cure naturali Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 17 Mar 2024 15:10:09 +0000 it-IT hourly 1 Art-Therapy (o arte terapia): che cos’è e quali sono i benefici https://cultura.biografieonline.it/art-therapy/ https://cultura.biografieonline.it/art-therapy/#comments Sun, 17 Mar 2024 14:03:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15924 In questo articolo parleremo di arte terapia, in inglese Art-Therapy. Ma prima facciamo una breve premessa. Disegnare e colorare sono attività semplici, elementari, che sperimentiamo fin da piccoli e di cui quasi non ci accorgiamo una volta diventati adulti.

Antiche culture hanno invece fatto del disegno una vera e propria forma di contemplazione ed erano consapevoli degli effetti benefici che questa attività aveva sulla mente.

Basti pensare ai Mandala, disegni elaborati della pratica buddista, costruiti su forme elementari come triangolo, cerchio e quadrato. Il primo studioso che sperimentò l’arte di colorare come una tecnica di rilassamento è stato Carl Jung. Colorare un Mandala è da considerarsi una forma di meditazione a tutti gli effetti.

Art-Therapy, arte terapia
Art-Therapy (arte terapia)

La coordinazione necessaria tra la testa e le mani permette infatti di dare sfogo agli istinti più reconditi, liberando l’inconscio e visualizzando le emozioni più vere.

Colorare forme predefinite consente inoltre di mettere in pratica un antico (e sempre attuale) insegnamento: quello di sviluppare la creatività imparando però a rispettare le forme e le linee, con dedizione e pazienza.

Tale pratica rientra nella teoria della Mindfullness (consapevolezza).

Si tratta di una modalità di prestare attenzione, momento per momento, a ciò che succede “qui ed ora”, in modo consapevole, intenzionale e non giudicante. L’obiettivo è quello di raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza.

Un po’ di storia

Anticamente alcune civiltà come gli Egizi e i Greci utilizzavano l’arte come mezzo per sperimentare la “catarsi”, ossia liberare le emozioni represse e sentirsi in equilibrio con il mondo circostante.

L’art-therapy come la intendiamo noi oggi si è sviluppata principalmente in Usa e in Gran Bretagna a cavallo tra gli anni ’40 e gli anni ’50, come modalità per curare i traumi di guerra dei reduci.

Art Therapy - arte terapia

I primi ad occuparsi di tale disciplina applicata alla psicanalisi sono stati Freud e Jung. Con il passare del tempo l’arte terapia ha ampliato il campo di applicazione strutturandosi come una disciplina del tutto autonoma, utile per prevenire e intervenire nella guarigione di disturbi di tipo psicologico e sociale.

L’arte terapia affonda le sue radici negli studi sull’arte e la creatività, ma anche in quelli psicodinamici. In America è considerata la fondatrice dell’Arte terapia una psicanalista seguace di Sigmund Freud, il suo nome è Margaret Naumburg.

I benefici dell’Art-Therapy

L’arte terapia arreca numerosi benefici psico-fisici.

Non ci sono limiti di età per praticarla. Disegnare e colorare sono attività che mantengono la mene in forma poiché vanno a stimolare sia la parte razionale che emotiva del cervello.

Trattandosi di azioni che implicano una certa precisione e attenzione, viene particolarmente attivata la corteccia cerebrale legata al senso di visione e alle abilità motorie raffinate.

Ciascuno di noi può iniziare, anche da domani: basta procurarsi un album da colorare e il gioco è fatto. Molti studiosi paragonano l’arte del colorare al fare la maglia: entrambi sono gesti ripetitivi, quasi ipnotici che però procurano un grande senso di rilassamento psico-fisico. Quando tiriamo fuori le matite è come se la nostra mente faccia un salto nel passato, a quando eravamo bambini.

Pastelli colorati
Matite colorate

Il semplice gesto di temperare una matita e annusare il profumo del legno ci fa sentire improvvisamente a casa, in un ambiente protetto e familiare. Osservare come un disegno in bianco e nero prende vita attraverso i colori è un’esperienza che induce un senso di pace totalizzante. L’unico suono che si percepisce mentre si colora è quello della matita che sfrega delicatamente sulla carta: in questo modo la mente si rilassa e dimentica i pensieri negativi e le tensioni.

Gli psicologi sono tutti concordi nel sostenere che l’Art-Therapy è una tecnica che serve a combattere lo stress.

Non a caso, infatti, i libri da colorare per adulti stanno diventando dei veri e propri best seller. Il successo editoriale di questi volumi è partito da Gran Bretagna e Francia, dove i quaderni da colorare sono più venduti di quelli di cucina.

Quello realizzato da Johanna Basford, ad esempio, ha venduto fino ad ora oltre 350mila copie. Si tratta di una collezione di disegni in bianco e nero da riempire a piacimento. Di solito i motivi sono floreali, geometrici, oppure rappresentano volti di personaggi famosi.

Johanna Basford - libro - La foresta incantata - Enchanted Forest - book
Il best-seller di Johanna Basford “La foresta incantata” (Enchanted Forest, 2015) è un libro da colorare perfetto per l’Art-Therapy.

Bastano venti minuti al giorno di matite e pastelli per rilassarsi, accendere la fantasia e diventare più consapevoli dell’ambiente circostante. Ogni volta che ci dedichiamo a questo tipo di attività abbassiamo l’azione dell’amigdala, una parte fondamentale del cervello che controlla le emozioni che così fluiscono, mentre lo stress diminuisce.

Disegni e album da colorare
Disegni e album da colorare

Ambiti di applicazione dell’arte terapia

L’arte-terapia interviene efficacemente nei programmi riabilitativi intrapresi nei confronti di soggetti portatori di handicap e disturbi psichici come l’autismo e la schizofrenia. Può essere inoltre utilizzata con bambini, adolescenti e anziani come esperienza ludica a tutti gli effetti, affinché i destinatari vengano guidati in un percorso di maggiore consapevolezza di se stessi e delle proprie capacità relazionali.

Le tecniche espressive dell’arte-terapia si rivelano utili anche in un’ottica preventiva ed educativa, attraverso la realizzazione, ad esempio, di laboratori artistici.

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Omeopatia: le regole e i principi di base https://cultura.biografieonline.it/omeopatia-principi/ https://cultura.biografieonline.it/omeopatia-principi/#comments Wed, 01 Aug 2018 07:40:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25075 Il termine “omeopatia” deriva dall’unione di due parole greche: “omoios” che significa “simile”, e “pathos” ossia “sofferenza”. Si tratta di una cura naturale che sfrutta l’utilizzo di rimedi preparati con sostanze ricavate dal mondo minerale, animale o vegetale, seguendo un particolare procedimento. L’omeopatia si basa su alcuni solidi principi di base: per utilizzarla al meglio conviene conoscerli bene e applicare alcune semplici regole per ottenere benefici. Fondata da Samuel Hahnemann, un medico tedesco deluso dalla medicina convenzionale dell’epoca, l’omeopatia ha visto la luce alla fine del Settecento.

