Europa Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 06 Nov 2024 08:10:26 +0000 it-IT hourly 1 Illuminismo, i personaggi principali: riassunto per la scuola https://cultura.biografieonline.it/illuminismo-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/illuminismo-riassunto/#comments Tue, 26 Mar 2024 05:42:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19649 L’Illuminismo è un movimento intellettuale, politico e ideologico che nacque nell’Europa del Settecento. Esso ha caratterizzato tutto l’orientamento culturale del secolo stesso ed è stato fondamentale perché ha stravolto il pensiero intellettuale e non solo. Nacque in Francia ma si diffuse molto presto in Inghilterra e poi in tutta l’Europa, arrivando perfino al Nord America.

Illuminismo - Enciclopedia
Il frontespizio della “Enciclopedia”, l’opera simbolo dell’Illuminismo

La parola Illuminismo (in francese Lumieres, in inglese Enlightenment) deriva da lume: esso infatti ha lo scopo di illuminare le menti e il mondo, attraverso la ragione, per allontanare le tenebre della superstizione e dell’ignoranza .

Questo movimento, fondamentale per la nascita della cultura moderna, parte da un’idea di fondo. Gli uomini possono salvarsi non attraverso il ruolo di Dio (e quindi attraverso la religione) ma mediante l’uso del libero pensiero.

La rivoluzione dell’Illuminismo

Questo concetto era profondamente rivoluzionario per un periodo, quello del Settecento, da cui si era appena usciti dall’epoca degli assolutismi. I sovrani sfruttavano, quindi, la religione per imporre il proprio potere. Il re in persona veniva considerato diretto discendente divino.

Il Seicento, per molti aspetti, fu quindi un secolo ricco di superstizioni e credenze che non avevano alcun fondamento scientifico. A tutto ciò gli intellettuali reagirono con l’Illuminismo, con lo scopo di creare un nuovo modo di vedere le cose solo attraverso la ragione.

Da un punto di vista politico, l’Illuminismo comportò evidenti cambiamenti. Per la prima volta un movimento mise al centro l’individuo, il suo bisogno di libertà e la creazione di migliori condizioni di vita per tutti. Si affermò, inoltre, il concetto di uguaglianza sociale e di sovranità popolare, temi che avrebbero cambiato per sempre le sorti politiche europee.

Gli illuministi

Il padre dell’Illuminismo può essere considerato John Locke (1632-1704). Egli fu un importantissimo filosofo inglese, creatore dell’empirismo ovvero la teoria secondo la quale la conoscenza dipende completamente dall’esperienza.

Secondo il suo pensiero, quando si deve conoscere qualcosa è importante partire dalla pratica. Perché è solo attraverso l’esperienza che si può capire la realtà. Insieme a Locke, altri grandi intellettuali inglesi  che ispirarono gli illuministi furono Isaac Newton e David Hume.

John Locke
John Locke

In Francia

Le loro lezioni furono quindi recepite in Francia da alcune delle figure che sono diventate i pilastri di questo movimento: Voltaire, Rousseau, Montesquieu, Diderot, Fontenelle, D’Alembert ed altri intellettuali borghesi che si erano formati nei salotti letterari del tempo.

Con questi grandi esponenti nacque la figura dell’intellettuale al servizio dell’umanità. Essi, con le loro opere, intesero diffondere le credenze dell’Illuminismo in tutti i campi del sapere. Dalla politica, alle scienze diffusero i valori e i costumi in modo tale da liberare la cultura dalla superstizione e dall’ignoranza.

Lo scopo primario degli illuministi era infatti quello di creare una cultura aperta a tutti, in nome dell’autonomia della ragione. Soprattutto in nome della fiducia nel progresso legato alle scoperte scientifiche.

L’Enciclopedia

Fondamentale divenne così la stesura di un’enciclopedia che toccasse tutti i saperi e che fosse riscritta secondo i canoni dell’Illuminismo stesso. Nacque così l’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri. Sotto la direzione di Denis Diderot per la parte umanistica e di Jean D’Alembert per quella scientifica, l’opera cercò di valicare le differenze tra le diverse discipline per creare un sapere che fosse sempre aperto alla tecnica. A formare la monumentale opera che fu l’Enciclopedia, c’erano 17 volumi. Venne pubblicata tra il 1751 e il 1772.

Denis Diderot
Denis Diderot

Chiaramente, dando molta importanza alla ragione e criticando la religione e le sue credenze, l’Illuminismo entrò in collisione con la Chiesa. Questa inserì le opere degli intellettuali all’indice dei libri proibiti.

L’Illuminismo e la Chiesa

Anche l’Enciclopedia venne aspramente criticata perché la Chiesa era spaventata dalla diffusione di queste nuove teorie. In realtà Voltaire affermò spesso che l’uomo era naturalmente predisposto alla religione, dando vita ad una nuova dottrina chiamata deismo. Il deismo affermava l’esistenza di Dio ma rifiutava tutte le altre forme di religiosità.

In Italia

L’Illuminismo fu un movimento cosmopolita: si diffuse presto in tutto il Nord del mondo. In Italia si ricordano Pietro Verri (fondatore della rivista «Il Caffè») e Cesare Beccaria, che scrisse un trattato sulla pena di morte e la tortura (Dei delitti e delle pene). Questi furono temi davvero innovativi per l’epoca.

