Churchill Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 16 Mar 2022 08:30:44 +0000 it-IT hourly 1 Guerra Fredda: significato, cause e riassunto https://cultura.biografieonline.it/la-guerra-fredda/ https://cultura.biografieonline.it/la-guerra-fredda/#comments Wed, 16 Mar 2022 07:27:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=787 Guerra Fredda è una definizione utilizzata per comprendere il periodo storico che va dalla conferenza di Yalta avvenuta nel 1945 alla caduta del Muro di Berlino avvenuta nel 1989. All’interno di questo arco temporale le due super potenze Stati Uniti d’America e Unione Sovietica hanno coinvolto il mondo in una strategia della tensione costituita da:

  • guerre parallele,
  • guerre spionistiche,
  • alleanze diplomatiche,
  • scontri sul piano della politica internazionale,
  • corsa agli armamenti tradizionali e alle armi nucleari.
Winston Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta (1945)
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Dopo la Conferenza di Yalta del febbraio 1945, a cui parteciparono Winston Churchill come Primo Ministro del Regno Unito, Franklin Delano Roosevelt come presidente degli Stati Uniti d’America e Josif Stalin come Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica,  fu subito chiaro al Primo Ministro inglese quanto fosse pericolosa la politica estera russa che stava di fatto inglobando ideologicamente e militarmente i territori conquistati dall’Armata Rossa.

Il presidente americano, invece, sembrava sottovalutare Stalin e al fine di averlo come alleato contro i giapponesi gli consentì di avanzare pretese sui territori conquistati.

La Conferenza di Posdam che avvenne nel febbraio del 1945 rese chiaro a tutti che Churchill aveva ragione e che di fatto si stava stendendo la Cortina di Ferro fra due super potenze: l’America e i suoi alleati e l’ Unione sovietica e i suoi alleati.

Durante la Conferenza di Parigi del 1946-1947, a cui parteciparono le potenze vincitrici, iniziarono a porsi seriamente i primi problemi fra la delegazione americana e quella russa per quanto riguardava la spartizione della Germania.

Il termine Guerra Fredda

Fu il politico statunitense Bernard Baruch, incaricato nel 1946 dal suo governo di redigere un piano per giungere al disarmo in materia di armi atomiche, a coniare il termine Guerra Fredda, proprio per indicare le relazioni diplomatiche tra USA e URSS: era il 16 aprile 1947.

Dalle tensioni mondiali al disgelo

La tensione durante la Guerra Fredda raggiunse il culmine con “la questione greca” e il destino politico delle democrazie popolari che a questo punto non erano più autonome e non avevano più alcuna parvenza democratica. Inoltre, in Asia si stava aprendo un terzo fronte con la Cina che si stava trasformando in una repubblica comunista e marxista alleata con la Russia che si contrapponeva allo stato di Taiwan dove si era rifugiato il governo del generale Chiang Kai-shek alleato e sostenuto da molti governi occidentali.

Durante la Guerra Fredda, i due blocchi – Gli USA e i loro alleati da una parte e l’URSS e i suoi alleati dall’altra – non rappresentavano solo una contrapposizione militare e diplomatica ma anche ideologica, sociale, politica, economica e di visione del futuro del mondo.

Dal punto di vista economico e ideologico uno degli atti più importanti che gli americani decisero già nel 1946 e avviarono nel 1947 fu il Piano Marshall.

Mentre nel 1949 fu istituito, per volontà americana, il Patto Atlantico che rappresentava di fatto un alleanza militare, con un comando integrato chiamato NATO. La North Atlantic Treaty Organization riuniva:

  • USA,
  • Canada,
  • Gran Bretagna,
  • Francia,
  • Belgio,
  • Olanda,
  • Lussemburgo,
  • Italia,
  • Danimarca,
  • Norvegia,
  • Islanda,
  • Portogallo,
  • Grecia e Turchia – aderirono nel 1951
  • Germania Federale – entrò nel patto nel 1956.

L’URSS, invece, diede vita nel 1955 al Patto di Varsavia proprio per contrastare il Patto Atlantico. Vi aderirono:

  • Albania,
  • Cecoslovacchia,
  • Bulgaria,
  • Polonia,
  • Romania,
  • Repubblica Democratica Tedesca,
  • Ungheria.

L’aumento della tensione

Da questo momento in poi la strategia della tensione aumentò proporzionalmente con l’aumento delle armi nucleari e degli armamenti tradizionali in entrambi i blocchi; fino a quando, negli anni ’70, si iniziò una difficile serie di trattative per contenere tale crescita, che soprattutto per l’URSS, stava diventando insostenibile.

Due furono i principali terreni di scontro fra i due blocchi:

  1. la Guerra di Corea, che vide gli Stati Uniti contro la Corea del Nord e la Cina;
  2. la Guerra del Vietnam fra Stati Uniti e Vietnam del Nord.

In entrambe le guerre i due blocchi furono coinvolti attraverso sostegni di tipo politico e militare, anche se le potenze coinvolte direttamente furono solo quelle citate.

La fine della Guerra Fredda

Negli anni ’80 l’elezione di Ronald Reagan a presidente degli Stati Uniti d’America e la nomina di Mikhail Gorbaciov a Segretario Generale dell’Unione Sovietica, diede un’ accelerata al disarmo e alla politica della distensione.

Reagan e Gorbaciov nel 1985 (Summit di Ginevra) – Guerra Fredda
Reagan e Gorbaciov nel 1985 (Summit di Ginevra) – L’evento portò al termine della Guerra Fredda

Entrambi i capi di Stato iniziarono una politica nuova all’interno dei loro paesi: Reagan, malgrado la sua crociata contro il comunismo e la sua politica economica liberale, si fece garante di un cambiamento economico radicale e di un avvicinamento politico e strategico all’Unione Sovietica.

Mentre Gorbaciov aprì la strada ad una democratizzazione del suo paese e dei paesi satelliti dell’Unione Sovietica.

L’atto finale fu la caduta del Muro di Berlino nel 1989 che diede avvio alla dissoluzione dell’impero sovietico.

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Cortina di ferro: cos’è e qual è l’origine del termine https://cultura.biografieonline.it/cortina-di-ferro-storia/ https://cultura.biografieonline.it/cortina-di-ferro-storia/#comments Sun, 09 Jan 2022 15:36:52 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37962 La locuzione Cortina di ferro indica un limite concettuale, ideale e invisibile che lasciamo calare – spesso si utilizza insieme a questo verbo – sulle cose per separarle. Possiamo far calare una cortina di ferro fra noi e gli altri, fra le nostre posizioni e quelle degli altri. Questa espressione la mutuiamo dalla storia moderna e da quello che avvenne al termine della Seconda Guerra Mondiale quando la cortina fu tutt’altro che invisibile. Il termine era comunque già esistente.

Cortina di ferro - Iron Curtain - Map
Cortina di ferro: mappa

Quando cala la Cortina di ferro

Al termine del secondo conflitto mondiale l’Europa viene di fatto tagliata in due dalle allora due grandi potenze mondiali:

  • la parte occidentale resta sotto l’influenza degli Stati Uniti e della NATO;
  • la parte orientale prosegue sotto la bandiera dell’Unione Sovietica.

Le due metà sono divise dalla cosiddetta cortina di ferro a delimitarle.

Per oltre 30 anni le due metà si preparano a subire politicamente e culturalmente l’influenza delle due superpotenze, quando non a vivere internamente il conflitto in atto: vedi il caso della città di Berlino.

The iron curtain: la nascita del termine

Sebbene l’espressione fosse già in uso e se ne trovino tracce nell’ambito del teatro, nonché in varie lingue del continente europeo, quando si parla di Cortina di ferro così come la intendiamo storicamente, la si attribuisce a Winston Churchill e si fa riferimento a due sue uscite pubbliche.

La prima volta

La prima è un’occasione pubblica ma riservata. Si tratta di un telegramma che Churchill invia al Presidente americano Harry Truman l’11 maggio del 1945, nel pieno della crisi di Trieste. Churchill scrive:

“Una cortina di ferro è calata sul loro fronte [ndr. Dei russi]. Non sappiamo che cosa stia succedendo dietro essa. Non c’è dubbio che l’intera regione ad Est della linea Lubecca – Trieste – Corfù sarà presto completamente nelle loro mani. A ciò inoltre bisogna aggiungere l’enorme area tra Eisenach e l’Elba che gli americani hanno conquistato e che presumo i russi occuperanno fra poche settimane, quando gli americani si ritireranno”.

La seconda volta

Meno di un anno dopo Churchill ripete questa espressione.

Questa volta, però, lo fa pubblicamente e fra la gente.

È il 5 marzo1946. Churchill non è Primo Ministro del Regno Unito – sarà eletto per la seconda volta nel 1951. Egli tiene un discorso, divenuto famoso, a Fulton nello stato americano del Missouri. Così descrive la situazione europea agli americani:

“Diamo il benvenuto alla Russia nel suo giusto posto tra le più grandi Nazioni del mondo. Siamo lieti di vederne la bandiera sui mari. Soprattutto, siamo lieti che abbiamo luogo frequenti e sempre più intensi contatti tra il popolo russo e i nostri popoli. È tuttavia mio dovere prospettarvi determinate realtà dell’attuale situazione in Europa. Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi stati dell’Europa centrale e orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell’altro, non solo all’influenza sovietica ma anche a un’altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo di Mosca”.

