Ettore Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 11 Mar 2022 07:18:09 +0000 it-IT hourly 1 Il duello tra Ettore e Achille: spiegazione e parafrasi https://cultura.biografieonline.it/duello-ettore-achille-parafrasi/ https://cultura.biografieonline.it/duello-ettore-achille-parafrasi/#comments Fri, 11 Mar 2022 05:28:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37233 Il momento del duello tra Ettore e Achille è uno dei più importanti e rappresentativi dell’intera Iliade. Esso è incluso nel capitolo XXII in cui viene descritta la battaglia finale tra greci e troiani, che si trasforma in una sconfitta per questi ultimi.

L’eroe greco Achille fa strage di nemici e si avvicina sempre di più alle mura della città. Priamo, il re di Troia, si accorge che per il suo popolo non c’è più scampo e per questo apre le porte per far entrare gli ultimi soldati tra le mura.

Solo il coraggioso Ettore rimane fuori e decide di affrontare Achille in un pericoloso testa a testa.

Inizia così il sanguinoso duello.

Duello tra Ettore e Achille - Hector Achilles Duel
Ettore e Achille si affrontano in uno scontro corpo a corpo

E’ l’evento finale dell’Iliade.

Riassunto e trama

Il duello è strutturato in maniera corposa.

Inizia con l’avanzare dei due eroi uno contro l’altro.

Ettore dice ad Achille che, se dovesse vincere, restituirebbe il suo corpo agli Achei, così gli chiede di fare lo stesso. Achille controbatte dicendo che tra di loro non è possibile scendere a patti.

E’ quest’ultimo a scagliare per primo la lancia, ma manca il bersaglio. Prontamente la dea Atena recupera la lancia e la restituisce ad Achille, suo prediletto.

Ettore se ne accorge e scaglia la lancia: colpisce lo scudo e l’asta rimbalza lontano. Egli chiama Deifobo, suo fratello, per raccoglierla ma lui non c’è più. Ettore si rende conto così che non ha più il favore degli dei, e che Atena lo ha ingannato. Impugna allora la sua spada e si avventa contro Achille.

E’ il momento del duro combattimento corpo a corpo.

Achille colpisce Ettore sulla clavicola e lo fa cadere al suolo.

Duello tra Ettore e Achille: il testo

Qui Achille glorioso lo colse con l’asta mentre infuriava,
dritta corse la punta traverso al morbido collo;
però il faggio greve non gli tagliò la strozza,
così che poteva parlare, scambiando parole.

Stramazzò nella polvere: si vantò Achille glorioso:
“Ettore, credesti forse, mentre spogliavi Patroclo,
di restare impunito: di me lontano non ti curavi,
bestia! Ma difensore di lui, e molto più forte,
io rimanevo sopra le concave navi,
io che ti ho sciolto i ginocchi. Te ora cani e uccelli
sconceranno sbranandoti: ma lui seppelliranno gli Achei”.

Gli rispose senza più forza, Ettore elmo lucente:
“Ti prego per la tua vita, per i ginocchi, per i tuoi genitori,
non lasciare che presso le navi mi sbranino i cani
degli Achei, ma accetta oro e bronzo infinito,
i doni che ti daranno il padre e la nobile madre:
rendi il mio corpo alla patria, perché del fuoco
diano parte a me morto i Teucri e le spose dei Teucri…”

Ma bieco guardandolo, Achille piede rapido disse:
“No, cane, non mi pregare, né pei ginocchi né pei genitori;
ah! Che la rabbia e il furore dovrebbero spingere me
a tagliuzzar le tue carni e a divorarle così, per quel che m’hai fatto:

nessuno potrà dal tuo corpo tener lontane le cagne,
nemmeno se dieci volte, venti volte infinito riscatto
mi pesassero qui, altro promettessero ancora;
nemmeno se a peso d’oro vorrà riscattarti

Priamo Dardanide, neanche così la nobile madre
piangerà steso sul letto il figlio che ha partorito,
ma cani e uccelli tutto ti sbraneranno”.

Rispose morendo Ettore elmo lucente:

“Va’, ti conosco guardandoti! Io non potevo
persuaderti, no certo, ché in petto hai un cuore di ferro.
Bada però, ch’io non ti sia causa dell’ira dei numi,
quel giorno che Paride e Febo Apollo con lui
t’uccideranno, quantunque gagliardo, sopra le Scee”.

