D-Day Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 05 Mar 2020 07:49:40 +0000 it-IT hourly 1 L’offensiva delle Ardenne https://cultura.biografieonline.it/offensiva-delle-ardenne/ https://cultura.biografieonline.it/offensiva-delle-ardenne/#comments Thu, 05 Jul 2012 18:03:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2876 L’offensiva delle Ardenne fu l’ultimo tentativo da parte di Hitler e del suo Stato Maggiore per fermare l’attacco degli Alleati. La guerra, infatti,  stava volgendo al termine e la Germania era quasi al collasso sia il suo esercito che il sistema industriale di produzione degli armamenti e di sostegno alla popolazione non erano più ad un livello sufficiente per permettere allo Stato tedesco e al suo esercito di continuare la guerra. Per Hitler, che ormai era oltre la pazzia, il sogno di portare il suo popolo al governo dell’Europa si era trasformato in un incubo di morte.

Offensiva delle Ardenne (Belgio): soldati tedeschi pronti all'offensiva
Offensiva delle Ardenne (Belgio): soldati tedeschi pronti all’offensiva

Dal suo bunker il Fuhrer vagheggiava il crollo del Reich e la distruzione di tutta la Germania nell’atto finale della guerra. Pertanto era necessario tentare il tutto per tutto. Uno dei fenomeni più incredibili dell’ascesa al potere del Fuhrer fu la sua capacità di convincimento fino alla fine anche quando era chiaro ai più che non c’era più speranza e che il loro leader politico era completamente finito. Pertanto il suo ultimo piano di attacco trovò ancora alcuni ufficiali d’accordo con il loro capo supremo.

Dopo lo sbarco in Normandia, chiamato anche D-Day e avvenuto il 6 giugno 1944, gli Alleati stavano travolgendo la Wehrmacht con un’avanzata quasi inarrestabile. Le Forze armate tedesche nella loro globalità: aviazione, esercito e marina erano in condizioni molto difficili, scarseggiavano i beni di prima necessità e le perdite umane erano state moltissime. Inoltre le difese, compresa la contraerei, erano quasi del tutto compromesse e Berlino rischiava di essere conquistata dai russi e dagli anglo-americani nel giro di pochi mesi come di fatto poi avvenne.

Quindi i tedeschi erano circondati da sud, est e ovest e nei territori che ancora controllavano subivano ripetuti attacchi da parte delle forze di resistenza partigiane che acquisivano sempre più aiuti e sostegni anche dalle popolazioni civile. L’opinione pubblica tedesca era cosciente della disfatta e anche molti elementi dell’esercito ritenevano ormai necessari una resa per poter salvare l’identità dello Stato.

Claus von Stauffenberg
Claus von Stauffenberg, l’ufficiale tedesco che svolse un ruolo di primo piano nell’attentato del 20 luglio 1944 contro Adolf Hitler

In questo contesto il 20 luglio 1944 Hitler subì un attentato ad opera di alti ufficiali dell’esercito, ma l’operazione denominata Valchiria non riuscì e il Fuhrer si salvò per miracolo. Giustiziati i complottisti (tra i quali ricordiamo Claus von Stauffenberg), Hitler seguì la strada della sua folle corsa contro la distruzione totale e diede ordine di organizzare una grande offensiva contro gli Alleati nelle Ardenne, in una zona difficilmente accessibile fra il Belgio e il Lussemburgo.

Ma qual’era il piano di Hitler?

Il Fuhrer voleva ricostruire la sua fulminante vittoria, la stessa che nel 1940 gli aveva fatto credere di essere già il padrone d’Europa. Per questo scelse le Ardenne, in Belgio, dove all’inizio della guerra aveva realizzato la sua vittoria più fulminante. Hitler voleva spezzare il fronte alleato, penetrarvi, aggirarlo e sconfiggere l’esercito Alleato grazie all’artiglieria pesante e ai carri armati. L’obiettivo sarebbe stato completamente raggiunto se l’esercito tedesco fosse riuscito a riconquistare Anversa dove il porto era un luogo strategico per gli sbarchi degli anglo-americani che rifornivano gran parte delle truppe.