Omeopatia

Ricerca di un nuovo equilibrio

Secondo questa disciplina, l’organismo umano è un tutt’uno, governato dal principio vitale. La malattia riflette il tentativo, da parte dell’organismo stesso, di ripristinare un equilibrio alterato: in questo senso ha un’accezione positiva. Lo scopo dell’omeopatia è di aiutare il corpo a riequilibrare da sé questo principio vitale; ciò in modo da stimolare il meccanismo di autoregolazione e ristabilire lo stato di salute. In pratica, il rimedio omeopatico è mirato a risvegliare l’energia vitale del malato, inducendolo alla autoguarigione.

La legge della Similitudine

Uno dei principi fondamentali sui quali si regge la disciplina omeopatica è la legge della similitudine, secondo cui “il simile cura il simile”. Il suo obiettivo è di indurre l’organismo a manifestare i sintomi che possono risultare curativi rispetto alle malattie descritte dalla persona. Secondo l’omeopatia, la sostanza che a certe dosi provoca un particolare sintomo in una persona sana, se viene diluita seguendo una determinata preparazione, dinamizzata e somministrata in diverse diluizioni, è in grado di curare quel medesimo disturbo in una persona malata. L’omeopatia deve, quindi, andare alla ricerca di quella sostanza che dà sintomi simili a quelli presenti nel paziente.

Il principio della Globalità

L’omeopatia non pone l’attenzione solo ai sintomi propri della malattia, ma anche s tutti i segnali descritti dalla persona. Del resto, secondo tale disciplina, i disturbi fisici e psicologici sono sempre espressione di un equilibrio alterato; e il linguaggio attraverso cui il corpo parla sono quindi preziosi per individuare la cura più adatta al singolo caso. Inoltre, l’omeopatia attribuisce grande importanza al carattere, alla personalità, alla struttura fisica, alle reazioni del paziente agli agenti atmosferici e all’ambiente che lo circonda, alle reazioni fisiche ed emotive, alle malattie della persona. Questo spiega perché la cura omeopatica non è mai generalizzata.

Il medico studia accuratamente la situazione e prescrive una cura che sia il più possibile mirata e individualizzata. Per fare un esempio, l’omeopata non cura il dolore prescrivendo a tutti lo stesso analgesico, ma pone al centro della visita la persona, che ha un modo specifico di manifestare la propria sofferenza. La base di partenza di ogni percorso omeopatico è quindi costituita da un lungo colloquio tra medico e paziente. Attraverso l’analisi delle problematiche e caratteristiche della persona e i sintomo provocati dalla sostanza somministrata ad un individuo sano, il medico può scegliere i rimedi più adatti per il caso specifico.

 

Samuel Hahnemann
Samuel Hahnemann, fondatore dell’Omeopatia

Le dosi minime

L’ultimo fondamentale principio dell’omeopatia è quello della “diluzione infinitesimale”. Occorre sapere che, una volta raccolte, le materie prime vengono triturate e macerate in una soluzione idro-alcolica per ottenere la tintura madre, che poi viene poi progressivamente diluita in acqua o alcol, secondo una scala che di solito è decimale o centesimale. Tra una diluizione e l’altra le soluzioni vengono agitate in maniera vigorosa (a mano o in modo meccanico) secondo una tecnica particolare che imprime loro una certa forza. Questo processo (chiamato dinamizzazione o succussione) mira ad aumentare la potenza e l’efficacia del rimedio. Le diluizioni omeopatiche così ottenute si impiegano per impregnare globuli e granuli, che sono le forme in cui si trovano in commercio i medicinali omeopatici. Ci sono inoltre altre forme come gel, pomate, compresse, sciroppi, gocce, colliri, ovuli e supposte.

Come funziona l’omeopatia

I meccanismi d’azione dell’omeopatia non sono ben noti. La teoria più accreditata sostiene che dando alla persona la sostanza scelta alle giuste dosi si provoca una risposta del tutto simile a quella scatenata dalla malattia naturale. Di conseguenza, si va a stimolare una reazione più efficace e rapida del sistema di difesa dell’organismo: esso interviene favorendo e accelerando la guarigione o, comunque, migliorando i sintomi. A differenza di quanto avviene nella medicina convenzionale, nella quale si punta ad eliminare velocemente i disturbi, in questo caso si cerca di ottenere una guarigione più profonda. L’organismo ne risulta così irrobustito; secondo le ipotesi più recenti, è probabile che i rimedi omeopatici esercitino anche un’azione di tipo fisico, influenzando i processi biologici.

I falsi miti sull’omeopatia

Tra i falsi miti che circolano intorno a questa disciplina, ve ne sono due particolarmente diffusi e duri da smantellare. Il primo riguarda l’eventuale manipolazione del rimedio, che ne inibirebbe l’efficacia. In realtà i medicinali omeopatici prodotti da laboratori qualificati sono sottoposti ad un procedimento tale da garantire un’altissima qualità e da renderli insensibili a qualsiasi manipolazione: quindi toccare i granuli o i globuli con le mani, o con il cucchiaio, non comporta alcuna alterazione della qualità ed efficacia di tali rimedi. Un altro falso mito riguarda la definizione di omeopatia come medicina “alternativa”. Il medico omeopata deve affermare con sempre maggiore autorevolezza che l’omeopatia non è una medicina alternativa, ma bensì una medicina “integrata” e complementare a quella accademica, che si basa sulla conoscenza ed esperienza del medico. E’ invece considerata una medicina alternativa la cura con i Fiori di Bach.

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Agopuntura, cos’è e cosa cura https://cultura.biografieonline.it/agopuntura/ https://cultura.biografieonline.it/agopuntura/#comments Wed, 17 Feb 2016 14:56:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16755 Nell’ambito delle discipline olistiche l’agopuntura è molto diffusa, e la forma moderna che oggi si pratica discende dall’antica medicina tradizionale cinese. Partendo dal presupposto che la malattia si genera a causa di una cattiva circolazione dell’energia (qi) all’interno del corpo, l’agopuntura in quanto disciplina olistica mira a ristabilire uno stato di equilibrio e benessere nell’individuo. Nella pratica, l’agopuntura utilizza alcuni aghi sottili che vengono inseriti in punti specifici del corpo (posizionati, in genere, lungo l’asse dei meridiani).

