Cubismo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 23 Sep 2024 16:09:54 +0000 it-IT hourly 1 Testa bianca e rosa: analisi del quadro cubista di Matisse https://cultura.biografieonline.it/testa-bianca-e-rosa-matisse/ https://cultura.biografieonline.it/testa-bianca-e-rosa-matisse/#respond Thu, 06 Jun 2024 14:05:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19699 Sono gli anni della prima guerra mondiale quando Henri Matisse decide di cambiare radicalmente il suo stile e di far acquistare importanza primaria alla geometria, facendo diventare la tavolozza cupa, usando colori dal verde al grigio, al viola e al nero. In questo periodo, nel 1914, realizza l’olio su tela, di centimetri 75 x 47, dal titolo “Testa bianca e rosa“, custodita al Centre Georges Pompidou di Parigi.

Testa bianca e rosa - Matisse - Tête blanche et rose - White and rose head
Testa bianca e rosa (Matisse, 1914)

Matisse e gli altri artisti

È il periodo in cui Matisse cerca di arruolarsi, di partire con i suoi amici Camoin e Puy. Richiesta che viene rifiutata. Da qui si trasferisce con la famiglia a Tolosa, poi a Collioure, ed è qui che entra in contatto con Juan Gris, un artista madrileno che, insieme a Georges Braque e Pablo Picasso, aveva contribuito alla nascita del Cubismo.

Qui Matisse ritrova altresì alcuni amici fauves. In più, l’artista frequenta il futurista Gino Severini. Insomma, si tratta di incontri che influiscono sulla sua arte di questi anni, che si appiattisce in forme geometriche.

Matisse e il Cubismo

Il cubismo viene fatto risalire proprio ad un’osservazione di Matisse fatta davanti al dipinto, “L’Estaque“, di Georges Braque esposto al Salon d’Automne. E’ così che la frase “piccoli cubi” di Matisse viene riportata dal critico d’arte Louis Vauxcelles, che per primo utilizza il termine cubismo, per indicare quel movimento artistico d’avanguardia nato a Parigi intorno al 1907.

Nelle opere cubiste il soggetto è spezzato, viene analizzato e poi assemblato in forma astratta. Viene a formarsi un ambiguo spazio vuoto, che caratterizza appunto questo movimento artistico.

Il quadro Testa bianca e rosa (Tête blanche et rose)

In questo contesto nasce quest’opera di Matisse, “Testa bianca e rosa”. La figura rappresenta il ritratto della prima figlia Marguerite, quasi astratto, che il pittore realizza a Parigi nel 1914, nel suo studio di Quai Sanint-Michel.

Il dipinto è caratterizzato da questo volto geometrizzato, dai tratti neri, con il viso colorato a metà. Una parte è colorata di rosa, mentre l’altra parte è bianca. Al collo della donna c’è una collana con ciondolo, il collo è grigio, e si intravede dalla scollatura della camicia a righe rosa e viola.

Con l’avvento della guerra, anche l’arte di Matisse assume una piega malinconica, carica di dolore. Sono anni molto tristi per il pittore, che si sente in colpa per non aver partecipato attivamente, combattendo al fronte.

L’artista francese è lontano dalla famiglia, continua uno studio attento del cubismo di Juan Gris e Pablo Picasso, che trasforma in creazioni schematiche dalle forme geometriche, dall’uso di colori scuri. Il nero diventa talmente carico da conferire alla tela una luce vibrante.

L’evoluzione di Matisse

È il periodo questo che lo porta a dipingere quasi sempre sua moglie Amelie e sua figlia Marguerite. Poi nel 1916 incontra l’italiana Lorette, che inizia a considerare sua musa ispiratrice. Un incontro che si rivela positivo. E’ il momento in cui Matisse è alla ricerca di se stesso, di un nuovo stile e una nuova personalità.

Il pittore non si riconosce più nel fauvismo che aveva inventato, né nel cubismo a cui si era avvicinato e neppure nella passione che lo legava a Van Gogh. Sono mesi di grande turbamento, che tuttavia si risolvono grazie all’incontro con la modella italiana, anche se inizialmente il rapporto di lavoro si rivela traumatico. Pian piano si passa a livelli di armonizzazione lasciando spazio ad imposizioni dolci.

Nel biennio 1915–1917 Matisse ricomincia a raffigurare ciò che aveva osservato durante il viaggio in Marocco: le Odalische, per esempio.

