cibo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Thu, 21 Apr 2022 09:18:15 +0000 it-IT hourly 1 Perché le ostriche si mangiano solo nei mesi con la “R”? https://cultura.biografieonline.it/ostriche-nei-mesi-senza-r/ https://cultura.biografieonline.it/ostriche-nei-mesi-senza-r/#respond Wed, 20 Apr 2022 05:30:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9417 Secondo la tradizione, è buon uso e salutare non mangiare le ostriche nei mesi che non contengono nel loro nome la letteraR”. L’antico detto viene usato, infatti, per ricordare a tutti il periodo in cui può essere dannoso cibarsi di molluschi crudi.

Spiegazione

Secondo la tradizione, i mesi senza la “r” nella lingua francese, così come in quella inglese, sono:

  • maggio,
  • giugno,
  • luglio,
  • agosto.
Ostriche
Ostriche

Ma il vero problema è essenzialmente il seguente: durante i periodi caldi, è molto più facile che i molluschi vengano a contatto con temperature elevate che possono renderli nocivi per la nostra salute, visto che le ostriche si consumano abitualmente crude.

Qualche secolo fa

Nei tempi indietro, più esattamente nel 1752, furono emesse le prime ordinanze che vietavano, in Francia, il commercio di ostriche durante i periodi più caldi. La prima ordinanza fu emessa dalla Polizia di Parigi.

Da lì in poi, si è diffusa la buona usanza che vieta di cibarsi di ostriche nei mesi senza la erre, nonostante si trovino in tutti i mesi dell’anno. La tradizione è arrivata ed è in uso anche ai giorni nostri, nonostante l’introduzione dei moderni sistemi di refrigerazione che permettono alle nostre ostriche di non deteriorarsi e di conservarsi sempre in ottimo stato.

Altri motivi

Tra gli altri motivi per cui è preferibile evitare di mangiare ostriche nei mesi estivi, vi è quello strettamente legato alle alghe che si sviluppano e propagano nelle acque marine, soprattutto durante l’estate e che hanno la tendenza a rilasciare in acqua tossine, facilmente assorbibili dai prelibati frutti di mare.

Sono note a tutti le proprietà afrodisiache del mollusco che contiene zinco, produttore di testosterone, e dopamina, un neurotrasmettitore che interviene sul desiderio sessuale.

Per gli amanti, ricordiamo che le ostriche si possono gustare in molti modi:

  • crude,
  • bollite,
  • stufate,
  • al vapore,
  • appena aperte, con un po’ di limone.
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Congelare e surgelare: siete sicuri di conoscere le differenze? https://cultura.biografieonline.it/congelare-surgelare-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/congelare-surgelare-differenze/#respond Fri, 12 Nov 2021 04:52:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11736 Quali sono le differenze fra surgelare e congelare? Scopriamolo assieme nell’articolo che segue, in cui andremo ad analizzare sinteticamente le caratteristiche principali della surgelazione e della congelazione.

Cibo congelato e cibo surgelato. Nella foto: frutti di bosco conservati in surgelazione
Frutti di bosco surgelati

Surgelare: la surgelazione

Per surgelazione si indica un trattamento di tipo industriale che consente di conservare gli alimenti, i cibi e le pietanze alimentari per un lungo periodo, portando la temperatura a valori molto bassi, che vanno dai -18 °C fino ai -80 °C. La surgelazione è regolata da una legge (Decreto Legislativo n.110 del 27 gennaio 1992), poiché riguarda i prodotti alimentari industriali.

Il prodotto surgelato, opportunamente confezionato, deve:

  • essere integro;
  • contenere le indicazioni relative ai modi e ai tempi di conservazione, le istruzioni per il consumo e lo scongelamento;
  • essere aperto solo dal consumatore.

Surgelare, in ogni modo, rallenta i processi di deterioramento del cibo, e stoppa il proliferare di microorganismi e batteri, potenzialmente nocivi. Il processo si ottiene in tempi rapidi e a temperature basse; i cristalli di ghiaccio che si vengono a formare sono di piccolissime dimensioni.

I cibi più frequenti in “versione” surgelata sono: pesce e verdure.

Quando invece si impacchetta del cibo e lo si conserva appositamente nel freezer (o congelatore – che nelle case funziona in combinazione con il frigorifero), il prodotto è congelato.

Congelare: la congelazione

Per congelare un prodotto non è necessario attenersi a normative, ma solo seguire attentamente qualche norma igienica che permette di salvaguardare la salute e conservare al meglio i prodotti e le loro sostanze nutritive.

La congelazione è un processo casalingo che si ottiene a temperature anche di pochi gradi sotto lo zero e necessita, per questo motivo, di tempi più lunghi. Durante il procedimento si evidenzia la formazione di cristalli di ghiaccio più grandi all’interno del prodotto; essi portano alla conseguente rottura delle strutture cellulari e a una maggiore perdita d’acqua e di sostanze nutritive.

