Dada Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 22 Jul 2019 21:02:38 +0000 it-IT hourly 1 Fontana (opera di Duchamp) https://cultura.biografieonline.it/fontana-duchamp/ https://cultura.biografieonline.it/fontana-duchamp/#comments Sat, 27 Feb 2016 17:23:25 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16909 Fontana è un’opera realizzata nel 1917 da Marcel Duchamp. Si tratta di una realizzazione di tipo ready-made, ovvero pronta all’uso, che non venne mai esposta al pubblico e che dopo qualche tempo venne anche perduta. Nella fattispecie, si tratta di un comunissimo orinatoio, realizzato da Duchamp, firmato “R. Mutt” e chiamato Fontana, e ancora oggi viene considerato da alcuni storici dell’arte di fama mondiale, come una delle maggiori opere realizzate nel corso del XX secolo.

Fontana (Fountain) – L'orinatoio - opera di Marcel Duchamp, firmata come R. Mutt (1917)
Fontana (Fountain) – Opera di Marcel Duchamp, firmata come R. Mutt – L’originale del 1917 andò persa. Duchamp realizzò in seguito altre copie.

A partire dal 1946, ovvero dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quest’opera è stata replicata più volte, anche se l’originale mantiene sempre il suo unico, inimitabile, tratto distintivo.

Fontana: l’invenzione dell’opera

Intorno al 1915, un paio di anni prima di concepire Fontana, Marcel Duchamp arriva negli Stati Uniti dove entra a far parte, anche se in maniera tardiva, del Dada, un  movimento che sin dai suoi albori si presenta al grande pubblico come anti-razionale e anti-artistico.

In seguito a questa sua decisione, si dice, dopo aver acquistato un comunissimo orinatoio modello Bedfordshire a New York, comincia a delinearsi, nella testa di Duchamp, l’idea di Fontana. Pare infatti che dopo aver fatto ritorno nel suo studio, l’artista decise di ruotare di novanta gradi l’oggetto appena acquistato e di apporvi la firma “R. Mutt 1917“.

Secondo un’altra versione, invece, l’opera “Fontana” sarebbe frutto di una collaborazione. In una lettera del 1917, indirizzata alla sorella Suzanne, Duchamp avrebbe confessato di aver concepito un’opera ready-made grazie ad una sua amica, che gli aveva inviato un orinatoio con sopra apposta la firma dello pseudonimo “R. Mutt“.

Chi sia questa amica non è dato saperlo con certezza. Il dubbio, invece, è che si tratti dell’artista Elsa von Freytag-Loringhoven oppure di Luoise Norton che qualche tempo dopo scrisse un articolo dedicato all’opera sulla rivista dada “The Blind Man“.

La mancata esposizione

Pare inoltre che in quel periodo Duchamp fosse membro del consiglio della “Society of Indipendent Artists” e che dopo un lungo dibattito con gli altri associati sull’artisticità di “Fontana“, si decise di non mostrare l’opera al grande pubblico durante quella che sarebbe dovuta essere la sua prima esposizione. E fu proprio in seguito a tale decisione che, in segno di protesta, l’artista decise di dimettersi dalla commissione.

La prima apparizione di “Fontana” avvenne invece attraverso l’articolo pubblicato da Luoise Norton sul secondo e ultimo numero di “The Blind Man“, corredato di una foto di Alfred Stieglitz intitolata, in segno di protesta, “The exhibit refused by the indipendents“.

In questo articolo, che si rivelò molto importante per la carriera a venire di Duchamp, si leggeva:

“Se Mr. Mutt abbia fatto o no la fontana con le sue mani non ha importanza. Egli l’ha SCELTA. Ha preso un comune oggetto di vita, l’ha collocato in modo tale che un significato pratico scomparisse sotto il nuovo titolo e punto di vista; egli ha creato una nuova idea per l’oggetto. Le uniche opere d’arte che l’America ha dato sono le sue tubazioni e i suoi ponti”.

