dichiarazioni Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 20 Sep 2024 13:52:55 +0000 it-IT hourly 1 La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America https://cultura.biografieonline.it/la-dichiarazione-di-indipendenza-usa/ https://cultura.biografieonline.it/la-dichiarazione-di-indipendenza-usa/#comments Wed, 13 Apr 2022 18:44:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=204 Il 4 luglio si festeggia la nascita degli Stati Uniti d’America. In quel giorno del 1776, a Filadelfia, venne proclamata la Dichiarazione d’Indipendenza delle tredici colonie britanniche sulla costa atlantica dell’America settentrionale dalla Corona inglese.

I Padri Fondatori

Il documento, redatto da Thomas Jefferson, il 3° presidente del Paese, con la collaborazione di John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman, viene ratificato dai trentatré delegati del Secondo Congresso Continentale, i cosiddetti “Padri Fondatori”.

La Dichiarazione di Indipendenza Americana del 4 Luglio

Un documento di importanza storica

Siamo di fronte ad uno dei documenti più importanti della storia che costituisce la nascita di una grande nazione e del suo mito. Un colosso etico che riconosce i diritti inalienabili dell’uomo quali libertà e uguaglianza, che parla di un mondo vergine e incorrotto.

La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America può essere suddivisa in tre parti:

  1. nella prima parte vengono enunciati i principi dei diritti dell’uomo e della legittimità della rivoluzione;
  2. nella seconda parte sono contenute specifiche accuse circostanziate nei confronti di re Giorgio III d’Inghilterra;
  3. infine nella terza parte viene formalmente dichiarata l’indipendenza.

L’annuncio dei coloni americani aveva l’obiettivo di incentivare la partecipazione alla propria causa e l’intervento a proprio favore di alcune potenze europee, in particolare della Francia.

Esso segnò l’inizio della Rivoluzione americana che, sette anni più tardi, si concluse con la vittoria dell’esercito continentale di George Washington sulle forze di Giorgio III d’Inghilterra.

Le conseguenze incongruenti

Purtroppo una Dichiarazione così bella e solenne fu seguita dallo sterminio dei nativi americani e dalla riduzione in schiavitù degli africani; ciò avvenne proprio da parte dei coloni, che si macchiarono in tal modo delle stesse orribili azioni di cui accusavano il Sovrano inglese.

Nonostante la discriminazione razziale e le crescenti disuguaglianze economiche provocate dal capitalismo, il mito americano attirò emigranti da ogni parte del mondo.

La Rivoluzione Americana fece sentire i suoi influssi anche in Europa, nello sviluppo di movimenti indipendentistici tra cui la Rivoluzione francese.

Tra i siti web nei quali è possibile visionare l’immagine digitalizzata della Dichiarazione ci sono quello dei National Archives di Washington (www.archives.gov), nei quali è conservato il documento originale e quello di American Memory, creato dalla Library of Congress, la biblioteca nazionale statunitense.

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Lo Slave Trade Act e l’abolizione della schiavitù in Gran Bretagna https://cultura.biografieonline.it/slave-trade-act-schiavi/ https://cultura.biografieonline.it/slave-trade-act-schiavi/#respond Fri, 21 Feb 2014 15:58:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9712 Il 25 marzo 1807 in Gran Bretagna viene abolito il commercio degli schiavi con lo Slave Trade Act. Si tratta di un atto del Parlamento, che diventerà effettivo a partire dal 1° gennaio 1808, il cui nome completo è “An act for the abolition of the slave trade”, cioè un atto per l’abolizione della tratta degli schiavi. La legge abolisce il commercio degli schiavi nell’Impero Britannico, ma non la schiavitù stessa: bisognerà aspettare altri ventisei anni perché la schiavitù venga effettivamente cancellata, grazie allo Slavery Abolition Act del 1833. Ma come nasce lo Slave Trade Act?

Lo Slave Trade Act e l'abolizione della schiavitù in Gran Bretagna
L’abolizione della tratta degli schiavi: l’illustrazione dell’epoca denuncia l’incidente di una ragazza africana schiava, frustata a morte per aver rifiutato di ballare nuda sul ponte della nave negriera su cui veniva trasportata. Il capitano John Kimber fu denunciato in Inghilterra davanti alla Camera dei Comuni da William Wilberforce su tale presunto incidente.

