classicismo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 26 Mar 2024 07:11:09 +0000 it-IT hourly 1 Il mito di Amore e Psiche: spiegazione, riassunto e commento https://cultura.biografieonline.it/amore-psiche-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/amore-psiche-mitologia/#comments Tue, 26 Mar 2024 06:09:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20532 Il mito di Amore e Psiche è nato molti secoli fa ed ha avuto una grande diffusione soprattutto nell’epoca greco-romana. La prima testimonianza scritta, però, è quella presente nelle Metamorfosi di Apuleio.

Apuleio fu uno scrittore latino di origini africane che visse nel secondo secolo dopo Cristo.

La favola ebbe l’apice del successo soprattutto nell’età ellenistica.

La sua fama è durata nel tempo, attraverso i secoli. Basti pensare che sono numerosissime e vaste le rappresentazioni musicali, letterarie e artistiche ad essa dedicate.

Il mito di Amore e Psiche - mitologia - Cupido - Eros

Riassunto della storia: Amore e Psiche, il mito

Amore e Psiche è una storia d’amore tra Psiche, una fanciulla bellissima che però non riesce a trovare marito, e Amore, il figlio della dea della bellezza Venere.

La dea, infatti, gelosa della bellezza della ragazza che stava oscurando la propria, invia il figlio Amore (detto anche Eros o Cupido) a scoccare una freccia per far innamorare di lei l’uomo più brutto della terra. Cupido, però, sbaglia la mira e si punge, innamorandosi perdutamente della fanciulla.

Nel frattempo i genitori di lei, per risolvere il problema della ricerca del marito, la portano da un oracolo che gli consiglia di lasciare Psiche ai bordi di una rupe e aspettare che venga presa dal vento Zefiro, che avrà cura di consegnarla al futuro marito.

Psiche viene trascinata così in un palazzo e, piena di paura, attende la notte e l’arrivo del suo sposo. Non sa che, invece dell’uomo più brutto della terra, è andata in sposa al dio Amore.

I due vivono una grande passione che si consuma però solo di notte, in quanto Cupido non vuole far sapere nulla alla madre Venere per non scatenare la sua ira.

Psiche, istigata dalle sorelle, ha la curiosità di vedere in volto il suo sposo. Ella non l’ha mai visto perché questi arriva soltanto di notte. Munita di una lampada ad olio, una notte decide di illuminare il viso di Cupido. Con una goccia di olio bollente, lo ustiona e lo fa svegliare. Egli, deluso per la troppa curiosità di Psiche, scappa via.

Le prove di Psiche

La ragazza tenta il suicidio, ma le viene impedito di morire dagli dei. Inizia così a vagare di città in città, alla ricerca del suo Amore perduto. Ad un certo punto, si imbatte in un tempio di Venere, dove decide di fermarsi per placare le ire della dea.

Venere decide di sottoporla a numerose prove, che hanno come premio finale il ritorno del suo amato Cupido.

  1. La prima prova consiste nel suddividere un grande mucchio di grano in tante parti diverse. Essa non tenta di superare la prova ma, mentre piange sconfortata, viene aiutata da alcune formiche nel lavoro.
  2. La seconda prova è forse ancora più complicata della prima. Psiche deve recuperare la lana di alcune pecore dal vello d’oro. Ingenuamente, essa si avvicina a loro ma viene avvertita da un cane parlante che è meglio non provare a toccarle di giorno, perché sono delle belve terrificanti. Grazie al consiglio del cane, Psiche si reca di notte a recuperare la lana che è rimasta incastrata tra gli arbusti.
  3. L’ultima prova è la più difficile. Psiche viene costretta a scendere agli inferi per recarsi dalla dea Proserpina, che le darà una boccetta della sua bellezza. Al ritorno, però, in preda alla curiosità, apre l’ampolla e cade in un sonno profondo.

A questo punto Amore arriva in suo aiuto.

Egli chiede a Zeus, il padre degli dei, di poterli riunire per sempre.

Dopo tutte queste prove, i due innamorati sono finalmente liberi di amarsi, questa volta per l’eternità.

Commento

Il mito di Amore e Psiche è stato molto amato e studiato nel corso di tutte le epoche storiche.

