Chagall Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 20 May 2024 12:15:31 +0000 it-IT hourly 1 L’ebreo in preghiera (rabbino di Vitebsk): storia e significato del quadro di Chagall https://cultura.biografieonline.it/chagall-ebreo-in-preghiera/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-ebreo-in-preghiera/#respond Mon, 20 May 2024 12:11:00 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11986 Una delle opere più rappresentative e più belle del pittore Marc Chagall è “L’ebreo in preghiera“(Il rabbino di Vitebsk) che risale al 1914. Si tratta di un dipinto a olio su tela, conservato al Museo d’arte Moderna a Cà Pesaro di Venezia.

L'ebreo in preghiera (Il rabbino di Vitebsk): opera di Marc Chagall del 1914
L’ebreo in preghiera (The Jew praying) • Chagall, 1914

L’ebreo in preghiera: breve storia e analisi

Durante questo periodo, Marc Chagall fa ritorno a Vitebsk, in Bielorussia, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo costringe a una più lunga permanenza, durante la quale dipinge soggetti che rappresentano la vita reale della cittadina e soprattutto i personaggi che sono legati alla religione ebraica. Il pittore ha realizzato la prima versione di quest’opera nella sua città natale, Vitebsk, ritraendo un vecchio cui aveva fatto indossare l’abito delle preghiere del padre; in seguito ne avrebbe fatte due repliche, una delle quali sarebbe stata esposta.

L’ebreo in preghiera: il quadro

Il dipinto è caratterizzato da incastri di superfici bianche e nere, e rappresenta un ebreo con l’abito della preghiera del mattino. Nell’ebreo in preghiera, il protagonista è abbigliato con i vestiti rituali che gli ebrei ortodossi sono soliti indossare durante la preghiera del mattino o mentre si recano alla volta della loro sinagoga. L’ebreo viene rappresentato durante il momento di preghiera con uno scialle bianco con le frange, sulla testa e sulle spalle, denominato tallit.

Nel dipinto sono ben visibili anche i tefillim, due piccoli astucci quadrati che gli ebrei usano portare durante la preghiera del mattino, chiamata Shachrit. L’espressione del rabbino è intensa e assorta, e cattura l’attenzione.

Chagall - Ebreo in preghiera: dettaglio delle mani
Un dettaglio del celebre quadro di Chagall

La luce e i colori

Ciò si nota grazie all’attenta distribuzione delle luci, che creano un’atmosfera di assoluta e solenne spiritualità.

Nel dipinto, Chagall usa prettamente le cromie del bianco e del nero, servendosi di pochi altri colori.

Inoltre il pittore è solito accentuare i contrasti tra le zone bianche e quelle più scure, mentre lo sfondo è caratterizzato dalla presenza di alcune semplificazioni geometriche che documentano la conoscenza delle opere suprematiste e costruttiviste.

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Il Violinista: storia e interpretazione del quadro di Chagall https://cultura.biografieonline.it/chagall-il-violinista/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-il-violinista/#comments Mon, 20 May 2024 11:45:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11928 Il violino come mezzo per incontrare il divino

È difficile riscontrare nei grandi artisti di inizio Novecento un profondo attaccamento, quasi morboso, ad uno strumento musicale, come invece emerge dal mondo artistico di Marc Chagall. Per il pittore, il violino, che appare ripetutamente nelle sue opere, non è solo uno strumento musicale, ma rappresenta il mezzo per incontrare Dio e i grandi segreti della vita e della morte.

Il Violinista (Marc Chagall, 1912-1913)
Il Violinista (Marc Chagall, 1912-1913). Olio su tela; 188 cm x 158 cm. Stedelijk Museum, Amsterdam.

La figura dello zio

Ne “Il violinista”, l’immagine raffigura suo zio Neuch, fratello della madre, intento a suonare sul “tetto del mondo” aspirando, tramite l’estasi musicale e la danza, alla comunione con Dio.

La rappresentazione simbolica si rifà al dettato di una congregazione religiosa di Ebrei russi e polacchi, gli Hasidim.

