Cinema di Cannes Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 28 Sep 2018 10:21:40 +0000 it-IT hourly 1 Un affare di famiglia, recensione e trama del film giapponese https://cultura.biografieonline.it/un-affare-di-famiglia-film-giapponese/ https://cultura.biografieonline.it/un-affare-di-famiglia-film-giapponese/#respond Fri, 28 Sep 2018 10:21:08 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25279 Un affare di famiglia è il titolo del film giapponese del 2018 diretto da Hirokazu Kore’eda, premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2018. Gli attori principali sono Kirin Kiki, Lily Franky, Sōsuke Ikematsu, Sakura Andō, Moemi Katayama.

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Trama del film

Una famiglia vive in un tugurio. Il padre, Osamu Shibata, insegna al figlio come rubare nei supermercati. La moglie, Nobuyo Shibata, lavora in una lavanderia dove viene sfruttata. I soldi sono pochi e tutti dipendono dalla nonna che con la sua pensione di reversibilità mantiene tutti, compresa la nipote che vive con loro.

Apparentemente è una famiglia che sopravvive e che riesce a gioire malgrado le difficoltà. Ma non è così. La famiglia ha legami non parentali ma si è unita attraverso una serie di casualità. Nemmeno la nonna e la nipote sono imparentate. Ma le motivazioni che le spingono a stare insieme non sono scontate. E man mano che si procede con la visione del film Un affare di famiglia si scopre, minuto dopo minuto, che la famiglia ha molte sfumature, non sempre positive.

I personaggi del film Un affare di famiglia
I personaggi del film Un affare di famiglia

Il passato di alcuni personaggi è losco e quello che hanno fatto supera i confini della comune moralità. Osamu una sera torna insieme a suo figlio verso casa. Hanno passato il pomeriggio a rubare nei supermercati; mentre scherzano fra di loro, vedono una bambina di quattro anni che sta giocando al freddo sulla terrazza di casa. I suoi genitori non ci sono e i due pensano bene di portarla a casa per darle un pasto caldo.

La bambina mangia poco e mostra segni di traumi, soprattutto ferite. La nonna, insieme a Nobuyo, decide di tenerla per qualche giorno. I veri genitori la maltrattano e forse non la vogliono, ma la scuola ne denuncia la scomparsa. Osamu si spaventa: vorrebbe riportarla a casa ma la nonna e Nobuyo si rifiutano; la vogliono tenere con loro.

Apparentemente tutti vorrebbero proteggere la bimba; la famiglia è tenuta insieme da un profondo senso di appartenenza. Tuttavia qualcosa non va: lo si capisce vedendo come si muovono i personaggi al limite della comune moralità. Si comprende che le loro relazioni sono molto più profonde di quello che sembra, proprio quando la precarietà del loro modo di vivere cade sotto i colpi delle regole sociali.

Un affare di famiglia: poster e locandina

Un affare di famiglia
Locandina italiana del film

Giudizio sul film

E’ un film delicato, complesso, fragile e profondo come il taglio di una spada giapponese. Riesce infatti con un linguaggio semplice a spiegare come i rapporti d’amore e d’affetto esistano, a prescindere dai vincoli famigliari e sociali. E il film lo fa con una sicurezza che impressiona.

La struttura della storia appare come un castello di bastoncini di legno: ogni pezzo potrebbe far cadere il tutto. E invece la narrazione tiene e arriva alla fine con una sorprendente sobrietà. “Un affare di famiglia” non è un film che vuole commuovere ma che invece vuole mostrare la complessità dei rapporti umani. Pienamente riuscito.

Di solito i genitori non si scelgono.

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Tra la terra e il cielo (recensione del film) https://cultura.biografieonline.it/tra-la-terra-e-il-cielo/ https://cultura.biografieonline.it/tra-la-terra-e-il-cielo/#respond Wed, 01 Jun 2016 10:26:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18759 Presentato al Festival di Cannes del 2016, “Tra la terra e il cielo” (titolo originale: Masaan) è il film d’esordio del regista indiano Neeraj Ghaywan.

Tra la terra e il cielo - film
Tra la terra e il cielo – una foto di una scena del film con l’attrice protagonista Richa Chadda, che interpreta Devi Pathak.

Trama del film “Tra la terra e il cielo”

Sulle rive del Gange c’è una città sacra che si chiama Benares (Varanasi). Chi vive in questa città non può trasgredire le tradizioni millenarie che scandiscono la vita della comunità nata vicino al fiume sacro. Perché se osa farlo ne pagherà sempre un prezzo altissimo.

