, o Sabba): immagine intera del quadro di Francisco Goya realizzato nel periodo 1797-1798.

Il significato del quadro

Goya con questo quadro approfondisce un’intimità psicologica, le paure intime, le angosce esistenziali dell’uomo. Charles Baudelaire descriveva con queste parole ne “I Fiori del Male” la pittura dell’artista spagnolo:

Goya: incubo colmo d’arcani senza fine; feti cotti in un sabba, su qualche orrida balza; laide streghe allo specchio; ignude ragazzine che per tentare il diavolo si tiran su la calza.”

E ancora ne “Quelques caricaturistes étrangers”, pubblicato in “Le Présent” il 15 ottobre 1857, Baudelaire lo descriveva così:

Goya è sempre un artista grande e spesso spaventoso. All’allegria, alla giovialità, alla satira spagnola degli anni di Cervantes, egli unisce uno spirito assai più moderno, o se non altro molto più perseguito nei tempi moderni, l’amore dell’inafferrabile, il sentimento dei contrasti violenti, dei terrori della natura e delle fisionomie umane stranamente deviate dalla circostanze a uno stato di animalità. […] tutte le dissolutezze del sogno, tutte le iperboli dell’allucinazione, e poi tutte quelle spagnole alte e slanciate che certe vecchie perpetue lavano e preparano per il sabba, o per la prostituzione della sera, il sabba della nostra civiltà! […]

Il merito grande di Goya sta nel creare il mostruoso verosimile. I suoi mostri sono nati pieni di vita, di armonia. Nessuno più di lui ha osato nel senso dell’assurdo possibile. Tutti quei contorcimenti, quelle facce bestiali, quei ghigni diabolici, sono pervasi di umanità.”

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Il parasole, storia e analisi del celebre quadro di Francisco Goya https://cultura.biografieonline.it/il-parasole-goya/ https://cultura.biografieonline.it/il-parasole-goya/#respond Tue, 25 Jul 2017 08:17:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22857 La scena del quadro “Il parasole” si svolge in un’atmosfera da villaggio, dove Francisco Goya dipinge due figure. Una ragazza ben vestita, secondo i canoni della moda francese, e un servo o forse uno spasimante della giovane, dipinto con i capelli raccolti con una piccola rete e con una cintura di seta colorata. Si tratta di uno dei dipinti più importanti della produzione artistica di Goya.

Il parasole - Goya - El quitasol - The Parasol - 1777
Il parasole (El quitasol, 1777)

Il parasole: analisi del dipinto

La giovane donna è distesa sull’erba con un cagnolino che dorme sulle sue gambe, mentre il corteggiatore la ripara dal Sole con un parasole verde. L’uomo e la donna sono rappresentati come una piramide, proprio al centro del cartone. La figura prospettica invece è bloccata sulla sinistra della rappresentazione con il muro. La scena si sposta infatti sul paesaggio di destra.

È un dipinto caratterizzato dalla luce dei colori accostati. La sottana è di colore arancio e spicca a contrasto con l’azzurro del corpetto, facendo vivificare entrambi i colori, rendendoli sgargianti. Il volto della fanciulla è caratterizzato dalla luce: in un gioco tra luci e ombre, viene evidenziato. Mentre il volto del ragazzo è illuminato dal sole.

Il dipinto è un olio su tela realizzato nel 1777, di centimetri 104 x 152, custodito a Madrid, presso il Museo del Prado. È un’opera che il pittore spagnolo ha eseguito tra il 3 marzo e il 12 agosto 1777, quindi consegnata alla Real Fabrica di Santa Barbara. Pare che all’artista sia stata data una bassa retribuzione. L’opera Il parasole (in spagnolo: El quitasol), infatti, è stata sottostimata, si presume a causa del numero ridotto dei soggetti dipinti.

Il parasole - Goya - dettaglio
Il parasole: i volti in dettaglio

Il significato

Il cartone rappresenta la maja, cioè la ragazza del popolo, e il ragazzo, intenti ad un innocente gioco amoroso. È un tema che è presente in molte opere, questo del parasole, dai romanzi ai quadri, proprio della cultura del tempo. Tanto che per i critici è stato vano rintracciare una fonte, sia figurativa sia letteraria.

Il quadro di Francisco Goya è un’opera ricca di dettagli e di colore, piena di joie de vivre, tipica allusione al regno di Carlo III di Spagna. Tra i colori utilizzati, ce n’è uno che spicca in assoluto: il rosso puro. Insomma, Goya utilizza un colore primario direttamente sulla tela, preludendo gli sviluppi di una pittura romantica o addirittura impressionista.