Descrizione e analisi sintetiche per punti

Descrizione

  • Il dipinto raffigura la testa di una donna, con il viso diviso in due metà: il lato sinistro è bianco, mentre il lato destro è rosa.
  • Le forme del viso sono semplificate e geometriche, con linee curve e spigolose che definiscono i lineamenti.
  • I colori sono piatti e non mescolati, creando un effetto di contrasto intenso tra il bianco e il rosa.
  • Lo sfondo è neutro e non ha dettagli, concentrando l’attenzione sul viso della donna.

Analisi

  • Influenze del cubismo: Testa bianca e rosa mostra l’influenza del cubismo, un movimento artistico che si sviluppò all’inizio del XX secolo. I cubisti frammentavano le forme degli oggetti in piani geometrici, rifiutando la prospettiva tradizionale. In questo dipinto, Matisse scompone il viso della donna in forme semplici e geometriche, creando un effetto di astrazione.
  • Uso del colore: Il colore gioca un ruolo fondamentale in Testa bianca e rosa. Il contrasto tra il bianco e il rosa è audace e vibrante, creando un senso di energia e movimento. I colori piatti e non mescolati accentuano l’effetto di astrazione del dipinto.
  • Espressione: L’espressione del viso della donna è ambigua. Può essere interpretata come serena, meditativa o addirittura ansiosa. L’assenza di dettagli nello sfondo contribuisce a questa ambiguità, lasciando all’osservatore la libertà di interpretare l’opera.
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Les Demoiselles d’Avignon, celebre quadro di Picasso (Le Damigelle di Avignone) https://cultura.biografieonline.it/picasso-demoiselles-d-avignon/ https://cultura.biografieonline.it/picasso-demoiselles-d-avignon/#comments Wed, 30 Aug 2023 10:37:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5814 Les Demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso è stato realizzato nel 1907. E’ un olio su tela che misura 243,9 x 233,7 cm ed è attualmente esposto a New York nel Museum of Modern Art. La realizzazione di questo dipinto costituì un percorso complesso e faticoso  per Picasso, che passò diversi mesi a preparare schizzi e progetti prima della realizzazione definitiva.

Les Demoiselles d’Avignon
Un dettaglio del quadro di Picasso “Les Demoiselles d’Avignon” (1907)

Il circolo di artisti e collezionisti che Picasso frequentava in quegli anni fu molto critico nei confronti dell’opera e di un tipo di pittura che non riusciva a comprendere. Ben diversa sarà l’analisi successiva: si tratta di una delle sue opere più famose perché dà inizio al suo periodo cubista.

Les Demoiselles d’Avignon (Le Damigelle di Avignone): analisi dell’opera

Il soggetto centrale dell’opera è la rievocazione di un bordello barcellonese e tale rievocazione non cambia nelle realizzazioni successive. Osservando il quadro, si vedono cinque figure femminili nude e in parte avvolte da teli o lembi di abiti. Inizialmente doveva esserci anche un uomo e un giovane, che scostando la tela si sarebbe trovato di fronte a questa scena. Entrambi questi soggetti sono scomparsi nelle realizzazioni successive.

Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon
Les Demoiselles d’Avignon, il quadro di Picasso che dà origine al Cubismo

In seguito Picasso trasforma il quadro in una composizione in cui le forme si incastrano fra loro, costituendo una visione in cui le donne assumono pose scomposte, senza spazio e senza soluzione di continuità nell’osservazione dell’opera.

I volti delle due donne poste a destra richiamano la scultura africana di cui l’autore era un appassionato studioso, anche se l’impostazione del volto della donna seduta a destra e in basso, il cui volto è posto alla rovescia, evoca anche i dipinti egizi.

Tuttavia l’elemento più importante del quadro riguarda la rappresentazione geometrica in cui i corpi, le forme e gli oggetti rappresentati appaiono in una visione unica, una sorta di condensazione di tutti i punti di vista che Picasso utilizza per inquadrare un soggetto.

Non c’è sfondo nell’opera “Les Demoiselles d’Avignon“, tutto rimane come in bilico, sembra quasi che si stia per rovesciare addosso allo spettatore e la sensazione visiva che se ne trae è di assoluta impermeabilità del quadro, nulla passa, non c’è uno spazio in cui riposare l’occhio, ecco quindi la visione dello spettatore è come quella dell’artista: totalizzante.