Devi Pathak è una ragazza seria e diligente che vive con il padre in una modesta casa nella periferia della città. Un giorno decide di incontrare un suo compagno di università in una stanza d’albergo. Ma il  ragazzo che li accoglie alla reception li denuncia e la polizia, corrotta, li arresta e riprende un video nella stanza mentre i ragazzi, nudi, cercano di giustificarsi.

Secondo le leggi indiane, infatti, due ragazzi non possono avere un rapporto sessuale fuori dal matrimonio. Devi è distrutta ma più di lei è spaventato il ragazzo che non riesce ad accettare lo scandalo che deriverà dal loro arresto.

La polizia ricatta il padre di Davi, che cerca in tutti i modi di procurasi i soldi per pagare la tangente ed evitare lo scandalo per il processo della figlia. Per farlo sfrutterà un ragazzino che vuole solo avere una famiglia e ricevere quell’affetto che gli è sempre mancato.

In un’altra parte della città, Deepak, un ragazzo studioso, che vuole migliorare la sua condizione sociale si innamora di una ragazza che appartiene ad un’altra casta. Lei vive in una casa borghese mentre lui studia ingegneria ma aiuta anche il padre a bruciare i cadaveri e a buttarne le ceneri nel Gange. La sua sarà una battaglia contro i pregiudizi e le tradizioni dell’India moderna, dove la differenza fra le caste è un confine invalicabile.

Per lungo tempo sarà soltanto notte. Due vagabondi come noi, forse in qualche angolo, si ritroveranno alla luce del mattino. (Devi)

Vedi anche: Frasi del film “Tra la terra e il cielo”

Locandina e poster del film

Tra la terra e il cielo (locandina)
Tra la terra e il cielo (poster)

Commento al film

Tra la terra e il cielo narra la vicenda di alcuni protagonisti che vivono nella città di Benares, ma questo luogo, seppur limitato, rappresenta la complessità dell’India intera dove le tradizioni hanno una forza sociale importantissima. Le storie di questi personaggi si incrociano con la storia di un’India piena di fascino che unisce la ricerca spirituale ad una immodificabile materialità della storia.

Tradizione e modernità sono in perenne conflitto e per tutto il film si respira l’infelicità che i personaggi sono costretti a subire perché vorrebbero scappare da una prigione sociale che non li rende liberi. E proprio questa tensione, che pervade il film, rende i personaggi intensi e le loro storie interessanti.

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Intervista a Roberto Sironi https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-roberto-sironi/ https://cultura.biografieonline.it/intervista-a-roberto-sironi/#respond Tue, 20 Mar 2012 11:51:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1152 Roberto Sironi. Artista poliedrico, uomo di spettacolo, autore di canzoni, di teatro, pittore e regista, per la “presse” europea, semplicemente e straordinariamente: un “Gentilhomme italien”.

Roberto Sironi
Roberto Sironi

Forte di ben otto dischi pubblicati, interpreta con stile unico le sue canzoni dal sapore musical-cinematografico, le quali nel corso della sua lunga carriera hanno fatto il giro d’Europa, raccontando l’Italia e dell’Italia soprattutto in Francia, sua seconda patria, e ottenendo però consensi importanti anche in paesi come la Germania, la Svizzera, il Belgio e l’Inghilterra. Proprio nel Regno Unito, Sironi ha preso parte, insieme con il grande maestro Ennio Morricone, al Festival “Only Connect” al Barbican Centre di Londra.

Nel 2007 poi, Roberto Sironi ha realizzato il suo primo film /lungometraggio dal titolo “Film di Notte”, proiettato durante il Festival Internazionale del Cinema di Cannes nel 2008, come evento collaterale nell’ambito di Cannes Cinéphiles allo Studio 13. Durante la medesima kermesse cinematografica pertanto, sono state esposte le opere pittoriche dell’istrionico artista lombardo, nel corso di una mostra personale intitolata “Cinematografo da taschino”, la quale ha accolto ben duecentocinquanta “pezzi” firmati Sironi e interamente dedicati e ispirati al cinema d’autore.

Da qualche anno rientrato in patria, il musicista e pittore non ha mancato di farsi notare, guadagnandosi alcuni interessanti riconoscimenti, come il Premio Lunezia Doc 2009, per la qualità musical-letteraria delle sue canzoni, e il Premio Miglior Testo al Festival ID&M al Teatro dal Verme di Milano.

Nel 2012, Roberto Sironi ha lanciato il suo nuovo progetto, dal titolo “Un artista in bicicletta” (www.unartistainbicicletta.com): un’idea musicale, letteraria e teatrale, interamente incentrata sulle due ruote, ennesima scommessa del poliedrico performer milanese. Nel corso di una lunga intervista, Roberto Sironi ha parlato di sé e delle sue molteplici attività.

