crisi economica Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 02 May 2020 20:43:28 +0000 it-IT hourly 1 La cause della crisi della Grecia https://cultura.biografieonline.it/crisi-greca/ https://cultura.biografieonline.it/crisi-greca/#comments Mon, 09 Feb 2015 08:05:24 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13256 La crisi economica della Grecia, che ha avuto il suo culmine con le elezioni vinte nel gennaio del 2015 dal partito di estrema sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, è iniziata nel 2009.

Crisi economica Grecia

2009

Dopo le elezioni del 2009 il governo del socialista Pasok, denuncia gli errori del precedente esecutivo che aveva coperto il deficit delle entrate rispetto alle uscite, il gap è del 12% fra deficit e prodotto interno lordo.

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2010

All’inizio del 2010 la crisi viene analizzata con preoccupazione dagli altri paesi dell’eurozona. Le agenzie di rating danno un giudizio fortemente negativo sul debito sovrano della Grecia. Il timore è che il debito, che produce tassi di interesse molto alti, possa coinvolgere gli altri paesi che commerciano con la Grecia e che detengono parti del suo debito.

 

La Germania, che ha approfittato fortemente del mercato greco e che ha forti interessi affinché la Grecia non “fallisca”, comincia a porre alcune questioni, spingendo il governo a tagli e riduzioni della spesa pubblica molto pesanti.

2012

Due anni dopo, nel 2012, l’Unione europea autorizza una nuova serie di aiuti economici, ma pone come contrappeso la necessità di altri tagli del debito pubblico. Conseguenza: la Grecia sprofonda ancora di più in una crisi economica e sociale senza controllo e i detentori di debito pubblico subiscono una riduzione notevole del valore nominale dei loro titoli.

Alexis Tsipras
Alexis Tsipras, a 40 anni è stato eletto nel 2015 nuovo premier della Grecia, ottenendo la fiducia di tantissimi cittadini sofferenti per la lunga crisi vissuta dal paese

2015

Il nuovo governo di Tsipras, che è contro l’austerità e chiede la cancellazione del debito, dopo essere stato eletto, utilizza una doppia strategia: ai creditori del debito viene proposto lo scambio fra nuovi titoli di Stato legati alle riforme che dovrebbero portare ad una crescita economica con i titoli debitori; mentre a Bruxelles si chiede la riduzione del debito.

La crisi greca

Nel 2015 il debito è ancora in mano a istituzioni e governi e quindi qualora la Grecia decidesse di uscire dall’euro, i primi a rimetterci sarebbero gli Stati che detengono i titoli debitori più alti in valore. I paesi più esposti sono nostro la Germania (60 miliardi), Francia (46 miliardi) e Italia (40 miliardi).

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Stati Uniti e Russia tra le due guerre https://cultura.biografieonline.it/stati-uniti-e-russia-tra-le-due-guerre/ https://cultura.biografieonline.it/stati-uniti-e-russia-tra-le-due-guerre/#comments Sun, 11 Jan 2015 16:16:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12682 Nell’immediato dopoguerra, mentre l’Europa era colpita da una disastrosa svalutazione monetaria, gli Stati Uniti si andavano affermando per capacità produttiva e finanziaria come Stato-guida del mondo capitalistico, in sostituzione della Gran Bretagna.

Woodrow Wilson e Warren G. Harding
Woodrow Wilson e Warren G. Harding, rispettivamente 28° e 29° Presidente degli Stati Uniti d’America

La politica di Woodrow Wilson

A consolidare tale ruolo contribuì la politica dei 14 punti proposta da Wilson al tavolo di pace. Il liberismo wilsoniano non risultò comunque vincente, né nella gestione degli affari internazionali né all’interno del paese, perché l’opinione pubblica statunitense considerava tale politica wilsoniana troppo pericolosa: comportava una piena adesione alle Società delle Nazioni e di conseguenza un’assunzione di responsabilità di fronte alla serie di controversie scaturite dalla guerra ritenute del tutto estranee ai reali interessi del paese. Si crearono così le premesse per un rovesciamento dell’indirizzo di governo: nelle elezioni presidenziali del 1920 – dove le donne votarono per la prima volta – vinse il repubblicano Warren Harding.