Breve storia

Goya ha dipinto quest’opera in un momento particolare della sua vita: quando cioè sposa Josefa, sorella di Francisco Bayeu, che faceva parte dell’Accademia Reale delle Belle Arti. Un matrimonio, con la sorella di Bayeu, che assicurò all’artista nuovi contratti di lavoro. Grazie a lui, Goya arriva alla Corte reale, realizzando, tra le altre opere, un ritratto di Carlo IV e dei suoi parenti. Una pittura in cui l’artista spagnolo ritrae tutti i membri della famiglia, che abbiamo già analizzato nell’articolo dal titolo “La famiglia di Carlo IV”.

L’artista spagnolo ha una grande passione per il colore e il gioco delle ombre, come dimostrano le sue opere. Quest’opera fa parte di una collezione e rappresenta uno dei suoi primi lavori: i cartoni per arazzi eseguiti appunto per dei Reali di Santa Barbara. Si tratta di quadri che ritraggono scene campestri, feste e costumi popolari spagnoli. Tra queste opere realizza anche “Il parasole“, dove sviluppa il tema dell’amore. Il dipinto è inoltre considerato un preludio agli sviluppi futuri della pittura romantica.

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Il 2 maggio 1808 (quadro di Goya) https://cultura.biografieonline.it/goya-il-2-maggio-1808/ https://cultura.biografieonline.it/goya-il-2-maggio-1808/#comments Mon, 01 May 2017 07:49:28 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22433 In quest’opera realizzata nel 1814, Francisco Goya rappresenta una battaglia, quella avvenuta il 2 maggio 1808, tra la Spagna e Napoleone Bonaparte. Il pittore spagnolo è stato testimone delle violenze e delle brutalità del conflitto e delle sanguinose repressioni contro i civili. Il quadro è intitolato Il 2 maggio 1808 o conosciuto anche come “El dos de mayo de 1808 en Madrid o La carga de los mamelucos en la Puerta del Sol“.

2 maggio 1808 - quadro - Goya
2 maggio 1808 (Francisco Goya, 1814) – Olio su tela, 268 x 347 centimetri, Museo del Prado, Madrid.

Il 2 maggio 1808, descrizione del dipinto

Si vedono tra i fumi della guerra, sullo sfondo, alcuni edifici tipicamente spagnoli. Ciò permette di identificare il luogo: secondo la tradizione si tratterebbe della “Porta del Sol” di Madrid. Anche se l’ipotesi è stata respinta dal catalogo del Prado e dalla dimostrazione data da Demerson che Francisco Goya nel 1808 non viveva alla Puerta del Sol. Qui infatti abitava il figlio di Goya. Non è escluso quindi che il bozzetto sia stato fatto dal vivo proprio alla Puerta del Sol.

Inoltre sono raffigurati i soldati francesi. Essi di distinguono da quelli spagnoli in quanto indossano dei turbanti. Sono infatti dei mamelucchi (soldati egiziani assoldati dal generale Gioacchino Murat) della Guardia Imperiale francese. A loro viene appunto ordinato di attaccare i cittadini rivoltosi, proprio in quel giorno, il 2 maggio 1808.

Gli altri, i civili spagnoli, sono raffigurati senza cavallo, a terra, privi di corazza. Essi cercano di contrastare l’attacco dei mamelucchi. Alcuni ci riescono, altri vengono uccisi. Proprio come l’uomo dipinto sulla destra, sotto i cavalli.

dettaglio - 2 maggio 1808 - quadro - Goya
Alcuni volti in dettaglio

Il messaggio di Goya

Nel dipinto di Goya non vi sono rappresentati eroi bensì la nuda ferocia e la violenza. Tali caratteristiche sono evidenziate nei volti degli assalitori. Goya, sostenitore della resistenza, ha voluto ricordare lo sforzo dei valorosi cittadini spagnoli al punto di chiedere con una lettera inviata il 24 febbraio 1814 alla Reggenza spagnola se poteva realizzare il dipinto:

…per ricordare per mezzo del pennello le più memorabili ed eroiche scene della nostra gloriosa insurrezione contro il tiranno d’Europa.

Da qui la risposta del governo – avvenuta il 9 marzo – al pittore spagnolo, che si prese carico di pagare le spese per le tele, per i colori e per gli strumenti e l’autorizzazione che porta appunto alla creazione dell’opera avvenuta nel 1814.