Il Violinista: descrizione e spiegazione del quadro

Di volta in volta, Chagall è investito di significati diversi dalla figura del violino e, nella cultura tradizionale ebraica, il violinista aveva un ruolo importante in occasione di nascite, matrimoni e funerali; da qui, nasce la necessità di raffigurarlo in questo quadro rappresentandolo nel suo paese natale, Lyozno, trascinando nella sua scia una figura circondata da un alone d’oro.

In fondo, come dargli torto.

La condizione degli Ebrei di quel tempo era ben raffigurata nel quadro: una vita instabile come quella del musicista che deve suonare stando in equilibrio su un tetto.

Pur essendo dipinto a Parigi, il quadro si ricollega alle opere di Vitebsk del 1909, nelle quali, come dice Chagall, egli tendeva a vedere le cose in bianco, grigio e nero. Ma nelle zone in cui dominano il nero e il bianco, il pittore ha introdotto una modulazione cromatica che dona al dipinto morbidezza calda e luminosa.

La piccola figura a sinistra del dipinto, con le tre teste, è la raffigurazione di un’esteticità ammirativa e ricorda certi affollamenti di devoti attorno ai santi, nei vecchi dipinti bizantini dove tra la folla in preghiera si scorgono solo le teste e il biancore degli occhi. Il violinista risulta essere il vero e unico eroe.

Dati tecnici

Il violinista” è un dipinto olio su tela di 188 cm x 158 cm, realizzato tra il 1912 e il 1913 dal pittore ed è conservato al Stedelijk Museum di Amsterdam – Olanda.

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Leonid Afremov https://cultura.biografieonline.it/leonid-afremov/ https://cultura.biografieonline.it/leonid-afremov/#comments Tue, 10 Mar 2015 12:42:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13662 Leonid Afremov è stato un pittore impressionista moderno, nato a Vitebsk (Bielorussia, ex URSS) il 12 luglio del 1955 da genitori ebrei. Conosciuto come artista indipendente, che ha promosso e venduto il suo lavoro principalmente su internet, Afremov aveva uno stile inconfondibile. L’uso di una spatola per dipingere e di colori ad olio, rendono i suoi quadri (paesaggi, scene cittadine e marine, ritratti) immediatamente riconoscibili.

Leonid Afremov
Leonid Afremov

Arte e discriminazione

Il padre, Arkadiy Afremov, calzolaio e designer di scarpe, e la madre Bella Afremova, operaia in una fabbrica di metallo, nonostante le difficoltà causate dalla politica antisemita del governo, allevano il figlio secondo la tradizione ebraica. Leonid, appassionato d’arte fin da piccolo e incoraggiato dai genitori che ne riconoscono il talento, studia arte e grafica presso la scuola d’Arte di Vitebsk dove consegue ottimi risultati. In questi primi anni di formazione, scopre le opere di pittori quali Picasso, Dalì, Chagall (nato anch’egli a Vitebsk) e Modigliani che influenzano le sue prime opere e approccia quella che è una delle correnti pittoriche più famose nel panorama artistico mondiale: l’Impressionismo.

Nel 1975 Leonid Afremov conosce Inessa Kagan, che sposa l’anno successivo e dalla quale ha due figli, Dmitry e Boris. All’inizio della sua carriera, dopo la laurea, lavora in diversi campi come designer di loghi e come scenografo in un teatro locale. Nel 1980 opera come free lance per aziende comunali e scuole, realizza pareti a tema per eventi e anche manifesti di propaganda ma le sue radici ebraiche non gli consentono di far parte delle associazioni artistiche locali. I suoi lavori, infatti, non riscuotono grande successo e le sue opere vengono vendute in gran parte privatamente grazie a parenti e amici.

Nel 1986 il disastro ambientale di Chernobyl (a poche centinaia di chilometri da Vitebsk) e le continue discriminazioni razziali subite, spingono Leonid Afremov a trasferirsi con la famiglia in Israele approfittando del fatto che, in seguito alle leggi di Gorbachev, i cittadini sovietici ebrei hanno la possibilità di emigrare verso questo Stato. La sua condizione di immigrato e le offerte estremamente misere delle gallerie israeliane per l’acquisto delle sue opere, spingono il pittore, disprezzato e ghettizzato, a cercare compratori nelle fiere di strada e nei club sociali locali. In questi anni Leonid Afremov lavora perlopiù con acquerelli e acrilico, non utilizzando quasi la spatola.
La precaria situazione economica della famiglia costringe anche Dmitry, il figlio di 16 anni, a vendere i quadri del padre porta a porta. Questa mossa si rivela inaspettatamente fruttuosa, tanto che nel 1995 Leonid Afremov ha fondi sufficienti per aprire una sua galleria d’Arte (che viene danneggiata più volte) e un negozio ad Ashdod. È in questo periodo che inizia ad usare la spatola per dipingere, sviluppando così il suo stile personale.