La politica di Warren G. Harding

Harding ripristinò la politica isolazionistica e conservatrice, basata sul non intervento negli affari europei. Quindi si rifiutò di prendere parte ai lavori della Società delle Nazioni e anche di ratificare i trattati di pace, negoziando trattati bilaterali di pace con la Germania, l’Austria e l’Ungheria. L’isolazionismo politico ed economico comportarono una serie di provvedimenti contro l’immigrazione straniera e nel paese si creò un clima di ostilità verso gli immigrati, che raggiunse punte di estrema violenza xenofoba e razzista col riemergere della setta segreta Ku Klux Klan, che metteva in atto una serie di inaudite violenze ai danni delle persone di colore e degli immigrati cattolici ed ebrei.

Nel 1919 fu emanata la legge sul proibizionismo, che vietava la produzione e la vendita di alcolici, con la quale si mirava a colpire soprattutto i neri e gli immigrati, accusati di essere inclini all’alcolismo. Il provvedimento provocò il traffico illegale di alcolici. Poi nel 1933 la vendita venne di nuovo permessa. La politica isolazionistica di Harding fu seguita anche dal suo successore Coolidge. Tale politica favorì la ripresa economica americana e il superamento della crisi di sovrapproduzione che si era manifestata tra il 1920-21, in seguito al cessato flusso delle esportazioni di guerra verso l’Europa.

Il piano Dawes

Per soddisfare il mondo industriale statunitense, che chiedeva la ripresa dell’economia e l’apertura di nuovi mercati in cui smerciare la sovrapproduzione, venne creato il piano Dawes (dal nome del suo ideatore Charles G. Dawes), che prevedeva un sistema di aiuti finanziari ai Paesi vinti, in particolare per la Germania, che così potettero procedere al pagamento delle riparazioni ai vincitori, e questi di estinguere i debiti contratti con gli Usa per le forniture belliche.

I fondi americani riuscirono a rivitalizzare l’economia dell’Europa: i capitali così ottenuti furono reinvestiti negli Usa, favorendo un vero e proprio boom economico (1925-1926).

La crisi economica degli Stati Uniti

Nel 1929 il benessere crescente, la speculazione, l’incontrollata produzione industriale e agricola crearono negli Stati Uniti una crisi di sovrapproduzione. Il mercato internazionale diventò a poco a poco stagnante, si trovò nell’impossibilità di assorbire le eccedenze produttive e ciò determinò una crisi, con una serie di conseguenze a catena. La borsa di Wall Street crollò; le fabbriche chiusero e le banche fallirono; la produzione industriale calò vertiginosamente e crebbero disoccupazione e povertà.

La crisi dagli Stati Uniti si propagò in Europa dove il ritiro dei capitali americani e l’arrivo sui mercati di prodotti a prezzi bassissimi provocarono l’arresto della produzione. In Italia molti agricoltori e operai si trovarono disoccupati. A risolvere la crisi fu il presidente democratico Roosevelt che elaborò un piano di emergenza chiamato New Deal (nuovo corso).

Franklin Delano Roosevelt
Franklin Delano Roosevelt, 32° Presidente degli Stati Uniti

Il New Deal di Roosevelt

Il New Deal prevedeva di adottare un’economia guidata (e non più libera di tipo privatistico) basata su un energico intervento dello Stato; basandosi su tali presupposti, operò a livello di politica monetaria (svalutando il dollaro del 40 per cento), realizzò lavori pubblici, risollevò aziende in crisi con capitali statali.

Il dopoguerra in Russia

Nel dopoguerra, in Russia si verificò una sanguinosa guerra civile tra rossi, sostenitori del regime comunista sovietico, e bianchi, sostenitori del regime zarista. L’intervento dell’Intesa a fianco delle truppe bianche ebbe come risposta che il governo sovietico creò l’Armata rossa e riuscì a sconfiggere i bianchi (eccidio di tutta la famiglia imperiale). Pochi mesi dopo i bolscevichi imposero il partito comunista russo come partito unico. Venne creata la Ceka (polizia politica sovietica).

Lenin
Vladimir Ilic Uianov, storicamente noto come Lenin

La politica di Lenin

Lenin iniziò un processo di rinnovamento: diede il via al “comunismo di guerra”, sottoponendo a controllo forzato tutta la produzione. La tensione sociale, aggravata dalla crisi agricola, portò ad un nuovo indirizzo: la Nep (nuova politica economica), ovvero allentare il rigido controllo statale. Si preoccupò di dare vita alla riorganizzazione territoriale e politica del Paese: nacque l’Urss, Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Alle repubbliche federate venne riconosciuta una certa autonomia. Al fine di estendere ovunque la rivoluzione, creò la Terza Internazionale: Komintern. Nel 1924 Lenin morì e fu sostituito da Stalin.

