circo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 20 Oct 2021 20:43:57 +0000 it-IT hourly 1 Famiglia di acrobati con scimmia, analisi dell’opera di Picasso https://cultura.biografieonline.it/famiglia-acrobati-con-scimmia-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/famiglia-acrobati-con-scimmia-picasso/#respond Thu, 31 Dec 2020 12:32:39 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31819 Il passaggio dal periodo Blu a quello Rosa

Pablo Picasso realizza il quadro intitolato “Famiglia di acrobati con scimmia” nel 1905. Questo è un anno particolare per l’artista spagnolo che già in questo dipinto inizia ad inserire il colore rosa in varietà cromatiche differenti. Esse determinano il cambiamento in atto e il suo passaggio dal Periodo blu al Periodo rosa.

Famiglia di acrobati con scimmia, quadro di Picasso (Acrobat Family, 1905)
Famiglia di acrobati con scimmia, quadro di Pablo Picasso (Acrobat Family, 1905)

Il passaggio da un periodo all’altro non è solo determinato dai cambiamenti cromatici ma anche dalla scelta di nuovi soggetti. Infatti, invece, di utilizzare soggetti che vivono ai margini: poveri, mendicanti, storpi, ciechi, persone affette da malattie da indigenze – che Picasso incontrava per le strade dei quartieri più poveri come il quartiere operaio – durante il Periodo Rosa decide di ritrarre i personaggi del circo.

Probabilmente in questo periodo l’artista catalano frequenta il Circo Medrano, dove conosce saltimbanchi, arlecchini, acrobati, domatori. Si tratta di personaggi diversi, che esprimono comunque una malinconia affettata, mai retorica, che in qualche modo li avvicina ai personaggi del Periodo Blu.

Picasso e la tecnica del periodo Rosa

Molti dei dipinti realizzati durante il periodo Rosa sono stati realizzati con la tecnica dell’acquerello e dell’inchiostro. Picasso in questo periodo vive con una certa continuità a Parigi presso il Beteau Lavoir a Montmartre. E’ possibile che vivesse in condizioni economiche indigenti e dunque gli era più difficile approvvigionarsi di colori ad olio e tele.

Ma la scelta tecnica può essere dovuta anche dal fatto che il pittore cercasse all’epoca di ritornare ad uno stile più classico; dunque per questo decise di utilizzare le tecniche apprese durante il periodo in cui studiò all’Accademia di Belle Arti.

Famiglia di acrobati con scimmia: il dipinto

Nel dipinto “Famiglia di acrobati con scimmia” come in altri tra cui “La famiglia di arlecchino”, “Famiglia di saltimbanchi” e I due fratelli l’ordine geometrico dei personaggi è essenziale. Picasso realizza una sorta di incastro fra pieni e vuoti in cui arlecchino, la moglie e il bimbo e infine la scimmia si compenetrano in un perfetto equilibrio. Proprio questa tecnica permette al pittore di riprendere un’idea più classica e contemporaneamente di inserire nel contesto tutti i personaggi. I volti sono malinconici e non ricordano la gioia e la giocosità del circo. Ma anche in questo c’è da parte di Pablo Picasso il desiderio di usare le forme per raccontare un aspetto meno conosciuto del Circo.

Dati sull’opera

  • Anno: 1905
  • Tecnica: mista su cartoncino (gouache e acquerello, pastello e inchiostro di china).
  • Misure: 104 x 75 cm
  • Luogo di conservazione: Museo d’arte di Göteborg, Svezia

Il quadro Famiglia di Acrobati fu un tempo di proprietà dei collezionisti d’arte e fratelli Leo e Gertrude Stein (quest’ultima fu dipinta da Picasso in un’opera già analizzata: Ritratto di Gertrude Stein). La loro casa a Parigi fu un importante punto d’incontro per artisti e intellettuali. L’opera arrivò in Svezia tramite il mercante d’arte norvegese Walther Halvorsen, e infine a Göteborg grazie al collezionista d’arte Conrad Pinéus.

