Divina Commedia Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 23 Apr 2024 07:32:38 +0000 it-IT hourly 1 Senza infamia e senza lode: origine e significato https://cultura.biografieonline.it/senza-infamia-senza-lode/ https://cultura.biografieonline.it/senza-infamia-senza-lode/#respond Mon, 14 Feb 2022 17:43:43 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38578 L’espressione senza infamia e senza lode viene utilizzate nell’italiano corrente per indicare qualcosa di mediocre, che non presenta grandi difetti ma, al contempo, non mostra grandi qualità.

Sai che quando la utilizzi stai citando il Sommo Poeta?

Sai inoltre che anziché indicare un giudizio neutro, questa espressione porta in sé una dura critica sociale?

Adesso spieghiamo il perchè.

L’origine: la Divina Commedia di Dante Alighieri

L’espressione “Senza infamia e senza lode” si trova nella Divina Commedia di Dante Alighieri.

Siamo al Canto III dell’Inferno (vedi anche: Inferno, riassunto dei Canti dall’I al IX).

In questo frangente del racconto, Dante descrive gli “ignavi”.

Chi sono gli ignavi?

senza infamia e senza lode

Ignavi è una parola non scritta da Dante, bensì giunta con la critica al canto. Essi sono coloro che:

  • non prendono una decisione,
  • non si schierano,
  • non combattono.

Gli ignavi si comportano in maniera apaticamente neutra, un po’ per vigliaccheria, un po’ per indifferenza, un po’ perché amanti del quieto vivere.

Questa di seguito è l’espressione esatta da cui deriva il modo di dire, entrato a pieno titolo nella nostra colloquialità:

Coloro che visser senza ‘nfamia e sanza lodo

Dante, qui, non parla semplicemente di pigri o apatici, ma di indolenti politici, di codardi sociali.

Questa massa di gente che resta senza qualità è fatta da coloro che non si sono schierati politicamente, a differenza di Dante stesso che per le sue idee finirà per essere condannato all’esilio. Il poeta faceva parte della fazione politica dei Guelfi bianchi.

Né degni dell’Inferno, né degni di memoria

Dante giudica questi individui come “sciaurati che mai non fur vivi“. Sono persone dunque che non possono essere definite vive, come dire… dei morti viventi.

Per questa ragione Dante sceglie di collocarli nell’Antinferno.

Gli ignavi non sono degni di stare fra i dannati che, seppur nel male, hanno comunque il “merito” di aver agito.

Tanto e tale è il disprezzo degli “ignavi” che Dante non solo li colloca fuori dall’Inferno ma anche sottolinea il fatto che non meritino memoria.

Fama di loro il mondo esser non lassa” si legge.

misericordia e giustizia li sdegna“, ancora.

Per gli ignavi non c’è fama nel mondo né valore ultraterreno. Fino all’atto finale, ovvero l’abbandonare tale categoria nella più totale indifferenza.

Qui si legge un altrettanto celebre passaggio ovvero:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa.

Quest’ultima frase viene oggigiorno sovente storpiata anche nelle forme:

  • “non ti curar di loro”
  • “non parliam di loro”

o altre simili.

Senza infamia e senza lode

Adesso che lo sappiamo, quando qualifichiamo un oggetto, una persona, una performance o una situazione con le parole “senza infamia e senza lode” riflettiamo sul fatto che stiamo dando un giudizio molto importante.

Ciò o colui che stiamo appellando “senza infamia e senza lode” sta meritando un nostro giudizio molto tagliente.

Ricordiamoci allora che gli stiamo dando del codardo e del vigliacco, anche in senso sociale: gli stiamo dicendo che non merita nemmeno l’Inferno e che la sua memoria andrà persa nel tempo.

Forse sarà il caso di scegliere un’altra espressione.

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Dolce stil novo (Stilnovismo): riassunto https://cultura.biografieonline.it/dolce-stil-novo/ https://cultura.biografieonline.it/dolce-stil-novo/#comments Fri, 05 Nov 2021 07:10:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21844 Nella seconda metà del Duecento nacque, tra Bologna e Firenze, un nuovo movimento poetico e letterario definito da Dante Alighieri nella sua CommediaDolce stil novo” (oggi identificato anche come Stilnovo, o Stilnovismo). Secondo Dante, la novità di questo stile consisteva prima di tutto in un processo di progressiva interiorizzazione e spiritualizzazione del sentimento amoroso. Questo nuovo fermento poetico prese avvio a Bologna grazie all’opera di Guido Guinizzelli e, in particolare, alla poesia Al cor gentil rempaira sempre amore.

Dante e Beatrice, Stilnovismo, Dolce stil novo
Dante e Beatrice. Particolare del “Saluto di Beatrice”, dipinto di Dante Gabriel Rossetti (1859-1863)

Ma è a Firenze, tra il 1280- 1310, che si sviluppò in maniera più consistente grazie alle opere di Dante e Guido Cavalcanti. Oltre agli altri stilnovisti come Cino da Pistoia, Lapo Gianni, Dino Frescobaldi. Non si tratta di una vera e propria scuola fondata su regole metriche precise da rispettare quanto piuttosto di uno schieramento omogeneo consolidato da valori, pratiche ed esigenze comuni.

Questi poeti, infatti, erano legati ad un forte sentimento di amicizia, testimoniato dalle numerose corrispondenze. Già dai loro contemporanei essi venivano percepiti come legati da un’unica idea e consapevolezza.

Il Dolce stil novo

Questa nuova poesia stilnovistica si affermava in esplicita contrapposizione all’esperienza precedente dei poeti siculo- toscani e del loro maestro, Guittone d’Arezzo. Si sentiva l’esigenza di un chiaro rinnovamento poetico.

Questo cambiamento riguardava sia le scelte contenutistiche che le forme utilizzate dal nuovo gruppo di poeti. Veniva così messa al centro dei componimenti la propria esperienza personale e banditi tutti i temi politici e sociali, spesso l’oggetto scelto da Guittone.

Venivano bandite anche le sperimentazioni linguistiche per ricercare una nuova dolcezza e melodia all’interno del verso. Gli stilnovisti quindi abbandonarono i riferimenti alla vita comunale, che era spesso travagliata, per un ritorno ad una poesia d’amore. Non più accostabile alla tradizione siciliana ma diretta verso nuove sperimentazioni.

L’ambiente in cui nacque questo tipo di poesia rimase ovviamente quello comunale e cortese. Ma la riflessione sul sentimento dell’amore divenne più profonda e con una spiccata dimensione filosofica.