Leonid Afremov - Ritratto di John Lennon
Leonid Afremov – Ritratto di John Lennon


Nel 1999 Afremov conosce il pianista e compositore Leonid Ptashka. La loro amicizia non solo è di ispirazione per una serie di quadri che raffigurano musicisti jazz popolari, ma permette al pittore di allestire una mostra presso il Festival Internazionale del Jazz di Ashdod. Sembra essere un momento d’oro per l’artista, fino a quando un ulteriore atto di vandalismo all’interno della sua galleria, la distruzione di alcune tele e la sottrazione degli attrezzi di lavoro, spingono Leonid Afremov ad abbandonare Israele e a trasferirsi negli Stati Uniti (2002).

…trovare l’America!

A New York le gallerie d’Arte mostrano maggior interesse per i dipinti a tema ebraico e per i ritratti dei grandi musicisti, limitando così la vena creativa di Leonid che si trova, costretto da esigenze materiali, a limitare la sua produzione in base alla richiesta e alle aspettative del pubblico americano. Quando si trasferisce a Fort Lauderdale (Florida) la situazione non è diversa, le gallerie sono interessate solo ai lavori che hanno un riscontro sul mercato e che possono essere venduti senza problemi.

La svolta per Leonid Afremov si presenta nel 2004. Il figlio Boris pensa di promuovere le opere del padre su internet, tramite il sito di compravendita eBay. Il successo finalmente sorride a questo artista, le vendite e gli apprezzamenti per il suo lavoro crescono esponenzialmente e Leonid può permettersi di dipingere ciò che desidera. Le sue opere, definite in vari talk show rilassanti, vengono usate in psicoterapia per la riduzione dello stress.

Leonid Afremov - Rain Princess
Leonid Afremov – Rain Princess

Nel 2007 Leonid Afremov promuove il suo sito personale, gestito dai figli. I suoi quadri, dai colori caldi e accesi, catturano l’attenzione dello spettatore trasmettendo sensazioni ed emozioni,  lasciando alla sensibilità di ognuno l’opportunità di immaginare la storia che si racconta in silenzio nel quadro. Vari i soggetti dipinti: animali, ballerini, musicisti, fiori e oggetti comuni, città e tantissimi paesaggi ove diverse figure, più o meno solitarie, passeggiano sotto una calda pioggia di colore che non comunica tristezza o solitudine, ma che lascia pensare e sperare che per tutti esiste una via illuminata da mille splendenti luci.

Afremov si è spento a causa di un arresto cardiaco il 19 agosto 2019, all’età di 64 anni, a Playa del Carmen, in Messico.

Foto: dal sito ufficiale afremov.com

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La caduta di Icaro (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-caduta-di-icaro/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-caduta-di-icaro/#respond Mon, 15 Sep 2014 19:27:21 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11975 La caduta di Icaro” è un dipinto a olio su tela del 1975 realizzato dal pittore Marc Chagall ed esposto all’Opéra (Parigi). L’arte surrealista di Chagall raggiunge, con la maturità dell’uomo, una delle sue massime espressioni ne “La caduta di Icaro”, quadro che l’ormai quasi novantenne artista con la consueta irruenza e trasgressione lancia come sfida alla fine dell’essere umano.

The Fall of Icarus (La Caduta di Icaro, Marc Chagall, 1975)
Marc Chagall: La Caduta di Icaro (1975)

La caduta di Icaro: analisi

Chi meglio di Icaro, spinto dall’irresponsabile giovinezza, vive con sgomento la consapevolezza della morte sicura, causata da un gesto di sfida nei confronti del “Dio Sole”. Così Chagall sembra voler raffigurare la parabola della vita nella quale anche uno degli artisti più irrazionali e imprevedibili del diciannovesimo secolo si è ormai inevitabilmente incamminato da tempo.

