Dostoevskij Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 11 Jan 2024 12:29:51 +0000 it-IT hourly 1 I fratelli Karamazov (Dostoevskij): riassunto del romanzo https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fratelli-karamazov/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-fratelli-karamazov/#comments Sun, 03 Apr 2022 22:22:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10934 I fratelli Karamazov è di uno dei romanzi più importanti della letteratura russa e non solo. È stato l’ultimo libro dello scrittore Fëdor Dostoevskij, uno dei letterati russi più conosciuti insieme a Tolstoij. Il romanzo I fratelli Karamazov è stato scritto quasi in punto di morte (avvenuta il 28 gennaio 1881).

I Fratelli Karamazov - riassunto del romanzo di Dostoevskij
I Fratelli Karamazov (1879): una copertina italiana del libro e una vecchia copertina in lingua inglese.

La storia del romanzo

La sua prima pubblicazione avvenne a puntate su “Il Messaggero russo” dal gennaio 1879. L’intenzione dell’autore non era quella di lasciarlo così come lo troviamo pubblicato oggi ma di completarlo ulteriormente fino a renderlo una biografia di Aleksej, uno dei protagonisti. La stesura durò cinque anni e non fu quindi ultimata.

Anche se non conforme ai gusti dell’autore, il romanzo è diventato uno dei più studiati al mondo, sia come esempio di scrittura che come pensiero espresso.

Riassunto e trama dei fratelli Karamazov

Il libro narra la storia della famiglia Karamazov, in particolare dei figli di Fëdor Pavloviç, anziano proprietario terriero di provincia che si comporta in maniera dissoluta e vive nel disonore.

Egli è stato sposato con due donne. La prima, Adelaida Mjusova, attratta più dal sogno di un amore romantico che da lui stesso. Quando si accorge dell’uomo meschino che si ritrova accanto, fugge via, lasciando anche il suo bambino Dmitrij, che viene cresciuto dalla servitù senza avere tanti contatto col padre e quindi come orfano.

La seconda moglie, Sofia Ivanovna, partorisce due bambini, Ivan ed Aleksej, che vengono cresciuti da i parenti e avranno un ottimo carattere. La donna, molto carina e dolce, si ammala precocemente e muore, soprattutto a causa delle sofferenze causatele dal marito.

Fëdor Dostoevskij: un'immagine dell'autore russo
Fëdor Dostoevskij

Intanto Fëdor ha anche un altro figlio, questa volta illegittimo, da una donna completamente folle. Il ragazzo, Smerdjakov, ha un carattere simile a quello della madre, pazzo e sofferente di epilessia. Non sarà mai accettato dalla famiglia e trattato dal padre come un servo.

L’elemento che sconvolge il romanzo è il parricidio: l’uccisione di Fëdor. Di questo omicidio crudele, viene accusato Dmitrij, in quanto sia lui che il padre si innamorano della stessa donna (Grusenka). Essa odia gli uomini che l’hanno fatta soffrire ed è una persona molto frivola. Dmitrij crede che lei sia fuggita con il padre ma mentre va a casa di lui lo trova da solo, per questo scappa e decide di uccidersi non prima di aver trascorso un’altra notte ad ubriacarsi e divertirsi.

Nel corso di questa notte incontra Grusenka e sarà accusato ingiustamente di omicidio. Per tutta la durata del processo lei gli resterà sempre accanto, fino alla morte per febbre celebrale.

Finale

Gli altri due figli, Ivan e Alekseij, hanno un ottimo temperamento e non sarebbero mai stati capaci di uccidere il loro padre. Ivan è un uomo molto arguto e pieno di virtù, che però vive il romanzo in modo molto passivo. Alekseij è invece un simbolo della dimensione spirituale: decide di farsi monaco e di vivere la sua vita nel segno della dignità morale. Rappresenta il personaggio positivo del romanzo, geniale e pieno di buone abitudini.

Il vero assassino è quindi Smerdjakov, un uomo squilibrato che uccide il padre soltanto per soldi e finirà suicida.

Breve analisi

Romanzo molto complesso e ricco di spunti di riflessione: racconta di un dramma morale, in cui non tutti i figli beneficiano della stessa attenzione dei genitori, in cui si viene abbandonati da piccoli e si è costretti ad un’amara esistenza. La figura di Fëdor incarna quella del padre padrone, e nel romanzo è presente l’eterna lotta tra il dubbio e la ragione, e quindi tra il bene e il male.

Una curiosità: è stato il libro letto da Tolstoij prima di morire, inizialmente rifiutato ma poi pienamente rivalutato dall’altro grande scrittore russo.

