ecologia Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 22 Apr 2021 05:27:50 +0000 it-IT hourly 1 La Giornata della Terra https://cultura.biografieonline.it/la-giornata-della-terra/ https://cultura.biografieonline.it/la-giornata-della-terra/#comments Thu, 22 Apr 2021 04:45:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1577 Con il termine Giornata della Terra, (o Giorno della Terra, dalla traduzione inglese di Earth Day), si indica il giorno deputato alla celebrazione mondiale dell’ambiente e alla salvaguardia del nostro pianeta.

Giornata della Terra - Earth Day - 22 aprile

Dal 1970 la festa è promossa dall’ONU e riconosciuta da oltre 190 nazioni. L’evento dovrebbe coincidere con l’equinozio di primavera, ma si è ormai soliti festeggiare il Giorno della Terra nella data del 22 aprile. L’obiettivo sociale della festività è quello di ricordare l’importanza delle risorse naturali della Terra, e della necessità di conservarle.

La prima edizione dell’Earth Day risale al 22 aprile del 1970, quando oltre venti milioni di cittadini statunitensi si mobilitarono in una storica manifestazione a difesa del pianeta, rispondendo a un appello del senatore democratico Gaylord Nelson.

Con il passare del tempo e con il crescere dell’attenzione e della sensibilità verso i temi ecologici, la Giornata Mondiale della Terra è diventata un momento globale di educazione ed informazione sui problemi che affliggono la salute del pianeta, come l’inquinamento, le specie di piante e animali in via di estinzione, l’esaurimento delle risorse non rinnovabili e la precarietà degli ecosistemi.

In Italia ogni anno non mancano manifestazioni ed eventi che promuovono questa giornata: per trovare altre informazioni online, vi consigliamo di leggere un articolo sul sito bolletta-energia.it.

Giornata della Terra (Earth Day) - Il doodle di Google del 22 aprile 2012
Giornata della Terra (Earth Day) – Il doodle di Google del 22 aprile 2012

Tv, radio, giornali e artisti in genere si mobilitano ogni anno per sensibilizzare il grande pubblico in occasione di questo evento. Nel 2012 e nel 2013 anche Google celebra la Giornata della Terra con un Doodle dedicato.

La giornata mondiale della Terra, 2013 - Il Google doodle
Il doodle animato che Google ha dedicato alla giornata mondiale della Terra nel 2013
Il doodle animato che Google ha dedicato alla giornata mondiale della Terra nel 2014
Il doodle animato che Google ha dedicato alla giornata mondiale della Terra nel 2014
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Differenza tra biologico e ecosostenibile https://cultura.biografieonline.it/biologico-ecosostenibile-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/biologico-ecosostenibile-differenze/#comments Wed, 23 Aug 2017 07:38:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23154 Può capitare talvolta di usare erroneamente i termini biologico ed ecosostenibile, facendo riferimento ai diversi approcci che ha l’uomo con la natura e in relazione all’ambiente in cui viviamo. Vediamo in questo articolo le differenze tra i due termini.

biologico - ecosostenibile
Con “biologico” ci si può riferire a prodotti agricoli. Con “ecosostenibile” ci si può riferire anche al turismo (nella foto: le vigne di un agriturismo) e all’edilizia.

Ecosostenibile

Per ecosostenibile si intendono tutte quelle attività che tengono conto dei limiti e delle debolezze dell’ambiente in cui l’uomo opera. Per questo motivo, vengono studiati dei rimedi che possono essere inseriti in una logica di sostenibilità e rispetto per il nostro ambiente. Tali rimedi possono essere applicati a diversi tipi di ambiti come: l’agricoltura, l’edilizia, il turismo.

Bisogna in ogni caso, per studiare i vari progetti e rimedi, tenere profondamente conto dei limiti ambientali, paesaggistici, rigenerativi e faunistici della natura del luogo. Ecco allora che possiamo parlare di agricoltura sostenibile, di edilizia sostenibile e di turismo sostenibile.