Dei delitti e delle pene
Dei delitti e delle pene, un’immagine dell’autore Cesare Beccaria e una delle prime pagine

Verso le rivoluzioni

Le nuove idee di libertà, uguaglianza e fratellanza si diffusero con grande successo tra gli intellettuali. Queste nuove idee aprirono talmente tanto le menti, da portare all’insorgere della Guerra d’Indipendenza Americana (1785-1783) e della Rivoluzione Francese (1789- 1799). Per la prima volta il popolo agì per contrastare l’assolutismo e ribadire i propri diritti di libertà e uguaglianza.

Liberté, Égalité, Fraternité (in italiano Libertà, Uguaglianza, Fratellanza) sono le parole che compongono un celebre motto francese del periodo dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese. Esso è poi divenuto il motto nazionale della Repubblica Francese.

L’Illuminismo può pertanto essere considerato come un movimento che ha rivoluzionato il mondo, che ha portato grandi conquiste per l’umanità (come affermarono i grandi filosofi tedeschi Marx ed Hegel). Certamente però ha avuto i suoi limiti.

In particolare il fatto che queste idee siano rimaste ferme agli intellettuali borghesi senza il coinvolgimento dell’intera popolazione.

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Cortina di ferro: cos’è e qual è l’origine del termine https://cultura.biografieonline.it/cortina-di-ferro-storia/ https://cultura.biografieonline.it/cortina-di-ferro-storia/#comments Sun, 09 Jan 2022 15:36:52 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37962 La locuzione Cortina di ferro indica un limite concettuale, ideale e invisibile che lasciamo calare – spesso si utilizza insieme a questo verbo – sulle cose per separarle. Possiamo far calare una cortina di ferro fra noi e gli altri, fra le nostre posizioni e quelle degli altri. Questa espressione la mutuiamo dalla storia moderna e da quello che avvenne al termine della Seconda Guerra Mondiale quando la cortina fu tutt’altro che invisibile. Il termine era comunque già esistente.

Cortina di ferro - Iron Curtain - Map
Cortina di ferro: mappa

Quando cala la Cortina di ferro

Al termine del secondo conflitto mondiale l’Europa viene di fatto tagliata in due dalle allora due grandi potenze mondiali:

  • la parte occidentale resta sotto l’influenza degli Stati Uniti e della NATO;
  • la parte orientale prosegue sotto la bandiera dell’Unione Sovietica.

Le due metà sono divise dalla cosiddetta cortina di ferro a delimitarle.

Per oltre 30 anni le due metà si preparano a subire politicamente e culturalmente l’influenza delle due superpotenze, quando non a vivere internamente il conflitto in atto: vedi il caso della città di Berlino.

The iron curtain: la nascita del termine

Sebbene l’espressione fosse già in uso e se ne trovino tracce nell’ambito del teatro, nonché in varie lingue del continente europeo, quando si parla di Cortina di ferro così come la intendiamo storicamente, la si attribuisce a Winston Churchill e si fa riferimento a due sue uscite pubbliche.

La prima volta

La prima è un’occasione pubblica ma riservata. Si tratta di un telegramma che Churchill invia al Presidente americano Harry Truman l’11 maggio del 1945, nel pieno della crisi di Trieste. Churchill scrive:

“Una cortina di ferro è calata sul loro fronte [ndr. Dei russi]. Non sappiamo che cosa stia succedendo dietro essa. Non c’è dubbio che l’intera regione ad Est della linea Lubecca – Trieste – Corfù sarà presto completamente nelle loro mani. A ciò inoltre bisogna aggiungere l’enorme area tra Eisenach e l’Elba che gli americani hanno conquistato e che presumo i russi occuperanno fra poche settimane, quando gli americani si ritireranno”.

La seconda volta

Meno di un anno dopo Churchill ripete questa espressione.

Questa volta, però, lo fa pubblicamente e fra la gente.

È il 5 marzo1946. Churchill non è Primo Ministro del Regno Unito – sarà eletto per la seconda volta nel 1951. Egli tiene un discorso, divenuto famoso, a Fulton nello stato americano del Missouri. Così descrive la situazione europea agli americani:

“Diamo il benvenuto alla Russia nel suo giusto posto tra le più grandi Nazioni del mondo. Siamo lieti di vederne la bandiera sui mari. Soprattutto, siamo lieti che abbiamo luogo frequenti e sempre più intensi contatti tra il popolo russo e i nostri popoli. È tuttavia mio dovere prospettarvi determinate realtà dell’attuale situazione in Europa. Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi stati dell’Europa centrale e orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell’altro, non solo all’influenza sovietica ma anche a un’altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo di Mosca”.

Leggi anche => Churchill. La biografia: recensione del libro di Andrew Roberts

Trent’anni e oltre di conseguenze geopolitiche

Una volta datata l’origine della Cortina di ferro europea nel 1946, possiamo parlare di 36 lunghi anni di rottura netta fra Occidente e Oriente in Europa.

Per 36 anni, infatti, la NATO e il Patto di Varsavia hanno definito il destino delle popolazioni. Non ci sono stati scontri diretti, ma USA e URSS hanno determinato gli schieramenti rispetto a tutti i fatti di politica internazionale, intanto che erano impegnate con tutte le forze al contenimento dell’avversario sul territorio europeo.

Questo a spiegazione delle posizioni dei Paesi europei, fattualmente e politicamente, rispetto ad alcuni conflitti della seconda metà del 900:

La fine della cortina di ferro: Europa 1990

La caduta della cortina di ferro corrisponde alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. A volerla datare si fa riferimento allo smantellamento della barriera fra Ungheria e Austria iniziata il 2 maggio 1989. Il giorno dopo giunge anche il nulla osta del leader russo Mikhail Gorbaciov.

