bomba atomica Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 02 Oct 2024 09:26:30 +0000 it-IT hourly 1 Oppenheimer: un libro biografico da incubo – recensione https://cultura.biografieonline.it/oppenheimer-libro-biografico/ https://cultura.biografieonline.it/oppenheimer-libro-biografico/#respond Wed, 13 Sep 2023 07:42:57 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41356 Il libro Premio Pulitzer

Il libro Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica è il libro biografico Premio Pulitzer su cui si basa il film Oppenheimer di Christopher Nolan. Robert Oppenheimer era un genio della fisica ma la sua immagine è per sempre legata alla bomba atomica. Nella monumentale e per certi versi definitiva biografia che Kai Bird e Martin J. Sherwin hanno scritto su di lui e che Garzanti ha pubblicato nel 2023, viene tracciato il profilo di un uomo complesso. Quello di un esploratore, amante della natura, con un’energia inesauribile e l’incredibile capacità di sintetizzare diverse branche del sapere scientifico.

libro biografico: Oppenheimer - Trionfo e caduta dell'inventore della bomba atomica
Copertina del libro biografico: Oppenheimer – Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica

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Il profilo di Oppenheimer

Era un leader che non si mostrava. Ma sapeva decidere quando era necessario, anche di fronte al rischio che la sua creazione più famosa potesse portare alla distruzione di tutta l’umanità.

Lui stesso, verso la fine della sua esistenza, sembra abbia detto:

Sono diventato Morte, il distruttore dei mondi.”

(Now I am become Death, the destroyer of worlds)

È vero anche che Oppenheimer si oppose alla realizzazione della bomba all’idrogeno considerandola troppo pericolosa.

Ma questo libro biografico non racconta solo il lavoro a Los Alamos dove fu il direttore del laboratorio e dunque il capo progetto della bomba atomica. Racconta, sezionandola in mille considerazioni di amici, conoscenti, colleghi, famigliari, l’intera esistenza dello scienziato.

Non solo una biografia

Non è solo una biografia. Questo tomo imponente e pieno di informazioni parallele, oblique, sfumate su Oppenheimer, ci racconta uno scienziato di genio che ci ha portati verso la catastrofe nucleare. E ha impedito che l’armamento sovietico imponesse le regole del gioco, ma è anche un esempio di come una vita può essere raccontata da diversi punti di vista e seguendo un unico filone narrativo.

E questo filone è la scienza.

Robert Oppenheimer

La ricerca scientifica che non ha limiti, che non si pone limiti, che cerca di andare oltre qualsiasi ostacolo, forte dei calcoli precisi che chi la governa è riuscito a dimostrare.

Ma proprio la lettura di questo libro, il quale racconta la scienza in modo marginale e solo per completare la narrazione della vita di Oppenheimer dà i brividi, perché ti accorgi, sempre con più sgomento, che sembra un percorso inarrestabile verso il miglioramento delle condizioni di vita ma anche verso l’estinzione della razza umana, così fragile e così arrogante. In questa storia lo scienziato sembra un dio al quale è stato donato un potentissimo strumento e quando si accorge di dove lo può portare si ferma terrorizzato ma anche orgoglioso del suo potere.

Gli autori

  • Kai Bird (1951) è uno scrittore e giornalista. Si è occupato in particolare dei bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki e delle relazioni politiche tra Stati Uniti e Medio Oriente.
  • Martin J. Sherwin (1937-2021), storico e docente alla Princeton University, ha dedicato i propri studi alla storia delle armi nucleari e in particolare al progetto Manhattan.

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Estratto dal libro

[Dalla prefazione]