Musicista con la valigia, artista figurativo, da qualche anno cineasta. Poeta in lingua e in dialetto, stando al valore dei suoi testi e alla ricerca linguistica di cui sono ricche alcune composizioni. Più che chi è Roberto Sironi, sarebbe meglio domandare: “cos’è”, Roberto Sironi?

L’artista è una strana “macchina”, che per delle ragioni imperscrutabili obbedisce ad un istinto tutt’altro che meccanico. Negli angoli più oscuri di questo “marchingegno umano” si nasconde probabilmente quel mistero che abitualmente chiamiamo “talento”, quindi, per quanto mi riguarda, credo di poter dire di essere una di quelle “strane macchine” in continuo movimento che si aggirano per le strade del mondo cariche di sogni e di mete quasi sempre inarrivabili! L’artista è un cercatore per definizione! Un esploratore di idee e di strane teorie creative, con l’assoluta convinzione  che ci sia sempre e dappertutto qualcosa da scoprire … Io non ricerco, ma cerco, piuttosto. E non mi piace la figura retorica dell’artista libero. Io mi ritengo un artista selvaggio! In arte non esiste la libertà, perché l’artista è per concezione prigioniero della propria convinzione estetica. Un artista potrebbe fuggire da tutto tranne che dal proprio talento e quando quest’ultimo accenna ad una benché minima ribellione, l’artista si sdoppia, si triplica e cerca altrove altri diabolici compromessi che costringano il talento ad una nuova e più vigorosa collaborazione. La mia battaglia con il talento mi ha portato su molti campi di combattimento: musica, pittura, cinema, teatro … E la guerra continua!

Una carriera da cantautore vissuta prevalentemente all’estero, con ottimi risultati, per giunta confermati negli ultimi anni anche nel suo Paese, con riconoscimenti importanti. Perché la scelta dell’estero? E in quale posto si è sentito più “a casa”?

Il mondo non è mai abbastanza grande per quelli come me. Ho sempre bisogno di nuove esperienze, nuove emozioni, nuove scuse e nuovi motivi per girovagare con il mio bagaglio d’arte varia. La Canzone d’Autore mi ha portato un po’ dappertutto ed ho potuto fare il mio mestiere d’artista in molti Paesi europei, facendo concerti in Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera e Belgio, ma sempre con un pizzico di malinconia. E’ difficile accettare di dovere cantare nella tua lingua ovunque e quasi mai nel tuo Paese! In realtà non ho scelto l’estero, è l’estero che ha scelto me.
Ho vissuto per alcuni anni in Francia e considero questo Paese una mia seconda patria … Certamente, l’esperienza francese è stata per me molto determinante  sotto molti profili : soprattutto quelli professionale e personale. Alcune esperienze ti cambiano profondamente e io sono cambiato!

Come mai ha deciso di rientrare in Italia e come ha trovato, dal suo punto di vista di artista, questo Paese?

Il mio rientro in Italia lo definirei piuttosto un “rientro artistico”, infatti sto cercando nuovi contatti ed opportunità per proporre quello che faccio e non è affatto facile. L’Italia oggi, è un po’ come l’ho lasciata qualche anno fa, solo un po’ più invecchiata. La figura dell’artista nel nostro Paese non è mai riuscita veramente ad affermarsi. In Italia si è soprattutto personaggi! La televisione non è un mezzo dove fare circolare liberamente le notizie, è una macchina propagandistica dove deliberatamente circolano informazioni su misura … La politica è riuscita ad insinuarsi anche nelle pieghe più nascoste della cultura, dello spettacolo, persino del divertimento “tout-court”. In Italia molti artisti sono sotto contratto con un potere che è difficile da descrivere e da circoscrivere talmente è onnipresente. Certamente, l’etica nel nostro Paese non è un’urgenza.

Quanto è importante cantare brani in dialetto, mantenendo saldo il legame con lingue, come il suo milanese, quasi prossime alla sparizione (non meno di altri dialetti italiani)?

Nei miei concerti all’estero canto sempre qualche mia canzone in “lingua milanese” e devo dire che il pubblico apprezza molto questo genere e lo slang della lingua. E poi è una lingua legata strettamente alla lingua francese, quindi accenti, assonanze e parole arrivano al pubblico, soprattutto quello  francese, in una maniera affettuosa e familiare. Mi piace ricordare inoltre che il mio modo di scrivere in lingua milanese non è mai ristretto alla città di Milano, come purtroppo è accaduto per molti anni e con altri autori che hanno incensato la città dimenticando il resto … Una lingua va oltre, deve andare oltre! Ha l’obbligo di insinuarsi in altre zone geografiche e culturali! La finalità di una lingua è quella di essere parlata ed io cerco in un qualche modo di non perderla, tra le tante lingue e i suoni che circolano per il mondo. Mi piacerebbe restasse nella memoria collettiva di tutti!

