canzoni famose Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 12 Feb 2024 23:07:50 +0000 it-IT hourly 1 Inno di Mameli, storia del canto degli italiani https://cultura.biografieonline.it/inno-di-mameli/ https://cultura.biografieonline.it/inno-di-mameli/#comments Mon, 12 Feb 2024 22:02:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20125 Il suo titolo è Canto degli Italiani, ma è conosciuto da tutti come Inno di Mameli. L’inno nazionale d’Italia deve la sua nascita ad uno studente ed entusiasta patriota appena ventenne di Genova, Goffredo Mameli. Il testo venne composto nel 1847 con il titolo “Fratelli d’Italia“. Fratelli d’Italia sono proprio le prime parole del testo.

Bandiera italiana
Il tricolore italiano

Successivamente a Torino Michele Novaro, anche lui genovese, trasformò in musica le parole scritte, componendo la melodia che oggi tutti conosciamo. L’Inno di Mameli è stato realizzato in pieno clima rinascimentale, in perfetto stile patriottico.

Fu composto l’otto settembre del quarantasette, all’occasione di un primo moto di Genova per le riforme e la guardia civica; e fu ben presto l’inno d’Italia, l’inno dell’unione e dell’indipendenza, che risonò per tutte le terre e in tutti i campi di battaglia della penisola nel 1848 e 49. (Giosuè Carducci)

Il contesto storico

L’Italia cominciava la dura battaglia che di lì a poco l’avrebbe condotta alla definitiva unificazione. Anche l’autore dell’Inno, Goffredo Mameli, era un giovane e fervente patriota che aveva combattuto a fianco di Garibaldi. Mameli, in uno scontro con i francesi, morì per la ferita ad una gamba, a 22 anni non ancora compiuti.

Goffredo Mameli
Goffredo Mameli

Goffredo Mameli aveva scritto la poesia che poi sarebbe diventata Inno nazionale in maniera spontanea, appassionata, ed infatti il suo componimento fu subito considerato il più adatto a rappresentare l’Italia del Rinascimento. Fervente e avida di libertà.

Una versione poco convincente

Proprio perché scritta di getto, la poesia “Fratelli d’Italia” del giovane Mameli presentava però alcune lacune stilistiche e dei limiti “artistici”. Per questo il patriota Giuseppe Mazzini, nel 1848, chiese a Mameli di scrivere una nuova composizione, che sarebbe stata completata con la musica di Giuseppe Verdi. Il risultato, però, fu davvero poco convincente, sia nel testo che nella musica. Così si ritornò alla versione originaria, che da allora non fu più modificata.

L’Inno di Mameli durante il Fascismo

Negli anni del Fascismo Il canto degli italiani fu messo un po’ da parte. Esso simboleggiava l’Italia risorgimentale, ed i fascisti preferivano che si intonassero le marce da loro realizzate.

L’ufficialità dell’Inno d’Italia

Il 12 ottobre 1946 l’inno di Mameli fu dichiarato ufficialmente Inno nazionale della Repubblica italiana. Da allora, curiosamente, per quanto la melodia sia ormai famosa e apprezzata in tutto il mondo, l’inno “Fratelli d’Italia” è considerato provvisorio.

Da quel giorno sono stati tanti i tentativi di trovare un altro inno che sostituisse quello di Mameli, poiché molti ritenevano che la musica non fosse granché e che il testo avrebbe potuto infastidire il Pontefice (sembra infatti che l’autore non nutrisse molta simpatia per il Vaticano).

Mentre durante il fascismo l’inno di Mameli era stato snobbato, i partiti di destra cominciarono ad apprezzarlo e a considerarlo un simbolo della Patria, quelli di sinistra invece non lo consideravano con favore.

“Fratelli d’Italia” negli anni ’90

Quando negli anni Novanta sulla scena politica italiana fece irruzione il partito della Lega Nord, capeggiato da Umberto Bossi, qualcuno propose di eliminare l’inno nazionale e metterci al suo posto il coro “Va, pensiero“, del “Nabucco” di Giuseppe Verdi. La sinistra, per tutta risposta, cominciò a rivalutare l’Inno di Mameli (forse per fare un dispetto a Bossi e compagni) e a cantarlo durante le manifestazioni sindacali e politiche.

