Commedie Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 24 Oct 2023 07:27:04 +0000 it-IT hourly 1 Attenti a quelle due, recensione del film https://cultura.biografieonline.it/attenti-a-quelle-due-recensione-film/ https://cultura.biografieonline.it/attenti-a-quelle-due-recensione-film/#respond Wed, 08 May 2019 23:01:11 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26268 Il film del 2019 “Attenti a quelle due” è un remake del film “Due figli di…”. Mentre il film diretto da Frank Oz nel 1988 vedeva come protagonisti Michael Caine e Steve Martin, il nuovo lavoro, diretto da Chris Addison, è una declinazione al femminile della storia. Le attrici protagonisti sono Anne Hathaway (Josephine) e Rebel Wilson (Lonnie).

Foto da una scena del film: Attenti a quelle due
Foto da una scena del film: Attenti a quelle due

Attenti a quelle due, trama e riassunto

Lonnie è una poco affascinante ammaliatrice che inganna i suoi clienti-vittime con foto provocanti della sorella che non ha. Purtroppo e malgrado la sua goffa intelligenza viene scoperta e decide di scappare in Costa Azzurra. Le hanno detto che in quel luogo vi sono molti ingenui ricconi da spennare. In treno riesce ad ingannarne uno ma solo per farsi offrire la cena.

Una donna affascinante e brillante, Josephine, la osserva mentre agisce. Siccome è anche lei del mestiere cerca di sviarla per non ritrovarsela sul suo territorio. Lonnie però non desiste e la donna è costretta a prenderla come socia.

Inizia così la vicenda di una coppia improbabile che froda e deruba sciocchi e faciloni che si ritrovano in Costa Azzurra per spendere i loro soldi.

Uno di questi è un giovane brillante americano che ha ideato una app famosa. Nasce fra le due ladre una sfida: irretire e derubare il ragazzo. Quest’ultimo però si dimostrerà in molte circostanze una sorpresa da non sottovalutare.

Attenti a quelle due: il trailer italiano del film

Commento al film

Il film Attenti a quelle due è una commedia allegra. Fa ridere solo se uno vuole spegnere il cervello e lasciarsi coinvolgere in una sorta di cinepanettone ingenuo e forzato.

La trama è molto prevedibile e i dialoghi sono scontati. Anne Hathaway, che interpreta l’altra protagonista, una donna più matura ed esperta nel lavoro di truffatrice, veste male i panni interpretativi di questo personaggio forzandosi in un’ironia che non le appartiene.

La trama in sé è piacevole. Il ritmo scorre verso la fine del film che non lascia nulla alla sorpresa.

Attenti a quelle due - Locandina del film
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La giara, di Luigi Pirandello: riassunto e commento alla novella brillante sul tema del possesso https://cultura.biografieonline.it/la-giara-pirandello/ https://cultura.biografieonline.it/la-giara-pirandello/#comments Mon, 22 Oct 2018 08:45:12 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25377 La giara è una delle numerose novelle scritte da Luigi Pirandello. In particolare, questa fu scritta nel 1906 per divenire poi una commedia nel 1916 ed essere inclusa, infine, nelle “Novelle per un anno” del 1917. In modo brillante, “La giara” di Pirandello racconta la disavventura di Don Lolò Zirafa. Zirafa è un proprietario terriero, ancorato saldamente ai propri possedimenti e pronto sempre ad andare allo scontro con chiunque per difenderli.

La Giara - Pirandello - riassunto

La giara, trama e riassunto

La storiella si svolge nel periodo della raccolta delle olive e quindi della produzione dell’olio. Proprio per la conservazione dell’olio, Zirafa si procura, al prezzo di quattr’onze, una grande e panciuta giara. In attesa di essere utilizzata, una volta arrivata nella proprietà, la giara viene riposta nel palmento. Fra stupore e timore, tre lavoranti di Don Lolò scoprono la mattina seguente che il contenitore si è spaccato.