La definizione

La definizione di dolce stil novo la si deve proprio a Dante che la inserisce nel canto XXIV del Purgatorio. Qui l’autore incontra Bonagiunta Orbicciani, un poeta della scuola legata a Guittone d’Arezzo, che ammette che Giacomo da Lentini, Guittone e lui stesso sono stati superati dai poeti stilnovisti e dalle loro nove rime:

O fratem issa vegg’io, diss’elli, il nodo che ‘l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch’io odo!

Quale verso prima della definizione del nuovo stile, Dante dichiara l’oggetto della poesia stilnovista:

I’mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando

ossia l’espressione di tutto ciò che l’amore ispira nell’animo del poeta.

Lo stilnovismo e la donna angelo

Nella poesia stilnovista influisce quindi anche la riflessione filosofica, in particolare il pensiero di San Tommaso d’Aquino e Averroè. Essi cercano una conciliazione tra amore terreno e spiritualità. Teorizzano così il concetto di donna angelo, che diventa un tramite tra uomo e Dio. La donna cessa di essere una figura terrena e diventa così una figura spirituale che riesce a far emergere nell’uomo la sua virtù.

Un nuovo concetto di nobiltà

Un altro tema importante nello stilnovo è quello della nobiltà. Questa non è più considerata come la nobiltà di sangue ma è identificata con quella dello spirito. Non si è più nobili solo per nascita ma soprattutto se si conquista questa caratteristica nella vita pratica. Si diventa nobili nel cuore grazie ad una serie di qualità come la saggezza e la pratica delle virtù.

Dal punto di vista stilistico, i componimenti assimilabili allo Stilnovo hanno una sintassi piana e lineare. Hanno un lessico semplice e raffinato e non sono presenti particolari artifici retorici. Nonostante la naturalezza del verso, le poesie del Dolce stil novo sono piuttosto complesse perché ricche di riferimenti filosofici. Erano quindi indirizzate essenzialmente ad un pubblico colto e sensibile, capace di comprenderle a pieno.

Lo stilnovismo è stato un movimento fondamentale della poesia italiana delle origini. Esso è riuscito ad influenzare tutti i poeti successivi, almeno fino a Petrarca. Inoltre lo stilnovismo ha dato avvio alla produzione del più grande autore della letteratura italiana, Dante Alighieri. Egli con la Vita Nova e la sua Divina Commedia è riuscito a portare ai massimi livelli la visione della donna angelo e ad incarnarla nel personaggio di Beatrice. Senza dubbio i poeti stilnovisti restano i più importanti di tutta la letteratura italiana delle origini, pertanto imprescindibili per lo studio della tradizione storico letteraria italiana.

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Divina Commedia no-stop in versione integrale: su Focus dalle 7 del 13 settembre https://cultura.biografieonline.it/divina-commedia-su-focus-tv/ https://cultura.biografieonline.it/divina-commedia-su-focus-tv/#respond Fri, 10 Sep 2021 14:00:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=35582 Mediaset per Dante”: si intitola così l’iniziativa promossa dal canale tv Focus per rendere omaggio a Dante Alighieri, in occasione dei 700 anni dalla sua morte. L’esperimento televisivo (unico nel suo genere) prevede la messa in onda del testo integrale della “Divina Commedia” per 41 ore consecutive, dalle ore 7 di lunedì 13 settembre alla mezzanotte del 14.

La famosa opera dantesca apparirà in una cornice durante la regolare programmazione dei palinsesti di Focus. Sulla parte sinistra dello schermo si potrà leggere il numero del canto da cui è estrapolata la terzina. In basso, invece, scorreranno i 14.233 versi del poema dantesco, in un flusso continuo.

Trasmetteremo la Divina Commedia in versione integrale, senza la mediazione di un attore o di un esperto dantista: vogliamo sottolineare la grande attualità di questo capolavoro e la sua capacità di raccontare l’uomo.

– ha dichiarato Gian Paolo Parenti, Channel Manager di Focus.

Il canale Mediaset Focus non è nuovo a queste iniziative di tipo culturale. Da maggio del 2018, quando il canale ha debuttato con Mediaset, sono numerosi i programmi ed i contenitori tv dedicati alla storia, all’attualità, alla scienza, alla natura. Per un totale di oltre 160 ore.

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Gerione: il mostro della Divina Commedia e della mitologia greca https://cultura.biografieonline.it/gerione-divina-commedia/ https://cultura.biografieonline.it/gerione-divina-commedia/#respond Thu, 28 Jan 2021 12:01:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31906 Gerione, chi è

Gerione è un mostro presente nella Divina Commedia di Dante Alighieri. In questo breve articolo riassumiamo le sue sembianze, descrivendolo e parafrasando le parole del sommo poeta. Vediamo anche in quali canti compare, da dove si pensa sia stata tratta ispirazione per la sua creazione, e altre curiosità.

Gerione con Dante e Virgilio
Gerione con Dante e Virgilio

Come è fatto Gerione

Ecco le caratteristiche fisiche del mostro demoniaco Gerione.

  • Il suo volto è umano.
  • Il corpo è di serpente.
  • Ha zampe di leone.
  • Ha una coda di scorpione.

Gerione nella Divina Commedia

Il mostro viene citato in 3 canti della Divina Commedia. La prima volta compare nel XVI canto dell’Inferno. Tuttavia è principalmente presente nel canto successivo, il XVII canto dell’Inferno. Infine appare nel XXVII canto del Purgatorio.

Per un riassunto dei canti citati vi rimandiamo agli articoli:

Nei canti dell’Inferno dove compare Gerione, Dante descrive gli eventi che precedono il suo incontro con i dannati fraudolenti. Dante sta per lasciare l’ultimo dei tre gironi del cerchio VII, dedicati all’eterna punizione degli spiriti violenti; in questo punto il poeta incontra gli usurai, chiamati violenti contro l’arte. Il mostro è a guardia del cerchio successivo, il cerchio VIII, luogo che ospita i peccatori macchiati di frode. Questo cerchio è indicato anche con il nome Malebolge.

Gerione illustrato da Gustave Doré
Gerione illustrato dal pittore francese Gustave Doré

Malebolge

Il cerchio VIII di Malebolge a cui Gerione è a guardia, è l’unico cerchio dell’Inferno dantesco ad avere un nome proprio. Va però sottolineato che anche il IX cerchio ha un nome, che coincide con il lago ghiacciato di Cocito (Cocito in mitologia greca è un fiume infernale anziché un lago). 

Il nome Malebolge deriva dalla forma del cerchio: esso è suddiviso in dieci fossati concentrici, chiamati bolge. Ogni bolgia è accerchiata da mura e scavalcata da ponti di roccia, simili alle fortificazioni della cerchia esterna di un castello. I dannati si trovano proprio in questi fossati, suddivisi in base alla loro colpa.