Oltre a questo capolavoro, Goya ne realizza anche un altro, Il 3 maggio 1808, un olio su tela, di centimetri 266 x 345, anche questo conservato al Museo del Prado di Madrid. In quest’altra opera rappresenta i temi della guerra, della ingiustizia e del terrore.

Entrambi i quadri rappresentano i momenti in cui le truppe francesi invadono la Spagna e catturano, per poi eliminarli, un gran numero di cittadini spagnoli. Questi due dipinti, durante la guerra civile spagnola a causa dei bombardamenti e per proteggerli, tra il 1936 e il 1939, sono stati trasportati attraverso dei camion proprio perché il governo repubblicano decise l’evacuazione di molte opere dal Museo del Prado. Tuttavia a causa di un incidente il camion che trasportava Il 2 maggio 1808 venne danneggiato. Molte parti del dipinto sono andate distrutte per poi essere restaurate. Sono state tuttavia lasciate alcune parti rovinate volontariamente, per testimoniare la distruzione portata dalla guerra civile.

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La famiglia di Carlo IV, opera di Goya https://cultura.biografieonline.it/famiglia-di-carlo-iv-goya/ https://cultura.biografieonline.it/famiglia-di-carlo-iv-goya/#comments Thu, 23 Mar 2017 20:04:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21878 Nell’opera La famiglia di Carlo IV di Francisco Goya si vede protagonista la famiglia reale di Carlo IV di Spagna (1748-1819). Il quadro è stato realizzato nel periodo che va dal 1800 al 1801. Le sue dimensioni sono 280 x 336 centimetri. L’opera è custodita presso il museo del Prado, a Madrid.

Carlo IV e famiglia - Goya - dettaglio
La famiglia di Carlo IV: un dettaglio del quadro

In questa pittura sono ritratti tutti i membri più importanti della famiglia. E’ riduttivo pensare che si tratti di un semplice ritratto. Quest’opera infatti è stata oggetto di varie letture da parte degli studiosi. Tra le varie tesi, c’è quella (non ritenuta veritiera dopo diverse verifiche) secondo cui Goya avrebbe tentato di mettere in risalto i difetti della famiglia reale spagnola.

Tuttavia è una teoria che non regge, in quanto il quadro è stato commissionato all’artista dalla stessa famiglia. Dunque perché avrebbe dovuto realizzare una caricatura?

La famiglia di Carlo IV - quadro di Goya
Il quadro completo

La famiglia di Carlo IV, descrizione del quadro

L’ambiente in cui l’artista inserisce i protagonisti è spoglio. Manca di dettagli, si vedono solo due quadri in lontananza. La luce penetra dall’esterno ed evidenzia i personaggi, ad eccezione dell’uomo in penombra con la parrucca in secondo piano. Si tratta di un autoritratto di Goya, mentre sta dipingendo una tela.

Famiglia Carlo IV - Goya nel suo ritratto
Il dettaglio in cui appare Francisco Goya stesso

In primo piano è rappresentato Carlo IV con una giacca decorata da tantissime medaglie. Il volto è normale, tanto che se non fosse per le medaglie, non si capirebbe che si tratta di un re. Al centro si trova la moglie del sovrano, Maria Luisa di Borbone–Parma. Ella è posta al centro proprio perché l’artista vuole evidenziare che il potere è rappresentato dalla donna e non dal marito. E’ attorno a lei che ruota tutto. La donna è rappresentata con i due figli piccoli accanto.

Guardando il quadro da sinistra, sotto l’autoritratto di Goya, ci sono Fernando con la giacca blu, il principe ereditario del regno, e il fratello Carlo vestito di rosso. Accanto al principe si trova una signora anziana: si tratta di Josefa, sorella del re. A destra del quadro, ci sono invece gli sposi con un bambino in braccio. Sono il duca e la duchessa di Parma. Il neonato è l’erede del regno.

Alle spalle del re c’è un altro uomo: il fratello minore di Carlo IV, Don Antonio Pasquale. Chi sia la donna accanto a lui è ancora oggi un mistero: non si conosce infatti la sua identità. Anche della donna accanto a Fernando, che volge lo sguardo verso la regina, non si conosce l’identità. Potrebbe trattarsi di una donna immaginaria, come a voler rappresentare la futura sposa dell’ereditiere che allora aveva solo sedici anni.

Commento all’opera

In questa pittura Goya utilizza una caratteristica propria dell’Illuminismo, la corrente di pensiero a cui l’artista è molto legato. Utilizza la luce che evidenzia i bellissimi vestiti, ma contemporaneamente mette in risalto i difetti dei protagonisti. La luce della ragione, secondo la corrente illuminista, è fondamentale per carpire la verità ed eliminare l’oscurità dell’ignoranza.

