Feltrinelli Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 06 Jul 2024 15:56:18 +0000 it-IT hourly 1 La Compagnia dei Celestini, di Stefano Benni: riassunto https://cultura.biografieonline.it/compagnia-dei-celestini/ https://cultura.biografieonline.it/compagnia-dei-celestini/#respond Sat, 06 Jul 2024 15:20:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18282 Uno dei romanzi più significativi dello scrittore Stefano Benni è “La Compagnia dei Celestini“, edito da Feltrinelli nel 1992.

È stato calcolato che il peso delle formiche esistenti sulla terra è pari a venti milioni di volte quello di tutti i vertebrati – così lo scultore ottocentesco Amos Pelicorti detto il Mirmidone rispondeva a coloro che gli chiedevano perché componesse le sue opere in mollica di pane.

Incipit del libro “La Compagnia dei Celestini”

La Compagnia dei Celestini - Libro
La Compagnia dei Celestini (Stefano Benni, 1992)

La Compagnia dei Celestini: riassunto

Parte I

Il romanzo narra le vicende di tre orfani: Lucifero, Alì e Memorino. I tre giovani vivono la loro vita nel deprimente convento dei padri Zopiloti, a Gladonia, conducendo una vita molto sacrificata e in perfetto stile carcerario. Gli unici svaghi per i bambini sono la “pallastrada” e la speranza di trovare due genitori pronti ad adottarli. I tre fanno parte della Compagnia dei Celestini che raccoglie gli spiriti più belli e gli orfani più meritevoli dell’istituto. La situazione cambia a loro favore, quando i tre ricevono una lettera da parte del Grande Bastardo in persona che invita tutti i ragazzi dell’orfanotrofio a partecipare al Campionato di Pallastrada.

Dal punto di vista dell’organizzazione, il Campionato di Pallastrada è una sorta di torneo a eliminazione diretta, a cui partecipano otto squadre di orfani, ma questo gioco e i suoi giocatori sono malvisti da qualsiasi autorità. I tre decidono quindi di scappare dall’Orfanotrofio dei Celestini per trovare altri due bambini che si possano unire al gruppo per giocare al segretissimo campionato.

Parte II

I ragazzi riescono nell’intento di fuggire dell’orfanotrofio grazie al prezioso aiuto di una bambina, che si chiama Celeste, che conosce come le sue tasche ogni stanza e passaggio segreto della struttura e che in seguito si unisce a loro, poiché è alla ricerca dei gemelli Finezza.

Alla ricerca del gruppo di evasi partono, da una parte, Don Biffero e Don Bracco, che intendono riportarli all’orfanotrofio prima che la notizia della fuga diventi di pubblico dominio e, dell’altra, due intrepidi giornalisti, Fimicoli e Rosalino che, scoprendo l’accaduto, non vedono l’ora di fare il loro servizio sulla fuga dei ragazzi e di poter filmare, prima di tutti, il Campionato di Pallastrada, spronati dall’egoarca Mussolardi.

Durante le loro avventure i ragazzi incontrano i nove pittori pazzi Pelicorti, i magici gemelli campioni di pallastrada, il re dei famburger Barbablù, il meccanico Finezza, il professor Eraclitus e l’Egoarca Mussolardi.

I ragazzi riescono alla fine nel loro intento e arrivano nel luogo segreto per tesserarsi al Campionato Mondiale di Pallastrada, ma partecipando con una formazione diversa rispetto al previsto. Qui, incontrano le diverse squadre che partecipano al torneo e le gare si susseguono.

Arriva la finale che si svolge tra i Celestini e i Devils, ovvero tra i cosiddetti angeli contro i diavoli, che si svolge nei pressi di un antico palazzo. La situazione precipita quando Mussolardi (l’uomo più ricco e avido del paese) e un generale dedito alla mafia di nome Buonommo, attaccano il campo di gioco per cercare in tutti i modi di guadagnare soldi dall’evento segreto e a loro si aggiungono anche il leggendario cacciatore di scoop Fimicoli e Don Biffero, arrivati da poco, che si uniscono alla generale confusione del momento.

La Compagnia dei Celestini - copertina
La copertina del libro “La Compagnia dei Celestini”

Conclusione

Nel marasma più totale, purtroppo, alcuni bambini vengono uccisi dalle truppe durante l’agguato e così, per nascondere il terribile fatto, tutti scelgono di optare per l’uccisione di tutti coloro che hanno preso parte alle gare di pallastrada. Si tratta di una vera e propria carneficina: i bambini innocenti vengono uccisi in nome dell’omertà e dell’audience da individui ormai privi di ogni tipo di scrupolo. Purtroppo muoiono tutti, alla fine, tutta la zona viene sgomberata da qualunque anima innocente con gas nervini e bombe incendiarie.

A questo punto, un fantasma appare agli occhi di Don Biffero, che comprende il significato della profezia e percepisce l’ormai prossima fine del suo paese. Il fantasma avvisa che, grazie alle loro deplorevoli e pessime azioni, il futuro di Gladonia è ormai segnato. La città brucerà per sempre, dato che sono state uccise, senza alcun motivo, tutte le anime innocenti del Campionato di Pallastrada. Il libro di Stefano Benni si conclude enunciando la totale distruzione dello stato di Gladonia da parte delle fiamme e annunciando l’entrata imminente in paradiso di tutte le giovani anime che hanno vissuto la tragedia.