Leggi anche => Churchill. La biografia: recensione del libro di Andrew Roberts

Trent’anni e oltre di conseguenze geopolitiche

Una volta datata l’origine della Cortina di ferro europea nel 1946, possiamo parlare di 36 lunghi anni di rottura netta fra Occidente e Oriente in Europa.

Per 36 anni, infatti, la NATO e il Patto di Varsavia hanno definito il destino delle popolazioni. Non ci sono stati scontri diretti, ma USA e URSS hanno determinato gli schieramenti rispetto a tutti i fatti di politica internazionale, intanto che erano impegnate con tutte le forze al contenimento dell’avversario sul territorio europeo.

Questo a spiegazione delle posizioni dei Paesi europei, fattualmente e politicamente, rispetto ad alcuni conflitti della seconda metà del 900:

La fine della cortina di ferro: Europa 1990

La caduta della cortina di ferro corrisponde alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. A volerla datare si fa riferimento allo smantellamento della barriera fra Ungheria e Austria iniziata il 2 maggio 1989. Il giorno dopo giunge anche il nulla osta del leader russo Mikhail Gorbaciov.

L’ultimo tratto viene abbattuto il 27 giugno con una cerimonia ufficiale a cui prendono parte le massime autorità della Repubblica Federale d’Austria.

Il 19 agosto dello stesso anno avviene il famoso “picnic paneuropeo” sempre sul confine Ungheria Austria. Segue l’esodo di migliaia di cittadini della DDR fino alla caduta del muro di Berlino e l’effettivo scioglimento dell’Unione Sovietica.

Dal ferro alla pista ciclabile

Oggi il percorso che definiva la Cortina di ferro è una lunghissima pista ciclabile denominata appunto la strada della cortina di ferro. Si tratta di una via ciclabile lunga 10mila chilometri che taglia l’Europa. Attraversa 20 Paesi europei e offre ai viaggiatori la possibilità di vedere molti edifici storici, monumenti e musei.

Iron Curtain Trail Bike
The Iron Curtain Trail

Contestualmente però il percorso è ricco di paesaggi naturali mozzafiato e parchi naturali dal valore inestimabile. “La strada della Cortina di ferro” passa per:

  • Austria,
  • Belgio,
  • Croazia,
  • Repubblica Ceca,
  • Germania,
  • Grecia,
  • Ungheria,
  • Lituania,
  • Serbia,
  • Repubblica Slovacca,
  • Turchia.
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Quella fu la loro ora migliore. Il celebre discorso di Winston Churchill https://cultura.biografieonline.it/ora-migliore-discorso-famoso-di-churchill/ https://cultura.biografieonline.it/ora-migliore-discorso-famoso-di-churchill/#respond Wed, 07 Apr 2021 09:39:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=33570 Lo statista inglese Winston Churchill è ricordato dalla storia per la sua arte oratoria. Tra i suoi discorsi più celebri trova post quello – cosiddetto – dell’ora migliore: This was their finest hour (in italiano: quella fu la loro ora migliore). Ripercorriamo qui il contesto storico in cui venne pronunciato. La sua grande caratteristica di oratore è ben narrata nel libro biografico Churchill. La biografia, di Andrew Roberts (2020).

Quella fu la loro ora migliore - This was their finest hour
This was their finest hour: sono le parole conclusive di uno dei più famosi discorsi di Churchill

Il contesto storico del celebre discorso di Churchill

Il famoso discorso venne pronunciato da Churchill alla Camera dei Comuni del Regno Unito il 18 giugno 1940. Era passato poco più di un mese dopo aver assunto la carica di Primo Ministro. Churchill si trovava a capo di un governo di coalizione composto da tutti i partiti. Questo fu il terzo di tre discorsi – oggi considerati tutti celebri e storici – che tenne durante il periodo della Campagna di Francia. I tre discorsi vengono ricordati con queste parole:

  1. “Sangue, fatica, lacrime e sudore”, pronunciato il 13 maggio 1940;
  2. “Combatteremo sulle spiagge”, pronunciato il 4 giugno 1940;
  3. “Quella fu la loro ora migliore”, pronunciato il 18 giugno 1940.

Questo terzo discorso fu pronunciato dopo che la Francia aveva chiesto un armistizio, la sera del 16 giugno.

Winston Churchill
Winston Churchill

Il contenuto

Churchill giustificò il basso livello di sostegno che era stato possibile dare alla Francia dall’evacuazione di Dunkerque (operazione Dynamo) e riferì del successo dell’evacuazione della maggior parte delle forze di supporto. Esaminò le forze ancora disponibili per prevenire o respingere qualsiasi tentativo di invasione, riassumendo così:

Ho pensato che fosse giusto in questa occasione fornire alla Camera e al Paese qualche indicazione dei solidi motivi pratici su cui basiamo la nostra inflessibile determinazione a continuare la guerra, e posso assicurare loro che i nostri consulenti professionali dei tre Servizi consigliano unitamente che dovremmo farlo, e che ci siano buone e ragionevoli speranze per la vittoria finale.

Churchill giustificò la fiducia nella vittoria, anche se non appariva ancora chiaro come tale vittoria potesse essere raggiunta.

Nel redigere questo terribile bilancio, contemplando i nostri pericoli con occhio disilluso, vedo ottime ragioni per un’intensa vigilanza e sforzo, ma nessuna per il panico o la disperazione. Durante i primi quattro anni dell’ultima guerra gli Alleati vissero, … nient’altro che disastro e delusione, eppure alla fine il loro morale era più alto di quello dei tedeschi, che erano passati da un trionfo aggressivo all’altro. Durante quella guerra ci siamo posti ripetutamente la domanda: “Come vinceremo?” e nessuno è mai stato in grado di rispondere con molta precisione, finché alla fine, all’improvviso, del tutto inaspettatamente, il nostro terribile nemico crollò davanti a noi.

Il testo del discorso

In un momento di grande apparente pericolo per la sopravvivenza nazionale britannica, le parole di Churchill parlano non solo di sopravvivenza e interesse nazionale ma anche di cause nobili, quali: libertà, civiltà cristiana e diritti delle piccole nazioni. Per questi valori la Gran Bretagna stava combattendo e per essi Churchill pensava che anche gli Stati Uniti avrebbero dovuto combattere – e alla fine l’avrebbero fatto.

La rivista The War Illustrated pubblicò il testo del discorso con questo titolo: If the Empire lasts a thousand years men will say, this was their finest hour (Se l’Impero dura mille anni gli uomini diranno, questa era la loro ora più bella). Esse furono le parole conclusive del discorso. Il testo originale è molto lungo e ricco. Quella che segue è una porzione significativa del testo.

Quella fu la loro ora migliore

… Comunque vadano le cose in Francia o con il governo francese o con un altro governo francese, noi in quest’isola e nell’Impero Britannico non perderemo mai il nostro senso di cameratismo con il popolo francese. Se ora siamo chiamati a sopportare ciò che hanno sofferto, emuleremo il loro coraggio, e se la vittoria finale premia le nostre fatiche condivideranno i guadagni, sì. E la libertà sarà restituita a tutti. Non attenuiamo nulla delle nostre giuste richieste – cechi, polacchi, norvegesi, olandesi, belgi, tutti coloro che hanno unito le loro cause alle nostre saranno risanati.

Quella che il generale Weygand ha chiamato la Battaglia di Francia è finita … la Battaglia d’Inghilterra sta per iniziare. Da questa battaglia dipende la sopravvivenza della civiltà cristiana. Da essa dipende la nostra vita britannica e la lunga continuità delle nostre istituzioni e del nostro Impero. Tutta la furia e la potenza del nemico devono presto essere rivolte a noi. Hitler sa che dovrà distruggerci su quest’isola o perdere la guerra. Se riusciamo a tenergli testa, tutta l’Europa potrà essere liberata e la vita del mondo potrà avanzare verso vasti altopiani illuminati dal sole.

Ma se falliamo, allora il mondo intero, inclusi gli Stati Uniti, compreso tutto ciò che abbiamo conosciuto e a cui teniamo, sprofonderà nell’abisso di una nuova era oscura resa più sinistra, e forse più protratta, dalle luci della scienza perversa. Prepariamoci quindi ai nostri doveri, e quindi rendiamoci consapevoli che se l’Impero britannico e il suo Commonwealth dureranno per mille anni, gli uomini continueranno a dire: “Quella fu la loro ora migliore”.

Testo originale in inglese

…However matters may go in France or with the French Government or with another French Government, we in this island and in the British Empire will never lose our sense of comradeship with the French people. If we are now called upon to endure what they have been suffering, we shall emulate their courage, and if final victory rewards our toils they shall share the gains, aye. And freedom shall be restored to all. We abate nothing of our just demands – Czechs, Poles, Norwegians, Dutch, Belgians, all who have joined their causes to our own shall be restored.