Una parte della sua opera pittorica trae grande ispirazione dal cinema, ma anche da personalità dell’arte in genere, da Django Reinhardt a Lautrec, passando per le tracce più significative lasciate dall’arte novecentesca: il “Rouge”, la rappresentazione di musicisti e orchestre, ritratti di donne. Come mai questa scelta?

Questa domanda ha bisogno di due distinte risposte. La prima è che dopo aver scritto canzoni e pièces teatrali, indagato la musica e frequentato  ogni tipo di palcoscenico, mi sono trovato  nella necessità passionale e artistica di investigare la materia  ed è con questo spirito che ho cominciato a dipingere. Il mio incontro con la pittura  è avvenuto in quelle penombre dove si annidano le più incomprensibili tonalità: fascino e intrigo albergano nella stessa anima e la creazione diventa di per sé un enigma. Gli unici testimoni di questa vicenda sono i miei quadri!…Ed è per questo motivo che ho scambiato il mio ruolo di “performer” con quello di spettatore…Da questo palcoscenico, assisto al più grande spettacolo del mondo: la gente. Mi piace pensare che ogni mio quadro sia un “movimento immobile”, una variazione sul tema della vita. Il soggetto è sempre e comunque l’Arte e dove c’è Arte ci sono inesorabilmente gli artisti: uomini e donne che hanno fatto dell’incertezza la vita, e l’incertezza ha una sua inarrivabile sensualità.
La seconda risposta è che ho sempre pensato che pittura e musica siano fatte soprattutto d’impressione. Occhi e orecchie sono capaci di grandi ed imprevedibili nobiltà. Suoni e visioni sono i veri protagonisti di un sogno che da un momento all’altro potrebbe diventare cinematografico per trasformarsi in un film … Un quadro mi dà la stessa sensazione. Quando dipingo ho sempre l’impressione di inseguire “un’impressione”.

Veniamo all’ultima idea: un artista in bicicletta. Che cosa significa e, soprattutto, in che modo, la bicicletta diventa parte centrale e integrante dei suoi spettacoli?

Come artista ho sentito il bisogno di occuparmi  di  questo inimitabile marchingegno a pedali “mobile e viaggiante”, che nuovamente si impone all’attenzione del mondo come una possibile soluzione energetica e di trasporto e che per quanto mi riguarda potrebbe diventare anche il prologo di una probabile e sorprendente evoluzione culturale. Un inaspettato legame tecnologico, futuristico e sentimentale tra umanesimo, meccanica e benessere. Dunque, con il progetto “Un artista in bicicletta”  propongo  e promuovo a livello europeo una nuova suggestione artistica che ha i suoi punti di riferimento in diversi ambiti: musicale, pittorico, letterario e certamente ciclistico. “L’artista canta, descrive, dipinge e racconta le vicissitudini del veicolo universale per eccellenza: la bicicletta!”
La finalità del progetto è di riuscire a sensibilizzare e ad aggregare un pubblico intorno all’idea che questo veicolo a due ruote non è, appunto, solo una soluzione ecologica e di trasporto intelligente, ma è anche un mezzo per diffondere una nuova educazione culturale ed artistica che possa generare un altro modo di “creare movimento”.

Come mai, questa scelta delle due ruote?

Dopo avere fatto molti tour musicali in Europa in maniera convenzionale, usando mezzi convenzionali, ho deciso di modificare l’approccio al mio mestiere d’artista, di musicista, scegliendo di utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto per la prossima tournée nazionale ed internazionale 2012/2013, dove presenterò il mio nuovo spettacolo “Tandem Concert”, e sarò accompagnato dalla violinista francese Elizabeth Boudjema. Il Recital, di cui sono autore ed interprete,  si snoda tra swings, ballate e virtuosismi musicali  in un mélange di canzoni cantate in italiano e francese, dove ognuna di esse racconta una storia ciclo/umana sulle strade del mondo, in un insolito viaggio musicale e letterario. Tra “ passeggiate ” e “promenade “, panorami e paesaggi, eroi e personaggi, colpi di scena e colpi di pedale, racconto da una posizione privilegiata, “in sella ad una metafora” ad un ritmo naturale e metronomico, un’epica musicale ed ecologica! Più che mai questo spettacolo è una performance che non inizia e finisce su di un palcoscenico, ma si estende attraverso un’etica viaggiante anche ad altri valori : umani, sportivi e di nuove filosofie di vita … “E sulle strade di questo racconto, una bicicletta ondeggia all’andatura degli Dei!”

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