Analisi dell’opera con commento video

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I due saltimbanchi (Arlecchino e la compagna), quadro di Picasso https://cultura.biografieonline.it/due-saltimbanchi-arlecchino-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/due-saltimbanchi-arlecchino-picasso/#comments Wed, 07 Oct 2020 15:17:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30433 Quella che segue è una breve analisi dell’opera I due saltimbanchi (o Arlecchino e la compagna), dipinta nel 1901 da Pablo Picasso. Del celebre pittore spagnolo abbiamo già pubblicato articoli che approfondiscono diversi suoi quadri famosi, un articolo sulle ragioni del successo delle sue opere, e la sua biografia.

I due saltimbanchi (o Arlecchino e la compagna), quadro di Pablo Picasso - Harlequin and His Companion (The Saltimbanque)
I due saltimbanchi (o Arlecchino e la compagna), quadro di Pablo Picasso del 1901

I due saltimbanchi

Siamo nel pieno periodo blu, durante il quale Picasso dipinge utilizzando quasi solo questo colore. Esso rappresenta il suo stato d’animo, ma crea soprattutto una sorta di nuovo spazio in cui i suoi personaggi sono immersi: un luogo triste e malinconico ma potente in cui gli individui hanno forme allungate, a volte sproporzionate ma sono vivi, anche se il contesto in cui appaiono sembra morto.

In questo dipinto, intitolato I due saltimbanchi e realizzato nel 1901, Arlecchino ha lo sguardo assente, distaccato, pensieroso. Si porta le mani alla bocca e all’orecchio come se qualcosa lo tormentasse e lo portasse lontano dal luogo in cui si trova.

La posizione e le mani sono ricordano l’Arlecchino pensoso del Metropolitan Museum di New York.

Arlecchino pensoso - Seated Harlequin - Arlequin accoudé
Arlecchino pensoso

Arlecchino e la compagna

Il suo volto è inespressivo, chiuso in un silenzio inquietante e accentuato dal bianco del trucco di scena, dalla capigliatura piatta, dai gesti delle mani e dal dito che si mordicchia come se non fosse felice o giocoso, ma appunto tormentato e preoccupato.

Questo stato d’animo è accentuato dai colori dello sfondo che rendono ancora più anonima la stanza in cui si trovano lui e la compagna.

Anche i bicchieri sembrano distaccati dal contesto e dai due personaggi.

Insomma, abbiamo difronte un’atmosfera di grande solitudine. Arlecchino e la compagna non si parlano, ognuno guarda in una direzione diversa.

Anche lo sguardo della donna è assente e comunica una certa inquietudine attraverso un’espressione malinconica, triste e abbattuta che impressiona, non tanto per il paradosso del loro lavoro, quanto per la forza del contesto in cui Picasso li colloca.

Infine il colore blu definisce ancora di più il senso di solitudine dei due personaggi, immersi entrambi nel loro lavoro ed entrambi distanti e pensierosi per ciò che sarà. In questo senso il colore blu non definisce solo il loro stato d’animo ma li accompagna in una sorta di mitologica bolla espressiva che sottolinea questo: il modo in cui ciò che vediamo dipende da ciò che siamo.

Commento video

Tecnica

Olio su tela

Misure

73×60 cm

Ubicazione

Il quadro è conservato a Mosca, in Russia, presso il Museo Puškin dal 1948.

Descrizione seguente tratta dal sito del museo:

Il quadro è stato dipinto a Parigi e sviluppa un soggetto tipico del primo Picasso, un caffè parigino dove artisti e attori circensi si riuniscono e trovano lavoro. Questo è uno dei primi esempi di Picasso che si occupa di quello che è diventato un tema chiave per lui, il destino dell’individuo creativo. L’immagine tragica dell’artista itinerante simboleggia il pesante fardello che le persone si assumono dedicando la loro vita all’arte e l’incomprensione e la beffa che incontrano. Ivan Morozov acquistò questo capolavoro di Picasso alla galleria Ambroise Vollard di Parigi nel 1908.

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Il circo e i trapezisti di Toulouse-Lautrec https://cultura.biografieonline.it/circo-trapezisti-quadro-lautrec/ https://cultura.biografieonline.it/circo-trapezisti-quadro-lautrec/#respond Wed, 27 Dec 2017 20:43:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23716 I disegni e i dipinti sul circo di Henri de Toulouse-Lautrec dimostrano una straordinaria padronanza della tecnica e soprattutto la sua immensa capacità di sintetizzare le immagini in pochi essenziali caratteri. Osservare i suoi disegni implica lasciare la mente vagare nel ricordo del circo con i suoi odori, i suoi rumori e le sue luci.