Superato il primo momento di smarrimento per l’acquisto andato in malora, sotto il consiglio dei suoi collaboratori, Don Lolò chiama in aiuto l’artigiano Zi’ Dima. Questi, infatti, non solo si occupa di riparazione di otri e contenitori di terracotta ma, in più, sostiene di aver creato e brevettato un mastice miracoloso. Un prodotto che, da solo avrebbe senz’altro risolto il problema della nuova giara. Se non che Don Lolò, incredulo e malfidato, inizia ad insistere con l’artigiano a ché comunque dia alla giara dei punti con il fil di ferro.

Dopo una breve discussione, Zirafa ha la meglio e Zi’ Dima si mette a lavoro. Prima il silicone, poi i punti. Per farlo entra nella giara e inizia a cucire con l’aiuto di un contadino. A lavoro finito, la tragicomica rivelazione: Zi’ Dima non riesce più a venire fuori dalla giara.

Imprigionato, imprigionato lì, nella giara da lui stesso sanata, e che ora – non c’era via di mezzo – per farlo uscire, doveva esser rotta daccapo e per sempre.

Come Don Lolò perse la sua giara

Viene quindi chiamato Don Lolò che, pur su tutte le furie, come sua abitudine in caso di contrasto con altrui ragioni, prende la mula e si reca dall’avvocato. Questi non trattiene le risate, per il racconto della triste vicenda quanto per la richiesta, alquanto bislacca, di Don Lolò.

E lui, don Lollò, che pretendeva? Te… tene… tenerlo là dentro… ah ah ah… ohi ohi ohi … tenerlo là dentro per non perderci la giara?

Don Lolò torna a casa sconsolato e va dritto da Zi’Dima per stipulare un accordo: lui gli pagherà il lavoro, ma in cambio sarà risarcito di un terzo del valore della giara giacché a causa dell’incuria dell’artigiano dovrà distruggerla per liberarlo. Zi’ Dima è irremovile.

<<Io, pagare?>>, sghignò Zi’ Dima. <<Vossignoria scherza! Qua dentro ci faccio i vermi>>.

Don Lolò aveva già gettato la paga dentro la giara, come anche si era assicurato che l’artigiano avesse da bere e da mangiare, altro non fosse per non mettersi nel torto. Ma Zi’Dima investe la paga in osteria e se la spassa con tutti i contadini, fumando e bevendo, alla faccia del padrone.
La notte trascorre così, in festa per i contadini e Zi’Dima.
Al risveglio la conclusione tanto attesa. Zirafa pone fine alla ridicola situazione.

[…] si precipitò come un toro infuriato e, prima che quelli avessero tempo di pararlo, con uno spintone mandò a rotolare la giara giù per la costa. Rotolando, accompagnata dalle risa degli ubriachi, la giara andò a spaccarsi contro un ulivo.
E vinse Zi’ Dima.

Da Verga a Pirandello: il ritorno della “roba”

Affonda nel Verismo verghiano, ma appartiene al racconto della Sicilia di fine Ottocento. La “roba” è il possedimento esterno che genera il valore interiore. Avere terra per la cultura del tempo era il biglietto verso il rispetto e la dignità. Questo spiega l’attaccamento morboso dei personaggi di Giovanni Verga, vinti e non.

Pirandello, a distanza di cinquant’anni o poco più, rispolvera il tema per farne commedia e oggetto di scherno. Don Lolò, infatti, è spogliato dai valori del sacrificio e dell’onore di memoria verghiana, ma è rappresentato con un taccagno, burbero, capace di ricorrere all’avvocato per pochissimi denari. A lui, infatti, in questa svolta pirandelliana del tema si oppone Zi’ Dima, certo vecchio, ma dotato di ingegno e legittimato nella sua azione – che pur vedrà risvolti comici – dall’essere lavoratore.
E se Verga volge tutto in pessimismo, Pirandello, in teatro e fuori, manda tutto in commedia; e per la felicità dei non possidenti manda la giara in frantumi.