Analisi dell’opera e commento video

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Ritratto di Ambroise Vollard, storia e analisi dell’opera di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/ritratto-ambroise-vollard-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/ritratto-ambroise-vollard-picasso/#comments Wed, 29 Jul 2020 14:19:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29859 Il dipinto che analizziamo in questo articolo è il Ritratto di Ambroise Vollard, realizzato da Picasso nel 1909. Ambroise Vollard fu un abile e intelligente mercante d’arte. Fu amico degli artisti più influenti del primo ‘900. Ebbe modo di conoscere Pablo Picasso quando ancora il pittore spagnolo incominciava a farsi conoscere a Parigi. Nel 1901 Vollard decise di realizzare una mostra con settantacinque opere di Picasso. In seguito, la collaborazione fra i due proseguì. Nel 1909 Picasso realizzò un ritratto dell’amico mercante d’arte: il Ritratto di Ambroise Vollard.

Ritratto di Ambroise Vollard, quadro di Picasso (portrait)
Ritratto di Ambroise Vollard, quadro di Picasso

Ritratto di Ambroise Vollard, analisi dell’opera

Si tratta di uno dei primi ritratti realizzati da Picasso nel suo studio di Rue de Clichy a Parigi, dopo che aveva deciso di trasferirsi definitivamente nella capitale francese. L’opera è un esempio palese del periodo del Cubismo analitico.

E’ interessante osservare come già in questo ritratto appaiano le tracce di una complessità che renderanno il Cubismo sempre più ermetico e di difficile comprensione visiva.

Questo ritratto si scompone in un intricato sistema geometrico che ingloba quasi facendolo scomparire il corpo e parte del busto di Ambroise Vollard. Il volto invece è riconoscibile malgrado la tecnica del cubismo. Il soggetto appare con tutta la sua imponenza.

Naso grosso, fronte alta, barba e baffi contraddistinguono il soggetto, anche se alcuni amici di Vollard, dopo aver visto il ritratto dichiararono di non riuscire a riconoscere l’amico.

Il ritratto di Ambroise Vollard sembra emergere dalla confusione delle forme cubiste con colori caldi e chiari che permettono una visione trascendentale: è come se l’uomo, che ha gli occhi chiusi, emergesse da un’altra dimensione.

Curiosamente, quando il dipinto fu mostrato al pubblico, fu una bambina, figlia di amici di Vollard a riconoscere l’uomo. Forse non significa nulla ma si po’ anche immaginare che proprio la mente di un bimbo avesse la forza, al di là dei pregiudizi, per vedere e intuire le forme del volto del soggetto nell’intricato sistema geometrico del cubismo.

Picasso nei suoi quadri cubisti sembra seguisse una sorta di percorso giocoso in cui lasciava tracce visibili di un soggetto o di un oggetto in mezzo ad elementi più scomposti. In tal modo permetteva al fruitore dell’opera di seguire un percorso di comprensione che gli permettesse di comprendere il contenuto.

Data dell’opera

1909-1910

Tecnica

Olio su tela

Misure

cm 92 x 65

Dove è possibile ammirare il dipinto

Museo Puškin, Mosca (Russia)

Analisi dell’opera con commento video

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Ritratto di Gertrude Stein, analisi del quadro di Picasso https://cultura.biografieonline.it/gertrude-stein-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/gertrude-stein-picasso/#comments Sat, 27 Jun 2020 13:12:58 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29728 Nel 1905 Pablo Picasso realizzò il ritratto di Gertrude Stein, una sua cara amica e mecenate. La Stein, insieme al fratello Leo, si trasferirono a Parigi nel 1902, dove Gertrude visse fino alla morte, avvenuta nel 1946.

Ritratto di Gertrude Stein (1905, Pablo Picasso)
Ritratto di Gertrude Stein (1905, Pablo Picasso)

Tecnica

Olio su tela.

Dimensioni

99,6 × 81,3 centimetri.

Ubicazione

Metropolitan Museum of Art, New York City (Stati Uniti d’America).

Gertrude Stein, Leo Stein e l’arte

Gertrude nacque ad Allegheny (Pennsylvania, USA) il 3 febbraio 1874; visse perlopiù in Francia: morì a Neuilly-sur-Seine, 27 luglio 1946, all’età di 72 anni. Fu scrittrice e poetessa; insieme al fratello Leo Stein furono due famosi collezionisti di opere d’arte; in Francia instaurarono amicizie con pittori emergenti, che stavano iniziando la loro carriera artistica. Tra questi sono inclusi Picasso, Derain, Matisse e Braque.

I due fratelli, grazie ad una rendita annuale, riuscirono a realizzare una collezione ricca e interessante.

Il sabato era il giorno in cui Gertrude Stein e la sua compagna Alice B. Toklas, incontravano pittori e scrittori per passare una serata assieme, discutere di arte e vivere la testimonianza di un periodo incredibile.