L’ agricoltura sostenibile pone attenzione al territorio, della fauna relativa, al tipo di vegetazione, ai criteri di sostenibilità nella produzione agricola e alimentare. L’edilizia sostenibile invece si focalizza su nuove tecniche di costruzione e nuovi materiali che hanno impatto favorevole sull’ambiente circostante.
In ultimo il turismo sostenibile si focalizza sulla possibilità di sfruttare al massimo strutture sostenibili. Esso predilige attività che sono considerate anche rispettose per l’ambiente circostante.

Biologico

Il termine biologico, viene principalmente utilizzato, per indicare un tipo di produzione agricola e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (come i concimi, i diserbanti, e gli insetticidi). Biologico è spesso usato come sinonimo di “più naturale o più sano“.

Purtroppo, in riferimento al cibo biologico, molto spesso le aziende hanno usato, il termine “biologico”, in maniera errata e ingannevole nei confronti dei produttori e dei rivenditori di alimenti. Così a tutela del consumatore è stato adottato un regolamento CE che ne chiarisce il termine e che richiede un severo controllo prima di applicare il prefisso “bio” ai prodotti distribuiti.

Facciamo riferimento al Regolamento (CE) n. 834/2007 del consiglio Europeo che tratta della produzione e dell’etichettatura dei prodotti biologici lasciando cadere ogni dubbio che abbiamo in merito alla questione.

A tutela del consumatore e a garanzia della concorrenza leale, i termini utilizzati per indicare i prodotti biologici dovrebbero essere protetti contro la loro utilizzazione su prodotti non biologici nell’intera Comunità e indipendentemente dalla lingua impiegata. (Art. 23)

La normativa comunitaria dovrebbe promuovere un concetto armonizzato di produzione biologica. (Art. 28)

Il Regolamento inoltre esclude dai prodotti biologici ogni prodotto OGM. Molto spesso sentiamo parlare di marchio biologico di un determinato prodotto che comunque deve essere esposto come abbiamo precedentemente scritto (vedi regolamento CE).

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Differenza tra ciclone, uragano e tornado https://cultura.biografieonline.it/ciclone-uragano-tornado-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/ciclone-uragano-tornado-differenze/#comments Fri, 04 Apr 2014 22:48:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10371 Facciamo chiarezza sulle differenze tra uragano, tornado e cicloni. Iniziamo da questi ultimi.

I cicloni, o perturbazioni atmosferiche, vengono definiti come tempeste violente, associate ad un moto di traslazione con un centro di bassa pressione. Questi fenomeni sono in grado di arrecare danni ingenti a cose e a persone, attraverso lo scatenarsi di piogge e venti molto intensi. Di minor portata e meno violenti, per nostra fortuna, sono invece le tempeste extra-tropicali che però sono di gran lunga più estese.

Un ciclone
Foto aerea di un ciclone

Invece con il termine tornado si indica una tromba d’aria di limitata estensione ma distruttiva. La sua velocità media è di circa 50 km/h, mentre la durata del fenomeno è di soli pochi secondi. Se i venti si mantengono sotto i 117 km/h si parla di tempeste tropicali e non di uragani. Se le tempeste raggiungono una velocità maggiore vengono definite dei veri e propri uragani.

Tornado: foto di una tromba d'aria
Un tornado con la sua tromba d’aria

Secondo la Scala Saffir-Simpson, gli uragani vengono classificati in cinque categorie a seconda della pericolosità. Il primo grado è il minimo, può causare danni limitati ad alberi, insegne o tegole dei tetti e provocare limitate inondazioni delle zone costiere. Il secondo, moderato, riesce a causare danni già di una certa rilevanza come possibili rotture di finestre, abbattimento di alberi, danneggiamenti alle strutture mobili e nelle zone costiere può portare inondazioni fino ad un massimo di 2,5 metri oltre il livello standard e rompere gli ormeggi più deboli delle imbarcazioni.