Agopuntura
Agopuntura: gli aghi utilizzati possono avere diverse lunghezze ma sono tutti sottilissimi

La disciplina dell’agopuntura si sviluppò durante l’antica dinastia cinese dei Ming, e poi è arrivata in Occidente grazie ai Gesuiti e all’opera di un diplomatico francese, George Soulié de Morant. L’ufficializzazione dell’agopuntura avvenne più tardi, con Mao Tse Tung, che cominciò a far applicare questo metodo anche negli ospedali.

A partire dagli anni Cinquanta si sono intensificati gli studi e gli approfondimenti, anche se la diffusione di tale disciplina è avvenuta in maniera diversa a seconda dei vari Paesi europei: ve ne sono alcuni in cui è stata legalizzata, mentre altri in cui questo non è avvenuto nonostante il favore dell’opinione comune.

A chi serve l’agopuntura

Chiunque può ricorrere all’agopuntura per migliorare il proprio benessere psico-fisico. Si rivela particolarmente utile per chi non vuole ricorrere ai farmaci per risolvere un disturbo o un problema di salute (ad esempio le donne in gravidanza, alle quali si consiglia di non assumere medicinali durante la gestazione, oppure i soggetti con malattie croniche che non intendono abusare di antinfiammatori per curarsi).

L’agopuntura è particolarmente indicata per le persone ansiose che hanno bisogno di essere aiutate a combattere stati di ansia e attacchi di panico, ed è ottima per accelerare il fisiologico processo metabolico nei soggetti che praticano regolarmente attività sportiva.

L’agopuntura si è rivelata efficace anche per chi desidera smettere di fumare e per chi vuole perdere peso. Stimolando alcuni punti specifici con gli aghi è possibile ridurre il desiderio irrefrenabile che è alla base di tutte le dipendenze, e ridurre la fame nervosa che provoca un aumento incontrollato del peso.

Aghi - Agopuntura - Medicina cinese
L’agopuntura e la sua filosofia hanno radici nella medicina tradizionale cinese

I benefici dell’agopuntura

L’applicazione di aghi su determinati punti del corpo insieme al calore provocano un miglioramento in caso di disturbi e malesseri comuni come mal di testa, insonnia, infertilità, depressione, stress,  e problemi della pelle come acne e psoriasi. L’Associazione Italiana Agopuntura riporta alcuni dati significativi riguardanti tale disciplina: in base ad una recente stima, gli italiani che si rivolgono a questa tipologia di cura sono circa sei milioni, mentre gli esperti agopuntori che esercitano l’attività regolarmente in Italia sono circa dodici mila.

I requisiti per diventare agopuntore

E’ opportuno rivolgersi a professionisti del settore esperti e qualificati per evitare spiacevoli controindicazioni. Ad esempio, la mancata o incompleta sterilizzazione degli aghi utilizzati durante le sedute di agopuntura può provocare infezioni anche gravi. Un bravo agopuntore, inoltre, sa come utilizzare correttamente gli aghi sul corpo.

Inesperienza e imperizia possono essere la causa di perforazione di tessuti o altre pericolose conseguenze. Nel nostro Paese possono esercitare l’attività di Agopuntore soltanto i medici e i veterinari con apposita laurea. In mancanza di tale requisito l’attività di agopuntura viene ritenuta illegale e quindi punibile penalmente.

Nonostante vengano organizzati numerosi corsi che insegnano la pratica dell’agopuntura in tutta Italia, persiste tuttora una certa confusione tra gli operatori in quanto non vi è ancora una normativa precisa ed organica sull’argomento.

Agopunture - Acupuncture
Agopuntura: in lingua inglese si dice “Acupuncture

Come si svolge una seduta di agopuntura

Una seduta di agopuntura può avere durata variabile, in genere però dura circa venti minuti, durante i quali al paziente vengono inseriti una decina di aghi che percorrono i Canali energetici del corpo. A differenza di quello che comunemente si crede, l’applicazione degli aghi non provoca dolore. Anzi, molte persone che si sono sottoposte al trattamento hanno riferito, alla fine della seduta, di provare un senso di rilassamento o di rinnovata energia vitale. Se si osservano rigorose norme igieniche, utilizzando aghi usa e getta, il rischio di contrarre infezioni è praticamente nullo.

Un ciclo completo prevede circa sei sedute: è l’operatore che decide quanti incontri effettuare, tenendo conto della condizione fisica e dell’età anagrafica del soggetto che si sottopone all’agopuntura. Questa può essere considerata a tutti gli effetti una “terapia del dolore”, in quanto tale è in grado di ridurre la sofferenza, restituire indipendenza e autosufficienza, migliorare la qualità della vita e, di conseguenza, la sua durata.

I detrattori della disciplina e gli scettici insistono nell’attribuire all’agopuntura un effetto placebo. Se anche così fosse, non sarebbe comunque positivo? Non esiste una risposta scientifica al quesito, poiché le discipline olistiche per lo più si basano su prove empiriche, e l’efficacia varia in base ai singoli soggetti e alla loro predisposizione psico-fisica a ricevere il trattamento.

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Pet-Therapy, che cos’è e cosa cura https://cultura.biografieonline.it/pet-therapy/ https://cultura.biografieonline.it/pet-therapy/#comments Tue, 29 Dec 2015 16:08:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16130 Sono ormai tante le ricerche scientifiche che dimostrano quanto la presenza di un animale domestico riesca a migliorare lo stato fisico e psichico del proprietario e in generale la sua qualità della vita. Tuttavia è importante sottolineare che vi è differenza tra il rapporto che si instaura con il proprio animale domestico e la relazione che si instaura nell’ambito della Pet-Therapy.

Pet-Therapy
Pet-Therapy: i primi studi risalgono a prima del 1800

Con il termine Pet-Therapy ci si riferisce ad un insieme di terapie e attività che si svolgono tramite la collaborazione e l’ausilio degli animali, e che vengono effettuate per lo più ad integrazione di quelle mediche e neuro-psicologiche tradizionali, per ottenere una più efficace riabilitazione psico-fisica. La relazione che si instaura tra uomo e animale nell’ambito della pet-therapy è sempre vista in un’ottica terapeutica, quindi di solito si svolge in particolari contesti (ad esempio una clinica) e non tra le mura di casa.

Mentre con il proprio animale domestico si tende ad instaurare un rapporto basato principalmente sulla spontaneità dei gesti, nella Pet-therapy il rapporto mira ad ottenere effetti terapeutici e benefici in termini psico-fisici nei confronti della persona che vi si sottopone. Ciò significa che la relazione uomo/animale viene seguita e monitorata da professionisti esperti e si struttura secondo un protocollo ben preciso.