Gerione come allegoria

Il Gerione è l’allegoria della falsità. Ricordiamo cosa è un’allegoria.

L’allegoria è una figura retorica. In letteratura mediante una allegoria qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta.


Il suo viso umano rappresenta il fraudolento che vuole passare per innocente.

I versi 10 e 11 del Canto XVII dell’Inferno recitano così:

“La faccia sua era faccia d’uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle”

Il suo corpo di serpente rappresenta la falsità e malvagità che è propria dei fraudolenti.

I versi dal 12 al 15:

“e d’un serpente tutto l’altro fusto:
due branche avea pilose infin l’ascelle;
lo dosso e ‘l petto e ambedue le coste
dipinti avea di nodi e di rotelle.”

L’ispirazione di Gerione

Il guardiano di Malebolge Gerione si ispira a fonti bibliche, in particolare il libro dell’Apocalisse di Giovanni 9, (7-11) e alla zoologia figurativa del Medioevo. Il poeta Virgilio, che accompagna e guida Dante nel suo viaggio, lo menziona nel Libro VIII dell’Eneide e, in un altro passo del poema, lo definisce, senza nominarlo, “forma tricorporis umbrae” (fantasma dell’ombra dai tre corpi).

Gerione in mitologia

Nella mitologia greca Gerione è figlio di Crisaore e di Calliroe, e fratello di Echidna. Il suo aspetto è quello di un fortissimo gigante con:

  • 3 teste;
  • 3 busti;
  • 6 braccia;
  • 1 bacino;
  • 2 gambe.

Il Gerione greco era Re dell’Isola dell’Eritea, situata nell’Oceano occidentale e che si estendeva fino ai confini di Tartesso. Questo re possedeva una mandria di vacche rosse consacrate ad Apollo che erano sorvegliate dal pastore Euritione (figlio di Ares e dell’esperide Eritea) e dal cane a due teste Ortro.

Nelle 12 fatiche di Ercole (in mitologia greca: Eracle), la decima prova consiste nella cattura dei buoi e nell’uccisione di Gerione, Ortro ed Euritione.

Curiosità sulla figura di Gerione

  • All’uccisione di Gerione da parte di Ercole è legato un mito sull’origine della Torre di Ercole presente a La Coruña, città spagnola della Galizia.
  • A Gerione sono intitolati i Geryon Montes, formazione geologica individuata sul pianeta Marte.
  • E’ il protagonista della Gerioneide, componimento poetico in greco antico di Stesicoro (VI secolo a.C.)
  • Compare nel romanzo La battaglia del labirinto, 4° libro della saga di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo.

Dal libro di Aldo Cazzullo: A riveder le stelle

Citazioni tratte dal libro A riveder le stelle, di Aldo Cazzullo, che descrivono la figura di Gerione nella Divina Commedia.

  1. «Ecco la fiera con la coda aguzza» grida Virgilio come per evocare una bestia apocalittica, «ecco colei che tutto ’l mondo appuzza!» E in effetti Gerione, «sozza imagine di froda», si avvicina, celando dietro il volto da uomo giusto un busto da serpente – la classica figura di Satana tentatore –, con due branche pelose sotto le ascelle e la pelle dipinta come un tappeto orientale; da ultima viene la coda guizzante, con la velenosa punta biforcuta. È la perfetta immagine della frode: all’inizio ispira fiducia; poi tesse i suoi inganni; infine vibra il colpo fatale. Gerione ricorda il drago dell’Apocalisse. Ma non è davvero vivo, è piuttosto un’allegoria, una creatura simbolica e misteriosa.
  2. Virgilio intanto è già salito sul drago e invita Dante a dimostrarsi «forte e ardito» e a montare «dinanzi», «ch’i’ voglio esser mezzo,/ sì che la coda non possa far male». L’invenzione è meravigliosa. I due poeti salgono sul mostro con l’aria di due amici che vanno a fare una gita. Dante descrive un’esperienza che non può aver provato, il volo, con dettagli fantastici: il vento che lo investe, l’orrore che lo prende guardando in basso, quasi fosse su un deltaplano, la paura che lo induce a rannicchiarsi come su un ottovolante. Montagne russe al buio, perché il poeta non vede niente, tranne la fiera cui è aggrappato, che tende la coda, raccoglie a sé l’aria con le branche, e si spinge nel vuoto: come fa la barca quando indietreggia per uscire dal porto, poi si gira e affronta il mare aperto. Dante trema di paura, quasi fosse scosso da brividi di febbre; vorrebbe dire a Virgilio di abbracciarlo, ma non gli esce la voce; però lui capisce, lo avvince con le braccia, lo sostiene, e raccomanda al drago di scendere lentamente, a larghi giri.
  3. Man mano che scende, intravede fuochi e ascolta lamenti: sono i dannati dell’ottavo cerchio; segno che Gerione sta per posarsi su quella terra di dolore. Come un falcone stanco, che per la delusione del falconiere torna lentamente a terra senza una preda, e tutto crucciato resta lontano dal padrone, così il drago tocca il fondo e fa scendere Dante e Virgilio; per poi fuggire via con la velocità di una freccia scoccata dall’arco, come il frodatore che si dilegua senza lasciare al frodato il tempo della vendetta.
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Milano per Dante. 100 voci per 100 canti https://cultura.biografieonline.it/milano-per-dante/ https://cultura.biografieonline.it/milano-per-dante/#respond Sun, 18 Oct 2015 12:20:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15416 Il 2015 è un anno dedicato a Dante Alighieri. Si festeggiano i 750 anni dalla nascita del poeta toscano e ci sono già stati molti eventi dedicati alla Divina Commedia, suo straordinario capolavoro. Anche Milano lo festeggia con un evento particolare: Milano per Dante, 100 personalità del mondo della cultura leggeranno altrettanti canti il 25 ottobre in Corso Como, 10.

Milano per Dante
Milano per Dante: l’evento si svolgerà in Corso Como 10, il 25 ottobre 2015 – Ingresso libero

Si inizierà alle 10.30 e si concluderà a notte fonda. Leggeranno la Divina Commedia: Gianni Canova, Eva Cantarella, Nando Dalla Chiesa, i Legnanesi, Massimiliano Finazzer Flory, Gustavo Pietropolli Charmet, Lina Sotis, Salvatore Natoli, Maurizio Nichetti, Walter Siti, Mirko Volpi, Camilla Baresani, Paola Calvetti e altri milanesi illustri e meno illustri.