La caduta di Icaro” racchiude in sé l’essenza del destino “inevitabile”, contro cui nulla possono gli ammonimenti del padre Dedalo a non avvicinarsi troppo al Sole al fine di evitare la fatale e rovinosa caduta. Solo chi si eleva e raggiunge il cielo può subire un così fatale destino. Tanto più alta è la capacità di elevarsi dell’uomo, dell’artista, che attraverso le ali della pittura s’innalza sulla mediocrità del genere umano, tanto più è rovinosa la sua caduta.

La caduta di Icaro: il quadro

Per questo, Chagall raffigura un Icaro sgomento, quasi incredulo, osservato, quasi irriso, dalla moltitudine della gente incapace di elevarsi e disinteressata dal soccorrerlo. Per questo la rappresentazione de “La caduta di Icaro” proposta all’osservatore da Marc Chagall, ha come figura principale l’uomo nell’estremo addio alla vita e alle sue opportunità, contornato da un colorato quanto illusorio paesaggio di sentimenti e fantasie.

Le ali di cera e piume che si sciolgono al Sole, parlano di un’arte elevata per incontrare il Divino, ma incapace di salvare la vita all’avvicinarsi del crepuscolo dell’oblio. Tentare di dare un altro significato a questo dipinto è impossibile. Mai come in questa occasione, il messaggio di Chagall è diretto, al punto che anche questo quadro misterioso, sollecita una visione mistica ed elevata a Dio.

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L’acrobata, quadro di Chagall https://cultura.biografieonline.it/chagall-acrobata/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-acrobata/#respond Sat, 06 Sep 2014 06:50:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11966 Nel 1914 la maturità artistica di Marc Chagall si consolida con il perfezionamento della sua inconfondibile tecnica a olio. Tra le sue opere, ammiriamo una piccola tela che è destinata a segnare in modo indelebile il tocco della sua arte, “L’acrobata”.

Chagall: L'Acrobata (1914)
L’Acrobata (The Acrobat, Marc Chagall, 1914)

L’acrobata: breve storia e analisi

Il dipinto ci regala una grande emozione. Chagall vive la sua infanzia povera e felice in Russia con un padre che lavora duramente sotto padrone nella conservazione del pesce, un’attività che pochi svaghi può consentire. Per la Russia di quei tempi, il circo rappresenta un mondo imprescindibile, il fantastico che si fa realtà, il mito che diventa storia, un momento di disimpegno dalla crudezza della quotidianità sociale.

È dalla vita circense, quindi, che Chagall prende spunto per questo quadro, ove il contorno delle figure e lo sfondo, a volte rubano la scena ai dettagli, come è facile riscontrare durante un’attenta osservazione.

La scena dell’acrobata è una cerimonia misteriosa, il sorriso del personaggio trasmette un’infusione di amore e dolcezza nella forma gioiosa, colorata, piena di sorpresa e d’incanto. Guardando questo quadro, pieno di leggerezza e di gioia, sembra di volare come nelle favole. In fondo, l’acrobata cos’è se non una sorta di angelo? Per questo, la metafora del quadro di Chagall può essere ricondotta all’angelo che vive in ciascuno di noi, capace con ottimismo e vitalità di volteggiare sopra la vita carica di insidie e difficoltà.

Per un esame globale dell’opera “L’Acrobata” di Chagall, è fondamentale anche la valutazione della simbologia cromatica. Il verde ed il rosso, applicati dal pennello dell’artista, sono una comunicazione costante e ambivalente delle tensioni emotive dell’artista, che inducono il pubblico più attento ad approfondire lo stato d’animo con il quale condividiamo la nostra quotidianità. La prospettiva viene rivoluzionata, si perde il senso logico dello spazio e della disposizione delle immagini, nasce il libero arbitrio dell’osservatore all’assemblaggio e all’interpretazione.

L’emozione è fortissima e la si condivide in una visione collettiva; proprio così Chagall voleva parlare all’insieme delle persone. “L’acrobata” è un quadro a olio su carta montato su tela (44,5 cm x 33 cm) e conservato nell’Albright-Knox Art Gallery di Buffalo – Stati Uniti d’America.