La vita di Robert Oppenheimer, la sua carriera, la sua reputazione, persino il senso del suo valore, finirono improvvisamente fuori controllo quattro giorni prima del Natale del 1953. «Non riesco a credere a quello che mi sta succedendo», esclamò mentre guardava fuori dal finestrino della macchina che lo conduceva alla casa del suo avvocato a Georgetown, un sobborgo di Washington. Lì, nel corso di qualche ora, avrebbe dovuto affrontare una drammatica questione. Doveva forse dimettersi dal suo ruolo di consigliere governativo? O doveva respingere le accuse contenute nella lettera che Lewis Strauss, presidente della Commissione per l’energia atomica (AEC ‘), gli aveva improvvisamente consegnato quel pomeriggio? La lettera lo informava che una nuova revisione dei suoi precedenti, e dei suoi suggerimenti sulle decisioni politiche, aveva avuto come risultato che egli venisse dichiarato un pericolo per la sicurezza e che contro di lui fossero avanzate trentaquattro accuse, che andavano da quella ridicola – «è stato riferito che nel 1940 era registrato come uno dei sostenitori degli Amici del popolo cinese» a quella politica – «nell’autunno del 1949, e anche in seguito, si è opposto allo sviluppo della bomba all’idrogeno».

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La vera storia degli scienziati e delle spie che sabotarono la bomba atomica nazista: la brigata dei bastardi https://cultura.biografieonline.it/la-brigata-dei-bastardi-libro/ https://cultura.biografieonline.it/la-brigata-dei-bastardi-libro/#respond Wed, 26 Oct 2022 06:13:50 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40487 Una brigata di bastardi ci ha salvato dall’oscurità

Recensione e trama del libro La brigata dei bastardi, di Sam Kean.

La brigata dei bastardi, copertina del libro
La brigata dei bastardi, copertina del libro

Il 7 maggio del 1945 a Reims, in Francia, presso il Quartier generale supremo della forza di spedizione alleata, gli alti rappresentanti dell’esercito tedesco firmarono l’armistizio che pose fine alla Seconda guerra mondiale. La Germania si arrendeva circondata da macerie che l’avrebbero segnata per sempre.

Se i tedeschi avessero scoperto la bomba atomica sarebbe finita così?

Alcuni libri e film, anche di buona qualità, ci mostrano come sarebbe stato un futuro distopico in cui il nazismo hitleriano trionfa e la sua ideologia cambia per sempre gli equilibri mondiali. Può essere divertente o stimolante ipotizzare una storia al rovescio ma esistono eventi ancora più interessanti che hanno davvero impedito che la Storia prendesse una piega infausta.

Uno di questi eventi è la battaglia frammentata che molte persone combatterono nell’ombra per impedire che il nazismo si impadronisse della bomba atomica.

L’autore: Sam Kean

A raccontare questa storia è uno scrittore e scienziato appassionato di fisica: Sam Kean, che ha scritto un saggio brillante, corposo e dai diversi piani di lettura: La brigata dei bastardi. La vera storia degli scienziati e delle spie che sabotarono la bomba atomica nazista, pubblicato da Adelphi (giugno 2022).

Sam Kean
Sam Kean

Kean racconta una storia complicata ma avvincente, ricca di stimoli ma frammentata in diversi rivoli narrativi, perché coloro che cercarono di impedire ai tedeschi di costruire la bomba atomica non sempre si muovevano in modo coerente e coordinato. E, infatti, uno degli aspetti più interessanti di questo saggio sono i personaggi che hanno combattuto per impedire che i tedeschi ottenessero le informazioni necessarie a costruire la bomba.

I personaggi

Troviamo il campione di baseball, poliglotta e affascinato dalla politica che entra nello spionaggio dopo una bella carriera sportiva, leggiamo di scienziati pittoreschi che raccolgono informazioni decisive, generali che nel buio dei loro uffici manovrano per rapire scienziati, politici che non sanno cosa stanno facendo ma le loro azioni incidono sul rallentamento o sull’accelerazione di una scoperta epocale, la fusione dell’uranio e la sua conseguenza per le armi atomiche; e soprattutto leggiamo di scienziati alle prese con informazioni fondamentali per il destino dell’umanità che lavorano e arrivano a soluzioni che a volte nascondono altre soluzioni e altre infinite possibilità.

In questo poliedrico contesto scopriamo le lotte dei servizi segreti per distruggere l’impianto di acqua pesante grazie alla quale i tedeschi raffreddano l’uranio e troviamo mille indizi su persone scomparse, assassinate, dimenticate che hanno contribuito ad una delle vicende più interessanti della Seconda guerra mondiale.

