filosofia Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 04 Sep 2023 06:54:55 +0000 it-IT hourly 1 Panta Rei, riassunto del libro di Luciano De Crescenzo https://cultura.biografieonline.it/panta-rei-de-crescenzo/ https://cultura.biografieonline.it/panta-rei-de-crescenzo/#comments Mon, 04 Sep 2023 06:27:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20529 Luciano De Crescenzo (scrittore, regista, attore e conduttore televisivo italiano) scrisse il saggio “Panta Rei” nel 1994, ispirandosi al pensiero del filosofo greco Eraclito. Nel libro, l’autore finge di sognare il filosofo, uno dei maggiori pensatori presocratici che li espone il suo pensiero. Il libro si suddivide in dodici capitoli. I titoli sono: Blob, Case Chiuse, Sogno, Vita di Eraclito, scritta da lui medesimo, Panta Rei, Logos, Polis, Eros, Stupidità, De caelo, Sapere e, in ultimo, Frammenti.

Panta Rei - Libro - Riassunto - Luciano De Crescenzo
Panta Rei“, copertina del libro di Luciano De Crescenzo • Panta Rei, significa “Tutto scorre

Il pensiero di Eraclito

Inizialmente, altri filologi e storici della filosofia, come Hermann Diels e Walther Kranz, cercarono di interpretare il pensiero del filosofo Eraclito. Cercarono di darne una loro personale interpretazione, seguendo ovviamente un criterio logico. In seguito, tale pensiero venne reinterpretato da altri ricercatori e dallo stesso scrittore Luciano De Crescenzo. De Crescenzo nel suo saggio cerca di cogliere gli aspetti più personali del modo di essere e di pensare di Eraclito.

In “Panta Rei”  l’autore, con l’aiuto di alcuni suoi collaboratori, ha studiato un modo per narrare le gesta, la vita e il pensiero di Eraclito.

Le parole usate sono quelle che lui stesso avrebbe sussurrato in passato. Esse ci arrivano attraverso l’autore napoletano, ancora oggi, come un importante insegnamento filosofico.

Il pensiero di Eraclito resta a volte di difficile comprensione. La causa è probabilmente il suo stile troppo oracolare. Un’altra causa è la frammentarietà nella quale ci è pervenuta la sua opera.

Panta Rei: tutto scorre

Con la celebre frase “Panta Rei” (tutto scorre), l’autore ci introduce il tema del divenire, in contrasto con la filosofia dell’Essere divulgata dal filosofo greco Parmenide. Ed ecco la spiegazione del titolo del libro di De Crescenzo, Panta Rei. Secondo Eraclito, l’uomo non può mai fare la stessa esperienza per due volte consecutive, perché ogni ente terreno, che si trova immerso nella sua realtà apparente, è sottoposto purtroppo alla legge inesorabile del mutamento. Non ci si può bagnare nello stesso fiume per due volte consecutive.

Non a caso Caos è l’anagramma di Cosa o Caso.

Luciano De Crescenzo, all’inizio del libro PANTA REI

Tutto scorre, anche la nostra vita quotidiana e non possiamo fare nulla per cambiare questo dato di fatto. Anche noi stessi cambiamo attimo dopo attimo. Perfino le lancette dell’orologio scorrono velocemente cadenzando il tempo che vola inesorabile, proprio come la nostra vita, anche se spesso noi non ce ne rendiamo conto.

Secondo il discepolo di Eraclito, Cratilo, invece, non sarebbe possibile bagnarsi nemmeno una volta nello stesso fiume. Figuriamoci due.

Riassunto del libro

Il libro Panta Rei di Luciano De Crescenzo si apre con lo stesso scrittore che parla delle sua vita e delle sue esperienze passate. Usa una sorta di flash-back, prima di narrarci il pensiero del filosofo greco.

L’autore poi continua il suo viaggio, sognando il grande filosofo greco Eraclito e lo immagina proprio dove lui è nato, ad Efeso nel 540 A.C. Dopo aver fatto la sua conoscenza, i due iniziano a parlare dei loro pensieri più intimi.

Il dialogo con Eraclito

L’autore inizia a dialogare con il filosofo su tematiche a lui care come, per esempio, quella di tutte le contrarietà esistenti nella nostra vita e nel nostro mondo. Tra queste vi sono il sorriso e il dolore, la pace e la guerra, la morte e la vita, l’amicizia e la contesa ed infine il paradiso e l’inferno.

Luciano De Crescenzo ascolta attentamente le parole del filosofo che lo invita alla riflessione e, nel frattempo, prende appunti. Rimane affascinato dal sapere e dalla capacità oratoria di Eraclito. Da qui, il filosofo inizia ad introdurre il concetto di Logos. A detta di Eraclito, esiste comunque il logos che governa la perenne e costante lotta fra contrari, che “provoca il divenire perpetuo degli stessi enti sensibili”.

Continuando a parlare con Eraclito, De Crescenzo scopre che il simbolo predominante del Panta Rei è il fuoco, ipotizzando che all’interno della materia sia contenuta tanta di quella energia da poter sconvolgere l’intero mondo.

A Napoli

L’autore sposta poi la sua ambientazione letteraria a Napoli. Qui immagina Eraclito in un altro tipo di contesto, totalmente differente dal suo iniziale. Così crea, nei capitoli centrali del saggio, una sorta di dialogo e descrizione quasi comica.

In questo particolare contesto, De Crescenzo e il filosofo compiono un viaggio nella città di Napoli. L’autore mostra al filosofo il suo mondo fatto di automobili, vetrine, mass media, televisori, traffico e tanta gente. Eraclito rimane particolarmente colpito da questo modo di vivere. E’ completamente nuovo ai suoi occhi.

Cosmos, caos e logos

Alla fine del lavoro letterario di Luciano De Crescenzo, troviamo due termini greci fondamentali che ci permettono di comprendere al meglio la filosofia di Eraclito. Essi sono: Cosmos, ovvero l’ordine, e Caos, ovvero il disordine.

Da questi, prende vita il termine Logos, una legge superiore che permette in ogni caso di regolare la lotta fra gli opposti. Ed è proprio la dottrina dei contrari che fa dello stesso filosofo il fondatore di una logica degli opposti, antitetica a quella del filosofo Aristotele.

Eraclito ci lascia così, con la consapevolezza di non essere solo governati dal Caos ma anche dal Cosmos. O, per meglio dire, dal Logos. Il libro dell’autore Luciano De Crescenzo finisce così, in questo modo.

Luciano De Crescenzo
Foto di Luciano De Crescenzo

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Commento all’opera

Il libro Panta Rei ottenne subito un ottimo successo sia in termini di critica che di pubblico. Il motivo del successo fu la capacità dello scrittore di colpire l’attenzione delle diverse fasce di lettori. Lo fece riportando in modo semplice e assolutamente comprensibile il pensiero filosofico del grande filosofo Eraclito.