Al circo Fernando - quadro Toulouse-Lautrec
Al circo Fernando (1888) • quadro di Henri de Toulouse-Lautrec

Tutto è in movimento e ogni immagine prende vita propria. Lautrec pesca a piene mani nella sua memoria e così riaffiorano i ricordi di quando a Montmartre negli anni ’80 visitava i circhi e osservava belve, trapezisti, clown e gli animali addomesticati.

La tecnica usata è il carboncino, l’acquerello e il pastello. Qui ne possiamo vedere alcuni esempi. Le opere furono realizzate nel 1899. Nel 1905, quattro anni dopo la sua morte, ne vennero pubblicati alcuni.

Circus - Circo - Toulouse-Lautrec
Uno della serie di disegni di Toulouse-Lautrec sul circo e i trapezisti

Perché Lautrec dipinse il circo e i trapezisti

Nel febbraio del 1899 Henri de Toulouse-Lautrec venne ricoverato nella clinica del dottor Semelaigne a Neuilly. Lo scopo del ricovero fu disintossicarsi delle droghe di cui aveva abusato negli ultimi due anni, soprattutto l’oppio e l’assenzio. Inoltre, Lautrec, nel 1897 aveva contratto la sifilide che lo aveva portato ad uno stato di generale indebolimento sia fisico che mentale.

Trapezisti disegnati da Toulouse-Lautrec
Trapezisti

Dopo il ricovero alcuni giornali esagerarono le sue condizioni, riportando testimonianze, probabilmente false, di persone che lo avevano visto passeggiare con un cagnolino di ceramica sotto il braccio. O che lo avevano incontrato mentre giocava con un elefante di cartone.

Inoltre, come farà dopo la sua morte avvenuta nel 1901, un nutrito gruppo di critici stigmatizzò la sua deformità fisica criticando gli aspetti più grotteschi della sua opera, al fine di dileggiare, senza alcun riguardo, i dipinti di un artista che aveva già superato i suoi limiti. Toulouse-Lautrec comunque non era persona che badava alle critiche e tanto meno ai pettegolezzi contro la sua immagine e la sua arte. Tuttavia non sopportava l’idea di dover passare gli ultimi mesi in una clinica per malati mentali. Scrisse quindi ad amici e parenti per cercare aiuto e conforto.

Circo - Toulouse-Lautrec

Le richieste di aiuto

Anche al padre, un vecchio nobile, ricco e potente, indirizzò una supplica di aiuto che non credo abbia mai avuto seguito, né abbia suscitato nell’eccentrico genitore alcuna risposta. Preso atto che i suoi tentavi non avrebbero portato ad alcuna conseguenza, scelse di intraprendere un’altra strategia. Decise di realizzare un certo numero di disegni sul circo. Le opere vennero create con il solo aiuto della memoria. Una volta completate, Lautrec avrebbe dimostrato che nella sua mente non c’era alcuna traccia di pazzia.

L’epilogo

Di fronte alla sua sbalorditiva capacità di ricreare con schizzi precisi il circo, i medici non poterono fare altro che dimetterlo. Grazie a questa dimostrazione di coraggio e abilità, Lautrec poté vivere gli ultimi due anni della sua vita in totale libertà.

Analisi dell’opera e commento video

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La clownessa Cha-U-Kao, di Henri de Toulouse-Lautrec https://cultura.biografieonline.it/clownessa-cha-u-kao-lautrec/ https://cultura.biografieonline.it/clownessa-cha-u-kao-lautrec/#comments Wed, 30 Nov 2016 14:25:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20453 Nel dipinto “La clownessa Cha-U-Kao“, realizzato da Henri de Toulouse-Lautrec nel 1895, appare la ballerina del Moulin Rouge, Cha-U-Kao. Questo magnifico personaggio è la protagonista di molti altri dipinti dell’artista, come ad esempio La donna pagliaccio seduta. Tuttavia, Cha-U-Kao oltre ad essere stata una ballerina, è stata anche una clownessa che si esibiva al Nouveau Cirque.