Stalin
Josif Stalin

La politica di Stalin

Stalin diede inizio all’industrializzazione per incentivare lo sviluppo del paese e di conseguenza impose la collettivizzazione forzata della terra. Abbandonò la Nep e tornò ai metodi del “comunismo di guerra” e represse ogni fermento di democrazia, creando un sistema dittatoriale fondato su un potere personale e tirannico. Dette il via al periodo delle “Grandi Purghe”, ovvero processi e condanne a morte contro cittadini incolpati di anticomunismo. Vennero creati i Gulag, campi di lavoro coatto. Paesi occidentali diffidenti nei confronti di Stalin, timorosi della ripresa di un espansionismo tedesco, furono disposti a collaborare, tanto che l’Urss fu ammessa nella Società delle Nazioni.

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Differenza tra disoccupato e inoccupato https://cultura.biografieonline.it/disoccupato-inoccupato-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/disoccupato-inoccupato-differenze/#comments Fri, 18 Apr 2014 10:36:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10630 Soprattutto in questo periodo di crisi, sul fronte lavorativo ci si chiede quale sia la differenza tra disoccupato ed inoccupato. I due termini sembrano essere due sinonimi ma, in realtà, indicano degli status ben differenti tra loro.

Per inoccupato si intende una persona che non ha mai svolto nessuna attività lavorativa, come per esempio gli studenti e tutti coloro che hanno lavorato ma solo in nero. Questa, non essendo una attività, non è riconosciuta dalla legge e per questo motivo non è conteggiata nel calcolo delle esperienze lavorative.

Il termine inoccupato è contenuto nel D. Lgs. n. 297/2002 che definisce gli inoccupati di lunga durata, le persone che non hanno mai svolto un’attività lavorativa o che sono alla ricerca di un’occupazione da più di dodici mesi, mentre per i giovani, risultano essere inoccupati coloro che cercano un lavoro da più di sei mesi.

Disoccupazione
Disoccupazione: un uomo disoccupato (o forse inoccupato?) in giacca e cravatta sostiene un cartello con scritto “Sto cercando lavoro

Arriviamo ora al termine disoccupato, con il quale si intendono tutte quelle persone che hanno perso un posto di lavoro, per scelta o licenziamento, o che hanno cessato un’attività di lavoro autonomo. Come per l’inoccupato, esiste anche il disoccupato di lunga durata.

Con questo termine si intende la persona che purtroppo ha perso il posto di lavoro o cessato un’attività di lavoro autonomo da più di dodici mesi ed è alla ricerca di una nuova occupazione, mentre bastano solo sei mesi di inattività, nel caso dei giovani tra i diciotto ed i venticinque anni o ventinove anni compiuti se in possesso di diploma universitario di laurea, per essere considerati disoccupati.

Solo in alcuni casi limite, la persona viene considerata con lo status di disoccupato invece di inoccupato. Per esempio, se il reddito, nel caso di lavoro dipendente, non supera gli 8.000 Euro annui, oppure se il reddito totale è inferiore a 4.800 Euro annui, nel caso di lavoro autonomo, sei considerato disoccupato.

Infine, il terzo caso è quello che considera i lavoratori che hanno prestato un servizio ma solo per un periodo limitato di tempo, come per esempio, se si è lavorato per otto mesi in un anno, mentre ne bastano quattro per i giovani fino a venticinque anni compiuti o se in possesso di diploma universitario di laurea, fino a ventinove anni compiuti, si è comunque ritenuti disoccupati.

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Le cause della crisi economica del 1929 https://cultura.biografieonline.it/le-cause-della-crisi-economica-del-1929/ https://cultura.biografieonline.it/le-cause-della-crisi-economica-del-1929/#comments Mon, 30 Apr 2012 08:21:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1729 La crisi del 1929 ebbe molte cause, sia interne agli stati Uniti, dove si realizzò il primo terremoto finanziario della storia che ebbe uno dei suoi fulcri nel Giovedì nero di Wall Street, ma le cui cause e conseguenze erano assai più complesse di un crollo borsistico, sia  a livello internazionale dove furono coinvolti molti paesi i una recessione spaventosa che durò diversi anni. Tuttavia la crisi iniziò ufficialmente con il crollo della Borsa di Wall Street che segnò la distruzione, in valore e in crescita, di molti settori industriali e imprenditoriali che fino agli anni ’20 avevano avuto sia una crescita esponenziale di fatturato sia una crescita finanziaria parallela e ugualmente intensa.