Nel 1787 viene costituito il Committee for the abolition of the slave trade, il Comitato per l’abolizione del commercio degli schiavi, composto da un gruppo di protestanti evangelici inglesi alleati con i quaccheri per opporsi alla schiavitù e alla tratta degli schiavi. Per i quaccheri, in particolare, la schiavitù è assolutamente immorale, una condanna per l’umanità.

Con il passare degli anni, il gruppo degli abolizionisti incontra un successo sempre maggiore, soprattutto tra i membri del Parlamento Britannico: sono circa una quarantina i parlamentari inglesi che accolgono le loro idee. L’alleanza tra protestanti evangelici e quaccheri, nota come “Saints”, è guidata dal più noto tra i leader nella lotta al commercio degli schiavi, William Wilberforce, che sin dal 1787 si dedica alla causa. Molti dei parlamentari, per altro, vedono la loro battaglia personale contro la schiavitù come una crociata ordinata da Dio: insomma, la motivazione religiosa è evidentemente molto forte.

Il successo della campagna contro la schiavitù è favorito anche dalla precaria posizione del governo di Lord Grenville, il cui periodo come Primo Ministro è noto come Ministry of all the Talents. E’ Grenville in prima persona a condurre la battaglia per far sì che il disegno di legge passi alla House of Lords, mentre nella House of Commons esso è gestito da Charles James Fox, che tuttavia muore prima che la legge divenga effettiva.

Altri eventi, comunque, giocano un ruolo importante nell’approvazione dello Slave Trade Act, primo tra tutti l’Act of Union, che permette a cento deputati irlandesi, la maggior parte dei quali a favore dell’abolizione, di entrare in Parlamento. Il disegno di legge viene introdotto in Parlamento per la prima volta nel gennaio del 1807, e raggiunge la House of Commons il 10 febbraio. Tredici giorni più tardi, venti anni dopo l’inizio della battaglia, Wilberforce e i suoi uomini ottengono la tanto agognata vittoria: la mozione per abolire il commercio degli schiavi viene approvata in maniera schiacciante, con 283 voti favorevoli e solo 16 contrari, e portata alla House of Commons. Qui il dibattito dura una decina di ore, prima che la Camera voti a favore del disegno di legge.

Esso viene promulgato ufficialmente, ricevendo il Royal Assent, il 25 marzo 1807. Il successo di tale legge può essere apprezzato anche se messo a confronto con la Francia di allora: è il periodo delle guerre napoleoniche. Se, infatti, la Rivoluzione Francese in origine aveva messo la schiavitù fuori legge, con un atto che conquistò l’ammirazione di molte persone in tutto il mondo, essa venne ripristinata da Napoleone nel 1802 ad Haiti e in Guadalupa, con l’invio di truppe in tutte e due le isole per fronteggiare gli schiavi liberati e riportarli in catene. Ecco, dunque, che la legge britannica del 1807, pur mettendo fuori legge solo il commercio degli schiavi, e non la schiavitù, costituisce per la Gran Bretagna una vittoria etica e morale contro la Francia.

Negli anni successivi, l’Impero Britannico utilizza la propria forza internazionale per mettere pressione sulle altre nazioni e indurle a mettere fine, a loro volta, al commercio degli schiavi. Gli Stati Uniti, in particolare, aboliscono la tratta internazionale degli schiavi (ma non quella interna al Paese) il 2 marzo 1807. Nel 1810 viene sottoscritto un trattato tra Gran Bretagna e Portogallo mediante il quale i lusitani accettano di restringere il commercio degli schiavi alle proprie colonie; tre anni più tardi un trattato anglo-svedese sancisce che la Svezia metta fuori legge il commercio degli schiavi. Nel 1814, poi, a stringere accordi con la Gran Bretagna è l’Olanda, che abolisce il commercio degli schiavi, mentre il Trattato di Parigi fa sì che la Francia dichiari la tratta degli schiavi “ripugnante rispetto ai principi di giustizia naturale”, e prometta di abolirla nel giro di cinque anni. Nel 1817, infine, anche la Spagna accetta di sopprimere la tratta entro tre anni.

Dal punto di vista pratico, l’entrata in vigore dello Slave Trade Act impone multe salate ai capitani che continuano a commerciare schiavi: ogni schiavo trovato su una nave impone una sanzione di cento sterline. Nel 1808 la Royal Navy istituisce il West Africa Squadron per controllare le coste occidentali dell’Africa: fino al 1860, saranno più di 150mila gli africani liberati, e circa 1600 le navi bloccate.