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Spinoza: il pensiero filosofico in 4 punti (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/spinoza-pensiero-filosofico/ https://cultura.biografieonline.it/spinoza-pensiero-filosofico/#respond Wed, 26 Jul 2023 14:43:22 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41315 Baruch Spinoza (1632-1677) è stato uno dei più importanti filosofi del XVII secolo. Il suo pensiero è stato influenzato da Cartesio (René Descartes), ma si è discostato da quest’ultimo in vari punti.

Baruch Spinoza
Baruch Spinoza

Dio, natura, conoscenza e felicità

Spinoza ha sostenuto che l’unica sostanza esistente è Dio, che è identico alla natura. La natura è un’unica sostanza infinita e perfetta, che si manifesta in modi diversi. Questi modi sono gli oggetti e i fenomeni del mondo fisico e mentale.

Spinoza ha anche sostenuto che la conoscenza è possibile solo attraverso la ragione. La ragione è la capacità di conoscere l’essenza delle cose, ossia la loro natura necessaria. La ragione è superiore alla fede, che è basata sull’autorità di un testo sacro o di una tradizione.

Spinoza ha considerato la felicità come il fine ultimo della vita umana. La felicità è possibile solo attraverso la conoscenza della natura e l’adesione ai suoi principi. L’uomo deve vivere in armonia con la natura, e deve cercare di comprendere e accettare la sua posizione nel mondo.

Il pensiero di Spinoza è stato controverso durante la sua vita e anche dopo la sua morte. È stato accusato di essere un ateo, un eretico e un pericoloso sovversivo. Tuttavia, il suo pensiero ha avuto un’influenza significativa sulla filosofia moderna, e continua ad essere studiato e discusso ancora oggi.

Il pensiero filosofico di Spinoza in 4 punti

Ecco alcuni dei principali punti del pensiero filosofico di Spinoza:

  1. La natura è un’unica sostanza infinita e perfetta, che si manifesta in modi diversi.
  2. La conoscenza è possibile solo attraverso la ragione.
  3. La felicità è possibile solo attraverso la conoscenza della natura e l’adesione ai suoi principi.
  4. L’uomo deve vivere in armonia con la natura, e deve cercare di comprendere e accettare la sua posizione nel mondo.

Il pensiero di Spinoza è stato rivoluzionario per il suo tempo, e continua ad essere stimolante e attuale ancora oggi.

La natura è un’unica sostanza infinita e perfetta, che si manifesta in modi diversi

Spinoza sostiene che l’unica sostanza esistente è Dio, che è identico alla natura. La natura è un’unica sostanza infinita e perfetta, che si manifesta in modi diversi. Questi modi sono gli oggetti e i fenomeni del mondo fisico e mentale.

Spinoza sostiene che la natura è una realtà unica e indivisibile. Non ci sono due o più sostanze, e la natura non è creata da Dio. La natura è Dio stesso, e Dio è la natura.

La conoscenza è possibile solo attraverso la ragione

Spinoza sostiene che la conoscenza è possibile solo attraverso la ragione. La ragione è la capacità di conoscere l’essenza delle cose, ossia la loro natura necessaria. La ragione è superiore alla fede, che è basata sull’autorità di un testo sacro o di una tradizione.

Spinoza sostiene che la ragione è l’unica fonte di conoscenza certa. La fede può portare a credenze false, perché è basata su opinioni e convinzioni che non sono supportate da prove. La ragione, invece, è in grado di raggiungere la verità, perché si basa sull’analisi razionale delle cose.

La felicità è possibile solo attraverso la conoscenza della natura e l’adesione ai suoi principi

Spinoza sostiene che la felicità è possibile solo attraverso la conoscenza della natura e l’adesione ai suoi principi. L’uomo deve vivere in armonia con la natura, e deve cercare di comprendere e accettare la sua posizione nel mondo.

Sostiene inoltre che la felicità è uno stato di beatitudine e pace interiore. È uno stato in cui l’uomo è in armonia con se stesso, con gli altri e con la natura. La felicità è possibile solo attraverso la conoscenza della natura e l’adesione ai suoi principi.

L’uomo deve vivere in armonia con la natura, e deve cercare di comprendere e accettare la sua posizione nel mondo

Spinoza sostiene che l’uomo deve vivere in armonia con la natura. L’uomo deve cercare di comprendere la natura e i suoi principi, e deve cercare di vivere in accordo con essi.

Spinoza sostiene che l’uomo deve accettare la sua posizione nel mondo. L’uomo non è superiore alla natura, e non può controllarla. L’uomo deve imparare a vivere in armonia con la natura, e deve cercare di comprenderla e accettarla.

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Filosofia, opera (pannello decorativo) di Gustav Klimt https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/ https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/#comments Wed, 26 Jul 2023 14:11:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15893 Genesi dell’opera: l’incarico a Klimt

Nel 1894 a Gustav Klimt venne dato l’incarico di realizzare dei pannelli decorativi per l’Aula Magna dell’Università di Vienna. L’incarico venne affidato anche a Franz Matsch; gli artisti realizzarono le opere indipendentemente l’uno dall’altro, dividendosi i pannelli da dipingere.

Klimt realizzò quelli di tre facoltà:

La Filosofia: l’opera

L’artista si dedicò al progetto a partire dal 1899 e il primo pannello fu la “Filosofia”, che terminò nel 1900.

Philosophy - Klimt - Filosofia - Philosophie - 1898-1907
Filosofia, opera di Gustav Klimt (1899-1907). Il pannello decorava il soffitto della Great Hall dell’Università di Vienna. Fu distrutto da un incendio nel 1945.

L’opera venne presentata alla VII mostra della Secessione del 1900 e suscitò molte polemiche: Klimt venne infatti molto criticato, mentre all’esposizione universale di Parigi, sempre nel 1900, ricevette la medaglia d’oro.

Filosofia di Klimt è un olio su tela, di centimetri 430 x 300. L’opera è andata distrutta nel 1945 nell’incendio del castello di Immendorf.

Il pannello raffigurava dei corpi femminili avviluppati tra loro, in trance, e dovevano rappresentare la nascita, la fecondità e la morte.
Tutto questo sul lato sinistro, mentre a destra, sullo sfondo scuro e tenebroso, affiorava un volto, enigma del mondo, punteggiato di stelle; in basso, ai piedi del dipinto, viene raffigurato un volto femminile avvolto in una spirale di capelli neri, che rappresenta appunto la Filosofia.

Klimt rappresentò un’umanità alla deriva. Fu così che il 24 marzo 1900, undici membri dell’Università firmarono una petizione per bloccare l’esposizione dell’opera nell’aula magna.

La Medicina: l’opera

Nonostante il clima contrario, Klimt, nel marzo del 1901, nel corso della decima mostra della Secessione, presentò il secondo pannello, la Medicina.

Anche per quest’opera ci furono delle polemiche. L’artista rispose in un’intervista sul “Wiener Morgen-Zeitung”:

Una volta terminato un quadro non ho voglia di perdere dei mesi interi a giustificarlo davanti alla gente. Quello che conta per me non è a quanti piaccia ma a chi.

Ne scaturì una rottura insanabile tra Klimt e le istituzioni.