L’ultimo tratto viene abbattuto il 27 giugno con una cerimonia ufficiale a cui prendono parte le massime autorità della Repubblica Federale d’Austria.

Il 19 agosto dello stesso anno avviene il famoso “picnic paneuropeo” sempre sul confine Ungheria Austria. Segue l’esodo di migliaia di cittadini della DDR fino alla caduta del muro di Berlino e l’effettivo scioglimento dell’Unione Sovietica.

Dal ferro alla pista ciclabile

Oggi il percorso che definiva la Cortina di ferro è una lunghissima pista ciclabile denominata appunto la strada della cortina di ferro. Si tratta di una via ciclabile lunga 10mila chilometri che taglia l’Europa. Attraversa 20 Paesi europei e offre ai viaggiatori la possibilità di vedere molti edifici storici, monumenti e musei.

Iron Curtain Trail Bike
The Iron Curtain Trail

Contestualmente però il percorso è ricco di paesaggi naturali mozzafiato e parchi naturali dal valore inestimabile. “La strada della Cortina di ferro” passa per:

  • Austria,
  • Belgio,
  • Croazia,
  • Repubblica Ceca,
  • Germania,
  • Grecia,
  • Ungheria,
  • Lituania,
  • Serbia,
  • Repubblica Slovacca,
  • Turchia.
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Il Piano Marshall del 1947: gli Stati Uniti aiutano l’Europa https://cultura.biografieonline.it/il-piano-marshall/ https://cultura.biografieonline.it/il-piano-marshall/#comments Mon, 08 Feb 2021 21:05:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=559 Piano Marshall: le origini

Un membro dello staff del generale Marshall ha ricordato,  in un’ intervista alla CBS di qualche anno fa, un episodio emblematico riguardante il generale. Pare che il presidente Truman incontrandolo alla Casa Bianca, per nominarlo segretario di Stato gli abbia chiesto se poteva chiamarlo George e lui rispose che sarebbe stato meglio generale Marshall. Da lui prende il nome il Piano Marshall.

Il generale Marshall
George Marshall

Chi era George Marshall

Era un uomo tutto d’un pezzo che prendeva in modo estremamente serio il suo incarico. Dopo la nomina a segretario di Stato  si occupò, con determinazione e disciplina, alla realizzazione del più grande programma di ricostruzione della storia moderna, il così detto Piano Marshall. Il 5 giugno 1947 con un discorso all’Università di Harvard George Marshall ne delineò i contorni parlando di un piano di ricostruzione economica dell’Europa.

Il centro teorico del piano era la necessità di evitare una decadenza inevitabile dei paesi coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale e che non avevano più risorse per affrontare la loro ricostruzione. Durante il discorso, Marshall non entrò dei dettagli strategici del piano, lasciando la sua attuazione a successivi interventi e soprattutto all’operatività che si sarebbe sviluppata nei successivi 4 anni. Tuttavia chiarì subito che l’intento era quello di iniziare una collaborazione fra le due sponde dell’Atlantico che non si limitasse solo alla realizzazione del piano ma che  fosse anche da stimolo affinché il Continente europeo potesse iniziare a mettere le fondamenta della sua futura unione.

Piano Marshall - Il Poster
Piano Marshall – Il Poster

Una strategia di aiuti per l’Europa

La strategia del Piano Marshall, il cui nome ufficiale era ERP (European Recovery Program) prevedeva un investimento di 17 miliardi di dollari erogati dal 1947 al 1951. La strategia non prevedeva un finanziamento a pioggia ma un sistematico e ragionato intervento su diversi livelli. A questo proposito si attuò l’ OECE: Organization for European Economic Cooperation il cui scopo principale era quello di sistematizzare l’intervento, stimolando in modo perentorio gli stati beneficiari del finanziamento affinché utilizzassero i fondi, non solo per appianare i problemi e le necessità immediate, ma anche per sviluppare progetti di più ampio respiro e di più lungo corso.

Questo in parte venne fatto soprattutto finanziando impianti industriali e dando vita alla ricostruzione dell’ossatura produttiva e imprenditoriale dei paesi coinvolti. Tuttavia molti finanziamenti vennero dirottati verso l’acquisto massiccio di beni di prima necessità come combustibile, prodotti industriali e materie prime.

Gli Stati, infatti, chiesero all’ECA, l’organismo che si occupava del coordinamento degli aiuti e che prendeva le decisioni da Washington, di avere la possibilità di sanare alcuni squilibri microeconomici  che si erano creati in diversi territori, intervenendo anche con sostegni quotidiani soprattutto per il ricovero delle persone e il loro sostentamento con generi alimentari e beni materiali di utilizzo domestico e quotidiano.

La fine del Piano Marshall

Nel 1951 il governo americano pose termine all’attuazione del Piano Marshall. Le sue conseguenze furono largamente positive e anche a distanza di tempo la storiografia ha dimostrato che il  Piano abbia avuto conseguenze benefiche sia per le economie degli Stati europei sia per gli Stati Uniti d’America. I miglioramenti furono palesi già dal 1948 quando le economie europee raggiunsero livelli di crescita superiori al periodo pre-bellico.