Dal terzo, forte, incominciamo a registrare i danni maggiori: grandi alberi divelti, distruzione di tetti e danni rilevanti alle strutture abitative. Per il rischio di un innalzamento del mare fino a 4/5 metri, nelle zone costiere, viene effettuata l’evacuazione dei residenti. Il quarto è fortissimo, provoca danni ingenti ad edifici, abbattimento di tutti gli alberi e di tutte le cose che incontra sul suo cammino.

Nelle zone costiere si può verificare un aumento del livello del mare di 5/6 metri a partire da cinque ore prima dell’arrivo dell’occhio del ciclone. È obbligatorio evacuare tutte le persone residenti. Infine, il quinto livello, quello disastroso. Provoca danni irreparabili ad abitazioni, edifici, strutture, vegetazione e tutte le cose presenti sul suo tragitto.

Parlando ancora di zone costiere, qui si possono verificare intense e distruttive inondazioni, visto che il livello del mare può arrivare a superare i 6 metri oltre il normale livello delle acque. Obbligatorio è evacuare totalmente tutta la popolazione sulle coste ed anche nelle vicinanze delle stesse.

Uragano
Foto di un uragano (in lingua inglese, hurricane)

Il nome urgano deriva da Hurrican, il dio caraibico del male. In base alle zone prendono diverse denominazioni: tifone (typhoon) in Asia, baguyo nelle Filippine, uragano (hurricane) negli Usa, willy-willy in Australia.

Una regione centrale degli Stati Uniti, nella quale i tornado si presentano con alta frequenza, è comunemente nota come Tornado Alley, il “viale dei tornado“.

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Perché nel centro dell’uragano c’è assenza di vento? https://cultura.biografieonline.it/uragani-cicloni/ https://cultura.biografieonline.it/uragani-cicloni/#comments Fri, 29 Nov 2013 14:12:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8838 Gli uragani sono tra i fenomeni climatici più violenti e catastrofici che colpiscono il nostro pianeta in modo imprevedibile; negli ultimi anni sono anche aumentati di intensità. La formazione di un uragano è generata da un processo di forte evaporazione dalla superficie riscaldata dell’acqua del mare che favorisce l’umidità dell’aria sovrastante, provocando delle correnti ventose circolari molto intense.

L'occhio del ciclone
Nel centro dell’uragano vi è totale assenza di vento

Un sistema nuvoloso che acquista una notevole energia, interagisce con la rotazione terrestre ed i venti al suo interno, quindi, vengono dirottati verso destra, rispetto al moto di spostamento nell’emisfero settentrionale, e verso sinistra, rispetto al moto in quello meridionale. La forza che devia le correnti viene chiamata “Forza di Coriolis”. La forza centrifuga che ne scaturisce spinge tutta la nuvolosità via dal centro della perturbazione dando così la formazione “dell’occhio”.

Il meccanismo è simile a quando si prende una curva ad alta velocità in auto ed il nostro corpo viene spinto dalla forza centrifuga, obbligandoci ad afferrare un sostegno per non essere sbattuti contro la portiera. Così, le nubi presenti all’interno del sistema perturbato, sono libere di muoversi e vengono allontanate dal centro che di conseguenza si presenta sempre con un cielo sereno, privo di vento e con un’aria più secca.

Se potessimo rimanere “nell’occhio del ciclone”, seguendone il suo movimento, osserveremo la distruzione tutta attorno a noi, mentre sulla nostra verticale il cielo resterebbe sempre sereno ed in quiete. La formazione di un uragano può avvenire in modo rapido in 6-12 ore, oppure lentamente, impiegando vari giorni.

Il vortice atmosferico soffia intorno all’area centrale, l’ “occhio del ciclone”, con venti di forte intensità che raggiungono anche picchi di 250 km orari. I cicloni cominciano ad indebolirsi e finalmente cessano di esistere, solo quando la loro fonte di energia, rappresentata dal calore latente di evaporazione, si esaurisce.