Medicina - Medicine - Klimt
Il pannello dedicato alla facoltà di Medicina

Klimt, nel 1905, ormai aveva deciso di rinunciare all’incarico, quindi si offrì di acquistare le sue opere dallo Stato austriaco:

Ne ho abbastanza della censura adesso faccio da me. Desidero liberarmene. Desidero liberarmi da tutte queste stupidaggini che mi ostacolano e mi impediscono di lavorare

dichiarò l’artista, che riuscì a riacquistare i suoi tre dipinti e li conservò nel castello di Immendorf, dove tuttavia andarono distrutti a causa di un incendio, con ogni probabilità appiccato dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.

Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di pittura, mi interessano di più le altre persone, soprattutto se di sesso femminile, ma ancora di più mi interessano altre forme. Sono convinto che la mia persona non sia particolarmente interessante. Sono un pittore che dipinge proprio tutti i giorni, dalla mattina fino alla sera. Figure e paesaggi, un po’ meno i ritratti.

, era questo il pensiero di Klimt, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau, la cui vicenda artistica coincide con la storia della Secessione viennese, termine che indica i movimenti artistici nati alla fine dell’Ottocento, tra Germania e Austria, con lo scopo di creare uno stile che si staccasse da quello accademico. Klimt, nel 1897, fu tra i fondatori e primo presidente della Secessione, da cui si distaccò nel 1906 e fondò la Kunstschau, una nuova formazione.

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La teoria dei 4 elementi: fuoco, aria, acqua, terra https://cultura.biografieonline.it/quattro-elementi-naturali/ https://cultura.biografieonline.it/quattro-elementi-naturali/#comments Tue, 28 Feb 2023 12:11:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11228 Fuoco, aria, acqua, terra: elementi naturali da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia. Su questa base è formulata la teoria dei quattro elementi naturali, introdotta a partire dal VI secolo a.C dal filosofo greco antico Anassimene di Mileto e successivamente dal filosofo siceliota Empedocle, assimilata anche dai filosofi greci Socrate ed Aristotele.

4 elementi
Fuoco, aria, acqua, terra: gli elementi alla base della teoria dei quattro elementi

I quattro elementi

Secondo questa teoria, ogni sostanza esistente, nel microcosmo e macrocosmo, è costituita da una composizione di quattro elementi naturali:

  1. fuoco;
  2. aria;
  3. acqua;
  4. terra.

Il fuoco, elemento purificatore e vivificatore, racchiude in sé il principio della vita, che scaturisce dalla sua energia.

L’aria, intangibile, è l’energia vitale che respiriamo, senza la quale non sarebbe possibile vivere; non può essere afferrata e rappresenta il respiro cosmico.

L’acqua, fonte della vita, dalla sorgente diventa torrente, poi fiume fino a giungere nel mare, oltrepassando gli ostacoli che incontra nel suo cammino, arrivando fino ad addentrarsi nelle profondità della terra.

La terra, solida e rigogliosa, simboleggia la materia primordiale, accoglie la vita e la nutre.

I quattro elementi
Secondo la teoria dei 4 elementi, ogni sostanza esistente, nel microcosmo e macrocosmo, è costituita da una composizione di quattro elementi, fuoco, aria, acqua, terra

I quattro elementi naturali sono intesi come stati di aggregazione della materia: fuoco, stato ardente; aria, stato gassoso; acqua, stato liquido; terra, stato solido. Essi hanno la caratteristica di essere in accordo oppure in opposizione tra di loro. Filistione, medico greco antico, suggerì che ad ogni elemento fosse attribuita una qualità: al fuoco è attribuito il caldo, all’aria il freddo, all’acqua l’umido e alla terra il secco, cosicché l’acqua risulta opposta al fuoco ma affine alla terra e l’umido opposto al secco ma affine al freddo. Dall’interazione di questi elementi, composti da particelle mescolate in proporzioni variabili, hanno origine tutti i fenomeni del cosmo: la nascita, la morte, la trasformazione. Le forze che permettono l’interazione degli elementi sono due: l’amore, forza attrattiva, e la discordia (o odio), forza repulsiva.

4 elementi
Filistione, medico greco antico, suggerì che ad ogni elemento fosse attribuita una qualità: al fuoco è attribuito il caldo, all’aria il freddo, all’acqua l’umido e alla terra il secco

Empedocle e i quattro elementi naturali

Secondo Empedocle, i 4 elementi naturali, ovvero le quattro radici (rhizai) che formano tutte le cose, sono governati dalla tensione fra l’amore e la discordia, i quali dominano a tempi alterni. Quando domina l’amore, tutti gli elementi sono fusi insieme in una sfera omogenea e priva di conflitti, lo Sfero. All’origine, nello Sfero, inizia una separazione degli elementi per azione della discordia, che porta alla distruzione della materia, al Caos. A questo punto, il ciclo delle due forze cosmiche, amore e discordia, continua grazie ad un nuovo intervento dell’amore, che riporta equilibrio e vita alla materia, per arrivare poi ad imporsi sulla discordia e ritornare nella condizione iniziale di Sfero. Da qui il ciclo ricomincia.

Aristotele e i 4 elementi

Ai quattro elementi, Aristotele ne aggiungerà un quinto: la quintessenza, chiamata etere, che costituisce la materia delle sfere celesti, l’essenza del mondo celeste, eterno, immutabile, trasparente.

La tetraktys pitagorica

Secondo Pitagora, matematico e filosofo greco, disponendo i primi quattro numeri naturali nella forma di un triangolo equilatero, in modo da formare una piramide con dieci punti, si identifica il simbolismo dei 4 elementi nella cosiddetta tetraktys.

Partendo dall’alto, nella tetraktys troviamo:

  • il punto, che rappresenta l’unità e viene fatto coincidere con il fuoco;
  • i 2 punti, che rappresentano la dualità e corrispondono all’aria;
  • i 3 punti, che rappresentano la superficie piana, la creazione, e corrispondono all’acqua;
  • i 4 punti, che rappresentano la materialità e corrispondono alla terra.

La tetraktys racchiude quindi l’intera natura dell’universo.

tetraktys
Nella “tetraktys” si identifica il simbolismo dei 4 elementi

tetraktys
Nella tetraktys, il punto, che rappresenta l’unità e viene fatto coincidere con il fuoco; i due punti, che rappresentano la dualità e corrispondono all’aria; i tre punti, che rappresentano la superficie piana, la creazione, e corrispondono all’acqua; i 4 punti, che rappresentano la materialità e corrispondono alla terra

Ippocrate e la teoria umorale

Ippocrate, medico greco antico, cercò di applicare la teoria dei 4 elementi alla natura umana, descrivendo l’esistenza di quattro umori base, associati agli elementi:

  • bile gialla (fegato) associata al fuoco;
  • sangue (cuore) all’aria;
  • flegma (testa) all’acqua;
  • bile nera (milza) alla terra.

L’equilibrio di questi elementi conferirebbe il buon funzionamento dell’organismo, mentre la dominanza dell’uno o dell’altro, determinerebbe la malattia.