Gertrude Stein con Alice Babette Toklas
Gertrude Stein con Alice Babette Toklas: apertamente lesbiche, la loro relazione è una delle più celebri della storia LGBT.

Nel 1905 Picasso si trovava in Francia; egli conosceva bene Gertrude. Le propose quindi di realizzare un suo ritratto dal vivo, cosa assai rara per Picasso: il pittore spagnolo infatti non utilizzava quasi mai modelli, bensì dipingeva volti e persone solo usufruendo della sua straordinaria memoria visiva.

Ritratto di Gertrude Stein: storia dell’opera

La protagonista del quadro è una donna forte, intraprendente e diretta. Picasso rende la personalità della sua modella attraverso un realismo rispettoso, ma anche imperioso e classico, in cui il soggetto appare in tutta la sua forza visiva.

Gertrude Stein racconta nel suo libro su Picasso (pubblicato in Italia da Adelphi), che dovette posare più di ottanta volte perché il pittore fosse soddisfatto del risultato. E durante una di queste sedute, Pablo Picasso mostrò un’insofferenza notevole per il volto di Gertrude, tanto che ad un certo punto lo cancellò, ammettendo che non riusciva più a vederlo.

Il libro di Gertrude Stein su Picasso

Dopo alcuni mesi di studio e interventi sul dipinto, finalmente Picasso regalò l’opera alla Stein che lo appese nella sua casa, affinché gli amici potessero ammirarlo.

Gertrude con alle spalle il ritratto realizzato da Picasso
Gertrude nella sua casa con alle spalle il ritratto realizzato da Picasso

Critiche

Molte critiche al dipinto sottolineavano l’eccessiva severità del volto e il fatto che la Stein non assomigliasse per nulla al suo ritratto.

Picasso rispose, e confidò anche ad Alice Toklas, che prima o poi la modella sarebbe diventata come il ritratto. E così è stato.

Dopo la morte di Gertrude Stein, come da sue volontà, il quadro venne donato al Metropolitan Museum of Art di New York: quando il museo ricevette l’opera, il ritratto appariva molto somigliante alla sua proprietaria.

Descrizione del quadro

Osservando con calma e pazienza il dipinto, possiamo ammirare il modo in cui il pittore ha realizzato il volto di Gertrude Stein: severo, dai tratti accentuati e con gli occhi profondi e scuri che conferiscono al soggetto nobiltà, sicurezza e fierezza. Tali caratteristiche rendono il ritratto molto diverso dai ritratti precedenti di Picasso e testimoniano probabilmente la considerazione che il pittore aveva per la Stein.

Inoltre, l’atteggiamento della modella, la sua postura, i lineamenti squadrati del volto che ricordano l’interesse di Picasso per l’arte primitiva, sono in questo caso le premesse per il protocubismo di cui Les Demoiselles d’Avignon saranno l’opera più rappresentativa.

Ritratto di Gertrude Stein: analisi dell’opera e commento video

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Gustave Geffroy (quadro di Cézanne) https://cultura.biografieonline.it/gustave-geffroy-cezanne/ https://cultura.biografieonline.it/gustave-geffroy-cezanne/#respond Sat, 05 Mar 2016 09:47:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17252 Cézanne realizzò il dipinto intitolato Gustave Geffroy fra il 1895 e il 1896. Si tratta di un componimento ad olio su tela che misura 110x 89 cm. L’opera ha un importanza storica legata all’interessamento che suscitò sui cubisti. Pablo Picasso e Georges Braque rimasero affascinati dalle geometrie del quadro e dal modo in cui Paul Cézanne realizzò la postura angolare del modello.

Ritratto di Gustave Geffroy, di Cézanne
Ritratto di Gustave Geffroy, dipinto da Paul Cézanne – L’opera è esposta al Museo d’Orsay di Parigi

La persona ritratta è Gustave Geffroy, un critico appassionato dell’opera di Cézanne e che il pittore decise di ritrarre per ringraziarlo dell’attenzione che l’intellettuale gli aveva riservato.

Geffroy, infatti, aveva scritto diversi articoli sull’opera di Cézanne e tutti erano elogiativi. Aveva quindi contribuito a diffondere l’opera del pittore francese e Cézanne aveva deciso di ringraziarlo ritraendolo in un dipinto in cui potesse risaltarne la personalità.

Questa almeno pare fosse l’intenzione iniziale, perché man mano che il dipinto progrediva Cézanne cominciò a coltivare un certo odio per Gustave Geffroy, soprattutto per le sue posizioni religiose e per la differenza di opinioni che entrambi avevano sull’arte.