Per rendere l’inno più piacevole dal punto di vista musicale, intervenne l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che affidò l’inno ad alcuni insigni musicisti, che lo diressero in modo a dir poco magistrale.

Nel 2000, quando Silvio Berlusconi era al potere, un consigliere appartenente a Forza Italia ebbe addirittura la geniale idea di proporre l’eliminazione dell’inno nazionale per farne uno personale a Berlusconi!

L’inno nazionale e gli italiani

La storia dell’inno nazionale è stata sempre alquanto controversa, tra chi ravvisa la necessità di cambiarlo e chi sostiene che gli stessi italiani non lo conoscono come dovrebbero. Ad esempio, ha fatto scalpore che, in occasione di competizioni importanti nel 1994 (quando l’Italia giocò la finale mondiale di calcio contro il Brasile), ma anche più tardi, nel 2002, i giocatori della Nazionale italiana non hanno cantato l’inno di Mameli (forse perché non era di loro gradimento, oppure perché non conoscevano il testo).

Goffredo Mameli, l'autore del Canto degli Italiani, noto anche come Fratelli d'Italia, o Inno di Mameli
Un dipinto che ritrae Goffredo Mameli

Proprio per far sì che l’inno diventasse conosciuto da tutti, tempo fa è stata presentata la proposta di rendere obbligatorio il suo insegnamento nelle ore scolastiche di educazione musicale.

Una cosa è certa: se anche l’inno nazionale non è musicalmente perfetto e il testo presenta qualche difetto stilistico, è innegabile che l’autore Goffredo Mameli fosse giovane e appassionato. Una buona ragione per apprezzarlo e cantarlo nelle varie occasioni in nome di un’Italia che, non dimentichiamolo, ha lottato per raggiungere l’unità.

Canto degli italiani

Testo completo dell’Inno nazionale d’Italia, composto da Goffredo Mameli:

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Noi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popoli, perché siam divisi. Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Uniamoci, uniamoci, l’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore. Giuriamo far libero il suolo natio: uniti, per Dio, chi vincer ci può?

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Dall’Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano; Ogn’uom di Ferruccio ha il core e la mano; i bimbi d’Italia si chiaman Balilla; Il suon d’ogni squilla I vespri suonò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

Son giunchi che piegano le spade vendute; già l’Aquila d’Austria le Penne ha perdute. Il sangue d’Italia e il Sangue Polacco bevè col Cosacco, ma il Cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò, sì!

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Brown Sugar: 3 cose che non sapevi sulla canzone dei Rolling Stones https://cultura.biografieonline.it/brown-sugar-rolling-stones/ https://cultura.biografieonline.it/brown-sugar-rolling-stones/#respond Thu, 02 Feb 2023 12:22:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13553 Brown Sugar è una delle canzoni più famose dei Rolling Stones: fu pubblicata il giorno 16 aprile 1971 in Gran Bretagna. Scritto da Mick Jagger e Keith Richards, il singolo “Brown Sugar” fa parte dell’album Sticky Fingers, il 9° disco nella lunga storia del gruppo (il 9° in Europa, 11° nel mercato statunitense). Brown Sugar precedette l’uscita del disco, che venne lanciato nel mese di maggio dello stesso anno.

Brown Sugar - The Rolling Stones - 1971
The Rolling Stones – la copertina del singolo “Brown Sugar”, pubblicato nel Regno Unito il 16 aprile 1971

Brown Sugar: la storia della canzone degli Stones

Il singolo è stato primo in classifica per ben due settimane negli Stati Uniti, Canada e Olanda mentre per la Gran Bretagna si piazzò “solamente” al secondo posto.

La canzone “Brown Sugar” comincia con un riff di chitarra elettrica (lungo assolo) e le parole di Jagger, proseguendo poi con la batteria e il sassofono, strumento che diventa protagonista della canzone dal minuto 1’38”.