In generale è possibile congelare di tutto e di più, ma è buona norma tenere in mente che ogni alimento presenta un limite di tempo di conservazione completamente diverso l’uno dall’altro. Un prodotto congelato risulta meno compatto rispetto a quello surgelato; quest’ultimo una volta portato a una temperatura ambiente, è simile o pressoché identico al prodotto fresco.

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Anoressia e Bulimia: differenze, caratteristiche e conseguenze https://cultura.biografieonline.it/anoressia-bulimia-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/anoressia-bulimia-differenze/#comments Thu, 30 Apr 2020 08:06:30 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=28621 Pur classificati entrambi come disturbi del comportamento alimentare (DCA), anoressia e bulimia presentano caratteristiche peculiari e diverse. Questi due termini si sentono nominare, anche in riferimento alle passerelle di moda, in cui molte volte sfilano modelle dalla magrezza impressionante.

Anoressia e Bulimia, differenze - DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare)
Anoressia e Bulimia sono classificate come DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare

Secondo stime recenti, in Italia soffrono di anoressia e bulimia circa tre milioni di persone [fonte: agi.it, aprile 2018], la maggior parte di queste ha un’età piuttosto giovane. Le due patologie spesso sono facce di una stessa medaglia: i soggetti predisposti, infatti, tendono ad oscillare tra anoressia e bulimia, in un’altalena che – se non fermata e curata in tempo – può portare a conseguenze gravi oppure estreme.

Le principali differenze

A determinare la differenza tra una condizione di anoressia e di bulimia è il peso.

Anoressia

Chi soffre di anoressia tende a non mangiare, a privarsi del cibo e quindi a perdere peso oltre i limiti del normale. Gli anoressici hanno il terrore di ingrassare, e questo è indice di una scarsa autostima.

Tenendo sotto controllo l’alimentazione e di conseguenza il peso, il soggetto anoressico crede (erroneamente) di acquisire una maggiore fiducia in sé stesso.

Bulimia

La bulimia, invece, comporta una modalità di ingerimento del cibo compulsiva, vorace, come se si volesse trattenere maggiore quantità di cibo per compensare alcune mancanze nella propria vita.

I comportamenti

In entrambi i disturbi è presente una richiesta di aiuto. La persona che soffre di bulimia percepisce i sintomi legati al suo disturbo come particolarmente fastidiosi e in genere chiede aiuto per potersene liberare.

Chi soffre di anoressia, invece, si rallegra della sua continua e progressiva perdita di peso, e quindi non crede di dover essere aiutata in questa spirale auto-distruttiva.

La persona bulimica, spesso in sovrappeso, si cimenta in lunghe ed estenuanti sedute di palestra oppure esercizi fisici prolungati; fa anche uso di lassativi perché crede, in questo modo, di alleggerirsi dai chili di troppo accumulati con le abbuffate di cibo.

Per eliminare ciò che ha ingerito, il bulimico ricorre al vomito auto-indotto – cosa che invece è più rara nella persona anoressica.

Conseguenze

Chi soffre di anoressia e/o bulimia va incontro a conseguenze pesanti legate alla malnutrizione. Succede spesso ad anoressici e bulimici di avere problemi a livello cardio-circolatorio (ad esempio frequenti aritmie), di avere problemi nella concentrazione e nella resistenza fisica.

Il vomito autoindotto, a lungo andare, crea problemi alla cavità orale e alla salute dei denti.

Dinanzi ad un soggetto che mostri sintomi dell’uno, dell’altro disturbo o di entrambi, è necessario chiedere l’intervento integrato di più professionisti esperti: un medico, uno psicologo ed un nutrizionista.

Anoressia e Bulimia: serve essere seguiti da esperti: medici, psicologi e nutrizionisti
Serve essere seguiti da esperti: medici, psicologi e nutrizionisti

Corpo e mente…

Non è possibile trattare questi disturbi come puramente medici o comportamentali: corpo e mente sono strettamente legati, quindi occorre un approccio che consideri tali parti come costituenti un unicuum.

Nella maggior parte dei casi bisogna intervenire a modificare l’idea che il soggetto ha del corpo e che lo conduce a voler essere diverso da ciò che è.

Le donne anoressiche sono quasi sempre vittime di un ideale di perfezione e di bellezza che si sforzano di perseguire nonostante tutto.

Le donne soffrono anche di anoressia nervosa, una particolare forma del disturbo alimentare che di solito segue ad una delusione d’amore.

Alcune recenti scoperte scientifiche hanno rilevato che la cura più efficace per questo tipo di anoressia (la cui frequenza è più alta tra gli adolescenti) è l’ossitocina, l’ormone dell’amore. Pare che la somministrazione di tale sostanza riesca a distrarre il soggetto dal cibo e dall’accumulo del grasso nelle varie parti del corpo.

Tra corpo e anima vige un rapporto materia-forma, come se l’anima fosse la vera forma del corpo. Chiedersi se corpo e anima siano la stessa cosa è una domanda priva di senso: è come domandarsi se sono la stessa cosa la cera e la forma della candela.