Un libro che contiene libri

Poi c’è un altro piano di lettura del libro, grazie al quale capiamo come la scienza ci abbia portato sull’orlo del baratro e quali scoperte comportino altre scoperte in un universo interessante, infinito e pericolosissimo; a questo proposito la vicenda della famiglia Curie e delle loro scoperte è raccontato magistralmente.

Insomma, ci troviamo difronte ad un libro che ne contiene altri e che ci apre nuove e interessanti visioni e punti di vista sulla seconda guerra mondiale, la scienza, lo spionaggio militare e il modo in cui si può raccontare dei fatti complicati  in modo avvincente.

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La scomparsa di Ettore Majorana https://cultura.biografieonline.it/scomparsa-majorana/ https://cultura.biografieonline.it/scomparsa-majorana/#respond Sat, 13 Feb 2016 13:26:28 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16642 Ettore Majorana scomparve il 27 marzo del 1938. All’epoca la sua fuga e il suo probabile suicidio attirarono l’attenzione dei massimi vertici del Fascismo, ma non si arrivò a nessuna conclusione oggettiva. Lo scienziato, paragonato da Enrico Fermi a Galileo e Newton, era riuscito a far perdere le sue tracce e a portare tutti a considerare il suo suicidio un fatto conseguente a follia e depressione. Solo la sua famiglia, che lo conosceva bene, fin da subito aveva rifiutato questa ipotesi. Tuttavia, le indagini private avevano portato alla medesima conclusione di quelle ufficiali e alla fine la versione della polizia fu considerata l’unica possibile.

La scomparsa di Ettore Majorana
La scomparsa di Ettore Majorana: un giornale del febbraio 1959

Chi era Ettore Majorana

Ettore Majorana era uno scienziato di primo livello e la sua giovane età non era stata un ostacolo alla formulazione di ipotesi e teorie da premio Nobel. Dopo aver conseguito la laurea in Fisica teoretica aveva iniziato a lavorare con Fermi a teorie che già all’epoca avrebbero potuto portare alla fusione nucleare, ma la sua capacità intuitiva andava anche oltre.

Lo scienziato siciliano frequentava da qualche anno l’Istituto di Fisica di Roma dove aveva entusiasmato i ricercatori che collaboravano con Fermi grazie alle sue brillanti intuizioni.

Perché Majorana, di fronte alla prospettiva di una brillante carriera e alla possibilità concreta di cambiare la storia della Fisica moderna, decise di scomparire?

La scomparsa di Majorana, il libro di Sciascia

Le ultime ricerche, che hanno riaperto qualche anno fa il caso, hanno dimostrato come la letteratura e una mente geniale come quella di Leonardo Sciascia avessero già intuito il destino di Majorana nel 1975, quando lo scrittore siciliano pubblicò per la prima volta il suo libro “La scomparsa di Majorana”. Il libro è attualissimo perché svela un mistero durato molti anni, non solo fa intuire un fatto, accertato anche dalla magistratura qualche anno fa e cioè che Majorana non si suicidò ma si ritirò dal mondo, ma individua soprattutto le cause e i motivi di un tale repentino ritiro.

Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia

Majorana aveva elaborato, prima di Werner Heisenberg, la teoria del nucleo fatto di neutroni e protoni, ma si era rifiutato di pubblicarla, malgrado le insistenze di Fermi e dei suoi collaboratori. Inoltre, le sue successive ricerche e gli incontri con altri fisici lo avevano probabilmente convinto che molti studiosi si stavano avvicinando allo sviluppo della progettazione della fusione nucleare, la quale avrebbe in seguito portato alla realizzazione della bomba atomica.

E Majorana, nella ricostruzione mirabile di Sciascia, era terrorizzato da questo esito e cioè che la scienza lo avrebbe portato a scoprire o a collaborare alla scoperta di qualcosa che riteneva terribile. Quindi scomparve per non essere più coinvolto. Nella sua mente, che aveva calcolato tutto nei minimi dettagli, la fuga e l’idea di essere dimenticato erano necessari per non parlarne più. Per non parlare più di scienza e di doveri, e per non essere più coinvolto in nulla che avesse a che fare con la scienza.

Cara Eccellenza, Vi prego di ricevere e ascoltare il dott. Salvatore Majorana, che ha bisogno di conferire con Voi pel caso disgraziato del fratello, il professore scomparso.