Partendo dall’etimologia della parola proveremo a spiegare in cosa consiste questa particolare disciplina che si sta diffondendo ovunque. “Pet” in inglese significa “animale domestico”, ma questo non significa che la terapia può essere svolta con l’ausilio di qualunque animale che si è soliti tenere in casa.

Un po’ di storia

A coniare la parola “Pet-Therapy” è stato il neuropsichiatra statunitense Boris Levinson, considerato il fondatore di questa disciplina basata sull’interazione tra uomo e animale. I primi studi che dimostrarono gli effetti positivi di tale legame risalgono al 1792. Da questo periodo in poi i primi psicologi cominciarono a sollecitare i propri pazienti a prendersi cura di un animale domestico per potenziare la capacità di scambio affettivo e quella di autocontrollo.

Successivamente in Germania, a partire dal 1867, fu inserito l’ausilio degli animali nei programmi terapeutici rivolti ai pazienti colpiti da epilessia. Negli Usa e in Francia i cani furono utilizzati per la prima volta nel 1919, per aiutare i reduci della prima guerra mondiale a superare problemi di depressione e traumi derivanti dal conflitto armato. Tra gli esperimenti di Boris Levinson vi fu anche quello di far interagire i cani con i bambini affetti da autismo: i risultati furono a dir poco sorprendenti.

Pet Therapy
Pet Therapy: il rapporto che si instaura tra un cane e una persona, può essere un’efficace terapia neuro-psicologica

Nel 1962 Levinson pubblicò un libro, intitolato “Il cane come co-terapeuta” nel quale raccontò gli effetti benefici che aveva riscontrato lasciando interagire i cani e le persone con disagi psicologici. Mentre in America già nel 1981 la Pet-therapy venne ufficializzata con la creazione dell’associazione “Delta Society” che aveva l’obiettivo di approfondire le conseguenze dell’interazione tra animali domestici e uomini. In Italia serve attendere il 1987 per cominciare a sentire parlare di tale argomento.

La funzione del cane nella Pet-therapy

Per la sua innata vicinanza all’uomo, il cane è sicuramente l’animale più adatto a svolgere le terapie e le attività rientranti nella Pet-therapy. Il cane favorisce il relax fornendo al paziente la motivazione per muoversi ed uscire di casa, e stimola il senso di accudimento. Alcuni giochi ed esercizi messi a punto durante la Pet-therapy, servono a favorire la concentrazione ed accrescono l’autostima, e grazie a questi le persone con problemi relazionali riscoprono il piacere della condivisione e dello svago.

Pet-Therapy - in ospedale
Pet-Therapy: la convalescenza di una bambina in ospedale è aiutata dalla presenza di un cane

Gli anziani che vivono soli, grazie alla compagnia di un cane si sentono motivati ad uscire e condividere con altre persone che possiedono un animale, esperienze di vita e problemi. Effetti benefici dell’interazione con i cani sono stati anche dimostrati nel caso di giovani usciti dal coma e di bambini ricoverati in ospedale, che con gli amici pelosi hanno trovato la voglia di giocare e divertirsi anche in corsia.

Pet-Therapy - con gli anziani
Pet-Therapy: gli anziani si sentono meno soli

In cosa consistono le attività della Pet-therapy

Come abbiamo visto, la pet-therapy interviene attraverso attività assistite con e attraverso gli animali. Tra le altre cose, uno degli obiettivi che tale disciplina si prefigge è di educare ad un corretto rapporto con gli animali, soprattutto verso quelli domestici, stimolando il rispetto reciproco.

L’animale domestico viene quindi considerato un “mediatore” da utilizzare per la risoluzione di problematiche umane come la gestione del conflitto e dell’aggressività. Inoltre l’animale diventa un veicolo importante all’interno di programmi educativi per lo sviluppo delle capacità relazionali e cognitive dei bambini, soprattutto di quelli più sensibili o con disagi psichici.

Pet-Therapy: gruppo di bambini e un cane

Durante le sedute di Pet-therapy sono presenti queste figure professionali che lavorano in equipe: un medico veterinario, un responsabile di progetto (in genere si tratta di un operatore sanitario esperto), un coadiutore dell’animale, un coordinatore (può trattarsi di un educatore, di un infermiere, di uno psicologo/psicoterapeuta, ecc).

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Reiki, una cura naturale per l’autoguarigione https://cultura.biografieonline.it/reiki/ https://cultura.biografieonline.it/reiki/#respond Thu, 17 Dec 2015 16:39:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15961 Tra le tecniche di benessere olistico il Reiki è una delle più antiche e diffuse. Si tratta di un metodo basato sull’ascolto di sé stessi e sulla meditazione, capace di indurre l’autoguarigione e provocare uno stato di benessere naturale in chi lo pratica (e in chi lo riceve). Il Reiki, riscoperto e perfezionato nel 1922 dal maestro giapponese Mikao Usui, si basa principalmente sull’imposizione delle mani come strumento per veicolare l’energia universale.

Reiki
Reiki

Il termine “Reiki” infatti è formato dalle due parole: “rei” (che significa “spirito”) e “ki” (che sta per “energia vitale”). Diventare “operatori Reiki” o “canali Reiki” presuppone la capacità di entrare in sintonia con l’anima, che poi si collega direttamente all’energia universale.

Proprio questo approccio olistico fa sì che il Reiki sia in grado di risvegliare il potere di auto guarigione già insito nel nostro organismo. Noi tutti abbiamo dei blocchi fisici o psicologici da sciogliere, e attraverso questa tecnica possiamo sentire l’energia fluire nuovamente nel corpo e agire anche a livello emozionale. Ciò si traduce in un rinnovato (e duraturo) benessere mentale, fisico e spirituale.

Reiki - imposizione delle mani
Reiki: l’imposizione delle mani

Come si pratica il Reiki

Inizialmente, come accade per qualsiasi pratica nuova che non si conosce bene, può subentrare qualche timore nel sottoporsi ad un trattamento Reiki. La seduta vera e propria in genere viene sempre preceduta da un colloquio con il terapeuta, che verrà messo al corrente dello stato di salute e di eventuali patologie del paziente, oltre che dello stato emozionale che lo contraddistingue in quel determinato momento.