ARISTOTELE. Tratta da: Frasi sull’anima

…E l’anima

Anoressia e bulimia sono problemi dell’anima, e come tali vanno curati. Rispettando al massimo la sensibilità delle persone che ne soffrono e assecondando il loro desiderio di essere ascoltate e comprese.

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Crêpes e pancake, differenze https://cultura.biografieonline.it/crepes-pancake-differenza/ https://cultura.biografieonline.it/crepes-pancake-differenza/#comments Mon, 01 Jan 2018 21:02:03 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23850 Crêpes e pancake sono due piatti famosi in tutto il mondo occidentale. Entrambe sono a base di uova. Si possono consumare dolci o salati, e accompagnati in moltissimi modi creativi. In questo articolo cerchiamo di evidenziare le principali differenze e i modi tradizionali con cui queste pietanze vengono preparate.

crepes - pancake - differenze
Crêpes e pancake

La crêpe

La crêpe è un piatto tipico francese. Il termine deriva dalla parola latina crispus (arricciato, ondulato), oppure dal termine greco κρίσπος (krìspos “avvolto”‘, “arrotolato”). La crêpe consiste in una cialda morbida, sottile e non croccante, che viene cotta su di una superficie rovente dalla forma tonda.

Il suo impasto è caratterizzato da questi ingredienti:

  • uova;
  • farina;
  • burro.

E’ usanza in Francia, consumare questo tipo di alimento nella giornata del 2 febbraio, in occasione della Candelora. La leggenda racconta che quando si gira per la prima volta la crêpe sulla padella, bisogna esprimere un desiderio. Ma perché si realizzi vale solo nella giornata del 2 febbraio. Le crêpes sono considerate un simbolo di alleanza e di amicizia ed usate molto spesso nella cucina nazionale ed internazionale.

Crepes alla nutella
Le crêpes alla Nutella sono tra le più amate e diffuse

Crêpes dolci e salate

Possiamo gustare crêpes dolci oppure salate a seconda dei gusti personali o della voglia del momento. Le crêpes dolci contengono al loro interno, marmellate o confetture, zucchero semplice o zucchero a velo, miele, creme al cioccolato, ecc. Vengono servite come dessert. Molto richiesta è la famosa crêpe alla Nutella e la crêpe suzette, che si prepara con salsa all’arancia e viene poi infiammata con il liquore Grand Marnier.

Le crêpes salate, invece, vengono farcite al loro interno usando salumi e formaggi di vario tipo seguendo i gusti molteplici e creativi di chi le prepara. Le crêpes salate vengono servite come uno spuntino, un antipasto o in alternativa ad un secondo piatto.

Pancake

I pancake, a differenza delle crêpes, sono un piatto tipicamente anglossasone. Sono principalmente dolci e preparati per la prima colazione. A differenza delle crêpes, questo tipo di frittelle presenta delle dimensioni più piccole ma uno spessore maggiore. I pancake sono un prodotto alimentare caratterizzato da una certa consistenza. Il loro spessore è di circa 3,0-5,00 mm.

L’impasto è composto da:

A volte si prevede anche l’aggiunta di cannella, miele oppure l’uso dello yogurt.

I pancake sono conditi principalmente nella versione dolce con burro d’arachidi, sciroppo d’acero e confetture varie. Nella loro versione salata, contengono all’interno bacon, uova e burro fuso a completare l’opera. I pancake sono molto usati nella cucina di tutto il mondo. Negli Stati Uniti, sono il piatto tipico durante il carnevalesco Mardì Gras, festa che ogni anno si tiene a New Orleans nello stato della Louisiana. Il loro nome per l’occasione diventa Pancake Tuesday.

Sul sito Cucinare.meglio.it trovate una ricetta per preparare pancake facili

In tutto il territorio anglosassone, come le isole britanniche, l’Australia, la Nuova Zelanda e i Paesi Bassi, i pancake vengono consumati quotidianamente durante il primo pasto della giornata, il breakfast. Si consumano anche in altre nazioni come: Argentina, Cile ed Uruguay dove sono molto diffusi e farciti con dolce di latte o manjar.

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Aceto Balsamico di Modena e aceto di vino: differenze https://cultura.biografieonline.it/aceto-balsamico-modena-igp/ https://cultura.biografieonline.it/aceto-balsamico-modena-igp/#comments Sat, 09 Sep 2017 10:16:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23298 In alcuni nostri articoli precedenti abbiamo parlato in modo generalizzato delle differenze tra i vari marchi IGP e IGT, DOC e DOP, e altri. Ora queste ci tornano utili per spiegare quali differenze ci sono tra l’Aceto Balsamico di Modena e l’aceto di vino. Ma soprattutto cercheremo di fare chiarezza su ciò che è realmente l’Aceto Balsamico di Modena (che indicheremo con ABM) e i prodotti che invece sono a base di ABM – come ad esempio condimenti e glasse.