Milano si sta dedicando sempre di più alla cultura e molti eventi sono organizzati da persone comuni che decidono di impiegare tempo e mezzi per uno scopo che coinvolga altre persone e dia spazio ad una condivisione della cultura e dei libri.

Una di queste persone è Alberto Cristofori, scrittore e traduttore, che da diverso tempo legge la Divina Commedia in librerie e biblioteche milanesi. E’ lui che ha ideato questa lettura allargata e condivisa con altri intellettuali e artisti ed è lui che si è sobbarcato l’impresa e ha deciso di organizzarla con l’aiuto di Maria Cristina Dalla Volpe.

Perché una lettura allargata di Dante? Perché la Divina Commedia, come ogni capolavoro immortale, trascende ogni cosa e va oltre gli sforzi che sono stati impiegati per realizzare questa lettura. Farla vivere condividendola con altri è uno degli scopi dell’esistenza umana, cercare bellezza e conoscenza attraverso il bello.

Il progetto è senza scopo di lucro ed è organizzato da Alberto insieme a 10 Corso Como e al Progetto Fior di Loto, una onlus che da anni si occupa delle bambine orfane di Calcutta.
Io ci sarò e consiglio a tutti di venire per sostenere Milano per Dante.

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Il Paradiso: riassunto dei canti dal XX al XXXIII https://cultura.biografieonline.it/paradiso-canti-20-33-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/paradiso-canti-20-33-riassunto/#respond Wed, 14 May 2014 10:49:03 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10854 La cantica del Paradiso fa parte della Divina Commedia scritta da Dante Alighieri dal 1316 in poi. In questo articolo troverete uno schema riassuntivo del Paradiso, dal XX al XXXIII capitolo (conclusione).

Pier Damiani: Canto XXI (Dante - Divina Commedia - Paradiso)
Canto 21: Dante e Beatrice incontrano Pier Damiani. (Miniatura di Giovanni di Paolo, British Library, Londra – anni ’40 del XV secolo)

Canto ventesimo

Sesto cielo, Giove. Le anime: nel cielo di Giove ci sono le anime dei giusti, di quelli, cioè, che nella vita cercarono sempre la giustizia. Stato delle anime: dopo aver formato una frase latina, le anime del cielo di Giove crearono l’immagine di un’aquila. I personaggi principali: numerosi sovrani che regnarono con giustizia.

Dante vede brillare nell’occhio dell’aquila molte anime di sovrani che regnarono con giustizia: in mezzo all’occhio, risplende l’anima di David, re degli Ebrei; attorno a lui, sono disposti gli imperatori Traiano e Costantino, Guglielmo, re di Sicilia e altri. L’aquila invita Dante a non meravigliarsi di vedere in Paradiso alcuni sovrani che non conobbero Cristo (come Traiano): li ha salvati il loro ardente amore per la giustizia.

Canto ventunesimo

Settimo cielo, Saturno. Le anime: gli spiriti contemplanti, cioè quegli spiriti che alla azione concreta preferirono la meditazione di Dio. Stato delle anime: le anime scendono e salgono da una scala luminosa. I personaggi principali: il monaco Pier Damiani.

Nel VII cielo, Dante vede una fulgida scala così alta che la fine si perde nello spazio: su questa scala, salgono e scendono le anime dei beati. Una di esse, Pier Damiani, parla con Dante, esaltando la vita contemplativa; alla fine, rimprovera il lusso e le mollezze dei prelati e le anime circostanti levano un grido altissimo di sdegno.

Canto ventiduesimo

I personaggi principali: San Benedetto.

Benedetto parla a Dante della sua vita e dell’ordine monacale da lui fondato, rimproverando poi la corruzione dei conventi. Dante sale con Beatrice all’VIII cielo e si ritrova nella costellazione dei Gemelli: si volge a guardare il cammino percorso e, ormai staccato dalle passioni terrene, fissa con malinconica serenità la Terra “che ci fa tanto feroci”.

Canto ventitreesimo

Ottavo cielo, le stelle fisse (cioè le costellazioni). Le anime: le anime che accompagnano la visione trionfante di Cristo. Stato delle anime: le anime sono riunite come nubi sfolgoranti di luce. I personaggi principali: Cristo e la Madonna tra le anime osannanti.

Circondato da anime fulgidissime e osannanti, appare a Dante la visione di Cristo, alla quale segue la visione della Madonna, circondata da un anello di fuoco.

Canto ventiquattresimo

Ottavo cielo, le stelle fisse. Le anime: le anime sono solo uno sfondo luminoso. Stato delle anime: le anime sono riunite come nubi sfolgoranti di luce. I personaggi principali: San Pietro.

San Pietro interroga Dante sul concetto di fede e il poeta risponde con franca sicurezza. È il primo dei tre esami sulle virtù teologali che Dante dovrà compiere prima di salire a Dio.

Canto venticinquesimo

Ottavo cielo, le stelle fisse. Le anime: le anime sono solo uno sfondo luminoso. Stato delle anime: le anime sono riunite come nubi sfolgoranti di luce. I personaggi principali: San Giacomo e poi San Giovanni.

San Giacomo interroga Dante sulla speranza, su quella virtù, cioè, che permette agli uomini di attendere con fiducia, da Dio, i mezzi necessari per salire in Paradiso. Alla fine appare San Giovanni e lo sfolgorare di luce abbaglia Dante.

Canto ventiseiesimo

Ottavo cielo, le stelle fisse. Le anime: le anime sono solo uno sfondo luminoso. Stato delle anime: le anime sono riunite come nubi sfolgoranti di luce. I personaggi principali: San Giovanni, Adamo.

San Giovanni esamina Dante sulla virtù della carità. Al termine dell’esame, Dante fa alcune domande all’anima di Adamo, sulla sua permanenza nel paradiso terrestre.

Canto ventisettesimo

Ottavo cielo, le stelle fisse. Le anime: le anime sono solo uno sfondo luminoso. Stato delle anime: le anime sono riunite come nubi sfolgoranti di luce. I personaggi principali: San Pietro.

Tutte le anime del Paradiso esplodono nell’inno del “Gloria”; poi, nel gran silenzio che succede, in una rossa luminosità che esprime ira sdegnosa, San Pietro scaglia una terribile invettiva contro il papa Bonifacio VIII e i vescovi corrotti.

Canto ventottesimo

Nono cielo, il Primo Mobile (cioè il cielo che dà il movimento agli altri). Le anime: lontano, si profilano nell’empireo i cerchi angelici. Stato delle anime: Dante non nota anime. I personaggi principali: nessun incontro con anime particolari.