Dopo il colloquio conoscitivo iniziale, il soggetto viene fatto sdraiare su un lettino da massaggio o su un materassino basso, lasciando i vestiti indosso e togliendo solo le scarpe e qualunque oggetto metallico (bracciali, anelli, orologio, ecc.). Durante il trattamento bisogna rilassarsi e chiudere gli occhi per entrare con più facilità nel proprio mondo interiore. Il trattamento Reiki va eseguito in un ambiente tranquillo, con una musica rilassante di sottofondo e una luce diffusa (ad esempio quella proveniente da una lampada di sale o da alcune candele). L’ambiente circostante può essere profumato con un incenso. Il terapeuta comincia con l’apporre le mani all’altezza della testa appoggiando contemporaneamente le mani sul proprio cuore: questa è la c.d. centratura del cuore con cui si apre il trattamento.

massagen_reiki

Successivamente il terapeuta Reiki passerà le mani dalla testa ai piedi senza neppure sfiorare la persona sottoposta al trattamento (questa operazione prende il nome di “accarezzamento dell’aura”). In questo modo il terapeuta riesce a capire quali punti del corpo devono essere trattati più approfonditamente perché carenti di energia o, al contrario, sovraccarichi. Dopo di che il terapeuta, a sua discrezione, decide di applicare al soggetto un trattamento Reiki di primo o secondo livello. In base all’impostazione della scuola frequentata dal terapeuta e al caso particolare che si trova di fronte può cambiare la successione dei punti da trattare e il percorso del trattamento, che però procede sempre da capo a piedi e mai al contrario. Il terapeuta raccomanderà al soggetto sottoposto alla seduta di eliminare le scorie attraverso le urine, di bere un bicchiere di acqua e di trascorrere il resto della giornata in uno stato di tranquillità e rilassamento.

I benefici

I trattamenti Reiki apportano diversi benefici non solo sul piano fisico, ma anche psicologico ed emozionale. Dal punto di vista fisico, il Reiki ha dimostrato la sua efficacia per la cura di alcuni disturbi come traumi, ustioni, punture di insetto, ed anche nella remissione di alcune patologie più severe. Sul piano specificamente emozionale, il Reiki si pone l’obiettivo di riequilibrare l’energia vitale nell’organismo e garantire una maggiore serenità interiore per affrontare le situazioni della vita. Il Reiki può benissimo essere abbinato ad altre tecniche olistiche (come lo Yoga, l’ipnosi regressiva, il Rebirthing) per essere ancora più efficace e incisivo.

Il Reiki e la autoguarigione

Caratteristiche del Reiki

Questa disciplina può essere facilmente praticata da chiunque, ecco quali sono i suoi elementi base:

  • Non vi sono controindicazioni ed effetti collaterali;
  • Ha una potente azione riequilibrante sia sul fisico che sulla mente;
  • I benefici sono immediatamente riscontrabili;
  • E’ facile da apprendere (bastano circa 12 ore di frequenza di un corso per diventare Operatori Reiki).

Il Reiki è strutturato in tre livelli, di cui il primo è quello fondamentale. E’ un metodo non invasivo, non comporta alcuna specifica predisposizione, è adatto a tutti senza eccezione di condizione fisica ed età.

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Ipnosi regressiva: che cos’è e cosa cura https://cultura.biografieonline.it/ipnosi-regressiva/ https://cultura.biografieonline.it/ipnosi-regressiva/#comments Wed, 16 Dec 2015 16:26:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15956 “Scavare” nell’inconscio di un individuo per riportare alla luce traumi e situazioni appartenenti al passato ma che, in qualche modo, ancora condizionano la vita attuale: questo è lo scopo dell’ipnosi regressiva, una tecnica afferente alla psicoterapia che si rifà agli insegnamenti di Sigmund Freud e Otto Rank.

Ipnosi regressiva - Regressive Hypnosis
Ipnosi regressiva

Chi decide di sottoporsi ad una seduta di ipnosi regressiva desidera trovare le cause di problemi e conflitti irrisolti che continuano a disturbare la vita quotidiana, provocando malessere generale e l’insorgenza di determinate patologie. Con l’ipnosi regressiva il paziente ritorna fino all’infanzia e oltre, entrando in una dimensione di “trance ipnotica” nella quale può recuperare le cause dei disagi che sta vivendo nel presente.

Come viene praticata l’ipnosi regressiva

Oggi questa tecnica viene utilizzata da psichiatri e psicoterapeuti esperti soprattutto per curare casi di disagio psicologico. L’ipnosi regressiva, però, non è consigliata a tutti indistintamente: è il medico a decidere, dopo attente analisi e opportune valutazioni, se il paziente risulta idoneo ad essere sottoposto ad un ciclo di incontri di questo tipo. Si stima, ad esempio, che per il 20% dei pazienti che si sottopongono a psicoterapia l’ipnosi regressiva non sia adatta.

In genere le sedute vengono scandite ogni quindici giorni e sono previste diverse fasi di ipnosi. Nella prima il paziente viene accompagnato nel percorso di trance attraverso la voce, mezzi visivi o alcuni tipi di suoni. Uno degli obiettivi di questa tecnica è di aiutare il paziente a compiere serenamente la sua strada evolutiva, superando eventuali ostacoli come stati di ansia, depressione, attacchi di panico. L’ipnosi regressiva risulta particolarmente efficace anche per curare ossessioni e disturbi alimentari.

Ipnosi regressiva

Con l’ipnosi regressiva lo psicoterapeuta non ha la pretesa di conoscere e risolvere tutto il karma (vita precedente) del paziente, poiché ovviamente sarebbe impossibile, ma si prefigge lo scopo di far recuperare al soggetto le risorse spirituali e biologiche per la sua corretta evoluzione personale.

L’ipnosi regressiva deve essere praticata individualmente, non sono ammessi incontri di gruppo. E’ consigliabile non lasciarsi guidare da Cd o audiovisivi nel percorso di auto regressione, poiché potrebbero verificarsi pericolosi episodi di scompenso. Ad esempio, è meglio evitare questa pratica sui soggetti psicotici che già normalmente soffrono di alterazioni dello stato di coscienza.

Cosa cura

Alla fine del 1800 Freud usava l’ipnosi per la cura dei pazienti psichiatrici. Successivamente Milton Erickson, considerato il fautore della moderna ipnosi, applicò tale pratica prima su se stesso e poi sui pazienti, per accedere alla capacità naturale di apprendere e guarire.

Le applicazioni dell’ipnosi regressiva sono molteplici: vanno dalla psicoterapia psicosomatica (allergie, asma, obesità, cefalea, tabagismo, insonnia, disturbi gastrointestinali, ipertensione arteriosa) fino al controllo del dolore, alla sessuologia e alla preparazione delle donne al parto.