Diverse sono state le interpretazioni.

Su tutte bisogna ricordare la seguente

Amore sarebbe la rappresentazione del desiderio del piacere e Psiche (che in greco significa “anima” e anche “farfalla“) quella dell’anima.

Altre interpretazioni, anche religiose, si sono susseguite nel corso dei secoli.

Il mito è stato di ispirazione ai più grandi letterati, poeti e artisti.

Si pensi alla favola (Les Amours de Psyché et Cupidon) che ne trasse Jean de La Fontaine, poeta e scrittore francese che visse alla corte del Re Sole (Luigi XIV) nel 1600.

Diverse sono poi le versioni romanzate, impossibili da nominare tutte perché numerosissime.

Tra queste, anche molte scritte da autori italiani, come Raffaele La Capria (1973).

amore e psiche antonio canova
Il mito di Amore e Psiche: la scultura di Antonio Canova è una delle più celebri sculture al mondo e una delle più rappresentative dell’intera storia dell’Arte.

La celebre scultura

Artisticamente non si può non ricordare l’opera omonima, la scultura Amore e Psiche, di Antonio Canova, attivo tra il XVIII e il XIX secolo. Oggi conservata al Louvre, è una delle sculture tra le più ammirate e fotografate, non solo del museo parigino ma forse dell’Europa intera.

Quadri, libri, opere liriche e persino fumetti sono stati dedicati alla grande storia d’amore tra Amore e Psiche, che è in grado di affascinare il lettore oggi, come allora.

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L’ispirazione del poeta, opera di Poussin https://cultura.biografieonline.it/ispirazione-del-poeta-poussin/ https://cultura.biografieonline.it/ispirazione-del-poeta-poussin/#respond Tue, 26 Apr 2016 09:20:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17891 Poesia, musica e arte si combinano nell’opera di Nicolas Poussin (1594-1665), ritraendo il momento sommo della creazione intellettuale, nata dall’ispirazione.  “L’ispirazione del poeta” (1630) nasconde i profili delle grandi realtà degli anni maturi dell’Italia Rinascimentale, della Roma dei Papi e di complesse dinamiche religiose e antiriformiste. Nella poesia lo spirito si inebria di sentimenti assoluti, emergendo dalle più intime passioni umane, rincorrendo l’ideale sommo della perfezione, nel ravvicinamento a quelle antiche concezioni dalla purezza inalterata, ormai smarrite.

Ispirazione del poeta - Poussin - Inspiration of the poet
Ispirazione del poeta (Nicolas Poussin, 1630 circa) – Olio su tela – 184 x 214 cm

La pittura seicentesca, nell’Italia di Artemisia Gentileschi (1593-1653) e nella Francia di Elisabeth Sophie Chéron (1648-1711), guarda esultante verso il luminoso passato dell’arte classica, in quei volumi fatti forme antiche e sacre divinità olimpiche. La luce è pura, come la concezione che ispira alla creazione di dipinti a tema mitologico, quale richiamo fondamentale per una realtà storica che riscopre la validità del glorioso passato umano.

La mitologia, nell’intero complesso delle reminescenze e dei riferimenti alla letteratura antica, s’immerge nella bellezza del paesaggio bucolico, come spazio adibito per natura alla combinazioni di quelle grazie che ben divengono musa dell’ingegno sensibile dei grandi artisti.
Il cuore del classicismo francese vede in Poussin l’esponente rappresentativo di un secolo storicamente complesso, inondato di arte e di un autentico vigore intellettuale.

L’ispirazione del poeta” raggiunse il Louvre nel 1911 dove, arricchendo la collezione di dipinti francesi, divenne simbolo della poetica vocazione che guidò l’uomo verso i trionfanti capolavori custoditi nel museo parigino.

L’ispirazione del poeta: note tecniche e descrittive

Nella “Guida pittorica” di Alessandro Petti, la poetica di Nicolas Poussin trova la sua identità in una descrizione nitida, indicando il pittore francese come colui che nel pieno spirito classicista “predilegea massimamente le bellezze espressive poiché mostravano il linguaggio del pensiero e del sentimento e perciò ricercava nell’ antico quella bellezza ideale o intellettuale“, scelta assoggettata alla mediazione di personaggi storici, particolarmente pertinenti a una nobile espressione della composizione e dello stile.

