film biografici Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 07 Jul 2023 07:50:48 +0000 it-IT hourly 1 Sulla mia pelle: recensione del film sulla vicenda di Stefano Cucchi https://cultura.biografieonline.it/sulla-mia-pelle-recensione-film/ https://cultura.biografieonline.it/sulla-mia-pelle-recensione-film/#respond Mon, 26 Nov 2018 16:34:52 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25437 Sulla mia pelle è un film di alto impegno civile che racconta gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi, a partire dall’arresto alla morte per le percosse subite. Una pellicola da vedere: la regia è di Alessio Cremonini con gli attori Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Milvia Marigliano, Andrea Lattanzi. Girato nel 2018, questo film drammatico ha una durata di 100 minuti. È uscito al cinema mercoledì 12 settembre 2018, distribuito da Lucky Red. È uscito anche sulla piattaforma in streaming  Netflix. All’anteprima del 29 agosto 2018 avvenuta al festival di Venezia, nella sezione Orizzonti, ha raccolto sette minuti di applausi.

Locandina del film
Locandina del film “Sulla mia pelle”

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Trama del film Sulla mia pelle

Stefano Cucchi è un trentenne romano morto all’ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre 2009. Viene stato arrestato per detenzione di stupefacenti sette giorni prima, il 15 ottobre 2009,  e picchiato mentre si trovava in caserma. Con sé aveva 21 grammi di hashish, tre confezioni di cocaina e una pasticca di rivotril, un medicinale per l’epilessia, malattia di cui soffriva.

La pellicola si concentra sugli ultimi sette giorni di vita del giovane geometra romano, tra caserme dei carabinieri e ospedali, un’odissea in cui il giovane muore. Tutto avviene velocemente: spaccio, arresto e pestaggio, ma non la fine.

Il film è lontano dal volerne fare un ritratto da eroe, anzi. Mostra e ricostruisce un’esistenza votata alla rovina senza nascondere nulla. Errori che il giovane paga sul proprio corpo. La notte dell’arresto viene accompagnato a casa dei genitori dai carabinieri per verificare la presenza di altri stupefacenti, poi la decisione della custodia cautelare.

Il giorno seguente, il 16 ottobre 2018, è processato per direttissima. Si presenta al processo con il viso gonfio, scortato da quattro carabinieri, con evidenti ematomi sotto gli occhi, parlando e camminando con fatica. Ma nessuno gli chiede delle sue condizioni fisiche, né lui racconta del pestaggio subito in caserma davanti al giudice.

Da qui il trasferimento presso il carcere Regina Coeli in attesa della nuova udienza fissata per novembre. Poi le continue richieste – negate – da parte della famiglia di poter fare visita a Stefano. Ma la risposta che viene data loro dalle autorità è sempre negativa per motivi legati al regolamento.

Dopo aver deciso di farsi visitare in ospedale, Stefano viene trasferito al Fatebenefratelli, dove sono riportate nel referto le lesioni e le ecchimosi alle gambe, al volto, all’addome e al torace. Ma nulla cambia il destino del ragazzo romano, tra l’indifferenza di medici, infermieri, agenti di polizia penitenziaria, carabinieri e giudici. Muore in solitudine, all’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove è inoltre stato negato al geometra di vedere sia il suo avvocato che la sua famiglia.

La regia e gli attori

Alessio Cremonini è alla seconda regia con il film Sulla mia pelle. E’ padrone del mezzo e della narrazione senza addentrarsi nei dettagli dell’inchiesta. Invece si concentra su Stefano e il suo calvario. Cremonini fa vivere il racconto della famiglia Cucchi e la loro denuncia di un pestaggio delle forze dell’ordine come causa principale della morte di Stefano affidato alla loro custodia. E anche se non viene mostrata direttamente la violenza, ne evidenzia in maniera dettagliata le conseguenze.