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Memorie dal sottosuolo: riassunto e analisi del romanzo di Dostoevskij https://cultura.biografieonline.it/riassunto-memorie-sottosuolo/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-memorie-sottosuolo/#respond Wed, 23 Apr 2014 18:56:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10665 Memorie del sottosuolo, tradotto anche come Ricordi del sottosuolo, è stato scritto da Fëdor Dostoevskij nel 1864. Ci sono molte traduzioni di questo capolavoro, ma io preferisco quella di Tommaso Landolfi nelle edizioni Adelphi. Mentre l’edizione Bur, con la prefazione di Moravia e l’edizione Einaudi con la nota di Leone Ginzburg, si dovrebbero leggere proprio per il contributo dei due scrittori.

Il libro Memorie del sottosuolo si divide in due parti:

  1. Il sottosuolo
  2. A proposito della neve fradicia.
Memorie dal sottosuolo - riassunto - analisi
Memorie dal sottosuolo (1864, indicato anche a volte come “Memorie del sottosuolo” o “Ricordi del sottosuolo”): una copertina italiana, un’immagine di Fedor Dostoevskij e una copertina in lingua inglese (Titolo: Notes from Underground)

Il sottosuolo

Nella prima parte, il protagonista, un ex impiegato dello Stato, racconta la sua visione del mondo e descrive se stesso. Afferma di essere un uomo malato ma di non volersi curare per farsi ancora più male. Ammette di essere un uomo che esprime tutta la sua inadeguatezza del vivere. Si descrive come un ex impiegato che amava umiliare gli altri usando il suo piccolo potere per costringerli alla resa. La sua è un’esistenza maligna ma non priva di volontà e di coscienza. Tanto che, mentre si definisce maligno, ammette anche di non esserlo e che il suo agire non è mai stato cattivo, anzi che le sue azioni erano senza conseguenze.

Contraddizioni le sue che innervano il suo stato d’animo. Non è un uomo d’azione ma si definisce un riflessivo, un uomo non particolarmente intelligente ma nemmeno tanto stupido da svolgere come gli altri azioni inconsapevoli. Non vuole accettare una vita in cui l’agire sia senza pensiero e contemporaneamente non vuole nemmeno accettare una società che sia preordinata, senza che la volontà possa decidere il proprio destino. Il suo disagio sociale permette all’autore di scagliarsi contro il positivismo che prevedeva una società preordinata e che secondo Dostoevskij sarebbe stata fonte di maggiore infelicità rispetto ad una società governata dal libero arbitrio.

Il protagonista condanna il XIX secolo, che definisce un secolo infelice in cui la coscienza dell’uomo non può che portarlo alla disperazione. Una coscienza naturalmente evoluta come la sua, perché le coscienze degli altri sono praticamente assenti e il loro comportamento non gli permette di comprendere la direzione vera delle loro azioni. Ma la coscienza non è un dono da difendere, perché più aveva coscienza del bello, più egli svolgeva azioni sbagliate, cattive e malevole che lo facevano sprofondare nella sua tana nel sottosuolo dell’esistenza sociale.

Tuttavia egli non si vuole piegare all’ineluttabilità della natura e ai muri che gli si parano davanti e che servirebbero a limitarne la capacità decisionale. Per lui il 2 + 2 che fa 4 è solo una sfida a cercare un’altra soluzione e ad utilizzare la libertà di pensiero e la volontà per imporre la propria decisione. Finisce il monologo sul ragionamento della scrittura. Perché scrivere? Per liberarsi di ricordi che opprimono il protagonista e che messi sulla carta potranno essere giudicati da lui stesso in modo differente, forse più distaccato. E mentre osserva una neve fradicia e brutta scendere sulla città, inizia a raccontare la seconda parte del libro.

A proposito della neve fradicia

Nella seconda parte dell’opera, il protagonista prosegue nel suo monologo raccontando la sua vita e in particolare alcune azioni disumane che hanno contraddistinto il suo comportamento. I fatti narrati risalgono a sedici anni prima del monologo del sottosuolo raccolto nella prima parte del testo. Il protagonista, infatti, inizia la sua narrazione affermando che all’epoca aveva 24 anni mentre nei ricordi ne ha quaranta. Egli è un impiegato che lavora negli uffici pubblici del suo paese. Già all’epoca conduce una vita di tortura interiore, in cui sente se stesso lontano dal mondo che lo circonda e in particolare dai colleghi che odia e disprezza, ma verso i quali prova un senso di inferiorità. E tuttavia ancora cerca un proprio riscatto, seppur attraverso azioni che lo trascineranno sempre più nel sottosuolo della sua esistenza.

