fauvismo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 06 Jun 2024 14:38:55 +0000 it-IT hourly 1 Testa bianca e rosa: analisi del quadro cubista di Matisse https://cultura.biografieonline.it/testa-bianca-e-rosa-matisse/ https://cultura.biografieonline.it/testa-bianca-e-rosa-matisse/#respond Thu, 06 Jun 2024 14:05:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19699 Sono gli anni della prima guerra mondiale quando Henri Matisse decide di cambiare radicalmente il suo stile e di far acquistare importanza primaria alla geometria, facendo diventare la tavolozza cupa, usando colori dal verde al grigio, al viola e al nero. In questo periodo, nel 1914, realizza l’olio su tela, di centimetri 75 x 47, dal titolo “Testa bianca e rosa“, custodita al Centre Georges Pompidou di Parigi.

Testa bianca e rosa - Matisse - Tête blanche et rose - White and rose head
Testa bianca e rosa (Matisse, 1914)

Matisse e gli altri artisti

È il periodo in cui Matisse cerca di arruolarsi, di partire con i suoi amici Camoin e Puy. Richiesta che viene rifiutata. Da qui si trasferisce con la famiglia a Tolosa, poi a Collioure, ed è qui che entra in contatto con Juan Gris, un artista madrileno che, insieme a Georges Braque e Pablo Picasso, aveva contribuito alla nascita del Cubismo.

Qui Matisse ritrova altresì alcuni amici fauves. In più, l’artista frequenta il futurista Gino Severini. Insomma, si tratta di incontri che influiscono sulla sua arte di questi anni, che si appiattisce in forme geometriche.

Matisse e il Cubismo

Il cubismo viene fatto risalire proprio ad un’osservazione di Matisse fatta davanti al dipinto, “L’Estaque“, di Georges Braque esposto al Salon d’Automne. E’ così che la frase “piccoli cubi” di Matisse viene riportata dal critico d’arte Louis Vauxcelles, che per primo utilizza il termine cubismo, per indicare quel movimento artistico d’avanguardia nato a Parigi intorno al 1907.

Nelle opere cubiste il soggetto è spezzato, viene analizzato e poi assemblato in forma astratta. Viene a formarsi un ambiguo spazio vuoto, che caratterizza appunto questo movimento artistico.

Il quadro Testa bianca e rosa (Tête blanche et rose)

In questo contesto nasce quest’opera di Matisse, “Testa bianca e rosa”. La figura rappresenta il ritratto della prima figlia Marguerite, quasi astratto, che il pittore realizza a Parigi nel 1914, nel suo studio di Quai Sanint-Michel.

Il dipinto è caratterizzato da questo volto geometrizzato, dai tratti neri, con il viso colorato a metà. Una parte è colorata di rosa, mentre l’altra parte è bianca. Al collo della donna c’è una collana con ciondolo, il collo è grigio, e si intravede dalla scollatura della camicia a righe rosa e viola.

Con l’avvento della guerra, anche l’arte di Matisse assume una piega malinconica, carica di dolore. Sono anni molto tristi per il pittore, che si sente in colpa per non aver partecipato attivamente, combattendo al fronte.

L’artista francese è lontano dalla famiglia, continua uno studio attento del cubismo di Juan Gris e Pablo Picasso, che trasforma in creazioni schematiche dalle forme geometriche, dall’uso di colori scuri. Il nero diventa talmente carico da conferire alla tela una luce vibrante.

L’evoluzione di Matisse

È il periodo questo che lo porta a dipingere quasi sempre sua moglie Amelie e sua figlia Marguerite. Poi nel 1916 incontra l’italiana Lorette, che inizia a considerare sua musa ispiratrice. Un incontro che si rivela positivo. E’ il momento in cui Matisse è alla ricerca di se stesso, di un nuovo stile e una nuova personalità.

Il pittore non si riconosce più nel fauvismo che aveva inventato, né nel cubismo a cui si era avvicinato e neppure nella passione che lo legava a Van Gogh. Sono mesi di grande turbamento, che tuttavia si risolvono grazie all’incontro con la modella italiana, anche se inizialmente il rapporto di lavoro si rivela traumatico. Pian piano si passa a livelli di armonizzazione lasciando spazio ad imposizioni dolci.