A questi elementi corrispondono anche quattro temperamenti, associati a quattro personalità:

  1. il malinconico, nel quale predomina la bile nera, è magro, debole, pallido, avaro e triste;
  2. il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;
  3. il flemmatico, con eccesso di flegma, è robusto, pigro, lento e sciocco;
  4. il sanguigno, nel quale predomina il sangue, è robusto, allegro, goloso, socievole, dedito ad una sessualità giocosa.

Gli umori e le stagioni

Gli umori, innescati dai temperamenti, definiscono la costituzione fisica, il carattere, la salute.

A seconda dei momenti della giornata, delle stagioni e dell’età, gli umori prevalgono o diminuiscono.

Ai quattro elementi e temperamenti si associano, infatti, anche le quattro stagioni:

  1. alla primavera si associa il sanguigno;
  2. all’estate il collerico;
  3. all’autunno il flemmatico;
  4. all’inverno il malinconico.

Anche le quattro stagioni della vita si possono ricondurre ai 4 elementi:

  1. l’infanzia (flemma);
  2. la giovinezza (sangue);
  3. la maturità (collera);
  4. la vecchiaia (malinconia).

Durante la giornata, inoltre, vi è il prevalere di uno o dell’altro elemento:

  • nelle prime tre ore del mattino e nelle ultime della sera prevale il sangue;
  • la collera domina nelle sei ore in mezzo al giorno;
  • la malinconia nelle prime tre ore della sera e nelle ultime tre del giorno;
  • mentre nelle sei ore a mezzo della notte prevale la flemma.

Teoria umorale
Schema della teoria umorale

I 4 elementi naturali e l’astrologia

Nell’astrologia occidentale, i segni zodiacali vengono suddivisi nei quattro elementi:

L’appartenenza di un segno zodiacale ad un gruppo gli conferisce determinate caratteristiche poiché diverse sono le energie che vengono attribuite ad ogni elemento.

4 elementi segni zodiacali
Segni zodiacali associati ad ognuno dei 4 elementi

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Rasoio di Occam: cos’è e perché è famoso https://cultura.biografieonline.it/rasoio-di-occam/ https://cultura.biografieonline.it/rasoio-di-occam/#respond Tue, 01 Dec 2020 12:31:22 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31311 Il pensiero scientifico moderno si basa su alcuni principi che aiutano a spiegare con facilità anche i fenomeni più complessi. Pur trovando applicazione ancora oggi, il principio del “Rasoio di Occam” risale al XIV secolo. Fu elaborato dall’inglese William of Ockham (Guglielmo di Occam in italiano), frate dell’ordine dei Francescani e filosofo, che lo introdusse tra le metodologie applicabili alla scienza.

Rasoio di Occam - Ockham razor
Rasoio di Occam: illustrazione. A destra: il frate francescano e filosofo Guglielmo di Occam

Guglielmo di Occam

Questo religioso rivestì un ruolo di primo piano anche nella vita politica, poiché in quel periodo era assai aspro lo scontro tra Impero e Papato.

  • “Occam” si riferisce alla città di origine di Guglielmo. All’epoca le persone venivano identificate in base alla città in cui nascevano, e non in base al cognome, che a quei tempi non era stato ancora istituito.
  • Il termine “rasoio” invece viene utilizzato proprio per rendere meglio l’idea di un qualcosa da tagliare, limare, eliminare, in quanto appunto il principio intende dare un taglio alle teorie in eccesso.

Tale principio si rivela utile sia nei rapporti personali che in quelli professionali. Esso si basa sull’assunto che è necessario eliminare tutto ciò che rende complicato il pensiero,  “tagliare” le varianti di ragionamento che inducono in errore, e scegliere invece la strada più logica che – il più delle volte – è anche la più semplice ed intuitiva.

Dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.

Arthur Conan Doyle, “Il segno dei quattro” – Frase citata anche da Spock nel film “Star Trek” (2009)

Rasoio di Occam: il principio

Nello specifico, il principio del Rasoio di Occam suggerisce che, per spiegare un dato fenomeno, non è sempre necessario formulare diverse ipotesi spesso fantasiose (che possono rivelarsi fuorvianti); l’esperienza insegna bensì che conviene fermarsi a quelle iniziali.

Oggi questo principio può sembrare banale o scontato. Oggigiorno infatti viviamo in un’epoca in cui siamo abituati a ragionare e prendere decisioni velocemente. Ma all’epoca di Guglielmo – quando è stato formulato – esso ha rappresentato un traguardo importante nella modalità di ragionamento scientifico. Anzi, potremmo dire decisivo.

Il Rasoio di Occam ha permesso di conoscere e spiegare in modo più lineare alcune discipline complicate come l’Archeoastronomia o il fenomeno dell’Elettromagnetismo.

Prima che il filosofo Occam formulasse questo principio, accadeva spesso che gli scienziati, gli studiosi, i ricercatori si perdessero nella spiegazione di teorie del tutto inutili; di fatto perdevano di vista lo scopo specifico di una determinata ricerca o un dato fenomeno.

Succedeva inoltre che, presi dal formulare teorie ed ipotesi improbabili, non arrivassero ad una conclusione plausibile del ragionamento intrapreso. Ciò accadeva a scapito di una spiegazione chiara e trasparente da poter divulgare agli altri.

Il Rasoio di Occam invita quindi a partire da ciò che si conosce e che è dimostrato, per arrivare alla spiegazione di un fenomeno utilizzando per la conclusione solo deduzioni semplici.

Le applicazioni del principio

Il principio elaborato dal filosofo inglese ha trovato valida applicazione anche nella Medicina. In alcuni testi medici si fa riferimento a tale principio per effettuare una corretta diagnosi.

Pur non potendo prescindere da un’accurata analisi ed una approfondita disamina di vari aspetti legati allo stato di salute generale di un soggetto, in una diagnosi corretta giocano un ruolo altrettanto fondamentale i tempi di azione. In molti casi, quando c’è di mezzo la salute e bisogna agire tempestivamente. Non ci si può permettere di perdere tempo in spiegazioni inutili e complicate.

Filosoficamente, invece, il Rasoio di Occam è analogo al principio di semplicità, elaborato e diffuso durante il Medioevo. Esso sostiene la necessità di eliminare tutti i concetti relativi a leggi e regole, proprio per non sollecitare fuorvianti interpretazioni degli stessi.

Il Rasoio di Occam è anche conosciuto come “principio di economia” o di parsimonia.

Ellie Arroway: Il rasoio di Occam, lo conosci?
Joss Palmer: Ah, il rasoio di Occam… sembra il titolo di un film dell’orrore.
Ellie: No, il rasoio di Occam è un principio scientifico, secondo cui, a parità di fattori, la spiegazione più semplice tende a essere quella giusta.
Joss: Mi pare ragionevole.
Ellie: Molto bene. E cos’è più probabile: che un Dio onnipotente e misterioso creò l’universo e poi decise di non dare alcuna prova della sua esistenza? Oppure, che non solo non esista affatto, ma che l’abbiamo creato noi per non sentirci tanto piccoli e soli?
Joss: Non so… non potrei immaginare di vivere in un mondo dove Dio non esista. No, non ci vorrei vivere.
Ellie: Come fai a sapere che non ti stai illudendo? Quanto a me, io… io vorrei una prova.
Joss: Ah, una prova. Volevi bene a tuo padre?
Ellie: Come?
Joss: Sì, gli volevi bene?
Ellie: …Sì, moltissimo.
Joss: Provalo.