Beatrice mostra a Dante un punto lontanissimo, accecante di splendore: è la prima visione di Dio, circondato da nove corone di angeli. Beatrice spiega a Dante il modo con cui gli angeli sono divisi nelle varie corone.

Canto ventinovesimo

Nono cielo, il Primo Mobile (cioè il cielo che dà il movimento agli altri). Le anime: lontano, si profilano nell’empireo i cerchi angelici. Stato delle anime: Dante non nota anime. I personaggi principali: nessun incontro con anime particolari.

Beatrice parla ancora a Dante degli angeli, spiegando come furono creati. Ricorda, poi, Lucifero, il più perfetto degli angeli, che si ribellò a Dio e fu precipitato nell’Inferno. Alla fine, Beatrice inveisce contro i filosofi e i predicatori che diffondono nel mondo la menzogna.

Canto trentesimo

II cielo empireo, cioè l’infinito. Le anime: tutti i beati del Paradiso. Stato delle anime: i beati siedono in un immenso anfiteatro ch’è la loro sede più propria. I personaggi principali: nessun incontro con anime particolari.

L’empireo appare a Dante come un immenso sfolgorare di luce dove si apre un gigantesco anfiteatro simile a un fiore: è la “candida rosa” (ogni petalo è un seggio di un beato) e tra essa e Dio si muovono schiere scintillanti di angeli.

Canto trentunesimo

II cielo empireo, cioè l’infinito. Le anime: tutti i beati del Paradiso. Stato delle anime: i beati siedono in un immenso anfiteatro ch’è la loro sede più propria. I personaggi principali: San Bernardo.

Travolto dallo sfolgorare della luce, Dante si volge a Beatrice in cerca di aiuto, ma al suo posto trova san Bernardo che gli indica Beatrice lontana, nel seggio che le è destinato nella candida rosa. San Bernardo esorta il poeta a volgersi contemplazione della Madonna.

Canto trentaduesimo

II cielo empireo, cioè l’infinito. Le anime: tutti i beati del Paradiso. Stato delle anime: i beati siedono in un immenso anfiteatro ch’è la loro sede più propria. I personaggi principali: San Bernardo.

San Bernardo illustra a Dante la distribuzione delle anime nella candida rosa, divise a seconda che siano spiriti vissuti prima o dopo la venuta di Cristo. Alla fine tutte le anime intonano “L’Ave Maria”.

Canto trentatreesimo

II cielo empireo, cioè l’infinito. Le anime: tutti i beati del Paradiso. Stato delle anime: i beati siedono in un immenso anfiteatro ch’è la loro sede più propria. I personaggi principali: San Bernardo.

San Bernardo prega la Madonna perché Dante possa sopportare lo splendore di Dio: la luce si fa sempre più accecante e il poeta fissa gli occhi nel punto sfolgorante dov’è Dio: ne intuisce, così, per miracolo, l’universalità (cioè l’eterna, assoluta immensità divina), il mistero della Trinità e quello dell’incarnazione di Cristo. Poi è travolto da un torrente di luce: il viaggio è ormai finito.

 

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Il Paradiso: riassunto dei canti dal X al XIX https://cultura.biografieonline.it/paradiso-canti-10-19-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/paradiso-canti-10-19-riassunto/#respond Wed, 16 Apr 2014 22:07:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10513 La cantica del Paradiso fa parte della Divina Commedia scritta da Dante Alighieri dal 1316 in poi. In questo articolo troverete uno schema riassuntivo del Paradiso, dal X al XIX capitolo.

Paradiso - Canto X (Dante, La Divina Commedia)
Paradiso (La Divina Commedia): Dante incontra San Tommaso d’Aquino, Alberto Magno, Pietro Lombardo e altri (affresco di Philipp Veit)

Decimo canto

Quarto cielo, Sole. Le anime: le anime sapienti (le anime, cioè, di chi indirizzò la mente alla conoscenza di Dio). Stato delle anime: le anime sono distribuite in corone di dodici spiriti luminosi e danzanti che cantano le lodi a Dio. I personaggi principali: Sant’Alberto, San Tommaso d’Aquino, Salomone e altri sapienti e filosofi cristiani.

Appena saliti nel quarto cielo, una corona di spiriti (come un anello di luce) si pone sopra il capo di Dante e di Beatrice. Una voce nomina gli spiriti che compongono la corona.

Undicesimo canto

Quarto cielo, Sole. Le anime: le anime sapienti (le anime, cioè, di chi indirizzò la mente alla conoscenza di Dio). Stato delle anime: le anime sono distribuite in corone di dodici spiriti luminosi e danzanti che cantano le lodi a Dio. I personaggi principali: San Tommaso d’Aquino.

San Tommaso, che appartenne all’ordine dei Domenicani, fa l’elogio di San Francesco ed esalta il suo ordine religioso. Alla fine rimprovera i frati domenicani che si sono rivolti ai beni terreni.

Dodicesimo canto

Quarto cielo, Sole. Le anime: le anime sapienti (le anime, cioè, di chi indirizzò la mente alla conoscenza di Dio). Stato delle anime: le anime sono distribuite in corone di dodici spiriti luminosi e danzanti che cantano le lodi a Dio. I personaggi principali: San Bonaventura.

Appare una seconda corona di spiriti, fra i quali c’è il frate francescano san Bonaventura, che parla di San Domenico, esaltando l’ordine religioso da lui fondato. Alla fine rimprovera la corruzione dei francescani.

Tredicesimo canto

Quarto cielo, Sole. Le anime: le anime sapienti (le anime, cioè, di chi indirizzò la mente alla conoscenza di Dio). Stato delle anime: le anime sono distribuite in corone di dodici spiriti luminosi e danzanti che cantano le lodi a Dio. I personaggi principali: San Tommaso.

Le due corone apparse a Dante riprendono a cantare e a muoversi in danza. Poi san Tommaso risolve a Dante un dubbio sulla sapienza di Salomone e spiega in quale modo la suprema perfezione di Dio possa operare nello spirito umano.

Quattordicesimo canto

Quarto cielo: Sole. Quinto cielo: Marte. Le anime: spiriti sapienti. Gli spiriti di chi morì per difendere la fede. Stato delle anime: corone luminose. Le anime del cielo di Marte sono disposte in una immensa croce, scintillante di luci. I personaggi principali: Salomone (tra gli spiriti sapienti). Nessun incontro particolare tra gli spiriti del cielo di Marte.