Osservando con attenzione il dipinto si nota che solo i soggetti più giovani non sono completamente pervasi dalla luce. Solo loro non mostrano difetti. Si tratta di una scelta che Goya fa in modo critico. Probabilmente li reputa innocenti riguardo alla pessima amministrazione che la Spagna ha, sotto la guida di Carlo IV.

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Saturno che divora i suoi figli (opera di Francisco Goya) https://cultura.biografieonline.it/saturno-che-divora-i-suoi-figli/ https://cultura.biografieonline.it/saturno-che-divora-i-suoi-figli/#respond Mon, 28 Nov 2016 12:52:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20442 Saturno che divora i suoi figli” rappresenta uno dei quadri più famosi dell’artista spagnolo Francisco Goya, una personalità molto importante nel corso dei suoi anni, in quanto testimoniò con le sue opere eventi di cronaca del suo tempo.

Saturno che divora i suoi figli - Saturno devorando a su hijo - Saturn Devouring His Son
Saturno che divora i suoi figli (Saturno devorando a su hijo) – dettaglio principale del quadro di Goya

Saturno che divora i suoi figli: analisi del quadro

L’opera vede come soggetto i figli di Crono e Saturno, dei greci. Si tratta di un’opera realizzata da Goya in tarda età. Il quadro fu realizzato infatti tra il 1819 e il 1823. Di dimensioni 143 x 81 centimetri, è custodito al Museo del Prado di Madrid.

Goya, nel 1819, acquistò un appartamento, il Quinta del Sordo, abitato in precedenza da una persona sorda. Quando l’artista andò a viverci, lo era anche lui, proprio a causa della febbre che lo aveva colpito nel 1792. Prima di spostarsi a Bordeaux, in questa casa il pittore realizzò 14 opere. Si tratta di pitture a olio sulle mura dell’abitazione, quando era ossessionato dalla morte e triste per la guerra civile che stava svolgendosi in Spagna.

Il suo modo di dipingere rappresenta la libertà di un poeta del sentire. Esce dagli schemi neoclassici, perfezionisti del suo tempo, mettendo a nudo la descrizione interiore. Francisco Goya si mette in discussione, si interroga. Proprio da questo stato d’animo nascono queste opere che prendono il nome di Black Paintings, tra cui troviamo proprio “Saturno che divora i suoi figli“.

Goya ha realizzato quest’opera nella sala da pranzo, dove si vede Saturno che, per terrore che i figli potessero spodestarlo, proprio come lui fece con suo padre Caelus (questo appunto secondo la tradizione greca), li divora. L’artista non ha dato nessun nome a queste 14 opere.

L’opera “Saturno che divora i suoi figli” mostra Saturno mentre divora il suo successore, che è senza testa e senza un braccio, pronto a mordere ancora la carne di suo figlio, con lo sguardo che brilla, evidenziato dagli occhi spalancati. Lo sfondo è scuro: l’unica parte dalla quale si evidenzia la luce è quella della carne del giovane e del sangue che fuoriesce dal suo corpo.

Saturno che divora i suoi figli – Francisco Goya
Saturno che divora i suoi figli (quadro completo) – Francisco Goya (1819-1823) – Museo del Prado, Madrid (Spagna)

Significato del quadro

Sono state elaborate differenti teorie sul significato del quadro. La prima teoria riguarda il conflitto tra la gioventù e la vecchiaia. Il tempo è rappresentato da Saturno, che distrugge il passato, lasciando catastrofe.

Una seconda teoria vedrebbe invece la fame del titano come un’allegoria della Spagna. In tale contesto Saturno rappresenta la patria che sta uccidendo i propri figli. E lo fa attraverso guerre e rivoluzioni svoltesi negli anni passati.

La terza teoria invece sembrerebbe riguardare il rapporto tra lo stesso pittore e suo figlio Xavier Goya. Fu l’unico suo figlio sopravvissuto a differenti malattie e a guerre.

Il confronto con l’opera di Rubens

E’ possibile che Goya trasse ispirazione da un’opera di Rubens del 1636. Il quadro di Rubens Saturno che divora i suoi figli è conservato anch’esso presso il Prado, pertanto è possibile ammirarli entrambe nello stesso luogo.

Saturno che divora suo figlio - Rubens
Saturno che divora suo figlio (Pieter Paul Rubens, 1636)

Quest’ultima è però un’opera dal simbolismo più convenzionale. Il dio Saturno viene rappresentato nel suo atto con maggiore freddezza. Goya invece lo mostra più come un uomo attanagliato dalla pazzia.