Nel biennio 1915–1917 Matisse ricomincia a raffigurare ciò che aveva osservato durante il viaggio in Marocco: le Odalische, per esempio.

Descrizione e analisi sintetiche per punti

Descrizione

  • Il dipinto raffigura la testa di una donna, con il viso diviso in due metà: il lato sinistro è bianco, mentre il lato destro è rosa.
  • Le forme del viso sono semplificate e geometriche, con linee curve e spigolose che definiscono i lineamenti.
  • I colori sono piatti e non mescolati, creando un effetto di contrasto intenso tra il bianco e il rosa.
  • Lo sfondo è neutro e non ha dettagli, concentrando l’attenzione sul viso della donna.

Analisi

  • Influenze del cubismo: Testa bianca e rosa mostra l’influenza del cubismo, un movimento artistico che si sviluppò all’inizio del XX secolo. I cubisti frammentavano le forme degli oggetti in piani geometrici, rifiutando la prospettiva tradizionale. In questo dipinto, Matisse scompone il viso della donna in forme semplici e geometriche, creando un effetto di astrazione.
  • Uso del colore: Il colore gioca un ruolo fondamentale in Testa bianca e rosa. Il contrasto tra il bianco e il rosa è audace e vibrante, creando un senso di energia e movimento. I colori piatti e non mescolati accentuano l’effetto di astrazione del dipinto.
  • Espressione: L’espressione del viso della donna è ambigua. Può essere interpretata come serena, meditativa o addirittura ansiosa. L’assenza di dettagli nello sfondo contribuisce a questa ambiguità, lasciando all’osservatore la libertà di interpretare l’opera.
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Notte d’estate ad Aasgaardstrand (opera di Edvard Munch) https://cultura.biografieonline.it/munch-notte-estate-aasgaardstrand/ https://cultura.biografieonline.it/munch-notte-estate-aasgaardstrand/#respond Sat, 26 Jun 2021 17:24:21 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15685 Notte d’estate ad Aasgaardstrand: analisi dell’opera

Corre l’anno 1904. Edvard Munch espone al Salon des Indépendants. La sua fama a livello internazionale gli permette di esporre in tutta Europa. E’, infatti, considerato uno dei pittori più interessanti della sua epoca. La critica lo sostiene e lo apprezza. Munch partecipa dunque a molte esposizioni. Proprio quell’anno decide di mostrare uno dei suoi quadri più intensi e violenti. Un paesaggio.

Notte d'estate ad Asgaardstrand
Notte d’estate a Aasgaardstrand (in francese: Nuit d’été à Aagaardstrand; in inglese: Summer Night at Summer night at Aasgaardstrand) fu dipinto nel 1904 dal norvegese Edvard Munch – l’autore del celebre “Urlo“. Si tratta di un olio su tela che misura Cm 99 x 103,5. E’ conservato presso il Musée d’Orsay di Parigi.

Può sembrare paradossale ma l’utilizzo della profondità e del colore rendono questo paesaggio, dal titolo “Notte d’estate ad Aasgaardstrand“, un quadro fra i più duri e istintivi del pittore.

Uno dei luoghi preferiti di Munch

Il villaggio di Aagaardstrand è uno dei preferiti di Munch che lo frequenta dal 1888. E’, quindi, per lui un luogo famigliare, che conosce molto bene. Qui Munch decide di misurarsi con un nuovo modello formale, sperimentando una diversa composizione del colore. Osservando il paesaggio appare subito chiaro che gli elementi che lo costituiscono: l’albero, la casa e il muro, creano una dimensione inquietante, dura e desolata.

Il muro che attraversa “Notte d’estate ad Aagaardstrand”, ad esempio, sviluppa uno profondità immediata, che appare di colpo allo spettatore, mentre quest’ultimo segue le linee del dipinto.

Non vi sono personaggi né simboli che possano addolcire o distrarre l’attenzione di uno spettatore che viene assorbito dalla solitudine di questo paesaggio nordico.