La prima azione è contro un ufficiale che lui ritiene l’abbia umiliato in pubblico. Scrive una lettera per convocarlo in un duello al fine di risolvere l’offesa. La sua speranza è che si possa addivenire ad un compromesso e che il rapporto con l’ufficiale si trasformi in amicizia. Ma non invia la lettera e si accontenta di scontrarsi con l’ufficiale urtandolo con la spalla mentre passeggiano sulla Prospettiva Nevskij. Inizialmente è soddisfatto della sua azione, ma poi cade in preda al dubbio che lo attanaglia per giorni interi, torturandolo e alimentando il suo senso di colpa.

Nel suo inappagato bisogno di riscatto cerca di prendere contatto con i suoi ex compagni di scuola. Loro sono indifferenti ai suoi tentativi di riallacciare i rapporti ma una sera riesce a partecipare ad una cena insieme a loro. La serata si trasforma in una goliardata con un finale volgare che si svolge in un postribolo. Lì il protagonista conosce una prostituta, Liza, con la quale instaura un dialogo promettendole aiuto, ma quando lei lo va a trovare a casa lui la tratta male, le fa violenza, le lascia del denaro che la umilia ancora di più e la fa fuggire da lui.

Egli è all’apice del suo disprezzo per la vita e nella piena contraddizione della sua libera volontà di sprofondare in atti reietti che lo spingono ancora di più nel suo sottosuolo di menzogna e falsità. Il fatto di aver ferito una persona più debole e reietta di lui lo spinge al massimo della sua malignità.

Analisi

Dostoevskij scrisse questo libro all’età di 43 anni, quando oramai era matura la sua decisione di scrivere dell’animo umano e quindi di raccontare il modo in cui le circostanze esterne e i moti interni dei suoi personaggi incidevano e influivano sui loro comportamenti. Dostoevskij si allontana dal romanzo ottocentesco, perché non narra solo gli umori e gli eventi dei personaggi, ma va oltre mettendo a confronto fra loro e con la realtà che gli circonda, le idee che perseguitano i suoi personaggi e che loro stessi vivono e rivivono con dolorosa ossessione.

In sintesi getta uno sguardo profondo e originale nell’animo umano e ne tira fuori la complessità psicologica che tanta attenzione ha riscosso in Freud e in tutti coloro che, influenzati da Dostoevskij, hanno cercato di rappresentare l’interiorità dell’uomo. Il percorso dell’autore non fu lineare né senza traumi. Prima di questo scritto il suo lavoro non aveva raggiunto una tale vetta narrativa. E’ da questo romanzo che si apre la strada ad altri romanzi ancora più importanti che lo consacreranno a gigante della letteratura russa.

Quindici anni prima di scrivere le Memorie del sottosuolo fu condannato a morte per aver fatto parte di un gruppo di intellettuali che difendevano le idee di Fourier. Quest’ultimo, nei suoi libri, aveva immaginato una riorganizzazione razionale della società. La pena gli venne commutata proprio davanti al patibolo. Gli anni successivi passati in carcere gli permisero di approfondire la sua esperienza di osservatore dei cambiamenti psicologici delle persone e di affrontare quel ripiegamento in se stesso, che altri personaggi dei suoi romanzi affronteranno, come anche il protagonista delle Memorie del sottoruolo. Uscito di prigione, Dostoevskij ritorna al suo lavoro e al contatto con i suoi lettori per compiere quella trasformazione che era stata in un bozzolo durante il durissimo periodo carcerario e che adesso poteva nascere con una nuova forza espressiva.

Ciò che importa di questo romanzo è la sua potenza suggestiva, come scrive giustamente Leone Ginzburg, che sottolinea come il protagonista delle Memorie del sottosuolo combatta una propria personale battaglia contro una società avida, abitudinaria e mediocre, che utilizza le nuove mode culturali, quali il positivismo e la scienza sociologica, per imbrigliare tutti in una mediocrità ancora più grigia. Il protagonista non è ricco, né dotato di un’intelligenza creativa che gli permetta di difendersi dai continui attacchi di coloro che lo vorrebbero uguale a tutti. Tuttavia la sua tragica battaglia non lo porta ad uscire da quel mondo ma a rintanarsi nella sua tana come una talpa braccata e ferita. Sprofonda nel fango il protagonista di queste memorie e il suo piacere nell’autodistruggersi e nel fare del male agli altri raggiunge un apice di godimento fine a se stesso. Nulla potrebbe salvarlo se non la fede che nel buio della sua tana, a sprazzi, appare come un’esigenza non palesata, come un desiderio non razionalizzato di trovare una panacea contro tutti i suoi mali.

