cecità Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 20 Mar 2022 18:45:14 +0000 it-IT hourly 1 Ulisse e Polifemo: riassunto e parafrasi https://cultura.biografieonline.it/ulisse-polifemo/ https://cultura.biografieonline.it/ulisse-polifemo/#respond Tue, 25 Jan 2022 16:27:41 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38488 Lo scontro tra Ulisse e Polifemo è uno tra gli episodi più famosi ed emblematici di tutta l’Odissea. Riassumiamo di seguito la vicenda approfondendo la spiegazione dal punto di vista letterario e la parafrasi del testo omerico.

Ulisse e Polifemo
Ulisse e Polifemo

Riassunto

Ulisse, in seguito all’incontro con Nausicaa, viene accolto con grande ospitalità nella splendida reggia del padre Alcinoo. Qui racconta le sue avventure, dalla partenza da Troia, dopo la guerra fino all’arrivo sull’isola di Ogigia, presso la ninfa Calipso.

Dopo essere approdati alle terre dei Ciconi e dei Lotofagi, Ulisse e i suoi compagni sbarcano su un’isola disabitata: l’isola delle capre. Dopo un giorno di permanenza, Ulisse decide di esplorare la terra vicina, quella dei Ciclopi: i giganti che avevano un solo occhio (Ciclope significa infatti occhio rotondo) posto al centro della fronte.

Qui avviene l’incontro di Ulisse con il Ciclope Polifemo, figlio di Poseidone, dio del mare.

Questo incontro è divenuto celebre proprio perché Ulisse viene consacrato come eroe astuto e intelligente: è proprio grazie a queste sue doti, infatti, che riesce a sfuggire e salvarsi la vita.

I ciclopi secondo Omero e nella mitologia

Secondo Omero i Ciclopi erano esseri mostruosi, simili a giganti che vivevano nelle caverne. Erano pastori che si cibavano anche di esseri umani.

Secondo altre fonti della mitologia greca, erano alleati degli dei dell’Olimpo ed abilissimi artigiani, tanto da essere coloro che forgiavano i fulmini di Zeus.

Ulisse e Polifemo: l’incontro

L’episodio dell’incontro con Polifemo è presente nel canto IX dell’Odissea. Il capitolo è tutto volto a dimostrare le caratteristiche dell’animo dell’eroe: egli riesce ancora una volta a trovare un modo per scappare da una situazione spiacevole; Ulisse salva la sua vita e quella dei suoi compagni.

Insieme a dodici dei suoi compagni, Ulisse si avventura ad esplorare l’isola e incontra il più terribile dei Ciclopi: Polifemo. Il gigante divora immediatamente sei dei suoi uomini. L’eroe e gli altri vengono tenuti prigionieri da Polifemo nella sua grotta, chiusa da un grosso masso.

Ulisse allora pensa ad uno stratagemma per poter scappare da lì: ordina ai compagni di levigare un grosso ramo d’ulivo, trovato nella grotta. Ne rende aguzza l’estremità in modo che possa servire per accecare il ciclope.

Arriva la sera e Ulisse offre a Polifemo un vino molto forte per farlo cadere nel sonno: Polifemo ne beve molto, poi chiede all’eroe di rivelargli il suo nome.

Ulisse risponde che il suo nome è Nessuno.

A questo punto Ulisse e i compagni attaccano il gigante: fanno diventare rovente il palo grazie al fuoco, poi lo conficcano nell’occhio di Polifemo, accecandolo.

Ulisse acceca Polifemo
Ulisse acceca Polifemo

Parafrasi

Di seguito la parafrasi dei versi 390-412.

Poi si tolse dall’occhio il palo imbevuto di sangue e lo scagliò lontano,
folle agitando le mani e con urla chiamava a gran voce i Ciclopi che si trovavano nelle grotte sulle montagne ventose.

Tutti accorsero al richiamo e appena arrivati chiedevano fuori dalla grotta:
«Di che ti lamenti? Da quale male sei stato colpito, o Polifemo, che urli così tanto e ci togli il sonno? Forse qualche nemico ti sta rubando il suo gregge con l’inganno o con la forza, forse qualcuno ti uccide?»