Ritratto di Gustave Geffroy: analisi del quadro

Se lo si osserva con attenzione si nota che il ritratto dell’uomo appare scialbo e impersonale, considerando che è al centro della tela e ricopre un ruolo da protagonista nel quadro.

E’ evidente, quindi, che il loro rapporto aveva preso una piega diversa e che Cézanne aveva deciso di esaltare solo alcune parti del corpo di Geffroy, come ad esempio le mani, modificando l’iniziale impostazione del corpo del critico d’arte. Proprio questo cambiamento nel rapporto fra artista e modello rende il quadro, oltre che interessante, anche divertente.

Perché possiamo leggere, osservandolo, il cambiamento di umore del pittore che ugualmente è riuscito a realizzare un dipinto notevole, il quale in seguito ha ricevuto diverse lodi e un’attenzione particolare, come detto, da parte dei maggiori esponenti del Cubismo.

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Natura morta con cipolle (Cézanne) https://cultura.biografieonline.it/cezanne-natura-morta-con-cipolla/ https://cultura.biografieonline.it/cezanne-natura-morta-con-cipolla/#comments Thu, 15 Jan 2015 13:17:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12790 La natura morta è un tema che attraversa tutta la carriera artistica di Paul Cézanne. Questo quadro, “Natura morta con cipolle rosse“, che è stato dipinto da Cézanne fra il 1896 e il 1898, è una delle rappresentazioni più interessanti, non solo del tema della natura morta ma anche della storia del Cubismo, perché è uno dei dipinti che più influenzò la nascita di questo movimento creato da Braque e Picasso.

Natura morta con cipolle (Paul Cézanne, 1896-1898)
Natura morta con cipolle rosse (Paul Cézanne, 1896-1898) • Olio su tela • Cm 66 x 82 • Museo d’Orsay, Parigi

Natura morta con cipolle: analisi del quadro

Cézanne ispirò i cubisti per il suo modo di dipingere la prospettiva. E infatti la prospettiva, uno degli aspetti fondamentali del Cubismo, viene rappresentata in modo diverso rispetto alle altre nature morte. Come si può osservare, la prospettiva del piano del tavolo è più sollevata rispetto alla posizione della bottiglia e del bordo orizzontale del mobile.

Inoltre, Cézanne studia e dipinge oggetti di uso quotidiano che diventano i protagonisti delle sue tele. E anche questo è un altro aspetto fondamentale del Cubismo: osservare e decostruire oggetti che appartengono alla vita di tutti i giorni. L’innovazione della prospettiva è una conseguenza dello studio dei quadri di Chardin, che Cézanne aveva studiato con molta attenzione; ma il motivo per cui questo dipinto ha attirato l’attenzione dei critici è stato lo studio del colore e del volume delle cose riprodotte.

Le cipolle, la bottiglia, il coltello, il bicchiere e il piatto, sono tutti oggetti utilizzati da Cézanne per sperimentare il volume, la forma e la profondità. Inoltre, la disposizione di questi oggetti di uso comune servono al pittore per misurare lo spazio e per studiare la luce che si posa sugli oggetti. Lo sguardo si concentra sugli oggetti ammassati sul tavolo, mentre il muro dietro al tavolo e alla bottiglia è vuoto. Aspetto questo non secondario, che cambia gli scenari delle precedenti nature morte.

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Il Cubismo https://cultura.biografieonline.it/cubismo-arte-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/cubismo-arte-riassunto/#comments Thu, 27 Nov 2014 17:28:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12549 Il Cubismo nacque nel 1907 grazie alla collaborazione artistica di Pablo Picasso e di George Braque. E’ stato uno dei movimenti artistici più significativi del XX secolo e ha avuto inizio con il famoso dipinto di Picasso “Les Demoiselles d’Avignon“.

Les Demoiselles d’Avignon
Les Demoiselles d’Avignon (celebre quadro di Picasso)

E’ interessante notare come questo quadro sia una notevole reinterpretazione dell’arte africana, dell’arte iberica e della pittura di Cézanne. Perché, sia l’arte africana che quella iberica, erano oggetto di studio da parte di Picasso, che le reinterpretava seguendo un proprio stile. Mentre la pittura di Cézanne, proprio nel 1907, divenne oggetto di ammirazione e di ispirazione per molti pittori, perché in quell’anno si tenne la sua più importante retrospettiva.