Gli studiosi, denominati “cacciatori di uragani”, anticipano con sicurezza l’arrivo di un evento catastrofico, assegnandogli un nome per identificarlo più facilmente ed avvisando in tempo la popolazione per aiutarla a limitare i danni a cose e persone.

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Il Protocollo di Kyoto https://cultura.biografieonline.it/kyoto-protocollo/ https://cultura.biografieonline.it/kyoto-protocollo/#comments Sat, 03 Nov 2012 09:55:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4570 Il Protocollo di Kyoto è un trattato internazionale, di natura volontaria, sottoscritto nell’omonima città giapponese il giorno 11 dicembre 1997 da più di 160 paesi in occasione della Terza Conferenza delle Parti (COP3) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e il riscaldamento globale.

Riscaldamento globale: inquinamento prodotto dalle fabbriche
Riscaldamento globale: inquinamento prodotto dalle fabbriche

Perché il trattato potesse entrare in vigore, doveva essere ratificato da almeno 55 nazioni produttrici di almeno il 55% delle emissioni inquinanti. Questo obiettivo è stato raggiunto solo nel novembre del 2004 grazie all’adesione della Russia, che produce il 17,6% delle emissioni totali. L’accordo è entrato in vigore il 16 febbraio 2005.

Il trattato prevede l’obbligo dei paesi industrializzati di ridurre nel periodo 2008-2012 le emissioni di gas serra, che alterano il clima terrestre riscaldandolo, quali il biossido di carbonio, il metano, l’ossido di azoto, gli idrofluorocarburi, il perfluorocarburi ed l’esafluoro di zolfo in misura non inferiore al 5,2% rispetto a quelle registrate nel 1990.

Le indicazioni del Protocollo di Kyoto per la mitigazione climatica si riferiscono sia a misure di prevenzione e riduzione delle emissioni di gas serra, sia ad attività di sviluppo dell’assorbimento forestale compensativo di CO2.

Considerato che nel mondo vengono immesse 6.000 Mt di CO2, di cui 3.000 prodotte dai Paesi industrializzati e 3.000 da quelli in via di sviluppo, con il trattato di Kyoto le immissioni dovrebbero passare da 6.000 a 5.850 Mt.

A causa dei costi elevati degli interventi di riduzione delle emissioni il Protocollo di Kyoto non ha avuto grandi adesioni. Tra i principali Paesi astenutesi dall’accordo ci sono gli Stati Uniti d’America (responsabili del 36,1% del totale delle emissioni) e l’Australia.

L’Italia si è impegnata a ridurre le emissioni del 6,5% e per il raggiungimento di tale obiettivo, sono stati realizzati strumenti normativi di recepimento ed attuazione del Protocollo che definiscono e ripartiscono la riduzione a ciascun settore del Paese.

Il Protocollo di Kyoto è solo il primo passo, ma da solo è insufficiente a contenere i cambiamenti climatici in atto. Si tratta comunque di un inizio importante.

Conferenza sui cambiamenti climatici del pianeta (2007)
Conferenza sui cambiamenti climatici del pianeta (2007)

Oltre allo sforzo di riduzione emissiva identificato dal Protocollo di Kyoto a carico degli Stati nazionali, il contrasto al cambiamento climatico deve coinvolgere anche cittadini, aziende e realtà locali che sono corresponsabili del problema climatico e quindi moralmente chiamati ad intervenire in maniera volontaria in attività di tutela climatica limitando le proprie emissioni e i propri consumi.

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Intervista a Stefania Divertito https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-stefania-divertito/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-stefania-divertito/#comments Mon, 02 Apr 2012 11:46:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1291 Stefania Divertito, giornalista e scrittrice
Stefania Divertito, giornalista e scrittrice

Stefania Divertito. Nata a Napoli nel 1975, è giornalista d’inchiesta specializzata in tematiche ambientali. Responsabile della cronaca nazionale per il quotidiano Metro, collabora con alcuni periodici nazionali, dando il proprio contributo in materie d’ambiente e non solo. Per la sua inchiesta sull’uranio impoverito, dal titolo Uranio. Il nemico invisibile,  ha vinto nel 2004 il premio Cronista dell’anno indetto dall’Unione cronisti italiani.