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La locandiera, commedia di Carlo Goldoni (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/la-locandiera-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/la-locandiera-riassunto/#respond Tue, 14 Feb 2017 07:48:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21276 La locandiera è la commedia più famosa di Carlo Goldoni, che fa parte delle opere scritte nella stagione teatrale del 1752-53. È diventata così conosciuta perché è una delle prime commedie di carattere. Non sono più utilizzate le maschere fisse ed è presente un approfondimento psicologico. La protagonista è Mirandolina, la proprietaria di una locanda in Toscana che adora circondarsi di spasimanti ma che non si concede mai a nessuno. L’autore sceglie di rappresentare questa tematica discussa, proprio per mettere in guardia gli uomini dal disprezzo di alcune donne.

La locandiera - commedia di Carlo Goldoni - riassunto
Una scena tratta da una moderna rappresentazione teatrale de La locandiera, di Carlo Goldoni.

La Commedia dell’Arte di Goldoni

Carlo Goldoni è stato uno dei più grandi autori teatrali italiani, attivo nel Settecento. È riuscito a riformare completamente la Commedia dell’Arte per dar vita ad un nuovo modo di scrivere i testi teatrali. Fino a quel momento la Commedia dell’Arte, infatti, aveva sempre fatto a meno di testi scritti e sceneggiatura, per utilizzare un tipo di rappresentazione dal vivo, basata sull’improvvisazione e sull’utilizzo di maschere fisse.

Goldoni, per la prima volta, cambiò il modo di fare teatro comico, proponendo commedie scritte per intero. Creando dei personaggi a tutto tondo e senza l’utilizzo delle maschere. Indagando la loro psicologia. Facendo un’analisi sociale della situazione del tempo. Criticando aspramente i vizi della borghesia.

La locandiera appartiene al periodo in cui l’autore lavorava presso il teatro Sant’Angelo di Venezia e iniziava a mettere a punto la sua riforma teatrale. L’opera non lascia spazio all’improvvisazione.

La locandiera

Commedia in tre atti di Carlo Goldoni. Riassunto.

Incipit

Il marchese: Fra voi e me, vi è qualche differenza.
Il conte: Sulla locanda tanto vale il vostro denaro quanto vale il mio.
Il marchese: Ma se a me la locandiera usa a me delle distinzioni, mi si convengono più che a voi.
Il conte: Per quale ragione?
Il marchese: Io sono il Marchese di Forlipopoli.
Il conte: Ed io sono il Conte d’Albafiorita.
Il marchese: Sì Conte. Contea comprata.
Il conte: Io ho comprato la Contea, quando voi avete venduto il Marchesato.
Il marchese: Oh basta: son chi sono, e mi si deve portar rispetto.

Atto I

La scena è ambientata nella locanda della protagonista, Mirandolina. E’ una bellissima ragazza che adora sedurre gli uomini ma che non si concede mai. Qui si incontrano il Marchese di Forlipopoli, un nobile decaduto, e il ricco Conte di Albafiorita, che ha acquistato il titolo nobiliare con il suo denaro.

I due si contendono i favori della locandiera e la corteggiano ciascuno a suo modo. Il Marchese ostenta il suo titolo sociale. Il Conte fa lo stesso con il suo denaro.

Alla locanda arriva un altro ospite: il Cavaliere di Ripafratta. E’ un aristocratico che odia le donne e le disprezza. Mirandolina, allora, concepisce un piano di seduzione per farlo crollare e farlo innamorare di lei, con lo scopo di punirlo per il suo disprezzo verso il genere femminile (misoginia).

È presente anche un altro personaggio maschile: Fabrizio. Egli lavora come cameriere alla locanda ed anche lui è follemente innamorato di Mirandolina.

