Enrico IV Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 22 Sep 2021 14:14:03 +0000 it-IT hourly 1 Andare a Canossa: cosa significa e da dove deriva il modo di dire https://cultura.biografieonline.it/andare-a-canossa-significato/ https://cultura.biografieonline.it/andare-a-canossa-significato/#respond Wed, 22 Sep 2021 14:09:17 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=35756 Umiliarsi, piegarsi di fronte a un nemico, ritrattare, ammettere di aver sbagliato, sottomettersi. Sono tutte le sfumature che indica l’espressione “andare a Canossa”. Questa tre parole legate fra loro hanno significato perché supportate da un fatto storico risalente a poco dopo l’anno Mille. Scopriamo di più in questo articolo.

Castello di Canossa
Il Castello di Canossa, in provincia di Reggio Emilia

Enrico IV per primo andò a Canossa

Il fatto storico da cui nasce l’espressione andare a Canossa risale al rigido inverno del 1077. In quella occasione Enrico IV, Re di Germania e Imperatore del Sacro Romano Impero (ricordato anche come Enrico IV di Franconia), attende per tre giorni e tre notti, scalzo e vestito solo di un saio, prima di essere ricevuto e perdonato da Papa Gregorio VII.

La vicenda storica e la richiesta di perdono

Enrico IV è incoronato Re quando ancora il padre è in vita. Quando diviene effettivamente Imperatore ha solo sei anni, per cui la madre si occupa di distribuire la reggenza e provvedere così alla conservazione del regno.

Fra i vari principi è uno scontro continuo. Quando Enrico IV ha dodici anni viene letteralmente rapito dall’Arcivescovo di Colonia, intenzionato a prendere il potere a partire dal “possesso” dell’imperatore. Annone ci riesce e compie il suo progetto insieme all’Arcivescovo di Brema.

Raggiunta la maggiore età, però, Enrico IV decide non solo di riprendere il potere ma, seguendo le orme del padre, di restaurare il potere monarchico. Ovviamente, a discapito di quello della Chiesa.

Enrico IV contro Gregorio VII

La restaurazione del potere monarchico, come detto, cade come una lama sul potere ecclesiastico che, con Vescovi e Arcivescovi, aveva fatto il bello e il cattivo tempo, vista l’immaturità dell’imperatore. Enrico IV, deciso a dare un cambio radicale all’ordine delle cose, si rivolge a Papa Gregorio VII e chiede di deporre i Vescovi ribelli, quelli cioè che resistevano alle sue intenzioni.

Il Pontefice non solo non acconsente, ma lo esorta a collaborare nella riforma dei costumi del clero tedesco; vieta inoltre agli ecclesiastici l’accettazione dell’investitura laica. Rapida ed energica è la risposta di Enrico IV: in un sinodo convocato a Worms nel gennaio 1076 fa dichiarare dai Vescovi e Principi tedeschi Gregorio VII indegno della tiara. Il Papa risponde subitaneamente: Enrico IV viene scomunicato.

Enrico IV - Pirandello - teatro
Enrico IV di Pirandello: foto di una scena tratta da una rappresentazione teatrale

Le conseguenze della scomunica e la richiesta di perdono

Con la scomunica per Enrico IV arrivano tante e gravi conseguenze: viene interdetto dal Governo dei regni di Germania e d’Italia; parecchi Vescovi si allontanano da lui; i Sassoni si ribellano come già accaduto in precedenza; gli stessi Principi tedeschi, riuniti a Treviri, lo sospendono dal potere.

Il trono vacilla. Così Enrico IV cerca un modo per riconciliarsi col Pontefice. Nel gennaio 1077, in veste di penitente, a piedi scalzi, va a Canossa e ottiene il perdono.

A Canossa anche inglesi e francesi

L’uso di “andare a Canossa” non appartiene esclusivamente a chi parla la lingua italiana. L’espressione, infatti, si ritrova in diversi idiomi del continente europeo.