Se il suo esercito avesse vinto Hitler avrebbe diretto i suoi sforzi contro l’Armata Rossa. Naturalmente il piano era al di là della logica e alcuni generali, che presenziavano alle riunioni dello Stato Maggiore, ne erano ben consapevoli. Tuttavia nessuno aveva il coraggio e la forza morale per contrastare il Führer per cui fu dato inizio all’operazione con la riorganizzazione delle truppe. Furono dispiegati 350.000 soldati, 1.500 carri armati e 1.500 aerei.

Soldati appartenenti alle Waffen-SS durante i primi giorni dell'offensiva delle Ardenne
Soldati appartenenti alle Waffen-SS durante i primi giorni dell’offensiva delle Ardenne

Malgrado la sua debilità fisica Hitler comandò l’operazione dall’inizio alla fine, riuscendo ad infondere in alcuni ufficiali ancora ottimismo e determinazione per questo ultimo scontro. Il 16 dicembre 1944 fu ordinato l’attacco e le truppe tedesche si mossero protette dalla nebbia e su un territorio impervio. Mentre gli Alleati rispondevano all’attacco un gruppo formato da 2.000 soldati delle SS si infiltrò fra le linee degli anglo-americani creando problemi con le comunicazioni. In seguito vennero scoperti, arrestati e fucilati tutti i sabotatori.

Il 21 dicembre la risposta alleata crebbe di intensità raggiungendo il suo apice nella battaglia di Bastogne, la città belga era infatti una delle chiavi di accesso per la conquista del Belgio. I tedeschi attaccarono ripetutamente ma gli americani, anche grazie ad un continuo afflusso di rinforzi, riuscirono a tenere. Inoltre le truppe che erano penetrate in Belgio e che erano state bloccate dalla difese di Bastogne subirono pesanti attacchi dagli eserciti alleati.

Il 28 dicembre era chiaro che l’esercito tedesco era già sconfitto. Lo Stato Maggiore, su indicazione di Hitler, inviò altre truppe che non cambiarono la situazione. L’invasione era fallita, i tedeschi avevano combattuto bene ma le loro perdite erano state ingenti, 120.000 uomini, ma anche gli Alleati subirono molte perdite. Dopo quest’ultimo attacco il fronte orientale e il fronte occidentale non tennero più: la Germania capitolò in pochi mesi.

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Lo sbarco in Normandia https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-normandia/ https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-normandia/#comments Mon, 04 Jun 2012 12:50:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2336 Lo sbarco in Normandia fu una delle operazioni più importanti della storia militare sia per la sua complessità strategica e sia per la quantità di uomini e mezzi impiegati. Certamente  fu la più grande invasione anfibia che un esercito abbia mai realizzato, tenendo conto che il suo scopo era aprire un secondo fronte in Europa durante la più grande e tragica guerra mondiale. L’impiego quindi dei mezzi fu senza dubbio imponente. Lo sbarco in Normandia avvenne il 6 giugno 1944, all’alba, e si concentrò in Normandia, nel nord della Francia con lo scopo di aprire un varco fino a Parigi e di far avanzare l’esercito alleato verso ovest per liberare l’Europa e giungere insieme all’Armata Rossa, che proveniva da est, fino a Berlino distruggendo definitivamente il Terzo Reich.

Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944
Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944

Il progetto

Il progetto dell’invasione ebbe una lunga gestazione. La prima richiesta, fra gli Alleati, di esaminare un piano, affinché si aprisse un secondo fronte in Europa, fu formulata dagli americani e in particolare dal generale George Marshall ma trovò la resistenza di Winston Churchill che preferiva proseguire con una strategia militare suddivisa su più punti di attacco soprattutto nel Nord Africa e in Italia, visione questa contrastata da Stalin che si trovava in una condizioni di seria difficoltà nel settore orientale e chiedeva insistentemente l’apertura di un altro fronte. Le discussioni proseguirono per diversi mesi ed arrivarono ad un punto di vista comune e concreto agli inizi del 1943, quando sir Frederick Morgan, generale di corpo d’armata britannico, poté presentare un piano dettagliato dell’invasione che era stato sviluppato sulla scelta della Normandia come luogo di sbarco. Il piano venne approvato da Roosevelt e Churchill nel luglio del 1943 e l’operazione venne chiamata “Overlord”.