I colori che cambiano e passano da toni caldi a toni freddi e la pennellata che intensifica e marca ancora di più il disegno, attirano l’attenzione della critica e di molti artisti , soprattutto, gli appartenenti al fauvismo, i quali vedono in questo quadro, realizzato lo stesso anno dell’esposizione, un coraggioso esempio delle loro ricerche cromatiche.

Notte d'estate ad Aagaardstrand
Un’altra immagine del quadro

Commento all’opera

Munch, infatti, non realizza solo un’opera di profonda bellezza, ma sperimenta anche una riuscita evoluzione stilistica. Desolazione, disperazione, solitudine e selvaggia ricerca di un proprio sé, in un contesto in cui la natura mostra sé stessa in modo violento e definitivo, sono temi che accompagneranno Edvard Munch per tutta la sua carriera. Tuttavia, nel quadro Notte d’estate ad Åsgårdstrand emerge anche la bellezza unica del paesaggio nordico, di cui Munch è stato fra i più appassionati cantori.

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Nudi Blu (serie di opere di Matisse) https://cultura.biografieonline.it/matisse-nudi-blu/ https://cultura.biografieonline.it/matisse-nudi-blu/#comments Mon, 06 Jun 2016 17:28:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18665 Forbici e ritagli di carta, furono gli strumenti di lavoro utilizzati alla fine del 1940 da Henri Matisse, che introdusse una nuova forma d’arte: “cut-out. L’artista riuscì a creare delle opere magnifiche tagliando fogli in differenti forme. Dalle forme organiche a quelle geometriche, per poi realizzare vivaci composizioni. All’inizio, si trattò di composizioni dalle dimensioni modeste, ma poi diventarono murali o camera size. Matisse realizzò una serie di lavori chiamata “Nudi Blu“.

Matisse - Nudo blu

La serie di Nudi Blu

Con la serie di “Nudi Blu” di Matisse si concretizza l’esempio di questa nuova arte del pittore francese: le opere mostrano sempre una donna nuda ripresa in più posizioni, su sfondo chiaro e corpo blu. Si tratta di straordinarie silhouette ritmate, essenziali, astratte. Sono composizioni decorative, chiamate appunto “papier découpés”, a un colore, nel caso dei “Nudi blu“, che vengono ritagliate e incollate sopra dei cartoncini leggeri, contornate da sottili margini bianchi.

La serie "Nudi Blu" di Henri Matisse
La serie “Nudi Blu” di Henri Matisse venne completata nel 1952

Rappresentano un inno alla vita i collage dell’artista, creati in età matura, usando proprio le forbici in sostituzione del pennello. Matisse non si arrese alla sua malattia, al declino fisico. Si ingegnò creando opere magnifiche, brillanti, di grandi dimensioni.

Il pittore sosteneva che un vero artista “non dovrebbe essere mai prigioniero di se stesso, della sua reputazione, del suo stile o del suo successo”. Una lezione che ha lasciato il segno nel mondo dell’arte, e non solo.

In questa serie di “Nudi blu“, l’artista creò con le forbici la sagoma esteriore della donna. Ne scolpì anche i contorni all’interno della figura. Vi è assenza di prospettiva, le forme sono semplificate, assenza di chiaroscuro. C’è esaltazione del colore. Tutto ciò che caratterizza appunto il pensiero artistico fauvista.

La seconda vita di Matisse

Quando Matisse si dedicò ai ritagli, i medici gli avevano diagnosticato un cancro e, per questo, fu sottoposto ad un delicato intervento. Lui pensava che non ce l’avrebbe fatta. Rimase su una sedia a rotelle, ma iniziò per lui una seconda vita. Così si dedicò a questo nuovo linguaggio visivo: un modo per “scolpire” il colore con i ritagli di carta. Li realizzò tra il 1943 e il 1947, raccogliendoli nel volume “Jazz”, un libro in 20 tavole conservato al Centre Pompidou.

Matisse - Nudo blu - 2

Opere che manifestano il ritrovato interesse dell’artista francese per la figura.