What General Weygand has called the Battle of France is over… the Battle of Britain is about to begin. Upon this battle depends the survival of Christian civilisation. Upon it depends our own British life, and the long continuity of our institutions and our Empire. The whole fury and might of the enemy must very soon be turned on us. Hitler knows that he will have to break us in this island or lose the war. If we can stand up to him, all Europe may be freed and the life of the world may move forward into broad, sunlit uplands.

But if we fail, then the whole world, including the United States, including all that we have known and cared for, will sink into the abyss of a new dark age made more sinister, and perhaps more protracted, by the lights of perverted science. Let us therefore brace ourselves to our duties, and so bear ourselves, that if the British Empire and its Commonwealth last for a thousand years, men will still say, “This was their finest hour.”

This was their finest hour: l’audio

Curiosità sul discorso

  • Il discorso dell’ora migliore venne pronunciato nel pomeriggio alle ore 15:49 inglesi.
  • Durò 36 minuti.
  • Churchill, come sua abitudine, apportò revisioni al suo dattiloscritto di 23 pagine fino al momento e anche durante il discorso.
  • Il passaggio finale del suo dattiloscritto presenta spazi vuoti: biografi, storici e studiosi di Churchill considerano che tale caratteristica del suo stile oratorio rifletta l’influenza dei Salmi.
  • Nello stesso giorno in Francia, il generale Charles de Gaulle pronunciò un altro celebre discorso: il cosiddetto Appello del 18 giugno (L’Appel du 18 Juin). Questo fu il suo primo discorso a Radio Londra e rappresentò una chiamata alle armi; incitò a non smettere di combattere contro i nazisti e predisse che la guerra si sarebbe estese su scala mondiale.
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Churchill. La biografia: recensione del libro di Andrew Roberts https://cultura.biografieonline.it/churchill-biografia-libro-recensione/ https://cultura.biografieonline.it/churchill-biografia-libro-recensione/#comments Tue, 06 Apr 2021 13:09:57 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=33530 Andrew Roberts è un biografo e storico di fama internazionale. È membro della Royal Society of Literature e della Royal Historical Society e fa parte del consiglio della International Churchill Society. È visiting professor del Dipartimento di War Studies al Kings College di Londra e visiting research fellow all’Hoover Institution dell’Università di Stanford. Prima di questa biografia che racconta in modo approfondito la vita di Winston Churchill, nel 2014 ha pubblicato Napoleone il Grande (2014) ed è stato insignito del Grand Prix della Fondation Napoléon e del Los Angeles Times Biography Prize. Nel 2020 ha scritto e pubblicato Churchill. La biografia, edito in Italia da Utet, un libro corposo che conta oltre 1400 pagine.

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Churchill. La biografia - La copertina del libro di Andrew Roberts
Churchill. La biografia – La copertina del libro di Andrew Roberts

Churchill, la biografia

Churchill era un uomo fuori dal comune, perché conosceva molto bene i suoi concittadini. Sapeva fino a dove poteva spingere l’orgoglio e il coraggio inglesi. Durante la Seconda guerra mondiale riuscì a trascinare un intero popolo in una lotta disperata per la sopravvivenza della democrazia. E ci riuscì grazie alla sua forza, il suo coraggio, la sua capacità di raccontare i fatti, arricchendoli con un’oratoria straordinaria che gli valse l’apprezzamento anche dei suoi oppositori.

Recensione del libro

Studiare una parte della storia del ‘900 basandosi su quella personale di Churchill è un modo per vedere come un uomo possa cambiare non solo il proprio destino ma anche il desino di molti. E non è un caso che Andrew Roberts abbia scritto prima della biografia di Churchill una biografia su Napoleone. I due uomini vengono paragonati per la loro tenacia, il genio e la capacità di trascinare le persone verso un obiettivo apparentemente impossibile ma che si rivela poi accessibile proprio grazie alla massa di persone che li ha seguiti.

Il libro di Roberts non è una lode sperticata dello statista inglese ma è la corposissima biografia di un uomo che è stato, oltre che statista, anche scrittore. E’ stato, infatti, l’unico statista a vincere il premio Nobel per la Letteratura. Roberts ha prodotto una serie di documenti che ne tracciano il profilo complesso e sfuggente. Inoltre l’autore del libro ha potuto leggere i diari di re Giorgio VI, il padre della regina Elisabetta II (della cui vita abbiamo parlato nella recensione di un altro volume: Elisabetta, l’ultima regina), per capire il rapporto fra il sovrano e Churchill. Ma anche alcune trascrizioni segrete del gabinetto di guerra che durante la Seconda guerra mondiale Churchill ha presieduto prendendo decisioni difficili e pericolose.

Il libro è completo e narra tutta la via dello statista Churchill, dall’infanzia dorata trascorsa in una magione aristocratica, alle avventure in Africa dove venne incarcerato. Fino agli insuccessi politici durante la Prima guerra mondiale; c’è poi il periodo buio e la risalita, fino ad essere nominato primo ministro dal re, in un tempo di guerra in cui la Gran Bretagna rischiava di essere conquistata dai tedeschi.

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La personalità di Churchill

Churchill era una personalità tracotante, volubile, malinconica, brillante, esplosiva. Aveva una capacità incredibile di passare dalla verità dei dati alla bugia fantasiosa, per raccontare fatti che servissero ai suoi propositi. Leggendo questa biografia non si impara solo una parte della storia del ‘900, ma si entra dentro la vita di un uomo che ha forgiato il suo destino e quello di una nazione.

Commento video

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Campagna di Francia: evento storico che si svolse dal 10 maggio al 25 giugno 1940 https://cultura.biografieonline.it/campagna-di-francia/ https://cultura.biografieonline.it/campagna-di-francia/#comments Thu, 16 Aug 2018 13:14:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24746 Nel contesto della seconda guerra mondiale, dal 10 maggio al 25 giugno 1940 avvenne la cosiddetta campagna di Francia. Essa è ricordata nella storiografia francese come Bataille de France (Battaglia di Francia) e nella storiografia tedesca come Westfeldzug. Durante questi eventi furono messe in atto operazioni militari da parte della Germania che portarono all’invasione di Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

Campagna di Francia - Battaglia di Francia
La suddivisione della Francia dopo la vittoria tedesca: in rosso i territori annessi al Reich. In rosa i territori occupati militarmente. In blu la zona libera (Francia di Vichy).

Premesse alla Campagna di Francia

Dopo l’invasione della Polonia, avvenuta il 1° settembre del 1939 e la sua conquista fulminea conclusasi il 6 ottobre dello stesso anno, si aprirono diversi scenari in Europa, come si è visto nell’articolo sulla “Strana guerra“. L’esercito tedesco aveva dimostrato una ferocia e un’efficacia nella sua strategia di conquista che aveva stupito tutti gli osservatori. Hitler era raggiante: la sua idea di conquistare in poco tempo la Polonia si era rivelata corretta; anzi era andata meglio di quanto si era immaginato.

A questo punto il cancelliere del Reich cercò subito di attuare la seconda fase della sua strategia; essa prevedeva la conquista della Francia. Il desiderio di Hitler era quello di piegare velocemente i francesi al fine di ottenere una pace separata con gli inglesi e poi rivolgere la sua attenzione all’Unione Sovietica. Ma i suoi generali non erano d’accordo e ostacolarono la decisione di intervenire subito. La data fu rimandata diverse volte.

Nel frattempo altre questioni si erano poste all’attenzione del Führer. Prima fra tutte l’attacco dell’Unione Sovietica alla Finlandia avvenuto il 30 novembre del 1939, evento conosciuto anche come Guerra d’inverno. Gli alleati decisero di intervenire in aiuto della Finlandia sbarcando a nord della Norvegia per poi proseguire verso il nord della Svezia; lo scopo era quello di interrompere le forniture di minerale ferroso alla Germania.

Di tali intese fra gli alleati e i norvegesi, Hitler venne informato dal capo del partito di destra norvegese, Vidkun Quisling. A questo punto il dittatore tedesco decise di dare priorità alla questione norvegese e finlandese. Mentre si accingeva ad organizzare il contrattacco, gli alleati si videro rifiutati i permessi di sbarcare in Norvegia e in Svezia dai governi dei rispettivi paesi. Il governo finlandese, considerata la situazione, decise di giungere ad una pace con Mosca che venne firmata il 12 marzo del 1940. Dopodiché Hitler decise di dare avvio alla guerra d’Occidente. Nelle sue intenzioni, come si è detto, questo significava sconfiggere la Francia e fare una pace separata con l’Inghilterra.

L’inizio della Battaglia di Francia

Il 10 maggio 1940 fu sferrato l’attacco sul fronte che si estendeva fra il mare del Nord e le Ardenne. La strategia prevedeva due tappe: la prima fase doveva portare all’accerchiamento delle truppe alleate schierate nella Fiandra. La seconda tappa prevedeva la successiva avanzata verso la foce della Somme fino alla Mosa, al fine di occupare gran parte del territorio francese.

Gli obiettivi strategici e militari di Hitler erano sconfiggere il più rapidamente possibile l’esercito francese allo scopo di trovare un compromesso con il governo della Francia; così avrebbe evitato problemi con la flotta francese e con le truppe dislocate nelle colonie dell’impero. Contemporaneamente avviare trattative segrete con la Gran Bretagna allo scopo di scongiurare uno scontro diretto con gli inglesi e permettere al governo di Sua Maestà di preservare la flotta e le colonie d’oltre mare.