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Testo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino https://cultura.biografieonline.it/testo-della-dichiarazione-dei-diritti-delluomo-e-del-cittadino/ https://cultura.biografieonline.it/testo-della-dichiarazione-dei-diritti-delluomo-e-del-cittadino/#comments Thu, 26 Apr 2012 18:55:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1676 Per un approfondimento storico leggete l’articolo: Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino

Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino
Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino

Testo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino

Traduzione di Cesare Cantù, tratta da “Storia di cento anni 1750-1850”, Felice Le Monnier, 1855

Assemblea Nazionale Costituente del 1789

I rappresentanti del popolo francese, costituiti in Assemblea Nazionale, comprendendo che l’ignoranza, l’oblio o la non curanza dei diritti dell’uomo sono le sole sorgenti delle pubbliche calamità e della corruzione de’ governi, decisero di esporre in una dichiarazione solenne i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinchè questa dichiarazione, sempre presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi ad essi del continuo i loro diritti e doveri; affinchè gli atti del potere legislativo e dell’esecutivo, potendo essere ad ogni istante paragonati collo scopo d’ogni politica istituzione, siano più rispettati; e i reclami de’ cittadini, fondati d’or innanzi su semplici e incontestabili principi, giovino a sempre mantenere la costituzione e il ben comune. In vista di ciò, l’Assemblea nazionale riconosce e dichiara, dii presente e sotto gli auspici dell’Essere supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino.

Articolo I.

Gli uomini nascono e restano liberi ed uguali nei diritti; quindi le distinzioni sociali non possono esser fondate che sull’utilità comune.

Articolo II.

Lo scopo d’ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo vale a dire la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.

Articolo III.

Il principio d’ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, nè alcun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da quella.

Articolo IV.

La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri; quindi l’esercizio dei diritti naturali di ogni persona non ha altri confini, se non quelli che agli altri membri della società assicurano il godimento dei medesimi diritti; nè questi confini ponno essere determinati che dalle leggi.

Articolo V.

La legge ha il diritto di proibire le sole azioni nocive alla società; e tutto ciò che non dalla legge non è proibito non può essere impedito, e niuno costretto a far quello che essa non impone.

Articolo VI.

La legge è l’espressione della volontà generale, avendo tutti i cittadini diritto di concorrere alla sua formazione, personalmente o per rappresentanti; e debb’ essere per tutti la stessa, o protegga o punisca. Tutti i cittadini, come uguali ai suoi occhi, sono del pari ammissibili a tutte le dignità, cariche, pubblici impieghi, secondo la loro capacità, e senza altra distinzione che quella delle virtù e dell’abilità.

Articolo VII.

Nessuno individuo può venir accusato, arrestato o detenuto fuorchè nei casi determinati dalle leggi e secondo le forme che esse hanno prescritte; e devono punirsi quelli che sollecitano, spediscono, eseguiscono o fanno eseguire ordini arbitrari: ma ogni cittadino chiamato o arrestato in forza della legge, deve ubbidire immediatamente; resistendo, si rende colpevole.

Articolo VIII.

La legge non deve stabilire se non pene strettamente ed evidentemente necessarie, e niuno può essere punito se non in virtù d’una legge stabilita e promulgata prima del delitto, e legalmente applicata.

Articolo IX.

Dovendosi presumere innocente ogni uomo sino a che non sia stato dichiarato colpevole, se il suo arresto sarà giudicato indispensabile, deve però essere dalla legge severamente represso ogni rigore che non necessario per assicurarsi della sua persona.

Articolo X.

Nessuno dee venir molestato per le sue opinioni, fossero anche anche sediziose, purchè la loro manifestazione non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

Articolo XI.

La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è un diritto de’ più preziosi per l’uomo: quindi ogni cittadino può parlare, scrivere, stampar liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.

Articolo XII.

La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino rende necessaria una pubblica forza; questa è dunque costituita per il vantaggio di tutti, e non per particolare utilità di quelli, cui essa è confidata.

Articolo XIII.

Pel mantenimento della pubblica forza e per le spese d’amministrazione è indispensabile una comune contribuzione, la quale debb’ essere ugualmente ripartita fra tutti i cittadini in ragione delle loro facoltà.

Articolo XIV.

Tutti i cittadini hanno il diritto di comprovare o da sè stessi o pe’ loro rappresentanti la necessità della pubblica contribuzione, di approvarla liberamente, di seguirne l’uso, di determinarne la quota, la riscossione e la durata.

Articolo XV.