“… Ciò che perseguo sopra ogni cosa, è l’espressione… L’espressione per me, non risiede nella passione che apparirà improvvisa su un volto o che si affermerà con un movimento violento. È tutta la disposizione del mio quadro: il posto che occupano i corpi, i vuoti che sono intorno ad essi, le proporzioni, tutto ciò ha la sua importanza. La composizione è l’arte di sistemare in modo decorativo i diversi elementi di cui la pittura dispone per esprimere i propri sentimenti… Un’opera comporta un’armonia d’insieme: qualsiasi particolare superfluo prenderebbe, nello spirito dello spettatore, il posto di un particolare essenziale. La composizione, che deve puntare all’espressione, si modifica con la superficie da coprire”

così insegna l’artista.

Uomo determinato, creativo, pur ridotto su una sedia a rotelle non si arrese. Matisse si dedicò per gli ultimi diciassette anni di vita a comporre i découpages. Si fece aiutare dagli assistenti e dipinse a tempera i fogli di carta nella ricerca di trovare colori precisi. Poi estrasse da questi le forme. Così aprì un mondo nuovo, un nuovo filone dell’arte visiva. Alla base dei “Nudi blu” c’è tanto lavoro: le sagome sono state studiate, disegnate tanto, sperimentate.

Un altro celebre cut-out di Matisse, successivo ai Nudi blu, è L’Escargot, opera datata 1953.

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Vaso di nasturzi e La Danza (opera di Henri Matisse) https://cultura.biografieonline.it/vaso-nasturzi-danza/ https://cultura.biografieonline.it/vaso-nasturzi-danza/#comments Fri, 08 Jan 2016 14:38:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16162 Vaso di nasturzi e La Danza” è un’opera di Henri Matisse realizzata nel 1912. Si tratta di un olio su tela di centimetri 190,5 x 114 custodito presso il Museo Puskin di Mosca.

Vaso di nasturzi e La Danza - Matisse - dettaglio del vaso
Il dettaglio del quadro in cui appare il vaso

Vaso di nasturzi e La Danza: il quadro

Su uno sfondo blu viene realizzato un particolare della danza: le danzatrici ruotano attorno a un vaso di fiori posato su un tavolo ligneo a tre piedi. In primo piano, si vede anche la sagoma di una sedia. Il movimento delle danzatrici è collegato a quello dei fiori, che scendono sinuosi dal vaso, come se accompagnassero il ritmo della danza.

Vaso di nasturzi e La Danza - Matisse
Vaso di nasturzi e “La Danza” (il quadro completo di Matisse, 1912)

L’opera fa sì che si realizzi un quadro nel quadro, tema dell’arte nell’arte, che non è nuovo: viene utilizzato infatti sin dal Quattrocento in Europa e messo in pratica anche dai pittori francesi dell’Ottocento. Matisse lo utilizza spesso nelle sue opere, in cui rimanda appunto ad altri quadri; lo fa in particolare nei dipinti con l’atelier e con la natura morta.  “Oggetto della pittura non è più descrivere la storia” diceva nel 1909 “poiché la si trova nei libri. Noi ne abbiamo un concetto più alto. Con la pittura l’artista esprime le proprie visioni interiori”, sottolineava Matisse. L’artista si serviva del colore “come mezzo per esprimere la mia emozione e non per riprodurre la natura”; in contemporanea si serve di una linea semplificata.

Nel 1910 l’artista francese realizzò “La Danza“, un quadro in cui è facile percepire le similitudini delle figure in movimento.

Henri Matisse, La Danza (1910)
La Danza (1910) quadro famoso di Henri Matisse

Vaso di nasturzi e La Danza” è una veduta dello studio di Matisse a Issy-les-Moulineaux, che si trova nella regione sud-occidentale di Parigi, tela dipinta dall’artista dopo un prolungato soggiorno in Marocco. È in questo periodo che Matisse orienta la sua arte in una ricerca formale cromatica e spaziale, diventando il promotore dello stile Fauve – Espressionista. Le immagini sono rappresentate da contorni lineari ben definiti, dai colori estremamente vivaci. La tecnica di Matisse si rifà a stesure “aplat” e al puntinato.

Tutto viene rappresentato sullo stesso piano, trasformando l’opera in una superficie con diversi motivi decorativi; ciò nonostante mantiene il suo stile lontano dall’arte astratta. Le sue opere esprimono la “gioia di vivere”, una costante in tutta la produzione dell’artista. Tutte caratteristiche che fanno di uno dei padri del Modernismo del XX secolo, un personaggio predominante del suo tempo.