Il cantato di Mick Jagger è accompagnato anche dal coro degli altri componenti del gruppo ma assume una valenza minore rispetto agli strumenti musicali, che hanno la meglio nel brano. Probabilmente l’unico compositore della canzone fu il solo Jagger durante le riprese del film “I fratelli Kelly”, in Australia, nel 1969. Il brano venne registrato infatti nel 1969 ma non venne pubblicato subito per problemi di copyright. Jagger lo dedicò alla sua compagna segreta, madre di suo figlio Karis.

L’origine del testo di Brown Sugar

Il testo del brano è molto scandaloso: lo stesso titolo allude sia ad un tipo di eroina (“brown sugar” significa letteralmente “zucchero marrone” con riferimento a quello grezzo, lo zucchero di canna; tuttavia nello slang di strada si riferisce principalmente all’eroina) sia ad una ragazza di colore.

La trama infatti racconta di schiavismo, sadomasochismo, sesso , droga e perdita della verginità. Si parla di una donna matura che fa l’amore con il proprio schiavo nero, di una ragazza giovane che perde la sua verginità, ma in modo velato. Spesso infatti grazie alla melodia conosciutissima ed orecchiabile, il testo è sempre passato in secondo piano.

Il 18 dicembre del 1970 durante il compleanno di Keith Richards venne incisa una versione con Al Kooper al piano e Eric Clapton alla chitarra. Per la versione definitiva dell’album il gruppo era indeciso se pubblicare quest’ultima oppure quella originale: alla fine si optò per quella già incisa, in quanto l’ultima risultava troppo spontanea negli arrangiamenti.

YouTube Video

Testo originale della canzone

Gold coast slave ship bound for cotton fields,
Sold in a market down in New Orleans.
Scarred old slaver know he’s doin’ alright.
Hear him whip the women just around midnight.
Ah Brown Sugar how come you taste so good
(A-ha) Brown Sugar, just like a young girl should
A-huh.

Drums beating, cold English blood runs hot,
Lady of the house wond’rin where it’s gonna stop.
House boy knows that he’s doin’ alright.
You should a heard him just around midnight.
Ah Brown Sugar how come you taste so good
(A-ha) Brown Sugar, just like a black girl should
A-huh.

I bet your mama was a tent show queen, and all her boy
Friends were sweet sixteen.
I’m no schoolboy but I know what I like,
You should have heard me just around midnight.

Ah Brown Sugar how come you taste so good
(A-ha) Brown Sugar, just like a young girl should.

I said yeah, I said yeah, I said yeah, I said
Oh just like a, just like a black girl should.

I said yeah, I said yeah, I said yeah, I said
Oh just like, just like a black girl should

La traduzione italiana

Nave schiavista della costa d’oro
in rotta per i campi di cotone,
venduto in un mercato giù a New Orleans
Lo schiavista sa che sta facendo bene.
Senti come frusta le donne verso mezzanotte

Ah, Brown Sugar
che buon sapore hai
(A-ha) Brown Sugar,
proprio come una ragazzina dovrebbe

Tamburi suonano,
freddo sangue inglese scorre caldo,
La padrona di casa si sta domandando
dove si fermerà
Il ragazzo di casa sa che sta facendo bene
Avresti dovuto sentirlo intorno a mezzanotte

Ah, Brown Sugar
che buon sapore hai
proprio come una ragazzina dovrebbe

Scommetto che tua mamma
era la regina di un circo, e tutti i suoi
fidanzati erano dolci sedicenni.
Io non sono uno scolaro ma so cosa mi piace
Avresti dovuto sentirmi intorno a mezzanotte

Ah, Brown Sugar
che buon sapore hai
proprio come una ragazzina dovrebbe

Ho detto sì, ho detto sì,
ho detto sì, ho detto
Oh proprio come una,
proprio come una ragazza nera dovrebbe

Ho detto sì, ho detto sì,
ho detto sì, ho detto
Oh proprio come una,
proprio come una ragazza nera dovrebbe

Curiosità

Alcune delle frasi più scandalose ( “sentitelo quando frusta le donne all’incirca verso mezzanotte”) sono state modificate in modo da risultare meno offensive (“dovreste sentirlo circa verso mezzanotte”).