La società ha diritto di dimandar conto a ogni pubblico agente della sua amministrazione.

Articolo XVI.

Ogni società, nella quale la guarentigia dei diritti non è assicurata, nè la separazione dei poteri determinata, non è costituita.

Articolo XVII.

Essendo la proprietà un diritto inviolabile e sacro, nessuno può esserne privato, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, l’esige evidentemente, e a patto d’un equo anteriore risarcimento.

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La Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino https://cultura.biografieonline.it/la-dichiarazione-dei-diritti-delluomo-e-del-cittadino/ https://cultura.biografieonline.it/la-dichiarazione-dei-diritti-delluomo-e-del-cittadino/#comments Thu, 26 Apr 2012 15:43:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1629 Una parte del preambolo della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino, sviluppato nel corso della Rivoluzione Francese – un testo che segna un profondo cambiamento nella storia dell’essere umano – recita così:

l’ignoranza, la dimenticanza o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi.

Rappresentazione della Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino (1789)
Rappresentazione della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino (1789)

Periodo storico

Nel periodo tra il 1788 ed il 1799 la Francia vede epocali cambiamenti sociali, politici e culturali, che segnano la fine dell’assolutismo della monarchia e la nascita della repubblica.

In crisi economica e politica, la Francia vede crescere sempre più lo scontento fra il popolo, ormai ridotto in estrema povertà, oppresso dagli aumenti delle imposte e angustiato dalla consapevolezza delle somme ingenti sprecate dai reali.

L’”Affaire du collier”, lo scandalo della collana, è l’intrigo che scredita definitivamente la famiglia reale e che prepara il terreno per la rivoluzione.

Coinvolta la regina Maria Antonietta, moglie di re Luigi XVI, accusata di avere acquistato una costosa collana di diamanti, apparendo così una dilapidatrice dei soldi dello Stato. Simbolo del potere monarchico è la Bastiglia, che il 14 luglio 1789 viene presa dal popolo insorto.

Nei mesi seguenti profondi sconvolgimenti si succedono nella storia francese.

Stesura della Dichiarazione

E’ in questo periodo della Rivoluzione che viene discussa la stesura di un documento che elenchi i diritti fondamentali dell’individuo e del cittadino, riuniti nell’espressione “liberté, égalité, fraternité” (libertà, uguaglianza, fratellanza), trinomio coniato dal Conte di Cagliostro, profondo sostenitore di questi valori e che si trova in Francia nel 1785.

Sviluppata sul modello della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, la Dichiarazione è approvata a Versailles dall’Assemblea Nazionale Costituente.

Ispirandosi alle idee degli illuministi Montesquieu e Jean-Jacques Rousseau, è emanata il 26 agosto 1789.

L’Ancien Régime, termine utilizzato dai rivoluzionari francesi per indicare la monarchia assoluta, da questo momento vede il suo tramontare.

La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 17 articoli, che enunciano i diritti “naturali ed imprescrittibili”:

  • l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani;
  • il diritto alla libertà di opinione, di espressione e di culto;
  • il diritto alla proprietà privata e alla sicurezza;
  • il diritto di resistenza all’oppressione dei governi;
  • l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge;
  • il principio di sovranità democratica.

Esprime inoltre le norme per i rapporti tra cittadino e stato, esprime la regola secondo cui tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e determina che la legge ha il diritto di proibire le sole azioni nocive alla società.

Approvata da re Luigi XVI il 5 ottobre, messo sotto pressione dall’Assemblea Nazionale, è successivamente inserita come preambolo nella prima Costituzione della Rivoluzione Francese del 1791.

Modificata e ampliata nel 1793 e nel 1795, la Dichiarazione conta nell’ultima versione 35 articoli.

La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo in epoca moderna

Gran parte del contenuto della Dichiarazione è stato inserito nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo promosso dalle Nazioni Unite nel 1948.

Eleanor Roosevelt presenta la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo
1948: Eleanor Roosevelt presenta la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. A lei si deve grande merito per questa iniziativa.

Inoltre nel 2003 l’Unesco ha inserito la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino nell’Elenco delle Memorie del mondo.

Un testo la cui grandezza risiede nel fatto di non essere una Dichiarazione riguardante soltanto i diritti nati con la Rivoluzione Francese, e quindi una conquista per la Francia di allora, ma di rappresentare ancora oggi il principio su cui si basano i diritti imprescindibili dell’uomo e quindi il fondamento di tutte le democrazie.

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