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Intorno a lei, analisi e storia del quadro celebre di Chagall https://cultura.biografieonline.it/chagall-intorno-a-lei/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-intorno-a-lei/#respond Fri, 05 Sep 2014 11:56:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11950 Intorno a lei” è un’opera del 1947 di Marc Chagall, esposta all’Opéra di Parigi. Il quadro “Intorno a lei” vede uno Chagall ormai maturo, attraversato da mezzo secolo di guerre e tensioni sociali, cimentarsi, dalla sua nuova patria, l’America, con una dedica alla persona più importante della sua vita, la sua musa ispiratrice, la moglie Bella.

Marc Chagall: "Intorno a lei" (1947)
Intorno a lei” (Marc Chagall, 1947)

Intorno a lei: analisi

Ancora una volta, uno Chagall né cubista né impressionista, dà sfogo al sentimento e alla fantasia con figure cariche di simbolismo; i colori lanciano sulla tela messaggi di forte tensione emotiva, che l’autore vive subito dopo la scomparsa della sua amata.

Chagall si appresta così a vivere i dieci anni forse più importanti della sua vita; in questo arco di tempo si confronta con l’esperienza drammatica della mancanza della moglie Bella; a lei l’uomo-artista ha chiesto sistematicamente e quotidianamente consiglio, parere, valutazione, prima durante e dopo le sue creazioni.

Il dramma questa volta lascia spazio all’amore; il tempo sana le ferite e dall’esperienza di sofferenza, con la tenacia e la fede di ogni ebreo, anche Chagall è in grado di risollevare la sua esistenza; dà così nuove energie al suo percorso umano e artistico.

Intorno a lei: il quadro

Le testimonianze di questi turbamenti interiori le troviamo in un Chagall che, nell’opera “Intorno a lei”, si vede al lavoro con cavalletto e pennelli. La testa però è capovolta, confusa e trova conforto e autostima nella sua musa vestita di rosso, Bella, che agitando un ventaglio lo sollecita a trovare nuovi stimoli e motivazioni. L’ispirazione diviene consequenziale, è un credo in un mondo globale raffigurato dal villaggio dell’infanzia.

Il desiderio infinito di pace interiore e tra gli uomini, è simboleggiato dalla colomba che presenzia l’opera. Il tema dell’amore è predominante in questo vero e proprio spaccato di vita personale. I tempi felici, il matrimonio con Bella si rappresentano con due sposi all’altare che si librano nell’aria. Il personale e il mistico si sposano in quest’opera carica di forza interiore, come solo chi sa reagire ai dolori della vita riesce a trovare.

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Doppio ritratto con un bicchiere di vino (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-doppio-ritratto-bicchiere-di-vino/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-doppio-ritratto-bicchiere-di-vino/#respond Thu, 04 Sep 2014 13:41:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11920 Doppio ritratto col bicchiere di vino” è un opera la cui visione è consigliata per scoprire come Chagall diviene, con la sua arte fantastica ed analitica allo stesso tempo, un tassello importante dell’arte mondiale a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Ancora una volta, ispirandosi alle sue esperienze giovanili, alla sua appartenenza alla vita del gruppo sociale ebraico nella Russia della Rivoluzione di Ottobre, il pittore crea un quadro che non si colloca in una corrente determinata.

Chagall - Doppio ritratto con bicchiere di vino
Doppio ritratto con bicchiere di vino (Marc Chagall, 1917-1918)

Doppio ritratto con un bicchiere di vino: il quadro

La donna che sorregge un uomo intento a brindare con un bicchiere di vino, un bimbo sospeso in aria sopra di loro, sono forme pittoriche che non possono rappresentarsi né con la geometria del cubismo né con l’attenzione al reale degli impressionisti. Nel quadro “Doppio ritratto con un bicchiere di vino”, Chagall disegna un mondo fantastico, un sogno dove cose e persone, sfondi e colori vengono tra loro accostati in modo surreale con piena soddisfazione della sua immaginazione.

L’invito all’interpretazione che l’artista dona a chi visiona la sua opera è un intenso gesto d’amore, una possibilità offerta a tutti per sfuggire ad una realtà a volte opprimente. La scena proposta dal quadro induce al cauto ottimismo di chi vive una gioventù povera ma serena, in cui una madre sostiene la famiglia al di là della propria forza fisica.