Salomone chiarisce a Dante un dubbio sulla luminosità dei beati dopo il giudizio universale, quando ogni anima riavrà il corpo lasciato sulla Terra. Dante e Beatrice salgono al cielo di Marte e in un’immensa croce luminosa, vedono lampeggiare, tra i bagliori dei beati, la figura di Cristo.

Quindicesimo canto

Quinto cielo, Marte. Le anime: spiriti sapienti. Gli spiriti di chi morì per difendere la fede. Stato delle anime: corone luminose. Le anime del cielo di Marte sono disposte in una immensa croce, scintillante di luci. I personaggi principali: Cacciaguida, antenato di Dante.

Staccatasi dalla croce, si fa incontro a Dante l’anima di Cacciaguida che racconta al poeta d’esser morto durante la seconda crociata, Cacciaguida contrappone, poi, la Firenze del suo tempo, abitata da persone umili e oneste, alla Firenze corrotta dei tempi di Dante.

Sedicesimo canto

Quinto cielo, Marte. Le anime: spiriti sapienti. Gli spiriti di chi morì per difendere la fede. Stato delle anime: corone luminose. Le anime del cielo di Marte sono disposte in una immensa croce, scintillante di luci. I personaggi principali: Cacciaguida.

Cacciaguida parla ancora della Firenze dei suoi tempi e ne ricorda le più illustri famiglie.

Diciassettesimo canto

Quinto cielo, Marte. Le anime: spiriti sapienti. Gli spiriti di chi morì per difendere la fede. Stato delle anime: corone luminose. Le anime del cielo di Marte sono disposte in una immensa croce, scintillante di luci. I personaggi principali: Cacciaguida.

Dante riferisce a Cacciaguida le profezie che ha sentito sul suo futuro esilio. Cacciaguida gli conferma che dovrà lasciare Firenze ma lo esorta a non piegarsi ai potenti: le sue parole dovranno levarsi sempre oneste e sincere, perché siano di vitale nutrimento per tutti gli uomini.

Diciottesimo canto

Quinto cielo, Marte. Sesto cielo, Giove. Le anime: spiriti sapienti. Nel cielo di Giove sono le anime dei giusti, di quelli, cioè, che nella vita cercarono sempre giustizia. Stato delle anime: corone luminose. Le anime del cielo di Marte sono disposte in una immensa croce, scintillante di luci. Dopo aver formato una frase latina, le anime del cielo di Giove creano l’immagine di un’aquila. I personaggi principali: Carlo Magno, Goffredo di Buglione e altri spiriti famosi di chi combatté per la fede (nel cielo di Marte). Nessun incontro particolare nel cielo di Giove.

Cacciaguida mostra a Dante alcune anime della croce, spiriti di personaggi famosi che combatterono per la fede. Poi Dante e Beatrice salgono al sesto cielo e vedono le anime dei beati disporsi in modo da formare la frase latina Diligite iustitiam qui iudicatis terram. (Amate la giustizia, voi che giudicate la terra). Poi la frase si scioglie e le anime creano l’immagine di un’aquila gigantesca, simbolo dell’impero e quindi della giustizia che l’impero dovrebbe diffondere nel mondo.

Diciannovesimo canto

Sesto cielo, Giove. Le anime: Nel cielo di Giove sono le anime dei giusti, di quelli, cioè, che nella vita cercarono sempre giustizia. Stato delle anime: corone luminose. Le anime del cielo di Marte sono disposte in una immensa croce, scintillante di luci. Dopo aver formato una frase latina, le anime del cielo di Giove creano l’immagine di un’aquila. I personaggi principali: nessuna anima particolare.

Le anime dell’aquila parlano (tutte assieme, ma come se fosse un’unica voce) della divina giustizia, che gli uomini non potranno mai capire nella sua essenza. Alla fine, gli spiriti escono in una violenta invettiva contro i sovrani corrotti.

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Il Paradiso: riassunto dei canti dal I al IX https://cultura.biografieonline.it/paradiso-canti-1-9-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/paradiso-canti-1-9-riassunto/#comments Mon, 07 Apr 2014 18:47:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10275 La cantica del Paradiso fa parte della Divina Commedia scritta da Dante Alighieri dal 1316 in poi. In questo articolo troverete uno schema riassuntivo del Paradiso, dal I al IX capitolo.

Paradiso - Divina Commedia - schema
Lo schema del Paradiso dantesco (Divina Commedia)

Primo canto

Lo spazio verso il Paradiso. I personaggi principali: Dante e Beatrice. Trovandosi immerso in una luce sfolgorante, Dante ne chiede la ragione a Beatrice e viene a sapere, così, d’essere arrivato in Paradiso. Beatrice spiega al poeta l’ordine che regge l’universo: ogni cosa è destinata a un determinato fine e anche l’anima (libera dal peccato) è destinata a salire a Dio.

Secondo canto

Primo cielo: Luna. Nessun incontro con le anime. I personaggi principali: Dante e Beatrice. Sapendo d’essere nel cielo della Luna, Dante chiede a Beatrice l’origine delle macchie che appaiono, dalla Terra, sulla superficie lunare. Beatrice spiega al poeta che le macchie dipendono dalla diversa densità dei corpi stellari.

Terzo canto

Primo cielo: Luna. Le anime: le anime che, contro la loro volontà, dovettero mancare ai voti fatti a Dio. Stato delle anime: le anime appaiono come pallide figure evanescenti. I personaggi principali: Piccarda Donati, sorella di Forese, amico di Dante; l’imperatrice Costanza d’Altavilla. Piccarda Donati racconta a Dante come, fattasi suora, fu costretta a mancare ai voti sacri; gli spiega, poi, perché i beati distribuiti di cielo in cielo (e quindi con diversi gradi di beatitudine, a cominciare dai cieli più bassi), sono lieti della loro sorte e non desiderano essere più vicini a Dio (per avere una maggiore beatitudine). Piccarda parla alla fine di un’anima vicina, Costanza d’Altavilla, che fu tolta dal convento e dovette sposare un figlio di Federico Barbarossa.

Quarto canto

Primo cielo: Luna. Le anime: le anime che, contro la loro volontà, dovettero mancare ai voti fatti a Dio. Stato delle anime: le anime appaiono come pallide figure evanescenti. I personaggi principali: nessun incontro con personaggi particolari. Beatrice spiega a Dante che tutte le anime dei beati hanno sede nell’empireo, ma che gli appariranno distribuiti di cielo in cielo per dargli un segno sensibile del loro diverso grado di beatitudine.