Nel dipinto di Rubens il figlio appare come un bambino indifeso. Goya aveva prodotto un disegno sul medesimo soggetto, più vicino al modello di Rubens, diversi anni prima della sua opera, intorno al 1797.

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Disastri della guerra (opera di Francisco Goya) https://cultura.biografieonline.it/disastri-della-guerra-goya/ https://cultura.biografieonline.it/disastri-della-guerra-goya/#comments Tue, 27 Sep 2016 10:50:08 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19965 Con “I disastri della guerra” (Los desastres de la guerra) Francisco Goya è riuscito a rappresentare la dura e triste realtà della guerra d’indipendenza di Spagna con tanta intensità. Si tratta per Goya di una vera e propria testimonianza dei disastri provocati dalla guerra che possono essere trattati attraverso l’arte. L’opera, una serie di incisioni, è composta da 80 tavole.

I disastri della guerra - The Disasters of War - Tristi presentimenti di ciò che accadrà - Tristes presentimientos de lo que ha de acontecer - Gloomy premonitions of what must come to pass
Tristi presentimenti di ciò che accadrà – E’ la tavola N.1 delle 80 che compongono l’opera “I disastri della guerra

I disastri della guerra: le prime tavole

La prima tavola, dal titolo “Tristi presentimenti di ciò che accadrà” (Tristes presentimientos de lo que ha de acontecer), ritrae un uomo inginocchiato e supplicante, vestito di stracci, con lo sguardo rivolto verso l’alto. Sullo sfondo regna l’oscurità, angosciante, quasi come se fosse popolata da mostri.

Con o senza la ragione - Con razon ó sin ella - With or without reason
Con o senza la ragione” (Con razon ó sin ella)

Si prosegue con la tavola dal titolo “Con o senza la ragione” (Con razon ó sin ella), dove alcuni patrioti spagnoli stanno per essere fucilati da un plotone di soldati napoleonici. Gli uomini lottano sino alla morte.

I disastri della guerra - Los desastres de la guerra - The Disasters of War
I disastri della guerra: Tavola N.3, “Lo mismo

La terza, si intitola “Lo stesso” (Lo mismo) e fa riferimento allo stesso soggetto della precedente, dove vi è appunto l’assenza della ragione. Qui un patriota brandisce la sua ascia contro un soldato francese, mentre sullo sfondo un altro spagnolo accoltella il nemico. E’ una scena carica di drammaticità. Sono scene, queste, che si susseguono.

La storia dell’opera

Quest’opera rimase a lungo inedita. Venne infatti pubblicata nel 1863, per la prima volta, a distanza di quasi vent’anni dalla morte del pittore. Quando Goya iniziò a realizzarla era il 1810. Il 1811 e il 1812 sono gli anni che vengono definiti “anni della fame”. Alle ingiustizie della guerra si aggiunge anche la disperazione per la fame. L’artista descrive gli effetti, che si possono vedere dalle tavole 48 alla 64.

Con I disastri della guerra, Goya vuole testimoniare il fallimento delle idee. Ma non è tutto. Uomo dall’animo sensibile, è il primo a notare, e tra i primi a rappresentarla, la miseria della prostituzione. Mette infatti in evidenza la condizione di vittime di queste donne costrette a prostituirsi. Insomma, attraverso queste incisioni, Goya evidenzia come il conflitto faccia venir fuori il peggio della natura umana.

Io lo vidi - Yo lo vi - I saw it - Tavola 44
Io lo vidi (Yo lo vi) – Tavola 44

Il contesto storico

Sono opere che Francisco Goya dipinge dal vivo durante la rivolta del popolo spagnolo contro l’occupazione napoleonica. Dipinge il sentire, fa emergere il suo stato d’animo, descrive i tempi che sta vivendo, lo fa con poesia attraverso le sue opere. Si interroga, libera lo spirito.

Con sentimento e intuizione, non gli manca affatto il senso critico circa la realtà che lo circonda. L’artista dà testimonianza guardando oltre l’apparenza. Seppure autentico e originale, diventa anche un pittore molto ricercato dalle corti. Ritratti che gli vengono commissionati dai nobili che gli danno la possibilità di guadagnare, lasciandolo libero di esprimersi.