E così rispondeva il forte Polifemo dalla sua grotta:
«O amici, mi ha ucciso Nessuno con l’inganno e non con la forza».

E i Ciclopi risposero ad alta voce:
«Se dunque nessuno ti ha usato violenza e sei solo, questo male ti arriva da Zeus e non puoi sfuggirlo; e allora puoi solo pregare tuo padre, il dio Poseidone».

Così dissero e si allontanarono, e il mio cuore rise di ciò.

Quel nome li aveva ingannati con un’astuzia sottile!

E, minaccioso, lamentandosi per il dolore, il Ciclope, a tentoni,  tolse dalla porta il masso e si sedette sulla soglia con le mani distese, pronto a catturare qualcuno se fuggiva con le sue pecore: mi credeva tanto ingenuo, certo, nel suo cuore!

A questo punto, Ulisse adotta una nuova astuzia per fuggire: assieme ai suoi compagni si lega posizionandosi sotto il petto dei montoni. In questo modo il Ciclope non può scoprirli.

Ulisse legato sotto la pancia di un montone
Ulisse legato sotto la pancia di un montone

All’esterno, poco lontano dalla grotta, si slegano.

In questo modo riescono ad arrivare sani e salvi alla loro nave, piangendo i loro compagni scomparsi.

Curiosità

Nell’antichità i greci pensavano che il paese dei Ciclopi fosse in Sicilia, esattamente ai piedi dell’Etna. Di fronte ad Aci Trezza vi è il piccolo arcipelago detto Isole dei Ciclopi, oggi area marina protetta.

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Vecchio chitarrista cieco, analisi del celebre quadro di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/vecchio-chitarrista-cieco-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/vecchio-chitarrista-cieco-picasso/#comments Thu, 11 Jun 2020 11:40:43 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29643 Vecchio chitarrista cieco è il titolo di un quadro realizzato da Pablo Picasso nel 1903, a Barcellona. Attualmente il dipinto è esposto al The Art Institute di Chicago. Si tratta di un’opera realizzata durante il periodo blu di Picasso. Nel dipinto il pittore spagnolo invade con la monocromia l’intero quadro, tranne la chitarra, che dipinge con un colore brunito.

Il vecchio chitarrista cieco (El viejo guitarrista ciego - The Old Guitarist) – Picasso, 1903
Il vecchio chitarrista cieco (El viejo guitarrista ciego – The Old Guitarist) – Picasso, 1903

La chitarra e l’anziano

La chitarra è la coprotagonista del dipinto. Nella sua fisicità rotondeggiante riempie i vuoti e gli spazi lasciati dall’esile corpo del vecchio chitarrista. L’uomo è un mendicante che vive suonando la sua chitarra per le strade di Barcellona. Come in un altro dipinto dello stesso periodo Vecchio cieco con ragazzo, dove un ragazzo si prendeva cura del vecchio mendicante, così la chitarra in un certo senso si prende cura dell’uomo, perché è il mezzo attraverso il quale quest’ultimo si procura il cibo.

Vecchio cieco e ragazzo – Old Jew and a Boy (Blind Beggar with a Boy) – Pablo Picasso, 1903
Vecchio cieco e ragazzo – Old Jew and a Boy (Blind Beggar with a Boy) – Pablo Picasso, 1903

Un dipinto che racchiude simboli e dialoghi

La chitarra è il mezzo di sostentamento dell’anziano proprietario: è il suo dialogo con il mondo. In questo senso Picasso dona un’importanza particolare alla chitarra, gestendo le sue forme in una sorta di dialogo con l’uomo.

L’uomo sembra lasciato da solo, nella sua disperazione, mentre suona lo strumento: è un dimenticato, un mendicante, un invisibile, ma Picasso ci ricorda che nella situazione difficile in cui vive, la chitarra ha una simbologia particolare; gli tiene compagnia, lo aiuta, gli dona una dignità mentre la suona.