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Pesci rossi (opera di Henri Matisse) https://cultura.biografieonline.it/matisse-pesci-rossi/ https://cultura.biografieonline.it/matisse-pesci-rossi/#comments Tue, 15 Dec 2015 08:08:07 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15895 Nel 1912, il pittore francese Henri Matisse realizzò il dipinto “Pesci rossi“. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 146 x 97, che era stato comprato dal collezionista Sergej Shchukin e che oggi è custodito nel museo statale di arti figurative “Museo Puškin” di Mosca, in Russia.

Pesci rossi - Goldfish - Matisse - detail - dettaglio
Pesci rossi (Goldfish): il dettaglio dei pesci, presente nella parte centrale del dipinto

Pesci rossi: il quadro

Il quadro raffigura un gruppo di quattro pesci rossi che nuotano in una brocca, con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. La brocca è poggiata su un tavolino a forma circolare, collocato probabilmente nello studio dell’artista, raffigurato con una lussureggiante vegetazione tropicale.

Dall’angolo inferiore si scorge una poltrona in giunco verniciata. Lo sfondo rappresenta foglie a palmo largo, fiori color magenta e piante di diversa specie. Vegetazione priva di vasi o recipienti, tanto che non è chiaro se rappresenta realmente la vegetazione o la carta da parati presente nello studio di Matisse. Potrebbe trattarsi anche di un giardino o di una veranda.

Pesci rossi - Goldfish - 1912 - Henri Matisse
Pesci rossi (1912, Henri Matisse)

Il colore, dato a chiazze e pennellate piccole è fauve, la linea appare in perfetta armonia con il colore. Manca la prospettiva e la profondità. Una composizione decorativa che ricorda le stampe giapponesi, sia per l’appiattimento dell’immagine sia per la scelta del soggetto.

Un’opera in cui  Henri Matisse vuole ritornare al naturalismo: anche se si tratta dell’interno di una casa, riesce a creare questo effetto naturale, facendo apparire i pesci come se fossero in mezzo a un giardino. Non solo torna al naturalismo con “Pesci rossi” ma anche al colore chiazzato.

Predominano il verde e il rosa, colori freddi, e il colore caldo rappresentato dal rosso dei pesci, che contrasta con gli altri colori. L’acqua della brocca dove nuotano i pesci è verde acqua con in fondo un giallo pallido. Sulla parte superiore della vasca, c’è il riflesso dei pesci: tre macchie di colore rosso. Inoltre il recipiente dei pesci è molto più grande degli altri oggetti, ciò per conferirgli importanza.

Si tratta di un’opera istintiva e immediata, dove l’interesse dell’artista non è concentrato sulla riproduzione realistica della natura. Perfettamente in linea con il cosiddetto stile Fauve – espressionista, caratterizzato dall’uso prevalente del colore, con contrasti cromatici e che si rifà alla scienza della percezione visiva. Il colore assume una doppia valenza: colore-sensazione e colore-materia. È proprio nel colore che ricorre Matisse, uno dei padri del Modernismo del XX secolo, che attinse da se stesso. Proprio in un’intervista è l’artista a dichiarare: “Da parte mia, non ho mai evitato l’influenza altrui; l’avrei considerata una viltà e una mancanza di sincerità verso me stesso“.

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Il Ponte di Charing Cross (opera di André Derain) https://cultura.biografieonline.it/ponte-charing-cross-derain/ https://cultura.biografieonline.it/ponte-charing-cross-derain/#respond Wed, 10 Sep 2014 15:24:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11945 Il Ponte di Charing Cross” è uno dei quadri simbolo del movimento fauvista. Fu dipinto da André Derain nel 1906, un anno dopo la nascita del movimento. Si tratta di un olio su tela che misura 81 x 100 cm, esposto a Parigi presso il Musée d’Orsay.

