Enrico De Nicola Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 06 Apr 2017 16:52:45 +0000 it-IT hourly 1 Il Secondo dopoguerra e l’Italia di De Gasperi https://cultura.biografieonline.it/secondo-dopoguerra-de-gasperi/ https://cultura.biografieonline.it/secondo-dopoguerra-de-gasperi/#comments Tue, 12 Apr 2016 10:02:54 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17513 Nel Secondo dopoguerra, dopo la nascita della Repubblica Italiana vi furono le elezioni del 1948 dalle quali sarebbe scaturita la formazione del nuovo governo. Con la clamorosa vittoria della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, dovette consolidare e rafforzare il profilo centrista del suo partito; inoltre, dovette eliminare la questione delle colonie, far ripartire l’economia nazionale e dare all’Italia una giusta e stimata collocazione in ambito europeo e internazionale dopo la fallimentare guerra.

Alcide De Gasperi, protagonista del secondo dopoguerra
Alcide De Gasperi

Il Secondo dopoguerra

Nel frattempo, fu scelto anche il nuovo presidente della Repubblica, dopo diversi scontri diplomatici, al posto di Enrico De Nicola fu chiamato in causa Luigi Einaudi che, in realtà, si definì sempre simpatizzante della Monarchia. Un fatto eclatante colpì e sconvolse sia le piazze italiane che il parlamento, il 14 luglio 1948, un fanatico di nome Antonio Pallante ferì gravemente in un attentato Palmiro Togliatti, esponente principale del Partito Comunista Italiano nonché dell’opposizione.

Il momento che seguì l’attentato fu pericolosissimo in quanto si temette che gli estremisti comunisti capitanati da Pietro Secchia, potessero indire una specie di rivoluzione di piazze e un piccolo colpo di stato che, ad ogni modo, prevedevano da diverso tempo ma, proprio Togliatti, una volta rinvenuto bloccò prontamente.

Questa drammatica vicenda sancì una fine importante, quella dell’unità sindacale, poiché nella CGIL vi facevano parte insieme fino a quel momento i cattolici e i socialcomunisti: questi ultimi accusarono il governo di aver creato un’atmosfera favorevole all’attentato di Pallante (supposizioni altamente false). Questa scissione sindacale provocò la nascita del cosiddetto centrismo: i primi problemi del governo centrista con l’opposizione crebbero ancora di più nel 1949 quando l’Italia accettò le condizioni del Patto Atlantico.

Gli anni di De Gasperi

Le decisioni principali passarono sempre da Alcide De Gasperi che, senza ombra di dubbio, fu uno degli uomini più importanti del Secondo dopoguerra sia italiano che europeo; egli fu eletto prima Presidente del Consiglio, prima del Regno d’Italia il 10 dicembre 1945 e, successivamente, lo divenne sotto la Repubblica dal 13 luglio 1946 fino al 17 agosto 1953.

Sotto il governo dello statista trentino l’Italia si avviò verso il miracolo economico (la guerra, come ben risaputo, fu disastrosa soprattutto dal punto di vista economico). Lo Stato italiano, che da anni era stato prevalentemente agricolo, ben presto, in questi anni, iniziò ad assumere le caratteristiche di un paese industrializzato: molte aziende, come la FIAT, aumentarono notevolmente le loro produzioni e assunzioni. Il progresso fu anche caratterizzato dall’apertura delle frontiere per il commercio, dalle tumultuose migrazioni dal Sud al Nord; la maggior parte della popolazione decise di passare dalla campagna alla città per abbandonare il settore primario.