Furono favoriti gli scambi commerciali con gli Usa e questo aiutò l’economia americana ad assorbire l’80% della sua disoccupazione, passando da 10.000.000 di lavoratori senza un lavoro stabile a poco più di 2.000.000. I partiti delle democrazie europee, che erano al potere durante l’erogazione degli aiuti, rafforzarono notevolmente il loro consenso.

E’ importante sottolineare che l’URSS e i paesi satelliti non parteciparono all’organizzazione del Piano e quindi non ne beneficiarono in alcun modo, questo perché Stalin lo considerò un modo per rafforzare la Cortina di ferro e obbligò direttamente e indirettamente tutti gli Stati dell’Europa dell’Est a rifiutare qualsiasi aiuto  proveniente dagli americani.

YouTube Video

Questo aspetto intensificò le polemiche contro il piano Marshall da parte delle opposizioni nei parlamenti europei, soprattutto quelle di stampo marxista – leninista, che lo considerarono un cavallo di Troia, strutturato solo per avvicinare le economie europee a quella americana al fine di egemonizzarle. Tuttavia fu facilmente dimostrato che avvenne il contrario e cioè che l’economia statunitense fu superata da molti paesi europei provocando  un danno competitivo sulla produzione USA.  Appare palese, comunque,  che nel lungo periodo il rapporto fra le economie presenti sulle due sponde dell’Atlantico si sostennero a vicenda creando e rafforzando la loro alleanza politica e militare.

I Paesi che beneficiarono del Piano Marshall

I paesi a beneficiare degli aiuti furono:

  • Austria;
  • Belgio;
  • Lussemburgo;
  • Danimarca;
  • Francia;
  • Germania Ovest;
  • Islanda;
  • Irlanda;
  • Italia;
  • Paesi Bassi;
  • Norvegia;
  • Portogallo;
  • Regno Unito;
  • Svizzera;
  • Svezia;
  • Turchia.
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Che cos’è il GDPR (General Data Protection Regulation) https://cultura.biografieonline.it/gdpr-definizione/ https://cultura.biografieonline.it/gdpr-definizione/#respond Sat, 23 Jun 2018 08:45:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24933 Si sente spesso parlare di GDPR (che è l’acronimo di General data protection regulation). Con tale espressione inglese ci si riferisce al nuovo Regolamento emesso dall’Unione Europea riguardante la protezione dei dati personali che vengono lasciati, intenzionalmente o meno, in un archivio in Rete, ad esempio quando si naviga sui siti o quando si scaricano applicazioni. Tutte le aziende che operano in Europa d’ora in poi dovranno attenersi a questo recente provvedimento. Il Regolamento UE 2016/679 è applicabile in tutti gli Stati membri a partire dal 25 Maggio 2018.Che cos’è il GDPR (General Data Protection Regulation)

La privacy con il nuovo GDPR

Trattandosi di un regolamento, le novità che prevede sono state da subito obbligatorie in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Ai singoli Stati, Italia compresa, non resta che adeguare le proprie norme in materia di protezione dei dati personali al nuovo provvedimento varato dall’Europa. La Commissione UE ha dichiarato quali sono gli scopi che tale Regolamento si prefigge: armonizzazione delle norme che riguardano la circolazione e il trasferimento di informazioni dei dati personali dall’Unione Europea verso il resto del mondo, certezza giuridica nel campo della privacy, semplificazione della normativa in questo delicato settore e reazione verso i nuovi modelli economici e i recenti sviluppi tecnologici.

Il silenzio-assenso non ha più valore

Al nuovo GDPR si sono dovute adeguare aziende ed organizzazioni che gestiscono dati personali in Europa, anche se hanno sede al di fuori del continente: dai colossi del web, come Google e Facebook, fino alle piccole e medie imprese (se trattano dati personali). In base al nuovo Regolamento, il consenso alla raccolta e al trattamento dei dati presentato dalle società alle persone deve essere il più chiaro possibile: per esempio, va bene fare barrare una casella (no, invece, per le caselle pre-barrate), ma non è applicabile il principio del cosiddetto silenzio-assenso. Inoltre andrebbe prevista una singola autorizzazione per ogni tipo di dato che deve essere trattato.

Maggiori tutele per i minorenni

Qualora i dati personali siano ottenuti in maniera illegale, se si revoca il consenso al loro trattamento, se sono stati raccolti quando la persona aveva meno di 16 anni e in qualche altra circostanza, il GDPR prevede il diritto all’oblio. Per chi non ha ancora compiuto 16 anni (i singoli Paesi sono liberi di abbassare la soglia fino a 13), è necessaria l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci per accedere ai servizi che prevedono il rilascio di dati personali. Il GDPR, inoltre, introduce la figura, distinta dal titolare, del Data Protection Officer (Dpo), il cui compito è assicurare che il regolamento sia messo realmente in pratica.

Sanzioni per chi non rispetta il Regolamento

Per coloro che non si attengono alla nuova normativa europea sono previste multe abbastanza salate, che possono arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato della società che non ha osservato il regolamento.

GDPR e Italia: l’adeguamento normativo

Entrato in vigore il 25 Maggio scorso, il Regolamento GDPR è applicabile nel nostro Paese prima ancora che il Governo ne esercitasse la delega. Fino al 22 Agosto il Governo italiano ha tempo per emanare il decreto legislativo di adeguamento della normativa al GDPR, riguardo alle materie che rientrano nella competenza dei singoli Stati membri dell’UE (normative nazionali).