Questo è il peggiore - Esto es lo peor - Tavola 74
Tavola 74: “Questo è il peggiore” (Esto es lo peor!). Un lupo scrive “Mísera humanidad la culpa es tuya. Casti“. Si riferisce allo scrittore italiano Giambattista Casti, autore del poema “Gli animali parlanti”, nel quale appare il verso “O schiava umanità, la colpa è tua” (XXI, 57)

Goya ritrae poi la disperazione, il sacro e il profano. E ancora: la vita, la morte, il bello e il brutto. Documenta la stupidità e la follia umana. Realizza scene fantastiche, ispirate dai suoi sogni. E’ un abile incisore, come aveva già dimostrato ad esempio con i suoi “Capricci” (Los Caprichos).

È uno dei più grandi pittori spagnoli dell’età illuminista, anticipa i tempi, proponendo un’apertura verso il Romanticismo e il Realismo, attingendo appunto anche dalla vita reale, oltre che da immagini fantastiche dettate dalla sua immaginazione. È un artista libero, che ama i piaceri della vita. Con il suo messaggio afferma che in arte non ci sono regole, ma conta senza dubbio la personalità del pittore. Il periodo in cui si dedica a “I disastri della guerra” è un anno critico per la storia del suo Paese. Goya accetta commissioni e onorificenze dai governanti stranieri, ma contemporaneamente condanna la guerra. E lo fa in modo magistrale attraverso queste incisioni.

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Caprichos (Capricci), opera di Goya https://cultura.biografieonline.it/los-caprichos-goya/ https://cultura.biografieonline.it/los-caprichos-goya/#comments Mon, 12 Sep 2016 08:43:54 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19685 Los Caprichos” (I capricci), è una serie di 80 tavole realizzata dal maestro spagnolo Francisco Goya nel 1799. Sono pensieri stravaganti che creano immagini di fantasia, caratterizzate da una satira pungente, che puntano a descrivere tutti i mali, i pregiudizi, gli inganni, nonché le menzogne della società spagnola di quell’epoca. Ad aprire la serie dei Capricci c’è l’esaltazione della ragione, con l’Autoritratto.

Los Caprichos - Goya - Autoritratto
Caprichos: (Goya, Autoritratto, Tavola 1) – Come preludio alla sua opera “Capricci”, Goya ha ritratto se stesso, mostrando l’autore di questa serie di satire sulla società spagnola del suo tempo. Goya si rappresenta in atteggiamento satirico e come un personaggio importante.

Le tavole di Goya sottolineano le caratteristiche di ogni classe: da quelle più povere alla chiesa, dalla nobiltà alla famiglia reale. Le tavole di Goya suscitano scandalo. Molti infatti vi si riconoscono, dopo la pubblicazione, tanto che interviene la Santa Inquisizione, che reputa le stampe blasfeme e scandalose.

Grazie a un ordine formale rilasciato dal re Carlo IV di Spagna, Goya viene risparmiato dall’Inquisizione. L’artista ha realizzato le tavole “Los Caprichos” utilizzando la tecnica dell’acquatinta e dell’acquaforte. Nelle sue incisioni Goya è spietato, crudele e – in alcune – è anche vicino al surrealismo.

L’uomo rappresentato da Goya non è mai limitato in un paesaggio monotono, ma è un uomo difforme, umano o sovrumano, che viene animato dalle passioni eroiche e agitato al contempo dalla superstizione.

Los Caprichos: tre tavole famose

Tra le 80 tavole che compongono la serie dei Capricci, di seguito ne analizziamo tre, quelle più rappresentative:

  1. Anche il nonno (Hasta su abuelo, Tavola N.39)
  2. E’ che non si può (Tu que no puedes, Tavola N.42)
  3. Il sonno della ragione genera mostri (El sueño de la razón produce monstruos, Tavola N.43)
Hasta su abuelo - Anche il nonno - Capricci 39 - Goya
Hasta su abuelo (Anche il nonno) – Caprichos 39 (Goya)

Nella prima incisione, dal titolo “Hasta su abuelo (Anche il nonno), Francisco Goya ritrae i privilegiati, criticando i membri reputati inutili. E’ una nobiltà che è riuscita ad ottenere la sua posizione di privilegio non per merito personale, ma per eredità.

Tu que no puedes (Non si può) - Capricci 42
Tu que no puedes (Non si può) – Caprichos 42

Nella seconda, “Tu que no puedes (Non si può), Goya analizza in maniera brutale e critica umoristica l’ingiustizia della società di classe. In pratica ritrae i lavoratori che sostengono con i propri dolori i gruppi privilegiati (chiesa e nobiltà). Questi ultimi sono ritratti come parassiti incompetenti, ovvero come degli asini. Mentre i lavoratori sono ritratti come persone che sostengono gli animali.