Mentre diceva così, l’avvolse la morte:
la vita volò via dalle membra e scese nell’Ade,
piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza e il vigore.

[Iliade, canto XXII, trad. di R. Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino, 1993, vv-325-363]

Parafrasi

Qui il glorioso Achille lo colpì mentre armeggiava con la spada; la punta attraversò il morbido collo però l’asta pesante non gli tagliò la gola; infatti Ettore poteva parlare, scambiando parole. Cadde al suolo tra la polvere, Achille glorioso si vantò:

«Ettore, mentre spogliavi Patroclo delle sue armi, credevi di restare impunito: pensavi di potermi sfuggire, visto che ero lontano, animale! Ma io rimanevo sulle navi, pronto a difenderlo e molto più forte, io che ti ho fatto cadere a terra. Ora i cani e gli uccelli ti guasteranno il corpo sbranandoti, ma lui seppelliranno gli Achei».

Ettore, dall’elmo lucente, gli rispose senza più forza: «Ti prego per la tua vita, per le tue ginocchia, per i tuoi genitori, non lasciare che mi sbranino i cani degli Achei vicino le navi, accetta oro e bronzo e tutti i doni che ti daranno mio padre e mia madre: restituisci il mio corpo alla patria affinché i Troiani mi diano gli onori funebri con il rogo e la sepoltura…».

Ma Achille veloce, guardandolo di sbieco, disse: «No, cane, non mi pregare né per le tue ginocchia né per i tuoi genitori; ah! Perché la mia rabbia e il furore mi dovrebbero spingere a tagliuzzare la tua carne e a divorarla per quello che mi hai fatto, nessuno terrà il tuo corpo lontano dai cani, nemmeno se mi pesassero un riscatto dieci, venti volte infinito, e promettessero ancora altre cose: nemmeno se vorrà riscattarti a peso d’oro il capostipite dei Troiani, neanche in questo modo la tua nobile madre ti piangerà steso su un letto, ma ti sbraneranno cani e uccelli».

Ettore dall’elmo lucente rispose morendo: «Va’, ti conosco guardandoti! Non potevo convincerti, no certo, perché hai nel petto un cuore di ferro. Stai attento però, che io non sia la causa della rabbia degli dei, quel giorno in cui Paride guidato da Apollo ti ucciderà, tu ancora coraggioso, sopra le porte Scee».

Mentre diceva queste parole, la morte lo colse; la vita volò via dal corpo e scese nel mondo dei morti, addolorata per il suo destino, lasciando la giovinezza e la forza.

La conclusione dell’Iliade

Achille lega il corpo di Ettore e lo fa trascinare dal suo cocchio, riducendolo a brandelli.

Questa era secondo gli antichi greci una grandissima offesa, poiché nei combattimenti era usanza restituire il corpo ai familiari per rendere almeno onore alla sepoltura.

Questa scena cruenta e l’intero scontro sono molto ben rappresentati nell’opera cinematografica del 2004 Troy, di Wolfgang Petersen.

Brad Pitt nei panni di Achille (2004)
L’attore Brad Pitt nei panni di Achille (2004)
Eric Bana interpreta Ettore
Eric Bana interpreta Ettore

Nel vedere quella terribile scena la popolazione urla di dolore, come se tutta la città venisse distrutta dalle fiamme.

Re Priamo decide quindi di recarsi al campo acheo per riscattare il corpo del figlio: Achille si intenerisce davanti a questo povero padre che lo supplica e gli restituisce il corpo di Ettore lavato e profumato.

L’Iliade si conclude con la celebrazione dei funerali di Ettore.

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Ettore e Andromaca: parafrasi e riassunto https://cultura.biografieonline.it/ettore-andromaca-parafrasi-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/ettore-andromaca-parafrasi-riassunto/#comments Fri, 26 Nov 2021 16:46:21 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37070 Uno degli episodi più belli dell’Iliade

L’episodio dell’incontro tra Ettore e Andromaca è uno dei più belli e commoventi di tutta l’Iliade. In esso non emerge il fervore della guerra, ma Omero racconta con grande emozione il saluto di due sposi pronti ad affrontare la battaglia finale tra Greci e Troiani. In questo episodio emerge l’amore, l’ansia e la preoccupazione di un marito e di una moglie, che devono salutarsi prima dello scontro finale. Sono consapevoli che potrebbe cambiare per sempre la sorte della loro vita.