Molto diffuse e praticate dai medici sono anche le “tecniche immaginative” che, tramite l’utilizzo di immagini simboliche e reali possono essere di valido aiuto in caso di forme ossessive e crisi depressive.

cervello

Cosa succede nella mente

L’ipnosi è da considerarsi uno stato coscienziale cui si associano modificazioni a livello del sistema nervoso centrale e periferico. Tale stato fisiologico naturale, non ha nulla a che fare con la perdita di controllo. Lo stato di ipnosi segna l’ingresso del cervello in una dimensione che differisce dalla veglia e si caratterizza per lo spegnimento di alcune aree e dall’accensione di altre.

Alcuni marcatori precisi, primi fra tutti le onde cerebrali, mettono in evidenza questo stato particolare della coscienza.

Ipnosi regressiva e controindicazioni

Attraverso l’ipnosi regressiva è possibile conoscere particolari o aspetti del futuro che non si desiderano ascoltare: per questo motivo è bene avvicinarsi all’ipnosi solo se si è realmente sicuri di sopportare eventuali sgradevoli informazioni. A questo aspetto presta grande attenzione il terapeuta, che utilizza l’ipnosi per portare alla memoria e alla coscienza episodi significativi.

intelligenza

Al paziente che si sottopone alla seduta, spetta mettere insieme i ricordi di esistenze diverse, per confrontarli con quella attuale e scoprire analogie. Quando la rievocazione porta anche il ricordo di vite precedenti, la tecnica è efficace solo per chi crede nella reincarnazione. Ecco perché l’ipnosi è piuttosto controversa e il dibattito tra gli addetti ai lavori è tuttora aperto.

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Tai Chi: che cos’è e quali sono i benefici https://cultura.biografieonline.it/tai-chi/ https://cultura.biografieonline.it/tai-chi/#comments Fri, 04 Dec 2015 18:16:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15838 Del Tai Chi (detto anche Tai-Chi Chuan) non è facile fornire una definizione unica. Si tratta di una “ginnastica particolare” caratterizzata da movimenti lenti e morbidi, molto simile ad una danza. Da alcuni viene anche definito “Yoga cinese” e considerato una sorta di meditazione in movimento. D’altro canto, c’è chi lo assimila ad un’arte marziale perché i movimenti eseguiti sono simili a quelli che si praticano durante lo svolgimento di una pratica di questo tipo.

Tai Chi
Quando possibile è bene praticare il Tai-Chi all’aperto

Il Tai Chi è un’antica disciplina nata in Cina all’incirca mille anni fa e consiste in un insieme di gesti lenti, fluidi, ampi, che servono a migliorare e potenziare il Qi (energia vitale) presente in ognuno di noi.

L’energia vitale viene fatta circolare attraverso i singoli movimenti abbinati ad una corretta respirazione addominale: ne deriva, oltre ad una sensazione di rilassamento e calma interiore, anche una maggiore concentrazione ed uno scioglimento delle contratture provocate dallo stress.

La respirazione

Praticando regolarmente il Tai Chi è possibile sviluppare una respirazione controllata e più lenta che va ad ossigenare la parte bassa dei polmoni che in genere tende ad essere poco coinvolta dal processo respiratorio. Presi dalla vita frenetica, solo pochi di noi prestano davvero attenzione al respiro durante la giornata. Questa respirazione richiede un esercizio costante, ma i benefici sono immediati e duraturi ed influiscono sull’intero stato di salute dell’organismo.

In cosa consiste il Tai-Chi

Inizialmente nacque come sistema di autodifesa, in seguito il Tai Chi (il cui significato letterale è “suprema arte di combattimento”) è diventato sempre di più una forma di esercizio adatta a tutti e che mira al raggiungimento della salute e del benessere.

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La tecnica del Tai Chi presuppone la pratica della cosiddetta “Forma”, una serie di movimenti circolari e svolti con lentezza che mimano una danza e che vanno eseguiti silenziosamente e senza alcuna interruzione. Tali esercizi possono essere svolti anche con l’ausilio di armi specifiche oppure in coppia.

Tai-Chi - ragazze asiatiche

La pratica costante della “Forma” agisce sulla postura del corpo, rendendolo più morbido ed armonioso ed eliminando contratture e rigidità. Inoltre questi movimenti lenti, circolari e delicati hanno un effetto benefico sulla circolazione sanguigna e sull’intero sistema nervoso. La Forma stimola il fluire dell’energia vitale e quindi contribuisce a ristabilire l’equilibrio tra il corpo e la mente. In questo senso appunto il Tai Chi è da considerarsi a tutti gli effetti una disciplina olistica.

I principi del Tai Chi

Il Tai Chi è regolato da una vera e propria filosofia, poiché si basa sui principi base della longevità e della salute. In particolare, la longevità è considerata un valore universale che vale per tutti, e non solo per le persone anziane. L’obiettivo di vivere in buona salute e a lungo deve essere perseguito da tutti, anche dai bambini in tenera età. Per conseguire tali risultati secondo gli antichi Cinesi, fautori di tale disciplina, è importante che i bambini siano istruiti fin da piccoli a questa e altre pratiche benefiche.

La Forma breve

I benefici del Tai Chi

Si può praticare il Tai-Chi a tutte le età, non vi sono controindicazioni, a condizione che si versi in un stato di salute complessivamente buono. La pratica del Tai Chi può essere integrata con altre tecniche della medicina tradizionale cinese per la cura di alcune patologie.

Per ottenere i benefici del Tai Chi bisogna però “avere disciplina, pazienza e perseveranza”: queste le qualità che insegnano i maestri ai loro allievi. Per salvaguardare il benessere psicofisico può essere utile, ad esempio, abbinare la pratica costante e regolare del Tai-Chi ad altre tecniche come il massaggio e l’agopuntura, anch’esse in grado di sbloccare eventuali blocchi energetici (che sono la causa di problemi sia fisici che psicologici).
Per chi si trova in un periodo difficile la pratica del Tai Chi può essere di aiuto ad aprirsi agli altri e al mondo circostante.

Gli esercizi di Tai-Chi rafforzano il cervello e rischiarano la mente, spesso ottenebrata da troppi pensieri inutili e negativi. I maggiori benefici di questa pratica si hanno sul sistema nervoso e su quello cardiovascolare (per la prevenzione di patologie cardiache e cardiovascolari).

Dove praticare il Tai Chi

In alcune città è frequente incontrare nei parchi o in altri luoghi all’aria aperta gruppi di persone che praticano il Tai Chi. Di sicuro la pratica all’aria aperta è consigliata, anche se durante l’inverno è inevitabile proseguire l’allenamento in palestra o centri specifici.