Incipit del libro di Sciascia

Il suo nome stava già diventando importante, tanto che dopo la sua scomparsa i vertici del governo e pare lo stesso Mussolini, si interessarono alla sua vicenda. Sciascia riesce in questo libro ad immedesimarsi nella mente di Majorana, perché pochi sono i documenti che gli permettono di ricostruire oggettivamente i fatti. E proprio grazie all’immedesimazione che uno scrittore geniale riesce a svolgere nella mente di uno scienziato geniale, possiamo leggere pagine in cui l’umanità di Majorana e la sua esperienza diventano vive e non verosimili, come accade con un romanzo che ricostruisce un fatto storico, ma vive al pari di un’inchiesta in cui tutti i punti oscuri vengono chiariti e il movente vero di una decisione difficile, assume aspetti molto più profondi di quello che in apparenza poteva sembrare.

Dove si nascose Majorana?

Questo quesito ha impegnato diversi personaggi e nel 2011 la procura di Roma è arrivata ad una conclusione non tanto lontana da quella che aveva intuito Leonardo Sciascia. Majorana infatti fu identificato in una foto che venne scattata nel 1955 e che lo ritraeva sorridente in Venezuela. Molte tracce avevano portato gli investigatori a supporre che fosse scappato in America Latina dopo essersi nascosto, così pensava anche Sciascia in un convento del sud Italia.

Ettore Majorana
Foto di Ettore Majorana

La foto secondo gli inquirenti è senza dubbio del fisico catanese che secondo un testimone aveva cambiato il nome e svolgeva una vita ritirata.

Perché ha affascinato così tanto la scomparsa di un uomo che a 32 anni non aveva ancora realizzato nulla di importante?

Le carte lasciate da Majorana fanno intuire il suo genio e, cosa più importante, fanno capire quanto il suo genio si sia avvicinato a realizzare ciò che altri avrebbero dovuto aspettare alcuni anni per comprendere. La scomparsa di un genio che aveva in mano conoscenze così importanti e che possedeva la scienza in un modo talmente naturale da paragonarlo a Galileo, e il paragone è di uno scienziato del calibro di Fermi, non possono che attirare l’attenzione sia del mondo scientifico che del governo.

Proprio il coinvolgimento di questa istituzione ha fatto pensare che Majorana sia scomparso per motivi militari o per contribuire al piano militare nucleare tedesco. Molte sono state, infatti, le congetture riguardo al suo appoggio al nazismo. Ma non ci sono prove in tal senso e credo che l’analisi più corretta sia dal punto di vista storico che umano, sia quella di Leonardo Sciascia che ne il libro “La scomparsa di Majorana” ci regala un ritratto lucido e affascinante.

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Perfidia (di James Ellroy) https://cultura.biografieonline.it/perfidia-ellroy/ https://cultura.biografieonline.it/perfidia-ellroy/#respond Wed, 07 Oct 2015 01:55:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15298 collapsed

il participio passato di soccombere?
qualcuno dice soccombuto addirittura, citando un paio di pregevolissimi passaggi letterari dell’ottocento. qualcuno dice non si usa. un po’ mi spiace che non si usi perché è esattamente quello che vorrei dire, ho soccombuto.

James Ellroy - Perfidia
James Ellroy con il suo romanzo “Perfidia” (2015)

jamesellroy non credo abbia bisogno di presentazioni. perfidia – einaudi, 2015 è il suo ultimo libro, è uscito a marzo, un tomazzo tanto. un filo fuori budget per me allora ho aspettato a prenderlo. poi l’ho regalato al mio socio di palestra per il suo compleanno. poi arrivavano le vacanze e va bene, l’ho preso. quella roba dell’attesa del piacere che è essa stessa piacere, per me è una grande vaccata comunque.

allora vado in ferie con il libro e non è proprio agile da portare in giro allora dico lo leggo quando torno a casa – ogni tanto ho delle idee intelligenti tipo portarmi appresso un libro che pesa come un pacco di farina per poi lasciarlo chiuso. lo metto in valigia. lo inizio appena arrivo a casa, sissì, ellroy accompagnerà la mia rentrée.