Dialogo dal film Contact (1997), con Jodie Foster e Matthew McConaughey

Le obiezioni

Ovviamente, come tutti i principi formulati in passato, anche questo presta il fianco ad alcune obiezioni. Prima di tutto, bisognerebbe avere un’interpretazione univoca del concetto di “semplicità”.

Quando una teoria è da considerarsi più semplice rispetto ad un’altra?

Esistono criteri univoci per riconoscere e valutare la “semplicità”?

La filosofia della scienza riesce a fornire almeno dieci definizioni di semplicità, che si riferiscono ad elementi e situazioni diverse tra loro.

Il principio secondo cui gli scienziati dovrebbero seguire le teorie più semplici perché vi sono più probabilità che siano vere, è pertanto opinabile. Se consideriamo la storia della scienza troviamo teorie più complicate che hanno sostituito ottimamente quelle semplici elaborate inizialmente.

Dovremmo allora considerare il principio di Occam da un punto di vista metodologico, e attribuirgli la valenza di un suggerimento ricavato sulla base dell’esperienza. La semplicità aiuta a ridurre concretamente il rischio di commettere errori.

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Il mondo di Sofia https://cultura.biografieonline.it/il-mondo-di-sofia/ https://cultura.biografieonline.it/il-mondo-di-sofia/#respond Mon, 05 Mar 2018 10:45:25 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24294 Jostein Gaarder è l’autore de “Il mondo di Sofia”. È un libro del 1991 che racconta la filosofia in modo semplice e che insegna l’importanza di porsi sempre delle domande. «Quel giorno c’era soltanto una lettera minuscola, ed era per Sofia… nessun mittente. Mancava anche il francobollo. Subito dopo aver richiuso il cancelletto, aprì la lettera. Vi trovò solo un foglietto non più grande della busta. Sul pezzetto di carta c’era scritto: “Chi sei tu?”». È solo l’inizio di una parte del corposo volume che compone questo libro. Un libro che continuerà a viaggiare nel tempo.

Il mondo di Sofia - libro

Così le teorie di Platone, Aristotele, ma anche il pensiero filosofico e politico di Marx e di tutti i più grandi pensatori, entrano a far parte del mondo di questa ragazzina incuriosita e attratta da una serie di domande che troverà in alcune lettere nella cassetta della posta. Comincerà quindi a farsi delle domande, ad indagare su concetti profondi. È questo un romanzo che si presenta affascinante, fiabesco e intelligente. Ma vediamo la trama.

Il mondo di Sofia: trama e riassunto

Le giornate di Sofia si fanno sempre più intense e interessanti: la sua attenzione è rivolta alla ricerca del mittente che le pone domande esistenziali e filosofiche. Contemporaneamente la ragazzina si ritrova a dover cercare anche la destinataria di una cartolina che è arrivata a lei erroneamente. Una cartolina scritta dal maggiore dell’ONU in Libano, Albert Knag, che vuole fare gli auguri alla figlia, che, casualmente, compie gli anni lo stesso giorno di Sofia.

Inizia così il suo viaggio attraverso secoli di filosofia, dai primi miti a Barkley, passando per Aristotele, Platone, Hegel e Marx. È sempre più incuriosita e assorbita da queste lezioni che trova nella buca delle lettere, sino a quando scopre che a consegnare le missive è un cane di nome Hermes e che il filosofo che gliele invia si chiama Alberto Knox.

Insieme, Sofia e Alberto, intraprendono un viaggio nel mondo della filosofia. Il professore desidera spronare Sofia attraverso la riflessione e a chiedersi sempre il perché delle cose, per approfondirle e andare sino in fondo. Intanto, durante questo confronto, questa crescita, questo percorso insieme, i due si rendono conto di essere i protagonisti di un libro: Il mondo di Sofia. Un libro che è il regalo realizzato dal maggiore dell’Onu per la figlia. Da qui le difficoltà della ragazzina a staccarsi dal libro. Per lei diviene difficile comprendere il confine tra realtà e fantasia, in quanto le appare molto labile.

Commento

Questo volume rappresenta il miglior manuale di filosofia che sia mai stato scritto. È un romanzo, un giallo ma senza omicidi. Riuscire realmente a inquadrare questo libro non è semplice. Il mondo di Sofia è diventato un best- seller: un libro consigliato dagli insegnanti ai propri allievi. Un romanzo che è stato premiato in Italia nel 1995 con il Premio Bancarella.

L’autore Jostein Gaarder riesce nell’intento, cioè quello di raccontare la filosofia in modo semplice, regalando ai lettori una trama coinvolgente e scorrevole che non delude il lettore attento.

Jostein Gaarder
Jostein Gaarder

Informazioni sull’autore

Jostein Gaarder è nato a Oslo (Norvegia) il giorno 8 agosto del 1952: lo scrittore norvegese ha studiato e insegnato filosofia per oltre dieci anni. Poi dal 1990 si è dedicato all’affascinante mondo della scrittura. Il suo primo romanzo risale al 1986, ma è con con il romanzo trattato in questo articolo che raggiunge la notorietà. Voi l’avete letto? Vi è piaciuto? Scrivetelo nei commenti.

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Il pensiero sociologico di Georg Simmel https://cultura.biografieonline.it/simmel-teoria-pensiero-filosofia/ https://cultura.biografieonline.it/simmel-teoria-pensiero-filosofia/#respond Wed, 18 Jan 2017 19:36:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20681 L’opera del filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel ha assunto una grande importanza, in particolare nell’ambito della sociologia fenomenologica, tanto che Simmel ha potuto essere definito come “il più contemporaneo dei classici”.

Georg Simmel
Georg Simmel

La società secondo Simmel

Per Simmel, la società è il risultato delle relazioni reciproche degli individui; dalla complessità dell’agire, in una correlazione di situazioni, sorge un’unità che è appunto la società. Se le unità sociali sono caratterizzate dall’agire individuale, per conoscere tali unità il sociologo deve procedere attraverso astrazioni e selezioni che, solo utilizzando le categorie proprie dell’intelletto umano, si possono trovare. A differenza di Kant, Simmel ritiene che le categorie mediante le quali noi abbiamo accesso alla conoscenza e all’esperienza nascono dai nostri bisogni vitali. Inoltre, Simmel riconosce gli a-priori come una concezione non realista della conoscenza. Essa viene considerata come il risultato di un’attività costruttiva dell’individuo conoscente.