Su di sé  e la sua opera, invece, Duchamp diceva:

Ho avuto l’intento di spostare l’attenzione e l’interpretazione artistiche dall’aspetto fisico a quello intellettuale.

Questa però fu l’unica presentazione di “Fontana” che non è mai stata esposta in pubblico.

Lo smarrimento di Fontana e le repliche

Poco tempo dopo questa presentazione, l’opera venne perduta. Secondo Calvin Tomkins, l’orinatorio fu gettato nella spazzatura da Stieglitz, ma questa fu una sorte che capitò a molte delle prime opere ready-made di Duchamp.

Nel corso degli anni vennero però realizzate diverse repliche dell’opera. La prima venne autorizzata dallo stesso artista nel 1950 per una mostra che si tenne a New York. Altre due copie vennero invece realizzate nel 1953 e nel 1963. L’annoo seguente, invece, lo stesso Duchamp ne commissionò altre otto.

Tutte queste copie di Fontana vennero distribuite in diversi musei del mondo come per esempio: L’Indiana University Art Museum, il San Francisco Museum of Modern Art, il Philadelphia Museum of Art, la National Gallery of Canada, il Centre Georges Pompidou, la Tate Modern e la Scottish National Gallery of Modern Art. Le ultime otto repliche vennero realizzate utilizzando una ceramica dipinta e lucidata, così che potesse somigliare il più possibile all’opera originale. La firma apposta era invece in vernice nera.

Nel 2006 una replica di Fontana venne danneggiata nel corso di una mostra organizzata al Centre Pompidou da un artista di nome Pierre Pinocelli. Il suo intento era quello di rendere omaggio a Duchamp ma, visto che nessuno lo credette, venne ugualmente tratto in arresto.

Dopo questo danneggiamento, in diverse occasioni, numerosi artisti urinarono nella Fontana di Duchamp in segno di omaggio. Tra questi spiccano personalità come quella di Kendell Geers, Brian Eno e il duo composto da Yuan Cai e Jian Jun XI.

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Il Dadaismo: la critica dell’arte. Breve riassunto https://cultura.biografieonline.it/dadaismo-arte-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/dadaismo-arte-riassunto/#comments Fri, 28 Nov 2014 11:07:25 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12563 Non un movimento artistico bensì una tendenza culturale

Il Dadaismo non fu un movimento artistico. Non poteva esserlo, perché uno degli aspetti sociali che più criticava e derideva era proprio l’arte e i movimenti artistici tradizionali. I dadaisti criticavano l’arte per come veniva pensata e manifestata. Il Dadaismo (o Dada) si può definire come una tendenza culturale.

Max Ernst - Incontro degli amici - Rendez vous des amis - 1922
Dadaisti: Max Ernst, “Incontro degli amici” (1922) • Seduti da sinistra a destra sono rappresentati: René Crevel, Max Ernst, Dostoevsky, Théodore Fraenkel, Jean Paulhan, Benjamin Péret, Johannes Baargeld, Robert Desnos. In piedi: Philippe Soupault, Jean Arp, Max Morise, Raphaël, Paul Éluard, Louis Aragon, André Breton, Giorgio de Chirico, Gala Éluard

I dadaisti, infatti, si riunirono con l’intento di attaccare tutto ciò che, secondo loro, aveva procurato e causato la Prima Guerra Mondiale. Il conflitto mondiale fu uno shock per l’Europa, che si svegliò di colpo dal suo lungo torpore. L’utilizzo degli armamenti di massa procurò una carneficina e la popolazione civile fu la prima vittima degli scontri armati. Per gli artisti che fondarono o che parteciparono in seguito al Dadaismo, le cause del conflitto mondiale risiedevano nei valori distorti di una società oppressiva a cui l’arte aveva prestato il suo servizio, rappresentandola in tutti i suoi aspetti deviati.