Il padre, cui spetta il duro lavoro, gode, lui primo, a volte lui solo, dell’ebbrezza di possedere il suo destino, raffigurata dal bicchiere di vino, con l’insostituibile sostegno di una madre immacolata, moglie e amante. Infine, l’infante che rappresenta la futura generazione, il tempo che sta per venire su cui lanciare un gesto di protezione. La poetica di “Doppio ritratto col bicchiere di vino” nasce dall’esperienza di “frontiera” all’interno della quale Chagall si trova a vivere: da una parte la tradizione ebraica in cui ha fede, dall’altra il richiamo delle avanguardie del secolo che risentono della drammaticità della rivoluzione russa. Resta solo da chiedersi se la donna raffigurata è la madre o l’amata…

Il dipinto “Doppio ritratto col bicchiere di vino” è del 1917-1918, ed è esposto al Musée National d’Art Moderne di Parigi – Francia.

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La donna incinta (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-donna-incinta/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-donna-incinta/#respond Thu, 04 Sep 2014 10:42:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11909 La donna incinta” è un dipinto a olio su tela delle dimensioni di 193 x 116 cm realizzato nel 1913 dal pittore bielorusso Marc Chagall. Allo Stedelijk Museum di Amsterdam è conservata questa opera considerata una delle più cariche di significato e simbolismo del pittore.

Marc Chagall: Donna incinta (1913)
Marc Chagall: Donna incinta (1913) • Questo celebre quadro di Chagall è considerato uno dei più carichi di significato e simbolismo della sua produzione artistica

La donna incinta: breve analisi e storia il quadro

In quest’opera, la tecnica a olio lancia una sfida a uno dei simboli della vita, la maternità. Non a caso il soggetto pittorico è una donna incinta vestita con abiti folkloristici russi. Il quadro, di dimensioni importanti, è occupato da una enorme figura di madre che con la mano sinistra mostra l’interno del proprio grembo, in cui cresce una figura di bimbo già in piedi: attorno a lei, simboli e segni come la capra e il pastore che ornano misticamente lo sfondo. Per l’artista, il mondo della maternità è misterioso, oscuro e fantastico.

Il corpo della donna si trasforma e crea al suo interno l’habitat di una nuova vita. Il fisico però è sconvolto, costretto ad un cambiamento di innaturale normalità, una situazione che sconvolge, porta sofferenza e che santifica il corpo femminile.

Non vi è nulla di più santo e bello, di più dorato e irreale, nulla di più fantastico, doloroso e devastante. Questo insieme di sensazioni è la maternità, dono-sacrificio dato solo alle donne, che meritano la santificazione dell’arte e degli artisti, e sono degne di una vera e propria venerazione dato il loro grande potere rigenerativo.

Chagall apparteneva a una famiglia ebraica molto unita e molto numerosa, l’opera affina la sua sensibilità a questa situazione. La sua arte fu influenzata dal periodo felice (anche se povero) dell’infanzia vissuta in Russia.

È di quegli anni giovanili l’apprendimento e l’incidere della vita e della morte che ne faranno una costante della sua pittura. La donna incinta rappresenta un inno alla vita, a prescindere dallo stato sociale e dalle vicissitudini umane.

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Cantico dei cantici II (quadro di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-cantico-dei-cantici-2/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-cantico-dei-cantici-2/#comments Wed, 03 Sep 2014 14:39:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11905 Il “Cantico dei cantici II” è un dipinto ad olio su tela del 1954-1957 esposto al Musée National Message Biblique. Chagall, dopo la depressione conseguente alla morte dell’amata Bella e un decennio di attività minore, incomincia a lavorare attorno alla serie dei dipinti sul Messaggio Biblico nel 1955. Il nuovo matrimonio con Vavà, di venticinque anni più giovane di lui e che resterà al suo fianco tutta la vita, viene vissuto dal pittore come un dono divino. Nuova linfa vitale torna ad alimentare il suo mistico surrealismo, che nel “Cantico dei Cantici” trova la sua sublimazione.

Chagall - Cantico dei Cantici II (Song of Songs II)
Cantico dei Cantici II (1954-1957, Marc Chagall)

Cantico dei cantici II: il quadro

Tra le cinque opere della serie, è il “Cantico dei Cantici II” che meglio raccoglie il messaggio di speranza e amore che scaturisce dal testo biblico. La sfumatura di colore scelta per l’opera è il rosa, sensuale come la carne, che si illumina in tratti di bianco per esaltare la purezza e il corpo della donna amata.