Avvocato. Sono Ilaria Cucchi. Ha presente mio fratello? È morto. È morto e noi lo abbiamo saputo dalla notifica di un’autopsia. Ma lei si rende conto, dico? Ma queste sono le regole? Che cosa devo fare? (Frase tratta dal film “Sulla mia pelle”)

Un bravissimo Alessandro Borghi, si immedesima nel protagonista sino alla sofferenza estrema. Eppure non diventa mai eccessivo. La voce, il dimagrimento (ha perso 18 chili per interpretare questo ruolo), l’andatura sono stati ricercati e trovati dall’attore che aderisce all’interpretazione del vero Stefano Cucchi e che lasciano allo spettatore sofferenza, rabbia. Interpretazione impeccabile anche degli altri attori nei ruoli della madre Rita (Milva Marigliano), il padre Giovanni Cucchi (Max Tortora) e la sorella Ilaria Cucchi (Jasmine Trinca).

Ilaria Cucchi
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano: a lei si deve la determinazione anche mediatica portata avanti nella battaglia legale. Nel film Sulla mia pelle è interpretata da Jasmine Trinca.

L’iter legale

L’iter legale alla data di uscita del film è ancora in corso. Solo successivamente uno dei carabinieri ha confessato il pestaggio avvenuto la notte dell’arresto in caserma da parte dei colleghi nei confronti di Stefano Cucchi, che nel corso del processo per direttissima ha affermato a suo carico la detenzione per uso personale ma non lo spaccio. Un iter che la famiglia ha messo in moto dopo la morte di Stefano e affrontando oltre quaranta udienze, perizie e testimonianze.

Si tratta di una lunga battaglia da parte della famiglia Cucchi. Una menzogna durata nove anni. L’11 ottobre 2018 è crollato il muro del silenzio dopo nove anni, durante l’udienza c’è stata una svolta, il pm Giovanni Musarò ha rivelato che, il 20 giugno scorso, l’agente dei carabinieri Francesco Tedesco aveva presentato denuncia in Procura sul pestaggio a sangue di Cucchi: nel corso dei tre interrogatori, il carabiniere ha accusato i suoi colleghi.

Alla data del 24 ottobre 2018 sono stati depositati gli atti dal pm Giovanni Musarò durante l’udienza del processo sulla morte del geometra romano. Nel corso dell’udienza, sono spuntate anche delle intercettazioni: un carabiniere che, parlando di Stefano Cucchi, il giorno dopo l’arresto, si augurava che morisse.Uno dei cinque carabinieri imputati, Vincenzo Nicolardi, parlava di Stefano il giorno dopo l’arresto: «Magari morisse, li mortacci sua».

Sono comunicazioni radiofoniche e telefoniche che sarebbero avvenute tra le 3 e le 7 del mattino del 16 ottobre del 2009. Conversazioni tra il capoturno della centrale operativa del comando provinciale e un carabiniere che è stato successivamente individuato dagli inquirenti come la voce di Nicolardi, che oggi è processato per calunnia.

Intanto, nel film “Sulla mia pelle”, come nella realtà, Stefano è morto tra l’indifferenza: «Mi dichiaro innocente per lo spaccio, ma non per la detenzione per uso personale». Sono le parole di Stefano Cucchi durante il primo processo. Nessuno sguardo, nessuna domanda sul perché riportasse quegli evidenti ematomi sul volto.

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Prendimi l’anima: recensione, trama e commento https://cultura.biografieonline.it/prendimi-l-anima/ https://cultura.biografieonline.it/prendimi-l-anima/#respond Mon, 23 Jan 2017 14:40:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21078 Desiderare un amore intenso, unico, al punto di affidare all’altro la propria anima. Così, da una storia vera, nasce il film “Prendimi l’anima” del 2002, diretto da Roberto Faenza. E’ un film biografico ispirato alla figura della psicoanalista russa Sabina Spielrein.

Prendimi l'anima - poster locandina film
Prendimi l’anima – poster locandina film

Prendimi l’anima: trama e riassunto del film

La pellicola “Prendimi l’anima” è ispirata alla figura della psicoanalista russa Sabina Spielrein, nata a Rostov, sul Don, nel 1885, paziente di Carl Gustav Jung, con il quale successivamente intrattiene anche un rapporto amoroso. Sabina è interpretata dalla magnifica Emilia Fox, mentre il dottor Jung dallo strepitoso e affascinante Iain Glen.