Aceto Balsamico di Modena IGP - Botti affinamento
Alcune botti di legno in cui avviene l’affinamento dell’Aceto Balsamico di Modena IGP

Come accadde sovente per le eccellenze italiane, purtroppo, anche nel caso dell’ABM è facile imbattersi in prodotti che tentano di imitare o evocare. Per il consumatore finale è facile pertanto confondersi, sia al supermercato che nei luoghi di ristorazione.

Il vero Aceto Balsamico è presente in tre sole denominazioni registrate:

  • Aceto Balsamico di Modena IGP
  • Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP
  • Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP

Sono prodotti con caratteristiche diverse che da sempre convivono e condividono l’origine delle terre emiliane di cui portano il nome.

Quello più pregiato, quello che – per intenderci – “costa tanto” è il primo, IGP. Ed è quello nei paragrafi successivi andiamo ad approfondire.

L’aceto di vino e l’aceto balsamico

L’aceto di vino è prodotto dal vino bianco o rosso ed è il più comune tipo di aceto. Come con il vino, vi è una vasta gamma di qualità. La caratteristica organolettica principale è quella dell’acidità.

L’aceto balsamico di Modena invece è una miscela di ingredienti di cui l’aceto di vino è solo una componente. Esso è caratterizzato da un’armonia di gusto tra i sapori acido e dolce (agrodolce). L’artigianalità della produzione sta proprio nella maestria della miscelazione delle sue componenti e della successiva maturazione.

Se l’aceto balsamico viene mantenuto in botti di legno per oltre 3 anni, si definisce Invecchiato.

Come riconoscere il “Balsamico”

Secondo il disciplinare, l’Aceto Balsamico di Modena IGP è prodotto solo nelle province di Modena e Reggio Emilia, zone con un tipico microclima, capace di influenzare – in modo determinante e unico – il processo di maturazione e invecchiamento dell’aceto balsamico. Si riconosce dal contenitore e dall’etichetta.

E’ ottenuto con una particolare e tradizionale tecnologia dai mosti d’uva parzialmente fermentati, cotti e/o concentrati, ottenuti da uve provenienti esclusivamente da vitigni di Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni.

IGP - STG
Le etichette IGP e STG: quella di sinistra compare sulle bottiglie di Aceto Balsamico

La produzione

La miscela di cui abbiamo parlato contiene una percentuale di mosto che non deve essere inferiore al 20% della massa da avviare alla miscelazione. Al mosto è aggiunto aceto di vino nella misura di almeno il 10%, oltre ad un’aliquota di aceto (di vino) invecchiato almeno 10 anni. E’ possibile (tuttavia facoltativo) aggiungere una percentuale di caramello non superiore al 2%.

Seguono poi le fasi di acetificazione (tramite l’utilizzo di colonie batteriche selezionate, oppure utilizzando altri metodi) e affinamento. Entrambe le fasi avvengono all’interno di recipienti di legno. Il periodo minimo di affinamento è pari a 60 giorni.

La certificazione

Il prodotto è infine sottoposto a un esame analitico e organolettico delegato a un panel di assaggiatori esperti. Se le analisi danno esito positivo, il prodotto viene certificato dall’Organismo di Controllo Autorizzato. Solo da quel momento potrà essere commercializzato come Aceto Balsamico di Modena IGP.

Il valore culturale dell’Aceto Balsamico di Modena

Come quasi tutti sanno si tratta di uno dei principali prodotti agroalimentari italiani del mondo. Fin dall’antichità l’aceto di vino e il mosto cotto rappresentano i condimenti per eccellenza della cucina italiana. Dalla fermentazione e dall’invecchiamento di questi ingredienti nasce l’Aceto Balsamico di Modena IGP, figlio delle terre di Modena e Reggio Emilia, zone fertili, vocate alla produzione vitivinicola.

Il valore economico

Le cifre parlano di oltre il 92% di prodotto esportato. L’ABM IGP è commercializzato in 120 Paesi del mondo. La produzione supera i 94 milioni di litri l’anno, esportata per oltre il 92%, è uno dei principali prodotti agroalimentari italiani nel mondo. Il fatturato alla produzione supera i 400 milioni di euro, e quello al consumo sfiora il miliardo. Sono cifre che collocano l’Aceto Balsamico di Modena IGP nella “top ten” del paniere delle specialità alimentari DOP e IGP italiane.
(I dati provengono dal Consorzio di tutela e si riferiscono all’anno 2017).

Due piatti raffinati realizzati con l'aceto balsamico di Modena
Due piatti raffinati realizzati con l’aceto balsamico di Modena

Il successo mondiale

Questo straordinario successo è dovuto alla sua estrema versatilità: l’Aceto Balsamico di Modena IGP rappresenta un condimento pregiato sia per gli chef di professione, sia per i semplici appassionati di cucina di tutto il mondo. La sua forza consiste nel saper armonizzare e bilanciare le caratteristiche dei singoli ingredienti, sia nelle rifiniture di piatti semplici, quotidiani e veloci, sia per impreziosire in modo fantasioso creazioni raffinate.