Poussin riportò l’ispirazione del soggiorno a Roma nella sua composizione pittorica ritraente il poeta, Calliope ed Apollo.

Il condottiero italiano Francesco della Scala (1211-1329) individuava nell’ispirazione, geminata direttamente dall’intelletto umano, quella facoltà creatrice e plastica che rende l’uomo simile a Dio, incoraggiando l’innalzando dell’esistenza umana in “spazi e tempi eternali”.
La ricerca delle parole, quei nobilissimi congegni di linee e curve che abilitano l’uomo a rendere leggibile e tramandabile nei tempi l’impulso umano, induce il poeta a bramarle nell’alto del cielo, tra le fronde di un paesaggio che lascia intravedere l’azzurro dell’empireo, ammorbidito dalle nubi pesanti.

Ispirazione del poeta - dettaglio
Il dettaglio dei volti nel quadro di Poussin “L’ispirazione del poeta” • Da sinistra: Calliope, Apollo e il poeta.

I personaggi si legano tra i gesti e i movimenti del corpo, indicando il senso e il moto stesso dell’ispirazione che, partendo dalla musa, è convogliata al poeta grazie alla figura dell’Apollo inghirlandato d’alloro, nell’attesa di una ricompensa immediata, indicata dal putto pronto ad incoronare il poeta.

Il classicismo incantevolmente affiora dai visi, dalle movenze e dalle pose colme di simbolismo. La luce illumina le giovani membra, conferendo vitalità e riportando volume in quelle forme che altrimenti risulterebbero spente e immobili, come quelle della statuaria classica.
I colori brillano dai drappeggi e nelle rose gote della musa, unendo la naturalità dell’atto alla freschezza della vegetazione anonima e poco rivelativa.

Calliope, la dea dalla “voce bella” ispiratrice dell’Iliade (evocata nel proemio, proprio nel 1° verso) e dell’Odissea di Omero, è una dea ellenica, una venere dal corpo pudicamente fasciato in drappeggi dalle pieghe abbondanti.
La figlia della dea greca Mnemòsine, Calliope (Καλλιόπη), fu immortalata nella sua posa semplice e guardinga, facendosi immagine di quella fiera giovinezza che non teme l’eternità.

I simboli e il loro significato

Il significato dell’opera appare immediato, intuitivo nella simbologia, nel potere comunicativo che si serve del patrimonio classico per rinforzare e rendere visibile il meccanismo che genera l’arte, sia questa poesia, pittura o musica.

Poussin modellò il frutto della sua esaltante genialità classicista, riproponendo schemi grafici differenti, modificando e sostituendo pose e personaggi, fino al raggiungimento ultimo di un ritmo equilibrato e severo.

Il messaggio viene narrato ispirando e affascinando lo spettatore, coagulando il mistero dell’alta contemplazione del mondo all’esito finale della poesia, resa perfetta grazie alla mediazione di Apollo.

La grandezza di Poussin non venne in ogni caso accolta con gaudio dai contemporanei, giungendo, in assai rare occasioni, a critiche rivolte alla sua distinta pittura, dove li si rimproverava di aver “qualche volta troppo divise le sue composizioni e dispersa la luce Io che nocque all’insieme delle linee e all’effetto del chiaroscuro“.

Un giudizio che si rivela incomprensibile agli occhi dello spettatore moderno, il quale riconosce in Poussin il merito di aver valicato l’estasi generata da una pittura di cristallina perfezione, riuscendo ad incorporare all’estro pittorico il senso glorioso della poesia, della retorica e della meditazione filosofica.

Note Bibliografiche
P. Daverio, Louvre, Scala, Milano, 2016
F. Della Scala, Discorso di filosofia, Andrea Bettini Libraio-Editore, Firenze, 1873
A. Petti, Guida pittorica ossia analisi intorno lo stile delle diverse scuole di pittura e degli artisti italiani e stranieri, Stabilimento tipografico di Nicola Fabricatore, Napoli, 1855
C. De Seta, Viale belle arti: Maestri e amici, Bompiani, Milano, 2013

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