Le linee sinuose del quadro evocano il letto di foglie sul quale essa riposa, leggera e vaporosa, per suggerire l’aria nella quale l’albero sembra ondeggiare. Il tema riproposto dall’Antico Testamento e messo sulla tela da Chagall è ancora una volta l’amore, l’amore insperato e ritrovato di uno sposo per la sua amata.

La giovane sposa riposa accanto a una palma inclinata simbolo di purezza, che aleggia sulla città di Gerusalemme come una nuova speranza illuminata da uno spicchio di Luna, vicino a un Re David alato, come un angelo sopra il trono di Salome, a protezione dell’amata e dell’arte ritrovata, sottolineatura del carattere onirico del quadro. Il messaggio al suo pubblico è indelebile.

Chagall comunica interagendo con l’interlocutore visivo la sua gioia per un nuovo amore, e allo stesso tempo ringrazia il divino per la nuova opportunità. Tutto l’universo creativo e ideale di Chagall trova, nell’amore di quest’opera, un messaggio di religione universale come principio della creazione del mondo e dell’arte. Pur pensato in simbiosi con le altre tele dei “cantici”, questa opera non è un frammento del Cantico integrale. Le sue figure non obbediscono alla sequenza della lettura del testo biblico, ma evocano continuamente i motivi dominanti e i dettagli simbolici dell’intero poema fatto proprio dall’animo dell’artista.

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Autoritratto con sette dita (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/#respond Tue, 02 Sep 2014 14:27:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11876 Autoritratto con sette dita” è un dipinto olio su tela realizzato tra il 1912 e il 1913 da Marc Chagall. Il quadro è attualmente conservato allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel seguente articolo andiamo a raccontare brevemente la genesi e la storia di questo quadro, insieme a un commento e a un’analisi dei simboli in esso contenuti.

Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers, 1912-1913)
Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers)

Autoritratto con sette dita: analisi

In questo dipinto si può intravedere uno Chagall sicuramente influenzato, in modo particolare, da due importanti correnti che dominavano in quegli anni la scena artistica parigina: il Fauvismo e il Cubismo. Il suo stile è davvero inconfondibile. Da una parte, Chagall accantona le convenzioni e dà libero sfogo alla propria immaginazione; dall’altra, utilizza il colore per non raffigurare solo la realtà, ma in verità le emozioni. Ciò che rappresenta meglio questo periodo è sicuramente il dipinto “Autoritratto con sette dita”, caratterizzato da elementi cubistici che si fondono insieme con simboli che rievocano le vecchie favole russe ed il paesaggio nativo, creando un’atmosfera a tratti fantastica e poetica. Chagall utilizza alcuni principi relativi alla rigorosa costruzione degli spazi, pur senza rinunciare alla sua vena immaginativa.

Autoritratto con sette dita: il quadro

Nel quadro “Autoritratto con sette dita” l’artista viene ritratto nel proprio studio a mezzobusto mentre è intento nel suo lavoro di sempre. Chagall è raffigurato con una tavolozza di colori sulla mano destra mentre è intento nella realizzazione di un dipinto che presenta un paesaggio vitebskiano. L’autoritratto è toccato dalla mano sinistra del pittore, che presenta ben sette dita visibili anziché cinque.

Le sette dita si ispirano probabilmente ai sette giorni della creazione, facendo probabilmente riferimento alle origini ebraiche del pittore; oppure, secondo una probabile teoria enunciata dallo studioso Sándor Kuthy, raffigurare la mano sinistra del pittore con le sette dita dipende probabilmente da una tipica espressione: in yiddish, Mit alle zibn finger (“Con tutte le sette dita”), che sta ad indicare l’energia dell’artista accumulata al termine di un lavoro. Sullo sfondo, infine, si intravede una finestra. Da lì si può ammirare il panorama dei tetti parigini con la Tour Eiffel che spicca sovrana. Il nome della capitale francese (Parigi), insieme con quello della capitale italiana (Roma), si trovano nel quadro in caratteri ebraici.

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