Il brano è stato inoltre inserito nella raccolta “Hot rocks” 1964-1971, la prima dei Rolling Stones pubblicata negli Stati Uniti grazie alla casa discografica ABKCO, di proprietà del manager Allen Klein. La raccolta fu in realtà una mossa della casa discografica per ottenere maggiori vendite e maggiori guadagni dal gruppo ed ottenne un grande successo. In Inghilterra uscì solamente nel 1990 ma, a dispetto degli anni trascorsi, ottenne comunque il terzo posto in classifica.

La canzone Brown Sugar nel 1998 è diventata anche colonna sonora di una pubblicità della Pepsi Cola, anche se non in versione originale.

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Vasco Rossi: “Vita Spericolata compie 38 anni, il 3 febbraio 1983 presentai il brano a Sanremo” https://cultura.biografieonline.it/vasco-vita-spericolata-compie-38-anni/ https://cultura.biografieonline.it/vasco-vita-spericolata-compie-38-anni/#comments Wed, 03 Feb 2021 13:35:46 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32484 Sono trascorsi ben trentotto anni da quando Vasco Rossi, affermato rocker italiano, ha presentato sul palco del Festival di Sanremo il brano che lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Si tratta  di “Vita Spericolata”, che lui ha definito “la canzone della mia vita”.

In un post pubblicato su Instagram il cantautore ha ricordato, con un tocco di emozione e nostalgia, quel 3 febbraio del 1983, quando partecipò per la seconda volta alla kermesse canora presentando questa canzone, che ancora oggi è una delle pietre miliari della sua lunga e fortunata carriera musicale.

Non ci volevo più andare e non ci sarei mai tornato, se non avessi avuto Vita spericolata. Pensai che era la canzone della mia vita e che sarebbe stato bello salire sul palco di Sanremo a cantare ‘Voglio una vita maleducata, di quelle vite fatte, fatte così’”, rivela il rocker nel post.

Un testo sicuramente poco “sanremese”, che usciva un po’ fuori dagli schemi. Per questo, sicuramente, non piacque alla giuria, che la piazzò all’ultimo posto della classifica.

Ci giravo intorno da sei mesi, cercavo un testo all’altezza della musica che mi aveva dato Tullio Ferro. Mi mancava il verso giusto, il primo. Quando è arrivato, sono impazzito dalla gioia. Ero in Sardegna. Dovevo fare un concerto, ma pioveva e quelli erano gli anni in cui, se pioveva dovevi cancellare tutto. Mi ricordo questo campo sportivo illuminato di notte, io ero in macchina. Mi venne: ‘Voglio una vita’. A quel punto ho capito tutto: la voglio spericolata, maleducata, la voglio vissuta. Si piazzò ultima nella classifica, ma diventò la canzone dei ragazzi come me”.

Ma come appunto ci tiene a sottolineare il cantante modenese che ancora oggi riempie di migliaia di fan gli stadi nei suoi concerti- quella canzone diventò ben presto la colonna sonora dei giovani di quella generazione.

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Musica: Samuele Bersani presenta in radio il brano “Il tuo ricordo” https://cultura.biografieonline.it/samuele-bersani-canzone-il-tuo-ricordo/ https://cultura.biografieonline.it/samuele-bersani-canzone-il-tuo-ricordo/#comments Fri, 22 Jan 2021 14:59:06 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32221 Il cantautore Samuele Bersani, ospite a Sky TG24, ha lanciato il suo secondo singolo, estratto dall’album “Cinema Samuele”. Il brano, che si intitola “Il tuo ricordo”, nasce dal desiderio di esorcizzare un passato non sempre piacevole.

Bersani ha dichiarato di aver scritto la canzone pensando di comporre una colonna sonora (ma in realtà il film non esiste). L’ha definita “una canzone speciale, una pepita”, e si sbilancia anche ritenendola una tra le cinque o sei più belle della sua carriera musicale.

