fattorie Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 03 Feb 2021 16:22:44 +0000 it-IT hourly 1 La Fattoria, quadro famoso di Joan Miró: storia e descrizione https://cultura.biografieonline.it/la-fattoria-miro/ https://cultura.biografieonline.it/la-fattoria-miro/#comments Thu, 28 Jun 2018 08:45:03 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24984 Gli animali, gli attrezzi da lavoro, le piante… sono tutti elementi di realismo dettagliato. Accompagnato dalla tendenza a semplificare, questi dettagli in forme geometriche si ritrovano nel dipinto La Fattoria realizzato da Joan Miró, custodito negli Stati Uniti alla National Gallery of Art di Washington D.C. Ma prima di essere donato al museo questo celebre quadro era di proprietà dello scrittore e giornalista Ernest Hemingway. Opera lasciata poi in eredità dallo scrittore alla sua quarta moglie Mary Welsh Hemingway, e in seguito donata negli anni Ottanta al museo di Washington D.C.

La Fattoria - The Farm - Joan Miró
La Fattoria è un olio su tela di centimetri 123,8 x 141,3, realizzato dall’artista Joan Miró tra il 1921 e il 1922

Storia del quadro

Il dipinto La Fattoria di Miró, è ispirato dal legame dell’artista alla sua terra: la Catalogna. Qui ogni estate si recava nella fattoria della sua famiglia nel villaggio di Montroig. Da questo luogo, nel 1921, arrivò la decisione di farne un dipinto, una delle opere chiave della carriera dell’artista spagnolo.

Fu proprio l’anno 1920 quando Miró si trasferì da Barcellona a Parigi, con lo scopo di partecipare all’avanguardia artistica che stava prendendo posto nella capitale francese. L’avanguardia cubista che si stava diffondendo in quegli anni e che rappresentava una vera rivoluzione dell’arte. Si trattava di un modo molto diverso di rappresentare la realtà.

La Fattoria di Miró: descrizione dell’opera

Ogni elemento del quadro è separato, descritto in modo attento e preciso. Tutto è su uno spazio, definito da un piano terra inclinato verso l’alto. Anche le forme sono inclinate nello stesso modo e sono rappresentate in maniera parallela all’immagine. Si può definire uno stile quasi naïf che ricorda lo stile e il modo in cui disegnano i bambini. È però verso la metà degli anni Venti che Mirò decise di abbandonare questo stile per affermarne uno surrealista più astratto. Ciò non toglie che gli elementi della fattoria vennero rappresentati nelle sue opere successive.

La svolta artistica si ebbe con opere che univano la pittura alla scultura, creando una sorta di collage tridimensionale, come trattato in un precedente articolo dal titolo “Miró e il surrealismo”. L’artista si lasciò ispirare dalla natura e dalla musica e si dedicò non solo alla pittura ma anche alla poesia in stile surrealista. Tanto che nelle sue opere apparirono anche le parole.

La Fattoria - The Farm - Joan Miró - dettaglio
Un dettaglio del quadro

Ma torniamo alla descrizione del quadro La Fattoria. Sulla tela è rappresentato il cielo come una tavola blu. Non ci sono nuvole, né altre perturbazioni atmosferiche. La luce è evidenziata dalla luna. C’è una contadina di spalle intenta a lavorare in un lavatoio. Poi, la pecora posta sul podio assume sembianze monumentali.

«Più del quadro in sé conta quel che esso emana e diffonde. Se viene distrutto non importa. L’arte può anche morire, ma quel che conta è che abbia sparso semi sulla terra» (Joan Mirò)

Vi è anche un albero che salta fuori da un vaso conico rovesciato al centro di un cerchio dipinto di nero. C’è inoltre la rappresentazione metafisica del terreno, con disegni geometrici. Il dipinto, con i suoi colori molto intensi e l’affollarsi degli oggetti rappresentati che attingono dalla vita dei campi, trasmette l’incanto della fiaba. Contemporaneamente dona allo spettatore felicità espressiva e serenità. E’ una rappresentazione dettata dal ricordo più che una riproduzione della fattoria colta dal vero. Questo famoso quadro di Joan Miró è un’opera capace di incantare gli adulti e anche i bambini.

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Cortile di fattoria (opera di Paul Cézanne) https://cultura.biografieonline.it/cezanne-cortile-di-fattoria/ https://cultura.biografieonline.it/cezanne-cortile-di-fattoria/#respond Thu, 12 May 2016 15:57:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18291 Paul Cézanne, come Claude Monet, esprime, a suo modo, l’adesione all’Impressionismo. I suoi soggetti, infatti, spesso sono i paesaggi e non le persone. E nella tela “Cortile di fattoria“, realizzato nel 1879, la presenza del luogo come soggetto dell’opera è preponderante. E’ un paesaggio triste e greve.

Cortile di fattoria - Cour de ferme - Paul Cézanne
Cortile di fattoria (Cour de ferme) – Paul Cézanne (1879) – Olio su tela – cm 63 x 52 – Musée d’Orsay, Parigi

Cortile di fattoria: analisi del dipinto

Nel quadro “Cortile di fattoria“, Cézanne ritrae una fattoria abbandonata, dove non c’è anima viva, né traccia di alcun animale. Tutto appare morto. La fattoria si trova ad Auvers, un luogo frequentato anche da altri impressionisti (ricordiamo La chiesa di Auvers di Van Gogh) e dove spesso si incontrano Cézanne e Pisarro. La differenza fra questi grandi pittori sta proprio nella scelta di dipingere per Cézanne solo i luoghi e per Pisarro di rendere i luoghi contesti in cui vivono animali o persone come soggetti fondamentali.