La clownesse Cha-U-Kao [La clownessa Cha-U-Kao]
La clownessa Cha-U-Kao (1895, La clownesse Cha-U-Kao) • Olio su cartone, cm 64 x 49 • Museo d’Orsay, Parigi
Il suo nome d’arte è dovuto alla pronuncia delle parole francesi chahut, che significa ballo acrobatico e chaos, condizione che scoppiava quando lei saliva sul palco del Moulin Rouge, perché il pubblico andava in delirio. Personaggio molto amato ai suoi tempi, nella Parigi di fine ottocento, aveva colpito Lautrec per la vitalità e la capacità di suscitare nel pubblico uno scoppio di gioia quando si esibiva. Il pittore era attratto da Kao per il modo in cui si esibiva nel circo, mentre amava meno i suoi spettacoli di cabaret.

Cha-U-Kao nel suo camerino

Qui Cha-U-Kao, a differenza di altri dipinti, è rappresentata in un momento di intimità. Probabilmente è nel suo camerino. Si sta allacciando un colletto di stoffa ondulata e di colore giallo. Questa le circonda l’abito nero che indossa durante gli spettacoli e che ritroviamo in altre sue raffigurazioni.

Il colletto ha un’importanza fondamentale nella coreografia di Kao, tanto che le sue ampie dimensioni conquistano gran parte del quadro. Il giallo, comunque, è il colore dominante e viene ripreso dal nastro dello stesso colore che raccoglie una treccia di capelli bianchi dell’artista.

Rimane poco spazio nel quadro per vedere alcuni oggetti su un tavolino e, in alto a destra, un’immagine. Forse è un uomo che viene riflesso dallo specchio e la sta aspettando. Oppure è un’immagine dipinta.

Il verde delle pareti, quasi gettato sul cartone, e il rosso del divano sono colori che esaltano il nero e il giallo dell’abito di Cha-U-Kao. Le pennellate sono concentrate su di lei al fine di dare movimento alla sua azione. L’azione appare quasi comica. Sembra proprio allacciarsi il colletto piegando braccia e testa come ultima cosa, appena prima di entrare in scena.

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L’acrobata, quadro di Chagall https://cultura.biografieonline.it/chagall-acrobata/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-acrobata/#respond Sat, 06 Sep 2014 06:50:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11966 Nel 1914 la maturità artistica di Marc Chagall si consolida con il perfezionamento della sua inconfondibile tecnica a olio. Tra le sue opere, ammiriamo una piccola tela che è destinata a segnare in modo indelebile il tocco della sua arte, “L’acrobata”.

Chagall: L'Acrobata (1914)
L’Acrobata (The Acrobat, Marc Chagall, 1914)

L’acrobata: breve storia e analisi

Il dipinto ci regala una grande emozione. Chagall vive la sua infanzia povera e felice in Russia con un padre che lavora duramente sotto padrone nella conservazione del pesce, un’attività che pochi svaghi può consentire. Per la Russia di quei tempi, il circo rappresenta un mondo imprescindibile, il fantastico che si fa realtà, il mito che diventa storia, un momento di disimpegno dalla crudezza della quotidianità sociale.

È dalla vita circense, quindi, che Chagall prende spunto per questo quadro, ove il contorno delle figure e lo sfondo, a volte rubano la scena ai dettagli, come è facile riscontrare durante un’attenta osservazione.

La scena dell’acrobata è una cerimonia misteriosa, il sorriso del personaggio trasmette un’infusione di amore e dolcezza nella forma gioiosa, colorata, piena di sorpresa e d’incanto. Guardando questo quadro, pieno di leggerezza e di gioia, sembra di volare come nelle favole. In fondo, l’acrobata cos’è se non una sorta di angelo? Per questo, la metafora del quadro di Chagall può essere ricondotta all’angelo che vive in ciascuno di noi, capace con ottimismo e vitalità di volteggiare sopra la vita carica di insidie e difficoltà.

Per un esame globale dell’opera “L’Acrobata” di Chagall, è fondamentale anche la valutazione della simbologia cromatica. Il verde ed il rosso, applicati dal pennello dell’artista, sono una comunicazione costante e ambivalente delle tensioni emotive dell’artista, che inducono il pubblico più attento ad approfondire lo stato d’animo con il quale condividiamo la nostra quotidianità. La prospettiva viene rivoluzionata, si perde il senso logico dello spazio e della disposizione delle immagini, nasce il libero arbitrio dell’osservatore all’assemblaggio e all’interpretazione.