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Latte scremato e latte intero: differenze https://cultura.biografieonline.it/latte-scremato-intero/ https://cultura.biografieonline.it/latte-scremato-intero/#comments Wed, 30 Aug 2017 05:50:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23230 Il latte è visto come elemento fondamentale nella nostra alimentazione. Anche se a detta di alcuni esperti di alimentazione, questo tipo di bevanda può risultare quasi “dannosa” per la salute, se si considera che la maggioranza della gente risulta essere, da adulta, intollerante a questo alimento. In questo articolo facciamo chiarezza su quali sono le principali differenze tra latte intero e latte scremato.

Indianapolis: per tradizione il vincitore alla fine della gara beve del latte
Per tradizione il vincitore della 500 miglia di Indianapolis beve del latte

Latte intero

Il latte intero è una bevanda ricca di grassi ed è sostanzialmente più nutriente rispetto al latte scremato. Il latte intero presenta un contenuto di grassi che non risulta mai inferiore al 3,5%. Ciò perché non viene sottoposto al procedimento della centrifugazione che permette di eliminare i grassi.

E’ una bevanda meno digeribile rispetto al latte scremato tuttavia risulta più gustoso al palato. Il latte intero è caratterizzato da proteine, provitamina A, B1, B12 e fosforo, che sono un toccasana per l’organismo. In generale è ricco di proteine e vitamine, oltre che sali minerali. Si tratta di una bevanda consigliata ai bambini, agli adolescenti e alle donne fra i 24 e i 45 anni, nonché a tutti i soggetti che praticano regolarmente attività sportive.

Dalle tabelle dei valori nutrizionali che troviamo sulle confezioni, possiamo leggere che 100 g di latte intero contengono 3,1 g di proteine. Tra queste vi sono la caseina e la lattoalbumina.Latte intero o latte scremato

Latte scremato

Il latte scremato è privo di grassi. Viene reso tale grazie a un processo che viene chiamato centrifugazione. Questo procedimento permette di eliminare le particelle più pesanti (materiale grossolano e parte delle cellule somatiche) che sedimentano sul fondo, e vengono allontanate. Le parti più leggere vengono separate (scrematura). Il latte scremato è quasi privo di grassi: si parla di un livello medio inferiore allo 0,3%.

La scrematura viene effettuata ad  una temperatura di circa 55 °C. Questa condizione termica permette la completa separazione della parte grassa, ovvero la panna. Più lungo è il processo di centrifugazione, migliore è la separazione della porzione grassa del latte.

Si tratta di un alimento considerato dietetico e indicato per i soggetti che vogliono introdurre poche calorie dalla somministrazione della bevanda. Il latte scremato è anche indicato per soggetti che possiedono problemi di ipercolesterolemia. Contiene poche vitamine liposolubili A e D.

Latte parzialmente scremato

Il latte può essere anche parzialmente scremato. Si indica così quando la percentuale di grasso è compreso è tra 1,5 e 1,8%.

I dati e i valori si riferiscono al normale latte di mucca (o latte vaccino). Esiste poi la possibilità di bere bevande alternative come il latte di capra. Oppure vegetali, come il latte di riso o di soia (solitamente scelto da vegani e vegetariani). Non si beve invece il latte di maiale: sai perché?

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Differenza tra biologico e ecosostenibile https://cultura.biografieonline.it/biologico-ecosostenibile-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/biologico-ecosostenibile-differenze/#comments Wed, 23 Aug 2017 07:38:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23154 Può capitare talvolta di usare erroneamente i termini biologico ed ecosostenibile, facendo riferimento ai diversi approcci che ha l’uomo con la natura e in relazione all’ambiente in cui viviamo. Vediamo in questo articolo le differenze tra i due termini.

biologico - ecosostenibile
Con “biologico” ci si può riferire a prodotti agricoli. Con “ecosostenibile” ci si può riferire anche al turismo (nella foto: le vigne di un agriturismo) e all’edilizia.

Ecosostenibile

Per ecosostenibile si intendono tutte quelle attività che tengono conto dei limiti e delle debolezze dell’ambiente in cui l’uomo opera. Per questo motivo, vengono studiati dei rimedi che possono essere inseriti in una logica di sostenibilità e rispetto per il nostro ambiente. Tali rimedi possono essere applicati a diversi tipi di ambiti come: l’agricoltura, l’edilizia, il turismo.

Bisogna in ogni caso, per studiare i vari progetti e rimedi, tenere profondamente conto dei limiti ambientali, paesaggistici, rigenerativi e faunistici della natura del luogo. Ecco allora che possiamo parlare di agricoltura sostenibile, di edilizia sostenibile e di turismo sostenibile.