Il rapporto tra idee e strutture sociali si configura nei termini di un’influenza reciproca tra le due dimensioni, dato che la conoscenza nasce attraverso dei condizionamenti naturali e sociali ma, a sua volta, è anche il risultato di un’attività soggetiva autonoma.

Le forme sociali

Per analizzare e comprendere le unità sociali, il sociologo deve procedere attraverso selezioni e astrazioni per costruire il suo oggetto di studio. Simmel propone di mettere in evidenza le forme di relazione che vengono a stabilirsi nei rapporti dinamici tra gli attori sociali. Egli distingue tra forma e contenuto della società.

Il contenuto, semplicemente, è tutto ciò che negli individui è presente come impulso, interesse, scopo, ecc.; la forma, invece, è rappresentata dai diversi modi attraverso cui gli individui stabiliscono le loro intenzioni. Dunque, se il contenuto costruisce, la forma permette la giusta strutturazione. Le forme, a loro volta, tendono a rendersi indipenti dal contenuto e ciò spiega quello che per Simmel sono le “forme del gioco”.

La filosofia del denaro

La filosofia del denaro” è l’opera principale di Georg Simmel, scritta nel 1900. In essa, l’autore vuol mettere in evidenza gli effetti culturali e sociali provocati, nella modernità, dallo sviluppo e dallo scambio economico fondato sul denaro. Il denaro, per Simmel, è la migliore dimostrazione del carattere simbolico del sociale, trasforma la qualità in quantità. L’oggetto del desiderio appare svuotato di ogni valore, che può essere basato dal sacrificio, dal lavoro, che siamo disposti a fare per ottenerlo; questo valore viene sostituito dal denaro. Quando il valore diventa denaro, per molti individui, l’oggetto difficilmente può essere raggiunto, perciò non riescono a comprendere il nesso tra valore e desiderio, in quanto ormai il valore viene oggettivato nel prezzo di mercato. Questo, per Simmel, comporta profondi scompensi nella società moderna, recando un sostanziale contributo all’analisi marxista con l’alienazione.

Rapporto individuo-società

Per Simmel, come detto prima, la società è il risultato delle azioni reciproche; l’individuo, come tale, da solo, non può mai essere integrato socialmente. Simmel afferma che nell’individuo vi è una dimensione che non è rivolta alla società. Questa dimensione non deve essere intesa come qualcosa che sta accanto alla parte socialmente significativa nell’individuo, ma deve essere ritenuta unita con essa. L’ambivalenza della posizione dell’individuo nella società, spiega il fatto che l’individuo si possa contrapporre all’ordine sociale. Si mostra dunque una tensione continua che riguarda il rapporto tra individuo e società, poiché l’attore sociale, con le sue forme di rappresentazione, può sia avvicinarsi nelle interazioni reciproche ma, d’altro canto, può rinchiudersi, alienandosi da ciò che più propriamente appartiene alla sua vita.

In Simmel, dunque, emerge “l’ambivalenza delle forme di determinazione”. Egli sviluppa una concezione tragica della cultura poiché essa produce effetti inquietanti. La mancanza di misura della vita, costituisce un presupposto essenziale attraverso cui Simmel spiega come sia naturale la complessità dei fenomeni sociali. E’ nel rapporto con le forme che si sviluppa l’esperienza umana; quindi, la necessità delle forme viene riconosciuta come determinante e Simmel critica la modernità perché essa tende a liberarsi da ogni forma determinante.

La crisi della modernità

Simmel dunque critica aspramente la modernità. Nella società moderna, un’immensa quantità di rappresentazioni e significati culturali diversi è venuta, in un tempo breve, oggettivandosi in cose e conoscenze, istituzioni e comodità, per poi creare un regresso della cultura.

Per tale motivo, l’attore sociale tende sempre di più a non riuscire ad integrarsi nello sviluppo lussureggiante della cultura oggettiva, riducendosi in quella quantità che viene definita trascurabile.

Per le sue caratteristiche, la modernità appare come un’epoca nella quale si verifica per eccellenza una sorta di “epifania della condizione umana”, durante la quale si manifesta la tensione che c’è nel rapporto tra individuo e società.

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Il pensiero sociologico di Max Weber https://cultura.biografieonline.it/weber-teoria-pensiero-filosofia/ https://cultura.biografieonline.it/weber-teoria-pensiero-filosofia/#respond Mon, 28 Nov 2016 13:10:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20446 Il sociologo tedesco Max Weber si forma nella tradizione dello stoicismo tedesco; le sue posizioni teoriche sono assai diverse da quelle del positivismo di cui si ispirava il suo collega Emile Durkheim.

Max Weber - Pensiero sociologico - sociologia - riassunto
Le copertine di due opere di Max Weber: “Economia e società” e “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo

Weber critica l’idea che l’agire sociale deva essere spiegato a partire dalle esigenze funzionali del sistema sociale. La sua vasta produzione è caratterizzata soprattutto dall’interesse per i rapporti tra economia e sociologia, sviluppando inoltre importanti analisi sulle religioni mondiali.

In una sua opera, “Economia e Società“, Max Weber sintetizza i risultati delle sue riflessioni metodologiche e teoriche. Assume un atteggiamento critico nei confronti delle teorie che consideravano la società come un sistema autonomo rispetto all’azione degli individui.
La sociologia per Weber, rispetto alle scienze naturali, è volta alla comprensione dell’atteggiamento degli individui che partecipano alla formazione sociale.

La razionalità cosciente

Egli introduce la razionalità cosciente. Questa dimensione può essere messa in luce grazie al senso in base al quale si determina l’atteggiamento umano; dunque, percepisce la sociologia come una scienza, la quale si propone di intendere, in virtù di un procedimento interpretativo, l’agire sociale e quindi di spiegarlo casualmente nel suo corso e nei suoi effetti. Il senso guida la nostra azione, dà plausibilità a quello che si fa; per comprendere il senso abbiamo bisogno dello VERSTEHEN, intendere, dunque capire il significato, e dello ERKLAREN, spiegare, quindi la spiegazione causale del fenomeno.

Il concetto di agire

Il concetto di agire viene collegato a qualunque atteggiamento, attivo o passivo che sia, che viene unito ad un senso soggettivo. Un agire meccanico non viene preso in considerazione; dunque, l’agire è definito sociale quando:

  1. è riferito secondo il senso soggettivamente intenzionato di colui che agisce all’atteggiamento di altri individui;
  2. è con-determinato in base al riferimento dotato di senso;
  3. quando può essere spiegato in modo intelligibile in base a senso intenzionato.

La società

La società si presenta come il risultato di azioni individuali dotate di senso. Weber, inoltre, parla di relazione sociale come comportamento di più individui instaurato reciprocamente ed essa si fonda perciò esclusivamente sulla chance che si agisca socialmente in un dato modo dotato di senso.

L’agire sociale e i tipi di ideali

L’agire sociale non si può analizzare in termine di leggi immutabili, ma va valutato attraverso forme empiriche da verificare di volta in volta. La possibilità di cogliere le uniformità dell’agire, trova un modo valido per la formulazione di tipi ideali (IDEALTYPEN) dell’agire stesso. I tipi ideali sono il risultato di un procedimento dove il concetto di determinate caratteristiche prevalenti dell’agire sociale vengono astratte.