Il corpo dell’uomo è offeso dalla povertà: Pablo Picasso lo rende ancora più martoriato allungando le forme e mostrandolo ancora più deforme e sproporzionato. In questo forse non c’è solo un modo per mostrare la sua sofferenza, ma anche una abile ricerca delle forme. E’ un altro dialogo: fra Picasso e l’arte, che al suo straordinario talento ci mostra ricordandoci, ad esempio, i dipinti di El Greco.

Vecchio chitarrista cieco: dettaglio del volto e della mano sulla chitarra
Vecchio chitarrista cieco: dettaglio del volto e della mano sulla chitarra

Un altro aspetto interessante da sottolineare riguarda il modo in cui Picasso utilizza gli strumenti musicali nei suoi dipinti; qui vediamo la differenza fra la fora tonda della chitarra e il corpo spigoloso dell’uomo. In altri dipinti successivi si vedranno una sorta di dialogo fra gli strumenti musicali e il corpo femminile. Ne è un esempio il celebre Violino e chitarra (1912).

Vecchio chitarrista cieco: analisi dell’opera con commento video

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Vecchio cieco e ragazzo (Blind Beggar with a Boy), analisi del quadro di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/vecchio-cieco-ragazzo-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/vecchio-cieco-ragazzo-picasso/#comments Sun, 31 May 2020 07:49:56 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29470 Vecchio cieco e ragazzo è il titolo dell’opera che analizziamo, descriviamo e riassumiamo in questo articolo. E’ un quadro realizzato da Pablo Picasso nell’anno 1903 quando viveva a Barcellona. La ricca produzione artistica di Picasso si compone di vari periodi: questo dipinto rappresenta pienamente il periodo blu dell’artista spagnolo.

Vecchio cieco e ragazzo – Old Jew and a Boy (Blind Beggar with a Boy) – Pablo Picasso, 1903
Vecchio cieco e ragazzoOld Jew and a Boy (Blind Beggar with a Boy) – Pablo Picasso, 1903

La tecnica

Il dipinto è realizzato con la tecnica dell’olio su tela.

Il luogo

Attualmente l’opera è esposta in Russia, presso il Museo Puškin delle belle arti di Mosca.

Vecchio cieco e ragazzo: descrizione del quadro

In questo quadro di Picasso, Vecchio cieco e ragazzo, la monocromia si espande in tutta l’area della tela creando un contesto di tristezza e malinconia. I due personaggi, attraverso il colore, esprimono un senso di tristezza, dolore e solitudine totali e senza speranza.

Questi sentimenti sono espressi non solo attraverso la rinuncia di una tavolozza di colori più ampia e complessa, ma anche dal modo in cui sono ritratti i due protagonisti.

Gli sguardi del vecchio cieco e del ragazzo

Picasso allunga le figure e ne marca i contorni. Accentua lo sguardo perso e chiuso del cieco e rende più profondo, invece, lo sguardo del ragazzo, il quale si occupa dell’uomo anziano per il cibo e la sussistenza necessaria alla sua sopravvivenza.

Barcellona all’inizio del secolo

In questo periodo il pittore spagnolo rivolge un’attenzione più profonda ai mendicanti, ai poveri e agli ultimi che popolano le strade misere del quartiere operaio di Barcellona o nel quartiere vicino al mare de La Barceloneta dove si ammassano i mendicanti.

Barcellona nel 1903 è una città dai forti contrasti in cui le fabbriche tessili espandono i loro fatturati ma la classe operaia, i lavoratori e alla fine i poveri vengono totalmente dimenticati.

Picasso riesce a chiudere i due personaggi nella loro solitudine atavica; è soprattutto il vecchio a portare sul suo corpo le tracce di una sofferenza che lo ha segnato per tutta la vita.

La cecità

Un altro elemento che ha ossessionato Picasso durate una parte della sua carriera è il problema della cecità; i soggetti in cui appare questa mancanza, questo strappo alla luce, sono realizzati da Picasso con un tono di tristezza e compassione.