arrivo a milano, dopo quel viaggio in treno di cui ho parlato spesso, prendo un tassì, cerco le chiavi di casa con il terrore che c’ho sempre di averle lasciate in sicilia o in giro. cioè una volta l’ho fatto, ho lasciato le chiavi dentro casa, lui ha chiuso, io sono andata in america, sono tornata, lui era a londra, le mie chiavi dentro, c’erano 40° e insomma si capisce.

entro e apro la valigia, se non divido subito cose sporche/cose pulite/cose non ricordo ma mejo che je do una sciacquata, poi è un casino. apro e cazzo. quel sacchetto di cipolle in agrodolce preso in quell’azienda ai piedi dell’etna, vuoi mica che si è bucato con non so cosa? (le ipotesi sono o uno dei cosi della spazzola, o l’angolo del libro di cui parliamo). ho passato in velocità le 5 fasi del lutto poi ho messo la roba a lavare, tutta ormai, inutile dividerla, ho cosparso la valigia di bicarbonato che si sa assorbe gli odori, e comunque è ottimo per un sacco di cose e soprattutto per pulire il forno, ho ripassato i santi del calendario attribuendo loro deliziosi epiteti.
poi sono andata a letto portandomi le ottocentoepassa pagine più odorose di cipolle della storia.

perfidia è una specie di prequel. ci sono personaggi che sono apparsi in altri libri di ellroy, successivi in linea temporale. come se io me li ricordassi, ma dai.

ellroy racconta dei giorni un po’ intensi per l’ammeriga, i giorni primaduranteedopo pearl harbour. è a tutti gli effetti un romanzo storico questo, di una storia che conosco poco poi (per me era i giapponesi hanno bombardato ph, gli ammerigani han ricambiato il favore con le bombe atomiche. perché è giusto che se uno ti strappa qualche capello, tu gli faccia lo scalpo, no? come se un giorno dovessero fare un attentato dove muoiono molte persone e tu per vendicarti sbam, invadi tutto e ammazzi n volte tanto. ma questa è solo un’ipotesi che faccio per far capire no? e ok, ho semplificato un po’ il tutto lo so).

i personaggi sono delineati a fondo. è tutto preciso, perfetto, perché james ellroy scrive perfetto.
però io noia. noia tantissima. e andavo avanti e mi passava la voglia di leggere, non solo quello ma tutto e noia noia noia e a due terzi HO SOCCOMBUTO. l’ho chiuso, col suo odore di cipolle che ancora c’era un pochino, e ho detto grazie james magari la prossima volta eh.

però è colpa mia, che ho bisogno a volte di più superficialità. ellroy è straordinario.

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Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki https://cultura.biografieonline.it/hiroshima-nagasaki-bomba-atomica/ https://cultura.biografieonline.it/hiroshima-nagasaki-bomba-atomica/#comments Tue, 06 Aug 2013 05:58:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2581 L’attacco atomico alla città giapponese di Hiroshima, insieme a quello su Nagasaki, avvenuto qualche giorno dopo, è un episodio che ha segnato profondamente la storia. L’ordigno, lanciato dall’Aeronautica militare americana alle 8.16 del 6 agosto 1945, durante il Secondo Conflitto Mondiale, ha causato la morte di circa duecentomila persone, per lo più civili. Le implicazioni etiche di tale grave episodio sono state tante, perché per la prima volta, durante un conflitto bellico, si è utilizzata un’arma di distruzione di massa come la bomba atomica.

Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica
Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica

Secondo il punto di vista degli Americani i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki erano stati previsti per accorciare i tempi della Seconda Guerra mondiale, risparmiare parecchie vite tra i militari e i civili ed evitare l’invasione da parte del Giappone. L’opinione pubblica giapponese, invece, è di un altro avviso: si tratta di un vergognoso crimine di guerra messo in atto per portare alla resa il Giappone. Resta il fatto che un simile episodio non si è mai più replicato durante i conflitti bellici.