Ettore e Andromaca - illustrazione e disegno

La famiglia di Ettore

Ettore e Andromaca sono due sposi che si amano: egli è il figlio di Priamo e di Ecuba. E’ l’eroe più importante di tutto lo schieramento troiano.

Ettore non ama la guerra e combatte solo per necessità. Il suo scopo è difendere la sua città, assediata dai Greci, difendere i suoi genitori e, soprattutto, la sua famiglia.

Andromaca è la moglie di Ettore e madre del piccolo Astianatte. E’ una donna che mette la sua famiglia al primo posto; viene raccontata e descritta come una persona che non ha paura di esprimere i suoi sentimenti in un momento di difficoltà.

Riassunto e trama

L’episodio fa parte del canto VI dell’Iliade.

La scena dell’incontro tra i due sposi avviene proprio mentre lo scontro tra Greci e Troiani imperversa sotto le mura della città di Troia.

Ettore cerca di infondere coraggio ai suoi soldati; rientra in città per chiedere alla madre Ecuba di andare con lui al tempio di Atena per placare le ire degli dei con la preghiera. Poi si incontra con il fratello Paride e lo rimprovera perché non partecipa alla battaglia, restando invece a casa, tranquillo. L’eroe troiano decide quindi di dirigersi verso la propria casa e di rivolgere un saluto alla moglie Andromaca e al neonato figlio Astianatte, prima di recarsi sul campo di battaglia.

La battaglia prosegue duramente.

In questo episodio dell’Iliade predominano sentimenti come la tenerezza, la preoccupazione e, soprattutto, l’amore. Per il lettore è un vero e proprio momento di pausa rispetto alle lunghe scene di descrizione delle varie battaglie.

Qui i sentimenti diventano protagonisti: l’amore coniugale e l’affetto paterno sono vissuti con la consapevolezza che questi sono gli ultimi minuti da vivere insieme.

Il destino tragico sta per compiersi.

Le figure di Ettore e Andromaca

Andromaca è una donna distrutta dal dolore; è una madre angosciata che trasmette al lettore il suo stato d’animo.

Ettore è al tempo stesso una figura umana e un eroe: ama la sua famiglia e soffre al pensiero che essi possano cadere nelle mani dei nemici. Tuttavia è consapevole che non può sottrarsi al suo destino e, grazie al suo senso del dovere, torna a difendere la sua patria. E’ disposto a farlo a qualunque costo.

Ettore morirà in un terribile duello contro l’eroe greco Achille. Lo scontro tra Ettore e Achille costituisce un altro episodio fondamentale dell’Iliade.

Dettaglio centrale del quadro Ettore e Andromaca (1863) del pittore russo Sergey Petrovich Postnikov
Dettaglio centrale del quadro Ettore e Andromaca (1863) del pittore russo Sergey Petrovich Postnikov

La scena commovente

Andromaca, dopo aver visto suo marito, gli corre incontro, tenendo tra le braccia il piccolo Astianatte. Supplica Ettore di abbandonare la battaglia perché presto potrebbe essere ucciso dagli Achei. Vorrebbe che lui rimanesse con lei sulla torre ma Ettore replica così:

Donna, anch’io, sì, penso a tutto questo; ma ho troppo

rossore dei Teucri, delle Troiane dal lungo peplo,

se resto come un vile lontano dalla guerra.

Né lo vuole il mio cuore, perché ho appreso ad esser forte

sempre, a combattere in mezzo ai primi Troiani,

al padre procurando grande gloria e a me stesso.

Io lo so bene questo dentro l’anima e il cuore:

giorno verrà che Ilio sacra perisca,

e Priamo, e la gente di Priamo-buona lancia:

ma non tanto dolore io ne avrò per i Teucri,

non per la stessa Ecuba, non per il sire Priamo,

e non per i fratelli, che molti e gagliardi

cadranno nella polvere per mano dei nemici,

quanto per te, che qualche Acheo dal chitone di bronzo

trascinerà via piangente, libero giorno togliendoti:

allora, vivendo in Argo, dovrai per altra tessere tela,

e portar acqua di Messeide o Iperea,

costretta a tutto: grave destino sarà su di te.

E dirà qualcuno che ti vedrà lacrimosa:

‘Ecco la sposa di Ettore, che era il più forte a combattere

fra i Troiani domatori di cavalli, quando lottavan per Ilio!’