Commento all’opera

Nel libro di Stefano Benni non viene risparmiato nessuno, buoni e cattivi sono uguali di fronte alla morte. Non esiste un lieto fine nel romanzo, esiste solo la parola fine. Lo scrittore usa un linguaggio ironico, arrivando al grottesco, nella descrizione dei personaggi e delle scene cruenti, aprendo la porta al genere horror. Stefano Benni descrive nel libro la metafora della società moderna divisa in due: da una parte il bene e da una parte il male.

Stefano Benni
Stefano Benni

Tutto quello che è buono e puro (i celestini, i bambini, la pallastrada) vengono infatti distrutti e cancellati dal male, individui senza scrupoli, interessi commerciali e perfidie di ogni tipo. Il romanzo ottenne un buon successo in termini di critica e di lettori e ne venne tratta una serie di cartoni animati di co-produzione italo-francese dal titolo: “Street Football-La compagnia dei Celestini“. La serie è stata prodotta nel 2005 dalla de Mas & Partners, con la collaborazione di Rai Fiction, France 3, Télé Images Kids, Agogo Media.

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Cronache della famiglia Wapshot (John Cheever) https://cultura.biografieonline.it/meet-the-wapshots/ https://cultura.biografieonline.it/meet-the-wapshots/#comments Tue, 16 Jun 2015 12:38:08 +0000 http://girolepagine.com/?p=70 meet the wapshots

mi sa che ho visto questo libro nella wishlist di silvia (chi è silvia? non è rilevante ai fini di questa storia. ben più rilevante lei invece in quanto tale) e poi vabbe’ a lei ho preso un altro libro, ma questo l’ho segnato per me. un po’ a caso un po’ a culo.
ho fatto benissimo. cronache della famiglia wapshot – feltrinelli, 2013 è un libro di john cheever, di cui io non avevo mai letto nulla. [tornate tra 10 minuti, devo andare a sbattere fortissimo la testa contro il muro per questa mancanza].

Cronache della famiglia Wapshot (2013, John Cheever)
Cronache della famiglia Wapshot (Titolo originale “The Wapshot Chronicle”; 1957, John Cheever)

cheever descrive una realtà ammerigana degli anni cinquanta suppongo, e in fondo questo è un mappettone familiare – sapete quanto io adori i mappettoni familiari vero?
la cosa però che ho apprezzato di più è stata l’ironia. sulla descrizione della giornata tipo di honora sono scoppiata a ridere forte. ai diari di leander ero proprio ribaltata. justina mi ha dato il colpo di grazia.

ogni famiglia non è quello che si vede da fuori, questo lo sappiamo di nostro e molti libri e film ce lo ricordano. i wapshot però sono proprio un po’ svalvolati, e con una dose di sfiga pure. e ci si affeziona un sacco. perché loro ne passano un po’, ne combinano un altro po’, ma si vogliono bene dai.

io non lo so come spiegarlo ma questo è un sì assoluto. e rientra in quei libri scritti così bene che poi leggere altro ti par difficile.

John Cheever
John Cheever
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Comici spaventati guerrieri (Stefano Benni) https://cultura.biografieonline.it/comici-spaventati-guerrieri/ https://cultura.biografieonline.it/comici-spaventati-guerrieri/#respond Mon, 16 Feb 2015 13:42:10 +0000 http://girolepagine.com/?p=22 a me piacciono di più i libri dove le persone sono persone, gli animali animali, le cose vere. che è un po’ lo stesso motivo per cui avevo grossi problemi in filosofia a scuola. questa frase non si capisce ma non importa.

Comici spaventati guerrieri
Comici spaventati guerrieri (Stefano Benni, 1986)

però stefano benni, è sempre something. allora no, i suoi libri non li ho letti tutti perché alcuni me li tengo per il futuro. e comunque come rex&tyra, nessuno mai.

volevo solo dire che in questo comici spaventati guerrieri (feltrinelli, 1986) ci sono alcuni porconi e mi han sorpreso e fatto sorridere perché inaspettati.

avete idea di dove potrei festeggiare il mio tredicesimo compleanno?

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Intervista a Carola Susani https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-carola-susani/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-carola-susani/#respond Wed, 13 Jun 2012 14:46:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2532 Carola Susani
Carola Susani

Carola Susani. Nata a Marostica (Vicenza) nel 1965, dopo aver vissuto molti anni in Sicilia si stabilisce a Roma, dove si laurea e inizia la propria attività di scrittrice, diventando nell’arco di un decennio una delle autrici più apprezzate del panorama nazionale.  Il suo esordio arriva già nel 1995 con “Il libro di Teresa”, pubblicato dalla casa editrice Giunti. Per Feltrinelli successivamente, pubblica “La terra dei dinosauri” (1998) e i romanzi per ragazzi “Il licantropo” (2002) e “Cola Pesce” (2004), dove sperimenta un altro tipo di registro stilistico.