L’ agricoltura sostenibile pone attenzione al territorio, della fauna relativa, al tipo di vegetazione, ai criteri di sostenibilità nella produzione agricola e alimentare. L’edilizia sostenibile invece si focalizza su nuove tecniche di costruzione e nuovi materiali che hanno impatto favorevole sull’ambiente circostante.
In ultimo il turismo sostenibile si focalizza sulla possibilità di sfruttare al massimo strutture sostenibili. Esso predilige attività che sono considerate anche rispettose per l’ambiente circostante.

Biologico

Il termine biologico, viene principalmente utilizzato, per indicare un tipo di produzione agricola e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (come i concimi, i diserbanti, e gli insetticidi). Biologico è spesso usato come sinonimo di “più naturale o più sano“.

Purtroppo, in riferimento al cibo biologico, molto spesso le aziende hanno usato, il termine “biologico”, in maniera errata e ingannevole nei confronti dei produttori e dei rivenditori di alimenti. Così a tutela del consumatore è stato adottato un regolamento CE che ne chiarisce il termine e che richiede un severo controllo prima di applicare il prefisso “bio” ai prodotti distribuiti.

Facciamo riferimento al Regolamento (CE) n. 834/2007 del consiglio Europeo che tratta della produzione e dell’etichettatura dei prodotti biologici lasciando cadere ogni dubbio che abbiamo in merito alla questione.

A tutela del consumatore e a garanzia della concorrenza leale, i termini utilizzati per indicare i prodotti biologici dovrebbero essere protetti contro la loro utilizzazione su prodotti non biologici nell’intera Comunità e indipendentemente dalla lingua impiegata. (Art. 23)

La normativa comunitaria dovrebbe promuovere un concetto armonizzato di produzione biologica. (Art. 28)

Il Regolamento inoltre esclude dai prodotti biologici ogni prodotto OGM. Molto spesso sentiamo parlare di marchio biologico di un determinato prodotto che comunque deve essere esposto come abbiamo precedentemente scritto (vedi regolamento CE).

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Come funziona il frigorifero https://cultura.biografieonline.it/come-funziona-il-frigorifero/ https://cultura.biografieonline.it/come-funziona-il-frigorifero/#comments Fri, 03 Jun 2016 10:12:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18664 In che modo il frigorifero, elettrodomestico dalla presenza imprescindibile in ogni abitazione (ma anche luogo di lavoro), produce il freddo che permette di mantenere e conservare a lungo il cibo? Prima di spiegare come funziona il frigorifero e arrivare a rispondere a questa curiosità, facciamo una breve introduzione scientifica.

Come funziona il frigo

In natura, il processo che vede il trasferimento di calore da un corpo più caldo a un corpo più freddo, avviene spontaneamente e senza dispendio di energia esterna. Il trasferimento in questione, comporta una cessione di calore (quindi di energia in transito) ed è tanto più rapido e marcato quanto più elevata è la differenza di temperatura tra i due corpi, arrestandosi, infine, quando si raggiunge l’equilibrio termico, ossia la parità di temperatura. La comprensione del processo indicato fin qui, risulta immediatamente più limpida nella considerazione dell’enunciato esposto dal fisico tedesco Rudolf Clausius (1822-1888), il quale, nella considerazione di altri principi formulanti la medesima considerazione, esprime l’inesorabile aumento dell’Entropia, quale grandezza indicante il grado di “disordine” molecolare dell’Universo. L’enunciato recita:

E’ impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia far passare calore da un corpo più freddo ad uno più caldo.

L’espressione “unico risultato” risulta essenziale per la comprensione del meccanismo regolante il funzionamento della macchina frigorifera.

Come funziona il frigorifero

Un frigorifero, infatti, preleva calore da un recipiente (il comparto interno isolato termicamente) che è freddo e lo riversa nell’ambiente esterno circostante, caratterizzato da una temperatura superiore.

A questo punto è opportuno sottolineare che l’ultimo processo descritto NON esprime l’unico risultato della trasformazione, poiché per garantire il funzionamento del frigorifero è stata fornita energia elettrica dall’esterno, con il conseguente trasferimento di energia, quindi di calore, avvenuto in maniera tutt’altro che spontanea.

Le macchine frigorifere sono sistemi in cui il fluido evolvente, ossia la sostanza che subisce le trasformazioni, è chiamato refrigerante.

Esistono, a parità sostanziale di proprietà fisiche, diversi tipi di refrigerante: in passato il fluido evolvente più diffuso era “Freon“; impiegato nella costruzione dei frigoriferi sin dal 1970, fu bandito poiché inquinante e particolarmente aggressivo nei confronti dell’ozono atmosferico, e per tale motivo soppiantato dal meno dannoso R134a (CH2FCF3).

Il ciclo termodinamico

Nel frigorifero il R134a subisce una successione ciclica di trasformazioni all’interno dei diversi componenti dell’impianto, in modo che, una volta ottenuto l’effetto utile (in questo caso il raffreddamento progressivo del contenuto del frigorifero), il refrigerante in questione ritorni alle condizioni iniziali, compiendo, di fatti, il cosiddetto ciclo termodinamico.