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La mite (racconto di Dostoevskij): riassunto https://cultura.biografieonline.it/la-mite-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/la-mite-riassunto/#respond Sat, 30 Nov 2013 11:42:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8855 Scritto nel 1876, La mite è uno dei più bei racconti di Fëdor Dostoevskij. L’opera è inserita nella raccolta “Diario di uno scrittore” dove si trovano riuniti diversi articoli scritti a partire dal 1873 per la rivista il Cittadino, da Dostoevskij.

Dostoevskij - La Mite - La Mansueta
Copertina del libro: “La mite” è talvolta indicato in italiano con il titolo “La mansueta

Per la realizzazione del racconto La mite, l’autore prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto in quel periodo che aveva attirato la sua attenzione, oltre a quella mediatica; tale fatto era stato archiviato dalle autorità giudiziarie come un caso di suicidio-mite. Si trattò del suicidio di una giovane ragazza, che non lasciò indifferente l’opinione pubblica e che scosse le coscienze di tutti.

Nel 1969, Robert Bresson, si ispirò al romanzo drammatico “La Mite” per riproporre un riadattamento sotto forma di pellicola cinematografica, intitolata “Così bella, così dolce”. Il poeta e slavista italiano Angelo Maria Ripellino ha definito il romanzo dell’autore russo un lacerante monologo di un uomo permaloso e superbo.

Nel suo lavoro Dostoevskij tratta il tema forte del suicidio, attraverso una tragedia famigliare raccontata dalla voce narrante di un marito meschino e grossolano che non si preoccupa mai della sua giovane sposa e solo in ultimo riconosce tutte le sue colpe ma ormai è troppo tardi, la sua giovane sposa ha deciso di togliersi la vita. Dostoevskij, registra come sotto dettatura i pensieri che si sviluppano nell’interiorità dell’uomo, passando attraverso sentimenti spesso contraddittori, del personaggio principale che inizialmente si discolpa per quanto accaduto ma che poi, dopo un’attenta riflessione, si accusa.

Si ripercorrono i passaggi chiave e i momenti salienti relativi alla loro vita di coppia ed a tutte le problematiche inerenti. Il marito, che non si da pace per il gesto estremo compiuto dalla sua giovane sposa e in una sorta di monologo interiore, cerca di comprendere e di chiarire, a se stesso e agli altri, le reali motivazioni di quel gesto inaspettato e tragico.

Fëdor Dostoevskij, nel suo romanzo dipinge minuziosamente la psicologia del protagonista: il lettore non può far altro che immedesimarsi nelle emozioni strazianti del personaggio principale e vivere con lui sia i momenti precedenti al suicidio, sia quelli successivi. Nel racconto dell’autore traspare l’amore e l’impossibilità di rivelare i propri sentimenti, il confronto tra il bene e il male.

Fedor Dostoevskij
Un’immagine dell’autore russo Fedor Dostoevskij

Riassunto

Il proprietario di un banco di pegni, si invaghisce di una giovane ragazza, sua cliente che vive con due zie grette d’animo che la umiliano di continuo. L’uomo che considera la giovane donna una ragazza particolarmente buona e dal carattere mite, si dichiara a lei e le propone di sposarlo. La ragazza accetta, di buon grado la sua corte e la proposta di matrimonio, anche per sfuggire alla grinfie di un volgare bottegaio che le aveva chiesto precedentemente la mano.

All’inizio il matrimonio sembra procedere a gonfie vele ma poi la situazione peggiora, quando il marito comincia a comportarsi in modo freddo, severo e comincia a mostrare un silenzio carico d’orgoglio nei confronti della moglie. La sua meschinità, la sua avidità, la sua aridità affettiva fanno da padrone. La donna non riesce a comprendere e a capire il perché dell’atteggiamento del marito e vorrebbe ribellarsi.

Stanca della situazione, inizia a frequentare un ex-commilitone del marito, che le racconta del passato dell’uomo e del suo mancato coraggio mostrato durante il periodo militare. Il marito sorprende i due insieme ed anche se la moglie non aveva commesso niente di male, la costringe a tornare con lui a casa; da lì in poi la situazione precipita in modo sempre più drammatico, fino a quando la donna, colta da un raptus improvviso, impugna una pistola puntandola alla tempia del marito per ucciderlo; alla fine rinuncia al folle gesto.

L’uomo costringe successivamente la donna a dormire su un letto di ferro, in un’altra stanza, compromettendo ancora di più il loro rapporto ed innalzando maggiormente le barriere fra lui e lei. La situazione diventa drammaticamente insostenibile quando la donna, si ammala di febbre cerebrale ed anche se viene curata dal marito, ormai è seriamente provata a livello psicologico; a questo punto la donna, stanca del marito, della situazione quotidiana e della sua vita, decide di voltare pagina e di dimenticarlo, chiudendosi in se stessa.