Così dirà allora qualcuno; sarà strazio nuovo per te,

priva dell’uomo che schiavo giorno avrebbe potuto tenerti lontano.

Morto però m’imprigioni la terra su me riversata,

prima ch’io le tue grida, il tuo rapimento conosca!»

E dicendo così, tese al figlio le braccia Ettore illustre:

ma indietro il bambino, sul petto della bàlia dalla bella cintura

si piegò con un grido, atterrito all’aspetto del padre,

spaventato dal bronzo e dal cimiero chiomato,

che vedeva ondeggiare terribile in cima all’elmo.

Sorrise il caro padre e la nobile madre,

e subito Ettore illustre si tolse l’elmo di testa, e lo posò scintillante per terra;

e poi baciò il caro figlio, lo sollevò fra le braccia e disse, supplicando a Zeus e agli altri numi:

“Zeus, e voi numi tutti, fate che cresca questo

mio figlio, così com’io sono, distinto fra i Teucri,

così gagliardo di forze, e regni su Ilio sovrano;

e un giorno dirà qualcuno: È molto più forte del padre!

quando verrà dalla lotta. Porti egli le spoglie cruente

del nemico abbattuto, goda in cuore la madre!”

[ versi 440-481 del Canto VI Iliade, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino, 1993 ]

Parafrasi

Donna, anche io penso a tutto questo ma ho vergogna degli uomini e delle donne troiane se resto lontano dalla battaglia come un codardo.

Anche il mio cuore non consente di fare ciò perché ho imparato ad essere sempre forte, a combattere con i Troiani più valorosi, procurando grande gloria sia a mio padre che a me stesso.

Verrà un giorno, lo so bene questo sia nell’anima che nel cuore, che le mura sacre di Troia, Priamo e tutta la sua gente moriranno: ma io non avrò molto dolore per i Troiani, per Ecuba mia madre, per re Priamo, per i fratelli che in molti moriranno a causa dei nemici, piuttosto soffrirò per te che qualche guerriero acheo armato di corazza di bronzo trascinerà via piangente, privandoti della libertà e rendendoti schiava.

Allora andrai a vivere ad Argo, dovrai tessere la tela per un’altra padrona e portare l’acqua della fonte di Messeide o di Iperea, costretta ad ogni genere di cose: graverà su di te un triste destino. E allora qualcuno, vedendoti piangere, dirà: «Ecco la sposa di Ettore, che era il più forte dei Troiani – domatori di cavalli – a combattere per Troia!».

Allora qualcuno dirà queste parole e per te sarà un grande dolore, privata di quell’uomo che avrebbe potuto tenerti lontano i giorni della schiavitù. Ma, una volta morto, mi ricopra la terra gettata sopra il mio sepolcro prima che io possa ascoltare le tue grida e il tuo rapimento.

E così dicendo, tese le braccia al figlio ma il bambino indietreggiò verso il petto della balia e gridò, spaventato dall’aspetto del padre, dalla spada e dal pennacchio posto sull’elmo, che vedeva ondeggiare. Il padre sorrise, sorrise anche la madre e subito Ettore si tolse l’elmo scintillante dalla testa e lo posò a terra, poi baciò il caro figlio e lo sollevò tra le braccia e disse, supplicando Zeus e le altre divinità:

«Zeus, e tutte voi divinità, fate che mio figlio cresca così come sono io, famoso fra i Troiani, pieno di forze e regni su Troia; e un giorno qualcuno possa dire: “E’ molto più forte del padre” nel momento della lotta. Possa egli portare armature insanguinate del nemico ucciso e possa godere la madre nel suo cuore!».

Commento e curiosità

La scena è una delle più commoventi di tutto il poema: per la prima volta, infatti, il lettore entra in contatto con un eroe umano, che non teme la battaglia ma saluta con angoscia la sua famiglia.

L’episodio intenso e ricco di carica emotiva era molto amato anche da Giorgio De Chirico, famoso pittore italiano. Egli realizzò alcune opere – tra sculture e dipinti – dedicate a questa scena. Di seguito il dipinto più celebre del 1917 “Ettore e Andromaca”, tra i più iconici della pittura metafisica.

Ettore e Andromaca - De Chirico - 1917
Ettore e Andromaca (De Chirico, 1917)
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