A Samuele Bersani va riconosciuta la spiccata capacità di coinvolgere il pubblico con i suoi brani. Come lui stesso ci ha tenuto a sottolineare durante l’intervista radiofonica:

Il principio da cui nasce una canzone è quello di trasmettere una tua cosa perché possa diventare universale. Ce lo auguriamo tutti, a prescindere dai primi posti, dalle classifiche o dalle radio che più o meno ti trasmettono. Col passaparola di questo periodo scopro tante canzoni che non sento alla radio e questo mi dà molta speranza, musicalmente parlando”.

L’artista, a proposito della pandemia in corso, rivela le sue incertezze e preoccupazioni. Anche lui, come altri cantautori, aveva previsto in calendario alcuni concerti per la prossima primavera. “Forse slitteranno in un altro momento, mi auguro che tutto si concluda per la fine del 2021”, ha detto.

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Bella Ciao, storia e significato del testo della canzone https://cultura.biografieonline.it/bella-ciao-autore-significato-storia-testo/ https://cultura.biografieonline.it/bella-ciao-autore-significato-storia-testo/#comments Wed, 22 Apr 2020 16:28:54 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=28433 Ci sono canzoni che con il loro ritornello uniscono intere generazioni e, attraverso le loro note, riconducono a momenti storici particolari. Una canzone che ha alle spalle ben settant’anni di storia è “Bella Ciao”, che si usa da sempre canticchiare nelle piazze italiane il giorno del 25 aprile, festa della Liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti.

Bella Ciao. Storia, significato e testo della canzone.

Bella Ciao: le origini storiche della canzone

Prima di tutto inquadriamo storicamente la nascita di questa canzone.

“Bella Ciao” è stata composta nell’anno 1943, durante il Secondo Conflitto Mondiale, quando i Partigiani si unirono nel movimento della Resistenza per liberare la Nazione dai Fascisti e Nazisti.

Il fascismo, con Benito Mussolini, era stato instaurato in Italia a partire dal 1925. In seguito, nel 1939 il Duce decise di schierarsi al fianco di Adolf Hitler, capo del partito nazista, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Mussolini e Hitler
Mussolini e Hitler durante un incontro pubblico

Nel 1943, in Italia, vi erano due schieramenti contrapposti:

  • al Sud: i soldati americani e inglesi cominciarono a liberare i paesi dalle truppe tedesche e dai fascisti
  • al Nord: il Duce guidava la Repubblica sociale italiana, che raggruppava tutti i paesi italiani controllati dai Tedeschi.

In questo clima molto particolare alcuni italiani si riunirono in un Movimento di opposizione al Fascismo, che prese il nome di Resistenza.

Ogni partigiano appartenente al Movimento aveva un nome di battaglia, un compito preciso da svolgere e una brigata da condurre.

Nel mese di aprile del 1945, i partigiani organizzarono diversi attacchi nelle diverse città italiane. L’insurrezione generale proclamata dai Partigiani durò fino al mese successivo. Ma è dal 1946 che si decise di destinare una data precisa, il 25 aprile, al ricordo della Liberazione di Milano e Torino dall’occupazione straniera.

La canzone simbolo dei partigiani, composta proprio durante il periodo di massima espressione della Resistenza in Italia, fu Bella Ciao.

Alpini partigiani durante la celebrazione di una Festa della liberazione (25 aprile)
Foto: alpini partigiani durante la celebrazione di una Festa della liberazione (25 aprile)

L’autore del canto: ipotesi

Circa le origini precise di questo canto popolare italiano non vi è ancora certezza, né tanto meno si conosce l’identità del suo autore.

Alcuni notano nella musicalità del canto una certa influenza dei canti di lavoro delle mondine che lavoravano nei campi del Nord Italia.

Per altri studiosi e storici della canzone italiana, in “Bella Ciao” si ritrovano suggestioni del Cinquecento francese.

Poi vi è chi considera precursore della nota canzone partigiana il brano “Fior di tomba” del Nord Italia, con alcune varianti.

Le parole del testo di Bella Ciao

Stamattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
Stamattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.

Oh partigiano, portami via
[…]
che mi sento di morir.