Gli Stati Uniti avevano testato la bomba atomica nel corso di un progetto scientifico-militare denominato “Manhattan”: una bomba di prova fu esplosa nel Nuovo Messico il 16 luglio 1945. Gli episodi di Hiroshima e Nagasaki si ricordano per le modalità e l’arma utilizzate, ma gli Alleati erano soliti colpire gli avversari con bombardamenti che causavano tantissime perdite umane (è noto in Germania il bombardamento di Dresda, mentre in Italia furono pesantemente colpite città come Catania, Napoli, Bari, Messina e Foggia).

Nell’estate del 1945 ad essere distrutte furono le due città di Tokyo e Kobe. Gli Stati Uniti decisero di non “sprecare” la bomba atomica contro un arsenale militare, ma di puntare ai centri abitati per sfruttare gli effetti psicologici che l’episodio avrebbe avuto sulla popolazione ed il governo giapponese.

Per questo fu scelta Hiroshima, che a quell’epoca era un centro strategico dal punto di vista militare, ma anche un polo industriale molto produttivo. Gli Alleati scelsero questa città come obiettivo perché nei dintorni non vi erano campi di prigionieri di guerra. Al momento dello scoppio della bomba atomica, avvenuta il 6 agosto, pare che ad Hiroshima ci fossero circa 255 mila abitanti, anche se questa stima risulta alquanto approssimativa.

Il dopo-bombardamento

L’avvicinamento dei velivoli americani nello spazio aereo giapponese fu subito rilevato dai radar, ma poco prima del lancio della bomba l’allarme fu ridimensionato perché gli aerei non erano bombardieri, quindi potevano essere facilmente tenuti sotto controllo. L’esplosione della bomba atomica avvenne a 580 metri dal suolo, e lo scoppio violentissimo provocò la morte di circa ottantamila persone. Il 90% della città fu rasa al suolo, e le fiamme divorarono in pochissimo tempo la maggior parte degli edifici presenti.

Una foto di Hiroshima rasa al suolo dalla bomba atomica
Una foto di Hiroshima rasa al suolo dalla bomba atomica

Dal quartiere generale di Tokyo non si resero subito conto dell’accaduto: la linea telegrafica centrale era saltata e non vi era possibilità di raggiungere Hiroshima in alcun modo. Un ufficiale di volo fu mandato ad effettuare un sopralluogo e riferire cosa fosse successo. A circa 160 km dalla città l’ufficiale ed il suo copilota notarono con stupore i resti che la bomba atomica aveva lasciato.

Dopo aver informato Tokyo, furono organizzati subito i soccorsi. Le persone sopravvissute (circa il 20% della popolazione) morirono successivamente per avvelenamento a causa delle radiazioni e per le necrosi sopraggiunte. Il presidente americano Harry Truman si aspettava che il Giappone si arrendesse alle loro condizioni, e per fare piegare i giapponesi organizzò una campagna di avvertimento in tutta la nazione tramite volantini ed appelli radio.

Nagasaki, 9 agosto 1945: il fungo atomico
Nagasaki, 9 agosto 1945: il fungo atomico

Dopo che l’Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone, l’America pianificò il secondo attacco, che venne attuato il 9 agosto 1945 contro la città di Nagasaki. I due gravissimi episodi, verificatisi a breve distanza l’uno dall’altro, piegarono il Giappone alla resa, che avvenne il 15 agosto 1945: la Seconda Guerra Mondiale era ormai terminata.

Perché la bomba atomica?

Il dibattito sull’utilizzo della bomba atomica durante il conflitto bellico vide schierati da una parte i sostenitori, dall’altra gli oppositori. Secondo il punto di vista di alcuni studiosi, se la bomba atomica doveva essere un “avvertimento” le stragi di Hiroshima e Nagasaki potevano essere evitate scegliendo di lanciarla in una zona non abitata. Alcuni storici considerano gli episodi di Hiroshima e Nagasaki come veri e propri atti di terrorismo di stato.

La città di Nagasaki prima e dopo la bomba atomica
La città di Nagasaki prima e dopo la bomba atomica

Alcuni invece ritengono che l’uso della bomba atomica sia stato inutile, visto che i Giapponesi nella realtà erano già stati sconfitti. Per altri commentatori la bomba atomica che ha colpito le due città giapponesi era un chiaro monito anche per l’Unione Sovietica. Insomma, a quanto pare ci sono anche elementi di strategia militare che hanno determinato la scelta di un arma di distruzione di massa, ma comunque la si guardi la storia la ricorderà come una scelta deprecabile.