Infine, dopo aver ottenuto questi due scopi, per Hitler era fondamentale convincere l’opinione pubblica americana che un intervento in Europa a fianco degli alleati sarebbe stato un errore. In sostanza per Hitler era fondamentale che passasse il concetto che l’America fosse degli americani mentre l’Europa fosse degli Europei, e in breve tempo della Germania. Questo gli avrebbe permesso di riorganizzarsi rapidamente per iniziare la sua offensiva ad oriente contro l’unione Sovietica.

Il successo dell’offensiva d’occidente superò tutte le aspettative. Il 14 maggio le forze armate olandesi furono definitivamente sconfitte. La regina d’Olanda, Guglielmina di Orange Nassau, si rifugiò a Londra insieme al suo governo, seguita dopo poco anche da Carlotta, la Granduchessa del Lussemburgo. Le truppe tedesche, come una forza inarrestabile, avanzarono attraverso le Ardenne, superarono la Mosa e si diressero verso la foce della Somme. Poi avanzarono verso nord.

L’esercito belga, le truppe francesi e i rinforzi inglesi furono accerchiati e si trovarono isolati nella Fiandra. Il 28 maggio il re Leopoldo III del Belgio si consegnò ai tedeschi come prigioniero di guerra dopo che il suo esercito era stato sconfitto e lui, come capo supremo delle truppe belghe, si era trovato vicino al campo di battaglia ad osservare come i tedeschi abbattevano ogni resistenza.

Hitler, forse per aiutare i britannici e quindi indurli ad una pace separata, ordinò alle sue truppe di fermarsi sul canale La Bassè. Era il 24 maggio. Questo permise alle truppe alleate di organizzare la loro fuga. Essa avvenne dalla spiaggia di Dunkerque fra il 26 maggio e il 4 giugno. Per quanto sconfitti, gli inglesi considerarono Dunkerque un nuovo punto di partenza.

La seconda fase

Nel frattempo le truppe tedesche iniziarono la seconda fase della loro avanzata verso Ovest. I mezzi corazzati e la fanteria avanzarono fino al confine svizzero per isolare la maggior parte delle forze francesi che erano schierate sulla linea Maginot. Un’altra parte dell’esercito fu sollecitato ad avanzare oltre la Senna e la Loira: si compiva così la strategia a falce che Churchill aveva previsto.

Il 10 giugno la Francia oramai era spacciata: Benito Mussolini, capo del governo italiano, decise di dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Probabilmente la scelta del duce irritò non poco Hitler, che benché fosse un ammiratore del fascismo italiano, considerava, a ragione, deboli le truppe della penisola e temeva di riceverne più seccature che vantaggi. Francisco Franco, invece, decise, visto anche le gravi condizioni del suo paese dopo la guerra civile (1936-39) di non entrare in guerra a fianco dei tedeschi.

Il Primo Ministro francese Paul Reynaud chiese aiuto agli americani ma Roosevelt, presidente degli USA, poté fornirgli solo aiuto materiale, perché a causa dell’opposizione interna non aveva ancora la forza per poter dichiarare guerra ai tedeschi. Hitler quindi si trovava in una situazione molto favorevole. In Inghilterra però Churchill divenne primo ministro sostituendo Chamberlain e cercò in tutti i modi di convincere gli americani ad entrare in guerra.

Il 18 maggio 1940 Rommel costrinse i francesi a cedere Cambrai, semplicemente fingendo un attacco corazzato. Quel giorno, Reynaud inviò al primo ministro inglese un laconico telegramma:

Mister Churchill, abbiamo perso la battaglia!

Churchill cercò anche di realizzare un’unione tra Gran Bretagna e Francia che prevedesse la partecipazione delle colonie francesi e della flotta, qualora la Francia avesse dovuto capitolare. Ma il piano fu respinto dal governo francese e Reynaud fu costretto a dimettersi. Il maresciallo Philippe Pétain che prese il suo posto, avviò subito le trattative per un armistizio con i tedeschi; la resa incondizionata avvenne il 22 giugno del 1940. Pochi giorni più tardi, il 25 giugno venne firmato l’armistizio. Con questa firma, in questa data, terminò la Campagna di Francia.

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Conferenza di Jalta: evento storico che si svolse tra il 4 e l’11 febbraio 1945 https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-jalta/ https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-jalta/#comments Thu, 28 Jun 2018 17:29:24 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24954 Nel febbraio 1945 la Seconda Guerra Mondiale volgeva ormai al termine. Dopo qualche mese gli Alleati avrebbero vinto il conflitto mondiale, sconfiggendo definitivamente la Germania nazista. Al fine di prendere importanti decisioni sul futuro, per una settimana – dal 4 all’11 febbraio 1945 – i capi politici dei tre maggiori Paesi Alleati nonché dei tre Paesi più potenti del mondo (Stati Uniti, Regno Unito e Russia), si incontrarono a Jalta. La località è indicata in lingua anglosassone anche come Yalta ed è ubicata in Crimea, sul Mar Nero. Quella che storicamente è nota come la Conferenza di Jalta si tenne presso il Palazzo Livadija.

1945 - Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Jalta: cosa era successo prima

I tre leader presenti alla Conferenza di Jalta (Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill, Josif Stalin) si erano già incontrati in precedenza, durante la Conferenza di Teheran, tenutasi nel 1943. Già allora la situazione si presentava alquanto complicata, in quanto Hitler aveva tradito il patto “Molotov-Ribbentrop stipulato nel 1941 tra i Ministri degli Esteri di Germania e Russia. In esso era stata stabilita l’annessione alla Russia di Estonia, Lituania e Lettonia, la non aggressione reciproca tra i due Paesi e la divisione della Polonia.

Secondo i piani di Hitler l’operazione “Barbarossa intentata contro la Russia nel giugno del 1941 doveva svolgersi in maniera veloce e “indolore”, ma così non fu. Il 3 luglio dello stesso anno Stalin, rivolgendosi al popolo con un discorso divulgato alla radio, annunciò la sua intenzione di entrare in guerra contro la Germania, definendo i nazisti con a capo Hitler dei veri e propri “criminali”. Più tardi l’URSS valutò la necessità di allearsi con i Paesi dell’Occidente; proprio per questo si tennero tre incontri a breve distanza uno dall’altro: Teheran, Jalta e Potsdam.

Lo svolgimento della Conferenza di Jalta nel dettaglio

L’incontro era stato fissato per valutare lo scenario presente e prendere decisioni sul periodo post-bellico che sarebbe seguito di lì a poco. Gli incontri tra i leader si tennero presso il Palazzo Livadija. Qui fu anche realizzato un centro comunicazioni che smistava le notizie dell’incontro in tutto il resto del mondo. Pare che la Conferenza di Jalta si sia svolta in un clima comunque disteso; non ci furono recriminazioni tra i partecipanti, nonostante tra loro ci fossero grandi differenze sia culturali che ideologiche.

Le riunioni non si svolsero secondo un ordine del giorno prefissato: i tre partecipanti discussero della situazione in cui si trovava la Polonia, del futuro della Germania e della Jugoslavia, e di un possibile intervento della Russia in Giappone. Secondo gli studiosi che affrontarono la conferenza di Jalta dal punto di vista storiografico, anche se l’incontro era stato previsto per garantire ai Paesi un futuro di “pace e prosperità”, in realtà ognuno cercò di difendere i propri interessi. Sempre secondo gli storiografi fu Stalin ad avere la meglio rispetto agli altri due, nelle decisioni che furono prese.

Le posizioni del tre leader

Durante le trattative Winston Churchill si mostrò accondiscendente a che l’Europa orientale fosse interamente sotto il controllo della Russia. Stalin e Roosevelt, invece, discussero a lungo circa la situazione dell’estremo Oriente, addivenendo ad alcune conclusioni. In particolare, il leader degli Stati Uniti ottenne da Stalin la promessa di entrare in guerra contro il Giappone. In cambio l’URSS acconsentì ad alcune concessioni territoriali, oltre al riconoscimento degli interessi nei porti cinesi di Dalian e Port Arthur. Altro argomento che fu approvato durante la conferenza di Jalta fu l’istituzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Oggetto di discussione fu soprattutto la modalità di voto che il Consiglio di sicurezza avrebbe dovuto adottare in futuro. In particolare Stalin aveva avanzato la possibilità di introdurre il diritto di veto. La redazione e la sottoscrizione della Carta delle Nazioni Unite vennero però rimandate ad un incontro successivo; esso si sarebbe tenuto circa due mesi dopo in America, per la precisione a San Francisco. A quell’incontro, però, non si presentò Roosevelt, che morì qualche giorno prima dell’inizio dei lavori. Il documento finale, che venne sottoscritto il 26 giugno, stabilì la struttura delle Nazioni Unite, così come risulta ancora oggi.