Atto II

Il secondo atto de La locandiera è tutto dedicato alle manovre di seduzione che la protagonista mette in atto per far innamorare il Cavaliere di Ripafratta. Ella decide di ingaggiare due attrici per sedurlo, ma il Cavaliere scopre l’inganno e diventa furioso. Mirandolina finge di piangere e di svenire, facendolo cadere nel suo tranello. Così lo fa innamorare di lei.

Atto III

Il cavaliere si trasforma così in tutto ciò che ha sempre detestato: un uomo asservito ad una donna e offuscato dall’amore. Dichiara il suo amore alla protagonista, che però lo ignora, e si scontra violentemente col Conte, sfidandolo in un duello.

Mirandolina allora ferma i due duellanti e dichiara che sposerà Fabrizio, il fedele cameriere, un uomo buono che anche il padre, prima di morire, le aveva consigliato come marito. Ella promette al futuro sposo che non tenterà più di sedurre gli uomini. Tutti i suoi pretendenti lasciano così la locanda.

Carlo Goldoni
Carlo Goldoni

Commento all’opera

La commedia La locandiera di Carlo Goldoni, è scritta completamente in italiano perché l’autore volle fare in modo che potesse essere compresa senza sforzo dalla gente comune dell’Italia settentrionale e centrale.

L’autore, delineando la figura di Mirandolina, riesce a riscattare l’immagine di servetta che veniva utilizzata nella Commedia dell’Arte. La donna, infatti, è davvero un personaggio complesso, mutevole e decisamente realistico. Ella rappresenta il capolavoro della commedia. È difficile dare un’interpretazione univoca del carattere della protagonista: mentre a prima vista sembrerebbe soltanto una donna crudele, in realtà molti aspetti del suo carattere sono positivi, come il fatto di voler far vincere il suo punto di vista a tutti i costi.

È una borghese semplice che ha il coraggio di rifiutare la proposta di un nobile e sceglie di sposare una persona umile ma onesta. Alla fine, ella stessa rispetta la regola della divisione in classi sociali, evitando pericolose ascese e cambiamenti radicali. La commedia quindi rappresenta un formidabile ritratto di una donna borghese moderna, dalla condotta non proprio irreprensibile. Questa è in sintesi la grande novità del teatro goldoniano, che esce fuori dai canonici schemi di attacco alla nobiltà.

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La Mandragola (Machiavelli): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-mandragola-machiavelli/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-mandragola-machiavelli/#comments Wed, 18 Feb 2015 10:10:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13440 Tra le opere dello scrittore Niccolò Machiavelli troviamo “La mandragola”, ritenuta il capolavoro del teatro del ‘500 e un inestimabile classico della drammaturgia italiana. L’opera è ambientata a Firenze nel 1504.

La Mandragola - Machiavelli - riassunto
La Mandragola” è una della opere teatrali più importanti di Machiavelli e della storia del teatro

Trama

La vicenda si apre con Callimaco, un gentiluomo fiorentino di trent’anni che da tempo vive a Parigi, il quale, ritornando a Firenze, si innamora perdutamente di Lucrezia, moglie dello sciocco dottore in legge denominato Messer Nicia. L’uomo decide di incontrare la donna e rimane completamente folgorato dalla sua bellezza. Così, per avvicinarla e pur di trascorrere almeno una notte con lei, l’uomo escogita un piano e, con l’aiuto del servo Siro e dell’astuto amico Ligurio, si spaccia per un famoso medico che la può aiutare a rimanere incinta. L’uomo riesce a convincere Messer Nicia che l’unico modo per avere figli sia di somministrare a sua moglie una pozione di mandragola, un’erba dalle capacità magiche (da qui nasce il titolo della commedia). L’unico problema è che il primo che avrà rapporti con lei sarà destinato a morire.