Un frigorifero è costituito, in sostanza, da:

  1. un ambiente chiuso che deve essere raffreddato
  2. un tubicino nel quale fluisce il refrigerante,
  3. un compressore alimentato ad energia elettrica
  4. una valvola di laminazione, applicata precisamente tra condensatore e evaporatore.

Il compressore volumetrico, costituito da uno stantuffo che scorre all’interno di un cilindro, comprime il gas aumentandone, oltre che la temperatura, la pressione, scorrendo in un secondo momento all’interno del condensatore, uno scambiatore di calore dove il tubicino in cui fluisce il refrigerante è avvolto su se stesso a serpentino (questi multipli ripiegamenti del condotto massimizzano lo scambio termico, quindi la cessione di calore all’ambiente esterno).

Una volta completato il passaggio all’interno del condensatore, il fluido, che prima era gas, ormai raffreddato diviene liquido saturo (ossia senza alcuna traccia della fase vapore).

Come funziona il frigorifero
Come funziona il frigorifero

Il refrigerante, in questa fase liquida, scorre attraverso la valvola di laminazione “L” che costituisce, semplicemente, una strozzatura del condotto in cui fluisce il liquido; a causa della repentina riduzione della sezione di passaggio, la pressione alla quale si trova il liquido, cala improvvisamente e proprio a causa delle particolari proprietà fisiche del refrigerante, questa variazione è in grado d’indurre il processo di evaporazione.

Questa trasformazione, attivata a valle della valvola di laminazione, procede e si completa all’interno dell’evaporatore posto all’interno del frigorifero, ossia l’ambiente da raffreddare; il processo di evaporazione del refrigerante comporta una sottrazione di calore all’interno dello scomparto del frigorifero, che a questo punto risulta quindi più freddo dell’ambiente esterno.

Una volta completato il passaggio di fase, il vapore, ormai saturo (ossia privo di tracce di liquido) passa all’interno del compressore dove è portato ad una pressione più alta, questo permette il ripristino delle condizioni iniziali, concludendo, dunque, il ciclo termodinamico.

Cibo nel frigorifero
Un esempio di corretta disposizione del cibo nel frigorifero

La macchina frigorifera per funzionare richiede un certo dispendio di energia elettrica tanto maggiore quanto più la temperatura esterna al frigorifero è elevata. Per questo motivo, paradossalmente, il rendimento della macchina è più basso in estate, giacché la rapidità con cui il fluido refrigerante cede calore all’ambiente circostante è minore che in inverno. Questo comporta un sensibile aumento dei consumi e quindi una lievitazione dei costi in bolletta proprio nel periodo dell’anno in cui il frigorifero è indispensabile. Per ottimizzare i consumi è inoltre importante conservare e disporre correttamente i cibi nel frigorifero.

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Vitamina E: proprietà e benefici di un elemento fondamentale https://cultura.biografieonline.it/vitamina-e/ https://cultura.biografieonline.it/vitamina-e/#comments Fri, 24 Jul 2015 17:15:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14744 Il nostro organismo ha bisogno, tra le altre cose, del corretto apporto di vitamine per mantenersi in salute. Tali composti sono indispensabili per migliorare il metabolismo del corpo e per prevenire e curare numerose patologie. In questo articolo parliamo della vitamina E.

Vitamina E

Nella maggior parte dei casi le vitamine sono reperibili negli alimenti che consumiamo ogni giorno. Quindi, in caso di carenza, è opportuno variare l’alimentazione introducendo nella dieta i cibi contenenti il tipo di vitamina che manca.

Le proprietà di questa vitamina sono assai importanti per la salute dell’organismo, a qualsiasi età: è nota per essere un potente antiossidante ed antinfiammatorio, quindi molto utile per curare patologie cardiache, mentali e riguardanti la vista. In generale la vitamina E si assume (anche sotto forma di integratori) per rafforzare l’intero sistema immunitario.

Quando si parla di vitamina E in realtà si indica un gruppo di otto vitamine liposolubili che si assorbono insieme ai grassi. Tra i composti vi è l’alfa- tocoferolo: essendo uno tra i più attivi spesso la vitamina E viene chiamata anche con questo nome. Tale molecola è indispensabile per la vita e la crescita delle cellule.

Benefici della vitamina E

Per avere un organismo in salute la vitamina E rappresenta un valido aiuto. Nello specifico l’assunzione di vitamina E è un toccasana in caso di: eczema, acne e problemi dermatologici, degenerazione oculare e cataratta, disturbi oculari, declino mentale.

Assumere le giuste dosi di vitamina E aiuta a prevenire malattie cardiovascolari e tumore. In caso di malattie coronariche è stato riscontrato che tale vitamina previene la formazione di pericolosi coaguli e ristagni di sangue e quindi l’insorgere di attacchi di cuore. La sostanza di cui è fatta la vitamina E rallenta inoltre la formazione di colesterolo LDL, responsabile della maggior parte di patologie cardiovascolari.