Pablo Picasso
Pablo Picasso

Les Demoiselles d’Avignon” è stato definito il primo quadro dell’arte moderna perché cambiava radicalmente i canoni estetici dell’epoca. I volti distorti come maschere delle ragazze ed i loro corpi spigolosi e piatti, scomposti nella loro profondità, ottennero un’enorme attenzione. Anche i colori scelti da Picasso, soprattutto il rosa e il blu, resero il quadro, da subito, molto famoso.

Il quadro attirò l’attenzione anche dei critici che lo trovarono innovativo. Picasso, infatti, aveva reso il quadro un rebus, nel senso che aveva quasi annullato la profondità delle figure, togliendo anche lo sfondo che appariva bidimensionale; inoltre aveva spezzato e disarticolato le figure femminili, stimolando nello spettatore il desiderio di ricostruire, guardando il dipinto da diverse angolazioni, la sua originaria composizione. Il tema è quello dello spazio e del modo in cui Picasso lo reinterpreta. Il contesto originario è quello di un bordello di Barcellona e da questo quadro iniziò l’avventura del Cubismo.

La nascita del termine Cubismo

Braque scelse di collaborare con Picasso, dopo aver visto questo quadro. E proprio grazie allo studio di “Les Demoiselles d’Avignon” decise di dipingere senza profondità. Il nome Cubismo, di cui entrambi furono i fondatori, nacque, però, dopo un esposizione di Braque a Parigi nel 1908. I suoi quadri potevano sembravano la composizione di molti cubi e per questo il critico d’arte Vauxcelles lo definì “cubismo“. E’ un termine riduttivo ma ha avuto molta fortuna.

Pablo Picasso
Pablo Picasso

Altre due definizioni riduttive, ma che sintetizzano bene due diversi periodi del Cubismo, sono:
il Cubismo analitico, che durò dal 1908 al 1914, ed il Cubismo sintetico che durò due anni, dal 1912 al 1913.

Il Cubismo analitico

Il Cubismo analitico abbandonò la riproduzione degli oggetti e professò la necessità di scomporre le linee e di eliminare la profondità e la prospettiva. Gli oggetti venivano riproposti incastrando linee e piani. Gli oggetti venivano così giustapposti e ricreati in una bidimensionalità che li trasformava, costringendo lo spettatore a ripensarli. Il soggetto o i soggetti dei quadri venivano, quindi, analizzati e riproposti in modo diverso. Il disegno degli oggetti poteva in un certo senso essere immaginato come una sovrapposizione di figure cubiche.

Georges Braque
Georges Braque

Il Cubismo sintetico

Il Cubismo sintetico, invece, rappresentò una sperimentazione della materia. Picasso e Braque proseguirono con la scomposizione delle figure ma per rappresentarle utilizzavano, oltre alla matita e ai colori, anche pezzi di carta colorata che manteneva la forma degli oggetti che gli artisti avevano deciso di rappresentare. Questo rendeva i quadri di più difficile comprensione e per questo motivo gli artisti vi ponevano degli indizi, come lettere o numeri, in modo tale da rendere più facile la comprensione del dipinto. In questo modo lo spettatore si trovava di fronte ad un rebus.

Georges Braque - Bottiglia e pesci - Bottle and fishes - 1910
Georges Braque: Bottiglia e pesci (1910)

Il Cubismo nell’arte

Il Cubismo non affascinò solo pittori ma anche scultori, che iniziarono a scolpire costruendo figure che dovevano essere rimontate intellettualmente dallo spettatore mentre venivano guardate da diversi punti di vista.

Altri artisti che abbracciarono il cubismo furono, Juan Gris, Albert Gleizes, Fernand Léger, Jean Metzinger e Raymond Duchamp-Villon.

Il Cubismo influenzò il Dadaismo, il Surrealismo e l’Astrattismo.

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Autoritratto con sette dita (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/#respond Tue, 02 Sep 2014 14:27:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11876 Autoritratto con sette dita” è un dipinto olio su tela realizzato tra il 1912 e il 1913 da Marc Chagall. Il quadro è attualmente conservato allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel seguente articolo andiamo a raccontare brevemente la genesi e la storia di questo quadro, insieme a un commento e a un’analisi dei simboli in esso contenuti.

Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers, 1912-1913)
Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers)

Autoritratto con sette dita: analisi

In questo dipinto si può intravedere uno Chagall sicuramente influenzato, in modo particolare, da due importanti correnti che dominavano in quegli anni la scena artistica parigina: il Fauvismo e il Cubismo. Il suo stile è davvero inconfondibile. Da una parte, Chagall accantona le convenzioni e dà libero sfogo alla propria immaginazione; dall’altra, utilizza il colore per non raffigurare solo la realtà, ma in verità le emozioni. Ciò che rappresenta meglio questo periodo è sicuramente il dipinto “Autoritratto con sette dita”, caratterizzato da elementi cubistici che si fondono insieme con simboli che rievocano le vecchie favole russe ed il paesaggio nativo, creando un’atmosfera a tratti fantastica e poetica. Chagall utilizza alcuni principi relativi alla rigorosa costruzione degli spazi, pur senza rinunciare alla sua vena immaginativa.

Autoritratto con sette dita: il quadro

Nel quadro “Autoritratto con sette dita” l’artista viene ritratto nel proprio studio a mezzobusto mentre è intento nel suo lavoro di sempre. Chagall è raffigurato con una tavolozza di colori sulla mano destra mentre è intento nella realizzazione di un dipinto che presenta un paesaggio vitebskiano. L’autoritratto è toccato dalla mano sinistra del pittore, che presenta ben sette dita visibili anziché cinque.

Le sette dita si ispirano probabilmente ai sette giorni della creazione, facendo probabilmente riferimento alle origini ebraiche del pittore; oppure, secondo una probabile teoria enunciata dallo studioso Sándor Kuthy, raffigurare la mano sinistra del pittore con le sette dita dipende probabilmente da una tipica espressione: in yiddish, Mit alle zibn finger (“Con tutte le sette dita”), che sta ad indicare l’energia dell’artista accumulata al termine di un lavoro. Sullo sfondo, infine, si intravede una finestra. Da lì si può ammirare il panorama dei tetti parigini con la Tour Eiffel che spicca sovrana. Il nome della capitale francese (Parigi), insieme con quello della capitale italiana (Roma), si trovano nel quadro in caratteri ebraici.

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Alla Russia, agli asini e agli altri (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-alla-russia-agli-asini-e-agli-altri/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-alla-russia-agli-asini-e-agli-altri/#respond Thu, 28 Aug 2014 14:45:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11835 Alla Russia, agli asini e agli altri” è, tra le opere di Chagall, quella che rappresenta al meglio il motto dell’artista dipingi con il cuore senza i condizionamenti della mente… solo così capiranno i tuoi sentimenti”. Il quadro è un olio su tela del 1911-1912, esposto al Musée National d’Art Moderne di Parigi – Francia.

Alla Russia, agli asini e agli altri - Celebre quadro di Chagall (To Russia, Donkeys and Others - A la Russie, aux ânes et aux autres)
Marc Chagall: Alla Russia, agli asini e agli altri (1911)

Alla Russia, agli asini e agli altri: il quadro

Proprio in quest’opera si identifica la sua arte visionaria carica di istanze divine legate all’infanzia, e dalla ossessionante allucinazione nostalgica di una Russia di inizio Novecento. Il linguaggio cubista percepibile nelle forme squadrate dei soggetti si fonde nel quadro con la libertà assoluta dell’espressione. Chagall simboleggia in questo quadro in modo irrazionale e fantasmagorico una realtà di vita quotidiana: la contadina con secchio e zoccoli, gli animali della vita, gli asini indispensabili alla quotidianità rurale, la chiesa con cupola.

Tutti sintetizzano la vita agreste della comunità ebraica di Russia, cui l’artista appartiene, in un connubio di materialismo e spiritualità. Ancora una volta, la tecnica a olio di Chagall ripropone una narrazione fiabesca nella magica dimensione dell’arte in cui l’osservatore può immergersi e interpretare il sentimento dell’artista.

Foto di Marc Chagall
Marc Chagall

Irrazionali e fantastiche, le figure che Chagall propone sono una rappresentazione della realtà assolutamente contraria alla visione classica del mondo, intuibile nei suoi assi d’orientamento: alto e basso, destra e sinistra, lontano e vicino, un gioco di prospettive che aiuta l’interlocutore visivo ad azionare esso stesso la mente e la fantasia. Tutto ciò è riconducibile non solo all’animo sensibile di Chagall, ma anche al contesto in cui si forma lo spirito giovanile dell’artista.

La Russia di quegli anni, in particolare, era uno dei centri più importanti delle nuove scoperte di carattere strutturalista e antropologico, e questo quadro in cui gli animali vivono sui tetti e la figura umana si staglia piatta nel cielo, ne è l’identificazione pittorica. La contadina, la cui testa si stacca verso l’alto, rappresenta in Alla Russia, agli asini e agli altri un’umanità elevata spiritualmente e proiettata verso un secolo di grandi incognite e scoperte.