El sueño de la razón produce monstruos - Il sonno della ragione genera mostri - Capricci 43
El sueño de la razón produce monstruos (Il sonno della ragione genera mostri) – Caprichos 43

Nella terza, forse la più celebre, “El sueño de la razón produce monstruos(Il sonno della ragione genera mostri), l’artista ritrae un uomo colto nella sua disperazione. Egli indica la ragione, un uomo che sogna il cambiamento sociale e politico. Sulla testa del personaggio, che sogna un futuro migliore, volano uccelli spettrali. La scena rappresenta probabilmente lo stesso Goya, mentre è addormentato. Attorno a lui oltre agli uccelli prendono forma volti ghignanti e felini diabolici.

E’ possibile vedere le immagini delle 80 tavole sul sito della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, di Madrid.

La storia

Ci sono tre manoscritti che spiegano l’opera. Tra questi, c’è quello conservato al Museo del Prado, reputato autografo di Goya. Esso esprime un parere sul ruolo dell’arte, a differenza degli altri due, tra cui un manoscritto custodito nella Biblioteca Nacional de España, che danno un’interpretazione più scabrosa.

È il 6 febbraio 1799 quando, sul “Diario di Madrid” viene pubblicato un annuncio pubblicitario in cui viene comunicata la vendita di una “Raccolta di stampe su temi capricciosi, inventate e incise all’acquaforte da Don Francisco Goya“. Sarà lo stesso artista ad interrompere la pubblicità a causa del clamore sfavorevole.

Così, nel 1803 ritirati gli album dal commercio, il pittore decide di donare le copie rimaste e le lastre al re.

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Il 3 maggio 1808 (opera di Francisco Goya) https://cultura.biografieonline.it/3-maggio-1808-goya/ https://cultura.biografieonline.it/3-maggio-1808-goya/#comments Sat, 21 May 2016 12:33:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18519 Guerra, ingiustizia e terrore. Sono questi i temi rappresentati da Francisco Goya nel suo dipinto “Il 3 maggio 1808“, un olio su tela, di centimetri 266 x 345, realizzato nel 1814 e conservato presso il museo del Prado, a Madrid.

3 maggio 1808 - 3 mayo - quadro - Goya
Il 3 maggio 1808 • Il quadro di Goya è conosciuto anche come “El tres de mayo de 1808 en Madrid” oppure “Los fusilamientos de la montaña del Príncipe Pío” o ancora “Los fusilamientos del tres de mayo

Il 3 maggio 1808: analisi del quadro

Il quadro narra la lotta del popolo spagnolo contro l’invasione napoleonica. Quest’opera fa parte di una coppia di quadri, “Il 3 maggio 1808” appunto, e “Il 2 maggio 1808“, dove vengono rappresentati i due momenti in cui le truppe francesi avanzano in Spagna, catturando un gran numero di cittadini, per poi eliminarli.

Goya - 2 maggio 1808
Il 2 maggio 1808“, Goya

Goya, figlio di un maestro doratore, già a 14 anni dipingeva nello studio del pittore José Luzàn y Martinez, ed è stato sempre influenzato dalla situazione del suo paese. In questo dipinto, l’artista realizza un forte contrasto di chiaroscuri, vi è l’ombra controluce della lanterna che vuole simboleggiare la luce della libertà al contrario dell’ombra, che rappresenta la guerra.

Le pennellate sono veloci e approssimative, si assiste attraverso questo gioco di luci, dai violenti contrasti, allo scontro tra la morte e la vita, l’irrazionale e la ragione. La luce si concentra e si irradia dalla camicia bianca del condannato, dipinto con le braccia aperte e alzate in segno di rassegnazione, e ha una ferita sulla mano, quasi a voler ricordare il Cristo.

Goya - 3 maggio 1808 - dettaglio - detail
Il dettaglio del quadro con i protagonisti principali: l’uomo con le braccia alzate, il frate francescano e i soldati vicinissimi alle vittime.

A dare drammaticità ancora di più è la presenza dei soldati che gli stanno molto vicini. Il protagonista è in ginocchio, ma non rappresenta un eroe, anzi è un antieroe, un qualsiasi civile senza nome. Accanto a lui, un altro personaggio con le mani giunte sui morti. Si tratta di un frate francescano, anche lui vittima dei soldati, nonostante l’abito che indossa, come a voler significare l’impotenza della fede dinanzi alla guerra. Il cielo è scuro ed occupa un terzo della grande opera, conferendo un’atmosfera macabra. Sullo sfondo si vedono case e chiese di Madrid, nella semioscurità.