Cosa cambia per i cittadini con il Regolamento GDPR

Tutti i cittadini devono essere messi in grado di conoscere i diritti in materia di privacy e protezione dei dati personali e di avere gli strumenti giusti per farli valere. I poteri del Garante della Privacy, che è l’Autorità preposta al controllo dei dati personali, consistono, oltre che nell’indagine e correzione in materia di privacy, anche nell’irrogazione di sanzioni pecuniarie e nella concessione di autorizzazioni. I cittadini investiti di una funzione di pubblico interesse sono tenuti a considerare il rapporto tra privacy e trasparenza, al fine di non ritrovarsi in una situazione contraddittoria, in quanto entrambi i valori sono considerati meritevoli di protezione.

GDPR e aziende

Per le imprese e la Pubblica Amministrazione il nuovo Regolamento UE che introduce novità in tema di protezione dei dati va considerato un vero e proprio investimento, e non un costo aggiuntivo. La protezione dei dati personali serve a migliorare la qualità e l’efficienza aziendali, proteggendo la compagine dell’impresa dai rischi connessi allo sviluppo tecnologico, ed in particolare all’enorme diffusione di Internet e dell’intelligenza artificiale.

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Il mito di Europa https://cultura.biografieonline.it/europa-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/europa-mitologia/#comments Wed, 05 Apr 2017 10:22:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22058 Il mito di Europa è uno tra i più famosi della mitologia greca. La storia è stata tramandata oralmente in origine. Gli avvenimenti descritti potrebbero essere compresi tra il XIX e il XV sec. a. C. La leggenda divenne poi così famosa che venne trascritta dai più grandi scrittori antichi, come Omero ed Esiodo (VIII sec. a.C.) rispettivamente nell’Iliade e nella Teogonia. Successivamente la storia e il mito di Europa vennero poi ripresi da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Di fatto è grazie a lui che si è diffusa attraverso i secoli ed è stata riproposta ciclicamente da scrittori e artisti.

Il rapimento di Europa - Rembrandt - The Abduction of Europa - 1632
Il rapimento di Europa, opera di Rembrandt (1632) • Olio su tavola, 62×77 cm, J. Paul Getty Museum, Los Angeles

Chi era Europa

Europa era la figlia di Agenore, re di Tiro, un’antica ed importante città fenicia. Il re degli dei, Zeus, si innamorò perdutamente della fanciulla e decise di trasformarsi in un animale per poterla possedere e conquistare. Decise di assumere le sembianze di un toro bianco. Europa lo vide per la prima volta mentre si recava sulla spiaggia con le sue ancelle.

Ella trovò quell’animale molto bello e tentò di cavalcarlo. Il toro, allora, la rapì e scappò con lei attraverso il mare, fino a raggiungere l’isola di Creta.

Le versioni del mito e le sue interpretazioni su questo punto sono discordanti. Secondo alcuni il toro usò violenza sulla fanciulla. Secondo altri, si trasformò in un’aquila e riuscì a possederla.

I figli e i fratelli di Europa

Ad ogni modo, dall’unione tra Zeus ed Europa nacquero tre figli, due dei quali famosi ed importanti. Uno è Minosse, che divenne re di Creta. L’altro è Radamanto, che divenne il giudice degli inferi. Il terzo fu Sarpedonte. Essi vennero adottati da Asterio, il re di Creta, che sposò poi Europa.

Nel frattempo i fratelli della ragazza erano stati inviati da Agenore a cercarla in tutto il Mediterraneo. Il fratello Fenix divenne il capo dei fenici. Il secondo fratello, Celix, si stabilì in Asia Minore e divenne re dei Cilici. Cadmo arrivò invece in Grecia e fondò la città di Tebe.

Europa, grazie al matrimonio con Asterio, divenne quindi regina di Creta e ricevette da Zeus tre doni: Talo, un gigantesco uomo di bronzo che faceva da guardiano all’isola; Laelaps, un cane; e un giavellotto che non sbagliava mai la mira.

Quando morì Asterione, Minosse divenne il re di Creta e, in suo onore, i Greci chiamarono Europa il continente che è situato proprio a nord dell’isola.

Ratto di Europa - Tiziano Vecellio - Rape of Europe
Ratto di Europa, opera di Tiziano Vecellio • Quadro realizzato tra il 1560 e il 1562, su commissione di Filippo II di Spagna • Olio su tela, 178×205 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston.

Il mito di Europa

Il mito di Europa è stato uno dei più rappresentati da artisti e pittori a partire proprio dall’antichità. Una delle prime sue iconografie risale al 580 a.C. ed è stata ritrovata nel tempio di Selinunte, in Sicilia. La donna è rappresentata insieme al toro, nell’atto di attraversare il mare. Questa era la rappresentazione tradizionale del mito.

Nell’iconografia, e anche secondo la narrazione di Ovidio, il rapimento del toro non è rappresentato come negativo. Anzi, la fanciulla appare consenziente e serena.

Nel Medioevo il mito di Europa, tramandato grazie ad Ovidio, subisce una interpretazione in senso religioso cristiano. Europa viene vista come l’anima umana e il toro è considerato invece come Cristo che la trasporta dalla terra fino al Paradiso.

Dal Cinquecento in poi, il mito viene invece rappresentato dai pittori in tutta la sua drammaticità. Viene quindi accentuato il ratto del toro e la violenza nella scena.

Questo mito è stato poi anche massificato in epoca nazista e utilizzato in molti manifesti di propaganda per dimostrare l’origine mitica della razza ariana.