Ligurio, a quel punto, trova una geniale soluzione: a morire e a consumare il rapporto con la moglie sarà un semplice garzone, cosa che tranquillizza in modo parziale Messer Nicia, inizialmente non del tutto convinto. A quel punto, Ligurio pensa all’amico Callimaco, che da sempre ha un debole per Lucrezia. Infatti non vi sarà nessun garzone come vittima predestinata, bensì sarà lo stesso Callimaco a travestirsi da tale.

Seconda parte

La scena più divertente e più significativa è quella in cui il garzone-Callimaco viene portato a casa di Nicia e viene invitato ad andare a letto insieme alla moglie Lucrezia. Dapprima la donna è titubante, ma in un secondo momento si convince a consumare il rapporto adulterino da Fra Timoteo e dall’intervento rassicurante della madre Sostrata.

Lucrezia decide così di concedersi al garzone, vedendo il fatto come un dono piovuto dal cielo. La situazione precipita ulteriormente quando Lucrezia, venendo a conoscenza della verità e scoprendo la vera identità del garzone che in realtà è Callimaco, decide di diventarne addirittura la sua amante poiché rimane soddisfatta dalle attenzioni del giovane. La messa in scena si ripete. Il giorno dopo Callimaco continua la recita, riassumendo le sembianze del medico, ottenendo perfino dall’inconsapevole marito Nicia, ormai contento della sua futura paternità, il permesso di vivere perfino nella sua dimora facendolo tornare a proprio piacimento. Callimaco, così, tutte le volte che vuole può godere delle grazie di Lucrezia e ingannare il povero ma sciocco Nicia.

Finale

Il finale è lieto per tutti. Fra Timoteo riceve il suo lauto compenso, Messer Nicia è contento della paternità della moglie, Lucrezia si ritrova ad avere un’amante focoso, Callimaco soddisfa i suoi desideri con la donna che più desidera al mondo e l’amico Ligurio gode per aver avuto un’idea geniale e per aver attuato la beffa ai danni di Nicia. Perfino la madre di Lucrezia, Sostrata, è contenta dell’arrivo di un nipote; non importa se si sia perpetrato un inganno, tutti sono contenti di aver raggiunto i propri obiettivi, seppur a scapito della verità. Tutti i personaggi hanno violato le regole morali, sono al tempo stesso vittime e carnefici, ma ora tutti sono soddisfatti. L’opera si conclude con tutti i personaggi che si radunano in chiesa per celebrare il lieto evento.

Niccolò Machiavelli
Niccolò Machiavelli

Analisi

Il capolavoro di Machiavelli è caratterizzato da un prologo e da cinque atti. Lo scrittore utilizza il titolo “La mandragola” prendendo spunto da una pianta che si chiama appunto mandragola, alla cui radice vengono attribuite potenti caratteristiche afrodisiache e fecondative. I temi fondamentali dell’opera sono il tema del fine personale, dell’inganno e della fertilità. Secondo il pensiero machiavellico, anche la falsità ha un senso; se il fine è positivo, qualunque mezzo per ottenerlo è accettabile, perfino l’inganno. Quindi l’inganno è perfino più forte sia dell’intelligenza che della stessa religione, secondo la filosofia dello stesso scrittore. La religione è ridotta unicamente a ipocrisia: serve allo stesso prete Timoteo come un cinico paravento dietro cui ripararsi per badare meglio ai propri affari.

L’opera rappresenta in assoluto una potente satira contro la corruzione della società italiana dell’epoca, ironizzando in modo tagliente su quel mondo che ai suoi occhi appare fatiscente. L’opera è stata messa in scena in occasione delle nozze di Lorenzo de’ Medici, il duca di Urbino, nipote del Magnifico.

La Mandragola al cinema

Sono diverse le versioni cinematografiche dell’opera tra cui quella del 1965, dal titolo medesimo “La mandragola” diretta da Alberto Lattuada e interpretata da Philippe Leroy (Callimaco); la seconda, nel 2009, distribuita dalla Cines per la regia di Edoardo Sala, si è tenuta sotto la direzione di Marcello Pagliero e di Sergio Tofano.

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