Michelle Obama - Tai Chi
Anche la first lady USA Michelle Obama è attratta dalla pratica del Tai-Chi

In Cina questa disciplina è molto diffusa, sia tra i giovani che tra gli anziani. In Italia esistono diverse scuole e centri di ricerca, a Nord e Sud Italia, cui rivolgersi per poter frequentare un corso guidato da un Maestro esperto della disciplina.

Se si è alle prime armi, meglio affidarsi ad un centro che sia collaudato e che sia affidabile. Anche procurarsi un buon manuale illustrato può essere un ottimo modo per cominciare a praticare, seguendo gli esercizi anche senza la guida di un Maestro.

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Training autogeno: che cos’è e quali benefici comporta https://cultura.biografieonline.it/training-autogeno/ https://cultura.biografieonline.it/training-autogeno/#comments Wed, 02 Dec 2015 16:36:54 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15730 Elaborato e messo a punto da Johannes Heinrich Schultz, lo studioso berlinese considerato il fondatore di questo metodo, il Training autogeno è diffuso e conosciuto in tutto il mondo. Si tratta di una tecnica di rilassamento, un metodo che aiuta a migliorare il rapporto con se stessi, favorendo la concentrazione della mente e alleviando i disagi di tipo psicosomatico. Ufficialmente si ritiene che il training autogeno sia nato nell’anno 1932, quando sono stati pubblicati i risultati di uno studio condotto da Schultz nel volume intitolato “Das autogene training”.

Training Autogeno
Training Autogeno

Nel libro, considerata l’opera fondante e riferimento per tutti coloro che hanno approfondito la tecnica, si legge come esistono veri e propri esercizi di allenamento che permettono, dopo una fase di addestramento, di ottenere benefici psicofisici evidenti.

I “livelli” del Training autogeno

Possiamo ben dire, quindi, che il training autogeno opera su tre livelli:

  1. a livello fisico (poiché si ottiene un miglioramento delle condizioni di salute in generale);
  2. a livello fisiologico (poiché agisce ripristinando l’equilibrio tra il sistema endocrino e quello nervoso, strettamente connessi);
  3. a livello psicologico (migliorando la percezione di alcuni vissuti e aiutando a gestire le emozioni negative).

Con il training autogeno si può intervenire su alcuni comuni disturbi psicosomatici (emozioni che interferiscono sulle funzioni del corpo, stati somatici che comportano la contrazione involontaria di muscoli), alleviandone le conseguenze o eliminandone gli effetti.

Das Autogene Training - libro
La copertina del libro “Das Autogene Training” di Johannes Heinrich Schultz

Attraverso gli esercizi del training autogeno è possibile inibire l’interferenza di alcuni ormoni, come l’adrenalina, che vengono prodotti in quantità maggiore nel sangue in condizioni di stress psico-fisico. Inoltre, attraverso alcuni esercizi specifici, si può arrivare a gestire la respirazione, acquisendo una maggiore consapevolezza dell’atto respiratorio e della sua importanza sulla mente.

Partendo dal significato etimologico delle parole, “training” sta per “allenamento”, “autos” significa “da sé”, mentre “genos” ha il significato di “si genera”. La stessa denominazione di tale metodo basta a definirne gli obiettivi: chi si sottopone al training autogeno è in grado di allenarsi da sé al rilassamento, grazie all’acquisizione di una autonoma capacità di “autosuggestione”. I primi tempi, però, può essere utile la guida di un esperto.

Training autogeno - gruppo
Il Training autogeno si può praticare anche in gruppo, con l’ausilio e la guida di una persona esperta.

 

Principi fondamentali ed esercizi

La tecnica del training autogeno si basa sul principio di apprendimento psicologico denominato “condizionamento classico”. In pratica, consiste nel fatto che, ripetendo gli esercizi, si può associare una formula o un esercizio mentale ad uno stato fisiologico e psicologico (risposta incondizionata). In seguito all’apprendimento di specifiche tecniche di autosuggestione e concentrazione quella risposta potrà diventare “condizionata”.

Durante l’allenamento intervengono altri importanti processi di tipo neuropsicologico che provocano un vero e proprio cambiamento psicofisico. Volendo tradurre questa affermazione con un esempio pratico, allenandosi ad immaginare l’acqua calda che scorre sul nostro corpo questo sarà capace di avere risposte fisiologiche simili a quelle che lo stimolo produrrebbe nella realtà (irrorazione del sangue sulla parte del corpo, aumento della temperatura corporea).

Con il training autogeno, anche in assenza di stimoli concreti, si possono percepire sensazioni fisiche attraverso la rievocazione di immagini mentali. E’ chiaro che, per ottenere questo, ci vuole costanza nella pratica e molta concentrazione.

Altro principio che in genere viene applicato nella fase di allenamento prevista dal training autogeno è l’ideoplasia, che consiste nella capacità di produrre micromovimenti attraverso l’attività mentale di immaginazione. Questo principio si applica quotidianamente con la comunicazione non verbale. Con questa tecnica si possono tenere sotto controllo con la mente i singoli movimenti muscolari. Tra gli esercizi di base previsti nel training autogeno vi è “l’esercizio della pesantezza”, quello “ della calma” e quello “del calore”. Li spieghiamo qui uno alla volta.

Pesantezza

Praticando l’esercizio della pesantezza si possono risolvere disturbi fisici di natura psicosomatica, come  crampi e dolori. L’esercizio in questione mira infatti al raggiungimento di uno stato generale di rilassamento attraverso lo scioglimento di tensioni muscolari spesso provocate dall’accumulo di stress. Tale esercizio è senz’altro utile per combattere l’insonnia, risolvere problematiche del dolore come le cefalee muscolo-tensive e le vertigini.

Calma

L’esercizio della calma consiste nel mettere da parte qualsiasi pensiero e raggiungere lo stato iniziale di “calma”. Esso serve per il corretto svolgimento di tutti gli altri esercizi. In questo esercizio la concentrazione è essenziale per imparare a controllare e convogliare le energie mentali che tendono sempre a disperdersi. Praticando costantemente questo esercizio si riesce a tenere sotto controllo l’ansia.

Calore

Con l’esercizio del calore si potenzia l’effetto positivo del rilassamento ottenuto, e si accresce anche la mobilità muscolare. Si tratta di un esercizio utile per tutti coloro che hanno problemi e disturbi di tipo circolatorio. E lo si può utilizzare per “riscaldare” i muscoli  prima di intraprendere uno sforzo fisico.