Anche i colori tendono, man mano che ci si allontana dal centro dell’azione, ad essere più cupi: tutte sfumature che tendono dal marrone al giallo pallido, e tutto evidenzia il rosso del sangue, che contrasta con il cielo nero, simbolo della morte. Le figure rappresentate da Goya tradiscono le loro emozioni attraverso il viso, gli occhi, la gestualità. Si nota infatti il profondo terrore delle vittime. Sono scene riprese dall’artista, alle quali aveva assistito da una fattoria. A raccontarlo fu il suo domestico: “Il mio padrone osservò la scena da una finestra, con un cannocchiale in una mano e un fucile carico nell’altra, pronto a reagire se i francesi fossero venuti dalla nostra parte”. Tutto infatti è così reale che sembra essere un’istantanea.

Torniamo al personaggio centrale. L’uomo ha sulla mano destra una ferita, sembrerebbe una stigmate, e da qui si è portati ad accostare il paragone con la figura di Cristo. Così come le altre mani servono a rinforzare le sensazioni dei protagonisti. Al contrario delle vittime, i soldati sono rappresentati di spalle, e tutti assumono la stessa posizione con gli sguardi fissi sui fucili. Insomma, il quadro “Il 3 maggio 1808” è una specie di denuncia contro la brutalità della guerra.

Commento all’opera

Francisco Goya ha aperto la strada alla pittura moderna ed è proprio per questo motivo che viene considerato il padre dell’arte moderna. È riuscito, con la sua pittura, a superare le idee neoclassiche, dando alla pittura una nuova libertà espressiva insita nel Romanticismo, anticipandolo. Non si lasciò intimorire e fermare dai gravi problemi di vista, dalla malattia, dalla sordità, continuò con la sua arte fino alla fine della sua vita.

L’artista spagnolo ha anticipato con i suoi dipinti le tendenze dell’arte di fine Ottocento. Pittore di corte, il preferito del re, ha dipinto celebri ritratti, scene fantastiche e non solo: è anche stato un famoso incisore. Pieno di immaginazione, si può definire un artista libero, sensibile.

Una curiosità: il 3 maggio 1808 era un martedì.

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Maja desnuda e Maja vestida (opere di Francisco Goya) https://cultura.biografieonline.it/goya-maja-desnuda-e-maja-vestita/ https://cultura.biografieonline.it/goya-maja-desnuda-e-maja-vestita/#comments Tue, 29 Jan 2013 01:55:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5946 La maja desnuda è uno dei quadri più conosciuti di Francisco Goya. Fu realizzato nel 1800 circa. Si tratta di un olio su tela che misura 97 x 190 cm ed è attualmente esposto al Museo del Prado di Madrid. Si tratta di un ritratto, senza alcun riferimento mitologico, di una donna completamente nuda e distesa su un divano. Probabilmente è il primo nudo senza riferimenti letterari o mitologici che sia stato realizzato. Quindi la sua importanza non è solo nella realizzazione pittorica ma anche nel primato storico che riveste.

Francisco Goya, Maja Desnuda
Maja Desnuda

La donna è ritratta in un atteggiamento seduttivo: le mani incrociate dietro alla testa, lo sguardo diretto e provocatorio. Il contenuto erotico del quadro e soprattutto l’atteggiamento provocatorio della donna, causarono la convocazione dell’autore da parte del tribunale dell’Inquisizione. Goya fu interrogato sul quadro, la sua genesi, i motivi per i quali lo aveva realizzato e chi era il committente.

Francisco Goya, Maja Vestida
Maja Vestida

Non fu processato ma il quadro venne requisito e non fu mostrato al pubblico fino a dopo i primi anni del XX secolo, quando sia questo quadro che il suo opposto La maja vestida, dove viene ritratta la stessa donna (benché alcuni critici ritengano che non sia la stessa donna) ma vestita, furono trovati all’Academia de San Fernando in una stanza non aperta al pubblico.

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Anche questo quadro, probabilmente, fu oggetto di indagini da parte dell’ Inquisizione. Quasi certamente La maja vestita fu dipinta immaginandola come il coperchio de La maja desnuda e il suo committente, Manuel Godoy, si suppone,  divertiva i suoi ospiti spogliando giocosamente il quadro. La differenza fra i due quadri riguarda soprattutto la scelta delle sfumature cromatiche: più fredde nel ritratto delle donna nuda e più calde nel dipinto della donna vestita. Inoltre, sia i cuscini che le suppellettili, sono dipinti in modo molto più preciso e raffinato ne La maja desnuda.

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