Cosa successe dopo la Conferenza di Jalta

Al termine della conferenza di Jalta, Roosevelt si dichiarò soddisfatto del risultato conseguito, definendolo una “grande vittoria della pace”, ma non fece in tempo a partecipare alla conferenza di Potsdam indetta successivamente, perché morì qualche giorno prima. Churchill lasciò Jalta prima degli altri leader per recarsi di persona a verificare l’esito delle elezioni nel Regno Unito, ma siccome vinsero i laburisti, a Potsdam ci andò un altro primo ministro: Clement Attlee. Ma la situazione era destinata a mutare velocemente: il 5 marzo 1946 cominciò ufficialmente la Guerra Fredda.

Considerazioni sulla Conferenza di Yalta

La conferenza di Jalta può essere valutata secondo due prospettive opposte.

  1. Secondo alcuni studiosi l’incontro tenutosi in Crimea aveva finito con il favorire l’avvento della Guerra Fredda. La causa fu l’espansione sovietica e la divisione dell’Europa in blocchi contrapposti tra loro.
  2. Secondo altri, invece, la conferenza rappresentò un’occasione di confronto su temi importanti. Ad essi seguì una fattiva collaborazione tra le potenze che erano risultate vittoriose nella Seconda Guerra Mondiale.
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La strana guerra https://cultura.biografieonline.it/strana-guerra/ https://cultura.biografieonline.it/strana-guerra/#comments Tue, 15 May 2018 16:41:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24687 In ambito storico l’espressione strana guerra indica un periodo della Seconda guerra mondiale che fece registrare una stasi delle operazioni militari. Gli eventi che fanno da confine alla “strana guerra” sono: la fine della campagna di Polonia (6 ottobre 1939) e l’avvio delle operazioni per la Campagna di Francia (10 maggio 1940). I fatti che andiamo a riassumere in questo articolo costituiscono le premesse storiche che portarono alla Campagna di Francia.

Strana guerra

La “strana guerra” dopo la campagna di Polonia

Subito dopo la conclusione della campagna di invasione della Polonia da parte dell’esercito tedesco, la quale iniziò il 1° settembre del 1939 e terminò il 6 ottobre dello stesso anno, Hitler decise di ammassare al confine occidentale esercito e aviazione tedeschi. Gli alleati, allarmati per questo repentino cambiamento di strategia da parte dei tedeschi, decisero di contrastare immediatamente questo ammasso di truppe.

La posizione della Gran Bretagna

Nei numerosi incontri che ne seguirono, i rappresentanti militari e politici dei paesi alleati ragionarono su una serie di piani che prevedevano l’apertura di nuovi teatri di guerra per disperdere le truppe tedesche. Winston Churchill, da poco nominato ministro della marina britannica, propose con forza l’apertura di un fronte di guerra navale nello stretto del Mar Baltico. Lo scopo era quello di impedire alla marina tedesca di approvvigionarsi di materie prime scandinave.

Hitler contro la Francia e l’Unione Sovietica

L’esercito tedesco infatti era intenzionato a costruire delle basi navali in Norvegia proprio per iniziare l’offensiva contro la Gran Bretagna. Hitler però non voleva entrare in conflitto con gli inglesi. La sua strategia prevedeva invece la distruzione dell’esercito francese e la conquista della Francia, per annichilire totalmente gli alleati e giungere ad un compromesso con i britannici.

Il suo scopo era quello di attaccare l’Unione Sovietica non più tardi della primavera del 1940. Inoltre il dittatore tedesco riteneva che il fattore tempo fosse fondamentale. Attendere ancora, come suggerivano gli alti comandi tedeschi, avrebbe spinto sia gli USA che Stalin ad entrare in guerra riproponendo la stessa situazione della Prima Guerra Mondiale che avrebbe poi portato alla sconfitta definitiva dei tedeschi. Pertanto il Führer decise che il 12 novembre del 1939 le sue armate e l’aviazione avrebbero dovuto attaccare la Francia.

Il continuo rinvio dell’attacco

I capi militari tedeschi contrastarono immediatamente questa decisione. Il timore che l’offensiva potesse durare molti mesi, come del resto era accaduto durante la Prima guerra mondiale sulla Marna e che aveva comportato un sacrificio enorme in termini di uomini e mezzi, spinse molti alti generali ad opporsi strenuamente al piano di Hitler. Fra questi ci fu cui anche il Capo di Stato Maggiore dell’esercito von Brauchitsch.

Tuttavia non fu l’opposizione dei militari ad indurre il dittatore a rinviare per 29 volte l’attacco, fino a fissare l’ultima data utile per il 10 maggio del 1940, ma le inevitabili complicazioni climatiche. Questa pausa permise all’esercito tedesco di riorganizzarsi, di migliorare il suo equipaggiamento e di addestrare più soldati.

Il colpo di falce

Inoltre venne preparato un piano d’attacco completamente diverso, che venne chiamato dai tedeschi Sichelschnitt colpo di falce” e che prevedeva lo sfondamento dell’esercito nemico e il suo accerchiamento da nord. Hitler intuì che questo piano era migliore rispetto a quelli precedenti, i quali erano sostanzialmente uguali ai piani utilizzati durante la Prima guerra mondiale.

Questa intuizione fu vincente perché gli alleati si aspettavano invece l’utilizzo degli stessi piani strategici della guerra del 14-18 e avevano già iniziato a preparare una controffensiva in quella direzione. In particolare furono i francesi a pensare che si sarebbero riproposte le stesse condizioni di 26 anni prima.

Il colpo di falce invece venne migliorato e rivisto dal generale von Manstein che lo adattò alle circostanze e alle condizioni climatiche dell’epoca. Questo spostamento della data, benché meditato, fu fonte di apprensione per Hitler per i motivi già accennati. Ma anche perché permetteva all’opposizione interna di riorganizzarsi. Il Führer non ignorava la presenza di partigiani tedeschi che avrebbero voluto destabilizzarlo, ma non sapeva quanto profondo era il malessere contro la sua politica di conquista.

La guerra di inverno

E’ da ricordare un altro importante evento che accadde nel periodo della “strana guerra”. Esso fu la cosiddetta guerra d’inverno, a cui abbiamo dedicato un altro articolo. Essa cominciò con l’assalto sovietico alla Finlandia, il 30 novembre 1939.

Da Wikipedia:

L’opinione pubblica, in particolare in Francia e Regno Unito, trovò facile schierarsi emotivamente con la democratica Finlandia, e richiese ai propri governi azioni concrete in sostengo dei “prodi finlandesi”, contro l’aggressore incomparabilmente più grande, l’Unione Sovietica, in particolare perché la difesa dei finlandesi sembrava avere più successo di quella dei polacchi nei confronti dei tedeschi.

Paradossalmente, in questo contesto la Germania si trovò dalla parte dei sovietici, contro la Finlandia. Hitler impedì così ogni aiuto al paese scandinavo.

Le possibili trattative tra Germania e Gran Bretagna

La storia non si fa con i se, tuttavia è evidente che le cose sarebbero andate diversamente se l’opposizione tedesca interna, fosse riuscita a trattare con la Gran Bretagna e ad organizzare un colpo di stato. In realtà le cose andarono diversamente.

I colloqui fra gli oppositori di Hitler e gli alleati – che coinvolsero segretamente anche il Vaticano – non portarono a nulla. L’attacco dei tedeschi contro Norvegia e Danimarca avvenne il 9 aprile del 1940; si creò il sospetto che l’opposizione non volesse davvero il colpo di stato. Mentre i dissidenti tedeschi ritennero che le trattative avviate dalla Gran Bretagna fossero troppo lente e incerte. Queste premesse portarono in seguito alla Campagna di Francia (ricordata storicamente dai francesi come Bataille de France, e dai tedeschi come Westfeldzug).

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La Battaglia di Dunkerque e l’Operazione Dynamo https://cultura.biografieonline.it/battaglia-dunkerque-operazione-dynamo/ https://cultura.biografieonline.it/battaglia-dunkerque-operazione-dynamo/#comments Sat, 19 Aug 2017 12:38:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23116 Nella storia della Seconda Guerra Mondiale, Dunkerque, porto situato nel nord della Francia, svolse un ruolo importante. Rappresentò fu contemporaneamente la testimonianza della forza militare tedesca e della capacità inglese di resistere, dimostrando una notevole organizzazione logistica e una sorprendente velocità d’azione.

Battaglia di Dunkerque
Una foto del 29 maggio 1940: il traghetto dell’isola di Man SS Mona’s Queen in fumo dopo aver colpito una mina al largo di Dunkerque.

Il contesto

Il 26 maggio del 1940 truppe francesi e inglesi si ritrovarono nel porto di Dunkerque a causa dello sfondamento del fronte della Mosa ad opera delle truppe tedesche della Wehrmacht. Esse dal 10 maggio avevano sbaragliato ogni resistenza da parte dell’esercito francese. Nel quadro dell’offensiva in Occidente i tedeschi, in pochi giorni, grazie all’avanzata lampo della Panzer-Divisionen, avevano attraversato le Ardenne e superato la linea di difesa della Mosa, chiudendo in un cuneo le truppe superstiti francesi e il corpo di spedizione britannico. Quest’ultimo fu mandato a contrastare l’esercito tedesco e ad aiutare l’alleato francese fin da subito in forte difficoltà.