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Arlecchino allo specchio, opera di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/picasso-arlecchino-allo-specchio/ https://cultura.biografieonline.it/picasso-arlecchino-allo-specchio/#comments Fri, 16 Aug 2013 12:23:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7774 Arlecchino allo specchio è un celebre e importante quadro di Pablo Picasso: si tratta di un olio su tela che misura 100 x 81 cm; fu realizzato nel 1923  e attualmente è esposto al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Inizialmente si pensò che questo quadro facesse parte di un serie di lavori che Picasso realizzò nel 1923, in cui lavorò su diversi arlecchini seduti, che avevano come soggetto il pittore spagnolo Jacinto Salvadò. In realtà si tratta solo in parte di arlecchino, solo il cappello richiama la famosa maschera veneziana; infatti ci sono altri due personaggi implicitamente riportati nel quadro: il vestito ricorda i trapezisti del circo classico mentre il volto è un chiaro riferimento a Pierrot, altra maschera molto amata da Picasso.

Arlecchino allo specchio (Pablo Picasso, 1923)
Arlecchino allo specchio: celebre opera di Pablo Picasso realizzata nel 1923

Lo specchio è uno dei simboli che svelano meglio questo connubio, ricordando, non tanto l’arte di arlecchino, ma quella appunto di Pierrot. Inizialmente il volto di arlecchino avrebbe dovuto essere quello di Picasso, il quale in altri lavori si era ritratto con il costume della maschera veneziana, che lui riteneva per certi aspetti vicino al suo carattere. Poi in seguito ridipinse il volto cambiandolo in quello di Pierrot.

Un dettaglio del quadro "Arlecchino allo specchio", di Pablo Picasso
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio dello specchio

Analisi e contesto storico

Durante il periodo fra le due guerre mondiali, ci furono molti  artisti che utilizzarono canoni e modelli classici come ispirazione per le loro opere. Emerse uno sguardo nuovo e disincantato verso i valori del mondo occidentale, che avevano fino a quel momento ispirato i movimenti artistici europei. Nacque una visione della realtà anti-romantica e un rifiuto radicale verso il formalismo delle avanguardie. Nacque, anche a causa della situazione economica, politica e sociale, uno spirito critico e radicale verso tutto ciò che non fosse un’analisi obiettiva della realtà, la quale si doveva appoggiare alla pittura classica e alla sua immortalità estetica con una reinterpretazione critica basata sui canoni moderni.

Dopo la Prima Guerra Mondiale a molti artisti sembrò una necessità imprescindibile rappresentare valori eterni, che contrastassero il caos e l’anarchia che la guerra aveva portato in Europa. Anche Pablo Picasso fu affascinato da questa ricerca e nel 1917 intraprese, insieme a Jean Cocteau, un viaggio in Italia grazie al quale avrebbe riscoperto il Rinascimento, l’arte antica e artisti come Raffaello e Michelangelo. A differenza di molti altri artisti però l’interpretazione di Picasso non fu pedissequa ma utilizzò i canoni estetici classici, reinterpretandoli alla luce delle nuove istanze che la modernità proponeva con forza, in quegli stessi anni.

Inoltre il cubismo da lui inventato era il mezzo attraverso il quale esprimere e rimodellare le sue passioni, come ad esempio l’arte negra. La stessa cosa accadde con il classicismo. Picasso sviluppò, grazie alla tecnica del cubismo, diversi punti di vista attraverso i quali presentare un unico soggetto. Il quadro Arlecchino allo specchio è una delle opere più rappresentative di questo periodo, tanto che alcuni critici l’hanno definita un’ immagine perfettamente aderente allo stile delle pitture pompeiane.

Un dettaglio del volto di Arlecchino (o Pierrot)
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio del volto di Arlecchino

Arlecchino allo specchio è un quadro importante nell’opera di Picasso perché rappresenta un periodo della vita artistica del pittore, perché la sua realizzazione tocca un verticismo assai elevato sia nell’uso della prospettiva che della realizzazione del ritratto e soprattutto perché, insieme al quadro Il flauto di Pan, è diventato il quadro più importante della ricerca classicista del pittore di Malaga. E’ anche il suo ultimo passaggio in quella ricerca dell’arte antica che lo aveva coinvolto per diversi anni. Alla fine del 1923, infatti, Picasso iniziò una nuova stagione pittorica, concentrandosi sulle nature morte e inaugurando così il cubismo curvilineo.

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