Quinto canto

Secondo cielo: Mercurio. Le anime: le anime che operano il bene per conseguire fama terrena. Stato delle anime: le anime sono racchiuse in una sfera di luce che indica lo splendore della loro beatitudine. I personaggi principali: nessun incontro con personaggi particolari. Beatrice (in relazione alle anime del cielo della Luna) spiega a Dante il significato e l’essenza del voto fatto a Dio. Poi sale con il poeta al secondo cielo: si fanno incontro a Dante moltissime anime, che lo invitano a interrogarle a suo piacere.

Sesto canto

Secondo cielo: Mercurio. Le anime: le anime che operano il bene per conseguire fama terrena. Stato delle anime: le anime sono racchiuse in una sfera di luce che indica lo splendore della loro beatitudine. I personaggi principali: l’imperatore Giustiniano e il provenzale Romeo di Villanova del quale mancano sicure notizie storiche. Parlando con Dante, l’imperatore Giustiniano esalta l’impero romano, facendone la storia; denuncia poi i torti dei guelfi e dei ghibellini che disgregarono l’autorità imperiale, necessaria per pacificare il mondo. Alla fine l’imperatore parla di Romeo di Villanova, padre di quattro figlie divenute tutte regine e pur tuttavia rimasto sempre povero e onesto.

Settimo canto

Secondo cielo: Mercurio. Le anime: le anime che operano il bene per conseguire fama terrena. Stato delle anime: le anime sono racchiuse in una sfera di luce che indica lo splendore della loro beatitudine. I personaggi principali: nessun incontro con personaggi particolari. Beatrice risolve a Dante alcuni dubbi sull’incarnazione e sulla morte di Gesù e sulla possibilità di salvezza dell’anima umana, con l’aiuto della divina Provvidenza.

Ottavo canto

Terzo cielo: Venere. Le anime: gli spiriti amanti, quegli spiriti, cioè, che sulla Terra ebbero forti passioni amorose, sublimate, tuttavia, in amore divino. Stato delle anime: sfere di luce intente a una danza lieta e vivace. I personaggi principali: Carlo Martello, re dei Franchi. Carlo Martello, dopo aver narrato le sue vicende, discute con Dante sulle tendenze dell’animo umano che (determinate dall’influenza dei diversi cieli) non possono essere contrastate. Sono proprio le influenze dei cieli che rendono i figli diversi dai padri e che garantiscono la necessaria varietà dei caratteri e delle funzioni umane.

Nono canto

Terzo cielo: Venere. Le anime: gli spiriti amanti, quegli spiriti, cioè, che sulla Terra ebbero forti passioni amorose, sublimate, tuttavia, in amore divino. Stato delle anime: sfere di luce intente a una danza lieta e vivace. I personaggi principali: Canizza da Romano, sorella di Ezzelino, signore di Padova e Vicenza; Folco da Marsiglia, poeta provenzale; Raab, che aiutò Giosuè nella presa di Gerico. Canizza racconta a Dante le sue vicende e lo stesso fa Falco da Marsiglia, ricordando che la Provvidenza sa spesso trarre il bene dal male. Alla fine, Raab rimprovera i papi di occuparsi troppo dei beni terreni e profetizza che Roma sarà presto liberata dalla sua corruzione.

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Il Purgatorio: riassunto dei canti dal XXV al XXXIII https://cultura.biografieonline.it/purgatorio-canti-25-33-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/purgatorio-canti-25-33-riassunto/#comments Wed, 02 Apr 2014 19:49:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10217 La cantica del Purgatorio fa parte della Divina Commedia scritta da Dante Alighieri. Fu scritto dal 1310 al 1313. In questo articolo troverete uno schema riassuntivo del Purgatorio, dal XXV al XXXIII capitolo.

Divina Commedia Purgatorio Canto 25 Lussuriosi
La Divina Commedia : Purgatorio, Canto 25: i Lussuriosi

Venticinquesimo canto

Settima cornice. Le anime: lussuriosi. Pene di purificazione: devono camminare tra le fiamme, scambiandosi abbracci fraterni. Gridano esempi di castità premiata e di lussuria punita. I personaggi: Stazio e Dante.

Stazio spiega a Dante come venga generato il corpo umano e gli parla delle forze vitali (anime) che sono nell’uomo. Spiega poi come lo spirito acquisti, nei mondi ultraterreni, la figura del corpo lasciato sulla Terra.

Ventiseiesimo canto

I personaggi principali: i poeti Guido Guinizelli e Arnaldo Daniello, provenzale.

Fra i lussuriosi, Dante incontra Guido Guinizelli al quale mostra grande stima: Guinizelli si schermisce, indicandogli invece il poeta provenzale Arnaldo Daniello che a sua volta parla con Dante (nella lingua provenzale), chiedendogli di pregare per lui.

Ventisettesimo canto

Settima cornice. Le anime: i lussuriosi. Pene di purificazione: devono camminare tra le fiamme, scambiandosi abbracci fraterni. I personaggi principali: un angelo, Dante e Virgilio.

Un angelo invita Dante ad entrare nelle fiamme dove si purificano i lussuriosi. Al di là del fuoco, Dante trova una ripida scala, ma scende la notte e il poeta deve arrestare il suo cammino. All’alba, dopo il sonno sulla scala, Virgilio prende commiato da Dante che sale al Paradiso terrestre.

Ventottesimo canto

Paradiso terrestre. I personaggi principali: Matelda.

Dante entra in una foresta folta e profumata, arrestandosi a un fiume, il Letè: è il Paradiso terrestre. Al di là del fiume, gli appare una figura angelica, Matelda, che spiega al poeta la natura del luogo e l’origine dei fiumi che attraversano la selva.

Ventinovesimo canto

Paradiso terrestre. I personaggi principali: le figure simboliche di una mistica processione.

Sulla riva del fiume dov’è Matelda, appare una processione formata da figure simboliche che preannunciano Beatrice: s’avanzano sette grandi candelabri (che rappresentano i doni dello Spirito Santo), seguiti da ventiquattro figure in veste bianca, poi da quattro animali strani (simbolo dei quattro evangelisti) e infine da un carro, tirato da un grifone. Chiudono il corteo altre figure che rappresentano le virtù spirituali.

Trentesimo canto

Paradiso terrestre. I personaggi principali: le figure del corteo, Matelda e infine Beatrice.

Sul carro tirato dal grifone appare Beatrice, coperta da un velo, tra una nuvola di fiori. Dante s’accorge che Virgilio è scomparso; Beatrice lo rimprovera aspramente delle colpe commesse.

Trentunesimo canto

Paradiso terrestre. I personaggi principali: le figure del corteo, Matelda e infine Beatrice.