Weber distingue 4 tipi di ideali:

  1. Razionale rispetto allo scopo: è quello che risulta più evidente all’osservatore, perché l’agire è determinato da aspettative in relazione a scopi;
  2. Razionale rispetto al valore: quando l’agire è influenzato da credenze;
  3. Affettivo: quando l’agire è influenzato da sentimenti;
  4. Tradizionale: quando l’agire è influenzato da abitudini acquisite.

In sociologia i tipi ideali non si applicano solo ai comportamenti esterni ma si accentuano anche negli interni.

Ideali di potere

Inoltre, Weber costruisce anche i suoi tipi ideali di potere che si basano sulle diverse forme di legittimazione, che danno la loro legittimità alle credenze dei tipi ideali; i 4 tipi ideali di potere sono:

  1. Potere tradizionale: si verifica quando la legittimazione del potere è fondata sulla credenza di tradizioni ritenute valide da sempre;
  2. Potere carismatico: è fondato sul carisma di un individuo;
  3. Potere legale: si verifica quando la legittimazione poggia sulla credenza di ordinamenti giuridici.

Rapporto religione-società

Come accennato nell’introduzione, Weber dà un importante contributo al rapporto religione-società; egli individua la religione come la risposta agli interrogativi fondamentali della vita umana: la religione costituisce lo strato fondante della cultura di ogni società.

Max Weber
Una foto di Max Weber

Max Weber e il capitalismo

L’autore tedesco Max Weber dà particolare importanza anche al capitalismo e la sua specificità è data dal fatto che, in esso, la produzione economica è orientata a un profitto che non viene impiegato solo a migliorare un tenore di vita, ma per essere reinvestito in vista di maggiori profitti. Egli inoltre crede che il protestantesimo abbia favorito tutto ciò, mostra che il cristianesimo, a differenza di altre religioni, conteneva valori che promuovevano l’individualismo e un atteggiamento attivo nei confronti del mondo.

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Durkheim, la teoria sociologica https://cultura.biografieonline.it/durkheim-teoria/ https://cultura.biografieonline.it/durkheim-teoria/#respond Fri, 04 Nov 2016 17:21:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20258 La teoria del sociologo francese Emile Durkheim si pone in linea di continuità con la corrente positivista di Auguste Comte, anche se, rispetto a quest’ultimo, Durkheim sarà più portato ad attuare uno studio di tipo empirico.

Sociologia - Durkheim - teoria - pensiero - filosofia
La divisione del lavoro sociale (De la division du travail social) • La tesi di Durkheim del 1893

Durkheim nasce in Francia nel 1858. Si forma sotto la guida dei suoi maestri, Gabriel Monod e Fustel de Colanges (due storici) ed Emile Boutroux, un filosofo. Inoltre subisce l’influenza della scuola organicista tedesca.

Nel 1902, si trasferisce a Parigi dove si appresta ad insegnare, alla Sorbona, Storia e teoria dell’educazione che diventerà in seguito cattedra di educazione e sociologia. Durkheim contribuirà in maniera decisiva al riconoscimento della sociologia sia come scienza sia come disciplina didattica.

Durkheim: teoria sociologica

La teoria sociologica di Durkheim si colloca tra le teorie che vengono definite olistiche. Deriva chiaramente dall’Olismo, la teoria della totalità. Egli si accorge che servono delle regole per lo studio del metodo sociale e decide di allontanarsi dalle regole biologiche e fisiche.

Durkheim riteneva inoltre che la società fosse un’entità fondata sui generis, dotata di un carattere proprio ma non riducibile. Ed essa era costituita da “fatti sociali”. Ciò che più colpiva Durkheim era il fatto che la società, fin dalla nascita, forma gli individui secondo i valori e i comportamenti che sono propri dell’epoca in cui l’individuo vive. Inoltre, osserva anche che la società e le istituzioni che la compongono hanno continuità. Questa cosa va al di là della vita dell’individuo, o meglio dire, dell’attore sociale.

I fatti sociali e l’attore sociale

I fatti sociali sono maniere d’agire, di pensare e di sentire e sono entità esterne a noi, sono cose che vanno analizzate come tali e sono coercitivi, in quanto s’impongono a noi.
Dunque, Durkheim spiegava nelle “Regole del metodo sociologico” :

Quando ci si accinge a spiegare un fenomeno sociale, bisogna cercare separatamente la causa efficiente che lo produce e la funzione che esso assolve“.

La dimensione culturale è molto importante nella visione di Durkheim e ci permette di comprendere come il modello funzionalista presenti sempre il problema sociale, soprattutto, per il mantenimento dell’ordine e dell’integrazione dell’attore sociale nel sistema sociale stesso; l’ordine e l’integrazione sono ottenuti dall’attore sociale tramite l’assimilazione dei valori e delle norme morali dominanti.

Foto di Emile Durkheim
Emile Durkheim

Ordine e solidarietà collettiva

Quindi, per Durkheim, assume una posizione centrale il problema dell’ordine, una struttura che limita la spinta naturale dell’uomo verso uno stato di guerra universale. Egli considera, infatti, gli individui, se lasciati a se stessi, come esseri egoisti e volenterosi ad esaudire i loro desideri. Dunque, la società si presenta come fenomeno morale di solidarietà collettiva.

In Durkheim troviamo una Dicotomia, ossia divisione, tra indeterminatezza, che è attribuita alla natura dell’uomo, e la determinatezza che la società sa avere. L’accento posto sull’importanza dei valori e delle norme sociali tende ad aumentare la presenza di disordine e dell’anomia. Elementi che caratterizzano la società industriale del suo tempo.

Il termine anomia (dal greco anomos, privo di leggi) sta ad indicare situazioni nelle quali i valori e i comportamenti validi nelle situazioni d’origine, non sono più validi e/o adeguati a causa dei rapidi cambiamenti sociali che provocano nell’individuo disorientamento.

La sua prima grande opera è “La divisione del lavoro sociale”. Con essa analizza come la società contemporanea diventa sempre più articolata e complessa, dove altrettanto lo sono i ruoli, per cui nasce la “solidarietà organica”. Questa si differenzia dalla quella primitiva, definita “meccanica” che è propria di una società semplice.

Nella solidarietà organica il tutto si basa sui rapporti di natura funzionali. Perché ognuno è indispensabile per portare avanti il progresso della società. Nella solidarietà meccanica invece si fa riferimento a valori e a norme proprie della società tradizionale nella quale gli individui sono molto simili tra loro.

Il Suicidio

La sua opera “Il Suicidio” (1897) può essere considerata come uno dei primi esempi di ricerca empirica in sociologia. In essa Durkheim analizza i dati statistici relativi ai casi di suicidio in Europa. Egli notò che il tasso di suicidio aumentava a seconda di alcuni fattori. Tra essi vi erano le stagioni e le situazioni di rapide trasformazioni in cui venivano a trovarsi le persone. Inclusi i fattori economici e gli eventi bellici.