Perché si scelse la Normandia

L’obbiettivo era quello di liberare la Francia togliendo Parigi, simbolo della più clamorosa sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, ai tedeschi. Bisognava quindi partire dal nord della Francia scegliendo un punto in cui i venti non fossero di impaccio alle operazioni militari, era necessario che ci fosse un aeroporto nelle vicinanze e che i tedeschi non la considerassero la prima opzione per uno sbarco alleato. In effetti la Normandia aveva  questi vantaggi.

Inoltre era uno dei punti meno protetti dall’esercito tedesco perché considerato meno probabile per un attacco e quindi favorevole ai progetti degli Alleati. Tuttavia un’operazione di quelle dimensioni, unica nella storia moderna, doveva avere un diversivo perché potesse funzionare. Ne furono decisi due: il Pas de Calais perché era più vicino alle coste inglesi e forniva un accesso diretto alla Germania e la Norvegia, facendo ipotizzare ai tedeschi che l’operazione sarebbe partita dal nord dell’Inghilterra.

Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944
Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944

Per rendere credibile i diversivi furono create strutture ed equipaggiamenti militari con strutture fittizie per confondere i ricognitori dell’aviazione tedesca che fotografarono carri armati di gomma, aerei di legno ed edifici scenografici. Gli stessi servizi segreti di Hitler vennero ingannati dal controspionaggio alleato che coordinò con molta perizia le informazioni, facendo credere, con falsi piani d’attacco, che i punti scelti per lo sbarco erano quelli falsi.

Dopo aver determinato il luogo vennero scelti i comandanti generali dell’operazione:  Bertram Ramsay per le operazioni navali, Dwight David “Ike” Eisenhower a capo del comando supremo delle forze alleate, Sir Bernard Law Montgomery a capo delle operazioni terrestri di invasione.

Le forze militari impiegate furono imponenti: 160.000 uomini, 130 navi da guerra, 12.700 aerei, 4.000 mezzi anfibi per il trasporto della fanteria e dei mezzi pesanti. Per quanto riguarda la logistica, oltre all’organizzazione del trasporto e alla coincidenza nei tempi dei bombardamenti di apertura del fronte e di copertura dello sbarco, si aggiunse anche una fitta serie di attacchi aerei alle ferrovie francesi per indebolire il trasporto di rinforzi alle difese tedesche. Dal punto di vista meteorologico, invece, si scelse un periodo di mezza marea per permettere agli anfibi di valutare gli ostacoli frapposti fra la spiaggia e la battigia e permettere alle truppe di avanzare senza dover percorrere un tratto di spiaggia troppo lungo.

Il D-Day

Il giorno più favorevole, considerando l’influenza della luna sulle maree e le condizioni del tempo, fu individuato nel 6 giugno: denominato D-Day. Ma come era organizzato il nemico? Cosa avevano previsto i tedeschi in caso di attacco? Come si è detto lo Stato Maggiore tedesco non si aspettava un attacco massiccio in Normandia, benché sospettasse che uno dei punti di sfondamento di un secondo fronte dovesse essere sulla linea del Vallo Atlantico, pertanto le difese approntate non erano della stessa forza in tutta la linea difensiva. Ma al di là delle differenze la sostanza della difesa era stata cambiata nel 1943 dall’intervento di Erwin Rommel, il leggendario comandante dell’Afrika Korps che aveva dominato la guerra nel Nord Africa, e che aveva avuto l’incarico da Hitler di organizzare e comandare la difesa della Francia del Nord.

Rommel eseguì con estrema cura il suo incarico e sviluppò una difesa articolata soprattutto sulle spiagge, facendo costruire diverse fortificazioni unite fra loro da una catena di bunker, filo spinato, case mimetiche, percorsi di mine, postazioni di mitragliatrici e pali di acciaio incrociati. Inoltre prevedendo quello che poi sarebbe avvenuto e cioè che le vie di comunicazioni sarebbero state distrutte dai bombardamenti dell’aviazione Alleata chiese che fosse operata una dislocazione logistica delle truppe corazzate. Questa richiesta fu respinta e dopo una riunione dello Stato Maggiore, Hitler decise che tre divisioni fossero gestite direttamente da Rommel mentre altre tre fossero disposte a circa 150 km dalle spiagge.