Tra il 26 maggio e il 4 giugno, dunque, le truppe alleate superstiti furono ammassate nel porto di Dunkerque per dare avvio alla più grande missione di salvataggio della storia: l’Operazione Dynamo. Grazie anche all’intervento della RAF (Royal Air Force) britannica che riuscì a distruggere molti aerei dell’aviazione militare tedesca, navi da flotta e mercantili britannici riuscirono a portare in salvo oltre la Manica 340.000 soldati.

Battaglia di Dunkerque: i fatti

Il 10 maggio del 1940 iniziò la prima fase dell’offensiva tedesca che aveva lo scopo di distruggere ogni resistenza da parte dell’esercito olandese, belga e francese. L’esercito tedesco utilizzò la tecnica della guerra lampo avanzando contemporaneamente da nord e da sud. Sia le truppe olandesi che belghe vennero sconfitte velocemente. La fanteria francese resistette qualche giorno per poi capitolare di fronte all’avanzata inarrestabile della divisione corazzata tedesca. Questa non aveva uguali in termini di organizzazione, velocità e potenza di fuoco.

In tre giorni i carri armati della Panzer-Divisionen penetrarono nelle Ardenne raggiungendo le rive del fiume Mosa. I francesi si ritrovarono allo sbando.

I tedeschi non si fermarono e proseguirono fino alle coste della Manica, spingendo e isolando sia le truppe francesi che le truppe britanniche che erano state inviate per aiutare gli eserciti alleati.

I comandi inglesi, belgi e inglesi cercarono di organizzare velocemente una contro offensiva, ma l’impatto con i mezzi tedeschi li aveva destabilizzati e non riuscirono a trovare il giusto coordinamento per respingerne l’avanzata. A questo punto gli alleati erano bloccati e divisi in un cuneo che avrebbe potuto essere contrastato da nord. I comandi avrebbero potuto riorganizzarsi e attaccare i tedeschi per impedire di essere chiusi in una morsa mortale. Tuttavia la debolezza e lo sfiancamento morale di francesi e belgi non permise un tale atto di forza, che avrebbe impedito i successivi accadimenti.

L’esercito tedesco aveva vinto in pochi giorni e contro tutti i pronostici.

Una pausa per i tedeschi

A questo punto i generali della Wehrmacht decisero di fermare l’avanzata da sud. Questa decisione, che permise di evitare un disastro totale per gli eserciti alleati, fu presa probabilmente per permettere alle forze in campo di riposarsi e di approvvigionarsi di carburante. Era il 24 maggio del 1940. Hitler fu entusiasta per il trionfo delle sue divisioni e ritenne la vittoria in Europa un dato di fatto. Per questo motivo impartì i primi ordini per organizzare il secondo attacco che avrebbe portato alla capitolazione della Francia.

Tuttavia, sia il Führer che il suo alto comando, sottovalutarono la capacità della marina inglese di organizzare un’evacuazione di massa, ritenendo che fosse impossibile salvare una tale quantità di uomini in così poco tempo. Fra il 24 e il 26 maggio 1940, dunque, le divisioni corazzate tedesche si fermarono, permettendo involontariamente ai comandi alleati di ammassare le loro truppe a Dunkerque, organizzando contemporaneamente la difesa del porto e delle spiagge limitrofe.

In realtà l’Ammiragliato britannico già il 14 maggio 1940 aveva svolto un’indagine per verificare la disponibilità di imbarcazioni private e mercantili, che erano attraccate sulla costa antistante a quella francese, di svolgere una missione di salvataggio. Dopo pochi giorni era evidente che l’esercito sul continente avrebbe dovuto essere evacuato velocemente. Il primo ministro britannico Winston Churchill, diede ordine all’Ammiragliato di ammassare tutti i mezzi disponibili nei porti al fine di iniziare l’evacuazione delle truppe. L’operazione venne chiamata Dynamo.

Winston Churchill
Winston Churchill

Operazione Dynamo

Dal 24 al 30 maggio 1940 i comandi alleati riuscirono ad ammassare tutte le truppe a Dunkerque. Fortificarono il perimetro e diedero ordine di distruggere tutti i mezzi a motore e tutti gli equipaggiamenti militari che non era possibile trasportare in Inghilterra. L’aviazione tedesca cercò di infliggere più perdite che poteva agli alleati. La loro azione si focalizzò su una serie di bombardamenti e di assalti alla spiaggia in cui le truppe inglesi e francesi erano state riunite.

Nel frattempo, visto che il porto era stato in gran parte distrutto dai bombardamenti, fu necessario creare dei ponti di fortuna per permettere alle truppe di salire sulle imbarcazioni. Il tempo era contato.

Operazione Dynamo Operazione Dynamo

Grazie all’abilità e al coraggio dell’aviazione britannica l’attacco degli aerei tedeschi fu contenuto. Tuttavia l’evacuazione subì, a causa della fretta e dell’utilizzo di barche private e pescherecci, oltre alle navi da guerra, rallentamenti e confusione organizzativa. Due inaspettati vantaggi permisero di limitare le perdite umane: il mare calmo e l’aviazione britannica.

Il 3 giugno 1940 gran parte dell’evacuazione era terminata. Pochi soldati erano rimasti a difendere il perimetro attorno a Dunkerque e le ultime navi arrivarono per prelevarli e portarli via. Il cacciatorpediniere Shikari fu l’ultima nave militare a salpare dal porto francese alla volta dell’Inghilterra.

L’epilogo

Quando i tedeschi giunsero a Dunkerque trovarono equipaggiamenti, armi e alcuni mezzi non ancora distrutti. Trovarono però anche 34.000 soldati che non erano riusciti a fuggire, probabilmente perché erano arrivati tardi. Per questo furono catturati e imprigionati. Il 4 giugno 1940 gli ufficiali catturati firmarono la resa totale.

Malgrado la sconfitta e l’avanzata inarrestabile delle truppe tedesche, i comandi alleati riuscirono a portare a termine l’Operazione Dynamo ottenendo un insperato successo. Vennero salvati 340.000 uomini. Anche se prima di imbarcarsi ne morirono circa 9.500. Considerando la cocente sconfitta e il rischio che venissero uccisi tutti, intrappolati in un cuneo mortale ad opera delle divisioni corazzate, questo salvataggio entrò nella storia per la velocità e la quantità di vite risparmiate.

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La Luogotenenza di Umberto II https://cultura.biografieonline.it/luogotenenza-di-umberto-2/ https://cultura.biografieonline.it/luogotenenza-di-umberto-2/#respond Wed, 28 Sep 2016 01:03:21 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19990 La Luogotenenza del regno è un istituto di affidamento del potere regio a un luogotenente – il quale è solitamente di rango principesco. Il luogotenente esercita l’autorità reale in caso di assenza o impedimento del re legittimo. All’indomani della Liberazione di Roma, nel giugno del 1944, re Vittorio Emanuele III si ritirò nominando suo figlio Umberto II di Savoia Luogotenente generale del Regno. In questa fase storica Umberto, dunque, esercitò le funzioni di capo dello Stato senza tuttavia possedere la dignità di re.  Egli fu Luogotenente del regno e non del Re, proprio a radicare il legame più con lo Stato che con la figura del Re. Umberto II guadagnò così la fiducia degli Alleati e lasciò che fosse il popolo italiano, attraverso il referendum, a decidere per la Monarchia o la Repubblica.

Umberto II di Savoia
Umberto II di Savoia

Il contesto storico

La guerra civile in Grecia fu uno degli aspetti più dibattuto verso la fine della Seconda Guerra mondiale. Già nel 1944 Winston Churchill, insieme ad Anthony Eden, avevano deciso di passare alcuni giorni nella capitale greca per organizzare una resistenza ai focolai comunisti che attendevano una decisione da parte di Stalin.

La Grecia infatti sarebbe stato uno dei territori più importanti nei futuri equilibri europei. E sulla Grecia Churchill avrebbe giocato la sua maggiore influenza. In Italia, invece, la guerra civile scoppiata dopo la fondazione della Repubblica Sociale, non destava particolari preoccupazioni agli alleati.

Gli occhi sull’Italia

La lotta in questo caso era fra gli Alleati che sostenevano la resistenza e i tedeschi che appoggiavano la Repubblica di Mussolini. Ovviamente gli Alleati si erano posti il problema di cosa sarebbe accaduto all’Italia dopo la guerra. Churchill aveva manifestato l’interesse affinché la monarchia continuasse a rappresentare il paese, magari con funzioni ancora più limitate.

Roosevelt invece propendeva per una soluzione repubblicana ma aveva deciso di lasciare all’alleato inglese prevalenza nelle decisioni riguardanti il Mediterraneo. In Italia, Pietro Nenni, leader del Partito socialista, e il partito d’Azione chiedevano a gran voce la convocazione di un’Assemblea costituente.

Togliatti, invece, rientrato dall’Urss manteneva una posizione neutrale, osservando gli avvenimenti, secondo i suggerimenti di Stalin. Ma anche prendendo alcune posizioni in favore della repubblica per non lasciare solo a Nenni la possibilità di indossare l’abito del repubblicano.