Da questa ricerca evinse inoltre che il tasso di suicidio era generalmente più alto nei paesi dove prevaleva la religione protestante, mentre diminuiva dove erano cattolici.

Durkheim introduce ed identifica 3 tipi di suicidio:

  1. Suicidio Egoistico, determinato da scarsa integrazione degli attori sociali;
  2. Suicidio Anomico, determinato dalle situazioni di rapido cambiamento sociale;
  3. Suicidio Altruista, determinato da un eccesso d’integrazione sociale.

Durkheim, dunque, coglie nel rapporto individuo-società il carattere ambivalente dell’importanza delle forme normative e istituzionali. Esse sono indispensabili per la sopravvivenza ma potenzialmente distruttive a causa delle loro riduttività.

La dicotomia tra la determinazione dell’ordine sociale e l’indeterminazione delle aspirazioni infinite dei singoli rende problematica la stessa origine della società. Non si è in grado di capire da dove nasca il desiderio che porta all’accettazione delle normative sociali. Sappiamo però che la coscienza collettiva nasce come frutto dell’opinione comune. Dunque, vengono a formarsi le rappresentazioni collettive che sono diverse da quelle individuali.

Durkheim può essere definito come uno dei padri fondatori della Sociologia.

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Karl Marx e il marxismo: pensiero filosofico e politico https://cultura.biografieonline.it/marx-pensiero/ https://cultura.biografieonline.it/marx-pensiero/#comments Sat, 29 Oct 2016 14:09:03 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20256 Nel pensiero filosofico e politico di Karl Marx, nel quale sono presenti, oltre alla tradizione dell’utilitarismo e dell’economia politica classica, elementi derivanti sia dalla filosofia hegeliana sia dal positivismo di Auguste Comte. Il pensiero di Marx ha avuto anche una grande influenza sullo sviluppo della teoria sociologica.

Marx e Engels - Karl Marx Friedrich Engels
Un disegno che ritrae Karl Marx e Friedrich Engels

Karl Marx nacque in Renania nel 1818, studiò diritto a Bonn e filosofia a Berlino, ove entrò in contatto con la filosofia di Hegel. Trasferitosi a Parigi per motivi di soppressione da parte del governo Prussiano, egli conobbe Engels. I due diventarono colleghi ed amici. Pubblicarono insieme, nel 1848, il famoso Manifesto del Partito Comunista. Successivamente, Marx passò a Londra, ove morì nel 1883, scrivendo e pubblicando, nel 1859, L’economia politica e, nel 1867, Il Capitale.

Pur non avendo elaborato una vera e propria teoria sociologica, Marx ha profondamente influenzato la sociologia successiva, diventando un punto di riferimento sia per coloro che condividevano la sua teoria sia per chi non la condivideva.

Il pensiero di Marx e la teoria dialettica

Il pensiero di Marx intende sviluppare una teoria scientifica delle leggi che presiedono alla storia e alla dinamica sociale. Egli non adotta e non si ispira al modello comtiano del progresso come sviluppo unico, ma adotta il modello dialettico di Hegel, secondo il quale la storia evolve attraverso conflitti e contraddizioni. Marx interpreta la dialettica come un principio attivo operante all’interno delle condizioni materiali e dei rapporti socio economici. Pensa che l’evoluzione storico-sociale è determinata dalle contraddizioni oggettive legate alla disponibilità di risorse, anche naturali, e ai rapporti di produzione.

Mentre dal punto di vista sociologico, Marx intende la teoria dialettica come un qualcosa che si caratterizza per la rilevanza che assume in essa il conflitto nelle relazioni sociali. Il modello dialettico si articola a partire da un’idea di società come totalità, ovvero insieme di elementi in relazione reciproca tra di loro. La totalità viene concepita in modo diacronico, ovvero un processo in continua trasformazione il cui movimento è determinato dalle contraddizioni oggettive che man mano emergono nella realtà sociale attraverso le strutture materiali e i rapporti sociali.

La filosofia politica di Marx: le classi sociali

In Marx, i veri protagonisti delle trasformazioni sociali sono le classi sociali. Egli intende la classe come l’insieme degli individui che all’interno del sistema sociale si trovano nella stessa posizione. I membri di una classe sociale si presentano tutti alla stessa maniera e hanno le stesse possibilità di accesso alle risorse economico sociali. Su questa base, si formano anche le forme culturali o sub-culturali proprie della classe d’appartenenza, che definiscono appunto lo stile di comportamento di quell’individuo.

L’appartenenza ad una classe sociale è determinata in primis dalla nascita e dal processo di socializzazione nei primi vent’anni di vita e, successivamente, dipende dalle scelte che l’individuo effettua riguardo il lavoro. La classe è un fattore che sussiste indipendentemente dalla coscienza. Gli individui possono appartenerle e dunque è da considerare come classe in sé. Qualora gli individui dovessero diventare coscienti della loro appartenenza in quella determinata classe, essa diventa classe per sé. Dunque, quando una classe diventa cosciente, consapevole, essa può diventare anche soggetto politico promotore di cambiamenti anche rivoluzionari dell’ordine sociale.

L’alienazione

Altro concetto chiave della sociologia ma anche del pensiero di Marx in generale, è quello dell’alienazione. Il concetto di questo termine va compreso in riferimento alla teoria dell’attività produttiva come essenza dell’uomo. Ossia il lavoro è oggettivazione della vita generica dell’uomo.

L’alienazione assume 4 steps:

  1. alienazione dell’oggetto;
  2. alienazione dal processo di produzione;
  3. alienazione da se stessi;
  4. alienazione dalla comunità a cui si appartiene.

La causa principale dell’alienazione dunque è, per Marx, la proprietà privata, il capitalista, perché tende ad appropriarsi della produzione dell’operaio per arricchirsi. Ciò gli vieta di sentirsi ampiamente realizzato. La realizzazione dell’uomo si trova, per Marx, nell’oggetto della sua produzione, dunque dell’attività produttiva e lavorativa. Sopprimendo la proprietà privata e l’economia di scambio, l’uomo potrà liberarsi.

La soluzione del Comunismo

In questa prospettiva, il comunismo appare la vera e propria via di salvezza. Per Marx è l’unica soluzione del contrasto fra uomo e natura. La situazione di alienazione in cui si trova l’uomo è dunque colpa del capitalismo. Tale situazione è fondata sulla sostituzione del valore d’uso, legato ai bisogni affettivi dell’uomo. Il valore di scambio estrania l’individuo dal suo oggetto poiché è oggetto di scambio o merce.

La teoria dei comunisti può essere raccolta in una singola frase: abolizione della proprietà privata.
(KARL MARX)

Possiamo dunque notare come il pensiero di Karl Marx sia principalmente un pensiero di carattere utopico. Marx vorrebbe eliminare le differenze che vi sono tra le diverse classi sociali. Perciò anche con le sue opere cerca di dare delle soluzioni per modificare il capitalismo che ormai si era all’epoca instaurato.

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