In anni più recenti il mito ha assunto invece un significato multiculturale: Europa rappresenta una donna che spostandosi da Oriente ad Occidente ha saputo unire le tradizioni di più popoli.

Ad ogni modo, questa storia resta una delle più importanti della mitologia greca, in particolare perché racconta le origini mitiche del nome del nostro continente.

Il mito di Europa nella moneta da 2 euro greca - coin greek
La moneta greca da 2 €

Una curiosità

La Scena del rapimento di Europa da parte di Zeus, nelle sembianze del toro, è raffigurata sulla moneta da 2 Euro del conio greco.

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La Conferenza di Parigi e i Trattati di pace (1919) https://cultura.biografieonline.it/conferenza-pace-parigi-1919/ https://cultura.biografieonline.it/conferenza-pace-parigi-1919/#comments Thu, 11 Sep 2014 10:20:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11931 La Conferenza di Parigi e i Trattati di pace del 1919

Nel gennaio 1918, Woodrow Wilson aveva fissato in 14 punti gli scopi dichiaratamente democratici che gli Stati Uniti volevano raggiungere con il loro intervento nella prima guerra mondiale. Sulla base di questi quattordici punti, si dovevano fondare le trattative di pace. Il documento proponeva di liberalizzare i commerci mondiali, abolendo le barriere doganali fra gli stati; ridurre al minimo gli armamenti; sgomberare i territori occupati durante la guerra; stabilire i nuovi confini fra gli stati europei secondo i principi di nazionalità; di fondare una Società delle Nazioni, che garantisse la sicurezza a tutti gli stati aderenti e risolvesse in via pacifica i contrasti internazionali.

Conferenza di Parigi 1919 - Trattati di pace - Prima guerra mondiale
Parigi, 18 gennaio 1919. Da sinistra: Lloyd George, Vittorio Emanuele Orlando, Georges Clemenceau, Woodrow Wilson; i quattro grandi presenti alla Conferenza di pace.

Alla conferenza di pace di Parigi del 18 gennaio 1919 parteciparono i delegati dei paesi vincitori: i quattro grandi, ovvero il presidente americano Thomas Woodrow Wilson, il presidente del consiglio francese Georges Clemenceau, il primo ministro inglese David Llyod George e il presidente del consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando. La conferenza durò fino al 21 gennaio 1920, con alcuni intervalli.

Tali punti furono disattesi, fatta eccezione per il principio della nazionalità, laddove coincideva con gli interessi delle grandi potenze; in questo caso venne applicato. Infatti, Francia e Inghilterra erano preoccupate soprattutto di trarre vantaggi territoriali ed economici e di mettere i tedeschi in condizione di non poter più nuocere, puntando sull’annientamento non solo militare, ma anche economico della Germania.

La Società delle Nazioni

Venne creata la Società delle Nazioni con sede a Ginevra, ma si trasformò ben presto in uno strumento passivo nelle mani della Francia e dell’Inghilterra, preoccupate di mantenere le posizioni di privilegio e quindi propense ad utilizzare il nuovo istituto per i propri fini. Queste erano facilitate dai limiti della Società delle Nazioni, che erano, in particolare, quello che per l’approvazione di ogni decisione era necessaria l’unanimità; il ritiro degli Stati Uniti che non aderirono; la società non disponeva di alcun mezzo concreto d’intervento (solo sanzioni economiche).

Dalla conferenza di pace scaturirono cinque trattati: il trattato di Versailles con la Germania, il trattato di Saint-Germain con l’Austria per l’Italia, il trattato di Neuilly con la Bulgaria che veniva riconosciuta indipendente, il trattato di Sèvres con la Turchia, che fu privata di tutti i territori arabi e della sovranità sugli stretti (Bosforo e Danardelli) e il trattato del Trianon con l’Ungheria costretta a cedere la Galizia alla Polonia e alla Romania la regione della Transilvania. In particolare il trattato di Versailles con la Germania stabiliva: di rinunciare ai vasti territori coloniali; cedere alla Francia l’Alsazia e la Lorena; ridurre il proprio esercito a 100.000 uomini; pagare alle nazioni vincitrici e al Belgio tutti i danni di guerra; cedere agli alleati materiale navale, ferroviario e industriale, più la fornitura per dieci anni di carbone. Da qui l’umiliazione della Germania e il risorgere dello spirito di rivincita tedesco.

Il trattato di Saint-Germain con l’Austria

In pratica l’Austria era costretta a cedere all’Italia il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria e l’Alto Bacino dell’Isonzo. Al posto dell’antico impero austro-ungarico si ebbero quattro libere repubbliche: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia e il regno dei serbi, croati e sloveni. Mentre sul mar Baltico, sui territori un tempo appartenuti alla Russia, i nuovi stati indipendenti di Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.

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Il Trattato di Schengen https://cultura.biografieonline.it/trattato-di-schengen/ https://cultura.biografieonline.it/trattato-di-schengen/#comments Wed, 19 Feb 2014 00:27:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9789 Il 26 marzo 1995 entra ufficialmente in vigore il Trattato di Schengen, che diventa operativo in sette Paesi dell’Unione Europea: la Spagna, il Portogallo, l’Olanda, il Lussemburgo, la Germania, la Francia e il Belgio. In Italia, la convenzione verrà applicata solo due anni e mezzo più tardi, a partire dal 26 ottobre 1997.