L’emozione è fortissima e la si condivide in una visione collettiva; proprio così Chagall voleva parlare all’insieme delle persone. “L’acrobata” è un quadro a olio su carta montato su tela (44,5 cm x 33 cm) e conservato nell’Albright-Knox Art Gallery di Buffalo – Stati Uniti d’America.

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Storia delle fiere e delle giostre https://cultura.biografieonline.it/storia-delle-fiere-e-delle-giostre/ https://cultura.biografieonline.it/storia-delle-fiere-e-delle-giostre/#comments Thu, 19 Jan 2012 10:48:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=192 Giostre e fiereCos’è il divertimento, se non pura ricerca di evasione. Una necessità arcaica che si lega alla personalità dell’uomo dalla sua creazione fino ai giorni nostri. L’evasione ha vari aspetti che si declinano in diversi momenti e ambiti della nostra quotidianità.

La fiera è stata per molti secoli il contesto appropriato per vivere diversi momenti di evasione perché riuniva al suo interno persone e situazioni suggestive e divertenti in cui si poteva trovare di tutto o quasi. Dagli imbonitori ai saltimbanchi, dagli stagnari agli arrotini, dai girovaghi ai cantastorie, dai ciarlatani agli imbroglioni, dagli attori agli acrobati. All’interno delle fiere si vendeva di tutto e si parlava di tutto perché in un periodo in cui i mezzi di comunicazione erano soprattutto verbali, i contesti in cui ritrovarsi e affrontare temi di varia natura erano molto cercati e attesi.

Le fiere, infatti, nascono nel Medioevo, se ne sa qualcosa dal 1000 a.C e proseguono fino al 1700. Esistono tutt’ora, naturalmente, ma sono molto diverse da come erano in passato perché all’epoca, prima del 1700, la fiera era tutto ciò che può rappresentare la socialità e, quindi, oltre al commercio e agli avvenimenti legati al divertimento e alla comunicazione degli eventi era anche un luogo in cui si conoscevano le notizie legate alle capitali, ai governi, all’economia e alle nuove leggi. D’altra parte, ancora oggi, in alcuni stati americani, in cui ci sono zone rurali molto importanti e ampie, come ad esempio nell’Iowa, durante le fiere più grandi possono avvenire comizi politici per le elezioni locali e nazionali e a volte addirittura per quelle presidenziali.

Dopo il 1700, con l’avvento dell’industrializzazione, cambia il modo in cui vengono gestiti il commercio e le comunicazioni, sia delle merci che delle informazioni, e parte del mondo prende una strada diversa rispetto al passato e straordinariamente innovativa che non ha più a che fare con le fiere le quali si ridimensionano anche se vengono influenzate da queste nuove tecnologie. Infatti, per rendere più divertente e stimolante andare in fiera vengono inventate le giostre le quali appaiono, all’inizio rudimentali e meccanizzate, come l’altalena o la sfera rotante su cui venivano poste delle seggiole e che vengono spinte a mano per poi evolvere in forme più complesse e autonome.

Infatti,  fino agli anni ’50 vengono introdotte novità meccanizzate che trasformano il divertimento soprattutto dei bambini e dei ragazzi; dagli anni ’50 in poi, invece, la meccanizzazione della giostra diventa sempre più complessa creando una separazione fra fiera e parco giochi il quale si trasformerà in luna park, continuando fino ad oggi la sua evoluzione con grandiosi contesti in cui si può soggiornare per diversi giorni come ad esempio Disneyland. L’evoluzione della giostra conserva, però, dei tratti interessanti perché non segue solo il progresso tecnologico ma anche l’identità fieristica che si porta dentro. Un’identità che la contraddistingue per alcune regole basilari;  come, ad esempio, attirare il pubblico stimolandone il desiderio di un divertimento di massa che diventa il risultato di varie miscele: le luci, i suoni, l’imbonimento, la sfida, il pericolo o la condivisione di un’esperienza.

Nell’era digitale le fiere, i luna park e i circhi sono le ultime vestigia di una socialità sempre più assente che è causa di troppe individualità.

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