Per distinguersi da quella visione distorta della realtà, i dadaisti decisero di fondare un altro tipo di arte. Tutta l’arte precedente alla loro, fondata su valori e canoni artisti che non riconoscevano, veniva spazzata via dal movimento Dada, i cui membri si erano posti l’obiettivo di creare un’arte irrazionale. La loro arte doveva sconvolgere gli spettatori, in qualche modo cercando di svegliarli dal torpore culturale in cui erano scivolati, e che aveva permesso che la guerra esplodesse senza che nessuno vi si fosse opposto.

La nascita del Dadaismo: avvenimenti principali

Nel 1916 un gruppo di artisti si riunì a Zurigo, scegliendo la Svizzera proprio per la sua neutralità al conflitto mondiale; fra questi, c’erano lo scrittore Hugo Ball, sua moglie l’artista Emmy Hennings, il poeta Jean Arp e il poeta Tristan Tzara. Il Dadaismo non nacque mai ufficialmente, ma fu la conseguenza degli incontri di questi artisti che elaborarono un nuovo modo di fare arte, il quale aveva lo scopo, attraverso la sua irrazionalità, di attaccare e irridere i valori artistici e culturali che secondo i dadaisti avevano reso la società opprimente e cieca di fronte ai cambiamenti che avevano portato al conflitto.

La scelta del nome Dada fu casuale come l’arte che ne era l’espressione. Tristan Tzara raccontò che il nome fu scelto fra migliaia di parole del dizionario, scegliendolo a caso, senza che avesse nessun significato. Dada in francese significa “cavalluccio di legno” ma può anche significare la doppia affermazione “sì sì”.

Il Cabaret Voltaire

Ball e sua moglie fondarono a Zurigo il locale Cabaret Voltaire, in cui si incontravano non solo i dadaisti ma anche altri artisti che simpatizzavano con le loro idee. Il Cabaret Voltaire fu il palcoscenico sul quale gli artisti si esibirono mostrando nuove forme di espressione, come ad esempio la poesia sonora, i concerti musicali, danze e dibattiti in cui veniva coinvolto il pubblico.

Il Cabaret Voltaire oggi
Una foto recente del Cabaret Voltaire

Lo scopo era svegliare le conoscenze affinché criticassero e si opponessero, non solo alla guerra, ma anche alla palude in cui, secondo loro, stavano sprofondando i valori sociali e artistici dell’epoca.

Diffusione del Dadaismo

Il Dadaismo ebbe successo e si diffuse in molte altre città, come Parigi, Berlino e New York. Le loro attività si diversificarono. Vennero pubblicate riviste, i cui temi favoriti erano l’arte e la filosofia: la prima rivista fondata dal gruppo si chiamò Dada. Inoltre vennero organizzati dibattiti, spettacoli pubblici e manifestazioni in cui l’arte, e in particolare la poesia e la scrittura automatica, dovevano essere fonti spontanee e casuali di irriverenza e protesta, contro tutti i canoni tradizionali. La conseguenza fu che i dadaisti non solo si proclamarono anarchici dell’arte, ma di fatto furono i promotori della distruzione dei valori borghesi, anche quelli culturali, che venivano così identificati come le principali cause dell’immobilismo politico che aveva portato alla guerra.

Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di combattere l’arte con l’arte. Per ogni cosa che l’arte sosteneva, Dada rappresentava l’opposto. (Wikipedia: dalla voce Dadaismo)

Il Dadaismo e i movimenti artistici

I dadaisti utilizzarono alcune tecniche del Cubismo, come ad esempio il collage di materiali, e seguirono alcuni concetti espressi dai futuristi, come ad esempio la velocità e il dinamismo, anche se in seguito si allontanarono dal Futurismo, non condividendone le posizioni militariste. Alla fine della Prima guerra mondiale, i dadaisti divennero ancora più popolari e molte battaglie politiche li videro presenti con le loro manifestazioni e i loro dissensi.

Tuttavia, nel 1922 il gruppo si divise per poi scomparire definitivamente. Le cause principali furono i dissensi fra alcuni leader del gruppo, in particolare Tzara e Picabia. Successivamente il Surrealismo fu il movimento che si ispirò di più al Dadaismo.

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