Altri esercizi da praticare sono: quello “del respiro”, quello “del cuore”, quello della “fronte fresca”, quello “del plesso solare”. Quest’ultimo, ad esempio, coinvolge gli organi interni del corpo: fegato, pancreas, rene e surrene, milza.

Settori di applicazione del Training autogeno

Sono numerose le possibilità applicative di un metodo come il training autogeno. Pur nascendo nell’ambito del settore psicologico e psicosomatico, in seguito questa tecnica ha raggiunto anche altri settori di applicazione. Oggi uno dei campi in cui il training autogeno è notevolmente diffuso è quello dello sport. In particolare nella preparazione mentale degli atleti e per intere squadre sportive (sci, tennis, scherma, calcio, basket).

Altro campo di applicazione del training autogeno attualmente è nella Psicologia del lavoro. Anche nel settore dell’educazione infantile questa tecnica sta prendendo piede, soprattutto per affrontare problematiche legate allo sviluppo.

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Riflessologia plantare: che cos’è e quali sono i benefici https://cultura.biografieonline.it/riflessologia-plantare/ https://cultura.biografieonline.it/riflessologia-plantare/#respond Wed, 02 Dec 2015 13:52:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15716 Una disciplina antica di circa 5000 anni praticata già in India, Egitto, Perù e Cina: la terapia delle “zone riflesse” è arrivata fino a noi diventando la Riflessologia plantare moderna che conosciamo oggi. L’otorinolaringoiatra americano William Fitzgerald, nel 1902, sperimentò per la prima volta su alcuni pazienti le conseguenze benefiche della pressione su determinate zone del corpo umano. In particolare, i suoi esperimenti si focalizzarono sui piedi, che sono ricchi di terminazioni nervose.

Riflessologia del piede

Sulla pianta dei piedi, infatti, si trovano punti sensibili alla pressione che rimandano direttamente ad altri organi del corpo. Fitzgerald può quindi essere considerato, a tutti gli effetti, il fautore della moderna riflessologia plantare. Secondo tale disciplina la struttura corporea dell’uomo può essere paragonata alla sagoma di un albero, il cui tronco è la colonna vertebrale, la radici sono fornite dai piedi e le foglie rappresentano il volto. Le estremità dei piedi sono importanti perché reggono l’intera struttura e quindi è necessario che siano il più possibile stabili e sani.

Principi fondamentali della Riflessologia plantare

La disciplina della Riflessologia plantare si basa su alcuni principi che bisogna conoscere e applicare.

  • Unità: ogni organo è capace di riflettere l’intero organismo. In particolare, ci sono parti del corpo (mani, piedi, orecchie e viso) in cui si concentra un gran numero di terminazioni nervose in grado di riflettere tutti gli organi del corpo;
  • Riflesso: ogni risposta del corpo è la conseguenza di uno stimolo che, partendo da un punto specifico presente sulla mano o sul piede, arriva al cervello oppure al midollo spinale. Da qui poi lo stimolo viene diretto ad un organo, muscolo o ghiandola;
  • Mappa: elaborata per la prima volta da Fitzgerald, in seguito ogni scuola ha realizzato una mappa con proprie caratteristiche ed elementi differenti rispetto all’originale. Comunque, tutte concordano sui punti fondamentali e la visione dei piedi in generale;
  • Osservazione: ogni paziente deve essere valutato attentamente in base al modo di camminare e muoversi, quindi in base alla sua postura. Il terapista presta attenzione soprattutto ai piedi, ne guarderà la forma, la posizione ed eventualmente le tensioni presenti;
  • Zone del corpo: per Fitzgerald il corpo è formato da tre zone orizzontali e 10 zone verticali. In base a tale divisione ha individuato i relativi punti riflessi.

Questi principi fondamentali furono inoltre studiati e approfonditi dalla fisioterapista Eunice Ingham, che realizzò una mappa dettagliata delle zone riflesse che possono essere localizzate sui piedi.

Riflessologia plantare: i punti dei piedi con l'indicazione delle corrispondenze degli organi e delle varie zone del corpo umano
Riflessologia plantare: i punti dei piedi con l’indicazione delle corrispondenze degli organi e delle varie zone del corpo umano

In cosa consiste la terapia riflessologica

Il terapista esperto in Riflessologia plantare divide in genere la seduta in tre momenti.

  1. Nel primo individua i punti dolenti e identifica le parti che devono essere sottoposte al trattamento.
  2. Successivamente effettua un trattamento che mira a riequilibrare i diversi organi.
  3. Infine esegue un trattamento più mirato e personalizzato sui punti che riflettono un maggior disequilibrio degli organi.

Il ciclo completo di riflessologia plantare prevede 10-12 sedute, ognuna delle quali dura all’incirca 45 minuti. Il terapista riflessologo esercita la pressione con il pollice, con il quale può sia premere che frizionare a seconda delle esigenze del paziente.

Anche se la pressione deve essere energica non deve mai provocare eccessivo fastidio o dolore nel paziente. Le sedute di riflessologia vanno evitate se sono in corso infiammazioni o nel caso in cui il soggetto che vi si sottopone ha la febbre. Non vi è alcuna controindicazione nel sottoporre i bambini alle sedute, anche se queste avranno una durata inferiore a quelle degli adulti.

I benefici della Riflessologia plantare

La riflessologia plantare è un rimedio naturale adatto a tutti. Esistono controindicazioni ai trattamenti solo in alcuni casi particolari: gravidanza (i primi tre mesi di gestazione), infezioni con presenza di febbre alta, malattie cutanee contagiose localizzate ai piedi, utilizzo di psicofarmaci o medicinali ansiolitici, predisposizione alla trombosi.

Massaggio ai piedi

I benefici di questa terapia sono molteplici, vediamo qualche esempio pratico.

Sottoporsi ai trattamenti di riflessologia plantare in caso di disturbi dell’apparato digerente può rivelarsi utile: stitichezza cronica, colite, gastrite. Altrettanto efficaci i risultati in caso di dolori articolari e muscolari come sciatica, mal di schiena, lombalgia, cervicale.

La riflessologia plantare si è rivelata un ottimo rimedio anche in caso di mal di testa, nevralgie, labirintite, ma anche caduta dei capelli, dimagrimento, ritenzione idrica, cellulite.

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Ognuno di noi può provare su se stesso i benefici di questa terapia, praticando un auto massaggio giornaliero, soprattutto quando i piedi sono doloranti in alcuni punti in particolare.
Si tratta di un segnale da “leggere”, in quanto l’organismo ci sta comunicando che non si trova in uno stato di equilibrio e benessere. La riflessologia plantare è una terapia alternativa che non prevede alcun effetto collaterale e non richiede l’utilizzo di alcun farmaco.

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