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L’attacco di Pearl Harbor e la figura di Hirohito https://cultura.biografieonline.it/pearl-harbor-e-la-figura-di-hirohito/ https://cultura.biografieonline.it/pearl-harbor-e-la-figura-di-hirohito/#comments Tue, 24 Apr 2012 20:44:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1588 La Seconda Guerra Mondiale iniziò per il Giappone lo stesso giorno in cui iniziò per gli Stati Uniti d’America, con l’attacco di Pearl Harbor avvenuto il 7 dicembre del 1941 con il nome in codice operazione Hawaii.

Pearl Harbor, una foto dell'attacco
Pearl Harbor, una foto dell’attacco

Senza una preventiva dichiarazione di guerra, l’attacco fu realizzato per via aerea e navale (la flotta partì dal Giappone il giorno 26 novembre 1941) e colpì duramente la flotta americana posizionata nella base navale di Pearl Harbor.

L’evento scatenò in America una tale ondata emotiva che il suo Presidente Franklin Delano Roosevelt poté dichiarare guerra al Giappone e intervenire a fianco dell’Inghilterra nella Seconda guerra Mondiale senza alcuna opposizione.

I giapponesi, come alleati della Germania e dell’Italia, dimostrarono una notevole capacità bellica e una determinazione capace di giungere fino all’autodistruzione. Pertanto gli Americani decisero di utilizzare, unici nella storia militare, la Bomba Atomica. Il 6 agosto 1945 ne sganciarono una su Hiroshima e il 9 agosto 1945 un’altra su Nagasaki.

Il 15 agosto 1945 Hirohito, imperatore del Giappone, suprema carica dello stato e, secondo le tradizioni giapponesi, di discendenza divina, parlò per la prima volta ai suoi sudditi dichiarando che a causa delle armi di cui gli americani disponevano era impensabile proseguire la guerra e pertanto ordinava ai suoi militari di fermare qualsiasi azione bellicosa contro i nemici.

L'imperatore del Giappone Hirohito
L’imperatore del Giappone Hirohito

Hirohito era un imperatore fragile e moderato, molte delle scelte fra cui l’entrata in guerra, sembra che siano state prese dai militari con un sua passiva accettazione. Pare, infatti, che dopo la guerra l’Imperatore dichiarò ad un pastore metodista che era andato a trovarlo che se avesse ricevuto, prima dell’attacco di Pearl Harbor, il telegramma che Roosevelt gli aveva inviato e che non arrivò mai, chiedendogli di non dare inizio alle ostilità, lui avrebbe fermato l’attacco.

Hirohito, infatti, anche durante le prime vittorie giapponesi nel Pacifico era scettico sull’andamento della guerra e si era reso conto che la sconfitta era solo procrastinata. Il suo impero era comandato e governato da un gruppo di alte gerarchie dell’esercito, dell’aviazione e della marina che subirono la resa voluta dall’Imperatore con difficoltà e nella consapevolezza dell’errore che avevano commesso nell’attaccare gli americani.

Hirohito salì al trono a 24 anni, sostituendo il padre Taisho da tempo malato, e il suo regno fu contraddistinto dalla sua levità; era infatti uno studioso preciso e meticoloso ma refrattario alle responsabilità di governo. Amava la biologia marina e studiava con attenzione, in un laboratorio appositamente costruito, pesci e crostacei di cui dettava l’analisi ad un biologo. Era anche un poeta alla ricerca della serenità e del distacco e quando dovette incontrare il generale MacArthur per parlare dei termini della resa del suo Impero sembra che non riuscì a parlare di nulla che avesse a che fare con le contingenze diplomatiche e politiche, anche se si prese tutta la responsabilità per l’attacco di Pearl Harbor e la successiva guerra.

Nel 1946 accettò la nuova costituzione imposta dagli americani che prevedeva fra l’altro la sua decadenza da essere divino a essere umano togliendo per sempre la presunta superiorità della razza giapponese nei confronti delle altre razze del mondo. Morì nel 1989 dopo una breve malattia lasciando un Giappone profondamente cambiato.

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