  • I tedeschi dicono “nach Canossa gehen”;
  • gli anglofoni usano l’espressione “go to Canossa”;
  • i francesi dicono “aller à Canossa”.
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Le origini storiche del “biancomangiare” https://cultura.biografieonline.it/le-origini-del-biancomangiare/ https://cultura.biografieonline.it/le-origini-del-biancomangiare/#respond Wed, 21 Nov 2012 23:52:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4815 Il biancomangiare è un dolce tipico della Sicilia, compreso nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf). Diffuso anche in altre regioni italiane, soprattutto in Valle d’Aosta ed in Sardegna, dove viene chiamato “papai-biancu”, il biancomangiare è così chiamato per il fatto che i suoi ingredienti principali sono di colore bianco: latte, mandorle, riso, zucchero.

Biancomangiare
Biancomangiare

Preparato già durante il Medioevo, questo dolce ha origine araba o francese e si diffuse in Italia verso il XII secolo, principalmente in Sicilia.

Durante la lotta tra la Chiesa ed il Sacro Romano Impero, la Grancontessa Matilde di Canossa ebbe un ruolo fondamentale nei rapporti tra papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, in conflitto fra loro nella lotta per le investiture, cioè il predominio del papa o dell’imperatore nella scelta e nell’ordinazione dei vescovi.

Quando il papa decise di scomunicare l’imperatore, quest’ultimo dovette umiliarsi per ottenere il perdono e la revoca della scomunica. Per tre giorni e tre notti, Enrico IV attese di essere ricevuto dal papa davanti al portale d’ingresso del castello di Matilde di Canossa: durante l’attesa dovette stare inginocchiato col capo cosparso di cenere mentre imperversava una bufera di neve.

Grazie all’intercessione di Matilde di Canossa, ci fu la riconciliazione tra i due: nel banchetto preparato al castello, una delle pietanze che strabiliò i commensali per la sua delicatezza era proprio il biancomangiare.

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Enrico IV di Pirandello: trama e storia dell’opera https://cultura.biografieonline.it/enrico-iv-trama/ https://cultura.biografieonline.it/enrico-iv-trama/#comments Fri, 16 Nov 2012 18:28:59 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4784 Il 24 febbraio 1922 fu rappresentata per la prima volta al Teatro Manzoni di Milano la tragedia in tre atti Enrico IV di Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936), drammaturgo, scrittore e poeta italiano, che nel 1934 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura.

Enrico IV - Pirandello - teatro
Enrico IV di Pirandello a teatro: una scena tratta da una recente rappresentazione

L’opera appartiene a quella che viene definita la Terza Fase del teatro pirandelliano, il “teatro nel teatro”, dopo il “teatro siciliano” ed il “teatro umoristico/grottesco”, e prima del “teatro dei miti”.

Enrico IV fu scritto per Ruggero Ruggeri (Fano, 14 novembre 1871 – Milano, 20 luglio 1953), uno degli attori più noti del periodo, che faceva parte della “Compagnia del Teatro D’arte”, fondata a Roma dallo stesso Pirandello il 6 ottobre 1924.

Luigi Pirandello
Luigi Pirandello

La trama

La tragedia inizia con il racconto dell’antefatto. Un nobile del primo ‘900, di cui non viene mai fatto il nome, partecipa ad una festa in maschera travestito da Enrico IV. Egli ha scelto di vestire i panni di quel sovrano per poter stare vicino alla donna amata, Matilde di Spina, mascherata da Matilde di Canossa.

All’evento partecipa anche il barone Belcredi, suo rivale in amore, che disarciona da cavallo Enrico IV, il quale cade battendo violentemente la testa. A seguito del trauma subìto, Enrico IV si convince di essere davvero il personaggio storico di cui portava le vesti.

Credendolo pazzo, tutti lo assecondano ed il nipote di Nolli cerca di alleviare le sue sofferenze per dodici anni ricostruendo l’ambientazione in cui aveva vissuto il vero sovrano. Trascorso questo tempo, Enrico guarisce e si accorge che era stato Belcredi a farlo cadere intenzionalmente per toglierlo di mezzo e poter sposare la donna contesa da entrambi. Infatti, dopo l’incidente, Matilde era scappata con Belcredi, si erano sposati ed avevano avuto una figlia. Enrico decide di continuare a fingersi pazzo per riuscire a sopportare in qualche modo il dolore che gli procura la presa di coscienza della realtà.