Così inizia il celebre testo del canto popolare.
Per il testo completo vi rimandiamo al link seguente:

Bella ciao, testo completo

Significato delle parole e del testo di Bella Ciao

Leggendo il testo del brano, balzano subito agli occhi parole di libertà, di lotta contro ogni estremismo e dittatura. Il contenuto della canzone, diventato simbolo della lotta della Resistenza in Italia, è avulso da ogni specifico riferimento politico o religioso.

Le parole enunciano piuttosto principi e valori universali in cui tutti, a prescindere da qualsiasi momento storico, si possono identificare.

E’ quindi sbagliato etichettare questo brano come “di sinistra” o comunista, perché una canzone come Bella Ciao si rivolge a tutti con la medesima intensità e pathos.

L’invasor di cui si parla dal principio può essere identificato con qualsiasi invasore, in qualsiasi momento storico.

Proprio per la sua capacità di comunicare principi universali e ideali di libertà assoluti, “Bella Ciao” è stata ed è ancora una delle canzoni popolari più conosciute e tradotte in tutto il mondo.

Nel 2017 il canto è stato protagonista ne “La casa di carta” – serie tv spagnola di grande successo internazionale e distribuita in Italia da Netflix.

La casa di carta: due dei protagonisti cantano assieme Bella ciao

Bella ciao appare alla fine della 2ª parte della 1ª stagione della serie, e ricopre un ruolo simbolico molto importante nella trama.

Della canzone sono state realizzate molte versioni e cover, alcune piuttosto famose, come quella del gruppo Modena City Ramblers.

“Bella ciao” nel 2019 è diventato l’inno dei “Fridays for Future”, il movimento internazionale di protesta che ha come celebre esponente Greta Thunberg. Il movimento rese virale un video del 2012 in cui bambini belgi trasformarono Bella ciao in un inno per l’ambiente.

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La canzone del Piave https://cultura.biografieonline.it/leggenda-del-piave/ https://cultura.biografieonline.it/leggenda-del-piave/#comments Thu, 28 May 2015 11:01:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14403 La canzone del Piave è una canzone patriottica conosciuta anche come La leggenda del Piave, talvolta ricordata con le sue prime parole “Il Piave mormorava“. E’ una delle più famose canzoni italiane in tema di patriottismo.

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio
I primi versi della canzone: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio

La canzone del Piave” fu scritta nel 1918 da E.A. Mario, pseudonimo del maestro Ermete Giovanni Gaeta (Napoli, 5 maggio 1884 – Napoli, 24 giugno 1961). Nel 1918, nella notte del 23 giugno, poco dopo il termine della Battaglia del Solstizio, in seguito alla resistenza e alla vittoria italiana sul Piave, E.A. Mario scrisse di getto sia le parole che la musica di questo brano. La “Canzone del Piave” servì a risollevare il morale dei soldati: il generale Armando Diaz inviò addirittura un telegramma per far sapere a Gaeta che la sua canzone era servita a dare coraggio ai soldati del Regno e ad aiutare lo sforzo bellico  ben “più di un generale“.

E. A. Mario - Ermete Giovanni Gaeta
E.A. Mario – Ermete Giovanni Gaeta

Nel periodo costituzionale transitorio durante la fase conclusiva per l’Italia della Seconda guerra mondiale, La Leggenda del Piave fu adottata provvisoriamente come inno nazionale italiano, prima che venisse adottato l’Inno di Mameli, nel 1946.

Il testo della canzone

Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l’esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera

Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!

S’udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell’onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
Non passa lo straniero!

Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!

S’udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l’onde:
come un singhiozzo, in quell’autunno nero,
il Piave mormorò:
“Ritorna lo straniero!”

E ritornò il nemico;
per l’orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora

No!“, disse il Piave. “No!“, dissero i fanti,
Mai più il nemico faccia un passo avanti!

Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l’onde
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
Indietro va’, straniero!

Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti

Infranse, alfin, l’italico valore
le forche e l’armi dell’Impiccatore!

Sicure l’Alpi Libere le sponde
E tacque il Piave: si placaron l’onde
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!

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