I fatti

Quarantacinque minuti prima dello sbarco le navi cominciarono a cannoneggiare le linee difensive tedesche. Poi avvenne lo sbarco che non fu simultaneo ma seguì il corso delle maree iniziando alle 6,30 sulla spiaggia Utah e proseguendo a ondate continuò fino alle 7,20 sulla spiaggia Sword.
Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944
Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944
Lo sbarco poi proseguì per altre tre ore con un mare mosso che non permetteva un movimento lineare delle Landing Ship, le barche da trasporto con fondo piatto che contenevano truppe e mezzi. L’approdo più facile avvenne sulla spiaggia Utah dove per un errore di calcolo la fanteria composta da 23.000 unità sbarcò in una posizione diversa da quella prevista e ricevette un contrattacco tedesco più smorzato. Le perdite alleate furono 197 mentre le difese tedesche furono completamente sbaragliate.
Sulla spiaggia di Omaha invece capitava l’opposto, dopo un difficile sbarco che vide la perdita di battelli e corazzati a causa delle condizioni del tempo gli Alleati trovarono un fuoco di sbarramento praticamente impenetrabile che produsse notevoli perdite nella fanteria, la quale continuò ad avanzare anche grazie ad un ulteriore serie di bombardamenti di appoggio delle navi e ai rinforzi che continuavano a sbarcare. Nel pomeriggio la I divisione di fanteria statunitense riuscì a distruggere 43 fortini e a snidare 85 postazioni di mitragliatrici proseguendo verso l’interno ma le sue perdite furono ingenti 3.000 uomini e quasi 60 carri armati distrutti da bombe anticarro da 88 mm volute da Rommel e rivelatesi efficacissime nel fermare i tank.
Erwin Rommel
Erwin Rommel

Negli altre tre punti dello sbarco – le spiagge Sword, Juno e Gold – l’avanzata delle fanterie britanniche e canadesi ottenne rapidamente successi insperati. A Sword le truppe britanniche, dopo aver passato la spiaggia, dovettero scontrarsi con i tank di Rommel che ritardarono la loro avanzata verso Caen. Strategia azzeccata da parte della volpe del deserto (nome storicamente attribuito a Rommel per le sue vittorie nel Nord Africa) perché impedì una conquista immediata della città da parte degli Alleati. Sulla spiaggia Juno i canadesi riuscirono, con determinazione e coraggio, a prendere  la spiaggia e a raggiungere Courseulles-sur-Mer  penetrando in profondità nella costa. Anche sulla spiaggia Gold, malgrado le resistenze tedesche, gli inglesi riuscirono a penetrare oltre alla costa per 10 km, fino quasi a Bayeux. Complessivamente inglesi e canadesi dimostrarono un coraggio e una determinazione inaspettate ottenendo migliori risultati e in minor tempo rispetto agli americani.

La resistenza tedesca non fu all’altezza della situazione, in parte perché Hitler fino al pomeriggio inoltrato non diede a Rommel i rinforzi che quest’ultimo chiedeva temendo che fosse ancora possibile un attacco al Pas de Calais. Tuttavia la forza di sfondamento americana e la quantità enorme di rinforzi e approvvigionamenti che continuavano ad arrivare era difficile da contrastare.
La spiaggia di Omaha, dove furono maggiori le perdite alleate, fu il punto più debole dello sbarco e più volte preoccupò i generali americani sullo stato dell’invasione in quella specifica e strategica zona di attacco. Nei giorni seguenti la notizia dello sbarco, che non aveva raggiunto subito gli obiettivi preposti, fu diffusa come una vittoria fondamentale nell’economia della guerra galvanizzando le resistenze partigiane e costruendo quella speranza che sarebbe stata fondamentale per gli eventi bellici successivi.
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