Dopo venti anni dall’incidente, si ritorna al presente, come all’inizio. Matilde con Belcredi, la loro figlia, Frida, e uno psichiatra fanno visita ad Enrico. Lo psichiatra è molto incuriosito dal suo caso, e , per farlo guarire, consiglia di ricostruire l’ambientazione di venti anni prima e di ripetere la caduta da cavallo.

Durante la messa in scena, Enrico si trova davanti la figlia della donna che ama da sempre e per la quale è costretto a fingersi pazzo. La giovane Frida è identica alla madre, quando aveva la sua età, ed Enrico non può fare a meno di abbracciarla. Belcredi non tollera che Enrico si avvicini alla figlia, ma, quando tenta di opporsi, Enrico sguaina la spada e lo ferisce a morte. Per sfuggire alla realtà di dolore, che per di più lo costringerebbe anche ad un processo e alla prigione, Enrico si rassegna a vivere per sempre fingendosi pazzo.

Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia […] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest’altra mascherata, continua, d’ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontarii quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d’essere […] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! – Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia. […] La mia vita è questa! Non è la vostra! – La vostra, in cui siete invecchiati, io non l’ho vissuta! (Enrico IV, atto terzo)

Enrico IV, Luigi Pirandello tra gli attori
Una rara foto con Luigi Pirandello tra gli attori che hanno rappresentato la Commedia ENRICO IV.

Questa tragedia mette in evidenza il relativismo psicologico in cui credeva Pirandello. Tutti gli uomini nascono liberi, ma il Caso interviene impedendo loro di esprimere le proprie volontà, imprigionati come sono dalle convenzioni di società precostituite, in cui ciascuno ha un ruolo prefissato.

L’io non riesce a venire fuori, e così non c’è comunicazione tra esseri umani, perché ciascuno è costretto ad indossare una maschera, dietro la quale si nascondono infiniti io. Un concetto che viene espresso nel romanzo Uno, nessuno, centomila: l’individuo è uno, perché ogni persona crede di essere unica e avere caratteristiche peculiari; centomila, perché ciascuno ha, dietro la maschera che indossa, tante personalità quante sono le persone che lo giudicano; nessuno, perché nel suo continuo cambiare personalità non può dare mai spazio al suo vero io.

Da qui deriva inevitabilmente l’incomunicabilità tra individui, perché ciascuno ha un proprio modo di vedere, e non esiste un criterio oggettivo ed universale su cui basare uno scambio di opinioni. Questo crea solitudine ed emarginazione dalla società, ma anche da se stessi, in quanto l’io è sempre frammentato, nonostante gli sforzi per trovare un senso all’esistenza e all’identificazione di un ruolo che vada oltre la maschera.

Luigi Pirandello con Ruggero Ruggeri
Luigi Pirandello con Ruggero Ruggeri

Pirandello pone tre tipi di reazioni degli individui a questo relativismo: una reazione passiva, in cui si accetta la maschera e l’infelicità che ne consegue, senza opporre resistenza, come nel caso de Il fu Mattia Pascal; oppure una reazione ironico-umoristica, come ne La patente, in cui si accetta la maschera con un atteggiamento ironico e aggressivo, cercando almeno di trarne vantaggio.

Oppure c’è una reazione drammatica, come nel caso di Enrico IV: l’uomo si rende conto che l’immagine che ha sempre avuto di sé non corrisponde a quella che gli altri hanno di lui, e cerca di comprendere questo lato sconosciuto del suo io.

Vuole togliersi la maschera che gli hanno imposto, ma non riesce a strapparsela di dosso, ed egli sarà sempre come gli altri lo vogliono, anche se continuerà a lottare per impedirlo, arrivando fino alle tragiche conseguenze delle pazzia, del dramma e del suicidio.

L’unico modo per vivere e trovare il proprio io è accettare il fatto di non avere un’identità, ma tanti frammenti, essere consapevoli di essere completamente alieni da se stessi. Eppure, la società non accetta questo relativismo, e chi lo fa è ritenuto pazzo.

Dell’Enrico IV sono state fatte due trasposizioni cinematografiche, una del 1943, per la regia di Giorgio Pàstina, e uno del 1984, per la regia di Marco Bellocchio.

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