Nei primi anni del 1950, De Gasperi si era ormai reso conto che la Democrazia Cristiana non avrebbe più ripetuto l’exploit elettorale avuto nelle elezioni del 1948; in più, aveva sperimentato la litigiosità dei vari partiti (compreso il suo della DC). Nacque dunque, grazie a lui e ai suoi collaboratori, l’idea di una legge elettorale che attribuì un premio di maggioranza non al partito ma alla coalizione che avesse superato anche per un solo voto il 50% dei consensi. Essa fu bollata come “legge truffa” dall’opposizione; la legge truffa non scattò perché la coalizione della Democrazia Cristiana raggiunse il 49,5% dei consensi, mancarono dunque soltanto 50.000 voti: la sinistra si presentò come trionfatrice.

Foto di De Gasperi
Una foto di Alcide De Gasperi durante un comizio

Dopo le elezioni, De Gasperi presentò le sue dimissioni; da quel momento in poi, egli fu colpito da profonde delusioni tra cui l’esclusione dal ruolo di segretario del partito attraverso una riunione generale della DC, ove venne ripudiato e sfrattato dai suoi successori che volevano iniziare ad avvicinarsi al potere; un’altra delusione si manifestò con lo smantellamento della CED (Comunità Europea di Difesa) , poiché egli era un’europeista convinto e fu considerato come uno dei padri fondatori dell’Unione Europea insieme al francese Robert Schumann e al tedesco Konrad Adenauer.

La morte di De Gasperi

Alcide De Gasperi morì il 19 agosto 1954 e con la sua morte si ebbe probabilmente la fine di un’epoca: fu un uomo dalla idee innovative grazie alle quali lo statista trentino, cresciuto nel parlamento di Vienna, diede all’Italia modo per ripartire e rilanciarsi, poiché lo Stato mise le basi per quello che poi diventerà negli anni successivi “il miracolo economico“.

Ci tengo ad aggiungere che con la scomparsa di De Gasperi l’Italia perse anche un solido punto di riferimento per la sua politica: da non dimenticare la posizione che ebbe nel trattato di pace di Parigi, dove tutto e tutti erano contro l’Italia ma lui riuscì a farsi apprezzare e rispettare da tutte le nazioni presenti; dopo di lui, in Italia si ebbe sempre di più la segmentazione dei vari partiti e governi spezzettati e si avvicendarono diversi uomini al suo posto ma, dal quel momento sino ad oggi, difficilmente abbiamo potuto trovare al capo del governo un uomo di stato affidabile, capace ed onesto come De Gasperi.

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Italia: dalla Monarchia alla Repubblica https://cultura.biografieonline.it/italia-dalla-monarchia-alla-repubblica/ https://cultura.biografieonline.it/italia-dalla-monarchia-alla-repubblica/#comments Sun, 15 Apr 2012 16:49:25 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1442 L’Italia divenne una repubblica democratica il 18 giugno 1946 dopo che un referendum istituzionale abrogò la monarchia costringendo il re Umberto II a prendere atto delle mutate condizioni politiche e istituzionali e a lasciare il paese per un esilio definitivo.

Corriere: la notizia della nascita della Repubblica Italiana
Copertina del Corriere della Sera con la notizia della nascita della Repubblica Italiana

Il referendum abolì la monarchia costituzionale che era rappresentata da un re con poteri di governo limitati dalla costituzione. Tale costituzione era lo Statuto albertino che identificava il nucleo governativo dello stato nella Corona retta dal re d’Italia il quale poteva passare questa titolarità ai propri figli secondo la legge dinastica che ne determinava la validità. Dopo il 2 giugno del 1946 si riunì in Parlamento un’Assemblea costituente, votata dagli elettori al momento della scelta tra monarchia e repubblica, con lo scopo di scrivere una costituzione che sostituisse lo Statuto albertino.

Affinché il referendum avesse il più ampio spettro di elettori, il Primo Ministro Ivanoe Bonomi, dopo una riunione del Consiglio dei ministri tenutasi il 31 gennaio del 1945, emanò un decreto controfirmato dal luogotenente del regno Umberto II che prevedeva il diritto di voto delle donne. Prima, quindi, del referendum e di un cambiamento storico e istituzionale importante per l’Italia, veniva superato uno dei problemi di democrazia partecipativa più simbolici e concreti dell’Italia pre-fascista e fascista: la mancanza del suffragio universale.