Il trattato di Schengen
Gli accordi di Schengen e l’Europa

Gli accordi di Schengen prevedono misure a breve termine, di carattere organizzativo e amministrativo, che non implicano cambiamenti delle leggi nazionali: si parla, per esempio, dell’alleggerimento dei controlli alle frontiere, dell’agevolazione del sistema dei trasporti di merce, dell’unificazione dei controlli degli Stati confinanti e della semplificazione dello scorrimento del traffico alle frontiere. Ma entrano in vigore anche misure a lungo termine, destinate a dare vita a innovazioni significative: si parla, per esempio, della realizzazione di un’area omogenea per l’abolizione dei controlli interni, che garantisca condizioni di sicurezza comuni.

Gli obiettivi degli accordi devono essere perseguiti mediante impegni specifici: non a caso i Paesi firmatari approvano, oltre agli accordi di Schengen, una convenzione per l’applicazione degli accordi stessi. La convenzione di Schengen può essere pensata come una cooperazione rafforzata: il primo accordo viene firmato da Germania, Francia e Benelux il 14 giugno 1985 proprio a Schengen, cittadina del Lussemburgo, e costituisce il primo passo per l’introduzione e la messa in pratica di un regime di libera circolazione per tutti i cittadini.

L’accordo e la convenzione di Schengen formano, insieme, il cosiddetto acquis di Schengen, che dal 1999 fa parte del quadro giuridico e istituzionale dell’Unione Europea.

Gli accordi di Schengen sono stati firmati dall’Italia nel 1990, dal Portogallo e dalla Spagna nel 1991, dalla Grecia nel 1992, dall’Austria nel 1995, dalla Danimarca, dalla Svezia e dalla Finlandia nel 1996. Dallo stesso anno appartengono allo spazio di Schengen anche la Norvegia e l’Islanda, che tuttavia hanno una possibilità decisionale limitata.

Al Trattato di Schengen non hanno aderito, invece, la Repubblica d’Irlanda e il Regno Unito: queste due nazioni si caratterizzano per leggi riguardanti l’immigrazione decisamente più permissive rispetto a quel che accade nel resto d’Europa, e inoltre applicano il cosiddetto Common Travel Area, che annulla le frontiere tra loro (quindi se uno dei due Paesi decidesse di aderire a Schengen, il Common Travel Area dovrebbe essere rinegoziato).

passaporto
Con il Trattato di Schengen si introduce in Europa e nei paesi degli stati firmatari la libera circolazione dei cittadini.

Va notato, inoltre, che le frontiere esterne a Schengen sono gestite da forze di polizia, mentre in Irlanda e nel Regno Unito gli organismi di controllo dei passaporti sono costituiti da personale civile con limitati poteri. Non tutti i territori dei Paesi che aderiscono a Schengen sono coperti dall’accordo: ne sono esclusi, infatti, l’arcipelago di Helgoland in Germania; i Caraibi Olandesi, Sint Maarten, Aruba e Curacao in Olanda; le isole Svalbard (tranne Jan Mayen) in Norvegia; numerosi territori, tra cui la Nuova Caledonia, la Guadalupa, la Guyana Francese e la Martinica, in Francia; le isole Far Oer e la Groenlandia in Danimarca. Lo Stato della Città del Vaticano e la Repubblica di San Marino non hanno firmato il trattato, ma indirettamente aderiscono all’accordo in virtù dell’assenza di barriere doganali con l’Italia.

Il Trattato di Schengen si propone, tra l’altro, di favorire una maggiore collaborazione tra le forze di polizia dei diversi Paesi, così che le forze dell’ordine in determinati casi hanno l’opportunità di intervenire anche al di fuori dei confini nazionali. Oltre al consolidamento dei controlli alle frontiere esterne e all’eliminazione dei controlli dei cittadini alle frontiere interne, il Trattato favorisce anche un’integrazione tra i database delle forze di polizia tramite il Sis, cioè il Sistema di Informazione Schengen; sempre dal punto di vista dell’ordine pubblico, agevola il coordinamento tra i vari Paesi nella lotta a episodi di criminalità organizzata che hanno rilevanza internazionale (dall’immigrazione clandestina al traffico di droga o armi, passando per delitti mafiosi).

Lo spazio Schengen intende, tra l’altro, dare vita a un mercato interno inteso come uno spazio senza frontiere per assicurare la libera circolazione di persone, capitali, servizi e merci. Nato con finalità soprattutto economiche, il Trattato può essere sospeso in particolari circostanze, secondo il comma 3 dell’articolo 78 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che stabilisce che in caso di afflussi improvvisi di cittadini di altri Stati in un Paese membro di Schengen il Consiglio possa applicare misure temporanee per limitare l’ingresso dei cittadini e la loro libera circolazione, su proposta della Commissione e dopo avere consultato il Parlamento Europeo, per esempio ripristinando i controlli alle frontiere.

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La bandiera europea: perché ha 12 stelle? https://cultura.biografieonline.it/bandiera-europa/ https://cultura.biografieonline.it/bandiera-europa/#comments Sat, 01 Feb 2014 16:07:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9573 La bandiera europea è composta da dodici stelle dorate su sfondo blu. Le stelle sono rappresentate in cerchio. Inizialmente la bandiera fu adottata dal Consiglio d’Europa, secondo quanto stabilito il 25 ottobre 1955, approvando la formale proposta dell’araldo capo irlandese Gerald Slevin e successivamente mostrata alla popolazione dal Comitato dei Ministri a Parigi, l’8 dicembre dello stesso anno.