Ha pubblicato inoltre il libro-reportage “Il fantasma in Europa” (2004, con Luca Leone) e “Amianto. Storia di un serial killer” (2009), altra inchiesta a sfondo green che non ha mancato di suscitare la giusta attenzione sui casi raccontati dalla giornalista.

Nel 2011, Stefania Divertito ha pubblicato il libro-denuncia “Toghe verdi. Storie di avvocati e battaglie civili”, edito da Edizioni Ambiente, con una prefazione firmata dal noto scrittore Erri De Luca. Intervistata, oltre a rispondere ad alcune domande incentrate sui suoi lavori giornalistici, l’autrice ha fatto il punto su alcune delicate contingenze nazionali in materia ambientale, approfondendo temi quali le grandi opere pubbliche, l’educazione ambientale e altre questioni altrettanto urgenti e interessanti.

Quali differenze ci sono tra quest’ultima inchiesta e i tuoi precedenti lavori, quello sull’uranio e, l’ultimo prima di Toghe Verdi, incentrato sull’amianto? E quali, invece, gli elementi comuni riscontrabili nei vari casi di cui parli?

Innanzitutto parto dagli elementi comuni: la passione per l’ambiente e per la giustizia che accomuna i protagonisti degli ultimi tre libri. Protagonisti che, tra di loro, sono molto diversi: nel primo caso sono soldati, nel secondo sono operai, vedove, marinai; nel terzo sono toghe, quindi magistrati e avvocati di parte civile. Però tutti hanno quest’enfasi di vita, questo anelito ad andare oltre il proprio dolore, il proprio smarrimento, per condividere con altri una battaglia che serva anche al futuro. Trovo questa spinta arricchente e, per certi versi, eroica, anche se questo è un termine purtroppo abusato. Vengono definiti eroi anche i protagonisti dell’isola dei famosi!
Per altri versi, però, questi tre libri sono molto differenti tra di loro. Intanto i primi due sono, per così dire, monografici: trattano e sviscerano un solo argomento, l’uranio impoverito nel primo; l’amianto nel secondo; in Toghe verdi ho voluto invece spaziare, individuare vari argomenti e collegarli tra di loro attraverso l’impegno e le battaglie giuridiche delle toghe, che però non sono mai le assolute protagoniste, ma lo è il nostro martoriato ambiente, la nostra bistrattata Italia. E poi qui, a differenza di altri lavori, compare la politica. Ho sottolineato le nefaste azioni dei politici, tanto che spesso ho sperato che chi governa, a tutti i livelli, se ne tirasse fuori, perché spesso quando interviene, fa più danni che altro. Quindi ho voluto identificare un altro livello del disastro ambientale, più alto, nel senso della responsabilità, non soffermarmi al racconto del fatto di cronaca e analizzare tutte le implicazioni possibili.
Infine un’altra differenza è che con Toghe Verdi ho voluto aprire spiragli di speranza, in chi legge, perché secondo me l’ambientalismo è cambiato negli ultimi dieci-quindici anni. È più preparato, più attento, riesce a scambiare più informazioni grazie a internet e infine secondo me si è passati da un ambientalismo del “no” a uno del “perché”.

Citando un brano della tua inchiesta: in Italia, viene commesso un delitto contro l’ambiente ogni 43 minuti. Come si fa? È evidente che si tratta di un problema culturale: dunque, quali misure, secondo te, bisognerebbe adottare (visto che è ovvio che qualsiasi tipo di sensibilizzazione sin qui fatta, non è bastata)?