Alla data del decreto, che dava avvio al primo passo verso il referendum, l’Italia si trovava ancora in una situazione di guerra, con una popolazione stremata dall’occupazione tedesca e da molti territori teatri di battaglie fra alleati e nazisti. Si dovette attendere un anno e mezzo per raggiungere l’equilibrio politico necessario affinché fosse possibile dare avvio alla consultazione elettorale.

Il 16 marzo 1946 Umberto II dichiarò che ci sarebbe stato un referendum che avrebbe deciso quale forma istituzionale avrebbe rappresentato e governato l’Italia. In questo modo rispettava gli accordi presi nel 1944 con le forze politiche opposte al fascismo che stavano di fatto vincendo la guerra civile che aveva diviso la penisola. La campagna elettorale, che precedette la consultazione elettorale, fu contraddistinta da incidenti fra monarchici e repubblicani in un clima tesissimo fra le forze politiche, anche internamente al gruppo che sosteneva la repubblica; il sospetto di brogli fu avanzato da entrambe le parti con  il rischio oggettivo di una guerra civile qualora il risultato non fosse stato chiaro. Secondo le regole elettive, contenuto nel decreto che fu emanato nel 1944 (decreto emanato dal luogotenente del regno con il numero 151 del 25 giugno del 1944), avrebbe vinto la forma istituzionale che avesse raccolto la maggioranza degli aventi diritto al voto.

Umberto II divenne re un mese prima del referendum, nel maggio del 1946, per volontà del padre che preferì tentare un ultimo gesto per preservare la monarchia. Il re Umberto dichiarò dall’esilio a cui si rassegnò dopo l’esito delle votazioni che malgrado le pressioni della Casa reale sapeva già che avrebbe accettato qualsiasi risultato il referendum avesse rilevato, come di fatto dichiarò prima del voto. Il 2 giugno 1946 iniziarono le operazioni di voto che si conclusero la mattina del 3 giugno. Il risultato fu in favore della repubblica, anche se i voti di differenza non furono moltissimi e questo alimentò polemiche e sospetti di possibili brogli che ancora oggi vengono sostenuti in alcuni libri di storia.

Secondo i dati che furono letti a Montecitorio il 10 giugno 1944 la repubblica ottenne 12.717.923 voti mentre la monarchia ne raccolse 10.719.284.

Immediatamente i monarchici organizzarono manifestazioni di protesta e avanzarono pesanti sospetti sul risultato del referendum.  Ci furono diversi incidenti in molte città, a Napoli morirono per mano della polizia nove manifestanti monarchici, e la maggior parte portarono a scontri fra le diverse fazioni e contro le forze dell’ordine.

Il governo si riunì il 12 giugno, con una convocazione straordinaria richiesta dal Primo Ministro Alcide de Gasperi, perché il rischio di una guerra civile era molto alto.  De Gasperi avocò a sé il ruolo di Capo dello Stato ponendo il ruolo del re al di fuori di ogni potere governativo. La Casa reale reagì in modo aspro e molti consigliarono al re una posizione estrema ma visto che i governi americani e inglesi non avrebbero appoggiato il sovrano, Umberto decise di abdicare e partire per l’esilio. Il gesto coraggioso ed estremo di De Gasperi nacque dal fatto che in molti nei partiti politici del nuovo governo erano convinti che il re fosse intenzionato a sostenere i moti dei monarchici contro il referendum.

A questo punto la Cassazione, che si era riservata di verificare le prove che i monarchici volevano portare a dimostrazione dei brogli del referendum, avvallò la vittoria della repubblica che venne proclamata senza ulteriori ritardi. Capo dello Stato fu nominato, dall’Assemblea costituente, Enrico De Nicola mentre Presidente del Consiglio continuò ad esserlo, fino a nuove elezioni, Alcide De Gasperi.

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