Le cause della crisi del 1929
London Herald: Wall Street Crash

La crisi  coinvolse profondamente gli Stati Uniti d’America, colpendone duramente i salari e i prezzi al consumo e bloccandone gli scambi commerciali interni e internazionali, oltre ad aumentare il livello di disoccupazione sia  nelle città industrializzate che nelle aree agricole e nelle zone minerarie: aree in cui la differenziazione occupazionale era pressoché impossibile perché non vi erano alternative  al principale impiego.

Le cause della depressione, quindi, furono sia  interne all’economia statunitense sia di carattere internazionale.

Le cause interne furono una conseguenza del boom economico successivo alla Prima Guerra Mondiale. Durante tale periodo, infatti, molti settori economici legati direttamente o indirettamente al mercato dell’auto e al settore edilizio ebbero uno sviluppo progressivo che permise una crescita di produttività, di consumo e di salari che assieme costituirono una formula di crescita apparentemente inarrestabile. Praticamente, invece, fu un’utopia poiché era impensabile che tale sviluppo proseguisse senza alterazioni o senza ostacoli, fra tutti un’unica evidenza: nulla è infinito e la crescita non è costantemente in impennata.

crisi economica del 1929
Recessione americana (1929)

Ad un certo punto, infatti, il potere d’acquisto cominciò a diminuire non sostenendo più l’alta produttività delle industrie: metallurgica, petrolifera, manifatturiera, edile. Inoltre il sistema borsistico americano era drogato da una valorizzazione falsata delle azioni soprattutto di quelle industrie e società che avevano rappresentato il boom economico.

Per indurre i risparmiatori a comprare sempre più azioni furono svolte, dalle holding, consulenze falsate sul reale valore dei titoli e quando le industrie cominciarono a non poter più sostenere una crescita produttiva positiva il valore delle azioni iniziò a calare costringendo i risparmiatori a vendere rapidamente il loro capitale azionario e quindi a far crollare la borsa. Interessante, come parentesi, è notare che secondo molti economisti dell’epoca le cause scatenanti la crisi furono le medesime che si considerano essere alla base della crisi economica attuale iniziata nel 2008: errori speculativi del sistema del credito, cioè le strategie bancarie, con speculazioni errate e gestione sbagliata del credito alla imprese e alale industrie. Irresponsabile politica economica che per perseguire il pareggio di bilancio non adempie ai suoi doveri: pagare puntualmente le imprese che lavorano per lo stato e  svolgere interventi economici statali capaci di salvare aziende e industrie in crisi.

Errori nella gestione di alcune aziende che non sono state capaci di mantenere la giusta liquidità per affrontare momenti di crisi economica strutturale e ciclica. La caduta dei pezzi del domino a questo punto attraversava l’ultimo segmento: la classe media aveva perso i suoi risparmi con il crollo della borsa, le industrie e le imprese non avevano più sostegno economico alla produttività e il sistema bancario, a causa dei prelievi forzati dei risparmiatori presi dal panico, non sostenne più le esigenze creditizie del sistema economico. Iniziarono così i fallimenti e i licenziamenti.

Le cause internazionali della crisi che si spostò dagli Stati Uniti d’America al resto dell’Europa furono molteplici: i dazi doganali che impedivano al surplus produttivo di trovare degli sbocchi commerciali adeguati costrinsero le industrie e le imprese ad abbassare i prezzi rendendo tali beni non più convenienti e quindi a fermarne la produzione. Tali dazi si moltiplicarono a causa della caduta dell’Impero Asburgico e per la conseguente creazione di nuovi stati: Jugoslavia, Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia.

Anche la Rivoluzione russa fu una causa scatenante della depressione perché isolò molti stati dal resto del mondo dando vita al piano quinquennale di programmazione economica che non prevedeva scambi e acquisti con le nazioni al di fuori della sua area di influenza marxista leninista. Inoltre i principali paesi europei, durante il conflitto mondiale, si erano indebitati pesantemente con Gli Stati Uniti e avevano caricato i loro debiti sulle riparazioni di guerra della Germania piegando pesantemente il sistema economico di quel paese. A questo punto gli USA intervennero comprando beni dell’industria tedesca affinché il governo teutonico avesse i soldi necessari per pagare i debiti di guerra. Questo circolo apparentemente virtuoso divenne vizioso e a causa della crisi americana colpì duramente tutti i paesi indebitati dalla Grande guerra.