Essendo un valido antiossidante la vitamina E, se consumata regolarmente tramite gli alimenti e/o integratori, diminuisce in maniera concreta la formazione di tumori al colon, alla vescica, al seno e alla prostata. La vitamina E è composta da alcuni antiossidanti che impediscono il proliferare dei radicali liberi, e in questo modo riescono a bloccare la crescita delle cellule tumorali.

Un altro utilizzo parecchio diffuso della vitamina E è in campo estetico, poiché è presente in lozioni e creme che apportano benefici alla pelle. Questa vitamina rende più belli e luminosi i capelli, infatti la si trova contenuta in parecchi cosmetici specifici per la capigliatura.

La vitamina E aiuta a regolarizzare il ciclo mestruale nelle donne e previene la sterilità negli uomini, in quanto svolge azione protettiva degli spermatozoi.

Vitamina E

E’ importante rispettare le dosi giornaliere nell’assunzione di questa vitamina: 15 mg per chi ha 14 anni e oltre, 4 mg al giorno per neonati e bambini fino a 14 anni. Prima di procedere ad assumere vitamine è sempre consigliabile consultare il medico, per evitare che insorgano spiacevoli effetti collaterali.

Assumere vitamina E in dosaggi elevati può provocare conseguenze anche gravi come ictus emorragico e sanguinamento. E’ quindi opportuno non superare mai i 1000 milligrammi al giorno assunti per più giorni. Chi prende farmaci particolari come gli anticoagulanti e antiaggreganti deve stare più attento e consultare subito il proprio medico in caso di presenza di alcuni sintomi.

Alimenti che contengono vitamina E

L’assunzione di questa vitamina attraverso i cibi è senz’altro più efficace rispetto a quella che avviene tramite integratori. Ecco quali sono gli alimenti che contengono una maggiore quantità di questo elemento: semi di girasole e arachidi, e negli oli che da questi si ricavano: olio di mais, canapa, olio di oliva e soia. Sono ricchi di tocoferolo i cereali integrali, mandorle, ortaggi, frutta, uova, burro, mentre carne e pesce ne contengono in quantità esigua.

Per assumere la vitamina oggetto di questo articolo, bisogna consumare molta frutta a guscio come noci, mandorle, arachidi, alcuni ortaggi in particolare come il crescione, gli asparagi, gli spinaci, i ceci, il broccolo, i pomodori.

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Differenza tra salsiccia e salame https://cultura.biografieonline.it/salsiccia-salame-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/salsiccia-salame-differenze/#respond Wed, 09 Jul 2014 08:13:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11514 In ambito culinario esistono delle sostanziali differenze tra due tipi di insaccati: salsiccia e salame.

Salsiccia
Salsiccia

Salsiccia

La salsiccia è un insaccato di carne, tipico di molte regioni italiane e che si trova ormai diffuso in parecchie zone del mondo. A seconda delle zone in cui viene prodotta e degli ingredienti utilizzati, assume le più svariate denominazioni come luganega, salamella, salamina, salamino o salametto.

È prodotta solitamente riempiendo un budello naturale di suino (budellozza) o di montone (lucanica), con un misto di parti magre (es. spalla) e grasse (es. pancetta) tagliate a dadini (o tritate) e mescolate con sale. All’impasto si aggiunge del buon vino e delle spezie di vario genere, come il pepe, i peperoncini, il coriandolo, i finocchi, la noce moscata e anche lo zucchero (destrosio e saccarosio). La salsiccia è da prediligere cotta e risulta una portata immancabile per una ottima grigliata. Ma è possibile consumarla anche cruda.

È considerato uno degli insaccati più ricchi di colesterolo. Tuttavia, in commercio troviamo anche salsicce composte da carni meno grasse. L’alimento può essere conservato in frigorifero per circa 3-4 giorni.

Salame

Il salame, invece, è un tipo di insaccato che si ottiene a partire da una miscela di macinato di carne e di grasso, ed anch’esso è diffuso nella tradizione culinaria di molte regioni italiane.

Salame
Salame

Alla carne e al grasso vengono aggiunte, come sempre, le spezie, tra le quali pepe nero o pepe bianco, macinato o in grani, aglio, macis e finocchio. La carne maggiormente usata è tradizionalmente quella del maiale, ma esistono in realtà anche salami di altri tipi di carni, quali prodotti tipici preparati con carne di oca, pecora, capra, asino, cavallo ed infine cinghiale.

Il nome deriva dall’operazione di salatura che si rende necessaria per assicurarne un buono stato di conservazione. Il salame è consumato solitamente crudo; solo in alcuni casi è consumato cotto. Tra le diverse tipologie di salame annoveriamo: il cacciatore, di circa 3 centimetri di diametro e 200 grammi di peso, ed il crespone, che tocca dai 20 centimetri di diametro ad anche più di mezzo metro di lunghezza e mediamente un chilo di peso.

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