I sostenitori monarchici, che avevano ancora una certa influenza nel paese, erano consapevoli che Vittorio Emanuele III non era più popolare fra i suoi sudditi. Si doveva cercare una soluzione in poco tempo. E fu Enrico De Nicola – come scrive Ludovico Incisa di Camerana nel suo libro “L’ultimo re, Umberto II di Savoia e l’Italia della Luogotenenza” pubblicato da Garzanti – a trovare la soluzione.

L'ultimo Re Umberto II di Savoia e l'Italia della Luogotenenza
La copertina del libro “L’ultimo Re” (Garzanti, 2016)

Verso la Luogotenenza

L’avvocato, futuro primo presidente della Repubblica, ricordò che la Luogotenenza era già stata utilizzata in passato. Essa era quindi una possibilità contemplata nella storia dei Savoia.
Vittorio Emanuele III non era convinto. Tuttavia alla fine accettò di firmare il decreto attuativo della luogotenenza dopo la liberazione di Roma.

La capitale venne liberata il 4 giugno del 1944. Il giorno dopo un generale americano in maniche di camicia obbligò il re a firmare il decreto nella residenza di Ravello. La Luogotenenza era la penultima carta dei monarchici. Mentre l’ultima fu l’abdicazione di Vittorio Emanuele III in favore del figlio Umberto.

La Luogotenenza di Umberto II

I repubblicani capirono che Umberto II sarebbe stato un alleato contro Badoglio. Così lo convinsero, senza troppi problemi, ad appoggiare Ivanoe Bonomi alla Presidenza del Consiglio. Subito dopo Umberto firmò il decreto che prevedeva la costituzione di un’assemblea. Essa avrebbe scritto la nuova Costituzione, e il referendum che avrebbe deciso le sorti della monarchia.

Umberto era un gentiluomo e non avrebbe mai difeso con forza estrema la monarchia, forse non voleva nemmeno governare e quando il referendum decretò la vittoria della Repubblica. Accettò quindi l’esilio per evitare qualsiasi tensione fra repubblicani e monarchici. I primi erano maggioritari al nord e i secondi al sud.

Umberto II al seggio
Umberto II al seggio

La giovane Repubblica Italiana

L’Italia comunque stava vivendo molti conflitti e i governi della giovane repubblica già dimostravano fragilità e precarietà che avrebbero contraddistinto la successiva storia politica del paese.

Ferruccio Parri governò per sei mesi. Mentre il governo De Gasperi, grazie all’intelligenza del Primo ministro, durò di più e trovò il modo di convivere con i comunisti comandati da Togliatti.

La situazione economica dell’Italia era disastrosa. I problemi da affrontare erano immensi, non solo dal punto di vista politico ed economico ma anche sociale. Molte questioni che riguardavano la giovane democrazia facevano ben sperare, c’erano infatti molti fervori per un futuro migliore.

Ma altre situazioni, soprattutto per ciò che riguarda la ricostruzione economica e l’epurazione, mostravano sfide importanti.
La storia della Luogotenenza racchiude molti elementi che si sarebbero ritrovati negli anni successivi. Il libro di Camerana li condensa tutti con un racconto ricco di spunti e pieno di riferimenti storici suggestivi.

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Seconda Guerra Mondiale https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/ https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/#comments Tue, 20 Jan 2015 17:04:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12873 Nell’articolo che segue abbiamo cercato di riassumere i passaggi, gli eventi e le date fondamentali della Seconda Guerra Mondiale, il conflitto che tra il 1939 e il 1945 vide contrapporsi da un lato le potenze dell’Asse (principalmente Germania, Italia e Giappone) e dall’altro i paesi Alleati (principalmente Inghilterra, Francia, Russia, Stati Uniti).

La definizione di “guerra mondiale“, come già accadde per la Grande Guerra, deriva dal fatto che le nazioni coinvolte erano quelle di tutti i continenti, così come le operazioni belliche interessarono gran parte del mondo.

Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944 (Seconda Guerra Mondiale)
Una foto dello sbarco in Normandia (6 giugno 1944): l’evento fu uno dei momenti chiave nello svolgimento del conflitto.

1939

Il 1939 è il primo anno di guerra. Mentre sul fronte occidentale francesi e tedeschi si fronteggiavano dietro le opposte linee di fortificazione, la Germania con una guerra lampo sconfisse e conquistò la Polonia (Bombardamenti con gli stukas).

Attaccata dalle armate sovietiche, Germania e Russia si divisero la Polonia; le regioni orientali andarono all’Unione sovietica. La Russia, dopo due mesi, poneva sotto controllo le Repubbliche baltiche: Estonia, Lettonia, Lituania e attaccava la Finlandia, che fu costretta a cedere un’ampia parte di territorio.

1940

Nel 1940, la Germania con un’offensiva fulminea s’impadronì della Danimarca e della Norvegia. Dopo aver violato la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, e arginato la linea Maginot, riuscì ad impadronirsi di tutta la costa della Manica, mentre il corpo di spedizione britannico sbarcato sul continente, bombardato e decimato, fu costretto a reimbarcarsi a Dunkerque.

L’Italia nel 1939 aveva dichiarato la “non belligeranza”, motivata da tre ragioni:

  • l’impreparazione dell’esercito, logorato dalle campagne di Etiopia e di Spagna;
  • le insufficienti risorse industriali e la conseguente dipendenza dall’estero
  • il Patto segreto tra Mussolini e Hitler, che prevedeva il rinvio della guerra di almeno tre anni e che Hitler non aveva rispettato, prendendo l’iniziativa senza interpellare Mussolini.

Adolf Hitler
Adolf Hitler

La discesa in campo dell’Italia

Così, di fronte alla disfatta francese, Benito Mussolini non seppe resistere e illuso di una rapida vittoria tedesca, si decise, il 10 giugno 1940, a dichiarare guerra alla Francia e all’Inghilterra: l’Italia entrò in guerra attaccando i francesi proprio nel momento più tragico della loro sconfitta.

Otto giorni dopo l’occupazione di Parigi da parte dei nazisti, il capo del governo francese (Pétain) dovette chiedere l’armistizio. In seguito all’armistizio, la Francia venne divisa: la parte settentrionale fu direttamente soggetta alla dura occupazione tedesca, il centro-sud veniva affidato all’amministrazione di Pétain, cioè al governo di Vichy.

Anche l’Italia firmò l’armistizio con la Francia, dopo aver occupato una striscia di territorio al di là delle Alpi. Il generale Charles De Gaulle riparato in Inghilterra organizzò l’esercito nazionale della “Francia libera” per liberarla appunto dall’oppressione nazista.

L’avversario inglese

Hitler allora diede inizio alla battaglia d’Inghilterra e mise in atto “il giorno dell’Aquila”, cioè una serie di bombardamenti a tappeto sulle istallazioni militari e le città più importanti dell’isola.

Grazie alla resistenza inglese, che con la sua aviazione (Raf) e l’impiego dei radar (recente invenzione ancora segreta che le consentiva di conoscere la consistenza e la direzione di arrivo dei nemici), Hitler finì per rinunciare, ma in contemporanea, ebbe inizio l’offensiva italiana nel Mediterraneo e in Africa, che puntava a colpire l’Inghilterra nel cuore dei suoi traffici e dei suoi rifornimenti, paralizzandone le linee di navigazione attraverso il canale di Sicilia e di Suez.

Il patto d’acciaio

Nel frattempo fu firmato “Il patto d’acciaio” a Berlino, il patto tripartito che prevedeva la spartizione del mondo in zone d’influenza. Alla Germania andò l’Europa continentale, all’Italia il bacino del Mediterraneo e al Giappone il continente asiatico.

Mussolini attaccò la Grecia attraverso l’Albania, un tentativo fallito, perché fu bloccato dall’esercito greco, rifornito dagli inglesi, che contrattaccò penetrando dall’Albania. Quasi contemporaneamente la flotta italiana subì gravi perdite a causa di un attacco inglese con aerosiluranti a Taranto e uno scontro navale nelle acque di Capo Matapan, nelle coste meridionali della Grecia.

1941

Nel 1941, III anno di guerra, sul fronte africano, in pochi mesi, gli inglesi occuparono la Somalia italiana e riconquistarono la Somalia inglese, poi anche la Libia e l’Etiopia. Su proposta di Roosevelt venne approvata la legge affitti e prestiti, con la quale gli Stati Uniti si impegnavano ufficialmente a rifornire materiale bellico ai paesi in lotta contro la Germania.

Sul fronte africano, gli italiani – con l’appoggio tedesco – ripresero l’iniziativa, costringendo gli inglesi ad abbandonare la Libia. Nello stesso tempo, reparti italo-tedesci occuparono la Iugoslavia, la Grecia e Creta.

La campagna di Russia

Adolf Hitler temendo un’alleanza tra l’Inghilterra e la Russia – l’obiettivo del nazismo era la distruzione dello Stato comunista – dette il via all’Operazione Barbarossa, ordinando alle sue divisioni di attaccare l’Unione Sovietica.

Tedeschi e un corpo di spedizione italiano procedettero ad una rapida avanzata, riuscendo ad impadronirsi di territori sterminati, ma il sopraggiungere dell’inverno, impedì loro l’ambizioso progetto di occupare Mosca.