Gli stati colpiti dalla crisi scelsero strade univoche e individualiste per risolvere i loro problemi, come ad esempio il governo degli Stati Uniti d’America che ricorse ad un forte intervento statale nell’economia creando il New Deal, un piano di riforma economica che aveva lo scopo di risollevare il paese dalla crisi economica e sociale in cui era precipitato.

L’Inghilterra creò un piano tariffario dedicato ai paesi del Commonwealth chiudendosi ancora di più agli scambi commerciali. La Germania precipitò in una crisi sociale disperata con milioni di persone senza lavoro e con una pressione politica devastante che portò alla nascita del partito nazista. L’Italia, in fortissime difficoltà economiche dopo l’avvento del fascismo, creò un forte intervento statale nell’economia con la creazione dell’IRI, una società che aveva lo scopo di impedire il crollo del sistema bancario italiano.

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Il giovedì nero di Wall Street del 1929 https://cultura.biografieonline.it/il-giovedi-nero-di-wall-street-del-1929/ https://cultura.biografieonline.it/il-giovedi-nero-di-wall-street-del-1929/#comments Sat, 21 Apr 2012 11:37:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1552 Il 24 ottobre 1929 la Borsa di Wall Street mostrò, nella sua rovinosa caduta, quanto potesse essere pericoloso il baratro economico che si stava aprendo sull’economia americana. Quel giorno, giovedì, ci fu il primo vero segnale d’allarme, che si trasformò in seguito in un panico più ampio e devastante, di come l’economia di mercato, che fino a quel momento aveva sorretto il boom economico, apparisse completamente fragile e in balìa delle nuove e nefaste circostanze storiche.

New York City, Wall Street, 24 ottobre 1929 - Il giorno del giovedì nero che portò al crollo dell'economia
New York City, Wall Street, 24 ottobre 1929 – Il giorno del giovedì nero che portò al crollo dell’economia

Nei giorni precedenti la Borsa di New York aveva subito pesanti perdite; lunedì 21 ottobre 1929 le vendite di titoli avevano subito una contrazione preoccupante e molti analisti avevano interpretato un tale fenomeno come un evento inedito e funesto ma anche come un possibile colpo di coda al nervosismo che aveva influenzato i mercati nelle ultime settimane. Per alcuni, insomma, si trattava di una sorta di sovra-reazione da parte dei compratori, alle tante immagini funeste che i giornali avevano iniziato a presentare, soprattutto per quanto riguardava il mercato immobiliare.

Alla chiusura dei mercati la preoccupazione era ancora molto forte ma si pensò che il giorno successivo le cose sarebbero andate meglio. Ma non fu così: ad apertura delle contrattazioni ci fu un’ulteriore contrazione del mercato con solo momentanee curve positive che non resero la giornata di martedì positiva come molti analisti, speculatori e risparmiatori avevano sperato. Mercoledì 23 la crisi si mostrò in tutta la sua intensità, molti titoli divennero carta straccia e i risparmiatori, che avevano investito in tali titoli, furono costretti ad aumentare le garanzie economiche per sostenerli: a questo punto era chiaro che moltissime fortune impegnate nei titoli azionari si stavano bruciando con una rapidità impressionante.

I titoli perdevano valore e non davano alcuna speranza che ci potesse essere una risalita che compensasse tali perdite. Molti investitori, ma non tutti, i  risparmiatori e gli speculatori caddero nella disperazione più nera.

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Giovedì 24 ottobre 1929 fu la testimonianza chiara e inequivocabile che la situazione era compromessa. Al mattino, in una calma surreale che preannunciava la tempesta, ci furono alcune contrattazioni normali, senza particolari scossoni. Prima di pranzo i prezzi delle azioni iniziarono a scendere senza sosta, il mercato appariva fermo e in balìa del panico.

Iniziarono di colpo le vendite al ribasso senza nessun controllo e in preda ad un panico surreale. La mattinata si concluse con una perdita netta di  molti milioni di dollari in azioni. All’epoca le contrattazioni si svolgevano in mattinata e ciò durò fino al 1952 mentre oggi avvengono anche nel pomeriggio. La stessa sera, a borsa chiusa, esponenti delle principali banche d’affari si riunirono negli uffici della J.P. Morgan per cercare una soluzione. Le dichiarazioni rese ai giornalisti dovevano servire a contenere il pessimismo ma non servirono a molto.

Martedì 29 ottobre l’indice perse 43 punti e diede inizio alla più grande recessione della storia economica mondiale.

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