A portare alla luce la storia della paziente e amante del dottore ci pensano Marie, studiosa francese e Fraser, studioso scozzese, che si incontrano su un autobus e fanno reciproca conoscenza mentre viaggiano per le strade di Mosca, dove stanno svolgendo delle ricerche sulla vita della psicoanalista russa ed ebrea Sabina. Da qui, ne ricostruiscono insieme la vita, attraverso il diario che Sabina scrive durante il suo ricovero presso l’ospedale Burgholzli, di Zurigo, avvenuto nel 1904 in seguito alla morte della sorella, a causa di una forma grave di isteria dalla quale la dolce Sabina viene colpita.

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E’ proprio in ospedale che la giovane donna conosce Carl Gustav Jung, che prova su di lei i nuovi metodi di psicoanalisi del suo maestro Freud, grazie ai quali riuscirà a guarirla un anno dopo. Sabina riesce a guarire e, uscita dall’ospedale, dietro consiglio del suo medico, la giovane si interessa alla psicoanalisi, studia medicina, specializzandosi in psicoanalisi e pedagogia e, contemporaneamente, apre le porte del suo cuore.

Seconda parte

Tra Jung e Sabina nasce una meravigliosa storia d’amore. Storia d’amore scoperta dalla moglie del medico, che avvisa con una lettera i genitori di Sabina, ostacolando il loro amore, tanto che Jung, per paura di uno scandalo, lascia la ragazza.

Seppure innamorata di Jung, Sabina, nel 1912, sposa il medico russo Pavel Scheftel. Un anno dopo, nasce sua figlia Renate. Sabina torna in Russia con la figlia, nel 1923, stabilendosi a Mosca e si specializza nel settore della psicoanalisi e della psicologia infantile, diventando direttrice dell’Asilo bianco, che prende il nome dal colore delle pareti. Un posto, l’Asilo bianco, dove i bimbi vengono fatti crescere in libertà, ma che viene chiuso nel corso della dittatura di Stalin. Viene bandita altresì la psicoanalisi. Contemporaneamente, anche la famiglia di Sabina non viene risparmiata: due fratelli vengono deportati e uccisi. Mentre Sabina muore, nel 1942, sotto la mano crudele dei nazisti durante l’occupazione di Rostov, proprio dove aveva trovato riparo dopo la chiusura dell’Asilo bianco. E’ qui che Sabina e sua figlia Renate vengono uccise a fucilate nella sinagoga insieme a circa un centinaio di ebrei.

Commento e recensione

Il film “Prendimi l’anima” merita di essere visto. Esso conferisce una carica emotiva e dà il giusto riconoscimento storico alla biografia di Sabina. Sottolinea anche l’aspetto umano dell’uomo di scienza. La figura di questa giovane donna è il ritratto di una donna sensuale, esplosiva e ribelle. Non quello di una folle da curare. Jung appare fragile, innamorato ma pronto a rinunciare a favore della sua carriera.

Sabine ha scritto nel suo diario durante la sua relazione con Jung:

Ma poi: lo voglio veramente? Potremmo essere felici? Nessuno di noi due, credo, perché il pensiero di sua moglie e dei suoi figli non ci darebbe pace. Non sono affatto nemica di sua moglie, posso capire fin troppo bene la sua posizione nei miei confronti.

Anche se la conosco poco, credo sia una brava persona, visto che il mio amico l’ha scelta. Quante volte ho dovuto soffrire per lei, quante volte nel pensiero le ho chiesto perdono per il dolore che ho portato nella sua casa tranquilla.

Del resto anche a me questo amore non ha portato altro che dolore. Erano pochi gli attimi in cui, riposando sul suo petto, potevo dimenticare tutto e nemmeno pensare alla tragedia della nostra situazione poteva turbare il mio sentimento di gioia profonda; neanche la derisione del critico dentro di me — l’essere umano è uno strano meccanismo — poteva distogliermi. E ora? Egli mi si avvicina di nuovo. … (1910).

Un altro film – con produzione internazionale – che tratta le stesse tematiche è “A Dangerous Method” (2011) di David Cronenberg; in quest’ultimo film troviamo Michael Fassbender nel ruolo di Carl Gustav Jung; Keira Knightley nel ruolo di Sabina Spielrein; Viggo Mortensen nel ruolo di Sigmund Freud.

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