Cézanne rivendica la scelta di costruire intorno ai paesaggi una dimensione quasi spirituale, in cui il contesto è l’unico protagonista della tela. Fino alla fine della sua vita, il pittore cercherà di mostrare che dietro all’immagine di un luogo, appare la sensazione che questo suscita. Non si tratta però solo di evocare una sensazione, ma di mostrare la vitalità di un paesaggio anche se, come in questo caso, esso appare completamente abbandonato. La vista è ostacolata dai muri che si trovano sia a destra che a sinistra e che, in un certo modo, aumentano l’inquietudine del paesaggio. Come se lo spettatore dovesse attraversare quegli ostacoli per approdare con inquietudine, ma anche con la curiosità di chi vuole scoprire un posto desolato, verso la casa abbandonata.

La casa ha tutte le finestre chiuse. Davanti al casolare vediamo un albero spoglio che sembra tendere i suoi scheletrici rami verso il cielo. Lo sguardo è costretto all’interno di un ambiente chiuso, proprio perché una casupola dal tetto di paglia chiude la visuale attaccandosi al muro. Dietro alla casa si intravedono altri alberi e poi una collinetta. Il cielo è l’unico punto di fuga che permette alla vista di fuggire oltre la piccola fattoria. Solo le pennellate, che rispecchiano la luce sugli alberi e sui muri, ricordano che Cézanne un tempo è stato un impressionista. Ma il suo percorso adesso è solitario e cerca solo il rapporto fra natura e la presenza dell’uomo.

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La fattoria degli animali (Orwell): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fattoria-degli-animali/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fattoria-degli-animali/#comments Tue, 02 Sep 2014 13:13:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11849 Pubblicato per la prima volta in italiano nel 1947, “La fattoria degli animali” è uno dei più noti romanzi scritti da George Orwell. Il libro appartiene al genere satirico e rappresenta un’allegoria della rivoluzione russa e del periodo staliniano.

George Orwell: una copertina italiana del libro "La Fattoria degli animali", e una in lingua originale ("Animal farm")
George Orwell: una copertina italiana del libro “La fattoria degli animali”, e una in lingua originale (“Animal farm”)

Il contesto storico e la storia del libro

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, è stato un grande scrittore britannico. Partecipò attivamente alla Guerra Civile Spagnola, spalleggiando il Partito Obrero de Unification Marxista , di ispirazione trotskista che venne duramente perseguitato dai stalinisti.

Così lo scrittore sviluppò un vero e proprio odio verso Stalin e la sua politica, che decise di manifestare apertamente  nell’opera Omaggio alla Catalogna e poi in maniera più velata in La fattoria degli animali. Quest’ultima fu ideata già a partire dal 1937 e conclusa nel 1943. Orwell riuscì a pubblicarla solamente nel 1945 alla fine del secondo conflitto mondiale.

Quasi una favola

L’opera si presenta quasi come una favola, un racconto leggero per bambini con protagonisti gli animali, ma andando a scavare nel profondo, si vede come ogni avvenimento che viene raccontato nel romanzo è l’allegoria di ciò che stava succedendo sia durante l’era stalinista che nella Seconda Guerra Mondiale. Ogni animale e ogni personaggio corrisponde infatti ad un preciso evento storico e, come ogni favola che si rispetti, esiste anche una morale finale.

Trama e riassunto

Il romanzo racconta la storia di alcuni animali di una fattoria che si ribellano al loro padrone. Essi vivono nella Fattoria Padronale del Signor Jones, che è diventato un alcolista e non si interessa più né alla manutenzione né agli animali. Un giorno, dopo che non era stata data la razione di cibo e le mucche non erano state munte, gli animali prendono in mano la situazione e decidono di attaccare gli uomini. Si trovano a scontrarsi con il Signor Jones e gli amici ma riescono facilmente a sconfiggerli e ad avere il controllo della proprietà, che viene denominata “Fattoria degli Animali”.

Il gruppo è guidato e spronato dal Vecchio Maggiore, un maiale anziano che viene rispettato da tutti e che rivela ad essi il suo progetto: un posto in cui gli animali possano finalmente vivere liberi dall’uomo. Il Vecchio Maggiore infatti considera pericolosi tutti gli animali che camminano su due gambe, ossia l’uomo, mentre innocui quelli che camminano a quattro zampe.

I ribelli cercano di riorganizzarsi nella vita libera dalla schiavitù ma ben presto emergono i problemi: sugli altri si stanno imponendo i maiali, che cercano di dominare e di sfruttare i più ingenui. Tra questi ci sono Napoleone (che rappresenta Stalin) e Palla di neve (che rappresenta Trotsky).

Finale della storia

I due iniziano un conflitto interno per il potere della fattoria e Napoleone si allea  con i cani scacciando Palla di Neve (allegoria dell’esilio di Trotsky e dell’avvento della dittatura stalinista). Napoleone diventa così il dittatore, tradisce i suoi alleati e si comporta come unico padrone di tutto. Ormai non esistono più gli ideali di uguaglianza e libertà, che vengono sostituiti con un unico motto:  «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri».

George Orwell
Una foto dell’autore George Orwell

Considerazioni

George Orwell conclude il romanzo affermando che è impossibile frenare il desiderio di potere, che travolge anche l’ideale più puro della libertà personale, così come era accaduto nella Russia stalinista.

Il romanzo ha riscosso notevole successo in tutto il mondo e da esso sono stati tratti molti adattamenti cinematografici, tra cui un film del 1954 e il più recente del 1999 con la regia di John Stephenson.

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