Finale

Il marito cerca di farsi perdonare e di ricominciare la relazione con lei, ma i risultati sono scarsi; le propone anche una vacanza per riconquistarla ma ormai tutto è inutile, è troppo tardi. La donna, inerme a reagire, decide di mettere la parola fine alla sua vita, gettandosi da una finestra di casa.

Il marito, al ritorno dal lavoro viene a conoscenza dell’accaduto e rimane impressionato nel vedere tantissima gente di fronte al portone della propria casa. Solo allora realizza che la sua sposa non c’è più ed è sopraffatto dall’orrore del suo stesso assurdo e completo egoismo. Inizia ad interrogarsi sul perché del gesto estremo compiuto della sua compagna, prima cercando di discolparsi e poi in ultimo, accusandosi per tutto ciò che è accaduto.

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Riassunto di Delitto e castigo (Dostoevskij) https://cultura.biografieonline.it/riassunto-delitto-e-castigo/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-delitto-e-castigo/#comments Mon, 28 Oct 2013 13:49:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8312 Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij fu pubblicato nel 1866. E’ uno dei romanzi più interessanti delle letteratura mondiale perché riesce a raggiungere un vertice espressivo cercato ed emulato da decine di autori che negli anni successivi ne hanno copiato il tema centrale. L’intento di Dostoevskij era quello di rappresentare l’animo umano nelle sue molteplici sfumature espressive e di raccontar e il viaggio di un uomo dalla colpa all’espiazione.

Delitto e castigo
Pubblicato nel 1866, Delitto e castigo è uno dei romanzi più celebri di Dostoevskij

In questo romanzo il delitto, la colpa e la pena sono tre momenti diversi, attraverso i quali l’autore costruisce un ritratto profondo e complesso dell’anima e dei suoi riflessi psicologici nell’agire umano.

Trama

Il protagonista di questo romanzo è Raskol’nikov, un giovane intellettuale che ha interrotto gli studi universitari per problemi economici. Ha un carattere cupo e triste, la sua è un’indole solitaria, passa la maggior parte del tempo annoiandosi e sviluppando una visione egocentrica e fortemente individualista di se stesso.

Raskol’nikov non ha mezzi economici e la sua povertà lo spinge a ripensare la morale, costruendo un’etica nella quale può ampliare e modificare i confini della propria libertà individuale. Il male diventa il suo percorso di trasgressione. E nella sua visione di ciò che è bene e di ciò che è male, decide di aiutare la sorella che si deve sposare e non ha i mezzi per farlo, uccidendo un’anziana usuraia per rubarle del denaro. Napoleone è uno dei suoi punti di riferimento e le azioni immorali dell’imperatore dei francesi diventano una giustificazione per le sue azioni.

Raskol’nikov dunque uccide l’usuraia ma mentre commette il delitto è costretto anche ad uccidere la sorella dell’anziana vittima. Il suo gesto, che peraltro gli porta pochi soldi, è un disastro e questo fallimento sviluppa in lui la consapevolezza che la libertà che cercava non è più uno scopo essenziale ma al contrario comincia a rendersi conto dell’errore che ha commesso. Inizia così ad elaborare un forte senso di colpa e decide di andare in più occasioni dal giudice Porfirij Petrovic, il quale si insospettisce per i comportamenti di Raskol’nikov e decide di indagare sulla vita dello studente.

Il giudice è convinto della sua colpevolezza ma vuole raccogliere prove inconfutabili sull’omicidio delle due donne. Nel frattempo Raskol’nikov conosce Sonja, una prostituta che vende il proprio corpo per aiutare la madre indigente. Si innamora della ragazza e attratto dalla sua innocenza e dalla sua umiltà, le confessa il suo delitto. Sonja lo convince a costituirsi e a confessare il duplice omicidio. Raskol’nikov si costituisce e viene deportato in Siberia. Sonja lo seguirà nella sua prigionia.

Fedor Dostoevskij
Fedor Dostoevskij

Delitto e castigo è un romanzo nel quale Dostoevskij racconta la colpa che si manifesta come ricerca del proprio male di esistere e attraverso la colpa e l’ammissione del proprio reato, il protagonista si fa trasportare dagli accadimenti verso un’inevitabile espiazione. Raskol’nikov vuole raggiungere, in fin dei conti, la bontà che si manifesta attraverso la fede, un’unica salvezza dell’uomo.

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