André Derain: Il Ponte di Charing Cross conosciuto anche come Ponte di Westminster (1906)
Il Ponte di Charing Cross conosciuto anche come Ponte di Westminster (André Derain, 1906)

Il fauvismo è, secondo i suoi aderenti, la forza del colore come espressione pura. Il colore, quindi, è una delle rappresentazioni della realtà, la quale non deve essere dipinta come viene vista, ma deve essere interpretata. E forse il fauvismo sarebbe più appropriato definirlo non un movimento, ma un’opinione condivisa da alcuni artisti, che hanno manifestato una particolare attenzione per il colore.

André Derain è sempre stato considerato una delle personalità di spicco di questo gruppo di pittori. E questo quadro, dipinto insieme ad altre tele che il pittore realizzò a Londra, rappresenta due concetti chiave espressi dai fauvisti: il colore come rappresentazione e la reinterpretazione della realtà come fuga dalla pittura figurativa.

Il Ponte di Charing Cross conosciuto anche come Ponte di Westminster: il quadro

L’artista utilizza, infatti, due metodi di pittura: una pennellata uniforme per definire gli edifici e il ponte di Charing Cross, e uno stile composto da brevi pennellate per indicare la mutevolezza del cielo e dell’acqua. La realtà, invece, viene deformata e reinterpretata nella rappresentazione del movimento: si vedono, infatti, le macchine che si allungano sulla strada che costeggia il fiume Tamigi.

E’ una rappresentazione della velocità che si vedrà in molti altri quadri del ‘900. Il fauvismo anticipa anche il passaggio fra la pittura figurativa e la pittura del XX secolo, che cerca di superare l’arte figurativa per tentare di uscire dai limiti del realismo.

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Autoritratto con sette dita (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/#respond Tue, 02 Sep 2014 14:27:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11876 Autoritratto con sette dita” è un dipinto olio su tela realizzato tra il 1912 e il 1913 da Marc Chagall. Il quadro è attualmente conservato allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel seguente articolo andiamo a raccontare brevemente la genesi e la storia di questo quadro, insieme a un commento e a un’analisi dei simboli in esso contenuti.

Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers, 1912-1913)
Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers)

Autoritratto con sette dita: analisi

In questo dipinto si può intravedere uno Chagall sicuramente influenzato, in modo particolare, da due importanti correnti che dominavano in quegli anni la scena artistica parigina: il Fauvismo e il Cubismo. Il suo stile è davvero inconfondibile. Da una parte, Chagall accantona le convenzioni e dà libero sfogo alla propria immaginazione; dall’altra, utilizza il colore per non raffigurare solo la realtà, ma in verità le emozioni. Ciò che rappresenta meglio questo periodo è sicuramente il dipinto “Autoritratto con sette dita”, caratterizzato da elementi cubistici che si fondono insieme con simboli che rievocano le vecchie favole russe ed il paesaggio nativo, creando un’atmosfera a tratti fantastica e poetica. Chagall utilizza alcuni principi relativi alla rigorosa costruzione degli spazi, pur senza rinunciare alla sua vena immaginativa.

Autoritratto con sette dita: il quadro

Nel quadro “Autoritratto con sette dita” l’artista viene ritratto nel proprio studio a mezzobusto mentre è intento nel suo lavoro di sempre. Chagall è raffigurato con una tavolozza di colori sulla mano destra mentre è intento nella realizzazione di un dipinto che presenta un paesaggio vitebskiano. L’autoritratto è toccato dalla mano sinistra del pittore, che presenta ben sette dita visibili anziché cinque.

Le sette dita si ispirano probabilmente ai sette giorni della creazione, facendo probabilmente riferimento alle origini ebraiche del pittore; oppure, secondo una probabile teoria enunciata dallo studioso Sándor Kuthy, raffigurare la mano sinistra del pittore con le sette dita dipende probabilmente da una tipica espressione: in yiddish, Mit alle zibn finger (“Con tutte le sette dita”), che sta ad indicare l’energia dell’artista accumulata al termine di un lavoro. Sullo sfondo, infine, si intravede una finestra. Da lì si può ammirare il panorama dei tetti parigini con la Tour Eiffel che spicca sovrana. Il nome della capitale francese (Parigi), insieme con quello della capitale italiana (Roma), si trovano nel quadro in caratteri ebraici.