L’Olocausto

A questo punto, mezza Europa era in mano tedesca sottoposta allo sfruttamento economico e alla spietata persecuzione poliziesca; venne organizzato lo sterminio degli ebrei: deportazioni di massa, lavori forzati, disumane torture e la tragica conclusione nelle camere a gas o nei forni crematori dei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen, sono tra gli esempi più tristi e raccapriccianti che l’intera storia umana ricordi.

La Carta Atlantica

Il 14 agosto 1941, a bordo della corazzata inglese, nelle acque dell’Atlantico, si tenne un importante incontro tra Roosevelt e Churchill, durante il quale fu sottoscritta la famosa Carta Atlantica, che sanciva solennemente il principio della libertà dei popoli (e dalla quale nel 1945 fu creata l’Onu) e che avrebbe dovuto costituire la base delle trattative di pace.

L’attacco di Pearl Harbor

Destinato ad aprire una nuova fase del conflitto fu l’attacco a Pearl Harbor: un attacco aereo sferrato dai giapponesi alla base navale statunitense (isole Hawaii). Il bombardamento ebbe conseguenze catastrofiche, furono messe fuori combattimento otto corazzate e 200 aerei.

Pearl Harbor, una foto dell'attacco
Pearl Harbor, una foto dell’attacco

1942

Nel 1942, IV anno di guerra, le potenze del tripartito ripresero l’iniziativa. In estremo Oriente, i giapponesi riuscirono ad occupare tutte le zone militarmente importanti controllate dagli inglesi.

In Africa settentrionale una controffensiva italo-tedesca riuscì a riprendere il controllo in Libia, facendo arretrare le linee britanniche, e riuscendo ad avanzare sino a El-Alamein, a pochi chilometri da Alessandria.

In Unione Sovietica si registrarono i successi dei tedeschi, che riuscirono ad occupare il grande centro industriale di Stalingrado.

I nuovi successi dell’Asse dovevano però segnare “L’inizio della fine” a causa dell’enorme allargamento del fronte e il crescente allontanamento dalle basi di partenza, rendendo difficili i rifornimenti.

In questo anno si combatterono due importanti battaglie navali, entrambe tra Stati Uniti e Giappone: quella nel Mar dei Coralli (4-8 maggio) e quella delle isole Midway (4-6 giugno).

La situazione viene ribaltata

In estremo oriente, gli americani, sotto il comando del generale Douglas MacArthur, dettero vita alla riconquista dei territori occupati dai giapponesi e conseguirono decisivi successi navali.

Sul fronte africano, gli inglesi al comando del maresciallo Montgomery, riuscirono a sfondare il fronte italo-tedesco a El-Alamein, costringendolo alla ritirata verso la Libia.

A Stalingrado, la popolazione resistette eroicamente per 180 giorni, permettendo all’esercito sovietico di sferrare l’attacco finale, che portò alla resa della sesta armata tedesca. Non vi fu scampo neppure per il corpo di spedizione italiano, impegnato sul Don, i soldati italiani scarsamente armati e male equipaggiati, privi di adeguati mezzi di trasporto, tentarono di aprirsi la via per la ritirata: molti caddero combattendo il nemico e i più morirono per assideramento.

1943

Nel 1943, V anno di guerra, il fronte africano si trovò nelle mani degli alleati: anche qui le truppe dell’asse si trovarono in difficoltà, anche per la presenza degli americani in Marocco e Algeria. Nonostante le sconfitte, il nazismo continuava a mietere vittime tra gli ebrei, come avvenne nel ghetto di Varsavia, in Polonia.

Seconda Guerra Mondiale: la situazione e gli eventi in Italia

In Italia si faceva sentire la sfiducia nella vittoria e il convincimento che l’unica via di salvezza poteva essere un immediato sganciamento dalla Germania e una riconciliazione con le potenze occidentali.

Intanto nella conferenza di Casablanca, Roosevelt e Churchill decisi ad aprire un secondo fronte in occidente, scelsero come obiettivo proprio l’Italia: il 10 luglio, dopo aver occupato Lampedusa e Pantelleria, tredici divisioni anglo-americane sbarcarono in Sicilia e ebbero la meglio sui reparti italo-tedeschi.

Mentre Mussolini e Hitler si incontravano a Feltre (Veneto), Roma e Frascati, sedi del comando tedesco in Italia, venivano bombardate dalle forze aeree americane. Sei giorni dopo, nella notte tra il 24 e il 25 luglio, il Gran Consiglio del fascismo approvava l’ordine del giorno, che stabiliva il ripristino dello Statuto e delle libertà costituzionali e quindi la fine del regime.

Il 25 luglio 1943, Vittorio Emanuele III convocò Mussolini e obbligandolo alle dimissioni, lo fece arrestare e ne ordinò l’internamento prima nell’isola di Ponza e poi sul Gran Sasso.

Venne formato un nuovo governo guidato da Pietro Badoglio, il quale prese accordi segreti con gli anglo-americani per trattare una pace separata e uscire dal conflitto. I tedeschi sospettosi facevano intanto affluire attraverso il passo del Brennero dieci nuove divisioni nella penisola.

Il 3 settembre 1943 fu firmato segretamente a Cassibile, nei pressi di Siracusa, un armistizio con gli anglo-americani, che però lo resero noto l’8 settembre, in anticipo rispetto al previsto. Il 9 settembre il re e Badoglio si dettero alla fuga, lasciando l’esercito italiano allo sbaraglio. I tedeschi riuscirono a penetrare quasi tutta la penisola.

Il 12 settembre un gruppo di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini, il quale dopo essere stato condotto da Hitler in Germania dichiarò di voler continuare la guerra al suo fianco e tornato in Italia il 23 settembre istituì la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul lago di Garda.

L’Italia fu allora divisa in due parti: quella meridionale governata da Badoglio sotto il controllo degli alleati, quella settentrionale affidata a Mussolini ma di fatto dominata dai tedeschi.

Nelle regioni dominate dai tedeschi e dai repubblicani ebbe inizio oltre alla resistenza passiva di quasi tutta la popolazione, quella armata delle formazioni partigiane. La lotta partigiana fu coordinata e diretta dai comitati di liberazione nazionale (CLN), nei quali vennero rappresentati tutti i partiti antifascisti.

Il 13 ottobre 1943 Badoglio dichiarò guerra alla Germania, schierandosi a fianco degli anglo-americani. Di qui il riconoscimento degli alleati dell’Italia come cobelligerante, non come alleato a pieno titolo.

Le Quattro Giornate di Napoli
Le Quattro Giornate di Napoli

Nelle Quattro Giornate di Napoli, mentre l’esercito risaliva verso nord in Calabria, alcuni reparti sbarcati a Salerno puntarono verso Napoli e, dopo quattro giornate di lotta, riuscirono a liberarla dai tedeschi. Napoli fu la prima città europea a cacciare i tedeschi.

1944

Nel 1944, VI anno di guerra, avvenne la liberazione di Roma: il 4 giugno, gli alleati entrarono a Roma e nello stesso giorno venne nominato luogotenente del regno Umberto, mentre Badoglio venne sostituito da Ivanoe Bonomi.

Due giorni dopo la liberazione di Roma, gli alleati sbarcarono in Normandia (6 giugno 1944), riuscendo ad aprire un secondo fronte in Francia.

Nel mese di agosto un altro sbarco in Provenza contribuì a far crollare la resistenza tedesca.

Nel settembre del 1944 la Francia fu liberata.

1945

Nel 1945, gli anglo-americani passarono il Reno e marciarono verso la Germania, verso cui convergevano anche i sovietici. Hitler continuava a credere nella vittoria, ma dopo l’incontro di alleati e sovietici sull’Elba, le armate sovietiche invasero Berlino.

Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.
Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.

Hitler si suicidò nei sotterranei della cancelleria del Reich il 30 aprile 1945.

In Italia, il 25 aprile 1945 le popolazioni insorgevano e si liberavano, affiancando i partigiani, dall’oppressione nazista, ancor prima che arrivassero gli alleati.

Il 27 aprile Mussolini rifugiato in un camion di una colonna tedesca in ritirata, venne riconosciuto da una formazione partigiana presso Dongo e il 28 fu fucilato sulle rive del lago di Como. Due giorni dopo, il comando tedesco firmava la resa senza condizioni.

Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica
Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica

Dopo la morte di Hitler e la resa della Germania, il Giappone ancora resisteva, colpito però nelle numerose battaglie del Pacifico. Per stroncare la resistenza giapponese, il nuovo presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt morto in aprile, fece sganciare una bomba atomica sulla grande città di Hiroshima e pochi giorni dopo su Nagasaki.

1945 - Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Nel febbraio 1945 a Yalta Roosevelt, Churchill e Stalin si erano riuniti per prendere importanti decisioni sul comportamento da tenere dopo la disfatta della Germania, che venne suddivisa in quattro zone d’occupazione.

Venne anche stabilita la dichiarazione di guerra al Giappone da parte della Russia due o tre mesi dopo la capitolazione tedesca. Finì la guerra militare e iniziò quella politica.

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