Il luogo in cui si trovano le due figure è inospitale, anonimo e in un certo senso fuori dalla realtà. E’ come se il vecchio cieco e il ragazzo fossero imprigionati in una bolla senza speranza che solo la pietà umana può spezzare.

La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.

Frase di PABLO PICASSO

Vecchio cieco e ragazzo: analisi dell’opera con commento video

Il titolo dell’opera in lingua inglese è indicato come Old Jew and a Boy (Blind Beggar with a Boy) – “Vecchio ebreo e un ragazzo (mendicante cieco con un ragazzo)”.

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Polifemo e i Ciclopi https://cultura.biografieonline.it/polifemo-ciclopi/ https://cultura.biografieonline.it/polifemo-ciclopi/#comments Wed, 17 Jun 2015 10:14:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14518 Nella mitologia greca, tra gli altri personaggi, emerge quella dei “figli terreni del dio del mare Poseidone”. Si tratta di creature dall’indole selvaggia e indomita, dotate di ferocia e violenza inaudita, che vivono senza alcun rispetto per le leggi divine e umane. Tali figure, che non sono da considerare uomini e neppure eroi, sono anzi nemici della razza umana ed infatti si cibano della loro carne.

Polifemo e Ulisse
Illustrazione: Polifemo accecato scaglia una roccia contro la nave di Ulisse, che fugge

Tra i figli giganti di Poseidone il più noto è sicuramente il ciclope Polifemo, nato dall’unione del dio del mare con la ninfa marina Toosa. La leggenda narrata nell’Odissea si riferisce a questa creatura selvaggia che abita all’interno di una grotta e divora i malcapitati forestieri che si trovano nei paraggi. Nella mitologia antica Polifemo appartiene alla categoria dei Ciclopi, giganti aventi un solo occhio in mezzo alla fronte (dalla parola greca “kuklops”, dall’occhio rotondo).

Anticamente si era soliti distinguere i Ciclopi in tre stirpi: la prima generazione divina dei Giganti, costituita dai figli di Urano e Gaia (il Cielo e la Terra), i Ciclopi “siciliani”, nonché compagni di Polifemo, e i Ciclopi “costruttori”, che, secondo la tradizione, costruirono la maggior parte dei monumenti preistorici presenti in Grecia e in Sicilia.

Nella Grecia più antica con il termine “Ciclopi” si intende un’associazione di fabbri ferrai la cui caratteristica è di avere tatuati sulla fronte alcuni cerchi concentrici che alludono alla potenza del sole, fonte di quel fuoco che alimenta le fucine in cui essi lavorano.

Si narra che Polifemo fosse il primogenito di sette giganteschi fratelli che abitavano nei dintorni del vulcano Etna. La storia di questo mostruoso gigante si intreccia strettamente con quella di Ulisse, re di Itaca, l’eroe che al ritorno da Troia arriva nella grotta del Ciclope. Questi chiede a Polifemo di trattarlo come un ospite di riguardo sacro a Zeus, ma per tutta risposta il gigante uccide due compagni di viaggio dell’eroe e si ciba di loro.

Polifemo
Polifemo viene accecato

Ulisse ha la possibilità di uccidere il gigante mentre dorme, ma il problema è riuscire a spostare l’enorme masso di pietra che Polifemo ha posizionato davanti alla caverna. Il giorno dopo il Ciclope divora altri uomini dell’equipaggio. Intanto Ulisse, che è molto astuto, sgrossa un tronco di olivo e ne arroventa la punta con il fuoco. Poi nasconde l’arma aspettando il momento giusto per utilizzarla. L’eroe offre al gigante del vino molto forte, e lui lo beve tutto.

Quando Polifemo chiede il nome ad Ulisse, questi risponde di chiamarsi “Nessuno”. Nel momento in cui il Ciclope, ormai ubriaco, cade in un sonno profondo, Ulisse e i suoi uomini lo accecano conficcandogli la punta rovente del tronco nell’unico occhio. Polifemo chiama aiuto, e alle sue grida disperate accorrono i suoi fratelli Ciclopi che gli chiedono chi sia stato. Alla risposta di Polifemo: “E’ stato Nessuno” , questi si defilano con la convinzione di essere stati presi in giro.