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Il fauvismo e André Derain https://cultura.biografieonline.it/fauvismo-andre-derain/ https://cultura.biografieonline.it/fauvismo-andre-derain/#comments Sat, 10 Aug 2013 10:03:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7760 All’inizio del XX secolo i fauves realizzarono un movimento artistico fra i più innovatori del ‘900. Questo movimento era destinato a rappresentare perfettamente le istanze artistiche dell’epoca.  L’ispirazione principale e la fonte della loro cultura pittorica derivava dagli impressionisti e dai post-impressionisti. Il loro fu un movimento innovativo che interpretava l’epoca in cui vivevano avvalendosi di un uso intenso ed estremo del colore. Inoltre il fauvismo innovò l’arte pittorica dell’epoca perché utilizzò in modo originale la luce e l’atmosfera visiva riprodotta nell’opera.

André Derain e il fauvismo
André Derain

Derain e Volland

Uno degli artisti più interessanti del fauvismo fu André Derain.

Fra i suoi quadri più significativi spicca “Il ponte di Waterloo”, un capolavoro eseguito nel periodo in cui Derain era di fatto il capostipite di questo movimento.

Il quadro fu realizzato su commissione di Ambroise Volland, mitico gallerista e collezionista, che fu il mercante d’arte di Paul Cézanne, Paul Gauguin, Vincent van Gogh, Pablo Picasso, Louis Valtat, Renoir, Aristide Maillol e naturalmente di André Derain.

Volland fu anche il mecenate di Derain del quale non solo comprò tutte le opere ma gli commissionò una serie di lavori nella capitale inglese.

Derain andò a Londra fra il 1906 e il 1907 per realizzare diversi studi sulla luce e la prospettiva e dipingere alcuni luoghi di Londra.

Tre anni prima Claude Monet aveva realizzato una serie di quadri che rappresentavano alcuni scorci della capitale, come ad esempio “Londra, Il Parlamento. Effetto di sole nella nebbia.

Derain, affascinato dall’atmosfera londinese, dipinse trenta opere ognuna delle quali rappresenta un’interpretazione fauvista dei quadri di Monet.

In realtà Derain si ispirò soprattutto alla pittura di William Turner che vide a Londra, dove i suoi quadri, già dal 1904 erano stati esposti alla Tate Gallery.

Il più significativo è “Il Tamigi visto dal ponte di Waterloo”, un’ esplosione di colori che in parte ricorda il quadro di Derain.

Il ponte di Waterloo

L’opera “Il ponte di Waterloo” è attualmente esposta al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, si tratta di un olio su tela che misura 80,5 x 101 cm ed è stato realizzato nel 1906.

Rappresenta una veduta del ponte di Waterloo (la cittadina belga, storica per la battaglia che nel 1815 sancì il declino di Napoleone) con accanto il Parlamento inglese.

Il ponte di Waterloo, opera fauvista di Derain
André Derain: Ponte di Waterloo (Waterloo Bridge, 1906).

Entrambi i soggetti sono molto popolari nella pittura moderna e contemporanea e ci sono moltissime versioni successive che copiano e riprendono i soggetti più famosi.

Descrizione e analisi dell’opera

Derain in questo caso ha utilizzato a pieno la tecnica fauvista, dando al colore un ruolo preponderante. Sembra infatti che tutto stia esplodendo in tonalità che vanno dal blu, al viola, al giallo e al verde. Il ponte che compare colorato di blu, rappresenta la linea dell’orizzonte e l’attenzione che cattura il suo colore pone in secondo piano l’edificio del Parlamento.

In questo quadro Derain utilizza anche la tecnica del puntinismo acquisita nel 1905 a Collioure quando era ospite dell’amico Matisse (in quel periodo i due dipinsero reciprocamente un ritratto dell’altro).

La superficie del quadro è stata trattata con un bianco uniforme sul quale poi sono stati aggiunte pennellate di colore non mescolato, che ha creato un effetto mosaico.

I colori dominanti sono l’azzurro e il verde, mentre il giallo oro, che rappresenta i raggi del sole, crea un contrasto con l’azzurro dell’acqua. Il modo in cui i colori sono presentati sulla tela rappresenta una sorta di manifesto del fauvismo, il cui scopo principale era mostrare la violenza espressiva del colore affinché sfruttasse tutta la potenzialità della luce.

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