Ai rimproveri di Beatrice, Dante si confessa pentito. Matelda, allora, lo fa immergere nel fiume Letè che cancella anche il ricordo del peccato. Varcato il fiume, Dante si trova di fronte a Beatrice che, toltasi il velo, abbaglia il poeta con la sua bellezza.

Trentaduesimo canto

Paradiso terrestre. I personaggi principali: le figure del corteo, Matelda e infine Beatrice.

Con Stazio e Matelda, Dante segue la processione. Giunti a un albero, dove il grifone lega il carro, Dante assiste a straordinarie trasformazioni del carro stesso (che rappresenta simbolicamente le vicende della Chiesa). Assalito da un’aquila, una volpe e un drago il carro si trasforma in un mostro sul quale appare un gigante e una meretrice: il tutto rappresenta la corruzione della Chiesa.

Trentatreesimo canto

Paradiso terrestre. I personaggi principali: Beatrice e Matelda.

Beatrice spiega a Dante il significato delle trasformazioni del carro e profetizza che Dio punirà la corruzione della Chiesa. A Dante, le spiegazioni di Beatrice appaiono oscure e la fanciulla spiega che la scienza umana non può capire i disegni di Dio. Matelda immerge Dante in un secondo fiume, l’Eunoè che ravviva la memoria del bene compiuto, e il poeta si sente pronto per salire al Paradiso.

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Il Purgatorio: riassunto dei canti dal XVII al XXIV https://cultura.biografieonline.it/purgatorio-canti-17-24-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/purgatorio-canti-17-24-riassunto/#comments Sun, 02 Mar 2014 20:03:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9888 La cantica del Purgatorio fa parte della Divina Commedia scritta da Dante Alighieri. Fu scritto dal 1310 al 1313. In questo articolo troverete uno schema riassuntivo del Purgatorio, dal XVII al XXIV capitolo.

Purgatorio avari - Canto XIX
Purgatorio, Canto XIX: gli avari

Diciassettesimo canto

Quarta cornice. Le anime: accidiosi. Pene di purificazione: sono costretti a correre, incitandosi a vicenda, gridano esempi di diligenza premiata e di pigrizia punita. I personaggi principali: Dante e Virgilio.

Dante assiste a visioni d’ira punita. Poi, nella quarta cornice, Virgilio gli spiega su quali principi è basata la distribuzione delle anime nelle diverse parti del Purgatorio.

Diciottesimo canto

(Come nel canto XVII) Quarta cornice. Le anime: gli accidiosi. Pene di purificazione: sono costretti a correre, incitandosi a vicenda, gridano esempi di diligenza premiata e di pigrizia punita. I personaggi principali: un abate del monastero di San Zeno, a Verona.

Le spiegazioni del canto precedente suscitano in Dante qualche dubbio sul concetto di amore che spinge al bene e Virgilio li chiarisce, ponendo l’amore in rapporto al libero arbitrio. Passano le anime gridando esempi di mansuetudine premiata: una di esse, un abate di San Zeno, indica a i due poeti la strada del monte e predice sventura al signore di Verona, che ha violato il suo monastero.

Diciannovesimo canto

Quinta cornice. Le anime: avari e prodighi. Pene di purificazione: devono giacere bocconi, per terra, con le mani e i piedi legati, durante il giorno si ripetono esempi di generosità premiata, durante la notte esempi di avarizia punita. I personaggi principali: il papa Adriano V.

E’ ancora la sosta notturna e Dante sogna un’orribile donna balbuziente. La mattina dopo, Virgilio gli interpreta il sogno, affermando che la donna è il simbolo delle colpe purificate nelle tre ultime cornici del monte. Interrogato da Dante, il papa Adriano V spiega la natura del peccato d’avarizia.

Ventesimo canto

Quinta cornice. Le anime: avari e prodighi. Pene di purificazione: devono giacere bocconi, per terra, con le mani e i piedi legati, durante il giorno si ripetono esempi di generosità premiata, durante la notte esempi di avarizia punita. I personaggi principali: Ugo Capeto, capostipite dei re francesi.

Ugo Capeto, dopo aver gridato esempi di povertà e di generosità premiate, racconta a Dante la storia dei sovrani di Francia, suoi discendenti, rimproverandone la corruzione. All’improvviso, c’è un misterioso terremoto, e tutte le anime intonano il “Gloria”.

Ventunesimo canto

Quinta cornice. Le anime: avari e prodighi. Pene di purificazione: devono giacere bocconi, per terra, con le mani e i piedi legati, durante il giorno si ripetono esempi di generosità premiata, durante la notte esempi di avarizia punita. I personaggi principali: il poeta romano Stazio.

Ancora stupito per il terremoto, Dante si trova accanto all’anima di Stazio, che spiega d’aver terminato il suo periodo di purificazione: per questo il monte ha tremato, come accade ogni volta che un’anima sale a Dio. Chiede poi a Dante e a Virgilio di unirsi a loro nel cammino verso l’alto.

Ventiduesimo canto

Sesta cornice. Le anime: golosi. Pene di purificazione: devono soffrire la fame e la sete, acuite da due alti alberi carichi di frutta, che non possono toccare. Delle voci propongono esempi di temperanza premiata e di golosità punita. I personaggi principali: il poeta Stazio.

Stazio parla della sua vita attribuendo il merito della sua conversione a un poemetto di Virgilio (la IV egloga, che, secondo una interpretazione medievale, avrebbe preannunziato la venuta di Cristo).

Ventitreesimo canto

Sesta cornice. Le anime: golosi. Pene di purificazione: devono soffrire la fame e la sete, acuite da due alti alberi carichi di frutta, che non possono toccare. Delle voci propongono esempi di temperanza premiata e di golosità punita. I personaggi principali: il fiorentino Forese Donati, amico di Dante.

Una delle anime dei golosi saluta Dante con gioia: è Forese Donati che il poeta non aveva riconosciuto a causa della sua spaventosa magrezza (provocata dal digiuno ch’è dato alle anime come pena). Forese spiega la causa di quella magrezza e mostra profonda gratitudine per la moglie, che con le sue preghiere gli ha affrettato la purificazione.

Ventiquattresimo canto

Sesta cornice. Le anime: golosi. Pene di purificazione: devono soffrire la fame e la sete, acuite da due alti alberi carichi di frutta, che non possono toccare. Delle voci propongono esempi di temperanza premiata e di golosità punita. I personaggi principali: il poeta Bonaggiunta da Lucca; il papa Martino V e altri.

Forese indica a Dante alcune anime vicine: fra esse c’è il poeta Bonaggiunta da Lucca, col quale Dante discute di un nuovo stile poetico che Bonaggiunta non conosceva: nasce qui il nome del Dolce stil novo.

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