Il giorno dopo Ulisse escogita un modo per fuggire dalla grotta insieme ai suoi, legandosi sotto il ventre delle pecore da condurre al pascolo. Aggrappato al manto di un montone di Polifemo, Ulisse riesce ad eludere il controllo. Una volta raggiunta la nave per salpare, Ulisse rivela al Ciclope il suo vero nome.

Polifemo - ciclopi - scultura
Polifemo (una scultura)

A Polifemo giunge il ricordo di una profezia che prediceva quanto sarebbe accaduto. Adirato, scaglia la punta di una montagna contro la nave, ma non la colpisce. Poi chiede a suo padre il dio  Poseidone di non far tornare Ulisse in patria, o di permetterglielo soltanto dopo grandi sofferenze e patimenti.

Sicuramente l’eroe dovette affrontare tante altre avventure e vicissitudini prima di approdare in Grecia, ma una delle più pericolose fu senz’altro quella in cui riuscì a sfuggire dalle grinfie del terribile Ciclope ad un occhio solo.

L’episodio della fuga da Polifemo di Ulisse e dei suoi uomini viene raccontata dai due maggiori poeti epici dell’antichità, il latino Virgilio (libro III dell’Eneide) e il greco Omero (canto IX del poema epico “Odissea”) Entrambi, con grande maestria e abilità narrativa, fanno rivivere ai lettori i terribili momenti trascorsi da Ulisse e i suoi in balia del Ciclope Polifemo.

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L’amore è cieco: da dove viene il modo di dire https://cultura.biografieonline.it/amore-cieco/ https://cultura.biografieonline.it/amore-cieco/#respond Fri, 11 Oct 2013 20:09:12 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7932 Molto spesso, di fronte a una coppia stravagante o all’apparenza insignificante, viene usato il motto “l’amore è cieco”. Una deduzione che appare sbrigativa, ma in realtà i sentimenti alterano il modo in cui viene percepito il partner. I sentimenti vanno oltre qualsiasi ostacolo e qualsiasi logica. Il significato del detto “l’amore è cieco” è di facile comprensione, data la difficoltà a decifrare i sentimenti: quando ci si innamora lo si fa senza badare a nulla.

Perché si dice : "L'amore è cieco" ?
Da dove viene il detto “L’amore è cieco” ?

Diviene legame, attaccamento, nella falsa persuasione che una persona sia indispensabile per la nostra felicità. La dottoressa Angela Rowe, psicologa inglese, si è dilettata a fotografare 14 coppie e giocando con la postproduzione del fotoritocco, ha reso alcune foto più belle ed altre più brutte. La psicologa avrebbe dimostrato che chi è innamorato, sceglie le foto dove il partner risulta più avvenente di quanto invece non lo sia nella realtà.

Quando si è innamorati, come emerge da uno studio effettuato da ricercatori della Florida State University, si tende a ignorare gli appartenenti all’altro sesso, anche se molto attraenti. Questo perché, secondo gli studiosi, il sentimento attenua la curiosità nei confronti dell’altro sesso e rende realmente “ciechi“, anche davanti al più attraente fra gli uomini o le donne.

Altre teorie spiegano come l’amore verso un’unica persona, e il contemporaneo disinteresse nei confronti di altri soggetti, sarebbe una tecnica evolutiva via via sviluppata per riuscire a costruire un rapporto solido. Al di là di ogni trattato, si spiega meglio il detto “l’amore è cieco” semplicemente con il fatto che la nostra tendenza è quella di vedere il partner più bello/bella e attraente rispetto a quanto lo sia realmente, così da sovrastimare la sua bellezza e questo contribuisce a mantenere intensa l’attrazione nel tempo.

Amore e cecità

Se l’interesse sentimentale tra due persone è reciproco, il fatto che ci piaccia quella persona contribuisce a mantenere il rapporto duraturo nel tempo, garantendo la presenza dell’attrazione: ingrediente fondamentale per ogni relazione duratura.

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