Redattrice di “Nuovi Argomenti”, storica rivista letteraria per anni diretta da Enzo Siciliano, nel 2006 pubblica per minimum fax la raccolta di racconti “Pecore vive”, molto apprezzata da pubblico e critica e selezionata al Premio Strega 2007. Per Laterza poi, arriva nel 2008, nella collana Contromano, “L’Infanzia è un terremoto”, a sfondo largamente autobiografico, mentre due anni dopo, nuovamente con la casa editrice Feltrinelli, pubblica “Mamma o non mamma”, scritto con Elena Stancanelli.

Nel marzo del 2012, la casa minimum fax pubblica il suo nuovo, attesissimo romanzo, dal titolo “Eravamo bambini abbastanza”, subito apprezzato dalla critica nazionale e considerato uno dei lavori più interessanti dell’anno: sorta di favola nera a metà strada tra la storia di formazione ed esistenziale. Il romanzo racconta la vicenda di sette bambini rapiti che si mettono in viaggio dal nord Italia fino a Roma, città nella quale, non solo simbolicamente, si conclude tutta la loro vicenda. Centro della storia, raccontata in prima persona dall’ultimo di questi bambini rapiti, c’è il “Raptor”, come viene soprannominato dagli stessi protagonisti: personaggio tanto carismatico quanto sfuggente, indefinito e misterioso, il quale è il motore dell’intero romanzo. Intorno a questa figura centrale e ai molteplici spunti contenuti nel romanzo, l’autrice Carola Susani ha risposto ad alcune domande.

Partiamo subito dal “Raptor”: da dover arriva questo personaggio e quale il suo significato?

Il Raptor è un personaggio che è venuto fuori da un’immagine precisa nella mia testa, come un personaggio scavato, asciutto, assetato, che si appostava all’angolo delle strade e che rapiva i bambini. Da qui, è nato tutto. La sua origine deriva dalle mie ossessioni materne, sicuramente, un po’ comuni alle madri occidentali, ma proviene anche da molto più lontano: da un vuoto. Anzi, è egli stesso un personaggio di vuoto: da un lato risucchiato, ma dall’altro con una voragine così profonda dentro di sé che finisce per tirarselo dietro, facendo di lui un personaggio di ricerca, una specie di asceta. Non c’è molto altro, attorno al Raptor, in fondo. Ci sono degli indizi, lasciati qua e là nel corso della narrazione. Ma nient’altro. Si porta via i bambini secondo una logica abbastanza evidente di “imitatio Christi”, per quanto deforme, limitata. Io so di più di lui, ovviamente, rispetto a quanto racconto nel libro, ma non  mi sembra rivelarlo. A me serve da un lato, farne un centro di potere, per i bambini e per la vicenda in sé, e dall’altro farne un personaggio assetato, legato a questa sua sete fisica, oltre che legata ad una propria ricerca.

Nella comunità dei bambini rapiti si creano delle regole piuttosto definite: una sorta di sistema di autoregolamentazione interna che tiene legati indissolubilmente tra loro questi bambini. Come mai accade questo e perché?

C’è un’idea politica, infatti. L’imposizione di una comunità da parte di un personaggio che, fino alla fine, non è nemmeno molto chiaro nella propria emanazione delle dette regole. Si può dire che il fatto stesso che lui esista, fa sì che le regole emanino, naturalmente. La sanzione, la punizione, che è l’unica cosa che ha per la gestione il potere, è la manifestazione del suo potere assoluto. Perché questo è anche un libro sul potere, sulla gestione del potere, forse la questione più umana e concreta che ci sia al mondo. Lo stesso fatto che qualcuno se ne faccia carico intanto, è sì terribile ma, al contempo, è calmante, permette agli altri di vivere in modo più leggero.

La domanda che il lettore si pone continuamente durante la lettura è la seguente: perché i bambini non scappano da questa morsa, visto che spesso hanno questa possibilità, così come narrato da te in molte situazioni?

Tutto il libro cerca di dare questa risposta. I bambini restano perché la comunità regge, perché si appassionano l’uno all’altro, perché la vita che attraversano li sorprende. Restano perché il personaggio che li tiene uniti ha una forza, perché finché sono insieme sono loro stessi fino in fondo.

C’è una critica, anche, alla famiglia attuale?

Nessuna delle storie familiari di questi bambini è pacifica, questo va detto. Anche Manuel, il protagonista, viene da un momento particolare: la sua famiglia, sì borghese, benestante, vive un momento di stress, di forti tensioni. Il luogo della pace alternativo al mondo del Raptor non è un mondo di pace vero e proprio, affatto. In entrambi i mondi non c’è, la pace. Quello che il mondo del Raptor ha in più è nel suo percorso: c’è una forza, c’è una forza che è insita in questo loro conoscere la necessità, l’essere restituiti ad un mondo in cui mangiare è una questione seria, così come trovare un posto dove dormire. Uscire dal mondo dell’irrealtà, per toccare con mano cos’è davvero la condizione umana: credo che questo aspetto, insieme con la fede, con questa sorta di trascinamento che si porta dietro il Raptor, sia il vero movente del romanzo.

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