Secondo me occorre innanzitutto inasprire le pene. Perché, se chi inquina, rischia al massimo una sanzione amministrativa, oppure ammende ridicole, se commisurate al giro d’affari in nero che ha realizzato, continuerà a farlo. La battaglia culturale, poi, deve essere fatta a partire dai più piccoli, nelle scuole, far capire ai bambini che a ogni azione  corrisponde una conseguenza e se, ad esempio, si interrano fusti di rifiuti tossici nelle campagne, quella frutta e quella verdura sarà inquinata per sempre. E non si sta solo devastando quel fazzoletto di territorio ma l’economia e il futuro della terra. Bisogna far nascere nelle nuove generazioni un senso di responsabilità rispetto al Pianeta, che li renda vigili e attenti. Solo così possiamo pensare, secondo me, di combattere i traffici illegali e gli eco-illeciti.

Che idea ti sei fatta del caso Tav/Val di Susa? Cosa ne pensi?

Penso che sia stata gestita molto male. Penso che la resistenza di quella Valle vada ascoltata prima che sia troppo tardi. Penso che se centinaia di professori universitari hanno speso il proprio nome e la propria professionalità per firmare un rapporto tecnico che dimostra come quell’opera non sia eco-compatibile oltre che  economicamente sbagliata, occorre prestare loro attenzione. E poi il traffico merci su ferro è in riduzione, ha numeri decrescenti in Italia da anni, è un’opera che nasce vecchia, e andrebbe certamente modificata.

Quale, tra i casi citati in Toghe Verdi, ti ha stupito di più, o reputi più grave e degno di attenzione da parte dell’opinione pubblica?

Difficile fare una selezione. Però forse uno dei meno noti e più scandalosi è il caso del Mugello. Percorrere con scarpe da trekking letti di ex-fiumi è davvero drammatico. Ma ancora di più lo è ascoltare i racconti di uomini e donne rassegnati ma mai domi alle bugie del potere – e questa volta parliamo del potere economico dei grandi consorzi di costruttori, che hanno per sempre distrutto una vallata. Questa storia è tanto più scioccante se si pensa che stanno per trivellare le viscere di Firenze per costruire una nuova galleria dell’alta velocità che, a parere di molti ingegneri e di docenti dell’università di Firenze, è inutile, oltre che dannosa. Il passato, purtroppo, ancora una volta non ci ha insegnato nulla.

Una domanda politica: negli altri Paesi, come Germania e Francia per fare un esempio, i movimenti cosiddetti Verdi, tanto tra la gente che a livello istituzionale, hanno un ruolo molto importante, che pesa sulle decisioni delle coalizioni e, talvolta, dei governi. Perché questo non accade in Italia?

In questi paesi, in Francia più che altrove, i Verdi hanno operato una scelta politica ben precisa: non sono né di destra né di sinistra. L’ambientalismo non può avere appartenenza di coalizione, è un valore trasversale. Questo ha contribuito a rendere vincente quel modello partitico, cosa che da noi non è avvenuta. La connotazione partitica dei nostri Verdi ne ha decretato la difficoltà a resistere alle burrasche. Sono stati travolti come un qualsiasi partitino di minoranza. Non dovrebbe essere così. Io sogno un partito ecologista fatto di professionisti dell’ambiente: fisici, medici, ingegneri, chimici, architetti, economisti. Affinché la si smetta di essere bollati come quelli che dicono no sempre e comunque, ma che siamo capaci di smarcarci da queste posizioni e affrontare le varie questioni con cognizione di causa, esperienza, capacità reali. Più che mai c’è bisogno di un partito dei Verdi in Italia, ma che sia preparato ad affrontare le sfide, non con i soliti slogan triti, che vada oltre le barricate e si faccia azione, costruzione, di un’alternativa di sviluppo e di gestione del territorio. Che sappia stare tra la gente e che sappia informarsi, crescere, anche grazie a relazioni internazionali con gli ecologisti del resto del mondo. Penso che abbiamo bisogno di un partito così. Spero di poter votare, un giorno, un partito del genere.

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