Bandiera Europea: L'Europa e le 12 stelle
La corona di dodici stelle d’oro sulla bandiera d’Europa rappresenta l’unità dei popoli europei. Il numero 12 è indice e simbolo di perfezione e unità.

La bandiera nacque esclusivamente per rappresentare l’intera Europa geografica e non una particolare organizzazione come il Consiglio d’Europa o la stessa Unione europea. Nella prima proposta del 1952, si era invece stabilito di rappresentare tante stelle secondo il numero dei Paesi membri. Ma tale posizione poi venne cambiata, dato che in particolar modo, la regione della Saar era uno Stato indipendente, la cui esistenza però era contestata dalla Germania. Si decise di comune accordo quindi di optare per un numero simbolico di stelle.

Nel giugno 1985 a Milano, i vari capi di Stato e di governo della Comunità Europea, col beneplacito del Consiglio d’Europa, hanno stabilito che la bandiera europea fosse emblema ufficiale anche della CE ed anche la stessa Unione Europea più tardi, adottò contestualmente questa bandiera con le dodici stelle dorate disposte su campo blu. Da quel preciso istante, la bandiera europea fu il simbolo sia del Consiglio d’Europa, che dell’Unione Europea.

Europa Bandiera

II numero delle stelle non venne più preso in particolare considerazione, anche se per molti il numero dodici risultava perfetto. Difatti, come ben sappiamo, il dodici è un numero ideale perché si può riferire alle fatiche di Ercole, alle tavole della legge romana, ai mesi dell’anno ed ai figli di Giacobbe. La corona di dodici stelle dorate simboleggia l’unione dei popoli europei, mentre il numero delle stelle è indice e simbolo di perfezione e unità. Le stelle sono collocate verticalmente, ovvero con una punta rivolta verso l’alto e due punte disposte direttamente su una linea retta immaginaria perpendicolare all’asta e sono collocate in modo simile alle ore sul quadrante di un orologio.

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La nascita dell’Euro https://cultura.biografieonline.it/moneta-euro/ https://cultura.biografieonline.it/moneta-euro/#comments Fri, 03 May 2013 08:33:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7074 Avere una Moneta Unica per tutti i Paesi membri è uno degli obiettivi principali che la Comunità europea persegue fin dalla sua nascita, nell’ottica di una effettiva “unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa”. Ma facciamo qualche passo indietro per capire come si è arrivati alla Moneta Unica e quali sono le conseguenze sull’economia europea e dei singoli Paesi.

Euro € la moneta

Come la storia ci insegna, il 25 Marzo 1957 nascono la Comunità Economica Europea (CEE) e l’EURATOM (Comunità Europea dell’energia atomica). I Paesi che fondano questa istituzione europea sono sei: Olanda, Belgio, Germania, Francia, Italia e Lussemburgo.

Successivamente i Paesi che aderiscono alla CEE diventano ventisette. Altra data importante da ricordare è il 7 Febbraio 1992, quando il Trattato di Maastricht istituisce l’Unione europea economica e monetaria, gettando le basi per l’introduzione della Moneta Unica e fissando i parametri cui i singoli Stati devono attenersi.

Contestualmente, il 1° Gennaio 1993 vengono eliminate le barriere doganali. La nascita ufficiale dell’Euro viene fatta risalire al 1° Gennaio 1999, quando viene introdotto all’interno di undici Paesi (Francia, Belgio, Italia, Austria, Germania, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Spagna, Portogallo), ma è nel 2002, precisamente il 3 Maggio 2002, che l’Euro diventa la valuta ufficiale dei Paesi dell’Unione monetaria europea.

Banconote dell'Euro

Dal 1999 al 2002 in ogni Stato vengono attuate campagne di sensibilizzazione ed informazioni per aiutare i cittadini e la Pubblica Amministrazione a familiarizzare con la nuova moneta. La Grecia introduce l’euro nel 2001, diventando così il dodicesimo Stato europeo ad optare per la moneta unica.

Nei dodici Paesi aderenti alla Moneta unica vengono fatte circolare otto monete e sette banconote in euro. Rimangono fuori il Regno Unito e la Danimarca, per i quali vige una deroga al Trattato di Maastricht. Anche la Svezia ha deciso, nel 1997, di non aderire alla moneta unica.

Oltre ai Paesi membri dell’Unione, altri piccoli Stati come la Repubblica di San Marino, Città del Vaticano e il Principato di Monaco adottano l’euro come moneta circolante.

Gli altri Paesi membri dell’Unione Europea potranno introdurre l’euro non appena le condizioni dell’economia permetteranno di rispettare i parametri fissati da Maastricht.

La Banca Centrale Europea ha il compito di amministrare l’Euro. Questa importante istituzione ha sede in Germania, a Francoforte. Le politiche monetarie comuni vengono gestite dalla Banca Centrale europea, che è tenuta a mantenere i prezzi stabili e una certa omogeneità economica nei Paesi europei. La Banca coopera con le banche dei singoli Stati per regolare il conio e la distribuzione della moneta unica.

Mantenere l’euro come moneta per tutti i Paesi aderenti all’Euro Zona è un presupposto importante per attuare un altro principio (altrettanto importante) perseguito dall’Unione Europea fin dalla nascita: la libera circolazione di persone, servizi, capitali e beni all’interno dei Paesi europei.

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